mercoledì 24 febbraio 2021

Recensione STRANGER di Keren David - Ed. GIUNTI -

 



STRANGER

Keren David

Ed. Giunti

Anno di pubblicazione 2021

Formato Brossura

Traduzione Valentina Zaffagnini

Pag. 302

€ 14

Ebook disponibile nei maggiori store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Keren David, prima di esordire come scrittrice col suo primo romanzo When I Was Joe, è stata giornalista e sceneggiatrice.

Oggi vive a Londra ed è caporedattore del The Jewish Chronicle e insegna alla City University .

Tra i prestigiosi premi vinti dai suoi romanzi ricordiamo la Carneige Medal e il premio Brandford Boase.


TRAMA

 ''Totalmente coinvolgente. Non riuscivo a smettere di leggerlo.'' 

Cat Clarke, autore di Girlhood

Due ragazze, due epoche, una sola sconvolgente verità.

ASTOR, ONTARIO, 1904.

La sedicenne Emmy  appena fuori della foresta quando si trova davanti un barcollante ragazzo nudo, sporco e coperto di sangue.

Il ragazzo è un selvaggio, in stato confusionale e non ricorda nulla del suo passato.

Nonostante i compaesani guardino con disprezzo il ragazzo, Emmy, che ne è fortemente attratta, lo ribattezza Tom, prendendosi cura di lui.

Fino al giorno in cui, in un cottage isolato della foresta viene ritrovato il cadavere di un uomo.

Chi è Tom? È veramente il mostro dipinto dalla gente?


ASTOR, ONTARIO, 1994.

È il 105° compleanno della bisnonna Emmy e Megan arriva ad Astor da Londra per festeggiarla.

Col cuore spezzato ed un inconfessabile segreto che la sta logorando, la prospettiva di una felice riunione di famiglia sembra lontana per Megan.

Il giorno in cui un cadavere mummificato viene alla luce ai piedi del bosco, la ragazza decide di aiutare un vecchio amico a far luce sull'identità del corpo, scoprendo la traccia di un ragazzo selvaggio, arrivato improvvisamente in città all'inizio del secolo e in qualche modo legato alla bisnonna.


IMPRESSIONI

Stranger di Keren David, mi è stato offerto in  edizione cartacea da Marilou di Giunti Editore. La ringrazio di cuore per questo bel romanzo e per aver accettato la mia richiesta di collaborazione.

Ne lessi la trama curiosando tra le novità del 2021 rimanendo colpita dalla storia curiosa e tragica e mi incantò anche la curiosa copertina che, scoprii leggendo, richiama il cuore della storia.

All'arrivo, ne incominciai subito la lettura, venendo rapita dalla narrazione, quasi come un incantesimo mi avesse trascinata nella foresta canadese senza darmi la possibilità di uscirne, se non arrivando alla fine.

Narrato  in prima persona dalle voci di Emmy e Megan, precisamente bisnonna e pronipote, il romanzo si snoda lungo un arco di tempo che va dal 1904 al 1994, raccontando le vicissitudini tragiche dell'adolescente Emmy e della diciannovenne Megan.

<< Pensavo fosse meglio nasconderti la verità, ma ora ne dubito. Stavo soltanto cercando di proteggerti. Cercavo di fare del mio meglio. Perdonami tesoro mio. Perdonami. >>

Ambientato nell'Ontario, nella fittizia città coloniale di Astor, sorta poco distante da Toronto, al limitare di una lussureggiante foresta di  querce, il romanzo si apre con Emmy, una intraprendente sedicenne che, insieme all'amica del cuore Sadie sta passeggiando lungo una foresta.

Sadie, tra gli alberi scorge un'ombra indistinta e cupa che si sta dirigendo verso di loro. Scambiato, sul principio, per un animale, le due amiche scoprono ben presto che si tratta di un ragazzo completamente nudo e ricoperto di sangue secco e con una ferita che invece continua a sanguinare copiosamente.

Emmy rimane subito affascinata da quel ''selvaggio'' fragile, alto, con gli occhi chiari e visibilmente impaurito. Ma il ragazzo, ha una pistola in mano e, prima di avvicinarlo, Emmy manda l'amica a chiedere aiuto con la speranza che non si sia accorta dell'arma.

Con dolcezza Emmy si avvicina al ragazzo tremante, convincendolo a gettare l'arma e provando a farlo parlare. 

Il selvaggio sembra muto. Capisce le sue parole, ma non parla.

Poco dopo arrivano in soccorso il padre e il fratello di Sadie, Adam, da sempre innamorato di Emmy che, gentilmente, rifiuta il corteggiamento.

Emmy è una ragazza libera e indipendente. 

Orfana di padre, vive con la madre e una domestica che per lei è come una nonna. 

La madre è medico, ancora malvista dalla maggior parte della popolazione in quanto donna sola e istruita ed emancipata oltre che con una figlia senza un padre.

Il selvaggio viene trasferito nell'ambulatorio della madre di Emmy, dove avrebbe potuto ricevere tutte le cure di cui aveva bisogno e dove avrebbero potuto capire qualcosa in più della sua provenienza.

Viene sedato e legato per calmarlo, visto lo stato di agitazione febbricitante in cui si trova, ma continua a non parlare. L'unica persona della quale sembra fidarsi è proprio Emmy, che lo ribattezza Tom e, con tanta pazienza e amore, cerca di riportarlo alla civiltà.

Su decisione della signora Harkness, la dottoressa madre di Emmy, Tom viene portato a casa loro per ricevere le cure necessarie a riabilitarlo e reinserirlo in società.

Il popolo, ovviamente impaurito dal misterioso ''sconosciuto'' si dichiara subito contrario alla decisione della donna: il ragazzo avrebbe rappresentato un pericolo per la comunità e per Emmy, troppo libera per essere un'adolescente.

Le cure e la pazienza della famiglia Harkness e del direttore dell'Astor Press, il signor Mitchell, fanno si che Tom impari presto a leggere, scrivere e far di conto. Il ragazzo è sveglio e intelligente, anche se qualcosa lo turba ancora, si rende utile nei lavori di casa ed è molto legato ad Emmy.

Il signor Mitchell decide di portare i due ragazzi a Toronto e quando scoppia un devastante incendio in città, Emmy e Tom si adoperano celermente per aiutare le operazioni di spegnimento, dimostrando la loquacità e lo spirito altruista di Tom. 

Ma un segreto terribile si nasconde dietro agli occhi chiari di Tom e Emmy è decisa a scoprirlo a qualunque costo.

Soprattutto ora che quella lettera ricevuta dal signor Mitchell sembra essere del padre di Tom.

Il ragazzo, che è stato assunto insieme ad Emmy all'Astor Press, si è ben adattato alla sua nuova vita al giornale: ha un lavoro, una famiglia e una ''sorella'' che lo ama e crede in lui. Ma non riesce a dimenticare quel passato che lo ha fatto soffrire così tanto da farlo diventare un selvaggio. Per contro la comunità è ancora diffidente verso di lui, nonostante la sua buona volontà  a nulla servono la protezione del signor Mitchell e della famiglia Harkness. Lui era e rimarrà sempre il pericoloso selvaggio sanguinario.

Emmy non ci sta, ama quel ragazzo e non le importa se nasconde un terribile segreto, lei sa che è buono e volenteroso e sicuramente, fuggendo insieme, potranno costruirsi una nuova vita.

Ma il cadavere di un uomo viene ritrovato in una casa nella foresta dal signor Mitchell ed Emmy. L'uomo è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco e tutti gli indizi sembrano  condurre a Tom...

Con un balzo temporale di novanta anni,  ci troviamo nel 1994. 

La voce della giovane Megan ci racconta il suo arrivo ad Astor per festeggiare il 105° compleanno della bisnonna paterna Emmy, sopravvissuta al figlio più caro, il primogenito Jesse, col quale parla come fosse ancora vivo.

Megan arriva ad Astor da Londra, insieme al padre che oltre a festeggiare la nonna, deve finire i lavori di ristrutturazione alla casa dove si trasferirà per sempre.

Per Emmy l'ultimo anno del liceo è stato pesante, ha bisogno di svagarsi, di elaborare le difficoltà che l'hanno piegata e, tornare nella terra di origine del padre, dove ancora vivono  la bisnonna, i cugini, la prozia e la nonna, sembra una buona soluzione. 

Avrà modo di svagarsi, accettare la sua situazione e decidere del suo futuro universitario messo così in dubbio dagli ultimi eventi.

I suoi genitori hanno appena divorziato, lei ha scelto di rimanere col padre perché la madre, spirito libero e dedita alla carriera,   non è mai stata presente nella sua vita come lei avrebbe voluto, soprattutto ora che si è riaccompagnata con un musicista molto più giovane di lei.

Megan ama i suoi genitori, ma la madre non è mai riuscita a darle l'affetto e il sostegno del quale ha sempre avuto bisogno, soprattutto quando Ryo, il fidanzato giapponese, l'ha lasciata in balia dei tormenti e dei sensi di colpa dopo aver saputo quello che le  stava succedendo. 

<< Era così orgogliosa della sua pronipote, un futuro medico così determinato, sensibile, intelligente. 

L'ho delusa.

Non potrò mai dirle la verità. >>

Un segreto del quale solo Ryo e i genitori sono al corrente e che non può ancora confessare a nessuno. Avrebbe deluso troppe persone che credono in lei, l'intraprendente ragazza che sogna di diventare medico legale.

Così, dopo giornate apatiche e sofferenti, eccola percorrere insieme al padre, la strada che porta a casa di nonna Vera dove tutti li aspettano per la  festa della bisnonna.

Tutti i membri della grande famiglia Harkness sono giunti da tutto il mondo per l'evento. 

La bisnonna, se pur ancora autosufficiente, nell'ultimo anno sembra essere peggiorata. Sempre più spesso scambia Megan per Sadie, come se vivesse ancora nel passato.

Nessuno sembra dare troppo peso alla cosa, in fondo 105 anni sono una bella età e i vuoti di memoria sono naturali. 

L'occasione del compleanno fa ritrovare a Megan la cugina Bee, da sempre considerata come una sorella, sempre presente e pronta ad aiutarla. Ma nemmeno a lei può confessare le sue pene.

Insieme a Bee ritrova anche Ed, giovane giornalista e figlio del direttore del giornale locale, una volta di proprietà della bisnonna Emmy.

L'appariscente e brillante Ed è il personaggio chiave che porterà a Megan sulle tracce delle proprie origini, aiutata dal fotografo Sam, un ragazzo buono e sensibile che sembra soffrire e nascondere un segreto, proprio come lei. 

Nel frattempo Ed, insieme a Sam e Megan,  che può sperimentare sul campo le scienze forensi,  partecipa al misterioso rinvenimento di una misteriosa mummia di donna, risalente all'inizio del secolo, brutalmente uccisa.

La donna, probabilmente una straniera, avvolta in abiti di seta e pelliccia è riemersa durante degli scavi edilizi in un cottage nella foresta.

<< Hanno trovato un cadavere? >>

<< Di una donna >> le dico.

Lei scuote la testa. << Non volevo. >>

Mi chino su di lei. << Cosa, nonna? >>

<< Non volevo... non è stata colpa mia. >>

<< Certo che no >> le dico, cercando di rassicurarla, anche se non capisco cosa intenda.

Megan, rimane molto colpita da quella storia e crede che la bisnonna Emmy possa far luce sulla donna misteriosa, così accompagnata da Ed, va alla casa di riposo a farle visita.

La chiacchierata con la bisnonna dura poco, è molto stanca ed ha bisogno di riposare, ma ricorda bene il cottage dove è stato rinvenuto il cadavere della donna elegante e sa che non è stata colpa sua. 

Ma cosa vuole dire in realtà nonna Emmy con quelle parole tendenziose?

I ragazzi lasciano riposare la bisnonna e tornano a casa discutendo su quanto possa effettivamente ricordare  di quel cottage e, perché no, anche della straniera elegante. 

Un'amara sorpresa attende Megan, la bisnonna ha appena avuto un ictus ed è stata ricoverata, lasciandola nello sconforto totale, in più  ci è messa anche sua madre con le sue chiamate, giusto per far sapere che  si ricorda della figlia, nei rari tempi morti tra il lavoro e il nuovo compagno.

Dopo aver chiuso con Ryo, la madre le è stata vicina giusto il momento di calmare le acque, lasciandola proprio quando più aveva bisogno di conforto. Quel viaggio ad Astor sarebbe dovuto essere l'occasione  per accettare il passato e andare avanti, senza quella madre presente per ''dovere'' e non per amore. Invece la sua ''presenza'' la stava risucchiando sempre di più nel vortice dei ricordi dolorosi e nella solitudine.

I fatti di Astor, fortunatamente riescono a distrarla. Megan vuole sapere di più sulla mummia, l'istinto le dice che la bisnonna è coinvolta in quella storia, perciò decide di andare all'archivio dell'Astor Press per cercare di scoprire qualcosa, magari proprio dagli articoli della bisnonna ai tempi in cui ci lavorava.

All'archivio fa un'importante scoperta che la mette sulle stracce di uno strano giovane selvaggio vissuto ai tempi in cui la bisnonna era adolescente. 

Quel ragazzo  sembra somigliarle tantissimo, sente che in qualche modo  è legato alla sua famiglia e poi c'è una lettera, quasi integra, che riporta la firma di Elijah Brown, un uomo dell'epoca brutalmente assassinato, che sembra essere legato al selvaggio.

Di sicuro la bisnonna conosce quel ragazzo ma il destino beffardo ci mette lo zampino...

Con l'aiuto e la dolcezza del fotografo Sam, il quale coi suoi modi pacati inizia a farsi strada in punta di piedi nel suo cuore, Megan continua le sue indagini personali, cacciandosi in guaio che li porterà finalmente alla verità, dissolvendo tutti i segreti. 

Il mio racconto finisce qui, ma se leggerete il libro sono sicura che ritroverete lo stesso magico coinvolgimento che ho provato io viaggiando nel tempo a bordo della fantasia insieme ad Emmy e Megan.

Di questo romanzo mi sono piaciuti i temi che affronta, dalla ''paura'' del diverso, alle difficoltà di integrazione che da sempre hanno gli stranieri in terre a loro sconosciute. Argomenti trattati con toni pacati, ma talmente forti da bucare le pagine, come la discriminazione i pregiudizi atavici verso donne sole ed emancipate, libere di vivere la loro vita realizzata senza l'aiuto di un uomo. Questo argomento ha da sempre dettato scalpore, resistendo nel tempo ancora oggi, dove, in certi contesti,  donne sole e realizzate, continuano a venire additate come modelli anafettivi e venali.

L'autrice argomenta molto bene anche  il risvolto psicologico di un rapporto difficile tra madre e figlia. 

La madre in carriera, appena divorziata, che pensa solo alla propria libertà. 

La figlia in balìa degli eventi, considerata solo nei ritagli di tempo che, oltre allo shock del divorzio dei genitori, sta passando un periodo buio dopo essere stata lasciata dal fidanzato, sentendosi ancora più sola e piena di dubbi.

La lettura scorre tranquilla, facendo assaporare ogni pagina fino alla fine, appagante e autoconclusiva.

Si sente molto il tocco personale dell'autrice, che ha saputo scolpire Emmy e Megan in base alle proprie esperienze di vita.

Molto curata la ricostruzione storica, se pur ambientato in una città fittizia in periferia di Toronto.

Sicuramente un'autrice che terrò d'occhio e un romanzo che consiglio a tutti proprio per il suo potere di coinvolgere il lettore nelle vicende dei protagonisti.

Buona lettura,

Tania C.


















giovedì 18 febbraio 2021

Recensione LA LUCE CHE VENNE DA EST Un uomo che non si arrese - di Romano Montanari - Ed. AltroMondo Editore -

 




LA LUCE CHE VENNE DA EST

Un uomo che non si arrese

Romano Montanari

Ed. AltroMondo Editore

Anno di pubblicazione 2020

Collana I pionieri. Imprese d'impresa

Genere Narrativa d'impresa

Pag. 156

€ 14

Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/la-luce-che-venne-da-est/


CONOSCIAMO L'AUTORE

Nato a Lugo di Romagna nel 1933, Romano Montanari consegue la Laurea in Scienze statistiche e Attuariali. Sposato, tre figli e quattro nipoti. Ha lavorato come ricercatore di marketing nel centro studi di una multinazionale statunitense; come consulente di organizzazione commerciale e marketing presso uno studio professionale; autonomamente si è occupato di business development sui mercati esteri. Nel 1994 ha fondato una società per la produzione di dispositivi medici seguendo le tecniche e metodiche dell'automazione totale.


TRAMA

Questo è il racconto della vita di un ragazzo che ha lasciato la bassa ferrarese, dove da generazioni, la famiglia era dedita alla coltivazione di barbabietole da zucchero, per trasferirsi in Brianza costruendosi una nuova vita con coraggio e risolutezza.

Grazie alla tranquillità personale è riuscito ad affrontare ostacoli che lo hanno messo a dura prova, riuscendo a realizzare i suoi obiettivi professionali.

Questa storia è un messaggio rivolto soprattutto ai giovani che stanno entrando nel mondo del lavoro: se si ha un sogno bisogna inseguirlo con convinzione sino a che non si realizza.


IMPRESSIONI

Pochi giorni fa mi è arrivato un piego libri a sorpresa dalla cara Alice di AltroMondo Editore.

È stata veramente una sorpresa scoprire che conteneva un'altra bella storia di vita vissuta, raccontata dalla sapiente penna di Romano Montanari.

La luce che venne da est - Un uomo che non si arrese - è un lungo racconto della storia personale e familiare, dal sapore di saga, di Raimondo Ruggeri, un ragazzo figlio di un imprenditore, che ha saputo affrontare i trabocchetti che la vita gli mise davanti negli anni, realizzandosi professionalmente.

L'autore, dopo un incontro col vero protagonista di questa storia, da lui chiamato Raimondo Ruggeri, ha cambiato nomi, luoghi, persone e oggetto della professione, riuscendo comunque a far apprezzare e amare i personaggi che si avvicendano, coinvolgendo il lettore nelle loro avventure.

Ambientato in Italia, in un arco di tempo lavorativo che spazia, grosso modo dai primi del '900 fino alla fine degli anni '80, il racconto si apre con la presentazione della famiglia Ruggeri, composta dal padre, ribattezzato nel tempo nonno Aristide, dalla madre e tre figli: Tina, Raimondo e Vittorio. Da generazioni coltivatori di barbabietole da zucchero nella campagna ferrarese, era giunto per la famiglia, il tempo di trasferirsi alla ricerca di qualche lavoro più remunerativo e soddisfacente.

Nonno Aristide decise di trasferirsi in Brianza con la famiglia e la sorella, mettendo su dal nulla un'impresa che costruiva macchine per l'ingegneria edile, la R.A.M.E.

Raimondo era il figlio più interessato all'azienda e presto ne assunse la direzione espandendosi e diventando una potenza che annoverava clienti  anche fuori dall'Europa. Il suo fiuto per gli affari  era spiccato e i riscontri si ebbero presto.

Alla morte di nonno Aristide, Raimondo diventò a tutti gli effetti il leader dell'azienda, pur restandone ancora divisa la proprietà. Ma Tina e Vittorio avevano la loro vita e il loro lavoro, l'anziana zia aveva un unico figlio che scelse di vivere in Australia, così Raimondo si buttò a capofitto nell'impresa.

<< Seguirono giornate molto difficili: inchieste, interrogatori, minacce di incriminazione, ma soprattutto subentrò nel mio animo uno stato di sottile e indelebile angoscia per la fine di quell'uomo tanto legato alla nostra attività industriale quanto alla nostra famiglia. >>

Nel lavoro, come nella vita, la strada non è mai tutta in discesa e, in una mattina invernale fredda e ventosa, una disgrazia si abbatté sulla R.A.M.E. 

Una folata di vento colpì una enorme gru TR52, manovrata dall'abile Capo Squadra Montatori Mario, che andò a sua volta a colpire una struttura in ferrotubi mal ancorata facendola esplodere davanti gli occhi atterriti di Raimondo e del suo braccio destro. Una pioggia di tubi d'acciaio, veloci come proiettili, si elevò in aria.

Uno dei tubi colpì anche la cabina di manovra della gru danneggiandola irreparabilmente e il povero Mario rimase ucciso da un infarto fulminante causato dalla paura.

Lo shock per la perdita del fidato collaboratore e amico, aggiunta ai danni a strutture e macchinario devastò Raimondo, ma l'uomo non si perse d'animo e impegnò tutto sé stesso negli affari che, dopo quella terribile disgrazia, cominciarono a vacillare.

Nel frattempo l'anziana zia venne a mancare, lasciando unico erede il figlio Alberto, medico affermato in Australia. 

Era giunto il momento, per la famiglia Ruggeri, di dividere i beni posseduti in parti uguali.

Vittorio, Tina e il cugino australiano si trovarono d'accordo nel lasciare l'azienda a Raimondo, dividendosi il resto dei beni.

<< Si passava il tempo a preoccuparsi dei problemi che a cercare di risolverli. >>

Già da un po' di tempo ,  ancor prima dell'incidente , gli affari non andavano più così bene per la R.A.M.E,.

La preoccupazione di Raimondo cresceva ogni giorno di più, così come si inasprirono ulteriormente gli screzi già esistenti e latenti, che si erano venuti a creare con la moglie, la quale continuava a rimuginare sul fatto che Raimondo fosse stato imbrogliato nella divisione delle parti. 

I fratelli e il cugino avevano guadagnato da quella divisione, mentre la loro famiglia si trovava a lottare per mantenere a galla un'azienda ormai sull'orlo del fallimento.

Le banche creditrici gli stavano  col fiato sul collo da un po' tempo, senza lasciare respiro.

<< Dentro questa foresta vivono famiglie e tribù che praticano ancora il cannibalismo, anche se difficilmente aggrediscono solo per procurarsi del cibo. >>

Proprio in quei giorni si prospettò una possibilità di ripresa per l'azienda e Raimondo volò sulle coste del Centrafrica per definire l'affare milionario che avrebbe potuto risollevare, almeno in parte, le tristi sorti che si stavano prospettando all'orizzonte.

Il viaggio di Raimondo fu una boccata di aria fresca per l'uomo, la possibilità di un buon affare e la piccola vacanza immerso nella foresta equatoriale sulle tracce delle ultime tribù di cannibali divenne un piacevole diversivo nonostante la fobia di  serpenti e altri animaletti dal morso fatale che si celavano tra le fronde degli alberi in attesa di un suo passo falso.

Fu un piacere anche scoprire la nuovissima e curata città universitaria creata, strappando terreno alla savana, da Cif, l'impresario che lo aveva voluto in Africa per firmare il contratto. 

Per un momento quelle giornate passate ad elaborare i dettagli del contratto con gli africani, gli fecero dimenticare i problemi di casa, allietate anche dalla compagnia di una giovane donna britannica apparsa per caso una sera alla sua tavola.

<< La missione era compiuta, e si doveva rientrare alla base. >>

Nonostante gli ottimi risvolti che presero le trattative con gli africani, per Ruggeri, al rientro in Italia le cose precipitarono. 

Le banche allungarono gli artigli sull'impresa, mettendo Raimondo con le spalle al muro: avrebbe dovuto cedere la gestione fino a che i debiti non fossero saldati. L'affare africano, se pur andato a buon fine, non sarebbe stato sufficiente. C'era bisogno di una grossa, enorme entrata, ma al momento tutto sembrava remare contro la R.A.M.E.

Intanto il figlio maggiore di Raimondo, da tempo sempre più emblematico e chiuso in sé stesso, finì in ospedale dopo essere stato aggredito da una banda di criminali.

Dalle indagini delle forze dell'ordine  sembrava che il giovane Claudio si fosse messo in ''affari'' con un gruppo di spacciatori senza scrupoli. 

L'accusa di spaccio di stupefacenti ricadde addosso al ragazzo, tramutandosi presto in accusa di associazione a delinquere. 

Per la famiglia Ruggeri fu il tracollo, Raimondo si trovò combattuto: seguire lo sfacelo dell'azienda o cercare di recuperare quel figlio diventato così estraneo alla famiglia?

Anche questa volta Raimondo cercò di dare il meglio di se per salvare la R.A.M.E. e scagionare il figlio, facendolo assistere dai migliori avvocati che da anni seguivano l'azienda.

<< È un libanese di Beirut, ha telefonato una mezz'ora fa, ha detto che era a Milano per alcuni impegni di lacoro e ha chiesto il favore di richiamarlo appena possibile per fissare un incontro con Lei, ingegnere ... >>

Nel frattempo, fra telefonate minacciose riguardo a delle prove nascoste da Claudio e le banche che non vedevano l'ora di mettere le grinfie sull'azienda, Raimondo ricevette la proposta da un imprenditore dell'Est. 

Il libanese, conoscendo la fama e la qualità della R.A.M.E., era interessato all'acquisto delle ottime macchine di Ruggeri per un progetto militare da costruire a Beirut.

Un grosso affare miliardario, proprio quello che gli serviva per tornare a galla, si prospettava per Ruggeri, le credenziali sembravano ottime ma, sarebbe stato il solito nulla di fatto? Già in un passato più fiorente gli erano capitate certe occasioni, risolte poi in una bolla di sapone...

Riuscirà, Ruggeri, a risollevare le sorti della R.A.M.E. ormai in mano alle banche e a riscattare l'innocenza del figlio dalle pesanti accuse che lo vedono incarcerato?

Di certo, Raimondo Ruggeri, non è un uomo che si da per vinto e lotterà per riportare la serenità nella sua vita.

Come?

Lo scoprirete solo leggendo, seguendo la strada illuminata da ''La luce che venne da est - Un uomo che non si arrese -''...

Anche in questo racconto romanzato l'autore ha saputo mettere in risalto i sentimenti e i caratteri di ogni personaggio. 

Leggendo, ognuno di loro diventa un ''amico '' e le sue sorti prendono un posto speciale nel cuore del lettore che non riuscirà a mollare il libro finché non avrà scoperto l'evolversi della spinosa vicenda bancaria e legale dei Ruggeri.

Lo stile di Montanari è semplice, scorrevole, alla mano. Cattura e convince al punto che sembra di vivere le situazioni da lui descritte. 

Durante il viaggio in Africa di Raimondo, ho percorso con lui  le umide e le polverose strade della Swetania (stato fittizio per privacy), ne ho assaporato i sapori esotici di pietanze e cocktail davanti a tramonti paradisiaci sull'Oceano. Ho sofferto il caldo afoso, addentrandomi con Raimondo e Cif nella foresta alla ricerca di fave di cacao, finendo per ritrovarci il corpo cosparso di fastidiose formichine nere e sono rimasta colpita dalla città universitaria, una bomboniera in mezzo al nulla.

La forza trainante di questo racconto sta proprio nella capacità che ha l'autore di coinvolgere e tenere sulle spine il lettore, senza cadere nel banale o nello scontato che potrebbe evincere da una ricostruzione di fatti realmente accaduti.

La luce che venne da est si legge in pochissimo tempo essendo breve, ma è solo arrivati al commiato dell'autore che la soddisfazione del lettore raggiunge l'apice, anche se con un leggero retrogusto dolceamaro di alcune questioni lasciate irrisolte, ma da considerarsi punto di forza del racconto proprio perché la storia è reale.

Consiglio questo libro a chi ama le storie di vita vissuta, le saghe familiari e le storie di piccoli impresari che si sono costruiti dal nulla affrontando a testa alta, e senza sotterfugi poco etici, le avversità della vita.

La morale che sprizza, fresca e liberatoria, da ogni pagina è quella di non mollare mai, di cercare di trarre il buono da ogni ostacolo che la vita ci mette davanti, solo così potremo trovare una luce per guardare serenamente al nostro futuro che sembra così incerto.

Sperando che la storia vi abbia incuriosito, vi lascio nella scheda tecnica del libro il link dove poterlo acquistare.

Dare una possibilità a Montanari è un piccolo gesto che vi lascerà piacevolmente sorpresi.

Un apprezzamento finale lo voglio lasciare alla copertina, molto significativa e che lascia spunti di riflessione molto profondi: quanto può pesare il bisogno di ricchezza sulla serenità familiare? Una storia dentro la storia che sicuramente vi porterà a scoprire che, se guardiamo al futuro con positività e impegno, spesso la ruota comincerà a girare per il verso giusto.

Buona lettura,

Tania C.











domenica 14 febbraio 2021

Recensione CACAO CITY di Antonietta Usardi - Ed. DALIA EDIZIONI -

 



CACAO CITY

Antonietta Usardi

Ed. Dalia Edizioni

Formato Brossura

Anno di pubblicazione 2015

Pagine 270

Genere Narrativa - Romanzo - Distopia

€ 14,00 cartaceo

€ 4,99 ebook

link per l'acquisto https://www.daliaedizioni.it/book/cacao-city/


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Antonietta Usardi è una sognatrice ha fatto della scrittura la sua vita.

Responsabile di ''Officine Milanesi'', ne è anche l'ideatrice; le sue scritture raccontano di cinema, fotografia e cultura, collaborando con diversi blog e siti.

Tra i suoi appunti, racconti e ricette troviamo anche alcuni romanzi.

Ogni volta che posa la penna, un nuovo viaggio è già in programma. Sua ferma convinzione è che, almeno una volta nella vita, ogni essere umano, dovrebbe avere i piedi di un vagabondo.

Ama i boschi, gli spazi vuoti e le stazioni.

Ha perso il vizio del cioccolato anni fa, per lasciar spazio a nuovi che coltiva con interesse.

Cacao City è il terzo romanzo, rocambolesco e peccaminoso.

TRAMA

Sullo sfondo di una contemporanea ma distopica Milano, impazza una nuova droga. Il caco è lo sballo fate preferito dagli anziani, spopolando soprattutto nelle case di riposo e nei circoli ricreativi.

Delizia, responsabile degli abbracci in un megastore, aiutata dal fratello poliziotto Calude, sta cercando disperatamente i nonni Belinda e Costante, fuggiti da un centro di disintossicazione..

Un giornalista, votato alla cronaca d'assalto, ma sciaguratamente impiegato al ''Gazzettino delle Buone Notize'', segue le indagini dei fratelli alla ricerca dei nonnetti.

Sotto i riflettori di Chinatown nulla è come appare: omicidi, scomparse avvolte nel mistero, spaccio.

Come e chi ha fornito di cacao la città?

Perché i fratelli, un tempo rapinatori professionisti, si sono dati alla macchia insieme a tutta la vecchia banda?


IMPRESSIONI

Buongiorno amici della Valigia. Per questa dolce giornata dedicata all'amore e alla passione, senza dimenticare i tragici eventi storici, ho scelto di recensire Cacao City, un curioso romanzo distopico che mi è stato gentilmente offerto in una bella edizione cartacea da Dalia Edizioni alla quale vanno i miei ringraziamenti.

Se vi state chiedendo il perché di questa strana scelta, posso dirvi che l'amore e la passione per il cacao è una cosa veramente seria! Travolgente al punto di diventarne dipendenti, con conseguenze tragiche.

Anche se in versione romanzata e, per ipotesi dell'assurdo, secondo il mio punto di vista, questo romanzo ben si ambienta nella rappresentazione di questa giornata, mettendo in luce l'amore, la passione e la tragedia.

<< Il cacao è diventato in breve tempo una vera e propria piaga sociale: Milano è piena di anziani fatti come zucchine che vagano con l'aria beata se sembrano non accorgersi di nulla. Niente li turba, almeno fino a quando reggono le arterie e il fegato. >>

Le nuove normative appena emanate dal Ministero della Salute, avevano imposto il coprifuoco dalle sedici agli over settanta, con una catena di conseguenze caotiche davanti agli asili ed alle scuole.

Non ricorda anche a voi qualcosa di familiare?

Su questi ultimi accadimenti stava rimuginando Robespierre, un giornalista con l'anima e la capacità di un pioniere della cronaca d'assalto ma, ahi lui, destinato allo stucchevole ''Gazzettino delle Buone Notizie''.

Lui avrebbe tanto voluto raccontare storie di cronaca nera, di guerra, di lotte, proprio come quelle che gli raccontava sempre lo zio prima di dormire, ma gli unici articoli che riusciva a scrivere erano basati solo su notizie felici e a lui tutto questo buonismo zuccheroso non era mai piaciuto.

Delizia, giovane milanese ribelle che per vivere accettava i lavori più assurdi, era preoccupata.

Aveva appena ricevuto una telefonata che l'aveva messa in allarme e cercare aiuto ''nell'incorruttibile'' Claude, il fratello poliziotto, era l'unica cosa da farsi.

Il Centro di disintossicazione per cacao dipendenti aveva appena avvisato Delizia che i suoi nonni erano scappati per la quinta, si spera ultima, volta dal Centro dove stavano seguendo un percorso di disintossicazione dal cacao. 

I terribili nonnetti Costante e Belinda erano nuovamente stati rinchiusi nel Centro ma, armati di cesoie, avevano tranciato le reti fuggendo fra il  trambusto generale.

La loro dipendenza era cominciata anni prima, col pensionamento di nonno Costante.

A.A.A. alto indice glicemico, leggere con precauzione e con volontà di ferro, cadere nella dipendenza è un attimo, uscirne un'odissea.

La loro vita, sino al giorno del primo ricovero, scorreva serenamente pulita nella routine quotidiana. Dopo la pensione, con tanto tempo libero, i nonni cominciarono a frequentare sempre più freneticamente circoli  ricreativi e parchi dove vennero contattati da una giovane spacciatrice di seducenti bon bon svizzeri ripieni di deliziosa crema al limone. Come resistere a tali e invitanti delizie, quando il cacao era stato bandito dal Paese?

<< '' Possiamo controllarci tranquillamente '' - avevano giurato. >>

Venuta a conoscenza della trasgressione dei nonni, Delizia li fece confessare, ma ormai era già troppo tardi. 

I nonni,  consapevoli di mentire, vennero ricoverati per la prima volta in un centro anti cioccolato. 

La permanenza durò due giorni e vennero ritrovati alla Bocciofila di Palmanova in stato di minima coscienza. Seguirono altri ricoveri, cinque per la precisione, in strutture di media sicurezza sparse per il Paese, ai quali seguirono ripescaggi che videro gli arzilli fuggiaschi con le valigie pronte per i Caraibi.

Ora invece, passate 36 ore , dopo una sommossa nel braccio C della nuova struttura in cui erano ricoverati, i nonni si erano dati alla macchia scomparendo nel nulla.

Delizia e Claude si trovarono sgomenti a riflettere su quanto sarebbe stato tutto più leggero se l'unico problema fosse stato il limite di sigarette pro die per nonno Costante.

Claude, pignolo e scrupoloso, avrebbe voluto mettersi all'opera per ritrovarli, Delizia non voleva fare più nulla.

Tra i due fratelli erano sempre volate scintille, ora ancor di più.

Delizia: il destino di quel nome sembrava essersi preso gioco di lei da dalla nascita. Non la rappresentava ed era sempre stata bullizzata dai compagni a causa del nome associato all'aspetto fisico. Col tempo, famigliare e gli amici intimi non la chiamarono più in quel modo.

Con malavoglia e dopo aver riflettuto sull'amore e la riconoscenza che lei e il fratello provavano per quegli strani nonnini, decise di seguire il consiglio di Claude e di cominciare le ricerche.

<< Con ordine affronta il disordine; con calma l'irruenza. Questo significa avere il controllo del cuore. >>

Claude, a differenza di Delizia, è sempre stato un bambino ribelle, la pecora nera. In cerca di un riscatto dell'anima e sociale, credeva che arruolarsi nelle forze dell'ordine e diventare un rispettabile agente, avrebbe risolto tutto il marcio che si voleva lasciare alle spalle e i genitori, scomparsi quando era ancora piccolo, sarebbero tornati proprio grazie alla sua conversione alla legge e alla bontà.

<< Il segreto è il contatto e Chi abbraccia l'uomo abbraccia il mondo ... >>

Delizia, dopo mille lavori assurdi, trovò un lavoro nel grande magazzino Armati, in centro. 

Un lavoro che non amava, in un iperbolico casermone che vendeva abbigliamento e oggettistica di lusso a buon mercato. 

Una crisi improvvisa fece calare le vendite e lo staff del marketing pensò subito al business ''abbracci''. 

Cosa c'era di più economico ed appagante di un abbraccio, magari elargito da una bella ragazza?

Così Delia si ritrovò a vendere abbracci a chi ne sentiva bisogno, per l'irrisoria cifra di cinque euro!

Questo romanzo è stato pubblicato nel 2015, ma leggendo, in particolare la  frase che ho trascritto sopra, mi sono venuti i brividi. Chi lo avrebbe mai detto che oggi, nel 2021, a distanza di sei anni, gli abbracci sarebbero diventati una sorta di ''droga'' proibita e bandita nel mondo dove il cioccolato viene venduto liberamente anche se crea ''dipendenza'' spesso insana? ( È infatti risaputo che se consumato a dosi elevate, l’alcaloide  teobromina, presente nelle fave di cacao,  a causa dei suoi effetti psico-stimolanti, potrebbe causare gravi danni come tremore, aritmia,  nausea e vomito, inappetenza, ansia. )

Autrice lungimirante  o profetica? 

Delizia , cercando di ritrovare i nonnetti briganti incrociò, in questura, la vita di Robespierre, il mancato giornalista d'assalto, che amava passare le sue giornate in questura alla ricerca dello scoop che avrebbe dato una svolta di qualità alla sua carriera.

Galeotta fu l'agenda che Delia perse nello scontro con Robespierre. 

Il ragazzo la trovò e decise di restituirla dando appuntamento alla dispensatrice di abbracci per la sera dopo in questura. Delia accettò e da quel giorno iniziò l'avventura dei due strampalati investigatori. 

Robespierre, venuto a conoscenza della storia dei nonni, fiutò lo scoop che aspettava da tempo infinito e si incollò alle calcagna di Delizia, dal momento che Claude avrebbe intrapreso indagini per conto suo seguendo altre piste.

 << Penso che non ne verremo mai a capo della faccenda del cacao. Sono convinto che ci siano sotto gli interessi di un sacco di persone. C'è una rete e qualcuno li protegge, anche dei nostri... >>

Questa volta la fuga di Costante e Belinda fu davvero ben organizzata: gli arzilli cacao dipendenti, forti di un passato poco etico, anzi piuttosto malavitoso, avevano fatto in modo di non lasciare tracce dietro di loro, nascondendosi insieme alla ''vecchia banda'' di balordi in cui militavano, in una Milano sempre più in preda agli spacciatori di cioccolato, nonostante tutte le forze dell'ordine impiegate per mettere un freno allo spaccio incontrollato.

Sembrava impossibile mettere fine al contrabbando e spaccio di cacao. Il sistema di protezione aveva delle falle, probabilmente intestine, e il cacao entrava indisturbato in Italia  per mano di pugnaci contrabbandieri.

I vecchietti, attirati da persuasivi spacciatori di accattivante cioccolato, rimanevano impigliati nella diabolica rete della dipendenza, finendo per affollare le costose strutture di disintossicazione.

<< In una Milano assolata e deserta risuonano le sirene. Le autorità cittadine hanno dichiarato lo stato d'emergenza e istituito il coprifuoco fino alle otto di domani mattina. >>

Le ricerche di Delia , Robespierre  e Claude, anche se su strade diverse, proseguirono lungo strane piste che li condussero sulle tracce di loschi individui,  di un cadavere datosi alla macchia e di un Convento gestito dalle  Suore, convertito in Centro di disintossicazione per cioccolato dipendenti, che sembra custodire ambigui segreti.
Dubbi e domande affollano le loro menti: dove saranno i terribili vecchietti, cosa li ha spinti a fuggire di nuovo da una struttura dove loro stessi avevano chiesto di essere ricoverati? 

E, a quale scopo, avevano ripristinato la '' vecchia associazione a delinquere? ''

Incrociando le loro indagini tra bizzarri personaggi in cerca di identità, per indagatori del mistero, non mancheranno i colpi di scena e un soave risvolto ''ruby chocolate''.

Nello scorrere incalzante delle giornate scandite da nuove restrizioni governative, la Milano descritta dalla Usardi, potrebbe essere quella attuale, moderna, veloce e ricca di pittoreschi personaggi che muovendosi come ombre tra le pagine, tendono a fuorviare le idee e a far accrescere i dubbi. 

Come se l'autrice volesse perfidamente giocare al ''gatto col topo'' col lettore.  

Ma il bello di questo goloso gioco è proprio la fusione di tante anime perdute che, con le loro storie, che riconducono alla chiave di questo ''cioccolatoso''  distopico giallo dalle ironiche tinte noir.

Sicuramente Cacao City è un romanzo fuori dal comune, con una trama originale ed unica, che cattura i sensi già a partire dall'invitante copertina nei caldi toni di un finissimo cioccolato al latte e fondente. 

Dalle prime pagine trasuda l'inconfondibile aroma di theobromina che irretisce in una iniziale e sibillina assuefazione, pronta a sfociare in vera e propria dipendenza dalla metà in poi.

Un romanzo che consiglio a chi possiede una volontà di ferro ed una buona conoscenza del training autogeno, perché col cacao non si scherza ...

Una piacevole lettura che riscalderà qualche ora di queste fredde giornate.

Buona lettura, 

Tania C.







venerdì 12 febbraio 2021

Recensione LAIKA Una favola moderna di OLIVIA DE MIRANDA - Ed. AltroMondo Editore -

 



LAIKA

Una favola moderna

Olivia De Miranda

Ed. AltroMondo Editore

Anno di pubblicazione giugno 2020

Formato Brossura

Genere Favola

Collana Mondo di fuori

Pag. 64

€ 10,00

Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/laika/


CONOSCIAMO L'AUTORE

Olivia De Miranda, all'anagrafe Rossana Vincenzoni, è nata nel 1947 a Terni, dove continua a vivere.

Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, conseguì il diploma di infermiera professionale presso l'ospedale di Terni dove ha prestato servizio fino al 2007: una carriera durata trentatré anni.

Durante il tempo libero da pensionata, ama scrivere.

TRAMA

Laika. Una favola moderna è un breve racconto sulla vita che avrebbe potuto vivere la cagnolina randagia prima di essere inviata nello spazio all'interno di un razzo sovietico.

Nel racconto, lasciando vagare la fantasia, la cagnolina è stata salvata da morte certa.

Buon proposito del testo è quello di sensibilizzare le coscienze di chiunque maltratti e usi gli animali per scopi scientifici disumani.


IMPRESSIONI

Laika. Una favola moderna, mi è arrivato due giorni  a sorpresa, offerto dalla cara Alice di AltroMondo Editore e devo dire che è stata veramente una piacevole sorpresa. La ringrazio di cuore per tutte le emozioni che mi concede di provare ogni volta.

Non si tratta di un romanzo ma di una breve fiaba, a lieto fine, che mette in evidenza un tema scottante, a me molto caro: l'uso degli animali come cavie sperimentali delle industrie e potenze umane.

In questo caso si tratta della piccola Laika. 




Chi di voi non ne ha sentito parlare quando, il 3 novembre 1957 lo Sputnik, decollò con a bordo la cagnolina Laika, per un viaggio spaziale di sola andata? La prima terrestre che, all'epoca, poté andare nello Spazio, senza fare più ritorno, viva, sulla terra.

La competizione a primeggiare sulla conquista dello Spazio tra Usa e Urss, portò poi all'ammissione che quello subito da Laika fu un sacrificio inutile.

La scelta di usare un animale fu dettata dal fatto che all'epoca nessun essere umano avrebbe potuto orbitare e rientrare sulla terra sano e salvo. 

Non potendo sacrificare una vita umana, tra pianti e rimorsi, decisero di immolare la cagnolina simil Husky, Laika: prima del rientro, un'iniezione fatale l'avrebbe condotta al sonno eterno, senza ulteriori sofferenze. Le  cose, però,  non andarono per il verso giusto e la povera Laika morì bruciata dalla disidratazione del surriscaldamento del razzo.

I sovietici continuarono a mentire per anni, sostenendo che l'operazione fosse riuscita perfettamente e la cagnolina avesse ricevuto l'iniezione del sonno eterno senza soffrire. 

Per conoscere la verità si dovette aspettare alcuni anni.

Questi è la vera e sofferta storia di Laika.

Olivia Da Miranda, con la sua commovente fiaba ci racconta invece come avrebbe dovuto andare realmente, senza far soffrire nessuno inutilmente.

Questa è la sua storia, secondo l'autrice.

Tanti  anni fa, in una sperduta landa della steppa siberiana, viveva una famiglia di cinque persone: il nonno, Ivan e Dimitri, i due nipotini di cinque e sette anni e i loro genitori.

Mentre i bambini stavano giocando nei giardini trovarono una cagnolina dal pelo focato bianco e nero, esanime a causa dei maltrattamenti subiti in passato.

Il suo simpatico musetto nero intenerì talmente i bambini che la portarono a casa con l'intenzione di tenerla come loro compagna di giochi.

Dopo il primo parere contrario dei genitori, il nonno decise di tenerla: Laika, così venne chiamata, gli avrebbe fatto compagnia durante l'inverno, quando i bambini erano a scuola e i genitori al lavoro nei campi.

La felicità dei piccoli e della cagnolina era immensa, giocarono tutta l'estate divertendosi tra mille avventure. Arrivò fin troppo presto l'autunno e i fratellini partirono per il collegio a Mosca, lasciando Laika in preda alla disperazione. Non sapendo che l'estate dopo avrebbero fatto ritorno, la povera bestiolina scappò di casa per inseguire l'auto che si era portata via i bambini senza di lei.

<< Vieni, cara bestiolina, riposati   all'ombra della  mia chioma. >>

Camminò per giorni vagando nella steppa. Cominciò a nevicare e, sfinita, si fermò in un bosco a riposare sotto alle fronde di un grosso albero. Al suo risvegliò un lupo  la stava fissando, incuriosito. La paura si sciolse quando il lupo le chiese il perché una cagnolina come lei si trovasse in quel luogo, la povera Laika gli raccontò la sua triste storia, di quanto le mancassero i suoi piccoli amici  e della sua idea di andare a cercarli. Il lupo, mosso a compassione, la invitò ad unirsi al branco che riposava in una grotta. Avrebbe potuto riposare al caldo e avrebbe avuto del cibo per rimettersi in forze.

La poverina, veramente sfinita, anche per lenire il dolore della solitudine, accettò di fermarsi per un po', poi si sarebbe messa in cammino. 

Il capobranco passò una lunga giornata a caccia, ma la sera rientrò alla tana senza cibo. L' scoprirono che la neve e il gelo avevano chiuso ermeticamente l'entrata della grotta. 

Per la povera Laika fu dura accettare l'idea di morire di fame chiusa dentro quella caverna, senza la possibilità di rivedere i suoi amici, ma il capobranco le chiese di fidarsi di lui che conosceva il segreto per uscire e trovare cibo in abbondanza. Il giorno dopo lo avrebbe svelato a tutti.

Il lupo mantenne la promessa e il giorno dopo gli gnomi accompagnarono il branco e Laika nella loro industriosa e allegra città.

Sole, caldo, piccoli bambini gnomi con cui giocare e tanto cibo con per ritemprarsi: per Laika fu una festa, anche se continuava a pensare ai fratellini.

Passò l'inverno nella città degli gnomi e, ai primi accenni della primavera, gli gnomi accompagnarono il branco fuori dalla città alla condizione che, una volta fuori, avrebbero dimenticato tutto il periodo passato con loro. Solo il capobranco avrebbe custodito il segreto.

Una volta fuori la piccola Laika si rimise in cammino, doveva trovare i suoi bambini e tornare dal nonno. 

Le sue stanche zampette la portarono a Mosca, una strana città piena di macchine, case e di uomini che la rinchiusero in un furgone e la portarono in un brutto  edificio con dei grossi aerei metallici.

Quel posto altro non era che il Centro Spaziale. 

Al Centro Laika conobbe altri cagnolini che la rassicurarono: 

<< Ciao, se vuoi diventeremo amici. Qui non si sta male, il cibo non manca e gli uomini che vivono qui ci vogliono molto bene. >>

Memore di tutto il male subito da certi umani, la piccola non credette ai suoi compagni di sventura. E con ragione.

Per lei iniziò un calvario di strani esperimenti che la videro girare vorticosamente, legata ad una strana sedia. Erano le sperimentazioni per la sua prossima partenza per lo Spazio. Fortunatamente sopravvisse alle ennesime atroci torture subite, quindi sarebbe decollata presto.

Era una cagnolina molto fortunata, il primo abitante della Terra ad andare nello Spazio  e a finire su manifesti e giornali!

Proprio grazie a quella pubblicità, Ivan e Dimitri riconobbero la loro Laika nella cagnolina in foto e non poterono che provare tanto dolore per la sua triste sorte.

Per Laika, legata alla poltrona dello Sputnik, cominciò il conto alla rovescia della sua triste storia, umiliata, violentata e strappata con la forza dalla famiglia che amava, adesso avrebbe finito i suoi giorni in solitudine e con tanto dolore.

Ma ancora una volta il suo muto e disperato grido di aiuto arrivò agli gnomi della grotta che andarono in suo soccorso...

Ovviamente lascio a voi scoprire il lieto finale che, vi confesso, mi ha stretto il cuore in una morsa facendomi versare tante lacrime. Non mi vergogno della mia commozione, il diritto alla vita è sacro e universale!

Se poi si ha un animale domestico, il dolore che si prova leggendo di inutili maltrattamenti agli animali, è amplificato dall'amore che si prova verso di loro.

Ho sofferto leggendo le angherie subite dalla piccolina, ho tirato un sospiro di sollievo quando la famiglia di Ivan e Dimitri l'ha accolta in casa, mi sono commossa quando i lupi la adottarono come una sorella più piccola e mi sono ''arrabbiata'' quando è stata rinchiusa sullo Sputnik. 

Una rabbia che mi è salita dall'anima, perché Laika quelle angherie le ha subite veramente, solo per un capriccio di onnipotenza umana. Uno stupido gioco al potere a scapito di una vita innocente.

L'intento dell'autrice è quello di far arrivare, forte e chiaro, il messaggio di non usare gli animali come cavie da laboratorio e credo che con questa tenera fiaba ci sia riuscita. 

La speranza è che riesca a far breccia anche nei cuori dei potenti, spingendoli a trovare nuove tecniche di sperimentazione che non prevedano l'uso di animali indifesi.

Un messaggio, del tutto personale, che ho tratto dal racconto, è quello che, ancora una volta, è l'uomo a dipingere il lupo come il cattivo da abbattere.

La generosità del capobranco e di tutto il branco hanno salvato una possibile preda, quasi spacciata, riportandola alla vita. 

Non bisogna aver timore del ''diverso'', il linguaggio dell'amore parla una sola lingua, comprensibile a tutti e mette tutti sullo stesso piano. Ogni tanto dovremmo fermarci ad ascoltare anche la versione del ''lupo'' per capire quanto sia giusta o simile a come quella della ''presunta preda''.

Sono contenta di aver saputo che, proprio in questi giorni, il Governo spagnolo ha proibito la caccia al lupo. Una delle poche  nazioni europee che ne ha sempre riconosciuto la pratica, ha saputo ammettere il proprio sbaglio e rimediare, dichiarando l'animale specie protetta. 

Un piccolo passo per l'uomo, ma un grande passo per il nostro patrimonio faunistico. Un giorno ce ne renderemo conto ancora più di adesso.

Spero che queste mie parole abbiano sensibilizzato le vostre anime tanto da spingervi a leggere questa bella fiaba, che rimanda un po' alle fiabe di Esopo che ci facevano leggere alle elementari.

Credo che sarebbe un'ottima ed educativa lettura di classe. Chissà, che  tra voi lettori non ci sia qualcuno che decida di metterla in programma o nella biblioteca di classe.

Consiglio quindi a tutti questo libretto, che potete acquistare al link che vi ho lasciato nella scheda, oltre ad una copertina bellissima, il volumetto, è arricchito da preziose illustrazioni a matita,  perché, mai come ora abbiamo bisogno di bellezza e fiabe a lieto fine, senza però dimenticare e fare tesoro dei gravi errori commessi nella realtà...

<< Ma sono un soldato che ha obbedito ed ha capito che non è servito, non è servito. >>

( L'aviatore - Nomadi, Vecchi, Carletti, Cattini - )

Vi auguro una piacevole lettura con il sottofondo musicale L'aviatore, commovente canzone dei Nomadi, proprio per comprendere al meglio il messaggio nascosto della storia.

Tania C.





giovedì 11 febbraio 2021

Recensione ROSA E NOIR SUL GRANDE FIUME di William Bertoia - Ed. KAPPA VU -

 





ROSA E NOIR 

SUL GRANDE FIUME

William Bertoia

Ed. Kappa Vu

Prima edizione Aprile 2018

Collana Narrativa

Formato Brossura

Pagine 160

€ 15,00

Link per l'acquisto https://shop.kappavu.it/prodotto/rosa-e-noir-sul-grande-fiume/


CONOSCIAMO L'AUTORE


Nato nel 1943 a Casarsa ( Pordenone ), William Bertoia si diploma alla Scuola Mosaicisti dei Friuli di Spilimbergo.
Dopo un proficuo passato da ciclista dilettante che lo vide sul podio una trentina di volte e con la gratificante qualifica da Sommelier professionista che lo vede impegnato nell'enogastronomia, nel 1987, da autonomo, fonda la Friul Mosaic, un'affermata azienda leader nel settore pubblico e privato del mosaico artistico decorativo. 
Le opere dei centri benessere, musei, negozi grandi firme della moda , Chiese e Santuari italiani, hotel russi, brasiliani e kenioti portano la sua firma.
Finalmente in pensione, pur sempre impegnato nella sua azienda, dopo viaggi ed esperienze lavorative che lo vedono impegnato in oltre cinquanta Paesi del mondo, si dedica ad uno dei suoi hobby preferiti, la scrittura creativa e l'iconografia.
Tra le sue pubblicazioni spiccano alcuni testi teatrali e, nel 2015, i libri Meraviglie del mosaico, un viaggio nella storia dell'arte musiva e Il Tesoro di Cromazio, un noir ambientato nel sito archeologico di Aquileia.

TRAMA
Friuli, ubicato lungo le rive  del ''Grande Fiume'' Tagliamento, si trova il borgo storico in cui diverse vite si incrociano e diversi uomini si succedono percorrendo il letto formato da ghiaie millenarie.
Matteo, un pensionato ex migrante, in compagnia del suo fedele cagnolino Ringhio  sono i protagonisti, insieme a Teresa, il suo primo amore mai dimenticato e appena ritrovato.
Il loro rinnovato amore, appagante, dolce, trascinante e vivo si intersecò col dramma che si stava compiendo tra le barene del fiume, in mezzo ai pioppi, trascinato dal fluire della corrente.
Una zona ricca di storia e rigogliosa natura, meta delle lunghe passeggiate di Matteo e fonte di ispirazione per i suoi dipinti, si trasforma nella scena di una misteriosa tragedia.
Il rosa prende sfumature noir e i drammi del mondo irrompono di prepotenza nella tranquillità della vita del borgo e dei protagonisti.
La tenera storia d'amore dei due pensionati viene stravolta dal ritrovamento di particolari tumuli lungo la boscaglia del fiume. 
Le indagini per dare un volto e una spiegazione a quelle misteriose morti diventano la metafora tra l'essere umano e la società, tra l'indifferenza e la solidarietà, tra egoismo e umanità.
Un emozionante romanzo che appassiona il lettore coinvolgendolo a riflettere sulla sua trama.

IMPRESSIONI

Rosa e noir sul grande fiume mi è stato gentilmente offerto da  Giuliano  di Kappa Vu Edizioni in un bel pacco sorpresa. 
Ringrazio di cuore per la disponibilità e  per avermi fatto conoscere nuovi autori, dei quali sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Se dovessi descrivere questo romanzo con una parola: poesia!
Bertoia, come il protagonista Matteo, ha dipinto la cartolina poetica di  un borgo medievale friulano sulle rive del Tagliamento,  accompagnando la mente e lo sguardo del lettore dentro al dipinto sfumato di mille emozioni diverse e forti.

Ambientato nella provincia di Pordenone, a Valvasone, il romanzo comincia dalla fine, qualche km più a sud, a  Malafesta, in provincia di Venezia dove, sulle rive del Tagliamento, l'ottuagenario Rico sta ristrutturando la sua proprietà. La piena del fiume in quei giorni è tumultuosa e trascina con sé tutto ciò che intralcia il suo decorso verso il mare.
Tra la spuma della corrente e i detriti, Rico vede emergere una mano, quasi lo stesse salutando. Dopo un primo momento di dubbi e perplessità, l'uomo non si cura più di tanto di quella mano: non avrebbe potuto fare nulla per aiutare quella povera anima ormai priva di vita. 
Di li a poco il mare avrebbe restituito il corpo e , nei giorni a seguire, avrebbe certamente saputo della scomparsa di qualcuno. 
Con un salto temporale di circa due anni, ben omogeneizzato nel filo conduttore della storia, il lettore si ritrova a Valvasone, seguendo Matteo lungo le barene del Grande Fiume insieme al cagnolino Ringhio che ha appena rinvenuto uno strano pezzetto di stoffa etnica.
Matteo ha lavorato per anni all'estero, tornato in Italia  sposa la sua Ester mettendo su una bella famiglia. 
Ha da poco passato la settantina, in pensione da qualche anno e rimasto fin troppo presto vedovo, le sue giornate sono scandite da lunghe passeggiate lungo il fiume e ore passate a dipingere sempre insieme a Ringhio, l'unica fedele compagnia di cui ama circondarsi, regalo di un nipote affinché non si sentisse troppo solo in quella grande casa.
Da quando la moglie è venuta a mancare e i figli hanno seguito la loro strada, Matteo si è ritirato a vita solitaria, tra le quattro mura della sua casa e della sua mansarda convertita in atelier artistico. 
Non è asociale, ha solo scelto con cura le persone da frequentare. 
A lui piace camminare sulle barene del fiume, osservare le rigogliosa varietà di flora e fauna che incorniciano l'antico corso del Tagliamento per poi immortalare quelle cartoline nelle  sue tele.
Prima di emigrare all'estero, Matteo visse un'intensa storia d'amore con la bella Teresa, una ragazza con grandi occhi verdi, di una decina di anni più giovane di lui, ma molto matura per i suoi sedici anni.
Il loro amore sanguigno e sincero era contrastato dalle famiglie a causa della differenza d'età, ma i ragazzi si amavano e la loro storia andò avanti finché Matteo non fu costretto ad accettare una buona proposta di lavoro che lo portò all'estero.
Con la promessa di lasciar decidere al destino il futuro della loro storia, si lasciarono, perdendosi nei percorsi di vita.
Nonostante i diversi percorsi intrapresi la loro  vita è piena e appagante, anche se sono rimasti entrambi vedovi presto.
Teresa non ha avuto figli, è sola, in età da pensione e, stanca di viaggiare per il mondo come agente di viaggio, decide di tornare a vivere con l'anziana madre nella loro villetta sul fiume a Valvasone. Ma anche la madre viene presto a mancare, lasciando la donna ancora più sola.
È una persona solare, morbida e verace, con tanta grinta e, anche se il cuore ultimamente, è un po' ballerino, fa della solitudine il suo punto di forza. 
Prendendo in mano la sua libertà, decide di andare incontro a quel destino che tanti anni fa le aveva fatto cambiare strada.
Lo stupore di Matteo è scioccante, quando si trova davanti Teresa, sempre bella e longilinea come ai tempi della loro storia, anzi ancora più bella grazie alla  maturità degli anni.
Sembra che il tempo non sia passato e, la passione di allora si risveglia come un fuoco sopito sotto le braci che aspettava solo una scintilla per infiammarsi nuovamente.

<< C'era ancora della vita da vivere, dei momenti felici da gustare, forse delle nuove pene da patire, ma il suo carattere ottimistico, la sua esuberanza e la voglia di buttarsi  nella inaspettata novità, le lasciavano intravvedere anni ancora pieni, ancora felici. >>

Da quel primo incontro in paese ne seguono altri, fatti di tenerezza e passione, come due adolescenti ma con l'esperienza e la saggezza dell'età.

L'autore ha  affrontato con delicatezza e discrezione il tema dell'amore over sessanta. Un amore e una passione che nulla hanno da invidiare alle storie adolescenziali. 
Con naturalezza e semplicità ha saputo dar vita ad un sentimento puro, mai sopito,  nonostante le diverse strade intraprese. Ha messo in luce la purezza di un sentimento nato e vissuto nella libertà di continuare ad essere sé stessi, nonostante le batoste della vita.

Nessuna ripicca, nessun litigio o tradimento. Matteo e Teresa hanno vissuto a pieno e con dignità i loro matrimoni, pur senza mai dimenticare quella piccola fiamma che  continuavano a custodire da anni nei loro cuori.
Adesso che il destino li aveva riuniti non si sarebbero più lasciati. 
La nuova vita  scorre tranquilla e spensierata, tra un viaggio ai Caraibi e una mostra dei quadri di Matteo, tutto diventa un sogno idilliaco.
A turbare le giornate da sogno il destino irrompe nella vita di Teresa: la donna viene colpita da un leggero infarto, ma l'amore di Matteo e la voglia di formare finalmente una famiglia la fanno riprendere in fretta.
Ora  nessuna ombra potrà oscurare il sole che vive dentro di loro. 

<< Fiume, che dopo le antiche  battaglie combattute sulle sue sponde e il sangue versato durante le ultime due guerre, tornava a colorarsi di morte. >>

Ma ancora una volta il destino ci mette il carico da undici.
Durante una passeggiata lungo una barena, Ringhio è inquieto, abbaia, mugola, annusa e poi la scoperta scioccante: un tumulo ancora fresco con una piccola croce di rami intrecciati ad un lembo di stoffa simile a quello che il cagnolino aveva scovato qualche tempo prima.
La curiosità di Matteo è tanta, ma il timore di scoprire qualcosa di atroce lo spinge a non scavare il tumolo. Avrebbe avvisato le forze dell'ordine in seguito. Prima doveva ritrovare il piccolo lembo di stoffa e confrontarlo con quello della croce. 
Il giorno seguente torna nel pioppeto con Ringhio, accertandosi che il tumolo fosse ancora intonso. Perlustrando la zona circostante rinviene un focolare con delle stoviglie e  un pezzo di cotenna in avanzato stato di decomposizione,  sotterrato sotto il terreno sabbioso. Ringhio, grazie al fiuto sopraffino, ritrova anche il lembo di stoffa dei giorni precedenti. 
Non ci sono più dubbi, è la stessa stoffa etnica della croce. 
Tra mille elucubrazioni e teorie i due, col piccolo lembo di stoffa ben custodito, tornano da Teresa raccontando l'accaduto. Non hanno trovato un cadavere, o meglio Matteo non ha voluto scavare, ma crede che il bivacco appartenga a dei profughi mussulmani, anche se la croce lascia presagire il contrario.
Teresa scopre che il tessuto è di cotone prodotto in Iraq e i dubbi cominciano a diventare certezze. 
Persi nelle loro indagini, senza preavviso, la coppia riceve la visita di Don Bortolo, versione più coraggiosa di Don Abbondio, venuto per chiarire la loro intenzione sulla convivenza.
In realtà, la visita di Don Bortolo,  è per Matteo, l'occasione di indagare un po' sul caso senza rivelare, per il momento,  del tumulo.
Alla domanda diretta se il sacerdote avesse ricevuto segnalazioni del passaggio di profughi lungo il fiume,
perplesso e turbato da quella strana richiesta, Don Bortolo tentenna nel rispondere, ma il caffè alla grappa di Teresa rende la lingua più sciolta. 
Il sacerdote racconta che dei suoi colleghi che abitano ''più a nord'' hanno ricevuto la confessione di un bracconiere al riguardo di strani focolari notturni da bivacco lungo gli argini del Tagliamento. 
A questo punto anche Matteo non può fare a meno di confessare il rinvenimento del tumulo, facendo promettere a Don Bortolo di carpire ai suoi colleghi qualche dettaglio in più ed eventualmente di convincere il bracconiere a confessare quello che sta nascondendo. 
Ha tempo fino all'indomani a mezzogiorno, poi avviserà la Polizia.

La scena che mi è passata davanti agli occhi è stata quella di un povero curato di campagna, sudato e allibito che, combattuto tra il segreto confessionale e un profonda voglia umanitaria di aiutare le indagini, rimuginava su se stesso facendo roteare gli occhi, tamponandosi il sudore freddo con un fazzoletto. 
Una scena che potrebbe avere un che di esilarante, come un bambino colto con le mani nella marmellata, se non fosse per la terribile tragedia in corso.
Senza entrare troppo nel complesso ambito  legale, l'autore ha ben esposto i pro e contro e le ragioni del comportamento del sacerdoti coinvolti nelle confessioni del bracconiere, riuscendo ad aiutare le indagini senza violare il segreto confessionale.

<< Hamed e Miriam hanno un sogno, far nascere il loro primogenito in una terra libera, in una terra dove regni la pace che, da anni ormai, non conoscono più. >>

Matteo avvisa il commissario Stefanutto  diventandone, insieme al fidato Ringhio, il braccio destro durante le indagini. La sua profonda conoscenza del territorio e del fiume e il fiuto portentoso del cagnolino apportano un grande aiuto alle indagini. 
Durante gli scavi nel tumulo con la croce, emerge il corpo dilaniato di una giovane donna incinta, probabilmente irachena. 
Il giorno dopo un altro tumulo viene riportato in luce nel giro di pochi metri. 
Questa volta senza croci, ma con una scatola piena di fotografie di un bambino proveniente da un paese in guerra, forse la Siria. 
Scavando nel tumulo rinvengono i resti di un bambino, crivellato da pallettoni da cinghiale.
L'ipotesi del traffico umano dei Balcani prende sempre più campo, sulla pista del bracconiere. 
Matteo e Ringhio sono felici di aiutare il commissario ma, nell'ombra, qualcuno li sta minacciando per fargli smettere le indagini. 
Ne subirà ben presto le conseguenze il povero Ringhio...

Rosa e Noir sul grande fiume non è solo un rosa dalle sfumature noir, è molto di più.
È la memoria atavica di un fiume che lungo le sue sponde ha visto scorrere la storia d'Italia;
è il sangue versato sul fronte;
è l'amore dei friulani verso la propria terra;
è la vita che fiorisce tra le sue barene i suoi boschetti del Tagliamento;
è il colore delle stagioni che si rincorrono nelle campagne;
è la speranza di anime in fuga dall'orrore, 
ma soprattutto è la denuncia del traffico umano dall'est avvenuta qualche anno fa sul confine friulano.
Un popolo in cammino da paesi devastati dalla guerra, usato come merce di scambio dai trafficanti di esseri umani. 
Gente fiera e orgogliosa, che chiedeva solo un passaggio verso la libertà e invece è andata incontro alla morte.
È un romanzo che ti entra dentro, che ti infonde tenerezza per il dolce sentimento di Matteo e Teresa, ma al contempo ti lascia tanta rabbia e dolore per i fatti accaduti, anche se c'è sempre una piccola luce di speranza che dissolve tutto quel nero.
Ho amato questo romanzo, mi sono commossa seguendo le vicende dei personaggi che avevano improvvisamente preso vita diventando quasi membri di famiglia, coi loro tratti e caratteri ben approfonditi. 
La lettura è scorrevole, mai banale e molto poetica nei ritratti paesaggistici.
Arrivare alla fine è un attimo, grazie al coinvolgimento psicologico in cui l'evolversi della storia cattura il lettore.
Consiglio caldamente questo romanzo ai lettori dall'animo romantico e sensibile, amanti della natura e del nostro meraviglioso Paese.
Sicura che ne rimarrete appagati anche voi, vi auguro una buona lettura.

Tania C.




















Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...