giovedì 27 aprile 2023

Recensione UN AUTUNNO D'AGOSTO di Agnese Pini - Ed. Chiarelettere -







UN AUTUNNO D'AGOSTO

Agnese Pini

Ed. Chiarelettere

Genere Grandi inchieste                                                  Collana Narrazioni Chiarelettere

Pag. 256

Formato Brossura con alette

€ 18

Formato ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Agnese Pini (Carrara, 1985), giornalista, da agosto 2019 è direttrice de “La Nazione”, prima donna ad aver ricoperto questo ruolo in oltre 160 anni di storia del quotidiano. 

Da luglio 2022 ha assunto anche la direzione de “il Resto del Carlino”, “Il Giorno” e “Quotidiano Nazionale”. 

"UN AUTUNNO D'AGOSTO" è il suo primo libro.


TRAMA

Estate 1944. 

Lungo la Linea gotica che da Massa Carrara si snoda, per 300 km, fino alla provincia adriatica di Pesaro-Urbino, si combatte la parte più cruenta della guerra in Italia, causa di una serie di eccidi brutali, compiuti dai nazifascisti. 

A San Terenzo Monti, paesino di poche centinaia di abitanti, arroccato sugli irti colli tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise senza pietà e a tradimento, 159 persone, soprattutto donne e bambini, brutalmente crivellati dal fuoco nemico, col macabro e beffardo  sottofondo del suono di un organetto. 

Scavando nella storia della sua famiglia, con una scrittura intensa e delicata, Agnese riporta in vita una parte di personaggi che hanno vissuto su quelle colline il periodo più buio della storia italiana, persone dai tratti quasi romanzeschi proprio per la forza e l'umanità della sua narrazione. 

Agnese Pini ha scritto un importante romanzo civile, plasmato nel respiro universale dell'inchiesta-racconto che parla di noi e del presente. 

“Una storia così” dice l'autrice “lascia un segno indelebile nelle famiglie che l'hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l'umanità e l'amore escono più forti che mai. 

L'ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia (nella foto di copertina), ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d'Italia e della mia storia personale. 

Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt'altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L'ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni. 

E l'ho capito perché nel nostro paese c'è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa. La storia raccontata in questo libro può diventare allora un'occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. 

Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l'ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio”.


IMPRESSIONI


Cimitero di San Terenzo Monti, epitaffio della stele dedicata ai martiri dell'eccidio - foto personale

Amici della Valigia buongiorno,  la recensione di oggi è tratta dall'inchiesta biografica "UN AUTUNNO D'AGOSTO" di Agnese Pini, edito da Chiarelettere. 
Il 25 aprile, zaino in spalla, col supporto della mia amica Martina, ho deciso di percorrere la Via della Resistenza che ci ha portate a San Terenzo Monti, ripercorrendo i passi dell'autrice.
Agnese Pini è una mia conterranea, con un passato importante e duro da "digerire" ancora oggi. 
Un passato talmente radicato e presente, che ha deciso di farlo conoscere a più persone possibili, in modo tale che il sacrificio dei martiri di San Terenzo Monti diventasse un monito per non dimenticare mai più gli stessi orribili crimini di un tempo.

La storia di San Terenzo Monti è legata a quella di San Terenzo Mare per la leggenda del Vescovo di Luni Terenzio.
Il Vescovo, approdato dalla Scozia a Portiolo di Lerici avrebbe dovuto recarsi a Roma, ma non vi arrivò mai, decidendo di vivere in povertà a Portiolo e dedicandosi alla fede e alla pesca.
Venne poi trucidato in un agguato teso dai suoi servi. Fu caricato su un carro trainato da due buoi e lasciato in balia degli eventi. Il carro, senza guida, si inerpicò sulle mulattiere, attraversando le colline lericine per arrivare fino al torrente Bardine sul confine montanaro di Liguria, Emilia e Toscana: la Lunigiana, terra della Luna.
Lungo le sponde del Bardine, i buoi morirono e, in quel luogo, nel 728 venne eretta la chiesa di un paese che prenderà il nome di San Terenzo Monti.
Gli abitanti di Portiolo, non avendo più le sacre spoglie del Santo a cui rendere omaggio, decisero quindi di cambiare il nome di Portiolo in San Terenzo che guarda il mare, oggi San Terenzo (Mare).
Questa storia è raccontata nei primi capitoli del libro di Agnese, di origine santerenzina (San Terenzo Monti) per parte di madre. A raccontarla è l'amico Roberto Oligeri, delegato alla Memoria del Comune di Fivizzano e nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca, figlio dell'oste del paese Mario Oligeri, un uomo che ha lasciato il segno nella storia, sacrificando sé stesso e parte della sua famiglia sfamando Reder e il Monco, per cercare di salvare il paese.

Salumeria Oligeri, ai tempi Osteria di Mario. Al piano terra c'era l'emporio e al piano superiore l'Osteria - foto personale -


Lo vedevo, e mi sembrava quasi di sentirlo Mario Oligeri, con il suo viso buono, amichevole, contratto dal terrore di quei momenti interminabili dell'assedio in Osteria, mentre aiutava a mettersi in salvo nei boschi sottostanti la sua cameriera Emma, presa di mira dai loschi tirapiedi di Reder.
Oggi l'antica Osteria Oligeri non c'è più, è rimasta la salumeria, quella che, ai tempi, era l'emporio sito all'entrata del paese.
Davanti alla sua insegna, la mente altro non può che ripercorrere il tempo a ritroso, come fosse una pellicola in bianco e nero dell'Istituto Luce.
Mario, aiutato dalla vecchia Adalgisa, intento a cucinare i sei polli da servire ai tedeschi. La preoccupazione sui volti della giovane Emma e di Adalgisa, nell'apprendere che i sei polli, molto difficili da reperire in quel periodo, erano diventati sette.
Erano le undici e trenta del 19 agosto, l'aria resa irrespirabile dall'afa e dal terrore dello scricchiolio prodotto dalla maschinenpistolen impugnata dal sottufficiale Paul Albers.
La voce di Reder, impastata dal vino, quello buono, messo in fresco da Mario, che da il via a procedere in quell'istante all'esecuzione di massa dei rifugiati a Valla.

<< "Centosessanta" aveva detto. E gli era bastato quel numero, non aveva dovuto aggiungere altro. Reder aveva annuito ... >>

Luni, zona della villa quartier generale di Reder - foto da Google Maps -

Mille voci e immagini mi rimbombavano per la mente non mi davano pace, mentre le lacrime trattenute a stento mi chiudevano la gola alla luce dell'agghiacciante scoperta che, a Luni (all'epoca Comune di Ortonovo, oggi Luni), a pochi metri da casa mia c'è una villa che al tempo dei fatti, era stata assediata dalle SS, diventando quartier generale di Reder e del Monco.
In una di quelle stanze, nell'ufficio di Reder, la sera del 17 agosto 1944, alle otto in punto, Helmut Looß entrò a colloquio con Reder e, tra le volute di fumo del maggiore, pianificarono data e luogo del massacro.
Storia sepolta nei ricordi, smarriti, dei miei concittadini, dei miei bisnonni e nonni. Storia che nessuno ha mai raccontato fino in fondo. Forse per dimenticare, per non ridare linfa vitale ai fantasmi di un passato così atroce.

Il racconto della Pini e di Oligeri prosegue quasi come un romanzo, ridando voce ai martiri dell'eccidio di Bardine e San Terenzo, attraverso le voci della sua famiglia e dei loro compaesani, alcuni riusciti a scampare la ferina esecuzione.

<< Sarebbero andati a Valla la mattina dopo. Palmira non aveva detto neppure una parola, era rimasta in silenzio a sentire le decisioni della nuora e della Lea, e non aveva replicato nulla. Non aveva nemmeno annuito. Eppure sentiva dentro un'angoscia che le pesava sul petto come un mattone, non era affatto convinta che Valla fosse la scelta giusta, che la grande fattoria dei Cecchini sarebbe stata un posto buono per nascondersi. >>


Stele eretta al ponte di Bardine in memoria del gruppo partigiano "Ulivi" e dei ragazzi versiliesi - foto personale -

San Terenzo Monti, 13 agosto 1944, presso il ponte di Bardine, un gruppo di partigiani chiamato "Ulivi" capitanati da Alessandro Brucellaria "Memo", facente parte della Brigata partigiana Ugo Muccini guidata dal maggiore Alfredo Contri, riuscì a spuntarla su 17 soldati tedeschi che stavano razziando il bestiame dei paesani.
Quattro giorni dopo, il 17 agosto, un plotone delle SS, al comando del maggiore Reder, fece incursione in quel di San Terenzo con 53 prigionieri catturati durante un rastrellamento in Alta Versilia.
La sera del 17, dopo l'incontro nella villa di Ortonovo, per vendicare i soldati tedeschi, Reder decise di uccidere i partigiani e i versiliesi, lasciando come monito uno sbeffeggiante, macabro e minaccioso cartello, per annunciare che avrebbe rastrellato tutta la zona da Bardine a San Terenzo:

"Questa è la prima vendetta dei 17 tedeschi uccisi presso il Bardine.

I giovani partigiani e i versiliesi catturati vennero legati e impalati agli alberi e ai pali dei vigneti e, dopo barbare torture, vennero fucilati senza pietà il 18 agosto.
Nello stesso momento, la bisnonna di Agnese, Palmira Ambrosini, nonostante avesse provato a non pensare alla brutta sensazione che la stava attanagliando, per scampare alla "visita" dei nazifascisti, decise di scendere a Valla, dai Barucci, ma non riuscì a salvarsi e venne trucidata sotto al pergolato della fattoria a Valla, situata in un boschetto appena fuori dal paese, insieme ad altri paesani e bambini.

<<... A Valla è sicuro e si può stare anche coi ragazzi più piccoli.>>
<<Anna... >>
<<... Qui ci ammazzano tutti ...>>
<<Tu lo sai che hanno promesso...>>
<<... Hanno promesso che San Terenzo non la toccano, lo sanno che noi non c'entriamo niente.>>


Valla, fattoria Barucci gestita, all'epoca dell'eccidio, dai mezzadri Cecchini -foto personale -


La fattoria, vista la sua posizione isolata, avrebbe dovuto essere un luogo sicuro, intoccabile, fuori dalla portata di Reder e del suo tirapiedi Looß, nominato il "monco", a causa della mancanza di un arto superiore perso durante una battaglia.

Fattoria Barucci a Valla, si notano le due strutture dove, inizialmente, avevano diviso gli uomini dalle donne e bambini perché: " Hanno detto che le donne e i bambini non li toccano." - foto personale -

Ripercorrere i passi della bisnonna Palmira, quasi udire l'assordante grido di dolore di ogni vittima tradita da chi si votò al potere nero, è stata un'esperienza intensa, forte come il temporale che ci ha sorpreso nella fattoria a Valla.
Lampi, seguiti da tuoni, come a voler rimarcare la raffica metallica delle "maschinenpistole" del fuoco nemico.


Monumento ai martiri di Valla, trucidati nel mezzogiorno del 19 agosto 1944


Davanti al monumento dei martiri di Valla, non potevo fare a meno di pensare alla speranza di salvezza che avevano portato nel cuore quelle persone buone e semplici, che si erano fidate, cercando di trovare un briciolo di un umanità in chi, l'umanità, non sapeva nemmeno cosa fosse.
Guardavo il paesaggio circostante, gli immensi pascoli gialli così placidi e rigogliosi, il verde smeraldino del boschetto di canne di bambù e noccioli che circondano la fattoria e mi chiedevo come abbia fatto Reder a trovare quel luogo così isolato, fuori mano e nascosto. Talmente nascosto che pure io, con tanto di navigatore non sono riuscita a trovare "alla prima".

Prato della fattoria di Valla, "il prato delle foto" - foto personale -


Sembrava quasi di vederle tutte quelle povere anime, ballare perplesse, ma col cuore ancora inesorabilmente gonfio di speranza, tra quei fiori gialli mossi da una brezza nella quale riecheggiava la macabra sinfonia dell'organetto di Reder.
Persone innocenti, tradite e sbeffeggiate dalle camicie nere, da conterranei corrotti, spesso per convenienza.
Due giovanissime ragazze di Ceserano, Beppina e Giorgetta, vendute al fuoco nemico da un sedicente ''direttore di ufficio pubblico di Carrara", in cambio della salvezza della sua famiglia.
Un gioco macabro, al massacro, senza etica né pietà, dove una vita, per convenienza, aveva più valore di un'altra, come quelle bestie che divorano i propri cuccioli per sopravvivere...

<< Don Rabino sembrava che lo stesse aspettando, manteneva lo sguardo alto e fermo, senza dire nulla perché in fondo non c'era nulla da dire... >>

Cimitero di San Terenzo Monti, sacrario dei martiri dell'eccidio - foto personale -


Non ho trovato riscontro, ma credo sia il pollaio della canonica dove la piccola Maria Vangeli si nascose, scampando alla cattura, dopo l'esecuzione di Don Rabino - foto personale -


Dopo la visita a Valla, abbiamo sentito il bisogno di recarci al cimitero del paese, dove riposano le vittime della fattoria e il parroco.
Davanti alla sua tomba, ho ripensato agli sforzi di Don Rabino, che ha cercato di salvare, invano, più gente possibile.
Ucciso lui stesso, un'esecuzione spietata, un colpo al centro del petto, nella canonica della Chiesa.
Don Rabino che, nonostante tutto, un'anima innocente, la piccola Maria, era riuscito a salvarla, nascondendola nel pollaio della canonica.


Targa affissa sul muro della canonica di San Terenzo, in memoria di Don Michele Rabino - foto personale -


Non ero mai stata in quei luoghi, pur abitando a pochi km. Ne avevo sentito parlare nei racconti di mia nonna e dello zio che, ai tempi, abitavano poco distante ed hanno vissuto il terrore sulla loro pelle, nascondendosi per giorni interi nei fossi e nelle grotte durante i bombardamenti e i rastrellamenti. Fortunatamente la mia famiglia non è stata toccata, sono riusciti a sopravvivere tutti, ma hanno portato nell'anima, per anni, quel peso troppo grande per loro, all'epoca bambini e adolescenti.
Dopo aver letto "UN AUTUNNO D'AGOSTO", mi sembrava doveroso approfondire e il 25 aprile, anche se con la pioggia, mi sembrava la giornata più "giusta".
Una giornata della Memoria, per ricordare il periodo più buio della storia italiana, fatto di odio, violenza, dolore, crimini feroci.
Crimini per i quali nessuno ha chiesto perdono, si è mai pentito, ma soprattutto ha mai pagato, fatto salvo alcuni, comunque mai pentiti ( ancor peggio ), messi spalle muro dal Procuratore Generale Militare Marco De Paolis.
Reder stesso, l'unico, all'epoca, ad aver pagato per i suoi crimini tuonò, nel 1986, appena rientrato in Austria dall'Italia, a spese del governo italiano, dopo l'amnistia concessagli da Craxi nel 1985:

<< NON HO BISOGNO DI GIUSTIFICARMI DI NIENTE. >>

E questo dovrebbe restare indelebile nella memoria di tutti!

Nella sua inchiesta, la Pini non ha potuto non dedicare qualche pagina all'ombra nera di un'altra guerra, terribilmente attuale. In Ucraina si sta combattendo da quasi un anno e mezzo. Un nuovo massacro, conseguenza di un gioco di potere e tirannia del quale nessuno si addossa la colpa e che da anni non riesce a trovare un punto d'incontro, ma continua a mietere vittime innocenti ogni giorno.
Nessuno vuole desistere, l'orgoglio, il potere, la smania di dominare l'Europa, stanno portando ad una battaglia infinita che sta avvolgendo col suo manto nero l'incolumità mondiale.

Chiedo scusa se ci fosse qualche inesattezza storica, ho cercato di seguire fedelmente il racconto di Agnese Pini e le varie targhe trovate affisse lungo il paese, ma essendo la storia stessa così ricca di fatti, spesso è facile perdersi o fare un po' di confusione perciò, doveste trovare qualche errore, gradirei la segnalazione per poterlo correggere.
Ringrazio il signore del trattore che ci ha evitato di girare a vuoto, facendoci strada fino alla Fattoria Barucci a Valla. È stato così gentile da raccontarci anche la storia della sua famiglia, trucidata proprio sotto il pergolato di Valla.
Ci è sembrato anche molto contento nell'apprendere che il libro della Pini non fosse un romanzo ma la fedele ricostruzione della storia del paese. Si vedeva chiaramente quanto fosse orgoglioso di questo. E a noi ha fatto un immenso piacere che Agnese abbia saputo raccontare la storia con tanta empatia da sembrare quasi romanzata.
Mentre il ''Signore gentile del trattore'', così lo abbiamo nominato non ricordandone il nome, ci raccontava la sua storia, un sorriso dolce era stampato tra le sue labbra.
Il sorriso di chi porta ancora addosso il peso di quegli anni bui, ma che è felice di poter condividere e ridare voce e vita a chi la vita l'ha persa combattendo fino alla fine per dare un futuro ai loro figli riusciti a sopravvivere.

Il gentile Signore del trattore - foto personale -




Dell'ubicazione della Villa di Isola di Ortonovo, quartier generale di Reder, non ho un riscontro preciso. Pur avendo cercato notizie al riguardo, sia on line, sia in Comune o chiedendo agli storici del Comune, la fonte più attendibile penso si trovi proprio nella foto postata.
All'epoca erano state assediate sia la Fattoria Benellli che Villa Becco, oggi Villa Elena, situata nella zona del Becco, sulle alture di Isola, proprio sul confine con Carrara. Escludendo la fattoria Benelli, che si era stata assediata, ma nel testo si parla di Villa e non di fattoria, Villa Becco/Elena, mi sembra la meno probabile, sia come ubicazione e soprattutto perché non c'è un riscontro di Reder in quella casa. Resta però impresso il ricordo comune di case e stanze confiscate dai tedeschi un po' ovunque nella mia zona di residenza.
A quei tempi i tedeschi confiscavano le case senza tanti complimenti, proprio grazie alla posizione strategica, situata tra il mare e la Linea Gotica.
Una di queste dimore si trova proprio dietro casa mia.
Non è stato facile venire a conoscenza di questi ricordi, sto facendo ricerche personali sul luogo, vicinissimo a casa, ma tutto risulta molto difficile. I ragazzini che vissero quel periodo oggi sono quasi novantenni, molti non amano ricordare, altri hanno preferito dimenticare, altri ancora, i più, non hanno mai saputo nulla al riguardo perché all'epoca ai bambini si nascondevano le atrocità per poterli salvare. I più fortunati venivano mandati in dimore sicure da parenti o amici che potessero prendersene cura.
Di quanto ho appreso da UN AUTUNNO D'AGOSTO e dalle mie ricerche, sono sempre più convinta che, nelle scuole, la storia che dovrebbe essere insegnata è questa.
Storia locale, che sul sangue versato dai nostri bisnonni e nonni, ha creato l'Italia.
Durante la visita a Valla, il Signore del trattore ci ha raccontato che poco tempo fa una scolaresca elementare, proveniente dalla Germania si era recata proprio alla fattoria a Valla.
I bambini avevano dipinto dei sassi coi nomi da lasciare sotto la stele commemorativa dei martiri.
Non ho potuto fare a meno di pensare a cosa abbiano provato questi bambini e i loro insegnanti alla luce dei fatti e visitando quel luogo, che oggi emana una pace surreale.

Il ricordo di Clara Cecchini, la bambina di 7 anni rifugiata nella fattoria di Valla, unica superstite dell'esecuzione avvenuta sotto il pergolato della fattoria. - Foto personale -

Non vi racconto la storia di Clara, nemmeno quella di Enia e della sua gallina, lascio a voi il piacere di scoprirla leggendo la storia raccontata da Agnese Pini.
Un libro che mi sento di consigliare soprattutto ai giovani, alle scuole e ai miei conterranei, per capire da dove proveniamo, e riflettere sul sacrificio di chi ci ha permesso di essere qui, oggi, a leggere queste pagine.
Il libro storico potrebbe mettere timore ma, vi rassicuro, la lettura è piacevole grazie allo stile pacato e semplice di Agnese. Così scorrevole e semplice che viene facile ricordare anche le date, incubo delle interrogazioni di ogni alunno.
Vi invito anche a visitare questi luoghi, non solo San Terenzo ma anche Sant'Anna di Stazzema, Bergiola, Vinca, Castelpoggio. I paesi che hanno dato la vita per garantire la vita futura.

Fattoria Valla. Colonnina spezzata in memoria dei martiri di Valla.
Spezzata come la vita di tutte le persone che si sono sacrificate per la pace e la libertà.




Per la copia cartacea di "UN AUTUNNO D'AGOSTO" che ho avuto in omaggio, ringrazio Alice e Tommaso di Casa Editrice Chiarelettere.
Ho amato ogni pagina di queste confidenze, ho amato ogni persona che ha raccontato la sua storia e li ringrazio tutti con un abbraccio virtuale.
Li ringrazio col cuore in mano per avermi invogliato a scavare nella storia della mia terra, la terra della Luna.

Buona lettura,
Tania C.

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