lunedì 20 settembre 2021

Recensione IL GUARDIANO di Peter TERRIN - Ed. IPERBOREA -

 







IL GUARDIANO

Peter TERRIN

Ed. Iperborea

Anno di uscita 2014

Prima edizione italiana 2021

Traduzione: C. Cozzi

Formato Brossura

Collana Narrativa

Genere Surreale, fantascienza, distopia, thriller psicologico, nonsense

Pag. 288

€ 17


CONOSCIAMO L'AUTORE

Autore di romanzi, racconti e opere teatrali, Peter Terrin (1968) è uno dei più importanti scrittori di lingua olandese e una voce unica nel panorama della letteratura belga contemporanea. Tradotto in numerosi paesi e vincitore di riconoscimenti internazionali, come il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2010 e il Premio AKO 2013, è considerato dalla critica un autore dallo stile magistrale, che coniuga eleganza classica, atmosfere kafkiane e un raffinato ingegno sperimentale, indagando con lucido disincanto l’individuo contemporaneo per toccare tematiche universali.


TRAMA

In un’atmosfera sospesa e irreale, Il guardiano riesce a fondere con sottile ironia l’inquietudine e lo straniamento esistenziale e la tensione di un thriller all’ultimo respiro.

Harry e Michel, in servizio nel garage sotterraneo di un lussuoso condominio, scandiscono giornate sempre uguali tra turni di guardia e giri d’ispezione finché qualcosa di insolito spezza la loro routine: improvvisamente tutti i residenti – tranne uno – lasciano il palazzo in gran fretta. Sicuramente in città è successo qualcosa di terribile, forse un’esplosione nucleare, forse un virus, forse addirittura una guerra; ma Harry e Michel non possono saperlo, perché dall’esterno, al di là del blindatissimo cancello d’ingresso che non possono varcare, non arriva nessun rumore. Fuori, un mondo indecifrabile, un «deserto dei Tartari» muto e inquietante; dentro, una fortezza inespugnabile dove Harry e Michel, ligi al dovere, non possono che aspettare gli ordini dell’onnipotente Organizzazione da cui dipendono, ma che sembra essersi dimenticata di loro. Con divertita ironia, Peter Terrin tratteggia i tic dei due protagonisti nella semioscurità claustrofobica del seminterrato deserto: il veterano Harry, così compreso nel suo ruolo da vedere il pericolo anche nell’arrivo del furgone delle provviste, e lo spaesato Michel, maniaco dell’ordine e della pulizia, che fa il bucato, cuoce il pane ed è più attento allo sgocciolio dello sciacquone che al pericolo di un attacco esterno. Come Vladimiro ed Estragone, Harry e Michel aspettano il loro Godot, ma quando finalmente qualcosa succede, con l’arrivo di un terzo guardiano, la paranoia di Harry prende il sopravvento e la situazione precipita. In un crescendo di suspense, Michel si ritrova coinvolto, e i lettori con lui, in una spirale di eventi che mettono a nudo la fragilità di un uomo lasciato solo a decidere il proprio destino quando tutto intorno è incomprensibile.


IMPRESSIONI

Ringrazio le gentili ragazze di Iperborea per questa bellissima copia cartacea de Il Guardiano.

Come sempre, il formato rettangolare tascabile lo rende comodo e maneggevole nella lettura; 

la copertina è favolosa, nei toni caldi dell'ocra che ricordano un paesaggio surreale, desertico, per riprendere  l'ambientazione del romanzo.

No, non è un romanzo ambientato nel deserto, o meglio non nella visione collettiva e romantica di deserto formato da enormi dune sabbiose.

In un imprecisato luogo nel mondo, che potrebbe spaziare dall'Europa all'America, dall'Asia alla Russia, Peter Terrin narra la vita di due ''Guardie Giurate'' a tempo pieno di un grattacielo  con servizio di un hotel extra lusso.

Come in una sorta più cupa di Grande Fratello, Harry e Michel trascorrono le loro giornate rinchiusi nell'enorme garage seminterrato di un grattacielo, sorvegliando l'incolumità dei residenti e dell'edificio, senza poterne mai uscire. Sono stati minuziosamente addestrati alla difesa e sanno che devono attendere un qualcosa che avverrà  presto. O sta già avvenendo?

Del mondo fuori captano suoni, odori, scorci, dalle feritoie del seminterrato, dall'uomo dei rifornimenti e da qualche residente, spesso senza volto e nome, che ogni tanto si ferma a scambiare convenevoli di rito. Chiacchiere sterili, asettiche su eterei e confusi accenni alla vita fuori. Nessuna confidenza, nessuna empatia. Il palazzo stesso è stato progettato di modo che i residenti non possano incontrarsi, evitando così il fastidioso obbligo di interagire.

<< C'è stato un tempo in cui contavo sempre i miei passi, regolarmente, a ogni giro d'ispezione. >>

Le giornate trascorrono tutte uguali, raccontate con ricostruzione quasi maniacale, in prima persona dalla voce metodica di Michael e cadenzate da una routine di gesti quasi paranoici e claustrofobici, alle dipendenze ''dell'Organizzazione''.

Al lettore non è concesso sapere chi sia a capo di questa Organizzazione e da quanto tempo i due guardiani si trovino nel garage. I mesi trascorrono senza ''tempo'', proiettando i personaggi in uno spazio temporale in cui le settimane si sovrappongono formando uno strano puzzle  dove le tessere sono formate dai giorni di un calendario immaginario.  L'unica certezza è che, appena formato a dovere, dovrebbe arrivare un terzo guardiano a portare una ventata di novità, ma anche di timore, in quell'ambiente così piatto e perpetuo. Harry, dall'alto della sua longeva esperienza di Guardiano veterano lo sa.

D'altro canto, a che servirebbe un nuovo Guardiano se già loro due riescono a gestire egregiamente il proprio lavoro? 

<< L'Organizzazione dimostra che si fida di noi. Il nostro impegno non è passato inosservato. >>

Quindi, vista la buona preparazione ricevuta, se ancora non hanno mandato il terzo guardiano significa che il loro operato è talmente buono da non ritenere necessario il rinforzo di un terzo elemento. No, ora Harry sa con sicurezza che non sarebbe servito un terzo Guardiano.

Perciò tutto sarebbe rimasto così com'è e nulla avrebbe dovuto essere fuori posto. 

Nemmeno il lento stillicidio della cassetta del bagno!

La routine quotidiana prevede cinque ore di sonno a turno ciascuno, la ronda per controllare ogni angolo del seminterrato, il controllo delle munizioni delle loro pistole più quelle in dotazione,  ordinatamente raccolte in scatoloni e stipate in un'intercapedine ricavata tra i pilastri della struttura, il controllo delle videocamere di sorveglianza che da un po' di tempo sembrano non funzionare. 

Chissà perché il segnale non arriva più?

Nella routine quotidiana, Michel è riuscito a trovare, tra i rifiuti dei residenti una macchina del pane, imparando a produrlo (di nascosto dall'Organizzazione'') per integrare gli scarni pasti quotidiani rappresentati da una scatoletta di carne, spesso da dividere in due. 

Raramente qualche pietanza veniva gentilmente offerta dalla comparsata fugace e inespressiva del personale di servizio dei condomini. 

<< Tra me e lui, sul pavimento, c'è una macchia scura. Ancora scosso dagli avvenimenti, mi manca la forza per chiedermi cosa potrebbe essere. >>

La vita nel seminterrato è talmente destabilizzante che pure il volo di una mosca o un barattolo di marmellata di fragole destinato ai residenti e accidentalmente finito in terra, può  rappresentare un pericolo e al contempo la novità, quella di cui raccontare un domani ai nipoti.

Qualcosa però sta succedendo, proprio fuori dal garage, in una città ormai quasi deserta. 

I condomini da un po' di giorni sembrano presi da una strana frenesia, uno dopo l'altro stanno abbandonando il lussuoso palazzo. 

Fuggono, chissà dove, con le loro macchinone lucide e cariche di bagagli. Tutti, meno uno, l'inquilino sempre in nero, quello che, a questo punto, bisogna proteggere ad ogni costo, fino alla fine.

Ma la fine di cosa?

C'è una guerra in corso? 

Un disastro nucleare o sanitario? 

Perché là fuori respirano con le mascherine? 

Perché non stanno più arrivando i rifornimenti e il ragazzo del furgone ha delle semplici scarpe di gomma al posto di quelle fornite dall'Organizzazione? 

Forse i suoi vestiti borghesi sono a prova di proiettile? 

Meglio controllare, soprattutto le scarpe! Le scarpe possono nascondere immani pericoli!

 << Le autorità hanno dichiarato il coprifuoco; spareranno senza preavviso a chiunque si avventuri per strada di notte. I cecchini usano i silenziatori per non seminare il panico. >>

Il confronto tra Michel ed Harry diventa sempre più delirante, un crescendo di ansia e folli elucubrazioni, nelle quali viene messo a nudo l'essere umano e la sua fragilità psichica dopo un lungo periodo di prigionia.

Perché, anche se travestita da lavoro, di prigionia si tratta. Non nel palazzo in sé, ma nella propria mente che diventa un circuito in loop di gesti, pensieri e sentimenti, dove la realtà è allucinazione e il delirio è realtà.

Proprio come è capitato ad Harry, l'irreprensibile veterano e al flemmatico Michel ...

Topi!

A questo pensavo a fine lettura: Harry e Michel, due enormi toponi nascosti in un lugubre scantinato, pronti ad attaccare non appena ''odorano'' il pericolo. 

Due cavie sperimentali di un qualche progetto socio-scientifico non meglio identificato, chiuse in una prigione di metallo e cemento che altro non possono fare se non rosicchiare i muri, accontentandosi di qualche rifiuto della classe abbiente ed elucubrare su imminenti catastrofi apocalittiche.

Una sensazione polverosa e soffocante mi ha guidato nei primi capitoli, tanto da ritrovarmi, una notte, a rotolare tra le lenzuola in preda ad un sogno Kafkiano-Orowelliano, sentendomi un po' come Michel nel suo bozzolo angusto durante le ore di riposo.

Nonostante un primo impatto un po' opprimente, la lettura  scorre veloce, ''simil colpo di scena compreso'', incuriosendo il lettore grazie allo scenario esasperato, come in un'opera teatrale del nonsense. 

Un gesto, un pensiero, una descrizione sono spesso il riflettore dell'ironia celata dietro ai bizzarri rituali delle pedine di un gioco quasi sardonico.

Le battute tra i personaggi sono veloci, botta e risposta, pur rivestendo l'apparente lentezza delle scene tra personaggi dall'identità impersonale: il Guardiano, il ragazzo delle consegne, il residente.

Se ancora non lo avete letto, vi consiglio di lasciarvi guidare da Harry e Michel nei mille metri quadri di seminterrato, sotto le luci traballanti dei faretti, alla scoperta del loro microcosmo. 

Se riuscirete ad oltrepassare il tunnel d'entrata delle prime pagine, che bloccano un po' il respiro, scoprirete uno stile unico e irriverente, portentoso e coinvolgente che appagherà anche il lettore più esigente, alla continua ricerca di esperienze innovative, pur restando nella classicità dei grandi romanzi distopici.

Lascio però a voi scoprire cosa si cela nel mondo apparentemente piatto oltre le grate di aerazione del seminterrato, così come lascio a voi   capire se veramente l'Organizzazione sta pensando di mandare un nuovo Guardiano a difesa dell'ultimo residente.

Sono certa che il finale saprà stupirvi, come un bicchiere di whisky bevuto d'un fiato.

Buona lettura,

Tania C.














domenica 19 settembre 2021

Recensione CENTOMILA POLTRONE di Romano Montanari - Ed. AltroMondo -

 




CENTOMILA POLTRONE

La vera storia di Egidio Garbelli, pioniere del lavoro sostenibile per tutti

Romano Montanari

Ed. AltroMondo

Collana: Impresa d'impresa

Genere: Narrativa d'impresa

Formato: Brossura

Pag. 200

€ 16

link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/centomila-poltrone/



CONOSCIAMO L'AUTORE

Nato a Lugo di Romagna nel 1933, Romano Montanari consegue la Laurea in Scienze statistiche e Attuariali. Sposato, tre figli e quattro nipoti. Ha lavorato come ricercatore di marketing nel centro studi di una multinazionale statunitense; come consulente di organizzazione commerciale e marketing presso uno studio professionale; autonomamente si è occupato di business development sui mercati esteri. Nel 1994 ha fondato una società per la produzione di dispositivi medici seguendo le tecniche e metodiche dell'automazione totale.


TRAMA

Egidio Garbelli, durante una conversazione-intervista, ripercorre la storia della sua vita dall'infanzia passata in una casa rurale dividendosi tra giochi e lavoretti domestici , fino alla scalata al successo che lo vede diventare uno dei più esperti e grandi sostenitori del lavoro per tutti.
Sostenendo le idee orami consolidate di Paesi esteri economicamente più all'avanguardia, combatte battaglie su vari fronti politici, sindacali e sociali pur di sostenere e mettere in pratica la bontà delle sue idee.


IMPRESSIONI

Per questa copia cartacea di Centomila poltrone ringrazio la cara Alice di AltroMondo Editore che arricchisce le mie letture  dell'interessante collana dei pionieri.
Per chi mi segue da un po', sa che questa collana raccoglie le esperienze imprenditoriali di persone reali, che raccontano la loro scalata al successo partendo dalla spesso umile infanzia, sino a ricoprire incarichi manageriali di grandi imprese o a crearle dal nulla.
Anche per Egidio Garbelli il format è simile. L'uomo, conosciuto durante un evento privato di un amico in comune, si racconta a Montanari senza risparmiarsi, senza elemosinare aneddoti ed esperienze della propria vita e  Montanari riporta su carta la storia come fosse un romanzo, col suo stile scorrevole e accattivante, capace di incollare il lettore alle pagine anche solo descrivendo la procedura per filettatura di un dado per bulloni.

<< Come diceva mio nonno: " Quando il mangiare è assicurato..." >>


Egidio nasce nella campagna brianzola poco prima della Seconda Guerra Mondiale. La famiglia ha origini umili; coltivatori diretti da generazioni, fortunatamente non gli è mai mancato il cibo, autoprodotto contando solo sul lavoro delle proprie mani. 
Durante la  Guerra era ancora molto piccolo, ma ben ricorda i partigiani nascosti nella sua cascina per organizzarsi. Vista la posizione isolata in mezzo alla campagna, quella cascina era un ottimo nascondiglio: nessuno avrebbe visto e sentito nulla e, grazie al cielo, la zona non era di interesse per eventuali bombardamenti aerei.

<< Per quel ragazzo era meglio tentare un percorso più professionale per cercare di intraprendere un'attività come quella del padre; sarebbe potuto diventare un buon operaio meccanico specializzato. >>

Passato indenne il periodo bellico, Egidio finì il percorso delle scuole elementari. Nato mancino, i metodi poco ortodossi della maestra riuscirono a deviare la sua natura ma, proprio secondo la maestra, il ragazzo avrebbe pure dovuto smettere di studiare e imparare un mestiere perché, sempre secondo lei, non sarebbe stato in grado di proseguire gli studi, nonostante la richiesta della madre di farlo preparare da un insegnante privato per l'esame di ammissione alla scuola media. La maestra però fu irremovibile: l'unica aspirazione alla quale ambire era quella di diventare operaio, ma senza aspettarsi di più

A questo punto mi è salito un nervoso tale da dover stoppare la lettura per un po'. 
Ma quanto sono  grette e ottuse certe mentalità? 
Con quale diritto la maestra elementare, che da sempre ricopre il ruolo di educatrice, si era permessa, prima, di correggere la natura fisiologica di un bambino poi di denigrare il suo potenziale senza dargli una possibilità, invece di sostenerlo e spronarlo a cercare il giusto percorso per le sue capacità!
Credo che questo sia un ottimo spunto di riflessione, comparato alla trama del racconto. 
Ognuno di noi è più o meno capace in qualcosa, ma non per questo un insegnante deve permettersi di stroncarci la carriera scolastica, soprattutto se la voglia di imparare c'è. 
Se i numeri ci sono ostili ma in letteratura andiamo alla grande, perché non provare a diventare scrittore? 
Non capiamo nulla di poesie ma le lingue non hanno segreti? Il mondo è immenso e offre tante possibilità a chi è poliglotta. 
Le lingue ci creano una Babilonia in testa ma con matita e pennelli riusciamo a catturare l'anima del creato? Il mondo ha tanto bisogno di artisti! 
Mai fermarsi, mai distruggere i sogni di un bambino, perché, come ci svela Egidio, nel percorso formativo, è concesso anche il fallimento, senza vergona ma come punto dal quale ripartire per capire cosa vogliamo veramente!


Per fortuna non tutti i genitori danno ascolto ad un solo pulpito e non tutti i ragazzi sono arrendevoli. 
La voglia di imparare di Egidio era più forte e motivata di tutti i pronostici contrari e i suoi genitori erano propensi a dargli una buona formazione scolastica.
Da autodidatta e con la sola supervisione della madre, Egidio riuscì invece a prepararsi e a superare con successo l'esame di ammissione alle Medie. 

Che soddisfazione, avrei tanto voluto vedere la faccia di quella maestra! 

<<Conseguire quel diploma mi fece percepire la sensazione di aver raggiunto un traguardo determinante per entrare in un nuovo modello di vita che sentivo, nel mio intimo, molto responsabilizzante.>>

Superato egregiamente l'esame della terza Media, arrivò il diploma di Perito Industriale all'Istituto Feltrinelli, oggi fiorente Casa Editrice e dopo il diploma, sarebbe arrivata nel tempo la Laurea in Economia e Commercio alla Cattolica.
Il percorso non fu facile, ma per un ragazzo come Egidio era una grande soddisfazione essere riuscito a diplomarsi. Ora lo attendeva il mondo del lavoro e avrebbe dovuto iniziare a guardarsi intorno per capire come mettere a frutto i suoi studi e sostenersi gli studi universitari.
Dopo l'inserimento al lavoro, e qualche lavoretto monotono per sbarcare il lunario, decise che poteva ambire a qualcosa di più stimolante e cominciò ad integrare gli studi universitari con un lavoro all'Alfa Romeo.
Arrivò però il periodo di pit-stop Naja: diciotto mesi passati in Toscana. 
Il servizio di leva gli diede modo di proseguire i suoi studi, grazie ai compagni di corso dell'Università che gli inviavano appunti e fascicoli delle lezioni.
Il Generale dei Lupi di Toscana, venuto a conoscenza della sua abilità matematica, lo volle come insegnante privato per la figlia. Quel lavoretto extra fu una manna dal cielo perché gli avrebbe permesso di continuare gli studi in tranquillità  riuscendo a superare la sezione di esami annuali, di  guadagnare qualcosa e di istruire la ragazzina senza sforzo e senza toglierle il piacere di momenti di svago con le amiche.
Ripreso il lavoro all'Alfa Romeo, la sua intraprendenza lo vide spiccare nel reparto del mondo delle corse  e nel controllo della gestione tecnologica della Gilera , la casa di produttrice di motociclette, ma a causa della mala gestione americana, rinunciò all'incarico cominciando a cercare qualcosa di meglio.

Leggendo esce fuori il carattere curioso e intraprendente di Egidio, la sua caparbietà,  la risolutezza e, qualità forse più importante, l'umiltà di un ragazzo che si era formato da solo,  che lo ha continuamente  spronato a mettersi in gioco, a scapito di chi voleva vederlo piegato alla catena di montaggio.

<< Le diversità migliorano al vita anche nelle banalità... >>

Nel 1965 conobbe Mariagrazia, la futura moglie, presenza importante e di crescita per Egidio anche se con un carattere molto più risoluto e accomodante del suo. 
Donna caparbia e con le idee chiare, lo aiutò a migliorare. a crescere, ad essere più empatico e meno selettivo, a prendere in esame anche pareri discordanti dal proprio, perché tutto insegna. 
Con Mariagrazia vicino migliorò anche la vita quotidiana.
Diventato consulente organizzativo aziendale, le giornate lavorative erano spesso estenuanti, lo vedevano lontano da casa anche per parecchi giorni e lo rendevano partecipe anche di qualche piccolo incidente di percorso, ma Egidio non ha mai mollato la presa, restando sempre sulla cresta dell'onda, motivato a seguire il successo, soprattutto dopo qualche flop.
Nonostante le difficoltà, la voglia di migliorarsi non venne mai meno anzi, imparò ad ascoltare e trovare un punto d'incontro con chiunque incrociasse il suo percorso privato e lavorativo.
Adesso si che era sulla strada giusta per arrivare al successo in ogni ambito...

Ovviamente il racconto continua con le esperienze di Egidio ma se ve lo racconto tutto poi vi tolgo il piacere della lettura, quindi non vi resta che accomodarvi nel vostro angoletto letterario e cominciare questa nuova avventura imprenditoriale.
Una curiosità di questa storia è l'interessante glossario alla fine del testo, curato dall'autore in modo da aiutare il lettore a comprendere al meglio termini tecnici e aziendali.
Non spaventatevi, la lettura scorre via leggera, grazie anche ai capitoli brevi, ben descritti ed esaustivi. 
Tra un aneddoto divertente e un problema da risolvere, sono arrivata alla fine arricchita da una forte morale, o meglio due.
La prima morale che ho tratto da questa storia è che non tutti hanno avuto la fortuna di trovare una maestra elementare fantastica come la mia che, anche se non sono mai andata d'accordo coi numeri, non mi ha mi ha mai denigrato, anzi ha da sempre sostenuto la mia passione per la lettura, facendomi amare i libri tanto da farla diventare un "lavoro vero e proprio": grazie maestra Marta!
La seconda morale, collegata all'importanza di un buon insegnante ed una famiglia che ci sostiene, è che non bisogna mai abbattersi se non si riesce in qualcosa. 
La forza di volontà e l'aiuto di chi ci sta vicino, ci farà sempre trovare la strada giusta per migliorarci e proseguire il nostro cammino.
Non vi dico di più ma vi invito all'acquisto del testo augurandovi buona lettura. 
Vi aspetto alla prossima impresa pionieristica, perché i pionieri non finiscono mica qui...

Buona lettura,
Tania C.







sabato 18 settembre 2021

Recensione LA BOTTEGA DELLE ESSENZE di Erica Bauermeister - Ed. Garzanti -

 



LA BOTTEGA DELLE ESSENZE

Erica Bauermeister

Ed. Garzanti

Collana Narratori Moderni

Genere Narrativa Straniera

Formato Cartonato con sovraccoperta

Anno di pubblicazione: 2019

Pag. 352

€ 18,60

Versione digitale disponibile in tutti gli store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Erica Bauermeister
Foto da Garzanti

Erica Bauermeister è stata insegnante di letteratura alla University of Washington.

Insieme ai figli e al marito vive a Seattle, dove si è trasferita dopo aver vissuto due anni nell'Italia settentrionale.


TRAMA

<< Ogni profumo racchiude una storia. Se impariamo a proteggerlo, diventa parte di noi. >>


L'unica stanza della casa che ad Emmeline ha sempre ispirato una forte curiosità è il laboratorio del padre dove, su alti scaffali fanno bella mostra di sé numerose file di bottigliette.

Non sono comuni ampolle di profumo e nessuno deve toccarle: al loro interno custodiscono una piccola pergamena su cui sono impresse rarissime essenze: l’odore della pioggia in una mattina di temporale, il sentore del fumo nell’istante in cui fuoriesce dalla pipa, la dolcezza del miele di cui profumano le promesse di una madre. 

Emmeline ne è ipnotizzata: la curiosità la spinge a saperne sempre di più: quanto vorrebbe che il padre le raccontasse la storia di ciascuna ampolla e le insegnasse a catturare quei profumi! 

Ogni volta, però, il carattere chiuso e brusco del padre,  le impedisce di apprendere i segreti di quel mestiere e, soprattutto, di avere notizie di sua madre, la donna che l'ha messa al mondo e che  non ha mai incontrato. 

Ma l'improvvisa scomparsa del padre cambia tutto. 

Rimasta sola, Emmeline inizia a interrogarsi sulle proprie origini, sa che è giunto il momento di scoprire le sue origini e se ha altre radici oltre a quelle che ha imparato a conoscere. 

Per scoprirlo, però deve prima escogitare un modo di arrivare alle boccette dalle quali è tanto attratta e sciogliere il velo di  mistero che riguarda la creazione di quelle essenze. 

È consapevole che solo una di quelle ampolle potrà indicarle la strada giusta da percorrere per capire chi è davvero e trovare e abbracciare quella madre che è sicura esistere da qualche parte là fuori.

Dall’autrice di La scuola degli ingredienti segreti, bestseller mondiale grazie al passaparola dei lettori e alle recensioni entusiastiche della stampa internazionale, un nuovo romanzo lirico ed evocativo. 

La storia di una ragazza pronta ad attraversare i confini del cuore e dell’immaginazione per trovare la propria identità. 

Un inno al seducente fascino dei profumi che sanno risvegliare emozioni sopite e ricordi capaci di deviare il corso della nostra esistenza.


IMPRESSIONI

Ringrazio di cuore Linda di Garzanti che mi ha concesso l'opportunità di leggere La Bottega delle essenze, anche a due anni dall'uscita. I libri e le recensioni non passano mai di moda, soprattutto quando contengono magia e in questo romanzo la magia ci accompagna lungo il viaggio tra le essenze della protagonista.

Erica Bauermeister, dopo il successo de La scuola degli ingredienti segreti nel 2009, La casa dei destini intrecciati nel 2011 e L'arte di cucinare desideri, nel 2019 torna a scalare le classifiche editoriali con questo romanzo ricco di alchimia, drammaticità e sentimenti, riscontrando grande favore tra i suoi fans. 

Una nota speciale va alla copertina. 

Gioia per gli occhi e per l'olfatto, raffigura il bancone di un erborista, con ampolle, spezie, fiori e un pizzico di magia che lascia presagire il voluttuoso contenuto. 

Insomma, se avevate dei dubbi, questo libro vale già dalla copertina.

<< Noi esseri umani siamo fatti quasi interamente di acqua, a parte i massi dei nostri segreti. >>

Once upon a time Emmeline...

Chi di noi, sentendo improvvisamente un odore, non si è lasciato trasportare da ricordi tornati a galla magicamente.

Un luogo, una persona, un oggetto, un momento, un sentimento. 

Ogni cosa che ci circonda e che ha a che fare col mondo ha un proprio odore che stimola i nostri sensi, anche a distanza di decenni.

Quante volte abbiamo pensato a quanto sarebbe bello poter racchiudere l'aroma di un particolare momento della nostra vita per poterlo annusare in seguito, quando ne abbiamo più bisogno?

Questo era proprio il lavoro del padre di Emmeline: catturare gli odori su dei foglietti e rinchiuderli in ampolle sigillate con la ceralacca in modo da poterli ritrovare nel tempo, eternamente impressi in quei foglietti. 

<< Le bottiglie proteggono i foglietti, se le apriamo troppo spesso, gli odori scompariranno. >>

Ma gli aromi, così come i ricordi, sono eterei e labili. Non si possono imprigionare per sempre. Saranno loro a trovarci al momento giusto.

Lo aveva capito subito il burbero padre di Emmeline.

L'uomo, lasciata la moglie, quando la figlia era ancora molto piccola, si rifugiò con la bambina su un'isola deserta dell'arcipelago di Broughton, nella British Columbia, per portare a termine un importante esperimento sui profumi. 

L'isola, raggiungibile solo una volta al mese, durante le notti di luna piena, avrebbe protetto Emmeline dalla società cosmopolita, aiutandolo nella sua formazione di ''naso'' cattura essenze, facendola crescere in maniera semplice, a stretto contatto con i profumi della natura e lontana da ogni inquinamento.

Aveva inventato, quando ancora stava insieme alla madre di Emmeline, un macchinario che, partendo dal principio di scattar foto istantanee della Polaroide, avrebbe catturato su dei foglietti l'essenza di qualsiasi cosa presente sulla terra, materiale o spirituale e, una volta ''stampato'', avrebbe custodito il foglietto in centinaia di ampolle raccolte ordinatamente negli scaffali del capanno sull'isola. 

Quelle ampolline racchiudevano un tesoro prezioso agli occhi di Emmeline: l'essenza di ogni cosa, della vita stessa.

Non solo essenze materiali come quelle sprigionate dalla natura o dal fumo della pipa, ma anche odore di casa, di coccole, di felicità o odori acri come la paura, il disagio. Ogni singolo aroma era classificato in quelle allettanti boccette alle quali ad Emmeline non era concesso accedere, accrescendo in lei la curiosità verso quel mistero.

Un giorno, quando finalmente sarebbe stata in grado di creare le sue essenze, tutto avrebbe avuto un senso.

<< Non sai mai cosa può fare una sirena. >>

La vita sull'isola trascorse tranquilla, fuori dal tempo, quasi sospesa in un mondo fatato dove Emmeline e il padre raccoglievano molluschi, funghi, frutta selvatica e coltivavano un piccolo orto. 

Una volta al mese le sirene  lasciavano  sulla baia pacchi con generi di prima necessità e qualche sorpresa per la piccola, rendendo la vita sull'isola ancora più magica.

Ma la bambina, così come non aveva accesso alle ampolle, non aveva nemmeno il permesso di accedere alla scogliera e alla baia, il padre era stato tassativo!

Crescendo Emmeline cominciò a porsi le domande più naturali per una ragazzina: dove era la sua mamma e perché il padre non ne parlava mai evitando l'argomento in modo duro? 

Cosa c'era nel mondo fuori dall'isola e perché il padre non voleva che si avvicinasse a quella strana macchina cattura odori e alle boccette? 

La convinzione che quelle boccette potessero contenere le risposte ad ogni suo perché, crebbe con  lei finché un giorno,  dopo un litigio col padre, decise di distruggerle lanciandole dalla scogliera proibita.

<< Stava arrivando un cambiamento, ne percepivo l'odore. Somigliava al fruscio dei sogni prima del risveglio, la mattina. Quel delicato strattone ai fili della gravità mentre la marea lenta cambia direzione e inizia a trascinarti verso il mare aperto.

Fu quello il giorno in cui il padre scomparve tra le onde della scogliera per cercare di recuperare le preziose boccette e fu quello il giorno che segnò la  vita della nuova Emmeline.

Adesso non era più la bambina che correva felice sull'isola alla ricerca di nuove essenze. 

Non era più la bambina che festeggiava il compleanno il giorno dello spuntar delle viole.

Non c'era più il padre che ogni sera leggeva per lei le favole da quel libro consunto al quale alcune pagine erano state strappate senza saperne il motivo. 

Adesso avrebbe veramente dovuto contare solo su stessa e sul suo ''naso'', fare affidamento alle sensazioni che quella nuova nuova vita le avrebbe procurato.

Sola!

Era rimasta sola coi suoi sensi di colpa e da ora in poi avrebbe dovuto pensare a sé stessa, ai suoi boschi pieni di odori, ai molluschi da raccogliere ed essicare, alla legna da accatastare e alla sua mamma.

Ma il destino aveva progetti diversi per lei. 

Dopo aver distrutto le boccette e la macchina cattura odori e con la scomparsa del padre, i giorni si fecero bui e tristi, presa dallo sconforto la piccola si lasciò andare finché non arrivò qualcuno a salvarla da quell'oblio in cui era precipitata.

Emmeline, che ormai aveva circa tredici anni, per la prima  volta da che aveva ricordi, mise piede sulla terraferma, in una cittadina di una landa battuta dai venti del nord ma di una bellezza selvaggia, coi suoi cottage colorati e le piccole barche dei pescatori e dei rifornitori degli innumerevoli isolotti presenti nell'arcipelago.

La terraferma rappresentò la crescita di Emmeline, il suo debutto nella società moderna ed evoluta, dove il cibo era sempre presente in tavola ogni giorno, senza bisogno di procurarselo a mani nude nel bosco facendo scorta per il rigido inverno.

L'arrivo nella piccola cittadina la vide  affrontare il mondo della scuola e il contatto coi coetanei per la prima volta. 

Un mondo duro e difficile, non tanto per lo studio, il padre le aveva insegnato a leggere, scrivere e la scienza, sua materia preferita, quanto per l'approccio coi compagni. 

Invece di ricevere aiuto per integrarsi, la ragazza fu da subito vittima di bullismo da parte dei gradassi della classe. Presa di mira perché ''diversa'', veniva vessata e tormentata continuamente a causa del suo dono di catturare nuovi profumi.

<< Sentii l'odore del nervosismo su di lui, ma sotto c'era l'aroma di fumo di legno di ontano, pulito e sincero. >>

Se non fosse stato per Fisher, un ragazzo dai capelli rossi che le dimostrò da subito amicizia e protezione, Emmeline avrebbe smesso di frequentare le lezioni.

Si trovava così bene con Fisher, forse perché, come lei, anche lui era diverso, sensibile e sapeva leggere l'anima delle persone come lei sapeva leggerne gli odori. 

Grazie a Fisher diventò adulta e scoprì sé stessa, la sua essenza più intrinseca. 

<< ''Segui il tuo naso, Emmeline.''

Erano le parole di mio padre, ma la voce che sentivo nella testa era la mia. >> 

Insieme alla consapevolezza di sé arrivò anche il momento di mettersi alla ricerca delle proprie origini, di quella madre della quale non sapeva nulla ma che in cuor suo sapeva essere viva in qualche posto e che presto avrebbe trovato e finalmente avrebbe potuto non solo abbracciarla, ma scoprirne quell'aroma di miele caldo così tipico delle mamme.

Aveva già tutto in mente. 

Tutto programmato e studiato punto per punto coi pochi indizi che aveva. 

Solo una volta trovata la madre avrebbe potuto lasciarsi andare, risolvere i suoi dubbi, dare tutte le risposte alle domande alle quali il padre non aveva mai voluto rispondere. Quel padre che le mancava così tanto e che lei aveva spinto tra quelle onde per recuperare le ampolle perdute per sempre, quel padre che le aveva sempre mentito e tenuto nascosto importanti segreti.

Ma lo scontro con la realtà non fu poi  così dorato e profumato di torta di mele e cannella come aveva immaginato.

A volte la realtà gioca scherzi poco simpatici, mettendo a dura prova il cuore e la logica.

E allora non rimane che lasciarsi guidare dai profumi per trovare la via giusta...

Questa è la storia di Emmeline, ovviamente molto più ricca di emozioni e sensazioni che potrete ritrovare leggendo.

La bottega delle essenze è un romanzo che ho letto d'un fiato, togliendo ore al sonno.

Ne ho assaporato ogni pagina che mi ha ispirato, metaforicamente, le quattro stagioni.

L'estate, ricca di colori, come la vita in libertà sull'isola, coi suoi profumi rossi e gialli di sole, di sale, di gaultheria e mirtilli rossi; 

l'autunno, dolce e malinconico come il ricordo del padre scomparso, dai profumi aranciati, avvolgenti e speziati, di legna che arde sul fuoco, funghi e mele alla cannella;

l'inverno, che segna il difficile percorso di Emmeline dopo l'arrivo in città, col profumo argenteo e metallico  della pioggia fredda che pizzica il naso e fa lacrimare gli occhi;

la primavera, simbolo di rinascita e di nuova consapevolezza, nuove prospettive, desideri finalmente realizzati, con un profumo verde brillante di rugiada e di fiori di melo, di erba tagliata e menta, di viole.

Per chi conoscesse già l'autrice sarà facile ritrovare lo stile calmo e pacato, soave, che prende il lettore per mano conducendolo fino alla fine, quasi ipnotizzato dalle emozioni.

Per chi invece non conoscesse ancora Erica Bauermeister, è questo il momento giusto per farlo, magari proprio con La bottega delle essenze.

Se amate i profumi e i ricordi ad essi legati, se amate i paesaggi nordici aspri e selvaggi, non potrete fare a meno di conoscere Emmeline e il suo dono speciale, sono sicura che gli animi più romantici e spirituali ne saranno estasiati.

Unica raccomandazione, durante la lettura è d'obbligo accoccolarsi in poltrona, accendere un incenso alla cannella e lasciar vagare la mente nella scia aromatica.

Buona lettura,

Tania C.








giovedì 16 settembre 2021

Recensione LE VITE DI PRIMA di Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella - Ed. KAPPA VU Editore -

 






LE VITE DI PRIMA

( La vera storia di Giovanna la Turca )

Daniela Galeazzi

Giuseppina Minchella

Ed. KAPPA VU Editore

Genere Narrativa

Formato Brossura

Pag. 248

€ 17

Link per l'acquisto https://shop.kappavu.it/prodotto/le-vite-di-prima/


CONOSCIAMO LE AUTRICI

Pur intraprendendo percorsi differenti, Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella hanno scoperto quanto sia piacevole scrivere insieme, accomunate da una forte amicizia e dall'affinità letteraria.

Da questo sodalizio, nel 2015  nacque L'abiura, edito da Kappa Vu, che narra le vicende di un soldato olandese attraverso l'Europa del Seicento.


TRAMA

La vita di Giovanna la Turca narra la vera storia di una bambina che appena a sei anni venne catturata dalla nave del padre durante una scorribanda corsara.

Da quel giorno, per tutti, Giovanna diventa la turca Avagadun, concubina dell'harem del gran visir.

Nel racconto della sua vita viene messo in evidenza il suo lungo e continuo peregrinare da Istanbul a Cefalonia, a Corfù, a Zante, a Venezia e infine a Roma.

In parallelo prendono vita anche le storie di tante persone che ci mostrano uno spaccato realistico della vita nella seconda metà del Seicento..


IMPRESSIONI


<< La protagonista di questo romanzo è realmente esistita. La narrazione trae ispirazione da una storia conservata nelle carte processuali del Sant'Ufficio di Venezia e di Roma. >> 

Un po' di tempo fa Le vite di prima mi arrivò in un bel pacco da parte di Giuliano di Kappa Vu Edizioni.

La mia attenzione venne subito attirata dalla preziosa copertina che raffigura uno splendido stucco dell'architettura moresca. La trama poi mi rapì del tutto.

Divorai le pagine con la vorace curiosità di chi conosce i luoghi descritti ed è alla ricerca di nuovi aneddoti e storie.

<< Sono la figlia di un grande corsaro di Livorno. Avevo solo cinque anni quando per un capriccio del caso è morta mia madre e sei quando è morto mio padre. Quel giorno ero con lui sulla sua nave e siamo finiti, io e due dei miei fratelli, nelle mani dei turchi. >>

Giovanna la Turca era una bambina dalla bellezza esotica, nata e vissuta a Livorno, verso la seconda metà del Seicento.

Fino all'età di sei anni Giovanna crebbe libera, amata dalla famiglia e adorata dal padre che spesso la porta con sé durante i suoi lunghi viaggi col suo veliero.

Il padre di Giovanna era un corsaro, all'ordine del giorno, durante le lunghe navigazioni si trovava a dover combattere per difendere il suo veliero e l'equipaggio da feroci attacchi  dei pirati.

Proprio durante una di queste violente scorribande Giovanna, che aveva solo sei anni, venne rapita dai pirati turchi e il padre venne brutalmente ucciso mentre uno dei due fratelli, quello maggiore, riuscì a salvarsi e, nel tempo, a diventare un potente corsaro.

La bambina si ritrovò lontana da casa, a vivere sul veliero del suo rapitore crescendo selvaggia e ardita, forgiata dal salmastro delle onde che la circondavano e iniziata alla pirateria.  

<< Quando arriva il tuo momento, non lasciartelo     scappare. >> 

Proverbio turco.

Col passare del tempo la sofferenza per la morte del padre e il distacco dalla terra natia si affievolirono e Giovanna  si ritrovò venduta al visir di Istanbul che non aveva ancora dieci anni, rinominata Avagadun. 

Il visir morì presto, data l'avanzata età per l'epoca,  e la bambina divenne proprietà del figlio, il pascià, il quale non appena seppe che la piccola diventò donna, varcò la linea di confine tra infanzia e pubertà, derubandola dell'innocenza che i bambini dovrebbero preservare sino all'età adulta.

La vita nell'harem scorreva placida, fuori dal tempo e dal mondo. Giornate tutte uguali si susseguirono scandite da quel tempo che sembrava non passare mai. 

Il giorno in cui Avagadun venne scelta dal pascià come sua favorita, ottenne il rispetto di tutte le altre donne dell'harem che si prodigarono a darle consigli per affrontare le volontà del pascià. Non avrebbe dovuto essere ritrosa, anzi avrebbe dovuto fare di tutto per compiacerne la virilità leggendaria. In cambio avrebbe potuto ottenere molti favori, denaro e addirittura un buon matrimonio con un funzionario di palazzo. E per una ''schiava'' era un buon compromesso.

Pur conoscendo bene la realtà dei paesi mediorientali, non ho potuto far a meno di rabbrividire per la sorte della piccola Giovanna, strappata agli affetti della famiglia, alla sua terra, costretta a vivere come un pirata e poi venduta come una bestia al miglior offerente, sballottata da una nazione all'altra, come un pacco scomodo.

È aberrante anche solo lontanamente pensare a quanto poco valesse, e poco continua a valere, la vita di una donna in alcuni paesi del mondo. 

La sfortuna di nascere femmina in certi paesi, ha segnato da sempre e per sempre la vita delle bambine, cresciute senza cultura, senza amore e spesso senza identità. 

Il corpo come involucro, uno scudo da vendere al miglior offerente per un pezzo di pane o per aver salva la vita.

La sopravvivenza diventa una lotta estrema, ogni piccola conquista è un tesoro da custodire gelosamente, lontano da occhi prepotenti e cattivi, occhi che spesso erano incastonati in volti familiari, che avrebbero dovuto dare protezione ad una bambina.

<< Prima Giovanna, poi Avagadum, poi Maria. Nella mia vita ho cambiato più nomi che scarpe. Ti chiamano e neanche ti giri, pensi a come ti chiamavano tua madre, tuo padre, i tuoi fratelli e ti viene da piangere. Vorresti gridarlo a tutti che tu sei un'altra. Ti strappano la vita. >>

Giovanna diventò adulta peregrinando prima come schiava in Turchia, poi in Grecia e di nuovo in Italia,  ma mai veramente libera. 

Tornata in Italia, pensò di aver finalmente trovato la pace e l'amore tra le braccia di un nobile veneziano che le promise di sposarla.  

Ed era tutto già pronto. 

Era bellissima col suo abito elegante, la sua figura mediterranea piena e prorompente, pronta a giurare fedeltà e rispetto al futuro marito.

Ma come in tutte le storie che si rispettano, la ''matrigna'' cattiva tramava alle spalle e Giovanna si ritrovò per l'ennesima volta venduta alla ''legge'', perché le sue origini avrebbero infangato il buon nome della nobile famiglia veneziana.

Giovanna, col suo carattere forte, la sua caparbietà e il suo spirito corsaro, riuscì a superare i giorni più crudeli della schiavitù, della povertà e della fame, la prigionia, il disprezzo della gente e le umiliazioni, ma nonostante tutto e anche se tutto aveva un alto prezzo da pagare, riuscì a trovare anche l'amore, l'amicizia, protezione e uno spiraglio di libertà, a costo di sporcarsi le mani...

Il romanzo è narrato in prima persona dalla voce di Giovanna; ho scelto di mantenere il suo nome, se pur con l'amaro in bocca, per non insabbiare le sue origini italiane e la sua essenza più pura. 

La donna, ormai non più giovane e senza più nulla da perdere, si racconta, quasi come una confessione, senza tabù, senza risparmiarsi, in un crescendo di emozioni contrastanti ma sincere, tirando fuori tutto il marcio, ma anche il buono del suo lungo percorso burrascoso.

Mette in tavola tutto ciò che ha sempre avuto e che nessuno le ha potuto togliere, sé stessa col suo bagaglio ingombrante di esperienze, senza giustificare troppo il suo vissuto e, credetemi, in certi situazioni, giustificare le proprie scelte non  serve!

Lo stile delle autrici è semplice, forte ma scorrevole senza mai essere volgare, nemmeno nelle scene più crude.

Trascina il lettore nella storia, quasi come in una fiaba de Le Mille e una notte, anche se la realtà  descritta è  molto diversa, incollandolo alla poltrona fino alla fine, che lascerà di stucco, ben lungi dai  pronostici fatti durante la lettura.

Se poi si pensa che Giovanna è realmente vissuta ed ha subito veramente tutte quelle disavventure, la lettura diventa ancora più interessante.

Di questo romanzo ho apprezzato ogni pagina, ogni sentimento e ogni profumo, anche quello più sgradevole. Ho trovato molti spunti su cui riflettere, tra tutti uno che mi sta a cuore: la donna soggiogata dal delirio di possessione dell'uomo. 

Questa storia, se pur molto antica, è sempre di attualità, partendo dai fatti di cronaca dell'Afghanistan per arrivare al perpetuo femminicidio che da mesi ci sta attanagliando.

La speranza è quella che le battaglie condotte da tutte le Giovanna del mondo non siano state vane, ma possano servire da spunto per trovare la voce e la forza di reagire e di mettere la parola fine alla schiavitù fisica e morale.

Una lettura interessante e piacevole che consiglio non solo a chi ama la storia, ma anche a chi vuol conoscere la realtà della Turchia ai tempi dei pascià. Un paese e una realtà che nulla avevano a che vedere con le fiction stucchevoli col ''bellone'' tanto di moda.

Buona lettura,

Tania C.








mercoledì 15 settembre 2021

Recensione IL TRAGHETTATORE Cuori in transito - di Annalisa Menin - Ed. Giunti

 



IL TRAGHETTATORE

Cuori in transito

Annalisa Menin

Ed. Giunti 

Anno pubblicazione 24/03/2021

Formato Brossura con bandelle

Pag. 432

Collana A

€ 14,00

Formato ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Annalisa Menin è nata a  Venezia ma naturalizzata americana. Imprenditrice esperta di Branding e Comunicazione, scrittrice, dal 2006 vive a New York.

Il giorno dopo il suo trentesimo compleanno perde il marito e da quel giorno prende il via il lancio del blog Il Mio Ultimo Anno a New York, nel quale racconta la sua storia  nell'omonimo libro, e fonda la sua agenzia creativa Octonano.

La sua iniziativa benefica Remembering Marco, aiuta molti giovani studenti italiani pronti a vivere il Sogno Americano.


TRAMA

Anna Venier è una giovane veneziana di trentatré anni che vive a New York da dieci anni. 

È coraggiosa e determinata, intraprendente, nonostante la vita le abbia riservato fin troppi alti e bassi. Il più devastante di tutti è stata la morte dell'amato marito Marco, il marito. 

Dopo tre anni di lutto, Anna ha deciso che è arrivato il momento di rimettersi in gioco, anche sentimentalmente...

Ma la famosa dating scene newyokese è tutt'altro che semplice, tempestata com'è di uomini che appaiono e scompaiono in un baleno. 

Poi, cosa cercare in una relazione quando si è già vissuto il grande amore?

Dopo appuntamenti non andati a buon fine, uscite con le amiche e lunghe telefonate notturne con l'amica più stretta e confidente, ecco che Ale trova l'idea del Traghettatore, un uomo che darà un passaggio ad Anna verso un nuovo capitolo della sua vita. Come trovare la persona giusta?

Sullo sfondo di una New York vera e maestosa Anna, tra mille domande, incertezze ed entusiasmi, si ritroverà a destreggiarsi tra possibili traghettatori ed un nuovo e importante progetto di lavoro, quello che potrebbe darle la svolta nella carriera. Non prima di aver zittito quella vocina interna che la vorrebbe triste e sola.

Prima o poi, nella vita, tutti hanno bisogno di un traghettatore, che sia per amore, amicizia o lavoro, e non bisogna aver paura  di dimostrarci per ciò che siamo veramente poiché, alla fine, sono solo le emozioni.


IMPRESSIONI


Ringrazio  Giunti Editore che mi ha gentilmente offerto la bellissima copia cartacea di IL TRAGHETTATORE Cuori in transito.

Un romanzo che nasce dalla penna e dal vissuto di Annalisa Menin, un'autrice che non conoscevo ma che mi è arrivata dritta all'anima.

Oltre alla storia intensa e forte, di questo libro mi ha colpito molto la copertina. Rilassante, nei toni del verde Tiffany, con bellissimo skyline di New York e un'adorabile barchetta che trasporta un cuoricino rosso. Rosso come la passione, pronto per essere traghettato verso nuovi orizzonti.

Una particolarità del romanzo, molto simpatica, è che al suo interno si trova un foglio di carta per origami rosso fuoco, per costruire la propria barchetta ''traghettatrice''.

Personaggi principali della storia sono Anna, nata in provincia di Venezia, ma ormai da tempo cittadina americana, Marco il giovane marito deceduto il giorno dopo il trentesimo compleanno di Anna, a causa di un male che lo ha divorato in poco tempo, Ale la migliore amica e confidente di Anna, nonché valido braccio destro e Alvise Pisani, un eccentrico artista, che incrocerà la strada lavorativa di Anna e Ale.

I personaggi in sottofondo sono le amiche di Anna e Ale, un traghettatore narcisista, parrucchiere di Anna, Rafa un possibile traghettatore, amico di Anna e Marco e Lucia, la fidata segretaria di Alvise.

<< Devo dire che mi sono arresa abbastanza facilmente...

Finché un giorno, dal nulla, compare lui ... >>

L'anima di Anna è divisa in due: Anna paura e Anna Rock.

Dopo la morte di Marco, Anna paura ha lottato con tutta sé stessa per andare avanti. Si è buttata a capofitto nel lavoro, si è stretta alle amiche e alla città che lei e Marco avevano scelto per formare la loro famiglia, New York.. Sono passati tre anni duri, dove le giornate no forse avevano superato quelle più spensierate. 

La paura di Anna paura era quella di dover continuare a difendere il proprio intimo, il proprio vissuto. 

Anna non voleva permettere a nessuno di trovare la chiave d'accesso al suo dolore profondo. Ma adesso tutto stava cambiando.

Adesso era arrivato il momento di reagire, non poteva vivere di solo  lavoro e grattacieli. 

Anna rock aveva bisogno di sentirsi di nuovo viva e ''libera''. Marco stesso non avrebbe voluto vederla in un angolo a rimuginare su quanto la vita era stata ingiusta.

Così, dopo aver conosciuto a New York un affascinante romano, il Commercialista, Anna decide di volare a Roma per passare un po' di tempo con lui e buttare le basi per la nuova sé stessa.

Dopo un estenuante volo, Anna odia volare, Roma si svela ai suoi occhi così come il Commercialista. 

Appena arrivata scopre che l'uomo ha un figlio del quale aveva accuratamente evitato di parlarle. 

Come se non bastasse il ''marpione'', così definito da Ale, le svela che proprio quella sera non sarebbe stato con lei perché la Roma giocava e la Roma veniva prima di tutto! Caro lui, aveva anche provato a cercare un biglietto per Anna, ma era tutto sold out.

Non doveva essere delusa, lui l'avrebbe accompagnata all'hotel che le aveva prenotato e, dopo la partita, sarebbe passato a prenderla per una cenetta!

Perplessa, rimuginando sul motto del suo blog ''Should i stay or should i go, I go  fu la decisione.

Archiviato il marpione e tornata a New York, Anna non mollò, decidendo di continuare a cercare di condurre una vita piena e appagante, anche nel campo sentimentale. 

Non senza l'appoggio dell'amica Ale, pronta a sostenere la tesi che per Anna servisse urgentemente un ''traghettatore'', un uomo che avrebbe dovuto ''accompagnarla'' verso l'amore, verso l'uomo giusto senza mettere troppo in gioco i sentimenti. 

Nonostante dubbi e reticenze, Anna si lasciò convincere che l'amore verso Marco non sarebbe mai venuto meno, che sarebbe stata in grado di amare un altro uomo in  modo diverso se pur ugualmente intenso.

Comincia così una tragicomica ricerca del traghettatore, nelle vesti di parrucchiere narcisista che si diverte a giocare con la sua anima o di qualche bello e dannato ma intenzionato solo all'avventura di una notte.

<< Time waits for no one>>  

La donna, sempre più sconfortata dal genere di uomini che si incontrano oggi per il mondo, sta quasi per lasciar perdere il discorso traghettatore, quando Rafa, un carissimo amico di Marco, le dona tutto il suo appoggio proponendosi come traghettatore per cercare di rimettersi in carreggiata, di andare avanti e ricominciare una nuova vita, in quello che sarà probabilmente il suo ultimo anno a New York.

Mentre l'amicizia tra Anna e Rafa stava diventando ogni giorno più stretta e intima, Ale invitò l'amica ad una mostra di pittura con la scusa di crearle nuove opportunità di lavoro per la sua carriera da organizzatrice di eventi.

Dopo le prime reticenze, Anna si recò di buon grado alla mostra che si rivelò  interessante, soprattutto dopo aver notato un particolare quadro dipinto da un quotato artista: Alvise Pisani.

Artista stravagante, tutto d'un pezzo, fermo sui propri punti, chiuso ed enigmatico ma innovativo, Alvise entrò nella vita di Anna in punta di piedi, stravolgendola.

La frequentazione con Alvise  divenne una girandola di esperienze sempre diverse ed emozionanti, facendo crollare le sue certezze come castelli di sabbia lambiti dalle onde ma, proprio grazie ai dubbi e alle paure da superare, ogni giorno si presentava l'occasione per rimettersi in gioco sfidando sé stessa e le proprie possibilità.

Alvise si rivelò un caleidoscopio di sorprese e placido mistero, di brio misto a tranquillità, tanto che fu naturale per Anna, lasciarsi trasportare dal quell'insolito traghettatore così flemmatico e molto più grande di lei. 

Anche se spesso quell'uomo sembrava essere così indifferente e distaccato, perso nel suo  passato ingombrante ed enigmatico.

<< E mi lascio andare a lui. Totalmente. >>

Era Alvise il Traghettatore della felicità? 

Era davvero pronta Anna a spiccare il salto nel buio di un futuro all'insegna delle sorprese, dell'imprevisto, dello stupore e dell'ignoto che l'artista le stava offrendo?

O forse sarebbe stata meglio la routine del rifugio sicuro e tranquillo del caldo abbraccio di Rafa, l'amico di sempre, pronto a tendere una mano nei momenti di sconforto?

<< Sono tutti felici gli altri? Oppure siamo tutti cuori in transito, in perenne movimento?. >>

Ovviamente lascio a voi scoprirlo, pagina dopo pagina, fino alla fine, che per Anna sarà solo l'inizio...

Annalisa Menin ha scritto questo romanzo prendendo spunto dalla propria vita, in seguito all'auto pubblicazione di una sorta di prequel ''Il mio ultimo anno a New York'' in cui racconta del suo arrivo nella Grande Mela, l'incontro con Marco, che all'inizio la respingeva e la sua scalata nella carriera.

Il Traghettatore Cuori in transito, è un romanzo fresco, innovativo e frizzante, dove la drammaticità del lutto da superare diventa punto di forza della storia, rendendola vera. 

Lo potete tranquillamente leggere come autoconclusivo, a meno che Anna non abbia veramente trovato il suo traghettatore e si sia decisa a restare a New York...

Nell'attesa di prossime notizie da parte di Anna, non mi resta che augurarvi buona lettura lasciandovi cullare dal dolce rollio di un traghettatore misterioso.

Buona lettura

Tania C.





Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...