UN GRAMMO DI FELICITÀ AL GIORNO
Sidi Østili
Ed. Garzanti Libri
Genere Narrativa straniera
Pag. 360
Formato Cartonato
€ 18,60
Formato ebook presente in tutti gli store digitali
CONOSCIAMO L'AUTRICE
SIRI ØSTLI
Siri Østli è laureata in
letteratura francese e russa, e in psicologia. Autrice e giornalista
pluripremiata in patria, esordisce in Italia con Un grammo di felicità al
giorno. Vive a Oslo con il marito e cinque figlie.
TRAMA
È mattina, e Fie sta per ricevere
il suo messaggio quotidiano, non vede l’ora che arrivi. Sono solo poche righe con
le quali le viene assegnato un compito da svolgere per tornare a vivere davvero
e spezzare la routine monotona delle sue giornate sempre uguali. Da alcune
settimane, infatti, segue un calendario dell’Avvento personalizzato, in cui a
ogni casella corrispondono un consiglio, un obiettivo o una motivazione. Ife non
sa se riuscirà a farcela ma, non avendo nulla da perdere, decide di accettare
la sfida: solo in questo modo potrà mettersi in gioco davvero. Ad architettare questo
‘’gioco’’ è stata la sorella Sara, consapevole che Fie ha bisogno di qualcuno
che la esorti a uscire dal guscio in cui si è rinchiusa dopo essere stata
lasciata dal marito e il figlio che sembra averle voltato le spalle per sempre.
Seguendo le indicazioni contenute nei messaggi, piano piano, la vita di Fie
comincia a cambiare. Il primo passo consiste nel trovare un nuovo arredamento
per la casa, seguito dalla preparazione di squisiti dolci al tepore del forno per
poi arrivare alla socializzazione adottando un cane e facendo amicizia con i
vicini. Piccoli gesti quotidiani dal valore inestimabile grazie ai quali si
rende conto che non è vero che intorno a lei c’è solo un presente grigio. Nuovi
colori vengono alla luce rivelando come suo figlio sia solo a un passo di
distanza e come, forse, separarsi dal marito non sia stata una cattiva idea.
Perché c’è sempre una ragione in tutto ciò che accade. Anche se a prima vista
sembra negativo. Bisogna solo trovare la forza di riscoprire valori importanti
come amicizia, condivisione, realizzazione di sé.
Un grammo di felicità al giorno è
un inno al potere della vita di sorprendere e alla possibilità di ricominciare.
A volte ci vuole qualcuno che ci venga in soccorso, a volte bastano un
messaggio, un abbraccio, la parola giusta al momento giusto. La forza è dentro
ognuno di noi, dobbiamo solo trovarla.
IMPRESSIONI
Cari lettori della Valigia ben
ritrovati.
Natale è passato da un po’ ma avendo
dei conti in sospeso proprio con me stessa e le festività, ho deciso di portare
a termine un impegno che mi ero presa e, per cause di forza maggiore, non ho
potuto portare a termine durante il periodo natalizio.
“Un grammo di felicità al giorno”
era il testo scelto per un gruppo di lettura condivisa del quale facevo parte.
Facevo, perché un problema tecnico mi ha costretta ad uscirne. Ho voluto
comunque leggere il testo per chiudere il cerchio.
Attirata dal titolo e dalla
trama, acquistai fiduciosa il romanzo ma, una volta a casa, lo impilai sul
comodino, senza un perché apparente e senza rimorso.
Non riuscivo ad aprirlo, ma non
ne ero dispiaciuta come per le altre letture che stavo tralasciando.
Continuando a chiedermi il motivo del perché di tanta svogliatezza, sono
arrivata alla sera del 17 gennaio, quando decisi che era arrivato il momento di
tuffarmi tra quelle pagine, alla ricerca della dolce atmosfera natalizia,
passata troppo in fretta.
Dopo aver letto le prime pagine cominciai
a capire il perché del mio allontanamento dopo l’acquisto. I libri hanno un’anima
e sanno quando è il momento giusto per essere letti. Così è stato per “Un
grammo di valium al giorno” (sarebbe il titolo più indicato).
Man mano che le pagine scorrevano più lente di un carro trascinato da un bradipo nella sua giornata no, la tentazione di chiudere e mettere la parola fine a quel calvario di mestizia, ansia e squallore, fu quasi soddisfatta.
Dopo aver chiesto consiglio a chi già lo aveva
letto, decisi di arrivare alla fine, si sarebbe trattato di superare i primi
capitoli e poi la storia avrebbe preso un ritmo più frizzante. (...)
Il personaggio principale, oltre
al fantomatico calendario dell’avvento, è Fie, una donna norvegese di mezza
età, assistente alla poltrona e succube di un marito dentista narcisista e malato di pulito, con un figlio
altrettanto succube del padre e apatico.
Una famiglia solo all’apparenza
felice, benestanti, metodici. Tristi.
Fie, debole di carattere, si
lascia annullare dal marito quasi subdolo, tanto da finire nel tunnel della dipendenza da psicofarmaci
e alcool, con conseguente esaurimento nervoso. Diventata l’ombra sciatta della bella
ragazza che era prima del matrimonio, la donna viene lentamente allontanata dal
marito e buttata letteralmente fuori dalla sua casa e dalla vita del figlio,
per lasciare spazio all’amante quasi coetanea ma brutta fotocopia anche se molto più curata e brillante
di lei.
Lo stato di Fie è pietoso, fatta
di alcol e benzodiazepine, si lascia ancora una volta manovrare dall’ormai ex
marito, pronto a decidere per lei della sua vita.
A poche settimane da Natale si
ritrova così a vivere in un quartiere ‘’popolare’’, squallido e umile, in un loft impostole senza reagire dall'ex marito, al quarto piano di una palazzina, senza mobili né vestiti.
Qui entra in gioco Sara, la
sorella incoerente e manipolatrice, che in preda agli ormoni della menopausa, oltre
ad assillare ogni cinque minuti Fie sul fatto che avrebbe dovuto passare il Natale con lei e la sua
famiglia, senza far nulla di concreto per aiutarla, si inventa un immaginario calendario dell’avvento al bisogno, per crearle nuovi
stimoli e farla tornare quella di un tempo.
A seconda dell’ormone del giorno,
e senza una logica, Sara, quando si ricorda, apre un’immaginaria casella del
calendario tirando fuori la frase magica, quasi un mantra ripetuto all’infinito,
che di sicuro avrebbe aiutato Fie a rimettersi in carreggiata.
Le prime caselline contengono il
consiglio di arredare il loft, trovarsi un lavoro, prendere un cucciolo. In
realtà Sara avrebbe voluto rifilarle il criceto scomodo di famiglia, ma per
fortuna Fie ha saputo ragionare lucidamente.
Per un po’ il calendario sembra
messo da parte, ma l’autrice, in preda ad un climaterio infinito, decide che
Sara deve in qualche modo dare il consiglio definitivo e risolutivo per
rimettere Fie in pista. Nulla di male, per una sorella in difficoltà si fa di
tutto, se il consiglio del calendario, tornato in auge col risveglio dell’ormone
giusto, non fosse ‘’lavati, truccati, vestiti, vai al bar e buttati nel letto
del primo che riesci a rimorchiare.’’
Un mantra, un martello pneumatico giornaliero, con tanto di passo indietro di Sara: ‘’Non ho mai detto che devi farci sesso, ho solo detto che devi rimorchiare il primo che ti passa davanti al bancone del bar e finirci a letto’’.
Passo indietro, ovviamente, dopo che Fie decide di seguire letteralmente il consiglio in preda al risveglio ormonale annegato in vino rosso, pane e salame.
Ah, le gioie della meravigliosa arte di lanciare il sasso e nascondere la mano!
Il suo primo rimorchio è Trym, ambiguo
proprietario de ‘’I cinque tavoli’’, una sorta di pub davanti al negozio dove
lavora Fie. Il ‘’playboy’’ di turno, senza una storia definita e senza carattere, che sa solo affettare formaggio
e salame e versare vino, ma sembrerebbe essere sexy col dolcevita nero, i jeans sdruciti e il piercing all'orecchio.
Con Trym tesserà una trama di equivoci,
incomprensioni e collaborazione sul filo del nonsense.
Le giornate di Fie sono scandite tra il lavoro nel negozio di antiquariato, appartenente alla nonna un po' squilibrata della sua nuova amica Lykke, giovane ragazza madre figlia dei fiori del duemila, e il tentativo di addestrare il suo cane, fresco di adozione su consiglio del calendario, tanto gigante quanto pigro, chiamato Cane.
Eppure l’ironia nordica è dissacrante
e stimolante, cosa non ha capito l’autrice?
Lo spirito natalizio dovrebbe essere lo scenario di fondo del testo, ma con le descrizioni lente e scialbe passa in un piano di contorno. Qualche alberello sparuto buttato a caso qua e là, qualche decorazione scovata al mercato dell’usato per essere rivenduta nel negozio dell’usato, con qualche modifica a prezzi triplicati (business is business) e biscotti pieni di zucchero e ingredienti che col Natale poco hanno a che fare, ma pare piacciano ai norvegesi.
Tra una decorazione da inventare
per far colpo sui clienti, le avventure di Lykke che deve trovare su Tinder un padre per
il figlio Adam, lo strano rapporto col Trymm e la sorella che quando si ricorda
apre una casella del calendario, la vita di Fie scorre in preda alle sue
paturnie. Psicofarmaci sempre a portata di mano, vedere ma non toccare se non
all’occorrenza, vino rosso e tè che le vengono regalati come non ci fosse un
domani, Fie si trova pure ad avere un vis a vis con l’amante frustrata dell’ex marito.
Questo incontro, voluto da quella
faccia tosta che osa pure indossare i suoi abiti griffati dimenticati ‘’a casa’’, dà a Fie
la forza per riavvicinarsi Jens, il figlio rammollito che sta perdendo giorno
dopo giorno.
Costellato di neve, ghiaccio e dialoghi dello spessore di ‘’The book in on the table’’, la ripresa del rapporto con Jens rimane sospesa in una bolla di nulla cosmico.
Forse all’autrice non stava
simpatico il personaggio, o forse aveva saltato la puntata quotidiana di
Beautiful, vai a saperlo.
La vita di Fie, con una lentezza talmente densa da tagliare con la motosega, a poco a poco comincia ad ingranare. Adesso ha nuovi amici, un lavoro che le piace, una pseudo relazione col sexy formaggiaio, un cane pigro e pauroso e dei nipoti acquisiti.
Cosa manca in quella routine improbabile?
Ma certo, il consiglio geniale e arguto della
sorella, ripetuto come un disco rotto in ogni logorroica e snervante telefonata:
“Ho avuto un’idea geniale e innovativa. Perché non vieni a passare il Natale da
noi?”.
Mancano pochi giorni a Natale, quella
routine calda e accogliente, conquistata con le sue forze piace a Fie, la fa
sentire quasi al sicuro, quasi rinata.
Deve ancora lavorarci su, ma sa che
ce la può fare, adesso non è più sola e insicura, soggiogata da un marito despota
che ha cercato di affogarla nelle sue insicurezze. Tra poco sarà Natale, chissà
non si compia il miracolo…
Cari lettori non prendetelo come
uno spoiler, non lo è, ma il miracolo non si è compiuto, o meglio ho solo
capito che se avevo aspettato due mesi per leggere ‘’Un grammo di felicità al giorno’’, i
motivi c’erano tutti.
Noioso, lento, a tratti soporifero,
vuoto.
Personaggi non ben definiti.
Luoghi, dialoghi e situazioni surreali, ridicole, lasciate cadere dall’altro per rovinare a terra e
rimanerci. Punti di interruzione dove avrebbero dovuto esserci virgole,
approfondimenti.
La letteratura nordica non è
facile, è vero, altra cultura, altro senso dello humor, altri “p.o.v.”, lo so,
ma arrivata a pag.360 il pensiero che Paasilinna si rivoltasse nella tomba mi è
passato più volte nella mente. Se questo è il romanzo d’esordio dell’autrice, non
oso pensare al futuro, ma volendo essere ottimisti (…) spero in meglio.
Ovviamente queste sono solo le
mie impressioni da lettrice, da prendere col beneficio del dubbio e, l’unico
modo per fugare quel dubbio, è quello di leggere, ricredervi e tentare di
convincermi che ‘’Un grammo di felicità al giorno’’ al giorno sia l’Opera Omnia
del secolo.
È il primo romanzo che stronco di netto,
di solito trovo sempre qualcosa da salvare ma in questo caso l’unica cosa da
salvare sono la mia voglia di leggere e le mie letture future.
Buona lettura, io intanto faccio un salto in libreria...
Tania C.