martedì 21 dicembre 2021

Recensione LA PRINCIPESSA AFGHANA E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI di Tiziana Ferrrario - Ed. CHIARELETTERE -






LA PRINCIPESSA AFGHANA 

E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI  


Tiziana Ferrario 

Ed. Chiarelettere 2021

Collana Chiarelettere Narrazioni

Formato Brossura

Pag. 216

€ 18,00

Disponibile in formato digitale in tutti gli store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Tiziana Ferrario, giornalista, il suo volto è entrato nelle nostre case durante la lettura delle notizie del Tg1, documentando guerre e crisi umanitarie. Reportage sull'Afghanistan presidiata dal dominio talebano, sulla loro caduta e sulle infinite difficoltà che il paese ha cercato di superare per abbattere le leggi tribali che lo governano.

Questo è il suo primo romanzo, dove racconta la storia di Homarira, principessa afghana esiliata a Roma, conosciuta personalmente durante il suo lavoro come giornalista, diventandone una cara amica.

Come in tutti i suoi libri, anche in questo suo romanzo emerge la forza di un problema del quale ha sposato la causa: la difesa dei diritti delle donne.

Tra le sue opere: Il vento di Kabul ( Baldini Castoldi Dalai 2006 ), Orgoglio e pregiudizi ( Chiarelettere 2017 ) e Uomini, è ora di giocare senza falli! ( Chiarelettere 2020 ).


TRAMA

Dopo averci documentato la situazione dell'Afghanistan come inviata di guerra, Tiziana Ferrario torna ai piedi dell'Hindukush per dare voce alla protagonista del suo romanzo, una donna afghana, caparbia divulgatrice di pace, la cui famiglia è stata crudelmente cacciata per essere condannata all'esilio.

Homarira, principessa che dà il nome al romanzo, è stata l'amata nipote dell'ultimo sovrano afghano, Re Zahir Shah, colui che ha governato dal 1933 al 1973 il paese, prima di essere spodestato dal trono con un golpe.

In una sorta di ''isola che non c'è'', sospesa tra vita e morte, Homarira è testimone del nuovo sangue che sta scorrendo nella sua terra, si rende cura delle donne che bussano alla sua porta mentre gli integralismi prendono terreno seminando odio e terrore. 

Il ricordo di un Afghanistan terra di viaggiatori e di hippie, culla di cultura e tradizioni millenarie, dove le donne non subivano la pubblica lapidazione, è una fiamma ancora accesa che arde nel cuore di Homarira.

Nelle pagine appassionate e struggenti, la Ferrario dà voce ad un continuo scambio di storie sulla quotidianità di un paese a rischio dell'abbandono a sé stesso.

Voci e storie appartenenti a donne che hanno deciso di seguire il loro estinto e la loro vocazione: giornaliste, insegnanti, medici e sminatrici, giudici, sportive e poliziotte.

L'anima di una generazione che non intende fermarsi, nemmeno di fronte all'impossibile.

Per raccontare quasi un secolo di storia è servita tutta la forza motrice delle guerriere della grande battaglia per la libertà, ancora in corso in Afghanistan.

Donne orgogliose di essere audaci nel mezzo di un mondo fatto di uomini che le vuole sottomesse.


IMPRESSIONI





L'Afghanistan è un paese che mi ha sempre affascinato per i suoi meravigliosi paesaggi e la sua storia travagliata che, come sotto al sortilegio di un potente maleficio, continua a ripetersi nel tempo, nonostante gli sforzi per cercare di far trionfare la pace e la democrazia.

Un paese di polvere, ma ricco di piccole oasi tranquille dove rifugiarsi dal caldo che attanaglia durante i mesi estivi e dal gelo che d'inverno scende dall'Hindu Kush.

Paese che, dopo qualche decennio di fioritura e parità dei diritti, è nuovamente tenuto in pugno dal nuovo regime dei talebani, figli del vecchio governo, molto più agguerriti e integralisti. 

Nonostante gli sforzi di Re Zahir Shah, che dal 1933 al 1973 cercò di risollevare l'economia del paese e dare tutti i diritti alle donne, la primavera vissuta è stata spodestata da un ''Generale'' ed eterno inverno di crimini, ricatti, e imposizioni che portano solo ad un ulteriore impoverimento economico e  socio sanitario del popolo e del territorio, compresa una nuova ondata di violenza feroce verso le donne.

Tiziana Ferrario ha vissuto per molto tempo come cronista la difficile situazione del paese, diventando amica della principessa Homarira, nipote di Re  Zahir Shah. 

In nome della forte amicizia e per dare voce a tutte le amiche della principessa, ha raccolto, nel tempo, testimonianze e confidenze di donne coraggiose che, nell'invisibilità, cercano ed hanno cercato di opporre resistenza alla dittatura non solo talebana, ma anche dell'Isis, raccontandole sotto forma di romanzo nel libro La principessa Afghana e il giardino delle giovani ribelli.

<< Dovevo raccontare le loro storie e la tua storia, perché chi ancora non si è arresa non sia abbandonata. >>

Ho fortemente voluto questo libro e, grazie a Tommaso e Ali di Chiarelettere, che ringrazio per avermi accontentata ancora una volta, ho avuto la mia bella copia cartacea da leggere e ''rileggere'', per cercare di dare un senso, una spiegazione, all'odio atavico verso le donne. 

Donne, madri, studentesse, bambine, ognuna col suo bagaglio di dolore e speranza, di voglia di vincere, di bloccare la mano d'acciaio che ogni giorno da millenni cerca di metterle a tacere, fino ad ucciderle, si ritrovano nel paradisiaco giardino della principessa Homarira.

Come una sorta di Shahrazade, la principessa accoglie  a braccia aperte,  nel suo protettivo eden personale, qualsiasi donna abbia subito violenza o stia cercando di frenare il delirio omicida integralista.

Sono tutte donne che non hanno voluto piegarsi alla dittatura talebana e alla tirannia dell'uomo padrone. 

Madri, studentesse, sportive, medici e  donne di legge, ognuna di loro col pesante bagaglio di una vita in prima linea, guadagnata con tutta la loro forza pur restando nell'ombra per paura di ritorsioni. 

Molte di loro ce l'hanno fatta, altre si sono arrese, altre ancora, sfinite, hanno dovuto piegarsi con la forza al volere talebano, senza mai perdere la speranza di un Afghanistan libero  e la voglia di giustizia.

<< La cruda verità è che quando sono solo gli uomini a comandare le donne possono soltanto soccombere,    ovunque. >>

Nascere donna in Afghanistan, ha da sempre rappresentato una pesante disgrazia. 

In Afghanistan non solo le donne non sono mai state considerate al pari dell'uomo che, tirando in ballo Dio, continua a sostenere che due donne non valgono un uomo, ma sono da sempre condannate a morire prima e più facilmente di un uomo, in particolare per problemi sanitari che nell'occidente sono stati debellati da quasi due secoli. 

Il giardino segreto di Homarira è come il ventre di una madre senza età e senza tempo, caldo e accogliente, pronto a custodire e coccolare tante vite bisognose di rinfrancare il corpo, ma soprattutto l'anima.

Nel giardino non esiste il tempo terreno, il giorno si alterna alla notte nei racconti di ogni ospite giunta in quell'oasi di pace eterna seguendo sentieri e varcando porte sempre diverse.

<< Ci sono tanti cambiamenti in meglio, nessuna di noi vuole fare passi indietro, ma ogni giorno è una sfida tra la paura e il coraggio >> aveva risposto timidamente Nabila. 

<< Talvolta prevale la paura, quasi sempre, però, il coraggio ci spinge ad andare avanti. Ne abbiamo tantissimo. >>

C'è la giovane Nabila, col volto celato dietro una visiera. 

Madre coraggiosa e guerriera, Nabila fa la sminatrice, convinta da un terribile incidente accaduto a sette fratellini. 

I piccoli pastorelli, un giorno si spinsero verso la cima della montagna per trovare pascoli più lussureggianti per i loro animali. Presero un sentiero sconosciuto, di nascosto dalla madre, che sicuramente glielo avrebbe impedito a causa degli ordigni anti uomo disseminati un po' ovunque. Molti sentieri erano stati bonificati o segnalati come pericolosi, perciò i fratellini li evitarono, ma c'era quella bella valle rigogliosa ad attenderli, e sicuramente lassù, così vicino al cielo, pericoli non ce ne sarebbero stati.

Arrivati sulla spianata, ci fu una forte detonazione, le capre scapparono impaurite rifugiandosi su uno sperone di roccia. I fratellini, nel tentativo di salvare i loro preziosi animali, saltarono per aria uno dopo l'altro a causa delle mine nascoste lungo il sentiero.

Nabila rimase talmente colpita da quella storia che decise di attivarsi a diventare sminatrice per impedire ulteriori stragi di innocenti. 

Ogni giorno combatte la sua battaglia con le mine, consapevole di rischiare la vita e di poter lasciare orfani i figli, ma sa anche che grazie al suo lavoro riesce a dare un po' di serenità in più alla sua famiglia.

Grazie al suo gesto, altre donne si sono unite a lei nel tentativo di bonificare il paese, contente e orgogliose di aver dimostrato che uomini e donne sono uguali e che sono in grado di lavorare duro quanto gli uomini.

La consapevolezza di Nabila la spinse a non arrendersi, a cercare di migliorarsi nel suo lavoro, finché un giorno, il livore misogino dell'uomo non la condusse al giardino di Homarira. 

<< Solo se si è in pace con sé stessi si può portare la pace nel mondo in cui si vive >> aveva aggiunto la principessa. << E chi è in pace fa paura. >>

Col dilagante terrorismo provocato dallo Stato Islamico, meglio conosciuto come Isis, i  Talebani che firmarono il negoziato di Doha, capirono che per raggiungere i loro scopi la maniera più facile era quella di far fare il lavoro sporco  all'Isis, fomentando altro odio e orrore in un popolo già troppo martoriato da guerre ataviche e dal covid, che ha finito per annientarli del tutto.

Lo sa bene Tahmina, una giovane insegnante di yoga giunta nel giardino incantato senza paura, ma con la voglia di proseguire e far proseguire la pratica yoga a più donne possibile. Anche a costo di essere uccisa.

Insegnare yoga a Kabul scatenò l'ira dei fondamentalisti che videro la disciplina yogica come un rinnegamento delle tradizioni afghane, tanto da considerarla antislamica, dal momento che le radici della pratica nascono dall'induismo. 

Quale offesa oltraggiosa scaturita dalle donne! Dovevano smettere e subito quella ribellione verso l'islam! 

Tahmina aprì una palestra grande e luminosa dove donne di ogni età avrebbero potuto ritrovare il proprio equilibrio fisico e mentale oltre che ad un po' di pace dopo mezzo secolo di guerre feroci.

Molte donne cominciarono a frequentare la palestra, ma di nascosto dagli uomini che vedevano la pratica come una forma di indipendenza. 

L'equilibrio e la nuova consapevolezza di sé, derivate dalla pratica yoga, incutevano paura a chi voleva la donna come un burattino da manovrare fisicamente e mentalmente, così cominciarono le minacce verso Tahmina, sfociate nella  jihad ( guerra santa ) spingendola, per proteggere le allieve e sé stessa, a chiudere la palestra. 

Ma non per questo si fermò e, grazie alla sua intelligenza, riuscì a sviluppare un'app che consentì ad ancora più donne di seguire le lezioni in sicurezza da casa.

Ogni donna che visita il giardino incantato della principessa Homarira  è una guerriera instancabile. 

Anche se messa in ginocchio dalla violenza dell'uomo, ogni sua piccola battaglia combattuta è stata e sarà comunque una vittoria che ha posto le basi per nuove battaglie condotte da altre donne coraggiose. 

Una donna da sola può fare poco, ma l'unione serve a quel poco a non far abbassare la testa e a combattere le angherie e le cattiverie inflitte da chi le vorrebbe soggiogate.

La disamina della Ferrario mette in luce come dopo il primo regime talebano l'Aghanistan abbia cercato di ricostruirsi, giorno dopo giorno, grazie anche  all'aiuto delle donne alle quali erano stati riconosciuti i loro diritti più importanti.

In un paese ridotto a macerie, la forza e il coraggio delle tante Nabila, Tahmina, Halima, una delle rare donne sindaco afghane, Sara, impegnata nella lotta contro l'oppio,  ha portato a molti progressi che sono stati nuovamente soffocati dal  regime dittatoriale dei nuovi talebani. 

Nuove reclute, ancora più agguerriti e motivati a soffocare il progresso nazionale e femminile. 

<< Facciamo dei passi avanti, ma troppe persone vorrebbero riportarci indietro. E non sono solo i talebani ricomparsi di nuovo a Kabul. I giorni bui stanno tornando e noi dovremo andare di nuovo in esilio. >>

Ma i racconti delle donne non riportano solo dolore. Delicatamente, le ragazze di Homarira, ci rendono partecipi della loro immensa ospitalità, solleticando i nostri sensi con golose ricette di profumatissimi tea (chai) speziati e naan (pani più o meno conditi) appena sfornati tra le note di soavi musiche suonate, ora in libertà, da altrettante donne guerriere e amanti di quell'arte musicale che gli integralisti stanno cercando di sopprimere nuovamente.

La principessa Homarira insieme a tutte le sue amiche, attraverso uno struggente racconto, che parte dall'Afghanistan più costituzionale e democratico del nonno, paese corridoio al centro della Via della Seta, e arriva  all'Afghanistan dittatoriale e martoriato dei nostri giorni, ci conduce lungo un percorso fatto di dolore, sangue e nuova speranza.  

Testimone ormai inerte del nuovo martirio, il popolo chiede solo un aiuto a tutto il mondo affinché si possa trovare una via di comunicazione coi talebani per non vedere vanificato il progresso costruito negli ultimi vent'anni. 

Perché con loro si può anche ragionare, con l'Isis no.

Consiglio vivamente questa lettura, non tanto agli uomini quanto alle donne, soprattutto a tutte le donne che per stanchezza o paura vogliono mollare: unite e a testa alta, affidandovi agli aiuti esterni, si possono sfondare muri che sembrano indistruttibili. 

Studiate, leggete, divulgate la musica, la bellezza e i racconti delle principesse del giardino di Homarira affinché nessuno dimentichi quelle donne e il loro paese così travagliato.

Il mondo ne ha tanto bisogno.

Auguro a tutti un buon Natale con la speranza che possiate trovare tante belle letture sotto l'albero. 

Buona lettura

Tania C.


 



lunedì 25 ottobre 2021

Recensione TUTTO IN UNA NOTTE ... FORTUNA COMPRESA di Piero Pangrani - Ed. AltroMondo Editore -

 



TUTTO IN UNA NOTTE 

... 

FORTUNA COMPRESA

Piero Pangrani

Ed. AltroMondo Editore

Genere Narrativa

Collana Mondo di Oggi

Copertina Brossura

Pag. 184

€ 15



CONOSCIAMO L'AUTORE


Piero Pangrani nasce l'11 febbraio 1966 a Riglione, un paesino nella periferia pisana.

Aveva pochi anni quando, con la famiglia si trasferisce a Marina di Pietrasanta dove risiede tutt'oggi. A Pietrasanta frequenta la sezione Architettura dell'Istituto Statale d'Arte Stagio Stagi e la sezione Scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Carrara dove, nel 1993, conseguirà la laurea con una tesi su Pietrasanta e le sue antiche mura.

Una delle sue passioni è la sistemistica e, grazie ad un suo sistema, nel 2009 fa vincere 736.000 €  ad alcuni clienti.

Questa cifra alimenta il suo stimolo a sviluppare un'altra grande passione, quella per il Cinema e per la Scrittura.

Nell'attesa di veder avverato il sogno di realizzare un film su una sua sceneggiatura, Piero Pangrani regala ai suoi lettori il suo primo avvincente romanzo Tutto in una notte... fortuna compresa.



TRAMA


Poche ore, quelle tra la sera di San Silvestro e la mattina di Capodanno. 

Sono quelle in cui si svolge l'azione di Tutto in una notte... fortuna compresa.

Tre tempi distinti che sfumano uno nell'altro. 

Il brioso quarantenne Piero passerà dall'essere messo da parte dagli amici più cari proprio durante i festeggiamenti della notte di Capodanno, al ritrovarsi baciato da un fortunatissimo destino.

Da quell'esperienza di solitudine, nascerà la rivincita morale di Piero lungo un percorso dove riprenderà in mano la propria vita dimostrando forza, carattere e maturazione interiore. 

La sorpresa finale sarà per lui il nuovo inizio.


IMPRESSIONI


Ringrazio di cuore Alice di AltroMondo per questa spumeggiante copia cartacea di Tutto in una notte... fortuna compresa.

La copertina e il titolo promettevano bene, la trama morbida e accattivante, non mi restava che lasciarmi trasportare nel mondo di Piero, in un'atmosfera natalizia quasi familiare.

Il romanzo è ambientato tra Alba e la Versilia, a pochi minuti da casa, in luoghi a me cari, dove la bellezza lussureggiante del litorale toscano si fonde nei vicoli antichi di piccoli Presepi che hanno segnato grandi epoche della storia d'Italia.

<< Nella vita non basta mai la fortuna... >>

Piero è un versiliano quarantenne soddisfatto, brillante, con tanti amici che lo cercano e lo ''venerano''. 

È l'Amico sul quale si può sempre contare, il fidato capoclasse, l'organizzatore di vacanze nello splendido mare ai piedi delle Apuane, sempre pronto a fare festa e a dare una mano. 

Ma è anche un ragazzo riservato, timido nell'approccio con le donne, soprattutto con la bella Laura dai riccioli d'oro.

Laura è la ragazza più bella del gruppo, coi suoi ricci biondi ed enormi occhi chiari. Lavora per la Ferrero, curando il lancio pubblicitario delle dolcezze prodotte dal noto Impero piemontese del cioccolato. Anche Laura, così prorompente nel suo lavoro, è timida nei love's affairs...

Il romanzo si apre con la presentazione di Laura, una bella ragazza che, finiti gli studi, è pronta a tuffarsi nel mondo del lavoro. 

E che lavoro! 

La grande fabbrica della Ferrero di Alba!

Inutile dire che l'accurata descrizione sulla produzione di cioccolatini e crema spalmabile fatta dall'autore, oltre ad avermi fatto ingrassare di tre chili solo leggendo, ha risvegliato in me una golosità che credevo di riuscire a tenere a bada, non essendo molto amante del cioccolato. 

Pangrani ha ''saputo vendere bene'' il suo prodotto: tale era il profumo che fuoriusciva dalle pagine, che non ho potuto far a meno di leggere senza aver prima fatto una puntatina golosa agli espositori delle casse del super. 

Il periodo poi si presta bene alla lettura grazie all'ambientazione del romanzo, visto lo scenario natalizio che fa da sfondo alla notte di Capodanno. Notte durante la quale tutto finisce e tutto inizia.

Qualche giorno prima di Natale la madre di Piero gli invia un biglietto di auguri con una piccola ranocchia azzurra. È solo l'anticipo del regalo natalizio che gli ha preparato per quando scenderà in Versilia a passare il Natale insieme a lei e alla sorella.

Quella piccola rana, la madre ne è sicura, porterà tanta fortuna a quel figlio grande, grosso ma tanto timido e sfortunato in amore. 

Il ragazzo dovrà solo accarezzarla la notte dell'Ultimo dell'anno, poco prima di andare a dormire e la rana penserà a  compiere la sua magia.

<< Io da solo a una cena che prometteva bene come sempre con tutti i miei amici. Cosa mi sta succedendo? Tutti mi cercavano, io che mi prodigavo a fare gruppo a ogni occasione, stasera, non c'è nessuno, tutti spariti. >>

La routine di Piero è sempre uguale: Natale in famiglia al mare in Toscana e notte di Capodanno con gli amici a casa sua dove, ogni anno su richiesta degli amici, allestisce una bellissima cena con tanto di champagne, lenticchie e caviale.

Proprio dopo aver acquistato caviale e lenticchie, Piero inizia ad ascoltare tutti i messaggi lasciati in segreteria e ignorati durante la giornata.

Qualcosa di strano sta succedendo quella sera. 

Sembra che ogni singolo atomo dell'Universo si stia adoperando in una congiura verso di lui.

Uno dopo l'altro, quella quindicina di amici inseparabili della sua compagnia, stanno disdicendo l'impegno preso per quella sera, la cena organizzata con tanto anticipo e fervore.

Tra l'allibito e lo sconsolato, non gli resta che togliere, uno ad uno, quasi tutti i coperti dalla tavolata per lasciarne solo due: uno per lui e uno per Laura.

Poco importa se gli amici gli hanno dato buca a poche ore dalla cena, avrebbe avuto Laura tutta per sé e forse, durante quella cena così intima, sarebbe riuscito una volta per tutte a dichiararsi.

Perso nelle sue elucubrazioni, come per magia, Laura suona alla porta, fasciata in un magnifico abito, con un bel vassoio delle sue tartine preferite. 

Per un attimo, un futuro di rose e cuori gli passa davanti per infrangersi come cristallo contro il duro scoglio della realtà: Laura non sarebbe rimasta, visto un impegno imprevisto al quale proprio non può sottrarsi.

Non sembra dispiaciuta e nemmeno lui deve esserlo, tanto  ci sarebbero stati tutti gli altri amici coi quali festeggiare e, l'indomani, lei gli avrebbe portato la colazione a casa in modo da passare insieme la mattinata.

Il buon cuore di Piero non se la sente di avvisare Laura che tutti quegli amici, così smaniosi di passare l'Ultimo dell'anno insieme, avevano appena dato buca, preferendolo ad altri amici.

Così la donna esce di scena con la sua promessa ad aleggiare  nell'aria.

Il romanzo parla di amicizia, di un gruppo variegato e molto unito, quello di Piero. 

Amici fin da ragazzi, sempre insieme durante i momenti di festa, tutti ritratti sorridenti nelle fotografie appese  nella sua camera, in mezzo a degli intensi primi piani di Laura.

Uno spunto di riflessione sul senso e sul valore dell'amicizia è di dovere, a questo punto. Amicizia è una bella parola che riempie la bocca di chi si professa amico.

Ma dovrebbe riempire pure il cuore.

Si dice che le amicizie finiscono quando si scopre che l'amico eri solo tu e su questo ho riflettuto parecchio durante la lettura. 

Piero, il ragazzo buono e sempre ben disposto, quello che tutti cercano, che tutti vogliono durante i momenti più belli, di comodo, ma anche il primo ad essere messo da parte quando qualcosa ''di meglio'' si prospetta all'orizzonte.

Quante volte nella vita è successo a qualcuno di noi, me compresa! 

Ho palpato con mano la delusione di Piero, la stessa che ho provato in passato e che spesso mi capita di provare ancora quando ''gli amici'' lanciano il sasso e ritirano la mano all'improvviso, senza riflettere sulle conseguenze che quel gesto potrebbe avere con chi si è prodigato tanto anche per loro.

Quante volte ho ''resettato'' e, in seguito, modificato il valore e il significato dell'amicizia, ricucendo le ferite e riemergendo dalle mie ceneri!

Così fa Piero, dopo essere stato abbandonato alla sua solitudine in quell'ultima notte dell'anno, decide di festeggiare a modo suo. 

Ha lo spumante, lenticchie e dolci e, ora che gli salta all'occhio, deve mantenere la promessa fatta alla madre, quella di fare una carezza alla rana azzurra prima di coricarsi.

Nel bel mezzo dei fuochi d'artificio Piero saluta il nuovo anno con una piccola carezza alla rana, qualche ricordo di estati passate che riemerge prorompente, un bicchiere di spumante dietro l'altro e il pc sul quale navigare senza una rotta precisa, dall'arte alla musica, dalle mail importanti alla pagina del Palazzo del Presidente della Repubblica. 

E proprio su quella pagina, col tricolore per sfondo, nel vortice dei fumi dell'alcol, i botti di mezzanotte e voluttuose visioni di Laura che lo tiene per mano in mezzo alla Piazza del Quirinale, si convince ad andare a letto.

Da quel momento la vita di Piero subisce un drastico e favoloso cambiamento. 

Improvvisamente la fortuna sembra girare dalla sua parte e i suoi sogni di gloria cominciano a realizzarsi.

Cambiando completamente vita, il ragazzo si riscopre uomo di successo e potere, acclamato e benvoluto, sempre al centro dell'attenzione della gente e degli amici, stupiti dal repentino  e positivo cambio dell'amico. 

Tutto sembra andare per il meglio, successo, fama, famiglia e soprattutto l'amore.

In fondo basta veramente un pizzico di fortuna per essere felice e poi a Capodanno tutto è possibile...

Natale non è poi così lontano e questo romanzo è l'ideale per immergersi in atmosfere magiche, quasi anni '50 e sognare, come quando eravamo bambini ed aspettavamo Babbo Natale con trepidazione. 

Il mix perfetto tra presente e ricordi di atmosfere natalizie passate, quando la famiglia era al completo e tutto aveva un altro sapore, vi trasporterà nel mondo di Piero, quel ragazzone buono  che non si può non amare da subito. 

La lettura scorre limpida e veloce nella sua semplicità, profusa da un delizioso sentore di cioccolato e spumante. 

Una chicca celata nel romanzo è l'affettuoso omaggio che Pangrani e il suo Piero hanno dedicato a Stefano D'Orazio e ai Pooh.

Domenica prossima cambierà l'orario, il clima si farà più rigido e uggioso, dicembre espanderà il suo dolce bacio nell'aria e a voi lettori non resta che regalarvi due piacevolissime ore nel magico mondo di Piero con una bella tazza di cioccolato fumante a riscaldarvi l'anima.

Buona lettura, ''fortuna compresa...''

Tania C.



I














lunedì 20 settembre 2021

Recensione IL GUARDIANO di Peter TERRIN - Ed. IPERBOREA -

 







IL GUARDIANO

Peter TERRIN

Ed. Iperborea

Anno di uscita 2014

Prima edizione italiana 2021

Traduzione: C. Cozzi

Formato Brossura

Collana Narrativa

Genere Surreale, fantascienza, distopia, thriller psicologico, nonsense

Pag. 288

€ 17


CONOSCIAMO L'AUTORE

Autore di romanzi, racconti e opere teatrali, Peter Terrin (1968) è uno dei più importanti scrittori di lingua olandese e una voce unica nel panorama della letteratura belga contemporanea. Tradotto in numerosi paesi e vincitore di riconoscimenti internazionali, come il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2010 e il Premio AKO 2013, è considerato dalla critica un autore dallo stile magistrale, che coniuga eleganza classica, atmosfere kafkiane e un raffinato ingegno sperimentale, indagando con lucido disincanto l’individuo contemporaneo per toccare tematiche universali.


TRAMA

In un’atmosfera sospesa e irreale, Il guardiano riesce a fondere con sottile ironia l’inquietudine e lo straniamento esistenziale e la tensione di un thriller all’ultimo respiro.

Harry e Michel, in servizio nel garage sotterraneo di un lussuoso condominio, scandiscono giornate sempre uguali tra turni di guardia e giri d’ispezione finché qualcosa di insolito spezza la loro routine: improvvisamente tutti i residenti – tranne uno – lasciano il palazzo in gran fretta. Sicuramente in città è successo qualcosa di terribile, forse un’esplosione nucleare, forse un virus, forse addirittura una guerra; ma Harry e Michel non possono saperlo, perché dall’esterno, al di là del blindatissimo cancello d’ingresso che non possono varcare, non arriva nessun rumore. Fuori, un mondo indecifrabile, un «deserto dei Tartari» muto e inquietante; dentro, una fortezza inespugnabile dove Harry e Michel, ligi al dovere, non possono che aspettare gli ordini dell’onnipotente Organizzazione da cui dipendono, ma che sembra essersi dimenticata di loro. Con divertita ironia, Peter Terrin tratteggia i tic dei due protagonisti nella semioscurità claustrofobica del seminterrato deserto: il veterano Harry, così compreso nel suo ruolo da vedere il pericolo anche nell’arrivo del furgone delle provviste, e lo spaesato Michel, maniaco dell’ordine e della pulizia, che fa il bucato, cuoce il pane ed è più attento allo sgocciolio dello sciacquone che al pericolo di un attacco esterno. Come Vladimiro ed Estragone, Harry e Michel aspettano il loro Godot, ma quando finalmente qualcosa succede, con l’arrivo di un terzo guardiano, la paranoia di Harry prende il sopravvento e la situazione precipita. In un crescendo di suspense, Michel si ritrova coinvolto, e i lettori con lui, in una spirale di eventi che mettono a nudo la fragilità di un uomo lasciato solo a decidere il proprio destino quando tutto intorno è incomprensibile.


IMPRESSIONI

Ringrazio le gentili ragazze di Iperborea per questa bellissima copia cartacea de Il Guardiano.

Come sempre, il formato rettangolare tascabile lo rende comodo e maneggevole nella lettura; 

la copertina è favolosa, nei toni caldi dell'ocra che ricordano un paesaggio surreale, desertico, per riprendere  l'ambientazione del romanzo.

No, non è un romanzo ambientato nel deserto, o meglio non nella visione collettiva e romantica di deserto formato da enormi dune sabbiose.

In un imprecisato luogo nel mondo, che potrebbe spaziare dall'Europa all'America, dall'Asia alla Russia, Peter Terrin narra la vita di due ''Guardie Giurate'' a tempo pieno di un grattacielo  con servizio di un hotel extra lusso.

Come in una sorta più cupa di Grande Fratello, Harry e Michel trascorrono le loro giornate rinchiusi nell'enorme garage seminterrato di un grattacielo, sorvegliando l'incolumità dei residenti e dell'edificio, senza poterne mai uscire. Sono stati minuziosamente addestrati alla difesa e sanno che devono attendere un qualcosa che avverrà  presto. O sta già avvenendo?

Del mondo fuori captano suoni, odori, scorci, dalle feritoie del seminterrato, dall'uomo dei rifornimenti e da qualche residente, spesso senza volto e nome, che ogni tanto si ferma a scambiare convenevoli di rito. Chiacchiere sterili, asettiche su eterei e confusi accenni alla vita fuori. Nessuna confidenza, nessuna empatia. Il palazzo stesso è stato progettato di modo che i residenti non possano incontrarsi, evitando così il fastidioso obbligo di interagire.

<< C'è stato un tempo in cui contavo sempre i miei passi, regolarmente, a ogni giro d'ispezione. >>

Le giornate trascorrono tutte uguali, raccontate con ricostruzione quasi maniacale, in prima persona dalla voce metodica di Michael e cadenzate da una routine di gesti quasi paranoici e claustrofobici, alle dipendenze ''dell'Organizzazione''.

Al lettore non è concesso sapere chi sia a capo di questa Organizzazione e da quanto tempo i due guardiani si trovino nel garage. I mesi trascorrono senza ''tempo'', proiettando i personaggi in uno spazio temporale in cui le settimane si sovrappongono formando uno strano puzzle  dove le tessere sono formate dai giorni di un calendario immaginario.  L'unica certezza è che, appena formato a dovere, dovrebbe arrivare un terzo guardiano a portare una ventata di novità, ma anche di timore, in quell'ambiente così piatto e perpetuo. Harry, dall'alto della sua longeva esperienza di Guardiano veterano lo sa.

D'altro canto, a che servirebbe un nuovo Guardiano se già loro due riescono a gestire egregiamente il proprio lavoro? 

<< L'Organizzazione dimostra che si fida di noi. Il nostro impegno non è passato inosservato. >>

Quindi, vista la buona preparazione ricevuta, se ancora non hanno mandato il terzo guardiano significa che il loro operato è talmente buono da non ritenere necessario il rinforzo di un terzo elemento. No, ora Harry sa con sicurezza che non sarebbe servito un terzo Guardiano.

Perciò tutto sarebbe rimasto così com'è e nulla avrebbe dovuto essere fuori posto. 

Nemmeno il lento stillicidio della cassetta del bagno!

La routine quotidiana prevede cinque ore di sonno a turno ciascuno, la ronda per controllare ogni angolo del seminterrato, il controllo delle munizioni delle loro pistole più quelle in dotazione,  ordinatamente raccolte in scatoloni e stipate in un'intercapedine ricavata tra i pilastri della struttura, il controllo delle videocamere di sorveglianza che da un po' di tempo sembrano non funzionare. 

Chissà perché il segnale non arriva più?

Nella routine quotidiana, Michel è riuscito a trovare, tra i rifiuti dei residenti una macchina del pane, imparando a produrlo (di nascosto dall'Organizzazione'') per integrare gli scarni pasti quotidiani rappresentati da una scatoletta di carne, spesso da dividere in due. 

Raramente qualche pietanza veniva gentilmente offerta dalla comparsata fugace e inespressiva del personale di servizio dei condomini. 

<< Tra me e lui, sul pavimento, c'è una macchia scura. Ancora scosso dagli avvenimenti, mi manca la forza per chiedermi cosa potrebbe essere. >>

La vita nel seminterrato è talmente destabilizzante che pure il volo di una mosca o un barattolo di marmellata di fragole destinato ai residenti e accidentalmente finito in terra, può  rappresentare un pericolo e al contempo la novità, quella di cui raccontare un domani ai nipoti.

Qualcosa però sta succedendo, proprio fuori dal garage, in una città ormai quasi deserta. 

I condomini da un po' di giorni sembrano presi da una strana frenesia, uno dopo l'altro stanno abbandonando il lussuoso palazzo. 

Fuggono, chissà dove, con le loro macchinone lucide e cariche di bagagli. Tutti, meno uno, l'inquilino sempre in nero, quello che, a questo punto, bisogna proteggere ad ogni costo, fino alla fine.

Ma la fine di cosa?

C'è una guerra in corso? 

Un disastro nucleare o sanitario? 

Perché là fuori respirano con le mascherine? 

Perché non stanno più arrivando i rifornimenti e il ragazzo del furgone ha delle semplici scarpe di gomma al posto di quelle fornite dall'Organizzazione? 

Forse i suoi vestiti borghesi sono a prova di proiettile? 

Meglio controllare, soprattutto le scarpe! Le scarpe possono nascondere immani pericoli!

 << Le autorità hanno dichiarato il coprifuoco; spareranno senza preavviso a chiunque si avventuri per strada di notte. I cecchini usano i silenziatori per non seminare il panico. >>

Il confronto tra Michel ed Harry diventa sempre più delirante, un crescendo di ansia e folli elucubrazioni, nelle quali viene messo a nudo l'essere umano e la sua fragilità psichica dopo un lungo periodo di prigionia.

Perché, anche se travestita da lavoro, di prigionia si tratta. Non nel palazzo in sé, ma nella propria mente che diventa un circuito in loop di gesti, pensieri e sentimenti, dove la realtà è allucinazione e il delirio è realtà.

Proprio come è capitato ad Harry, l'irreprensibile veterano e al flemmatico Michel ...

Topi!

A questo pensavo a fine lettura: Harry e Michel, due enormi toponi nascosti in un lugubre scantinato, pronti ad attaccare non appena ''odorano'' il pericolo. 

Due cavie sperimentali di un qualche progetto socio-scientifico non meglio identificato, chiuse in una prigione di metallo e cemento che altro non possono fare se non rosicchiare i muri, accontentandosi di qualche rifiuto della classe abbiente ed elucubrare su imminenti catastrofi apocalittiche.

Una sensazione polverosa e soffocante mi ha guidato nei primi capitoli, tanto da ritrovarmi, una notte, a rotolare tra le lenzuola in preda ad un sogno Kafkiano-Orowelliano, sentendomi un po' come Michel nel suo bozzolo angusto durante le ore di riposo.

Nonostante un primo impatto un po' opprimente, la lettura  scorre veloce, ''simil colpo di scena compreso'', incuriosendo il lettore grazie allo scenario esasperato, come in un'opera teatrale del nonsense. 

Un gesto, un pensiero, una descrizione sono spesso il riflettore dell'ironia celata dietro ai bizzarri rituali delle pedine di un gioco quasi sardonico.

Le battute tra i personaggi sono veloci, botta e risposta, pur rivestendo l'apparente lentezza delle scene tra personaggi dall'identità impersonale: il Guardiano, il ragazzo delle consegne, il residente.

Se ancora non lo avete letto, vi consiglio di lasciarvi guidare da Harry e Michel nei mille metri quadri di seminterrato, sotto le luci traballanti dei faretti, alla scoperta del loro microcosmo. 

Se riuscirete ad oltrepassare il tunnel d'entrata delle prime pagine, che bloccano un po' il respiro, scoprirete uno stile unico e irriverente, portentoso e coinvolgente che appagherà anche il lettore più esigente, alla continua ricerca di esperienze innovative, pur restando nella classicità dei grandi romanzi distopici.

Lascio però a voi scoprire cosa si cela nel mondo apparentemente piatto oltre le grate di aerazione del seminterrato, così come lascio a voi   capire se veramente l'Organizzazione sta pensando di mandare un nuovo Guardiano a difesa dell'ultimo residente.

Sono certa che il finale saprà stupirvi, come un bicchiere di whisky bevuto d'un fiato.

Buona lettura,

Tania C.














domenica 19 settembre 2021

Recensione CENTOMILA POLTRONE di Romano Montanari - Ed. AltroMondo -

 




CENTOMILA POLTRONE

La vera storia di Egidio Garbelli, pioniere del lavoro sostenibile per tutti

Romano Montanari

Ed. AltroMondo

Collana: Impresa d'impresa

Genere: Narrativa d'impresa

Formato: Brossura

Pag. 200

€ 16

link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/centomila-poltrone/



CONOSCIAMO L'AUTORE

Nato a Lugo di Romagna nel 1933, Romano Montanari consegue la Laurea in Scienze statistiche e Attuariali. Sposato, tre figli e quattro nipoti. Ha lavorato come ricercatore di marketing nel centro studi di una multinazionale statunitense; come consulente di organizzazione commerciale e marketing presso uno studio professionale; autonomamente si è occupato di business development sui mercati esteri. Nel 1994 ha fondato una società per la produzione di dispositivi medici seguendo le tecniche e metodiche dell'automazione totale.


TRAMA

Egidio Garbelli, durante una conversazione-intervista, ripercorre la storia della sua vita dall'infanzia passata in una casa rurale dividendosi tra giochi e lavoretti domestici , fino alla scalata al successo che lo vede diventare uno dei più esperti e grandi sostenitori del lavoro per tutti.
Sostenendo le idee orami consolidate di Paesi esteri economicamente più all'avanguardia, combatte battaglie su vari fronti politici, sindacali e sociali pur di sostenere e mettere in pratica la bontà delle sue idee.


IMPRESSIONI

Per questa copia cartacea di Centomila poltrone ringrazio la cara Alice di AltroMondo Editore che arricchisce le mie letture  dell'interessante collana dei pionieri.
Per chi mi segue da un po', sa che questa collana raccoglie le esperienze imprenditoriali di persone reali, che raccontano la loro scalata al successo partendo dalla spesso umile infanzia, sino a ricoprire incarichi manageriali di grandi imprese o a crearle dal nulla.
Anche per Egidio Garbelli il format è simile. L'uomo, conosciuto durante un evento privato di un amico in comune, si racconta a Montanari senza risparmiarsi, senza elemosinare aneddoti ed esperienze della propria vita e  Montanari riporta su carta la storia come fosse un romanzo, col suo stile scorrevole e accattivante, capace di incollare il lettore alle pagine anche solo descrivendo la procedura per filettatura di un dado per bulloni.

<< Come diceva mio nonno: " Quando il mangiare è assicurato..." >>


Egidio nasce nella campagna brianzola poco prima della Seconda Guerra Mondiale. La famiglia ha origini umili; coltivatori diretti da generazioni, fortunatamente non gli è mai mancato il cibo, autoprodotto contando solo sul lavoro delle proprie mani. 
Durante la  Guerra era ancora molto piccolo, ma ben ricorda i partigiani nascosti nella sua cascina per organizzarsi. Vista la posizione isolata in mezzo alla campagna, quella cascina era un ottimo nascondiglio: nessuno avrebbe visto e sentito nulla e, grazie al cielo, la zona non era di interesse per eventuali bombardamenti aerei.

<< Per quel ragazzo era meglio tentare un percorso più professionale per cercare di intraprendere un'attività come quella del padre; sarebbe potuto diventare un buon operaio meccanico specializzato. >>

Passato indenne il periodo bellico, Egidio finì il percorso delle scuole elementari. Nato mancino, i metodi poco ortodossi della maestra riuscirono a deviare la sua natura ma, proprio secondo la maestra, il ragazzo avrebbe pure dovuto smettere di studiare e imparare un mestiere perché, sempre secondo lei, non sarebbe stato in grado di proseguire gli studi, nonostante la richiesta della madre di farlo preparare da un insegnante privato per l'esame di ammissione alla scuola media. La maestra però fu irremovibile: l'unica aspirazione alla quale ambire era quella di diventare operaio, ma senza aspettarsi di più

A questo punto mi è salito un nervoso tale da dover stoppare la lettura per un po'. 
Ma quanto sono  grette e ottuse certe mentalità? 
Con quale diritto la maestra elementare, che da sempre ricopre il ruolo di educatrice, si era permessa, prima, di correggere la natura fisiologica di un bambino poi di denigrare il suo potenziale senza dargli una possibilità, invece di sostenerlo e spronarlo a cercare il giusto percorso per le sue capacità!
Credo che questo sia un ottimo spunto di riflessione, comparato alla trama del racconto. 
Ognuno di noi è più o meno capace in qualcosa, ma non per questo un insegnante deve permettersi di stroncarci la carriera scolastica, soprattutto se la voglia di imparare c'è. 
Se i numeri ci sono ostili ma in letteratura andiamo alla grande, perché non provare a diventare scrittore? 
Non capiamo nulla di poesie ma le lingue non hanno segreti? Il mondo è immenso e offre tante possibilità a chi è poliglotta. 
Le lingue ci creano una Babilonia in testa ma con matita e pennelli riusciamo a catturare l'anima del creato? Il mondo ha tanto bisogno di artisti! 
Mai fermarsi, mai distruggere i sogni di un bambino, perché, come ci svela Egidio, nel percorso formativo, è concesso anche il fallimento, senza vergona ma come punto dal quale ripartire per capire cosa vogliamo veramente!


Per fortuna non tutti i genitori danno ascolto ad un solo pulpito e non tutti i ragazzi sono arrendevoli. 
La voglia di imparare di Egidio era più forte e motivata di tutti i pronostici contrari e i suoi genitori erano propensi a dargli una buona formazione scolastica.
Da autodidatta e con la sola supervisione della madre, Egidio riuscì invece a prepararsi e a superare con successo l'esame di ammissione alle Medie. 

Che soddisfazione, avrei tanto voluto vedere la faccia di quella maestra! 

<<Conseguire quel diploma mi fece percepire la sensazione di aver raggiunto un traguardo determinante per entrare in un nuovo modello di vita che sentivo, nel mio intimo, molto responsabilizzante.>>

Superato egregiamente l'esame della terza Media, arrivò il diploma di Perito Industriale all'Istituto Feltrinelli, oggi fiorente Casa Editrice e dopo il diploma, sarebbe arrivata nel tempo la Laurea in Economia e Commercio alla Cattolica.
Il percorso non fu facile, ma per un ragazzo come Egidio era una grande soddisfazione essere riuscito a diplomarsi. Ora lo attendeva il mondo del lavoro e avrebbe dovuto iniziare a guardarsi intorno per capire come mettere a frutto i suoi studi e sostenersi gli studi universitari.
Dopo l'inserimento al lavoro, e qualche lavoretto monotono per sbarcare il lunario, decise che poteva ambire a qualcosa di più stimolante e cominciò ad integrare gli studi universitari con un lavoro all'Alfa Romeo.
Arrivò però il periodo di pit-stop Naja: diciotto mesi passati in Toscana. 
Il servizio di leva gli diede modo di proseguire i suoi studi, grazie ai compagni di corso dell'Università che gli inviavano appunti e fascicoli delle lezioni.
Il Generale dei Lupi di Toscana, venuto a conoscenza della sua abilità matematica, lo volle come insegnante privato per la figlia. Quel lavoretto extra fu una manna dal cielo perché gli avrebbe permesso di continuare gli studi in tranquillità  riuscendo a superare la sezione di esami annuali, di  guadagnare qualcosa e di istruire la ragazzina senza sforzo e senza toglierle il piacere di momenti di svago con le amiche.
Ripreso il lavoro all'Alfa Romeo, la sua intraprendenza lo vide spiccare nel reparto del mondo delle corse  e nel controllo della gestione tecnologica della Gilera , la casa di produttrice di motociclette, ma a causa della mala gestione americana, rinunciò all'incarico cominciando a cercare qualcosa di meglio.

Leggendo esce fuori il carattere curioso e intraprendente di Egidio, la sua caparbietà,  la risolutezza e, qualità forse più importante, l'umiltà di un ragazzo che si era formato da solo,  che lo ha continuamente  spronato a mettersi in gioco, a scapito di chi voleva vederlo piegato alla catena di montaggio.

<< Le diversità migliorano al vita anche nelle banalità... >>

Nel 1965 conobbe Mariagrazia, la futura moglie, presenza importante e di crescita per Egidio anche se con un carattere molto più risoluto e accomodante del suo. 
Donna caparbia e con le idee chiare, lo aiutò a migliorare. a crescere, ad essere più empatico e meno selettivo, a prendere in esame anche pareri discordanti dal proprio, perché tutto insegna. 
Con Mariagrazia vicino migliorò anche la vita quotidiana.
Diventato consulente organizzativo aziendale, le giornate lavorative erano spesso estenuanti, lo vedevano lontano da casa anche per parecchi giorni e lo rendevano partecipe anche di qualche piccolo incidente di percorso, ma Egidio non ha mai mollato la presa, restando sempre sulla cresta dell'onda, motivato a seguire il successo, soprattutto dopo qualche flop.
Nonostante le difficoltà, la voglia di migliorarsi non venne mai meno anzi, imparò ad ascoltare e trovare un punto d'incontro con chiunque incrociasse il suo percorso privato e lavorativo.
Adesso si che era sulla strada giusta per arrivare al successo in ogni ambito...

Ovviamente il racconto continua con le esperienze di Egidio ma se ve lo racconto tutto poi vi tolgo il piacere della lettura, quindi non vi resta che accomodarvi nel vostro angoletto letterario e cominciare questa nuova avventura imprenditoriale.
Una curiosità di questa storia è l'interessante glossario alla fine del testo, curato dall'autore in modo da aiutare il lettore a comprendere al meglio termini tecnici e aziendali.
Non spaventatevi, la lettura scorre via leggera, grazie anche ai capitoli brevi, ben descritti ed esaustivi. 
Tra un aneddoto divertente e un problema da risolvere, sono arrivata alla fine arricchita da una forte morale, o meglio due.
La prima morale che ho tratto da questa storia è che non tutti hanno avuto la fortuna di trovare una maestra elementare fantastica come la mia che, anche se non sono mai andata d'accordo coi numeri, non mi ha mi ha mai denigrato, anzi ha da sempre sostenuto la mia passione per la lettura, facendomi amare i libri tanto da farla diventare un "lavoro vero e proprio": grazie maestra Marta!
La seconda morale, collegata all'importanza di un buon insegnante ed una famiglia che ci sostiene, è che non bisogna mai abbattersi se non si riesce in qualcosa. 
La forza di volontà e l'aiuto di chi ci sta vicino, ci farà sempre trovare la strada giusta per migliorarci e proseguire il nostro cammino.
Non vi dico di più ma vi invito all'acquisto del testo augurandovi buona lettura. 
Vi aspetto alla prossima impresa pionieristica, perché i pionieri non finiscono mica qui...

Buona lettura,
Tania C.







sabato 18 settembre 2021

Recensione LA BOTTEGA DELLE ESSENZE di Erica Bauermeister - Ed. Garzanti -

 



LA BOTTEGA DELLE ESSENZE

Erica Bauermeister

Ed. Garzanti

Collana Narratori Moderni

Genere Narrativa Straniera

Formato Cartonato con sovraccoperta

Anno di pubblicazione: 2019

Pag. 352

€ 18,60

Versione digitale disponibile in tutti gli store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Erica Bauermeister
Foto da Garzanti

Erica Bauermeister è stata insegnante di letteratura alla University of Washington.

Insieme ai figli e al marito vive a Seattle, dove si è trasferita dopo aver vissuto due anni nell'Italia settentrionale.


TRAMA

<< Ogni profumo racchiude una storia. Se impariamo a proteggerlo, diventa parte di noi. >>


L'unica stanza della casa che ad Emmeline ha sempre ispirato una forte curiosità è il laboratorio del padre dove, su alti scaffali fanno bella mostra di sé numerose file di bottigliette.

Non sono comuni ampolle di profumo e nessuno deve toccarle: al loro interno custodiscono una piccola pergamena su cui sono impresse rarissime essenze: l’odore della pioggia in una mattina di temporale, il sentore del fumo nell’istante in cui fuoriesce dalla pipa, la dolcezza del miele di cui profumano le promesse di una madre. 

Emmeline ne è ipnotizzata: la curiosità la spinge a saperne sempre di più: quanto vorrebbe che il padre le raccontasse la storia di ciascuna ampolla e le insegnasse a catturare quei profumi! 

Ogni volta, però, il carattere chiuso e brusco del padre,  le impedisce di apprendere i segreti di quel mestiere e, soprattutto, di avere notizie di sua madre, la donna che l'ha messa al mondo e che  non ha mai incontrato. 

Ma l'improvvisa scomparsa del padre cambia tutto. 

Rimasta sola, Emmeline inizia a interrogarsi sulle proprie origini, sa che è giunto il momento di scoprire le sue origini e se ha altre radici oltre a quelle che ha imparato a conoscere. 

Per scoprirlo, però deve prima escogitare un modo di arrivare alle boccette dalle quali è tanto attratta e sciogliere il velo di  mistero che riguarda la creazione di quelle essenze. 

È consapevole che solo una di quelle ampolle potrà indicarle la strada giusta da percorrere per capire chi è davvero e trovare e abbracciare quella madre che è sicura esistere da qualche parte là fuori.

Dall’autrice di La scuola degli ingredienti segreti, bestseller mondiale grazie al passaparola dei lettori e alle recensioni entusiastiche della stampa internazionale, un nuovo romanzo lirico ed evocativo. 

La storia di una ragazza pronta ad attraversare i confini del cuore e dell’immaginazione per trovare la propria identità. 

Un inno al seducente fascino dei profumi che sanno risvegliare emozioni sopite e ricordi capaci di deviare il corso della nostra esistenza.


IMPRESSIONI

Ringrazio di cuore Linda di Garzanti che mi ha concesso l'opportunità di leggere La Bottega delle essenze, anche a due anni dall'uscita. I libri e le recensioni non passano mai di moda, soprattutto quando contengono magia e in questo romanzo la magia ci accompagna lungo il viaggio tra le essenze della protagonista.

Erica Bauermeister, dopo il successo de La scuola degli ingredienti segreti nel 2009, La casa dei destini intrecciati nel 2011 e L'arte di cucinare desideri, nel 2019 torna a scalare le classifiche editoriali con questo romanzo ricco di alchimia, drammaticità e sentimenti, riscontrando grande favore tra i suoi fans. 

Una nota speciale va alla copertina. 

Gioia per gli occhi e per l'olfatto, raffigura il bancone di un erborista, con ampolle, spezie, fiori e un pizzico di magia che lascia presagire il voluttuoso contenuto. 

Insomma, se avevate dei dubbi, questo libro vale già dalla copertina.

<< Noi esseri umani siamo fatti quasi interamente di acqua, a parte i massi dei nostri segreti. >>

Once upon a time Emmeline...

Chi di noi, sentendo improvvisamente un odore, non si è lasciato trasportare da ricordi tornati a galla magicamente.

Un luogo, una persona, un oggetto, un momento, un sentimento. 

Ogni cosa che ci circonda e che ha a che fare col mondo ha un proprio odore che stimola i nostri sensi, anche a distanza di decenni.

Quante volte abbiamo pensato a quanto sarebbe bello poter racchiudere l'aroma di un particolare momento della nostra vita per poterlo annusare in seguito, quando ne abbiamo più bisogno?

Questo era proprio il lavoro del padre di Emmeline: catturare gli odori su dei foglietti e rinchiuderli in ampolle sigillate con la ceralacca in modo da poterli ritrovare nel tempo, eternamente impressi in quei foglietti. 

<< Le bottiglie proteggono i foglietti, se le apriamo troppo spesso, gli odori scompariranno. >>

Ma gli aromi, così come i ricordi, sono eterei e labili. Non si possono imprigionare per sempre. Saranno loro a trovarci al momento giusto.

Lo aveva capito subito il burbero padre di Emmeline.

L'uomo, lasciata la moglie, quando la figlia era ancora molto piccola, si rifugiò con la bambina su un'isola deserta dell'arcipelago di Broughton, nella British Columbia, per portare a termine un importante esperimento sui profumi. 

L'isola, raggiungibile solo una volta al mese, durante le notti di luna piena, avrebbe protetto Emmeline dalla società cosmopolita, aiutandolo nella sua formazione di ''naso'' cattura essenze, facendola crescere in maniera semplice, a stretto contatto con i profumi della natura e lontana da ogni inquinamento.

Aveva inventato, quando ancora stava insieme alla madre di Emmeline, un macchinario che, partendo dal principio di scattar foto istantanee della Polaroide, avrebbe catturato su dei foglietti l'essenza di qualsiasi cosa presente sulla terra, materiale o spirituale e, una volta ''stampato'', avrebbe custodito il foglietto in centinaia di ampolle raccolte ordinatamente negli scaffali del capanno sull'isola. 

Quelle ampolline racchiudevano un tesoro prezioso agli occhi di Emmeline: l'essenza di ogni cosa, della vita stessa.

Non solo essenze materiali come quelle sprigionate dalla natura o dal fumo della pipa, ma anche odore di casa, di coccole, di felicità o odori acri come la paura, il disagio. Ogni singolo aroma era classificato in quelle allettanti boccette alle quali ad Emmeline non era concesso accedere, accrescendo in lei la curiosità verso quel mistero.

Un giorno, quando finalmente sarebbe stata in grado di creare le sue essenze, tutto avrebbe avuto un senso.

<< Non sai mai cosa può fare una sirena. >>

La vita sull'isola trascorse tranquilla, fuori dal tempo, quasi sospesa in un mondo fatato dove Emmeline e il padre raccoglievano molluschi, funghi, frutta selvatica e coltivavano un piccolo orto. 

Una volta al mese le sirene  lasciavano  sulla baia pacchi con generi di prima necessità e qualche sorpresa per la piccola, rendendo la vita sull'isola ancora più magica.

Ma la bambina, così come non aveva accesso alle ampolle, non aveva nemmeno il permesso di accedere alla scogliera e alla baia, il padre era stato tassativo!

Crescendo Emmeline cominciò a porsi le domande più naturali per una ragazzina: dove era la sua mamma e perché il padre non ne parlava mai evitando l'argomento in modo duro? 

Cosa c'era nel mondo fuori dall'isola e perché il padre non voleva che si avvicinasse a quella strana macchina cattura odori e alle boccette? 

La convinzione che quelle boccette potessero contenere le risposte ad ogni suo perché, crebbe con  lei finché un giorno,  dopo un litigio col padre, decise di distruggerle lanciandole dalla scogliera proibita.

<< Stava arrivando un cambiamento, ne percepivo l'odore. Somigliava al fruscio dei sogni prima del risveglio, la mattina. Quel delicato strattone ai fili della gravità mentre la marea lenta cambia direzione e inizia a trascinarti verso il mare aperto.

Fu quello il giorno in cui il padre scomparve tra le onde della scogliera per cercare di recuperare le preziose boccette e fu quello il giorno che segnò la  vita della nuova Emmeline.

Adesso non era più la bambina che correva felice sull'isola alla ricerca di nuove essenze. 

Non era più la bambina che festeggiava il compleanno il giorno dello spuntar delle viole.

Non c'era più il padre che ogni sera leggeva per lei le favole da quel libro consunto al quale alcune pagine erano state strappate senza saperne il motivo. 

Adesso avrebbe veramente dovuto contare solo su stessa e sul suo ''naso'', fare affidamento alle sensazioni che quella nuova nuova vita le avrebbe procurato.

Sola!

Era rimasta sola coi suoi sensi di colpa e da ora in poi avrebbe dovuto pensare a sé stessa, ai suoi boschi pieni di odori, ai molluschi da raccogliere ed essicare, alla legna da accatastare e alla sua mamma.

Ma il destino aveva progetti diversi per lei. 

Dopo aver distrutto le boccette e la macchina cattura odori e con la scomparsa del padre, i giorni si fecero bui e tristi, presa dallo sconforto la piccola si lasciò andare finché non arrivò qualcuno a salvarla da quell'oblio in cui era precipitata.

Emmeline, che ormai aveva circa tredici anni, per la prima  volta da che aveva ricordi, mise piede sulla terraferma, in una cittadina di una landa battuta dai venti del nord ma di una bellezza selvaggia, coi suoi cottage colorati e le piccole barche dei pescatori e dei rifornitori degli innumerevoli isolotti presenti nell'arcipelago.

La terraferma rappresentò la crescita di Emmeline, il suo debutto nella società moderna ed evoluta, dove il cibo era sempre presente in tavola ogni giorno, senza bisogno di procurarselo a mani nude nel bosco facendo scorta per il rigido inverno.

L'arrivo nella piccola cittadina la vide  affrontare il mondo della scuola e il contatto coi coetanei per la prima volta. 

Un mondo duro e difficile, non tanto per lo studio, il padre le aveva insegnato a leggere, scrivere e la scienza, sua materia preferita, quanto per l'approccio coi compagni. 

Invece di ricevere aiuto per integrarsi, la ragazza fu da subito vittima di bullismo da parte dei gradassi della classe. Presa di mira perché ''diversa'', veniva vessata e tormentata continuamente a causa del suo dono di catturare nuovi profumi.

<< Sentii l'odore del nervosismo su di lui, ma sotto c'era l'aroma di fumo di legno di ontano, pulito e sincero. >>

Se non fosse stato per Fisher, un ragazzo dai capelli rossi che le dimostrò da subito amicizia e protezione, Emmeline avrebbe smesso di frequentare le lezioni.

Si trovava così bene con Fisher, forse perché, come lei, anche lui era diverso, sensibile e sapeva leggere l'anima delle persone come lei sapeva leggerne gli odori. 

Grazie a Fisher diventò adulta e scoprì sé stessa, la sua essenza più intrinseca. 

<< ''Segui il tuo naso, Emmeline.''

Erano le parole di mio padre, ma la voce che sentivo nella testa era la mia. >> 

Insieme alla consapevolezza di sé arrivò anche il momento di mettersi alla ricerca delle proprie origini, di quella madre della quale non sapeva nulla ma che in cuor suo sapeva essere viva in qualche posto e che presto avrebbe trovato e finalmente avrebbe potuto non solo abbracciarla, ma scoprirne quell'aroma di miele caldo così tipico delle mamme.

Aveva già tutto in mente. 

Tutto programmato e studiato punto per punto coi pochi indizi che aveva. 

Solo una volta trovata la madre avrebbe potuto lasciarsi andare, risolvere i suoi dubbi, dare tutte le risposte alle domande alle quali il padre non aveva mai voluto rispondere. Quel padre che le mancava così tanto e che lei aveva spinto tra quelle onde per recuperare le ampolle perdute per sempre, quel padre che le aveva sempre mentito e tenuto nascosto importanti segreti.

Ma lo scontro con la realtà non fu poi  così dorato e profumato di torta di mele e cannella come aveva immaginato.

A volte la realtà gioca scherzi poco simpatici, mettendo a dura prova il cuore e la logica.

E allora non rimane che lasciarsi guidare dai profumi per trovare la via giusta...

Questa è la storia di Emmeline, ovviamente molto più ricca di emozioni e sensazioni che potrete ritrovare leggendo.

La bottega delle essenze è un romanzo che ho letto d'un fiato, togliendo ore al sonno.

Ne ho assaporato ogni pagina che mi ha ispirato, metaforicamente, le quattro stagioni.

L'estate, ricca di colori, come la vita in libertà sull'isola, coi suoi profumi rossi e gialli di sole, di sale, di gaultheria e mirtilli rossi; 

l'autunno, dolce e malinconico come il ricordo del padre scomparso, dai profumi aranciati, avvolgenti e speziati, di legna che arde sul fuoco, funghi e mele alla cannella;

l'inverno, che segna il difficile percorso di Emmeline dopo l'arrivo in città, col profumo argenteo e metallico  della pioggia fredda che pizzica il naso e fa lacrimare gli occhi;

la primavera, simbolo di rinascita e di nuova consapevolezza, nuove prospettive, desideri finalmente realizzati, con un profumo verde brillante di rugiada e di fiori di melo, di erba tagliata e menta, di viole.

Per chi conoscesse già l'autrice sarà facile ritrovare lo stile calmo e pacato, soave, che prende il lettore per mano conducendolo fino alla fine, quasi ipnotizzato dalle emozioni.

Per chi invece non conoscesse ancora Erica Bauermeister, è questo il momento giusto per farlo, magari proprio con La bottega delle essenze.

Se amate i profumi e i ricordi ad essi legati, se amate i paesaggi nordici aspri e selvaggi, non potrete fare a meno di conoscere Emmeline e il suo dono speciale, sono sicura che gli animi più romantici e spirituali ne saranno estasiati.

Unica raccomandazione, durante la lettura è d'obbligo accoccolarsi in poltrona, accendere un incenso alla cannella e lasciar vagare la mente nella scia aromatica.

Buona lettura,

Tania C.








Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...