giovedì 19 gennaio 2023

Recensione UN GRAMMO DI FELICITÀ AL GIORNO di Sidi Østili - Ed. Garzanti Libri -

 





UN GRAMMO DI FELICITÀ AL GIORNO  


Sidi Østili 

Ed. Garzanti Libri

Genere Narrativa straniera

Pag. 360

Formato Cartonato

€ 18,60

Formato ebook presente in tutti gli store digitali


            CONOSCIAMO L'AUTRICE

SIRI ØSTLI

Siri Østli è laureata in letteratura francese e russa, e in psicologia. Autrice e giornalista pluripremiata in patria, esordisce in Italia con Un grammo di felicità al giorno. Vive a Oslo con il marito e cinque figlie.

 

TRAMA

 

È mattina, e Fie sta per ricevere il suo messaggio quotidiano, non vede l’ora che arrivi. Sono solo poche righe con le quali le viene assegnato un compito da svolgere per tornare a vivere davvero e spezzare la routine monotona delle sue giornate sempre uguali. Da alcune settimane, infatti, segue un calendario dell’Avvento personalizzato, in cui a ogni casella corrispondono un consiglio, un obiettivo o una motivazione. Ife non sa se riuscirà a farcela ma, non avendo nulla da perdere, decide di accettare la sfida: solo in questo modo potrà mettersi in gioco davvero. Ad architettare questo ‘’gioco’’ è stata la sorella Sara, consapevole che Fie ha bisogno di qualcuno che la esorti a uscire dal guscio in cui si è rinchiusa dopo essere stata lasciata dal marito e il figlio che sembra averle voltato le spalle per sempre. Seguendo le indicazioni contenute nei messaggi, piano piano, la vita di Fie comincia a cambiare. Il primo passo consiste nel trovare un nuovo arredamento per la casa, seguito dalla preparazione di squisiti dolci al tepore del forno per poi arrivare alla socializzazione adottando un cane e facendo amicizia con i vicini. Piccoli gesti quotidiani dal valore inestimabile grazie ai quali si rende conto che non è vero che intorno a lei c’è solo un presente grigio. Nuovi colori vengono alla luce rivelando come suo figlio sia solo a un passo di distanza e come, forse, separarsi dal marito non sia stata una cattiva idea. Perché c’è sempre una ragione in tutto ciò che accade. Anche se a prima vista sembra negativo. Bisogna solo trovare la forza di riscoprire valori importanti come amicizia, condivisione, realizzazione di sé.

Un grammo di felicità al giorno è un inno al potere della vita di sorprendere e alla possibilità di ricominciare. A volte ci vuole qualcuno che ci venga in soccorso, a volte bastano un messaggio, un abbraccio, la parola giusta al momento giusto. La forza è dentro ognuno di noi, dobbiamo solo trovarla.

 

 

IMPRESSIONI

 

Cari lettori della Valigia ben ritrovati.

Natale è passato da un po’ ma avendo dei conti in sospeso proprio con me stessa e le festività, ho deciso di portare a termine un impegno che mi ero presa e, per cause di forza maggiore, non ho potuto portare a termine durante il periodo natalizio.

“Un grammo di felicità al giorno” era il testo scelto per un gruppo di lettura condivisa del quale facevo parte. Facevo, perché  un problema tecnico mi ha costretta ad uscirne. Ho voluto comunque leggere il testo per chiudere il cerchio.

Attirata dal titolo e dalla trama, acquistai fiduciosa il romanzo ma, una volta a casa, lo impilai sul comodino, senza un perché apparente e senza rimorso.

Non riuscivo ad aprirlo, ma non ne ero dispiaciuta come per le altre letture che stavo tralasciando. Continuando a chiedermi il motivo del perché di tanta svogliatezza, sono arrivata alla sera del 17 gennaio, quando decisi che era arrivato il momento di tuffarmi tra quelle pagine, alla ricerca della dolce atmosfera natalizia, passata troppo in fretta.

Dopo aver letto le prime pagine cominciai a capire il perché del mio allontanamento dopo l’acquisto. I libri hanno un’anima e sanno quando è il momento giusto per essere letti. Così è stato per “Un grammo di valium al giorno” (sarebbe il titolo più indicato).

Man mano che le pagine scorrevano più lente di un carro trascinato da un bradipo nella sua giornata no, la tentazione di chiudere e mettere la parola fine a quel calvario di mestizia, ansia e squallore, fu quasi soddisfatta. 

Dopo aver chiesto consiglio a chi già lo aveva letto, decisi di arrivare alla fine, si sarebbe trattato di superare i primi capitoli e poi la storia avrebbe preso un ritmo più frizzante. (...)

Il personaggio principale, oltre al fantomatico calendario dell’avvento, è Fie, una donna norvegese di mezza età, assistente alla poltrona e succube di un marito dentista narcisista e malato di pulito, con un figlio altrettanto succube del padre e apatico.

Una famiglia solo all’apparenza felice, benestanti, metodici. Tristi.

Fie, debole di carattere, si lascia annullare dal marito quasi subdolo, tanto da finire nel tunnel della dipendenza da psicofarmaci e alcool, con conseguente esaurimento nervoso. Diventata l’ombra sciatta della bella ragazza che era prima del matrimonio, la donna viene lentamente allontanata dal marito e buttata letteralmente fuori dalla sua casa e dalla vita del figlio, per lasciare spazio all’amante quasi coetanea ma brutta fotocopia anche se molto più curata e brillante di lei.

Lo stato di Fie è pietoso, fatta di alcol e benzodiazepine, si lascia ancora una volta manovrare dall’ormai ex marito, pronto a decidere per lei della sua vita.

A poche settimane da Natale si ritrova così a vivere in un quartiere ‘’popolare’’, squallido e umile, in un loft impostole senza reagire dall'ex marito, al quarto piano di una palazzina, senza mobili né vestiti.

Qui entra in gioco Sara, la sorella incoerente e manipolatrice, che in preda agli ormoni della menopausa, oltre ad assillare ogni cinque minuti Fie sul fatto che avrebbe dovuto passare il Natale con lei e la sua famiglia, senza far nulla di concreto per aiutarla, si inventa un immaginario calendario dell’avvento al bisogno, per crearle nuovi stimoli e farla tornare quella di un tempo.

A seconda dell’ormone del giorno, e senza una logica, Sara, quando si ricorda, apre un’immaginaria casella del calendario tirando fuori la frase magica, quasi un mantra ripetuto all’infinito, che di sicuro avrebbe aiutato Fie a rimettersi in carreggiata.

Le prime caselline contengono il consiglio di arredare il loft, trovarsi un lavoro, prendere un cucciolo. In realtà Sara avrebbe voluto rifilarle il criceto scomodo di famiglia, ma per fortuna Fie ha saputo ragionare lucidamente.

Per un po’ il calendario sembra messo da parte, ma l’autrice, in preda ad un climaterio infinito, decide che Sara deve in qualche modo dare il consiglio definitivo e risolutivo per rimettere Fie in pista. Nulla di male, per una sorella in difficoltà si fa di tutto, se il consiglio del calendario, tornato in auge col risveglio dell’ormone giusto, non fosse ‘’lavati, truccati, vestiti, vai al bar e buttati nel letto del primo che riesci a rimorchiare.’’

Un mantra, un martello pneumatico giornaliero, con tanto di passo indietro di Sara: ‘’Non ho mai detto che devi farci sesso, ho solo detto che devi rimorchiare il primo che ti passa davanti al bancone del bar e finirci a letto’’. 

Passo indietro, ovviamente, dopo che Fie decide di seguire letteralmente il consiglio in preda al risveglio ormonale annegato in vino rosso, pane e salame. 

Ah, le gioie della meravigliosa arte di lanciare il sasso e nascondere la mano!

Il suo primo rimorchio è Trym, ambiguo proprietario de ‘’I cinque tavoli’’, una sorta di pub davanti al negozio dove lavora Fie. Il ‘’playboy’’ di turno, senza una storia definita e senza carattere, che sa solo affettare formaggio e salame e versare vino, ma sembrerebbe essere sexy col dolcevita nero, i jeans sdruciti e il piercing all'orecchio.

Con Trym tesserà una trama di equivoci, incomprensioni e collaborazione sul filo del nonsense.

Le giornate di Fie sono scandite tra il lavoro nel negozio di antiquariato, appartenente alla nonna un po' squilibrata della sua nuova amica Lykke, giovane ragazza madre figlia dei fiori del duemila, e il tentativo di addestrare il suo cane, fresco di adozione su consiglio del calendario, tanto gigante quanto pigro,  chiamato Cane.  

Eppure l’ironia nordica è dissacrante e stimolante, cosa non ha capito l’autrice?

Lo spirito natalizio dovrebbe essere lo scenario di fondo del testo, ma con le descrizioni lente e scialbe  passa in un piano di contorno. Qualche alberello sparuto buttato a caso qua e là, qualche decorazione scovata al mercato dell’usato per essere rivenduta nel negozio dell’usato, con qualche modifica a prezzi triplicati (business is business) e biscotti pieni di zucchero e ingredienti che col Natale poco hanno a che fare, ma  pare piacciano ai norvegesi.

Tra una decorazione da inventare per far colpo sui clienti, le avventure di Lykke che deve trovare su Tinder un padre per il figlio Adam, lo strano rapporto col Trymm e la sorella che quando si ricorda apre una casella del calendario, la vita di Fie scorre in preda alle sue paturnie. Psicofarmaci sempre a portata di mano, vedere ma non toccare se non all’occorrenza, vino rosso e tè che le vengono regalati come non ci fosse un domani, Fie si trova pure ad avere un vis a vis con l’amante frustrata dell’ex marito.

Questo incontro, voluto da quella faccia tosta che osa pure indossare i suoi abiti griffati dimenticati ‘’a casa’’, dà a Fie la forza per riavvicinarsi Jens, il figlio rammollito che sta perdendo giorno dopo giorno.

Costellato di neve, ghiaccio e dialoghi dello spessore di ‘’The book in on the table’’, la ripresa del rapporto con Jens rimane sospesa in una bolla di nulla cosmico. 

Forse all’autrice non stava simpatico il personaggio, o forse aveva saltato la puntata quotidiana di Beautiful, vai a saperlo.

La vita di Fie, con una lentezza talmente densa da tagliare con la motosega, a poco a poco comincia ad ingranare. Adesso ha nuovi amici, un lavoro che le  piace, una pseudo relazione col sexy formaggiaio, un cane pigro e pauroso e dei nipoti acquisiti. 

Cosa manca in quella routine improbabile? 

Ma certo, il consiglio geniale e arguto della sorella, ripetuto come un disco rotto in ogni logorroica e snervante telefonata: “Ho avuto un’idea geniale e innovativa. Perché non vieni a passare il Natale da noi?”.

Mancano pochi giorni a Natale, quella routine calda e accogliente, conquistata con le sue forze piace a Fie, la fa sentire quasi al sicuro, quasi rinata.

Deve ancora lavorarci su, ma sa che ce la può fare, adesso non è più sola e insicura, soggiogata da un marito despota che ha cercato di affogarla nelle sue insicurezze. Tra poco sarà Natale, chissà non si compia il miracolo…

Cari lettori non prendetelo come uno spoiler, non lo è, ma il miracolo non si è compiuto, o meglio ho solo capito che se avevo aspettato due mesi per leggere ‘’Un grammo di felicità al giorno’’, i motivi c’erano tutti.

Noioso, lento, a tratti soporifero, vuoto.

Personaggi non ben definiti. Luoghi, dialoghi e situazioni surreali, ridicole, lasciate cadere dall’altro per rovinare a terra e rimanerci. Punti di interruzione dove avrebbero dovuto esserci virgole, approfondimenti.

La letteratura nordica non è facile, è vero, altra cultura, altro senso dello humor, altri “p.o.v.”, lo so, ma arrivata a pag.360 il pensiero che Paasilinna si rivoltasse nella tomba mi è passato più volte nella mente. Se questo è il romanzo d’esordio dell’autrice, non oso pensare al futuro, ma volendo essere ottimisti (…) spero in meglio.

Ovviamente queste sono solo le mie impressioni da lettrice, da prendere col beneficio del dubbio e, l’unico modo per fugare quel dubbio, è quello di leggere, ricredervi e tentare di convincermi che ‘’Un grammo di felicità al giorno’’ al giorno sia l’Opera Omnia del secolo.

È il primo romanzo che stronco di netto, di solito trovo sempre qualcosa da salvare ma in questo caso l’unica cosa da salvare sono la mia voglia di leggere e le mie letture future.

Buona lettura, io intanto faccio un salto in libreria...

Tania C.











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