mercoledì 31 marzo 2021

Recensione QUASI ARZILLI di Simona Morani - Ed. GIUNTI EDITORE -

 



QUASI ARZILLI

Simona Morani

Ed. Giunti Editore

Anno di pubblicazione 2016

Formato Brossura

Pag. 176

€ 8,90

Ebook disponibile in tutti i principali store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Simona Morani nasce nel 1982 a Firenze, ma cresce a Canossa, in provincia di Reggio Emilia.

Dopo aver conseguito la laurea in lingue, si trasferisce in Germania, lavorando come giornalista culturale, redattrice per cinema e tv e come interprete. 

È anche docente di italiano all'università di Volkshochsule di Monaco.

Quasi arzilli, il suo romanzo d'esordio per Giunti 2015, vinse nel 2016 il Premio Zocca Giovani  riscuotendo il favore di pubblico e critica.

Nel 2017, sempre per Giunti, ha pubblicato Cuore delicato, lavare a mano.


TRAMA

Nel cuore dell'Appennino Reggiano si trova lo storico bar La Rambla, dove ultimamente la briscola è più triste del solito.

Elvis, coi suoi caffè alla sambuca ce la mette tutta, ma non riesce a sollevare il morale. 

La dipartita di Ermenegildo non ha lasciato solo una sedia vacante al tavolo da gioco, ma un'immenso vuoto nei cuori degli amici e uno spettro al quale rendere conto: dopo la vecchiaia c'è la morte. E dopo la morte? 

Ognuno di loro reagisce a modo suo: ogni mattina Ettore si presenta nell'ambulatorio del dottor Minelli accusando un nuovo sintomo.

Gino, nominato ''Apecar'' a causa dell'improbabile mezzo col quale circola, nonostante il grave stato di ipovisione nel quale versa e nonostante sia un serio pericolo pubblico, non vuole abbandonare la guida.

Basilio, ex comandante della 26ª Brigata Garibaldi, combatte la sua battaglia contro il ''nemico'', un giovane bosniaco che gestisce il negozio di frutta e verdura appartenuto al compianto Ermenegildo.

Intanto, sulla brigata, incombe lo spettro di una nuova minaccia. Corrado,  giovane vigile urbano, sembra animato da un'unica missione: rinchiudere la combricola de La Rambla alla Villa dei Cipressi, la nuova casa di riposo che sta per essere inaugurata.

Commedia dal pathos inconfondibile dove si ride sino alle lacrime con un pizzico di malinconia.


IMPRESSIONI 

Qualche giorno fa, grazie alla gentilezza di Marilou di Edizioni Giunti, ho ricevuto Quasi Arizilli, il divertente romanzo di Simona Morani che ha attirato la mia curiosità non solo per la trama ma anche per l'ambientazione tra le vallate dell'Appennino reggiano, luoghi dove ho imparato a camminare e a parlare.

Ambientato in uno dei piccoli paesini bomboniera che si snodano tra i dolci pendii tra Reggio Emilia e Collagna, Quasi Arzilli è il racconto tragicomico di un gruppo di amici tra i settanta e i novant'anni che, arrivati all'età in cui ogni giorno che passa è un giorno regalato, si ritrovano nell'unico bar del paese ''La Rambla'', a giocare a briscola circondati da una coltre di fumo e bicchieri di sambuca.

Il bar è il fulcro del paese, il luogo di svago, dove si intrecciano le vite di Ettore, Gino, Basilio, Cesare e Elvis, figlio del proprietario, da tempo passato all'eterno riposo.

Negli ultimi giorni nemmeno la briscola e le sambuchine di Elvis sembrano riuscire a sollevare il morale al gruppetto di amici,  riuniti al gioco più per dovere che per piacere, ora che l'Ermenegildo aveva deciso di andarsene per sempre lasciando vuota non solo la sedia ma anche i loro animi.

Quando gli amici più cari vengono a mancare, raggiunta una certa età, è facile lasciarsi prendere dallo sconforto e cominciare ad elucubrare sul senso della vita, soprattutto quella rimasta e sul ''dopo''. Dopo il trapasso. 

<< Entrò in ambulatorio in punta di piedi per non disturbare anche se nella sala non era rimasto più nessuno. Arrivava sempre verso le nove e mezza; lo faceva apposta per trovare l'atrio pieno di gente. Era il suo modo per distrarsi e far passare la mattinata... >>

Pensieri lugubri, ogni notte, attraversavano la mente di Ettore, edentulo, ipocondriaco e insonne, che si ritrovava a rotolarsi nel letto in preda ad attacchi di panico che gli impedivano di riposare serenamente. 

Al mattino, con gli occhi cerchiati dal sonno, il pover'uomo, si ritrovava nell'ambulatorio del dottor Minelli, un giovane medico che si era dovuto adattare a diventare anche psicologo, consigliere e amico in quella piccola comunità di anziani.

Ettore, superati da tempo i settanta e in dirittura di arrivo agli ottanta, si era trovato a vivere solo nella sua casa, senza mai aver conosciuto le gioie di una compagnia femminile. L'unico conforto erano gli amici del bar, ma piano piano si stavano decimando e lui aveva paura di fare la loro fine, soprattutto aveva paura delle malattie, di soffrire per le malattie in solitudine. 

Il dottore sembrava quasi non capire il suo malessere, tal è che ormai aveva imparato a curare da solo i suoi attacchi di panico notturni, sperimentando ogni notte nuove tecniche di rilassamento inventate al momento e che sembravano dargli un po' di sollievo. 

La morte dell'Ermenegildo lo aveva scombussolato al punto che riuscire a riposare la notte era diventato impossibile, anche coi suoi trucchetti ben sperimentati. Sogni inquietanti ogni notte venivano a fargli visita, lasciandolo in uno stato di disagio e tutto sudato. 

Nemmeno don Zuseppe, con la sua ''zeppola'' incastrata tra i denti, era riuscito a dargli un po' di sollievo durante l'omelia funebre. Nulla riusciva ad allentare quel nodo stretto che sentiva comprimergli l'anima.

Solo gli amici de La Rambla riuscivano a capirlo, non proprio coetanei, ma tutti accomunati dal fatto che ultimamente sentivano gravare sulle loro vite il peso degli anni e dei giorni strappati alla vita,  in scivolata verso il riposo eterno ma, sia ben chiaro, nessuno di loro ancora pronto a mollare la presa.

Ne sapeva qualcosa Basilio, combattente in prima linea sul fronte al comando della gloriosa Brigata Garibaldi, benché un po' più giovane rispetto agli altri ma sempre combattivo e ardito, rimasto solo, viveva con la nipote Rebecca, una bellissima ragazza che, a causa della sua bellezza, si diceva in giro fosse rimasta poco istruita e scaltra. Basilio era sempre pronto a difendere i diritti di tutti, soprattutto il diritto alla vita libera.

Cesare il più giovane e il più sordo, l'unico ad essere ancora sposato, godeva dei suoi momenti di libertà al bar con gli amici, nonostante la Irma ultimamente si fosse fatta più assillante del solito. Sembrava una pentola di fagioli, sempre a brontolare: '' Cesare, prendi la pastiglia! Cesare attacca l'apparecchio acustico che poi non senti ve'! Cesare non bere, guida piano, cambiati la maglia che è stinta e ci prendono per straccioni!'' Però senza la sua Irma si sentiva perso. Come se gli mancasse l'aria o la libertà.

Che gentile questo vigile a prendersi a cuore mio padre, pensò.

<< Lo sai che tuo padre da qualche parte tiene nascosta un'Ape che guida senza patente? >> domandò dopo i convenevoli.

<< Ma se vede solo ombre! >> esclamò Nicola perplesso. Poi chinò il capo, amareggiato. 

<< No, non me lo aveva mai detto. >>

E poi c'era Gino.

Gino era il più anziano tra loro, il comandante della brigata. 

Gino, nome in codice ''Apecar''.

Gino il terrore di Corrado, il nuovo giovane e arrogante vigile urbano che si era incarognito contro di lui solo perché era un ultranovantenne quasi cieco, senza patente e continuava a guidare la sua ape arrugginita che andava in moto solo dopo che i bambini lo avevano spinto  per qualche metro nella discesa della piazza. La sua ape, che al massimo faceva i 25! Ma Corrado non lo avrebbe mai preso. Piuttosto sarebbe andato a far compagnia all'Ermenegildo!

La moglie lo aveva lasciato da tempo a causa del suo carattere brusco. Il figlio, dopo il matrimonio, si era trasferito in Piemonte e Gino si era ritrovato a vivere solo, ipovedente, con l'unica compagnia di tre galline che avevano preso dimora in casa, sul suo divano. Galline rispettose ve', lui le aveva ben educate le bestiole e loro, esserini intelligenti, avevano capito che potevano vivere in casa senza però oltrepassare la soglia della camera da letto. Quella soglia era lo stargate che proteggeva l'intimità di Gino, e la Cocca, la Linda e Genoveffa sapevano ben che non dovevano oltrepassarlo!

A movimentare la tranquillità della vallata c'era Corrado, un giovane vigile urbano, nipote del sindaco del paese ( che tanto mi ricorda Casina ), completamente impegnato nel cogliere lo sfuggente Gino con le mani nel sacco, o meglio sul manubrio della sua apetta. Per Corrado il povero Gino era diventato una missione. Doveva catturarlo e rinchiuderlo nella nuovissima Villa Cipressi, la casa di riposo dove non avrebbe più potuto nuocere a nessuno. Prima o poi le sue scorribande a tutto gas con quel ferrovecchio, sarebbero finite in tragedia.

Se Corrado fosse riuscito a rinchiudere il sovversivo Gino, sarebbe stato più facile convincere anche gli altri ''delinquenti'' che avevano occupato La Rambla facendolo diventare un fumoso luogo di perdizione col fine del gioco d'azzardo. Che poi l'azzardo consistesse in una sambuchina e in una spuma bionda, aveva poca rilevanza agli occhi attenti della legge.

Ma Gino sembrava un'anguilla, ogni volta che Corrado si avvicinava alla cattura del perfido ''Apecar'', questo come per magia gli sfuggiva di mano senza lasciare tracce. Talmente sfuggente che Corrado arrivò a dubitare dell'esistenza dell'ape.

<< Il nostro è sempre stato un paese tranquillo e pacifico ... Non vogliamo casini, ci siamo capiti? >>

Le giornate si susseguirono placide nel paese che sembrava vivere in una bolla rimasta indietro anni luce dalla globalizzazione. Le poche novità erano rappresentate dalla costruzione del ricovero Villa Cipressi e dal  giovane Goran, un bel ragazzone Jugoslavo, ancora devoto a Tito, che aveva rilevato il negozio di frutta e verdura dell'Ermenegildo e sembrava ammaliato dalla bellezza di Rebecca.

Per Basilio fu quasi un affronto vedere il negozio del loro compagno di briscola in mano allo straniero dei balcani. Cosa ne poteva sapere quel ragazzo delle loro tradizioni? Dovevano sabotarlo a tutti i costi e fargli chiudere il negozio. Lo dovevano all' Ermenegildo che di sicuro non avrebbe apprezzato quell'affronto. 

Ma c'è un vecchio adagio col quale la combricola de La Rambla, Basilio al comando, non aveva fatto i conti: '' se non puoi batterli, fatteli amici '' . 

Così, il gruppetto sotterrò l'ascia di guerra innalzata verso Goran e cercò di far integrare il nuovo fruttivendolo, che non era poi così male come ''compagno''.

Col passare dei giorni si placò il dolore per la perdita dell'Ermenegildo, grazie anche all'imminente inaugurazione di Villa Cipressi. Il sindaco aveva pensato in grande, sua intenzione era di accattivarsi la premiata ditta a delinquere e ricoverarla presso la struttura, col miraggio di una nuova vita agiata, come essere in vacanza. Una volta messi fuori combattimento, avrebbe potuto far abbattere il famigerato luogo di perdizione de La Rambla per rimodernare e lucrare sul nuovo locale.

Fu proprio durante l'inaugurazione della R.s.a., che successe il fattaccio. Una donna quasi ottantenne, l'elegante e verginale Teresa, tutta imbellettata e profumata, approfittando della confusione per la festa in corso, si era assentata da Villa Cipressi, intrufolandosi a La Rambla per un cicchetto e un giro di morra, ignara che in quel luogo così fumoso avrebbe finalmente incontrato l'amore.

Un amore sincero, puro, ingenuo, edentulo: Ettore che con la complicità di don ''Zuseppe'' e del dottor Minelli  combinò l'irreparabile provocando un'infinita reazione a catena di accadimenti che coinvolsero tutto il paese. 

Nel trambusto tragicomico, ovviamente, Gino ebbe il suo ruolo da protagonista, al grido di '' Vaffancül '' supportato dal condottiero Basilio, in nome dell'amicizia che legava la combricola, spiccò il volo verso la libertà, alla brutta faccia di Corrado...

Che dirvi ancora di questo romanzo, se non che ogni volta che ripenso a Gino, rido fino alle lacrime!  Una risata che sale dalla pancia, carica di tenerezza e comprensione. Di voglia di abbracciare uno ad uno i ''ragazzacci'' de La Rambla.

Come ho raccontato all'inizio, è stata una sorpresa ritrovarmi nell'ambiente in cui sono cresciuta,  tra quelle verdi vallate incastonate  nell'appennino reggiano, dove ho imparato a camminare, sulla Pietra di Bismantova, tanto cara a Cesare e alla Irma, dalla cui prateria si può ammirare a tutto tondo il panorama dei piccoli presepi sparsi nel verde. 

E, a guardar proprio bene, si può anche vedere l'Orvilla che va per boschi a cercar gatti selvatici, accompagnata da Ettore, e Gino che, spinto dai bambini del paese, sfreccia ai 20 all'ora con la sua apetta, facendo mangiar polvere a Corrado. 

Ho adorato la scrittura soave di Simona Morani, attenta ai particolari e ricca di sfumature, alle finezze che solo una persona che ha vissuto l'anima di quei luoghi può descrivere così bene.

Il tema affrontato, l'accettazione dell'invecchiamento, delle malattie e della morte, è stato trattato coi guanti. Con una delicatezza che è sfociata naturalmente nella comicità bonaria di gente sanguigna e verace pur nella loro semplicità. I nonnetti sbarazzini, che potrebbero essere i nostri nonni, arditi e risoluti nella loro dignitosa fragilità.

La Morani, col suo racconto solo all'apparenza leggero, mi ha regalato emozioni di gioia e di infinito amore verso gli anziani, quelli che saremo noi un giorno, coi nostri difetti accentuati ma che ci rendono unici. 

Per un giovane, raccontare gli anziani oggi non è facile, considerando la vita frenetica che ci travolge da mattina a sera. Incastrati tra lavoro, palestra, figli, scuola e spesa, arriviamo a sera senza magari aver pensato ai nostri nonni che trascorrono la loro vita nella pace di una vallata montanara dalla quale manchiamo da troppo tempo.

I loro ritmi sono ormai tutti in discesa, ogni giorno che passa viene apprezzato e vissuto in pieno, a volte anche sull'orlo della sfrontatezza, tanto non c'è più nulla da perdere e le occasioni vanno sfruttate. 

Simona Morani ha saputo rendere vivo, fuori dalle pagine, questo spaccato di vita che mi riporta all'infanzia vissuta a Cervarezza, dove c'erano il vecchio Cirillo, con la cicca in bocca e la fiaschetta in mano, la bisbetica Velia alla quale chiedevo sempre il ''momo'', il Zuseppe che non voleva farmi bere il contenuto della bottiglia dallo straccetto e il  buon Dario, con la sua ape gialla, carica di bombole dal gas, da consegnare a domicilio. 

Spaccati di vita di un tempo ormai andato, sempre più rari da rivivere, ma che ancora mi stampano un sorriso in faccia, a nascondere tanta malinconia...

Un libro consigliato a tutti, per passare qualche ora in piacevole compagnia, senza perdere interessanti spunti di riflessione.

Buona lettura,

Tania C.





giovedì 11 marzo 2021

Recensione IL PATTO di NICOLA BIONDO La trattativa tra Stato e Mafia nel racconto inedito di un infiltrato - SIGFRIDO RANUCCI - Ed. CHIARELETTERE -

 







IL PATTO

La trattativa tra Stato e Mafia nel racconto inedito di un infiltrato

Nicola Biondo - Sigfrido Ranucci

Ed. Chiarelettere

Formato Brossura

Pag. 368

Collana Principio Attivo

€ 10

Ebook disponibile sui principali store digitali


CONOSCIAMO GLI AUTORI

NICOLA BIONDO è uno scrittore e giornalista che scrive su ''L'Unità''. Ha collaborato con Carlo Lucarelli per la trasmissione ''Blu Notte''

Insieme a Sigfrido Ranucci, per Chiarelettere Edizioni, nel 2012 pubblica '' Il patto. Da Ciancimino a Dell’Utri, la trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato. ''

SIGFRIDO RANUCCI giornalista inviato Rai, portano la sua firma numerose inchieste sull'utilizzo dell'uranio impoverito e sulla Mafia. Denuncia l'utilizzo del fosforo bianco in Iraq.

Nel 2010, per Chiarelettere, pubblica insieme a Nicola Biondo '' Il patto''.


TRAMA

A Cosa nostra sono stati attribuiti molti attentati che non sono stati commessi da noi ma dallo Stato, cosa a voi ben nota.

A fare tale affermazione è Luigi Ilardo, l'infiltrato.

Le sue rivelazioni costituiscono il fulcro del processo in corso a Palermo a carico dell'ex capo del Sisde e del Ros, generale Mario Mori, per la mancata cattura di Provenzano nel 1995.

Luigi Ilardo è conosciuto come un boss temuto e rispettato.

Michele Riccio è un colonnello dei carabinieri con un nome di copertura.

Ad accomunarli tra il 1994 e 1996 sono i loro incontri, soprattutto notturni, quasi fossero due fantasmi, con lo scopo di  catturare  Bernardo Provenzano.

Il piano per farlo cadere nella rete è organizzano da summit, si scambiano lettere, pianificano strategie. Ma Provenzano è imprendibile, protetto da  mastini potenti che lo informeranno del doppio gioco.

Sembra lo scenario di un film, ma è una storia vera.

Un infiltrato dentro Cosa nostra negli anni delle stragi e all'inizio della Seconda repubblica. Un libro che fa toccare con mano il disegno ignobile della trattativa. 


IMPRESSIONI


Ringrazio Tommaso, sempre disponibile ad accontentarmi, per la copia digitale di Il Patto. 

Sono sempre stata incuriosita dalle storie di mafia, soprattutto quelle italiane. 

Questo libro, per gli amanti del genere e per chi desidera fare luce o approfondire l'argomento, è il libro giusto, anche se ancora molto ci sarebbe da raccontare e scrivere. 

« La mafia e lo Stato agiscono sullo stesso territorio, o convivono o si fanno la guerra »

Uscito nel 2010, è stato ripreso e modificato con l'aggiunta di nuovi documenti e rivelazioni. Si potrebbe quasi definire un libro ''in evoluzione'' in quanto ogni giorno ci sono nuove tessere da aggiungere al già vasto mosaico delle confessioni dei fatti accaduti.

Il Patto racconta la storia di un temuto boss della mafia, Luigi Ilardo, nipote  del famoso boss Ciccio Madonia, diventato collaboratore di giustizia  infiltrandosi nelle cosche di ''Cosa Nostra'' ai tempi delle stragi della Seconda Repubblica. 

Ilardo diviene  informatore del Colonnello del Ros dei Carabinieri Michele Riccio, usando il nome di copertura ''Oriente''.

Le confessioni, accuratamente archiviate da Riccio, manifestano come Ilardo abbia messo in luce gli ''accordi'' tra il potere e la Mafia, contribuendo nel '95, ad indicare il nascondiglio di Provenzano, il quale  verrà però arrestato ben undici anni dopo.

Il primo mancato arresto, resterà sempre un fatto anomalo dell'operazione di mancata cattura dell'epoca. Operazione mandata a monte dalle stesse forze dell'ordine una volta giunte al nascondiglio di Provenzano.

Oriente e Riccio sanno che possono fidarsi uno dell'altro. Prima di passare al Ros, sulla base di informazioni passategli da Ilardo, Riccio ancora membro della Dia, riuscirà a catturare molti tra i latitanti di spicco nella provincia di Caltanisetta, fin quasi a sterminare la cosca di Cosa Nostra tra Catania e Caltanisetta. 

Tutta la storia ruota intorno  al rapporto ( anche ambiguo ) tra il collaboratore e Riccio. 

<< Per capire cosa è adesso Cosa nostra bisogna studiare il passato – dice Luigi Ilardo a Michele Riccio una sera di febbraio del 1994. – Quello che succede oggi,  le stragi,   è un discorso   che viene  da  lontano. >>

Sullo sfondo della stagione delle stragi, prende forza una spinta verso un punto di  non ritorno, l'impulso per sbloccare quella trattativa che gli appartenenti alla Cupola di Cosa Nostra all'epoca videro come la possibilità di di riprendere in mano le redini del gioco proprio nel momento in cui si trovarono privi dei loro referenti politici, travolti prima ancora dallo scandalo di Tangentopoli che vide i tradizionali partiti in affanno, situazione i cui contorni già si stavano delineando con l'omicidio di Salvo Lima.

Stragi che hanno colpito al cuore lo Stato  ma che hanno sortito l'effetto di innescare, forse per la prima volta, una reazione collettiva contro la criminalità organizzata.

Una trattativa che coinvolse anche personaggi come l'ex di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, salito recentemente alla ribalta sulla cronaca delle indagini sulla strage della Stazione di Bologna.

« Sono convinto  – dice ai giornalisti – che prima o poi saremo costretti a  riscrivere la  storia  dell’antimafia degli ultimi anni. »

Un contesto nel quale si muove da sempre un canovaccio di attori del dramma dipinto dalla criminalità organizzata. 

Dal sindaco di Palermo, deus ex machina del Sacco di Palermo, Don Vito Ciancimino sino a  nomi di spicco della nuova politica del calibro di Marcello Dell'Utri, uno dei fedelissimi di Berlusconi.

Il Patto è un libro che, pur mantenendo fede all'impronta giornalistica, non annoia il lettore grazie al formato ''romanzesco'' che mantiene alta la tensione e l'attenzione fino alla fine.

Sicuramente non è un libro, per i contenuti,  alla portata di tutti, ma è scritto con cura e semplicità tale da far comprendere la storia senza difficoltà. 

Il punto forte, che sicuramente verrà apprezzato dal lettore, è l'invito alla riflessione, alla ricerca e all'approfondimento che gli autori hanno saputo imbastire senza imposizione nella storia. 

Il mio giudizio è quindi più che positivo e consiglio calorosamente questo libro.

Per chi volesse poi approfondire l'argomento propongo alcune letture correlate sempre edite da Chiarelettere 

Gaspare Mutolo La Mafia non lascia tempo di Anna Vinci

https://valigiadeltempo.blogspot.com/2019/10/recensione-di-gaspare-mutolo-la-mafia.html

e Fermate il Capitano Ultimo di Pino Corrias

https://valigiadeltempo.blogspot.com/2019/09/recensione-di-fermate-il-capitano.html

Buona lettura,

Tania C.









lunedì 8 marzo 2021

Recensione MUSA E GETTA Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili ( ma a volte dimenticate ) AA.VV. - Ed. Ponte Alle Grazie -

 



MUSA E GETTA

Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)

Autori Vari

Ed. Ponte Alle Grazie

Anno di pubblicazione 2021

Formato Brossura

Pag. 384

€ 18,00 

Formato digitale disponibile nei principali store online


CONOSCIAMO LE AUTRICI

A cura di Arianna Ninchi e Silvana Siravo, sedici tra le più apprezzate e amate scrittrici, raccontano sedici storie di donne che hanno passato la loro vita accanto a grandi uomini che hanno vissuto accanto a grandi donne.

Ritanna Armeni

Angela Bubba

Maria Grazia Calandrone

Elisa Casseri

Claudia Durastanti

Ilaria Gaspari

Lisa Ginzburg

Chiara Lalli

Cristina Marconi

Lorenza Pieri

Laura PUgno

Veronica Raimo

Tea Ranno

Igiaba Scego

Anna Siccardi

Chiara Tagliaferri


TRAMA

In questa straordinaria raccolta, sedici tra le più apprezzate e amate autrici italiane raccontano storie di altrettante <<muse>>.

Tutte donne bellissime e sfrontate o, al contrario, miti e riservate che, nell'attimo di una notte o  per la vita intera, hanno intrecciato relazioni pericolose e complesse con uomini di successo. 

Muse non sempre <<gettate>> ma soprattutto ma spesso  ignorate - dando quindi vita al fastidioso luogo comune secondo cui <<dietro ogni grande uomo c'è una grande donna>> - che finalmente riscattano il loro posto al centro del palcoscenico letterario.

Dalle pioniere della psicanalisi a Kate Moss, star delle copertine patinate, Kiki regina di Montparnasse per una notte e Maria Callas la Divina immortale, Nadia Krupskaja che lavora per realizzare il socialismo, Rosalind Franklin che scopre la struttura del DNA, le ispiratrici di pittori, musicisti, filosofi e scrittori: un viaggio fra epoche e luoghi differenti, destini felici e infelici, Musa e getta approda al cospetto di leggende viventi, addirittura sbarcate su Instagram, come Amanda Lear.

Sedici scrittrici di prim'ordine raccontano altrettante donne meravigliose, proponendo ai lettori una nuova visione sul rapporto tra i sessi, l'identità femminile, la lotta per l'emancipazione.


IMPRESSIONI

Ringrazio Matteo di Ponte Alle Grazie Edizioni per l'omaggio dell'accattivante copia cartacea di MUSA E GETTA. La grafica della copertina ''buca'' l'occhio ben esprimendo filo conduttore della raccolta di racconti di vita vissuta.

Come già  scritto sopra, il libro non è un romanzo, ma un'antologia di  racconti narrati in prima persona dalle sedici donne protagoniste e riportati su carta dalla penna di sedici famose e amate autrici odierne. 

Ogni racconto riporta uno spaccato di vita di donne che, anche se solo nel mordi e fuggi di una notte, hanno avuto un ruolo importante nella vita di personaggi famosi e di potere, ispirandone la loro arte, la scalata al potere e al successo.

Donne famose, ma anche donne vissute nell'ombra, usate per scopi personali, artistici o politici, ma mai dimenticate e divenute emblema della donna che ''nonostante tutto'' ha trovato la propria strada da protagonista.

Donne che si raccontano e che raccontano, donne raccontate, donne che hanno lasciato una grossa impronta nel mondo dello spettacolo, nella storia, in politica, in medicina... 

Donne la cui bellezza spesso si dissociava dagli stereotipi collettivi per divenire arte, poesia al capezzale di uomini arrivati e ancora sulla cresta dell'onda.

Maria Callas

bella e fragile, talmente tormentata dall'amore per Pasolini da annullarsi pur di arrivare a toccare quel cuore che non poteva amarla, se non di un folle e disperato amore platonico. 

Un racconto passionale, forte e amaro come solo l'utopia di un grande amore può essere, scaturisce dalle parole di Maria, all'epoca impegnata come protagonista sul set cinematografico di un kolossal diretto da Pasolini. 

La Callas si dona anima e corpo al lavoro, per compiacere quell'uomo proibito, con la speranza, un domani, di coronare il suo sogno in  bianco, col benestare della ''suocera''.

<< Per un attimo aveva fantasticato, aveva creduto a un sentimento canonico, normale avrebbe detto qualcuno, che l'avrebbe condotta in una chiesa vestita di bianco. Aveva immaginato il percorso verso l'altare, e l'aveva fatto nella frazione di qualche secondo. >>

La realtà è ben diversa, così difficile da accettare, ma per amore si può scendere a compromessi che dureranno in eterno: Maria vivrà nell'incarnazione della Divina del cinema e del canto, immortalata nelle tristi spire di un amore che va oltre il suo significato più puro e Pasolini resterà per sempre quell'amico ''innamorato'' dell'aura voluttuosa e mediterranea della Diva che, con le sue ali, lo ha elevato nell'Olimpo degli dei immortali, regalando un sogno ai loro fans.

Amanda Lear

l'androgina e camaleontica soubrette dei psichedelici anni '70, famosa anche per la sua relazione con Dalì, durata sedici anni, durante i quali furono legati soprattutto da una profonda affinità mentale. 

Il pittore, talmente fu attratto dal  corpo scheletrico e asessuato di Amanda  la fece diventare sua personale musa, ritraendola spesso nelle sue opere. La donna lo seguiva ovunque, diventando l'attrattiva durante le conferenze stampa e le interviste. Dove c'era Amanda c'era spettacolo e interesse. 

<< Uomo? Donna? Io sono ciò che mi si crede. >>

Dalì chiamava Amanda ''mi Angèl'', usando volutamente il maschile. Questo nomignolo contribuì  a far crescere la fama ambigua di Amanda che approfittando della sua figura slanciata, la mascella volitiva e una voce profonda e gutturale, seppe sfruttare quell'occasione, giocando sull'ambiguità sessuale e diventando così un'icona immortale del jet set. 

La sua carriera esplose grazie anche ai consigli di David Bowie, col quale aveva intrecciato una relazione. Fu proprio il Duca Bianco che la spinse ad entrare nel mondo della musica. Bowie seppe riconoscere il talento musicale della donna e convincerla a farne buon uso senza smettere di ''giocare'' sulla sua identità. Sarebbe stato il suo coronamento tra le stelle più influenti del mondo dello spettacolo.

Amanda racconta tutta la sua storia alla penna di Maria Grazia Calandrone. Un dialogo immaginario fatto di botta e risposta spesso taglienti con Salvador Dalì.

Quasi come una confessione, Amanda continua a giocare al gatto col topo, spiata dal buco della serratura, deliziando il lettore con la malizia del vedo-non vedo mettendo in risalto una spiccata autoironia e un'intelligenza acuta che l'hanno resa la femme fatale che è ancora oggi. Una donna grintosa, carismatica, capace di coinvolgere, stimolare e stravolgere  l'intelletto maschile come solo lei sa fare. 

Kiki de Montparnasse, 

nata Alice Prin, fu una ragazza dalla bellezza magnetica e ammaliatrice. 

<< Ho solo bisogno di una cipolla, un tozzo di pane e una bottiglia di vino rosso, e troverò sempre qualcuno che me li offre. >>

Povera, ma con le idee ben chiare sulla propria femminilità che nel tempo diverrà  la sua moneta di scambio nel jet set parigino degli anni '20.

Pittrice, cantante, ma soprattutto modella, simbolo della donna emancipata e indipendente, Kiki seppe sfruttare la sua avvenenza per attrarre e ispirare grandi artisti, da Hemingway, Modigliani a Man Ray, il fotografo e compagno dadaista che la ritrasse senza veli immortalandola in preziose opere d'arte, all'epoca considerate spudorate e irriverenti ma che la resero orgogliosa della propria femminilità.

Una vita borderline tra alcol, sesso e droga, vissuta con la consapevolezza di essere un modello di sfrontatezza, la consacrò sull'Olimpo come la prima donna simbolo di indipendenza degli anni ruggenti.

''La regina di Montparnasse'', come la definì Hemingway, lei che non era mai stata nemmeno una signora.

Nadia Krupskaja, 

moglie di Vladimir Lenin, figlia di una nobile famiglia ormai decaduta, dedica la sua vita al socialismo e all'insegnamento, sua grande passione.

La storia vuole che il matrimonio con Lenin fu solo di interesse politico. In realtà, anche se la politica ne divenne solide fondamenta, Nadja fu perdutamente innamorata del marito, pur non esternando pubblicamente il sentimento che li univa.

Scelse di vivere ''nell'ombra'' di Lenin, soffrendo della particolare amicizia instauratasi da l'uomo e Inessa Armand, una giovane  e bellissima donna votata alla causa del socialismo. 

Lenin instaurò con Inessa un legame che andò ben oltre quello professionale. Un'amicizia intensa e intima che si trasformò in un amore, che Nadia fu costretta ad accettare per amore del marito.

A causa di quel legame la Krupskaja propose al marito il divorzio, che rifiutò rompendo con la Armand pur restandone profondamente legato.

Nadia restò al fianco di Lenin lottando per la causa collettiva finché l'uomo la scelse di nuovo come sua compagna di vita.

Nel 1922, dopo essere stato colpito da un ictus, Lenin venne sostenuto e curato da Nadia che gli insegnò di nuovo a leggere, scrivere e parlare finché, nel '24, dopo una lieve ripresa, morì.

<< È un prezzo duro da pagare ma non posso accettare che la mia vita venga cancellata. Non mi farò buttare via anche dalla Storia. >>

Da quel giorno iniziarono anni bui e difficili per Nadia, riconosciuta e stimata come compagna di Lenin dal popolo, si ritrovò ad essere ignorata e odiata da Stalin in quanto la sua sfrontatezza nell'esporgli in faccia in modo schietto le proprie idee politiche, venne da lui percepita come un affronto.

Tanto fu odiata in vita da Stalin, quanto fu rispettata nella morte. Fu Stalin stesso a porre l'urna con le sue ceneri nel tumulo del Cremlino, poco distante dal Mausoleo dove riposa la  salma imbalsamata del suo amato Lenin.

Rosalind Franklin, 

icona della chimica e della biologia molecolare che nel '62 scoprì la struttura del DNA. 

Suo lo scatto che mostrava il segreto custodito nei geni. Sfortunatamente, l'Accademia svedese ignorò il suo  importante contributo, attribuendo il Nobel per la medicina e la scoperta della struttura del DNA a Crick, Watson e Wilkins che stavano compiendo studi analoghi e approfittarono dell'occasione per appropriarsi  indebitamente della sua scoperta.

Watson si impossessò, trafugandoli dallo sturdi di Rosalind  degli scatti ai raggi x da lei eseguiti, usandoli  per modellare la definitiva struttura a doppia elica del DNA. 

All'inizio la Frankllin prese il fatto come un'opportunità per farsi conoscere, ma ben presto capì il raggiro ignobile compiuto dai tre scienziati che non ricordarono in nessun modo il suo prezioso contributo, neppure durante il discorso di ringraziamento per il Nobel appena ricevuto

Il suo contributo venne alla luce solo nel '68, quando Watson la nominò insieme alle sue scoperte nel libro che ''Doppia Elica'', ritraendo la Franklin in modo diffamatorio e eticamente scorretto.

Solo il movimento femminista e l'amica ricercatrice Anne Sayre, nel 1975, riscattarono la sua memoria e il suo grande operato in campo genetico.

<< Come ogni individuo puoi crearti il tuo futuro e il tuo destino, sei tu il solo artefice. >>

Nel 1958, a soli 38 anni, a causa della continua esposizione ai raggi x, la Franklin si ammalò di tumore e morì, dopo aver speso tutta la sua vita, fino all'ultimo giorno, dedicandosi alla scienza.

La vita che l'aveva ingiustamente ''defraudata'' del Nobel, le ha invece regalato un gran riconoscimento nel 2020: il rover  utilizzato nella missione ExoMars, approdato sul pianeta rosso alla ricerca di vita marziana, porta con onore il suo nome.

Altre grandi muse si avvicendano nell'antologia

Sedici scrittrici che raccontano sedici tra le più o meno conosciute donne del panorama storico femminile mondiale. 

Storie da conoscere, da scoprire e riscoprire, da approfondire o da rileggere sotto nuova luce. 

Storie che presto diventeranno un progetto teatrale dal momento che Arianna Ninchi e Silvana Siravo sono anche due attrici.

Nel giorno che il calendario ci ricorda come giorno delle donne, ho scelto questa raccolta di storia per ridare vita al grido di liberazione di tutte le donne.

Lascio a voi scoprire  le altre coinvolgenti storie, sicura che sarete catturati dall'anima di ognuna delle protagoniste.

Buona lettura,

Tania C.





venerdì 5 marzo 2021

Recensione PREMIATA IMPRESA PARADISO di Giovanni Pietro Nimis - Ed. KAPPA VU -

 





PREMIATA IMPRESA PARADISO

Giovanni Pietro Nimis

Ed. Kappa Vu

Anno di pubblicazione 2012

Pag. 160

Formato Brossura

€ 14

Link per l'acquisto 

https://shop.kappavu.it/prodotto/premiata-impresa-paradiso/



CONOSCIAMO L'AUTORE

Tra le principali pubblicazioni di saggistica pubblicate da Giovanni Pietro Nimis ricordiamo: edito da Marsilio Editori - Venezia I centri storici di Sauris - Ricerca di identità e ipotesi di sopravvivenza per una comunità emarginata della Carnia ( 1977 ), Friuli dopo il terremoto - Fisica e metafisica di una ricostruzione ( 1978 ), La ricostruzione possibile nel centro storico di Gemona del Friuli dopo il terremoto del 1976 ( introduzione di Francesco Tentori - 1988 - )  e per Donzelli Editore-Roma  Terre mobili - Dal Belice al Friuli, dall'Umbria all'Abruzzo ( 2009 ).

Tra le sue pubblicazioni di narrativa ricordiamo, edite da Nuova Base Editrice - Udine - Il disegno nella parete ( 1994 ), Il giorno delle mongolfiere ( 1997 ), Il monte di Saturno ( 1999 ), Comunicato clandestino ( 2000 ), Racconto friulano ( 2008 ) e per Mobydick-Faenza Il conservatore di paesaggi ( 2004 ), Il tallero di Günzburg ( 2006 ).

Racconto Friulano ha ottenuto menzione particolare al Premio Letterario ''Latisana per il Nord-Est'', edito nel 2008  e la segnalazione al Premio Letterario Biennale ''Caterina Percoto'', edizione 2008 Manzano-Udine, Selezione Narrativa.


TRAMA

La vita di famiglia che continua dopo la vita. 

Tra memoria e fantasia supplenti, troviamo veritieri rimpianti, piaceri virtuali e un perpetuo ménage, più straniato che stravolto.

In un aldilà, non specificato nel tempo, si elucubra sul perché della morte ''stipendium peccati?'' e sugli ultimi accadimenti, il ''maxiprocesso generale'' , ma molto più sentitamente sul prossimo futuro ancora terreno.

Questi sono i progetti della Premiata Impresa Paradiso.

Cosa accadrà al pozzo che ospita i loculi di nonni, figli e nipoti col loro bagaglio di rimorsi, fisime e chimere? Che altro non sono che i i fantasmi di più di un secolo di storia italiana, dall'unità ad oggi: fascismo, guerre, colonie, boom economico e affarismo che non ha risparmiato neppure i morti...

Ancora passionali, i sette personaggi, poi diventati otto con l'aggiunta dell'avo Giovanni e i congiunti ancora vivi, i ''fuorusciti e i foresti'', sintetizzano nel bene e nel male la nostra storia.

Pensieri in chiave critica, in particolar modo al riguardo della modernità e dei suoi malfunzionamenti, cominciando da quelli ambientali e urbanistici.

Ma del mondo lassù nutrono una forte nostalgia, se de profundis lo contemplano e lo replicano, o forse altro non ne conoscono o non c'è.

A meno che il sistema...

Tratto dalle parole di Mario Turello, in seconda di copertina.


IMPRESSIONI



Premiata Impresa Paradiso mi è stato gentilmente offerto, a sorpresa, dalla generosità di Casa Editrice Kappa Vu che ringrazio sentitamente.

Un testo breve ma talmente intenso e unico nel suo genere irriverente e tragicomico dietro ad una facciata di austerità dettata dai caratteri esuberanti degli improbabili inquilini ultraterreni del ''pozzo''.

Pubblicato nel 2012, Premiata Impresa Paradiso, è un romanzo precursore dei tempi, visto l'alto interesse odierno verso la letteratura funebre.

Sette curiosi personaggi dai nomi enfatizzanti, si ritrovano ''nel pozzo'', una sorta di colombario ipogeo che custodisce l'anima delle loro spoglie nelle eterne dimore, quasi fosse un allegro e brulicante condominio a conduzione familiare.

<< Se è giusto lo scopo nessuno può mancare all'appello. >>

Come in un condominio di paese, la piccola società, svolge  un'intensa attività  socio culturale. 

Pittoreschi scambi di vedute sui più disparati argomenti terreni, dall'emigrazione alla necessità di fare guerre al bisogno, ricordando Giolitti e il suo essersi sempre dichiarato contrario a trattative bellicose, argomento definito ''l'asso pigliatutto'' di Mondo.

Personaggio più sanguigno del romanzo, figlio di un fortunato costruttore di botti durante l'ascesa dei Savoia, Mondo passa la sua vita ultra terrena dentro al pozzo, nel quadrilatero,  insieme alla numerosa famiglia ma, sia ben chiaro, ognuno nel suo anello, in modo da non disturbare oltre anche l'eterno riposo. 

Tal è che non ci si poteva avvicinare alla dimora del Colonnello Valdo senza parola d'ordine. 

Ognuno aveva il dovere di rispettare la privacy dell'altro, pur essendo il quadrilatero un circolo di vecchie comari che tagliavano e cucivano cappotti per laqualunque. 

La  privacy era importante e violarla era considerato un grave affronto. Soprattutto cominciò uno strano tramestìo al di fuori del pozzo. 

Gli operai continuavano a costruire pozzi confinanti.

Alcuni di loro osarono addirittura infilare la testa dentro al loro condominio!

Il fatto provocò scalpore nel pozzo di Mondo, anche se non tutti  trovarono di vivo interesse la vicenda edilizia. 

Mentre Fiore, ad esempio, era incuriosito dalle nuove costruzioni, il Colonnello Valdo si di chiarò disinteressato alla faccenda. 

Libia invece si prodigò nel sistemare le sue armi di seduzione.

Miranda viveva l'offesa inferta da Mondo riguardo al suo generoso intervento sulla spinosa questione dei visitatori che avevano infilato la testa nel pozzo, scombussolandone la quiete eterna coi loro inopportuni ''turpiloqui''.

Le voci raccontavano di un prossimo rifacimento del quadrilatero ma in realtà cosa avrebbero fatto il Sistema? Aveva intenzione di sconvolgere ulteriormente la loro vita già abbastanza scombussolata?

- Addio sopraelevazione.

- Addio riunificazione familiare.

- Addio baci e abbracci.

Tra le varie congetture, quella di Mondo prevedeva un ampliamento del quadrilatero. 

Certo!  Tutti quei campi intorno al condominio ipogeo, altro non avrebbero potuto diventare.

Il vecchio Tam pensava invece ad un immenso ampliamento del condominio, circondato da un ventaglio di aiuole, vialetti e aree pedonale cosparse di lastre marmoree sopraelevate.

Tutto molto plausibile, a meno che il Sistema non avesse deciso di appoggiare la  congettura di Celso.

Il ''progetto'' di Celso prevedeva invece l'innalzamento di un nuovo quadrilatero, dieci, venti, trenta volte più grande, uniformato alla continua urbanizzazione del mondo fuori dal pozzo.

Celso era l'ultimo ad aver preso dimora nel pozzo. Parlava con cognizione di causa. Sapeva bene come funzionava il mondo la fuori in quel momento, quindi la sua previsione era la più attendibile e discosta da quella antica e rinsecchita di Mondo. 

<< - E non siamo noi a star qui da una vita? - domandò. >>

Miranda invece dal canto suo, già fantasticava e tuonava su un rinnovamento del pozzo: alla fine non avrebbero avuto diritto ad un rinnovamento per il solo fatto di essere i più antichi residenti del pozzo?

Cosa avrà deciso, alla fine il Sistema? Avrà trovato un accordo coi recalcitranti condomini o tutto sarà stato fatto senza tenere conto della loro pregiatissima opinione?

Non vi resta che immergervi nel pozzo, in punta di piedi e senza fare rumore, per indagare tra le scorribande della grande famiglia allargata di Mondo. 

L'invito alla riflessione sul senso della vita terrena e nell'aldilà viene spontaneo, senza forzature, accompagnato da una scrittura incalzante e scevra di ogni superfluo. 

Botta e risposta secchi, senza divagazioni, conducono il lettore in  un ''mondo'' etereo ma reale, in cui non conta più il materiale ma l'essenza. 

La memoria storica dell'epopea di una grande famiglia che continua a vivere oltre il terreno, in un ''pozzo'' diventato condomino, circolo ricreativo e focolare domestico, vi accompagnerà tra loculi e vialetti, con un sorriso stampato in faccia e una risposta tagliente da aggiungere alle elucubrazioni di Mondo. 

Senza rendervene conto sarete traghettati soavemente alla fine del romanzo e vi sembrerà di far parte di quello strampalato assembramento di anime in tempesta, che solo post mortem, hanno saputo ricrearsi un mondo meno sterile di quello umano, pur restando attaccati, senza esserne padroni, ai valori e ai sentimenti terreni.

Premiata Impresa Paradiso, se pur scorrevole e divertente, non è un romanzo facile da metabolizzare e da recensire, proprio per la sua intensità concentrata in pochi capitoli. 

Lo stile irriverente è schietto e veloce, accattivante, sempre un passo avanti al lettore, ma lo spirito orgoglioso di ogni personaggio saprà catturare gli animi più esigenti e alla ricerca di una lettura piacevole e innovativa pur nella sua brevità, punto forte della storia.

Sperando che la storia vi abbia incuriosito, lascio a voi scoprire di più, ricordandovi che potete acquistare il romanzo al link che vi ho lasciato nella scheda tecnica.

Buona lettura,


Tania C.



Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...