Visualizzazione post con etichetta #amore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #amore. Mostra tutti i post

sabato 19 dicembre 2020

Recensione IMPROVVISAMENTE di Lino Perini - Ed. AltroMondo Editore -

 




IMPROVVISAMENTE

Lino Perini

Ed. AltroMondo Editore

Prima pubblicazione Marzo 2020

Formato Brossura

Collana Mondo di oggi

Genere Narrativa

Pag. 131

€ 13

Link per l'acquisto dal sito

https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/improvvisamente/



CONOSCIAMO L'AUTORE

Nato a Mira nel 1955, Lino Perini vive a Dolo, località sita tra Venezia e Padova, nella Riviera del Brenta.

Corrispondente per Il Gazzettino, è stato pubblicista e collaboratore di varie testate giornalistiche e direttore di periodici.

Oltre ad aver pubblicato alcuni romanzi, racconti brevi e poesie, racconti storici e sportivi e biografie, Improvvisamente è il suo settimo racconto pubblicato.

Nel 2006 pubblica il suo primo libro, Il sogno di una vita, seguito nel 2008 da L'Anima rubata , nel 2012 Ossimori, nel 2013 Orchidee e ninfee, nel 2014 Oltre il silenzio.

Nel 2017 esce Amore Impossibile.


TRAMA


A quasi cinquant'anni Marco, docente, per la seconda volta nella sua vita, prova il dolore di una rottura sentimentale.

Con l'anima a pezzi, cerca aiuto rivolgendosi all'amico psicologo Andrea.

La vita, però, ha altri progetti lui. Inattesi e improvvisi.


IMPRESSIONI

Improvvisamente è catalogato come racconto, ma si può considerare un breve ed intenso romanzo sentimentale e di rinascita.

Mi è arrivato in un bel pacco sorpresa grazie al pensiero sempre attento e gentile della cara Alice di AltroMondo Editore che ringrazio per la stima che mi riserva da quasi due anni, per me è un onore vedere che il mio lavoro viene apprezzato. 

Leggendo questo racconto è stato facile immedesimarmi in Marco, il protagonista. 

Chi di noi non ha mai provato la rottura di una storia nella quale avevamo investito tutte le nostre risorse? 

A tredici anni, come a cinquanta, è sempre sconvolgente mettere la parola fine a quello che credevamo dovesse durare ''per sempre''. Cambia l'età, cambia il modo di vivere il sentimento verso il partner, ma l'amore resta invariato nel suo significato più puro. 

E quando l'amore finisce può essere devastante, lasciandoci col cuore vuoto e con l'idea che in futuro saremo incapaci di amare di nuovo, di provare ancora quel battito d'ali nello stomaco che sfocerà nell'innamoramento rendendoci la vita piena e stimolante.    È come essere risucchiati in un buco nero, tutto ci sembra fuori dal nostro essere, inutile e irreale, come vivere sospesi in una dimensione parallela dalla quale vediamo dall'alto lo scorrere dei nostri giorni grigi e ''inutili''. Ci sembra che tutto cospiri alle nostre spalle, tutti sono felici insieme al proprio compagno mentre noi soffriamo nel nostro bozzolo di indifferenza e solitudine. Nessuno sembra voler capirci, nessuno sembra volerci aiutare veramente, capaci solo di attaccarci insistendo su quanto la nostra storia fosse sbagliata o ormai giunta al cul-de-sac, senza più vie d'uscita.

<< Non ti capisco. Io sto soffrendo come un cane  e tu mi dici che è stato meglio così. >>

                                             

Marco, per la seconda volta nella sua vita ha appena chiuso una storia d'amore importante, nella quale credeva. La donna che ama lo ha lasciato e adesso l'amico  Andrea, quello che avrebbe dovuto tirarlo su di morale, ci mette il carico da undici sproloquiando su quanto lei fosse narcisista e per nulla adatta a lui. Ma cosa ne sa Andrea, perché tutte quelle parole taglienti che fanno più male di una stilettata? Perché vuole costringerlo ad uscire invece di parlare a casa, di aiutarlo a trovare un modo per farla tornare?

Andrea è uno psicologo che conosce bene quanto possa essere deleterio per una persona lasciarsi andare dopo aver chiuso una storia. Marco ha lasciato che il mondo gli crollasse addosso, ritrovandosi in uno stato semi vegetativo che lo sta annullando come persona. Rinchiuso in una casa-regno del caos, barba incolta, capelli sporchi, lattine e bottiglie di birra sparse ovunque.

Non venitemi a dire che nessuno di noi non ha mai passato un periodo così dopo una rottura. Quel periodo durante il quale vogliamo solo chiudere il mondo fuori e lasciarci andare agli eventi, apatici e arruffati. Tutto arruffato: i capelli, i pensieri, il cuore.

Andrea sa che Marco deve salvarsi da solo, ma un piccolo aiuto ci vuole, perciò lo sprona a darsi una ripulita e ad uscire, così potrà raccontargli quello che è successo con la donna che ama.

Per Marco è difficile chiamare Giulia per nome, quasi come se non nominandola, potesse esorcizzare il dolore della perdita. Capita spesso, quando la ferita è fresca e dolorosa, rivolgersi all'ex usando epiteti poco civili o addirittura relegandolo nell'anonimato di ''lui o lei''. Come se quel pronome avesse il potere di dissociarci dalla storia con tutte le sue complicazioni.

Ma i ''lutti'' vanno elaborati per poter proseguire, e Andrea sprona Marco a prendere atto che per liberarsi del peso che lo sta schiacciando sarà molto meglio chiamare la ''paura'' col proprio nome invece di edulcorarla con pillole che si riveleranno ancor più amare.

Facendo uno sforzo Marco inizia a raccontare che Giulia, dopo due anni di fidanzamento, la settimana prima, nella neutralità di un bar e senza nemmeno guardarlo negli occhi, lo aveva lasciato perché aveva incontrato un altro.

Probabilmente un uomo che può darle tutto quello di cui non è in grado Marco, ne è sicuro.

Cercando di capirne di più, Andrea gli domanda se lei avesse mai fatto trapelare qualche atteggiamento che facesse pensare ad un nuovo incontro. Lei che era così egocentrica e narcisista. 

Ultimamente era un po' cambiata, ammette Marco, ma mai avrebbe pensato ad un altro uomo e Giulia non aveva voluto chiarire come fosse potuto succedere.

Con il comportamento tipico di chi ancora è innamorato e non vuole ammettere la fine, Marco la difende, incolpandosi che se lei è arrivata al punto di tradirlo, è solo a causa sua, in lui c'è qualcosa che non va.

Quanto fa male però sentirsi dire da Andrea che Giulia non lo amava, altrimenti avrebbe cercato di risollevare il loro rapporto invece di cercare nuovi stimoli altrove.

Se mi permettere una piccola divagazione dal racconto, posso dirvi che è vero, fa male essere messi davanti alla verità ma, col senno del poi delle esperienze vissute, credo che se una persona arrivi al punto di cercare nuove avventuri al di fuori della propria relazione, ci sia ben poco da poter aggiustare. Sarebbe invece importante, per la salute psicofisica di entrambi e per rispetto all'amore vissuto, rendersene conto e chiudere la relazione prima di commettere l'irreparabile.

Andrea ha vissuto una situazione analoga a quella di Marco, una storia che era diventata un'ossessione. Non senza difficoltà ha preferito chiudere la storia, sperando di uscirne senza soffrire ulteriormente, ma così non è stato e, ora che si è confidato con l'amico, si sente in difficoltà perché crede di averlo demoralizzato ancora di più raccontandogli la sua esperienza con Stefania.

<< Dovremmo essere il sesso forte ma forse il mondo è cambiato, a soffrire d'amore sono ora più gli uomini che le donne, o forse tutti soffrono ma ognuno vede solo la sua angoscia. >>

Il racconto di Andrea invece è proprio quello che serve a Marco. Grazie alla sua storia ora sa che deve reagire, guardare avanti perché sa di non essere il solo a soffrire per amore. 

Da quel giorno di confidenze la vita di Marco sembra riprendere lentamente la propria routine finché, un giorno di fine anno, viene convocato in Commissariato perché Andrea ha preso a pugni un certo Agostini. Conosceva la vittima? Era vero che era amico di Andrea?

No, Marco non conosce Agostini, non ne ha mai sentito parlare ma è amico di Andrea Barbieri ed è curioso di conoscere le motivazioni della zuffa. Agostini ha infatti denunciato Andrea, ma il magistrato farà cadere l'accusa perché le ferite riportate dalla vittima sono lievi. Il poliziotto non può raccontare nulla di più a Marco, ma lo potrà fare Andrea che lo attende nella saletta dei colloqui.

Le motivazioni di Andrea sono forti: stanco di essere sempre il confessore di tutti, di essere quello amico, amato da tutti, per poi essere deriso e compatito per la sua bontà, voleva provare per una volta ad essere odiato. Forse se la gente avesse cominciato ad odiarlo avrebbe ottenuto il rispetto e considerazione. Forse essere odiato avrebbe potuto dargli più gioia che essere amato.

Per Marco quella rivelazione è uno shock, si scusa con l'amico per non avere capito subito il suo malessere interiore. Invece di stargli vicino e aiutarlo, lo aveva sfinito coi suoi problemi da adolescente alla prima cotta. Adesso però è pronto ad aiutarlo ed ascoltarlo, l'amicizia è anche questo, venirsi incontro nei momenti di difficoltà.

Contrariamente a quanto pensa Marco, Agostini non è il nuovo amico di Stefania (anche se tutto è successo a causa sua), ma uno psicologo poco attendibile che gestisce un centro di recupero per tossicodipendenti. Andrea ha in cura uno degli ospiti ma, nonostante abbia cercato di farlo uscire dalla dipendenza, non c'è riuscito, fallendo nel suo lavoro di terapeuta.

Il giorno della zuffa, il paziente si presenta nello studio in piena dipendenza, aggredendolo verbalmente. Per paura dell'irreparabile Andrea chiede un TSO. Arrivati i sanitari e i Carabinieri, il paziente perde del tutto le staffe e la situazione degenera finendo in rissa, così i Carabinieri sono costretti a bloccarlo e a portarlo con forza in clinica. Agostini, arrivato sul posto, accende una discussione accusando di brutalità i Carabinieri e di interferenza sul processo di guarigione del paziente da parte di Andrea. Sul principio Andrea cerca di restare calmo, ma la strafottenza di Agostini lo porta all'esasperazione costringendolo a prenderlo a pugni.

Se i fatti accaduti sono stati chiariti, quello che Marco non si spiega è cosa centri Stefania in tutta questa baraonda, dal momento che ha nulla a che fare Agostini e il paziente.

Chiederlo ad Andrea è l'unica soluzione e, per l'amico, è la parolina magica che gli apre la via per la liberazione.

Stefania era da tempo diventata un'ossessione, una sorta di ronzio che continuava risuonargli in testa giorno e notte e l'unico modo per liberarsene era provare, per una volta, ad essere lui quello cattivo. A farsi odiare.

<< La minestra riscaldata non è mai buona. >>

<< Lo dici tu. Prova a mangiare il giorno dopo pasta e 

fagioli. >>

Dopo la confessione di Andrea, Marco non può fare a meno di provare un senso di commiserazione per l'amico e di pensare a Giulia con amarezza. Ma Andrea lo desta dalle sue elucubrazioni chiedendogli se il giorno prima in Commissariato avesse visto Patrizia.

No, Marco non l'aveva rivista e da tempo non gli importava più nulla di lei. Ormai anche quella storia che tanto lo aveva fatto soffrire è chiusa e sepolta. Probabilmente rivederla gli avrebbe pure fatto bene.

<< Talvolta la realtà si diverte a disegnare parabole impensabili. >>

Durante la permanenza in stato di fermo Andrea si è documentato, Patrizia ha fatto carriera, lavora ancora in quel Commissariato e non è sposata. Forse avrebbe potuto cercarla e frequentarla di nuovo, così avrebbe potuto dimenticare più in fretta Giulia. E poi c'è Lucia, la segretaria di Andrea che stravede per lui, anche se tutto sembra lasciar presagire il contrario. 

Se solo lo volesse, Marco, potrebbe rimettersi in pista, invece di perdere tempo logorandosi per  una donna che non lo ama avrebbe dovuto guardarsi intorno per scoprire che ci sono donne che stanno soffrendo per lui...

Le chiacchierate confidenziali di Marco e Andrea diventano sempre più intime e strette, dopo un periodo di lontananza, riprendono a vedersi ogni giorno, confidandosi e cercando di curare le proprie ferite grazie all'aiuto reciproco. Andrea spinge Marco a rivedere Patrizia, ormai è passato tanto tempo da quando lei lo ha lasciato e rivederla potrebbe fargli solo bene. Ora è più maturo, ha accettato la fine di quella che è stata la storia più importante della sua vita ed è pronto per andare avanti senza rancore e sofferenze. 

Il primo incontro con Patrizia avviene in Commissariato; Andrea deve firmare dei documenti riguardanti l'aggressione e Marco lo accompagna proprio con la speranza, intrisa di agitazione, di rivedere Patrizia.

L'incontro avviene non appena i due varcano la soglia della struttura. Marco e Patrizia si studiano. Lei, dopo dieci anni, è sicuramente cambiata diventando più donna, lui è un po' sciupato. Ma l'interesse a rivedersi è reciproco e Patrizia lascia il suo numero ad un emozionato Marco.

Quasi non gli sembra vero! Continuando a rimuginare su cosa non avesse funzionato nel loro rapporto, Marco inizia a vivere sulle nuvole diventando distratto come un adolescente alla prima cotta. Tra piccoli incidenti domestici, gravi dimenticanze e brutte figure al lavoro, arriva la sera della cena programmata con Patrizia.

L'emozione è palpabile, nessun abbigliamento sembra essere quello giusto, il tempo sembra non passare mai e la casa inizia a diventare stretta, così Marco esce recandosi al ristorante dove lo avrebbe poi raggiunto Patrizia.

La cena prosegue piacevolmente, la donna gli racconta un il caso di un collega che uccide la moglie e i figli per poi togliersi la vita. Lei aveva indagato su quel caso, arrivando alla conclusione che alla base di tutto vi era l'amore.

Dopo la nascita del secondo figlio la coppia entrò in crisi. La moglie voleva separarsi, il marito no e da li nacque quel folle gesto.

<< Non sempre quello che appare risulta essere quello che 

è. >>

Marco ascolta affascinato quella storia che tanto sta a cuore alla donna e dopo aver finito il racconto le chiede cosa non ha funzionato nella loro relazione, perché lei lo ha lasciato senza spiegargli il motivo, continuando a negarsi ogni qualvolta Marco cercasse una risposta.

Ora, dopo dieci anni, pensa di meritarla quella risposta. Patrizia questa volta non si nega e di botto racconta le sue scioccanti motivazioni.

Scioccanti come l'amore!

E l'amore, a volte, porta guai...

Nonostante il racconto di Perini sia iniziato in maniera tragica, nel pieno di una bufera sentimentale, andando avanti la lettura ha preso una piega esilarante scorrendo piacevolmente.

Non aspettatevi un racconto strappalacrime o un manuale di autocommiserazione fantastica e come metterla in pratica. Non lo è.

Lino Perini ha usato una sensibilità e un'ironia difficili da trovare in un uomo, a meno che non sia un uomo innamorato. E da un uomo innamorato non poteva che nascere una storia rosa/giallo dal finale tragicomico.

Questo libro mi ha dato uno spunto per riflettere sul mio passato, su storie finite con conseguenze infelici durate parecchio tempo, aiutandomi a capire che soffrire per chi non ci vuole nella sua vita non serve a nulla, se non a farci ammalare di cinismo e letargia.

Va bene essere tristi, starci male e porsi domande, dopotutto ci serve per capire e rimediare eventuali errori, ma dopo un po' bisogna reagire e affrontare la realtà che, quando meno ce lo aspettiamo, ci farà battere di nuovo il cuore, con tutte le conseguenze che solo chi sceglie di innamorarsi ancora conosce...

Consiglio questo piccolo romanzo soprattutto alle donne per far loro conoscere l'amore e la sofferenza dal punto di vista maschile. Non siamo solo noi a soffrire quando una storia si chiude. Spesso l'uomo si nasconde nel suo dolore  dietro al suo essere uomo, proprio per non lasciar trapelare le sue fragilità. 

Augurandovi una buona lettura vi ricordo che potrete acquistare il libro in versione cartacea al link che ho postato sopra o nei principali store on line.

Tania C.



mercoledì 4 marzo 2020

Recensione di RISORGERE di Paolo Pecere - Ed. Chiarelettere -




RISORGERE
Paolo Pecere
Ed. Chiarelettere
Collana Narrazioni Novembre 2019
Pag. 313
€ 18,00
Copertina flessibile
Ebook disponibile

CONOSCIAMO L'AUTORE

Paolo Pecere - foto dal web -


Classe 1975, romano, Paolo Pecere  insegna Storia della filosofia. Tra le sue pubblicazioni spiccano diversi saggi e un manuale scolastico per licei, scritto con Riccardo Chiaradonna: Filosofia. La ricerca della conoscenza, edito nel 2018 da Mondadori.
Per il Tascabile scrive di letteratura, scienza e viaggi.
La vita lontana è il suo primo romanzo, pubblicato nel 2018 da LiberAria.

TRAMA

Monti Himalayani, Marco e Gloria si perdono, oltre il confine della Cina, in una valle senza via d'uscita. Circondati dai ghiacci che si stanno sciogliendo, non trovano nessun segno di vita. Gloria scivola in un crepaccio, scomparendo.
La coppia si trovava in quel luogo per cercare Chen, padre cinese di Gloria, prima studente di Piazza Tienammen, ricco imprenditore in Africa, giocatore d'azzardo a Macao, poi pellegrino nei monasteri buddhisti tibetani. Tutto ciò che Gloria conosce su di lui sono i racconti della madre. All'arrivo della ragazza, smaniosa di conoscere il suo passato, Chen scompare, sembra sia stato visto incamminarsi tra le montagne.
Un nuovo personaggio, mentre Marco cerca Gloria, diventa protagonista di quella doppia ricerca: Liang, un vecchio amico e amante di Chen, che attraverso un viaggio nella memoria, ripercorre la sua vita da poeta in piena violenza del '900 cinese, ricordando gli anni trascorsi insieme tra Roma e Berlino. Due storie sovrapposte, protagoniste degli eventi trascorsi in quei  pochi giorni, seguendo le tracce di Gloria e del padre.
Un romanzo sul tempo, quello di un'Europa statica nel Novecento e quello cinese, accelerato verso un futuro che vuole rimuovere, sui mondi e lingue che si attraggono e respingono, tra Roma, Berlino, Hong Kong e il Tibet, sul tragico passato di una famiglia e di un secolo che come un perfido incantesimo impedisce l'amore e torna a chiedere il conto.  


IMPRESSIONI

Risorgere è la prima opera di Pecere che leggo. Uscito a novembre 2019, mi è saltato all'occhio dopo Natale, tanto da spingermi a chiedere di poterlo recensire a Chiarelettere. Grazie alla gentilezza e disponibilità di Tommaso e di tutto lo staff la copia mi è arrivata a gennaio. Mi scuso per il ritardo della recensione, mi sto rimettendo in pari,
Tra l'altro proprio oggi ho saputo che Paolo Pecere è appena stato proposto tra i candidati al Premio Strega 2020, quindi mi sembra giusto fargli un grosso in bocca al lupo e dare visibilità a questo suo emozionante romanzo.
Di questo romanzo mi ha colpito soprattutto la copertina dall'aria vintage e futuristica allo stesso tempo, avvolgente coi suoi colori caldi e positiva con quel sole splendente che irradia l'intera pagina. Sicura che anche il romanzo sarebbe stato interessante ed emozionante mi sono calata nel cuore di un viaggio dell'anima, alla ricerca di due personaggi: Gloria una giovane donna donna alla ricerca delle proprie origini e Chen, un uomo dalle mille sfaccettature, padre di Gloria. 
Il viaggio comincia sulla catena dell'Himalaya, oltre i confini della Cina, dove pare che Chen sia stato visto arrampicarsi fuggendo non appena ha saputo che due ragazzi arrivati dall'Italia lo stanno cercando.

Lo so che già ti stai rialzando, nel fondo della crepa in cui nessuno dovrebbe finire. Ti spolveri i vestiti e le braccia, poi lanci la tua gioiosa imprecazione sul sesso di Dio.

Il racconto si apre con Marco e Gloria, due giovani che partendo dalla Germania arrivano in Italia per poi  ritrovarsi tra le pareti ghiacciate della catena Himalayana alla ricerca di un uomo: Chen. Il padre che Gloria, musicista dai grandi occhi a mandorla, non ha mai conosciuto veramente se non attraverso i racconti di Raffaella, la madre che ormai non può più aiutarla.
Chen è un ex rivoluzionario cinese, uomo poliedrico, dalle mille sorprese, in prima linea in un periodo storico importante per la Cina, ha lottato per dar voce ai propri diritti in  Piazza Tienammen, tutti ricordiamo quel 1989 quando uno studente a torso nudo si è parato davanti ad un carrarmato. Da quel giorno Chen è cresciuto ed è diventato un prolifico uomo d'affari in Africa, ha fatto dell'azzardo un gioco a Macao, per poi ritirarsi, raggiunta l'età della saggezza, alla meditazione in Tibet. Lasciando Gloria orfana dell'affetto di un padre, presente solo nei regali raffiguranti animaletti intagliati, inviati da ogni luogo da lui visitato. All'arrivo di ogni animaletto, in Gloria si spegne sempre di più la speranza di rivedere il padre e crescere con lui, cercando conforto e verità nei racconti della madre. Ma il vuoto nella sua anima è talmente profondo che, insieme alla musica e all'improbabile fidanzato Marco, così diverso da lei ma così unito, si ritrovano a seguire la pista Himalayana che avrebbe dovuto  condurli da Chen,  per colmare quel vuoto. Forse avrebbe potuto finalmente capire chi realmente fosse , lei giovane donna figlia del mondo e di nessun luogo, dai delicati lineamenti asiatici ma così lontana dalla cultura cinese. E forse avrebbe potuto ritrovare se stessa e vincere la sua apatia verso la vita e i rapporti umani. Ma tra le pareti ghiacciate dei monti Himalayani, Gloria fa un passo falso e sotto gli occhi atterriti di Marco scivola nel buco nero di un crepaccio apertosi sotto i suoi piedi:

Il monte tace e non trema.

Nel crepaccio Gloria si porta con se anche una rivelazione che avrebbe dovuto fare a Marco in quel momento. Inizia così un viaggio nel viaggio, alla ricerca di Gloria e Chen, inghiottiti dalla montagna e dalla vita.  
Ad accompagnare Marco nella ricerca c'è Liang, un amico  giornalista di Chen, divenuto poi il suo amante, un personaggio scaltro ed individualista, che, per volere di Chen, depisterà i ragazzi nella ricerca ma col tempo aiuterà  Marco a conoscere meglio il padre di Gloria e, a sua volta, ne diverrà il confidente,  imparando a conoscere dai suoi racconti la ragazza. 
Marco e Liang sono le voci narranti di surreali intrecci che la vita ha tessuto per Chen e Gloria, anello di congiunzione dei loro racconti.

<<Mi sento meglio. Ho voglia>>
<<Voglia di che? Sei pazza.>> 
<<Ho voglia.>>

Attraverso viaggi nella travagliata storia del Sol Levante , facendo tappa tra Roma e Berlino,  verranno in luce segreti di un passato ferino, fatto di violenza e sete di potere, e un nuovo personaggio Mou Song, chiave di quel passato. 
Ma Pecere ci racconta anche della fragilità di Chen ragazzo, che lotta per i diritti del suo popolo, di Chen amante succube(?) di Liang e di un Chen ormai anziano che rema contro la paura di quella nuova vita che da troppo tempo pretende chiarimenti,  quella vita alla quale forse non è ancora pronto e scappa.
Risorgere parla di storia, antica e moderna, di lotta per i diritti e potere, ma anche d'amore, di passione e di vita che sembra una favola e di una favola che sembra realtà. 
In un alternarsi di viaggi quasi surreali, percorrendo l'Europa e l'Asia, senza confine tra fantasia e realtà, con un'accurata ricerca storica e ricchezza di particolari, descritti scrupolosamente e in maniera affusolata, Pecere ci trasporta in un mondo misterioso, sconosciuto al lettore, che sconfina oltre la sua stessa storia. 
Con un linguaggio pre-macchiavellico, l'autore ha intessuto per il suo romanzo  una trama delicata, poetica che disseta il lettore avido di conoscenza, arricchendola di foto d'interesse storico sulla Cina, regalando così quella marcia in più per incuriosire e tenere incollati alle pagine sino alla fine, dove tutte le carte in tavola vengono mescolate, dove  tutto è realtà e tutto è sogno.
A recensire approfonditamente questo romanzo si corre un rischio, quello di spoilerare, un po' come rivelare in anticipo chi è l'assassino del più intricato giallo di Poirot. 
Il mio consiglio è quello di prendervi qualche ora tutta per voi ed immergervi in questo viaggio intercontinentale nel tempo. Lasciatevi cullare dalla voce di Marco alla ricerca della sua chimera e dell'enigmatico Liang che tenterà di ipnotizzarvi durante le incursioni nella storia. 
Non sarà una passeggiata arrivare alla fine, ma il coinvolgimento sarà tale che, dopo il punto di pagina 313 avrete una tale nostalgia di questo mondo che apprezzerete ancora di più il certosino lavoro di Pecere. 
È una promessa. 

Buona lettura, 
Tania C.



mercoledì 29 gennaio 2020

Recensione di IL RISCATTO DELL'ANIMA di Debora Silvestro - Ed. AltroMondo Editore





IL RISCATTO DELL'ANIMA

Debora Silvestro
Ed. AltroMondo Editore
Collana Il Mondo di dentro
Pubblicazione 1 agosto 2019
Pag. 160
Brossura
€ 14,00

CONOSCIAMO L'AUTRICE

Debora Silvestro, nata a Caserta nel 1971, ha conseguito studi in ambito sociale e sanitario. Motivi filantropi l'hanno portata a vivere in varie parti d'Italia sino a trovare stabilità a Roma. 
Scrittrice emergente, i suoi autori preferiti sono Dacia Maraini e Glenn Cooper.

TRAMA

Un arco di vent'anni attraversa di due donne così diverse ma profondamente simili: Lara e Viola.
Due donne spezzate dalla vita che condividono il non aver mai elaborato la morte della madre e la presa di coscienza della loro omosessualità.
Latente in Lara, non accettata in Viola.
Due donne che nonostante tutto sono riuscite a reagire alle difficoltà che il destino aveva riservato per loro costruendo una prigione dorata nella quale vivere. Un vero falso d'autore.

IMPRESSIONI

Per questo delicato romanzo, Il riscatto dell'anima, ringrazio infinitamente la carissima Alice di AltroMondo Editore che  qualche giorno fa me lo inviò a sorpresa in versione ebook. Un pensiero che mi ha fatto veramente molto piacere, da parete di una Casa Editrice sempre molto attenta alle mie richieste e ai miei gusti. 
Una lettura forte e profonda, scandita dalle dolci descrizioni dell'autrice che affronta un temi delicati e intimi offrendo al lettore uno spunto di riflessione sull'Amore, quello con la A maiuscola, quello sincero e unico, che non presenta distinzioni di sesso, età e bandiera. 
Lara e Viola sono le protagoniste di questa storia. Due donne alla costante ricerca dell'amore e di se stesse, diverse ma accomunate dal dolore mai elaborato della perdita della madre e dal rifiuto di accettare la loro omosessualità.

Lara.

Persa ormai. Persa nel vortice che erano stati quegli anni fatti di angoscia e recitati con una maestria tale da fare invidia a un’attrice di teatro.
Recitati così bene che adesso si chiedeva chi fosse in realtà Lara. Chi era stata.
Cosa sarebbe potuta diventare se sul suo cammino avesse incontrato altre persone e non quelle che avevano contornato la sua vita.

Un matrimonio sbagliato, polverizzatosi in una scintilla, nonostante i suoi sforzi per farlo funzionare.
Lara, sempre sotto pressione per dare il suo meglio: una brava figlia, una buona moglie, continuamente bersaglio di critiche da parte di chi voleva annientare i suoi sforzi per non deludere nessuno. Suo desiderio era quello che gli altri fossero orgogliosi di lei. Ma lei non era orgogliosa di Lara. Rinchiusa nelle spire di una gabbia troppo stretta e troppo esigente, non riusciva a dar voce alla sua essenza di donna, coi suoi punti di forza e le sue fragilità
Adesso che la madre era morta, ridotta ad un pugno di cenere, cosa ne sarebbe stato di lei?
La perdita della madre era arrivata troppo presto, e lei si era resa conto troppo tardi di quanto fosse importante, dell'enorme vuoto che avrebbe che avrebbe sentito intorno, rimasta in balia di un futuro che ormai era sempre più lontano e senza prospettive e di se stessa con una vita che non riconosceva più.
Quanti sogni, quanto futuro le aveva rubato Davide? Un uomo che avrebbe dovuto amarla, accarezzarla, supportarla e proteggerla, si era invece rivelato vuoto, puerile. Ma forse era quello il suo modo di amarla? Di sicuro, quello, era invece il modo in cui Lara  proteggeva quell'amore sbagliato. 
Ma quando era finito tutto, quando la sua vita aveva iniziato ad andare a rotoli?

“Ma dove sta la verità in tutta questa apparenza? Dove
finisce quello di cui mi sono convinta e la realtà?” 

Per dare pace ai suoi tormenti Lara si ritrovò a cercare le risposte contenute in una scatola di ricordi nascosta nell'armadio. Da quella scatola, insieme ad un turbinio di sentimenti e domande, verrà fuori una foto che ritrae due amiche sorridenti che si tengono a braccetto: Lara ed Elena. 
Elena un'amica sempre sorridente, anche se piena di rimorsi e sensi di colpa di una vita che si era accanita contro di lei, troppo giovane per tutto quel peso. Aveva chiuso le porte all'amore, lasciando aperta quella dei sentimenti che solo l'amicizia sa dare.
Lara, affamata di un amore e affetto che Davide che non sapeva o non voleva darle, si aggrappò al braccio teso di Elena, scoprendo un nuovo modo di amare, puro e leale.

Se fosse stato una femmina sarebbe stato una degna mantide religiosa…

La carriera di Davide avanzava velocemente e più acquistava potere, più Lara scompariva ai suoi occhi. Recitando il ruolo della compagna ideale, Lara passava le sue giornate struggendosi per sentimenti non ricambiati, logorandosi l'anima, facendosi succhiare linfa vitale da Davide, concentrato solo su se stesso e sul ruolo di marito modello che tutte invidiavano.
A darle conforto Elena, diventata stagista nell'azienda di Davide. Una boccata di aria fresca, l'amica con la quale condividere tutto, quella che li seguiva ovunque, dalle vacanze ai traslochi, alle cene. E fu proprio durante una cena a casa loro che Elena la baciò, scatenandole un'euforia insolita, un senso di allegria e benessere. Turbato però da un complimento che Davide fece ad Elena. Lui, così schivo, che non notava mai nulla, aveva notato i capelli di Elena. Non era gelosa, no, Elena non aveva colpa, era Davide, quello era il suo modo di amare. Quella notte l'intimità con Davide fu diversa, più delicata ed intensa. E il suo sonno fu pervaso da una forte agitazione, quasi un presentimento. 

«Dovevo farlo. Dovevo dirti tutto. Non potevo continuare a guardarti negli occhi e far finta di niente. Non potevo più continuare a fingere sostenendo il tuo sguardo» le stava dicendo Elena. «Era tutto vero quello che avevi immaginato. Quello che sospettavi e che mi raccontavi sfogandoti e cercando una logica in atteggiamenti e comportamenti a te sconosciuti.»

Lara lo aveva intuito, c'era qualcosa che non andava. Davide ed Elena erano amanti. Tradita da suo marito e da Elena, la sua amica!
Cosa aveva sbagliato? Era una stupida Lara, se lo meritava!

Il dolore che pervade l'anima di Lara è così intenso che il lettore non può fare a meno di immedesimarsi in lei, di soffrire, di porsi le sue stesse domande.
La sensibilità dell'autrice è stata determinante per plasmare i sentimenti burrascosi di Lara, sofferenza, apatia, euforia. Solo chi sa capire, provare l'amore  al di la degli stereotipi e dei luoghi comuni è in grado di dare vita ad anime delicate e tormentate. E l'autrice è stata magistrale.

Ubriaca e sola in un locale, a rimuginare sugli sbagli della sua vita, sarà fatale, per Lara Borrelli quasi ex Veroli, l'incontro con Valeria, la giovane professoressa del ginnasio, spesso scambiata per un'alunna.
Fu così facile aprirsi con lei, raccontarle del matrimonio naufragato nell'indifferenza di Davide, del tradimento di Elena, dei suoi dubbi e paure. E fu facile abbandonarsi in quelle braccia accoglienti, calde e protettrici. Come fu facile scoprire l'amore. Diverso, unico, emozionante. Lei che era etero e mai aveva avuto pensieri omosessuali. Stava finalmente bene, aveva finalmente capito quali erano le sensazioni e le emozioni alle quali d'ora in avanti avrebbe dovuto abbandonarsi per stare a galla.  Avrebbe parlato con Elena e con Davide, e sarebbe andato sicuramente tutto meglio di come era andato sino ad allora...

Finalmente era riuscita a togliersi di dosso l’immagine
di “buona e devota”.
Non era più la mogliettina perfetta che aspettava a casa il maritino.
Quella che faceva la vita agiata e comoda grazie all’uomo che le stava accanto.
Si era tolta di dosso tante etichette. Anche quella di donna fragile e dipendente.

Col passare del tempo arrivarono anche le soddisfazioni di lavoro per Lara, l'avanzamento di carriera, la prospettiva di un nuovo lavoro. Dubbi... Ce l'avrebbe fatta? Sapeva fare il suo lavoro, ma per lei, vissuta sempre nell'ombra di qualcuno "più" di lei, come sarebbe stato lanciarsi in una nuova grande e sconosciuta avventura? Si, lo voleva e ce l'avrebbe fatta.
Sfondato il muro di apatia e sofferenza, per Lara fu facile indossare la nuova maschera di donna forte e indipendente. Davanti a lei si aprirono le porte della sua nuova vita e della sua nuova segretaria: Vittoria, una giovane donna, sgraziata e dalla scarsa femminilità ma con un luminoso sorriso.
Quel sorriso diventerà presto il primo che Lara vedrà appena sveglia.  Aveva bisogno di aria fresca e pura e Vittoria sapeva come spazzare via ogni dubbio che ogni tanto affiorava nella sua mente. La gente pensasse quello che volesse, Lara aveva bisogno di Vittoria, con la consapevolezza che non sarebbe durata e avrebbe rinchiuso il cuore in un cassetto.
Qualche avventura e poi Marco, un uomo, che provò a risvegliare il suo cuore, ma Lara era ancora troppo provata dalla storia con Vittoria. La relazione le aveva prosciugato ogni energia.  Poi la decisione di liberarsi, di raccontare la verità alla sua famiglia e potersi finalmente dedicare ad un nuovo amore. L'esatto opposto di lei, quello di cui aveva bisogno. Il pensiero corse a Davide, alla sua nuova vita di marito e padre. 
Nonostante la sua vita avesse preso una svolta importante, i dubbi continuarono ad assalirla. Chi era veramente, chi era stata in passato? Ma di cosa aveva realmente bisogno? Lei voleva solo qualcuno che fosse in grado di farle provare emozioni vere, intense. E se fosse colpa sua il fatto di non riuscire a portare avanti quelle emozioni? Se fosse la paura a bloccarla? No, non era ancora pronta.
Poi la doccia gelata. Quando squillò il telefono, Lara rispose al fratello: brutte notizie. Alla madre era stato diagnosticato un avanzato stadio di cancro asintomatico, per quello lo avevano saputo solo ora, in seguito al risultato di esami di controllo. Avrebbero dovuto incontrarsi a casa della madre per decidere il da farsi. E mai come quel giorno Lara si sentì sola e distante dal fratello. L'alcool, in quella piovosa giornata, sembrava la salvezza.
Nonostante le visite e i tentativi di cura, per la madre di Lara non ci fu nulla da fare. Il funerale fu commovente. La madre, il suo punto fermo, il suo rifugio, era solo un mucchietto di cenere raccolta in un'urna. A casa, vuota e fredda, una lettera di Marco nella quale le chiedeva di perdonarsi, di non essere troppo dura con se stessa. La madre l'aveva sempre amata, adesso doveva essere lei ad accettarsi e amarsi. Marco aveva ragione, ma lei non era pronta, non aveva voglia di far pace con tutto ciò che aveva cercato di reprimere per anni. Lara voleva solo un detonatore per porre fine a tutto. E ancora una volta l'alcool sembrava la salvezza... 



Viola.

Viola raccoglieva le sue lacrime come un rito ormai e si chiedeva dove fosse finita la donna libera, leggera e spensierata che era stata.
Quella che aveva lottato contro i mostri che vivevano in lei. Che aveva trovato la forza di andare controcorrente e rivolgersi a un esperto per lenire il dolore dell’anima e che dopo anni aveva fatto pace con sé e con la vita.
Dov’era quella donna? Dov’era finita?

Viola, in lacrime sul divano, si sente sfinita e finita. Sposata da anni con Simone, è allo stremo delle sue forze. Il suo matrimonio è ormai giunto alla fine, probabilmente non è mai esistito. Simone non l'aveva mai capita, nemmeno adesso era riuscito a capire il dolore che l'attanagliava da quando, una mattina di primavera, la madre aveva chiuso gli occhi per sempre facendo calare le tenebre nella sua vita. L'unica persona che l'amava, la proteggeva e la coccolava se ne era andata e lei era rimasta sola rischiando di impazzire se non avesse trovato una via d'uscita, se non avesse ritrovato il sole ad illuminare la sua vita.

È strano come la vita si diverta a invertire il senso delle cose.
Come proprio quando credi di avere la tua vita in mano
e ti incammini per un percorso che credi ti porterà da
qualche parte, ti ritrovi coinvolta in qualcosa che nemmeno pensavi esistesse.
In un turbine di emozioni che stravolge la vita e i sensi.

1985, Viola ha un fidanzato, è felice con lui, è prossima alla partenza per un viaggio che avrebbe dato una svolta alla sua vita, ma all'improvviso, come quando il vento cambia annunciando tempesta, succede qualcosa sconvolgerà tutto. 
Un pomeriggio, durante un incontro con la sua amica Ilaria, quest'ultima le sfiorerà le labbra con un bacio per salutarla.  Un bacio inaspettato che le inghiottì in una tempesta emozionale. Come era possibile provare certe sensazioni? 
Lei era etero, sapeva cosa significava baciare il ragazzo che si ama, come poteva essere successo che una donna provasse attrazione per lei e lei ricambiasse?
Avrebbe dovuto accettare l'invito di rivederla per salutarla che le aveva fatto Ilaria?
Un saluto, alla fine non avrebbe fatto male a nessuno e lei voleva così tanto rivedere l'amica che si ritrovò nel suo salotto quasi senza riflettere sulle conseguenze.

L'autrice, con una delicatezza poetica, intrisa dell'ingenuo candore di Viola, ha saputo descrivere empaticamente la scoperta dell'amore di due donne: Viola, candida e delicata, Ilaria consapevole, audace e avida.

Un pomeriggio che mescolerà le carte in tavola nel gioco del destino di Viola, lasciandole un retrogusto di rabbia e delusione verso se stessa, dettato dall'indifferenza di Ilaria, dopo averle fatto scoprire la dolcezza di un mondo a lei nuovo.
Col passare degli anni il malessere di Viola diventava sempre più evidente sul suo corpo e agli occhi di tutti. Tutti tranne Simone. Faceva finta di non vedere? E perché nessuno di quelli che lei riteneva amici le tendeva una mano?
Persa nelle sue elucubrazioni, uno dei trofei vinti alle gare  di pattinaggio veloce su ghiaccio la riportò al 1990, quando conobbe Wanda. Una campionessa, per la quale contava solo vincere ma che sembrava così interessata a lei. E lei non voleva tutto questo interesse. Stava ancora elaborando il turbinio di emozioni scatenate tempo prima da Ilaria. Poi quel piccolo incidente nello spogliatoio, le cure amorevoli di Wanda, il locale gay nel quale la portò a bere. Quel bacio e poi tutto si era fermato li, con l'esternazione di Wanda:

«Ok ti riporto a casa. Ma io non sono su di giri se non per te. Che mi hai rapita dal primo momento che ti ho vista.»

La storia di Wanda e Viola proseguì tra gioie e tormenti. Wanda era gelosa di Viola, si sentiva in competizione con lei e glielo rinfacciava spesso. Viola invece era in competizione con se stessa, le piaceva correre da sola per superare i suoi limiti, e questo era spesso oggetto di lite con Wanda. I dubbi del tradimento di Wanda con Nadia, diventarono certezza, ma qualcosa si era già rotto prima.

Viola fece una piroetta su se stessa e cadde.
Un tonfo a pochi metri dal coach. E un urlo lancinante

che nel silenzio della pista fece eco.

E con le liti e i dubbi arrivarono  il distacco e il'incidente su ghiaccio che videro una Viola confusa, costretta in ospedale. L'impatto sul ghiaccio fu devastante per la caviglia di Viola. 
L'intervento fu necessario per non "perdere" il piede. Era viva, dolorante e stordita, non riusciva a comprendere tutte le parole del medico, ma una cosa le fu chiara: la carriera sportiva era compromessa per sempre. Niente più gare. Niente più salti e piroette. Niente olimpiadi. 
Quel giorno le lacrime rigarono il suo sonno.
Otto lunghi anni fatti di fisioterapia e interventi, fecero recuperare a Viola l'uso della caviglia all'80%, ma non la sua carriera. Il dolore per la fine dei suoi sogni si unì alla sofferenza della sua vita travagliata. Le compagne di squadra cercarono  di tenerle il morale alto. 
Wanda provò di recuperare il rapporto, ma Viola fu irremovibile, anche questa volta avrebbe vinto lei, non avrebbe aperto nuovamente il suo cuore a quell'amore impossibile.
Passarono altri anni, spesi anche nella psicanalisi che l'aiutò a fare chiarezza su se stessa e le sue priorità. Sulle sue paure e angosce. 
Non poteva più gareggiare, ma le venne offerto il posto di allenatore in seconda nella squadra. Avrebbe trovato la sua dimensione. Si sarebbe anche sposata con Simone, ce l'avrebbe fatta. Ma a scapito di cosa? Ancora una volta costretta a nascondere la sua realtà, in un corpo che non sentiva più il suo, accanto ad un uomo che non la capiva e non la vedeva. Viola, ormai, era morta e dopo averne parlato con Simone uscì di casa, liberandosi dalle sbarre di quella prigione troppo stretta. 
Camminò senza una meta, cercando di portare un po' di luce nel buio della sua anima.
Per Lara i giorni trascorsero nella quotidiana routine tra casa e lavoro, pomeriggi alla Feltrinelli con una cioccolata calda e il libro preferito. E proprio tra le fantastiche storie dei suoi libri, un pomeriggio, Viola conobbe per caso Lara...

LARA E VIOLA

«Guarda che io quella gabbia la vedo chiaramente nei tuoi occhi. 
E adesso sono lì. Seduta vicino a quell’anima spaventata che non sa cosa fare. Ma è una gabbia aperta. 
Riesci a vederlo anche tu vero che è aperta? Devi solo trovare il coraggio di fare un piccolo salto ed entrare nei miei di occhi. E tutto ti sembrerà più chiaro. Un solo piccolo salto.»

Quel pomeriggio passò piacevolmente. Viola e Lara si raccontarono, si studiarono. Per Viola fu l'emozione che cercava da tempo. Lara era "l'altra metà del cielo". I suoi occhi raccontavano i suoi stessi dubbi, le sue stesse paure. Gli incontri divennero sempre più frequenti, finalmente avevano trovato la loro dimensione. Si aiutarono, si capirono a vicenda e capirono, finalmente, se stesse. Così diverse, ma con lo stesso destino: la madre le aveva lasciate troppo presto. 
Ma l'amore immortale che provavano per le loro madri  le legò.
Finalmente erano guarite, erano libere da quelle gabbie anguste, pronte ad affrontare un'altra dura prova del destino...


PER CONCLUDERE

Viola e Lara , due donne molto diverse tra loro, come fossero unite dal "filo rosso" si sono finalmente ritrovate l'una nell'altra. Coroneranno, finalmente il sogno di un amore libero e avvolgente, capace di esaltare il loro modo di essere donna?
Due donne all'opposto, accomunate dall'amore per la madre e dalle stesse insicurezze.
Viola, un nome all'apparenza fragile come il fiore, ma forte, capace di resistere ai capricci della primavera. Così era Viola: dietro ad una corazza di fragilità, si nascondeva il suo carattere combattivo, rivaleggiante e indomito.
Lara, un nome delicato e fragile, che ben rispecchia le debolezze e le sue insicurezze, la paura di cedere ai suoi sentimenti e al suo modo di essere donna.
Non so se l'autrice abbia scelto i nomi casualmente o se abbiano un significato per lei, ma questo è ciò che mi ha  trasmesso.
La narrazione delicata, pacata, per lasciar spazio alle rapide di nuove emozioni, è divisa in capitoli alternati tra Lara e Viola, che si riuniranno in capitoli condivisi verso la fine della storia.
Di sicuro è un romanzo fuori dagli schemi, che partendo in sordina, arriva a scalfire il lettore più esigente.
Lo stile è scorrevole, intriso di una forte umanità ed empatia che ci accompagna a riflettere sul senso dell'amore fine a se stesso, senza distinzione di sesso.
Un romanzo che va letto con calma e attenzione, entrando nella mente dei personaggi, vivendo i loro drammi e le loro vittorie, per arrivare ad un finale che vi emozionerà. Ringrazio ancora AltroMondo Editore per questa opportunità e vi auguro una buona lettura.

Tania C.


martedì 14 gennaio 2020

Recensione NADIA TOFFA NON FATE I BRAVI La testimonianza che ci ha lasciato - Ed. Chiarelettere -




NADIA TOFFA
NON FATE I BRAVI
La testimonianza che ci ha lasciato

Nadia Toffa
Ed. Chiarelettere 2019
Pag. 177
Rilegato con sovracopertina
€ 16,00
Ebook disponibile

NADIA TOFFA

Nadia Toffa - foto Vaniti dal web - 

Non sono sbagliata, sono solo diversa dagli altri. Ho sempre lasciato il certo per l'incerto senza paura. L'istinto ha ragione e bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro e seguirlo. Si soffre nella separazione ma si inizia a vivere per davvero.

Per questa copia cartacea di NON FATE I BRAVI La testimonianza che ci ha lasciato,   ringrazio infinitamente Tommaso e Valeria di Chiarelettere che me la hanno gentilmente inviata. Ci tenevo particolarmente e, come sempre disponibili, mi hanno accontentata anche questa volta.
Peccato solo che il portalettere, durante la consegna nella  piovosa giornata della Vigilia di Natale, abbia pensato bene di non suonare il campanello né di allungare un braccio sotto la tettoia e di depositare il piego libri sotto la pioggia. Per fortuna me ne sono accorta in tempo e non si è rovinato molto. Che nervoso! Ad ogni modo l'ho fatto asciugare bene  ed ho cominciato la lettura subito dopo Natale. 
Questa mia recensione non è strutturata secondo gli schemi che sono solita usare: presentazione dell'autore, trama, impressioni. Questo libro è una raccolta di pensieri, testimonianze, confidenze che Nadia ha scritto durante gli ultimi mesi di lotta all'attacco mediatico, subito dopo aver rivelato le sue condizioni di salute e la scelta di rimanere in silenzio per smontare ogni polemica. Ho scelto quindi di ricordarla tramite la sua vita e  i suoi pensieri su carta, che la madre Margherita ha voluto pubblicare, esaudendo il desiderio di Nadia di non nascondersi ed essere se stessa fino alla fine.

<<Non fate i bravi>> Se sei sul libro delle partenze  non incide fare o meno i bravi. 
Se non fumi e non bevi hai una settimana in più di vita, ma potrebbe essere che in quella settimana tu abbia l'influenza.

Chi è Nadia Toffa lo sappiamo tutti, anche se non l'abbiamo seguita nelle sue indagini o nei suoi interventi in tv, la cassa di risonanza mediatica che ha avuto la sua lotta contro il cancro - mi piace chiamare le cose col loro nome - non è passata inascoltata. 
Nadia è nata il 10 giugno, come me, anche se a Brescia e  quattro anni dopo, nel 1979. Questa cosa di condividere il giorno di nascita mi ha sempre incuriosita, soprattutto per quanto riguarda il carattere di una persona, l'aspetto psicologico e umano, spingendomi a cercare quel sottile fil-rouge che lega le persone accomunate dalla data di nascita. Chissà se pure lei aveva questa curiosità?

Disimpari a stare al mondo se non leggi libri, arrugginiscono gli ingranaggi del tuo cervello. Interroga i libri e vedrai che risponderanno; accendi le orecchie e fagli una domanda. La tua forza è modellabile come la creta, puoi fare tesoro dei viaggi altrui.

Probabilmente si, visto che mi ritrovo in questa sua riflessione sui libri e sulla lettura. Sull'amore verso la lettura e nel trovare le risposte che cerchiamo chiedendo al libro che stiamo leggendo. Immedesimandoci nei personaggi, viaggiando in loro e con loro nella storia, all'infinito. 

Un libro contiene sempre una parte di te.
L'amore ha preso ispirazione da altri 
ma tu assorbi ciò che ti risponde.
Leggi senza fine;
viaggerai per sempre.


Diventata un'eroina suo malgrado, Nadia Toffa è stata una giornalista che ha condotto numerose inchieste scottanti per la trasmissione televisiva Le Iene, dalle inchieste sulle truffe al S.s.n da parte delle farmacie, alla proliferazione delle slot-machines e gioco d'azzardo, passando per la diffusione incontrollata dell'A.i.d.s. fino ad arrivare alla Camorra e lo smaltimento dei rifiuti tossici. 
Scabrosi i servizi sull'inquinamento prodotto dall'Ilva  sulla Terra dei fuochi. 
Molto forte la sua intervista a Roberto Mancini, agente della Polizia di Stato che con l'aiuto della sua squadra ha dato il via alle indagini sullo smaltimento dei rifiuti tossici nella Terra dei fuochi, ammalatosi così di linfoma 
non-Hodkin e venuto a mancare dopo una lunga lotta nell'aprile 2014. 
Un destino simile, dal 2017, quello di Nadia.
Una ragazza verace sempre sorridente e solare, dalla simpatia spontanea e amata dal pubblico di ogni età.

Un uomo ferito scappa; una donna ferita non la trovi più nemmeno se ti è al fianco. Le storie che finiscono sono amori mai iniziati; lasciamoli andare; le vere storie d'amore non finiranno mai; non si possono cancellare; sono parte di noi.

Questo inno alla vita di Nadia raccoglie anche pensieri sull'amore per un uomo che ha amato tantissimo, verso gli animali e in particolare sull'amore che la legava a mamma Margherita e verso tutte quei genitori che sopravvivono ai figli. L'amore più importante e più forte, quello per il quale Nadia si struggeva al pensiero di staccarsi dalla madre. 

<<Viviamo in una fotografia con contrasto: e più lo scuro è scuro e più la luce sarà luminosa.>>

Nadia era coraggiosa, ma anche fragile e della sua fragilità di giovane donna che vede la sua vita spegnersi dopo aver lottato con tutte le sue forze, non ne fa un mistero: sceglie di condividere con i suoi fans, gli amici e chi le sta intorno, il male che la sta spegnendo. 

Guardo i problemi che ho
specchiandomi negli occhi di chi ho di fronte.
Osservo i loro sguardi che mi riflettono 
e vedo me stessa limpida;
dipinta in un laghetto puro d'alta quota.
Se hai occhi aperti guarda con fiuto sincero.
Il loro riflesso ti dirà la verità.

Sceglie di farlo avvicinandosi soprattutto a chi, come lei, sta vivendo una situazione simile, cercando di portare un sorriso e alleviare quella solitudine dell'anima che si prova nel decorso di una malattia. 
Nadia è mancata il 13 agosto 2019, ma non si è arresa, non ha ceduto fino alla fine, raccontando il suo male e le sue battaglie come "occasione di rinascita", rimanendo  immortale tra noi grazie ai suoi libri e a questa raccolta di pensieri, poesie e riflessioni. 

Compatti e fedeli l'un l'altro vinsero la loro battaglia, conquistando la città quartiere dopo quartiere.
Uniamoci e vinciamo insieme la battaglia.

Per volere di Nadia, il suo funerale è stato celebrato da don Patriciello, parroco di Caivano, conosciuto per l'operato di sensibilizzazione sulla Terra dei fuochi.  Ad un mese circa dalla sua morte, grazie all'esito di una petizione on-line che ha raccolto più di centomila firme, si è arrivati alla decisione che il reparto di oncoematologia pediatrica dell'Ospedale Santissima Annunziata di Taranto verrà intestato a Nadia Toffa.

Ho imparato a non odiare il dolore per imparare ad amare la vita.

Nadia aveva tutto il diritto di sentirsi "arrabbiata", di provare odio verso quel destino che ha deciso per lei, ma ha saputo incanalare tutta la negatività del dolore trasformandola in amore verso la vita in tutte le sue forme. C'è troppo odio gratuito al mondo che tenta di piegarci e farci diventare automi anaffettivi, non serve aggiungerne altro. Questo Nadia lo aveva capito ed ha fortemente voluto, con la pubblicazione di questo libro, farlo capire anche a noi. 
Non dobbiamo avere paura del futuro, sarebbe come togliere ossigeno al presente. Il presente lo stiamo vivendo adesso ed abbiamo il dovere di viverlo ricordandoci che siamo vivi nella "stupenderia" che ci circonda.

"Per l'umanità, la carica vitale e l'esempio che Nadia ci ha lasciato, abbiamo verso di lei un debito di riconoscenza." 

Don Maurizio Patriciello - Brescia 16 agosto 2019 -

Grazie Nadia.

Questo è il messaggio che mi è arrivato tramite le parole di un'amica, una donna che potrebbe essere la nostra compagna di scuola, collega o vicina di casa. Una persona che con la sua umiltà e il suo sorriso rimarrà nei cuori di chi l'ha amata.
Non perdete l'opportunità di conoscerla un po' di più leggendo Non fate i bravi. 
È un regalo che farete a voi stessi, uno di quelli che durerà per sempre!

Buona lettura,

Tania C.





domenica 25 agosto 2019

Recensione di MANIFESTO CONTRO IL POTERE DISTRUTTIVO - Maria Rita Parsi con Salvatore Giannella - Ed. Chiarelettere




MANIFESTO CONTRO IL POTERE DISTRUTTIVO

Maria Rita Parsi con Salvatore Giannella
Ed. Chiarelettere giugno 2019
Pag. 231
Copertina flessibile
€ 16,00
Ebook disponibile


CONOSCIAMO GLI AUTORI


Maria Rita Parsi - foto dal web -

MARIA RITA PARSI

Nata a Roma nel 1947, è scrittrice, psicopedagogista, psicoterapeuta, docente e pubblicista. Collabora con quotidiani e periodici. Numerose sono le partecipazioni a trasmissioni televisive. Nel 1974 fonda la Cooperativa  Collettivo G, operando per anni nelle periferie di Roma. Nel 1992 ha dato vita alla Onlus Movimento Per e Con dei Bambini, diventata nel 2005 Fondazione Movimento Bambino Onlus e, nel 2015, Fondazione Fabbrica della Pace, di cui è presidente. Il 2012 ne vede l'elezione, quale membro unico italiano, nel Comitato Onu per i diritti del fanciullo (Ginevra 2012-2017). Dal 2002 al 2008 è stata Consulente della Commissione Parlamentare per l'infanzia. Le sue pubblicazioni, tra testi, saggi e romanzi,testi politici e teatrali, superano quota cento. Tra i più famosi: Lo scarico, I quaderni delle bambine, Maladolescenza, Quello che i figli non dicono, Se non ti amo più, Generazione H, Felici si può.



Salvatore Giannella - foto dal web -


SALVATORE GIANNELLA
Nato a Trinitapoli nel 1949, è un giornalista. Direttore già da tempo di "Genius", "L'Europeo" e "Airone", è anche firma di "Oggi". Tra i suoi libri : Voglia di cambiare, Operazione salvataggio, In viaggio con i maestri. Ha curato i libri di Tonino Guerra La valle del kamasutra e Polvere di sole e di Enzo Biagi Consigli per un Paese normale. Sua è la sceneggiatura del docu-film Rai Educational La lista di Pasquale Rotondi, per la quale riceve il premio Presidenza della Repubblica all'Art Doc Film Festival di Roma 2005 come miglior film dedicato all'arte italiana. Cura la scenografia del film Odissea negli abissi dedicato al capitano della Marina Sovietica che evitò lo scoppio della terza guerra mondiale, Vasilij. Cura un "blog al positivo": Giannella Channel.

TRAMA

Il potere distruttivo sia in ambito familiare che sociale, esprime il malessere, il disagio psicologico, se non l'evidente disturbo mentale, dettati dall'angoscia di morte, dalla rabbia, dalla paura, dalla frustrazione, dall'impotenza di chi lo ricerca o lo esercita o tenta di esercitarlo. O, peggio ancora, di chi lo accetta, sostenendolo e delegando altri all'esercitazione.
Il Manifesto contro il potere distruttivo è stato scritto e pensato  contro tutti i dittatori, i potenti e sfruttatori  criminali. Contro le perversioni delle imprese criminali che opprimono milioni di esseri umani. Il Manifesto è stato scritto anche grazie all'aiuto di molte testimonianze-denuncia non soltanto verso i dittatori, ma anche verso tutti quei psicopatici, narcisisti maligni, accumulatori seriali di denaro, verso i "Signori della guerra" che alimentano odi, orrori e conflitti. 
Maria Rita Parsi

A completamento del Manifesto il Decalogo del potere positivo, il Decalogo della pace, il Decalogo dei diritti delle bambine. Con un'antologia di tesi di Fromm, Schatzman, Morace, Giannella, Rizzi, Bendura.
Postfazione curata da Salvatore Giannella.

IMPRESSIONI

Un po' a sorpresa Tommaso Gobbi di Chiarelettere, che ringrazio per la sua gentilezza, mi inviò questo pamphlet da recensire. Conoscevo Maria Rita Parsi attraverso le varie trasmissioni tv alle quali aveva preso parte ma, chiedo venia, non come scrittrice. Ho iniziato a leggerlo qualche tempo dopo averlo ricevuto, rimanendo piacevolmente sorpresa dalla delicatezza e dalla forza di questa donna. Una scrittura garbata ma potente, capace di arrivare al fulcro del problema sfondando le barriere dell'ottusità inespugnabile. Un saggio che si legge come un romanzo, che tutti dovremmo leggere per comprendere quanto la sete di potere possa manipolare l'essere umano, sino a spingerlo alla distruzione di massa.

Oggi ben 69 paesi nel mondo sono lacerati da conflitti interni. E ciò malgrado da tempo siano stati individuati strumenti scientifici e psicologici in grado di decriptare comportamenti individuali collettivi. Strumenti che ci aiutano - o dovrebbero aiutarci!- a comprendere come gli esseri umani abbiano fatto uso, anche e soprattutto disumano proprio di quelle qualità che li hanno avvantaggiati rispetto alle altre specie: la possibilità di esprimere con le parole i propri pensieri, di elaborare progetti , di condividere soluzioni.

Nonostante oggi ci siano i mezzi potenti per contrastare la manipolazione mediatica e psicologica che spinge l'umanità all'odio, l'uomo sembra non avere la forza di contrastare questa massa distruttiva, lasciandosi risucchiare nel vortice nero dell'egoismo e dell'auto distruzione legandosi sempre di più alla dipendenza verso chi tira le redini. Un ruolo fondamentale lo giocano di pari passo l'educazione e la cultura. L'educazione è fondamentale, nasce in famiglia e cresce a scuola, dove dovrebbe essere insegnata  e plasmata insieme alla cultura.

I bambini hanno diritto alla salute mentale di  chi li mette al mondo, li alleva e li educa. I cittadini hanno diritto alla salute mentale di chi li governa.

Per crescere un figlio, così come una società, alla base di tutto ci deve essere una "famiglia" sana, genitori e "tutori" sani, che sappiano formare il "bambino". Per sani si intende non tanto in salute fisica ma psicologica. Se ci sono problemi, di qualsiasi tipo, prima di imbarcarsi nel ruolo di insegnanti e formatori, è bene prendere atto dei propri limiti e problemi e cercare di risolverli al meglio, in modo di poter poi avere la giusta preparazione per aiutare bambini e società a crescere e risolvere i problemi collettivi. Bisogna prendere consapevolezza che è necessario tutelare e salvare l'umanità dal potere nocivo atto a ledere il benessere, la sicurezza e l'equilibrio sociale, prevenendo l'ascesa al potere di disturbatori sociali, xenofobi, razzisti, volti a ingabbiare l'umanità nell'inferno dell'odio e dell'egoismo. 

"Il potere distruttivo nasce già in grembo alla madre, se la madre è infelice."

La cultura, la conoscenza e l'insegnamento del rispetto verso se stessi, la natura, dei beni pubblici ma soprattutto della pace,  è fondamentale e necessaria per capire che il diritto alla vita nasce in famiglia, allargandosi e richiamando collaborazione e impegno da parte di ogni essere umano.
Se alla base mancano questi concetti, sarà facile per un giovane, lasciarsi coinvolgere da dittature distruttive e dalle spire di una realtà falsata dalla droga o dai deliri del terrorismo "religioso" che li spingeranno nelle mani dei <<Signori della guerra>>.
La potenza del potere distruttivo sta nel portare avanti atti illegali agendo nella legalità, ma la collaborazione di gruppo, l'informazione e la formazione continua faranno in modo di diffondere l'arma più potente, il potere positivo.
Come sostiene il "visonario" Mujica, meglio noto come il Presidente più povero del mondo,  la collaborazione di persone di ogni parte del mondo, giovani che hanno voglia di impegnarsi e rinnovarsi, con l'onestà nelle mani e il sorriso sulle labbra, l'unione di uomini che non hanno paura di lavorare sodo è quello che serve oggi per impedire che il mondo finisca in mano alle Multinazionali, con tutti gli enormi problemi che ne comporterebbe. 

Leggere questo pamphlet è stata un'esperienza nuova per me, solitamente le mie letture sono di tutt'altro genere e il rischio di travisare il testo finendo per catalogarlo come saggio politico mi si è presentato più volte. Scegliere di leggerlo come fosse un romanzo è stata la scelta più facile, per me, quasi come un auto aiuto alla comprensione. E di finestre sul mondo se ne sono aperte parecchie. Situazioni che sono ogni giorno sotto i miei e i nostri occhi, ma alle quali non diamo la giusta considerazione proprio a causa del potere distruttivo che ci circonda e annebbia tutto impedendoci di vedere oltre la cortina di nebbia. Lo consiglio soprattutto a chi è sfiduciato, a chi ha paura del domani e del prossimo. A chi crede che quanto sta succedendo in Africa o in Siria o in tante altre parti del mondo, pensa che il problema sia solo di quel luogo e dell'Italia, vista come l'Eldorado da conquistare. Il problema è invece dell'Europa esteso al mondo intero, perché facciamo parte tutti di questo mondo e non è con l'odio che si combatte il male dell'ignoranza.
Un testo che spinge a riflettere su chi siamo e cosa vogliamo e possiamo fare per salvaguardare il nostro futuro.
Buona lettura, Tania C.




Recensione: BASTA UN PEZZO DI MARE di LUDOVICA DELLA BOSCA - Ed. CORBACCIO -

  AUTORE Ludovica Della Bosca Ed. Corbaccio GENERE Romanzo COLLANA Narratori Corbaccio FORMATO Brossura con alette PAG. 256 € 16,90 Ebook pr...