lunedì 28 febbraio 2022

Recensione FIORE DI ROCCIA di Ilaria Tuti - Ed. Longanesi -

 




FIORE DI ROCCIA

Autore Ilaria Tuti

Ed. Longanesi

Collana La Gaja Scienza

Genere Narrativa Italiana

Formato Cartonato con sovraccoperta

Anno di pubblicazione 2020

Pag. 320

€ 18,80

Ebook presente in tutti gli store digitali


OSPITI DELLA VALIGIA

Buongiorno cari lettori della Valigia e buon inizio settimana. Come sapete, ogni tanto qualche  amica che mi racconta le sue ultime letture.

Oggi sono veramente contenta perché è venuta a farci visita una mia cara amica, la Dottoressa Silvia Colli che, nonostante i suoi impegni di formazione continua, ci ha voluto regalare una bella recensione.

Il romanzo da lei scelto, Fiore di roccia di Ilaria Tuti, edito da Longanesi, storico ed ispirato a fatti realmente accaduti, racconta il coraggio e la lotta delle donne  durante la Grande Guerra. 

Queste sono le impressioni di Silvia.


LA RECENSIONE DI SILVIA COLLI


Ilaria Tuti è nata nel 1976 a Gemona nel Friuli dove tuttora risiede.

Ha lavorato come illustratrice e successivamente ha pubblicato racconti gialli e fantasy in riviste e antologie ottenendo nel 2014 il Premio Gran Giallo Città.

Si è cimentata nella stesura del romanzo storico ''Fiore di roccia'' vincitore del Premio Internazionale di Letteratura città di Como VIII edizione - Sezione Narrativa Edita.

Con questo romanzo l'autrice celebra il suo attaccamento alla terra d'origine, dando vita ad una storia autentica ambientata nel periodo della Prima Guerra Mondiale. 

Per chi volesse approfondire, l'autrice ha segnalato i testi di riferimento da lei stessa consultati.

Il romanzo racconta una vicenda realmente accaduta che troppo a lungo è stata ignorata dalla storia ufficiale: la vicenda delle portatrici carniche che sono diventate anche loro soldati al fianco degli Alpini, fonte della loro resistenza.


<< Ci siamo riunite col buio, quando gli animali, i campi e gli anziani costretti a letto non avevano più necessità da soddisfare. >>


Sul confine della Carnia, nel mezzo della Prima Guerra Mondiale, le donne di Timau sono chiamate dal Comando in difficoltà 

Agata, la protagonista, e trenta compagne, alcune poco più che bambine, altre anziane, accolgono la richiesta di aiuto nonostante siano rimaste solo loro a prendersi cura dei vecchi e dei bambini al villaggio.


<< Conosciamo queste montagne più di chiunque altro, mi sta dicendo nel suo silenzio, le abbiamo salite e scese tante volte. Sapremo proteggerci, se necessario. >>


La loro conoscenza delle vette, la loro abnegazione in quanto donne è preziosa per gli uomini che si trovano sui monti nelle prime linee e ormai allo stremo.

Non possono più affidarsi alla speranza.

Caricano nelle loro gerle tutto ciò che serve al fronte e si arrampicano fino al fronte aggrappandosi con forza agli speroni con la stessa tenacia delle stelle alpine chiamate, nella loro lingua, fiore di roccia

I soldati hanno dato loro un nome, le portatrici, ma quello che trasportano non è solo vita: insieme ai viveri, ai medicinali, e ai corpi dei soldati da curare, trasportano anche munizioni e i morti che loro stesse dovranno seppellire.

La narrazione è scorrevole, anche nelle scene più cruente quali le piaghe sulle spalle martoriate delle donne, gli occhi blu dei soldati, i corpi martoriati: la descrizione è puntuale e nessuna parola è superflua.


<< In questa notte di inquietudine, affioriamo dall'oscurità come se vi fossimo avvezze, ma in realtà non lo siamo affatto. >>


Il filo conduttore del romanzo è la celebrazione del coraggio e della resilienza delle donne che si sono sentite chiamate alla guerra per difendere la vita attraverso gesti d'amore verso  sconosciuti che potrebbero essere i loro figli, i loro fratelli, i loro mariti.

È del futuro che si sono prese cura, sempre a disposizione di chi ha bisogno, anche facendo lavori che erano riconosciuti solo appannaggio degli uomini. La loro capacità l'hanno costruita sulla fatica e il sacrificio, ma in silenzio e la straordinaria resistenza dei loro corpi, a disposizione di chiunque ne abbia bisogno, si è tramandata di madre in figlia e si nutre di coraggio e iniziativa audace.


<< Se non rispondiamo noi donne a questo grido d'aiuto, non lo farà nessun altro. Non c'è nessun altro. >>


Questo romanzo rende giustizia alla forza che vive nelle donne e che ha avuto  un ruolo determinante nella Grande Guerra.

La storia vera delle portatrici è inserita all'interno di una storia d'amore tra Agata, la protagonista e il nemico. Il romanzo infatti inizia con il ritorno di Agata che, nel 1976 ormai anziana, torna nella sua terra da cui è dovuta scappare perché traditrice. La Carnia ha tremato e il Friuli si è trovato sommerso dalle macerie. 

La donna torna indietro con la memoria e rivive il momento in cui si è trovata a dover decidere se lasciar morire il cecchino ferito o provare a salvarlo incorrendo però nell'accusa di alto tradimento. Ma il sangue del Diavolo Bianco non era così diverso dal suo e ha riconosciuto in lui l stesso sguardo spaventato. Per la prima volta ha visto la guerra attraverso gli occhi del nemico. 

Da quel momento non è stato più possibile distinguere il buono dal cattivo. 

Dalla lettera cucita all'interno della giacca del ferito, Agata scopre che il Diavolo Bianco ha un nome, si chiama Ismar ed è un ingegnere che ama costruire, ma la guerra lo ha costretto a distruggere. Ha riconosciuto qualche parola e le altre le ha intuite perché simili al timavese. 

È così che i colori più chiari della pelle e dei capelli, che sembravano uno spartiacque tra loro come le creste delle montagne che separano le rispettive terre, sono quelli che ora ritrova nei loro figli e che nei loro nipoti si sono nuovamente mescolati. Sono gli stessi colori che rivede oggi nei giovani dell'Esercito austriaco che hanno violato diversi trattati per venire ad aiutare il Friuli a raccogliere le macerie.

Questa volta è stata un'invasione pacifica che ha valicato i confini per costruire invece di distruggere.

Tutto questo in nome di un sentimento di comprensione e indulgenza verso gli altri, di una propensione ad essere aperti pur mantenendo la propria diversità ed unicità che è racchiusa nella parola umanità.


RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore Silvia per questa bella e accurata recensione, con la speranza che voglia regalarcene presto altre.

Non ho letto Fiore di roccia, ho solo un piccolo inserto con un estratto dei primi capitoli, trovato in omaggio sulla rivista Il libraio, ma mi riprometto di leggere il romanzo al più presto, affidandomi alla relatività per il concetto di ''presto''... 

Mai come oggi questo romanzo della Tuti è di grande attualità e credo possa essere di aiuto per capire quanto sia fondamentale, in tempi in cui la pace mondiale è seriamente a rischio, restare tutti uniti e lottare per difendere il diritto alla vita. 

La guerra non fa distinzioni di sesso, colore e nazionalità, quando si è sotto assedio non esiste più il fuoco amico o nemico: è fuoco mirato a distruggere il creato e come tale va fermato.

Sperando che Fiore di Roccia abbia incuriosito anche voi, vi auguro una buona lettura e ringrazio ancora Silvia per il tempo prezioso che ci ha dedicato: la Valigia è sempre aperta per te, passa a trovarci quando vuoi.

Buona lettura,

Tania C.


 

giovedì 24 febbraio 2022

Recensione MASSUD Il leone del Panshir di Michael Barry - Ed. Ponte Alle Grazie -

 




MASSUD

Il Leone del Panshir


Autore Michael Barry

Traduzione di Marina Visentin

Ed. Ponte Alle Grazie

Anno di uscita della nuova edizione 2022, gennaio

Formato Brossura

Genere Biografia

Pag. 288

€ 18

Ebook disponibile in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTORE


Michael Barry, nato a New York nel 1948, è uno storico del Medio Oriente e del mondo islamico. Dal 2004 insegna cultura islamica presso il Dipartimento di studi sul Vicino Oriente dell'Università di Princeton e dal  2009 ricopre la carica di consulente speciale per l'Aga Khan Trust for Culture. La sua conoscenza dell’Afghanistan, dove guidò molte missioni umanitarie, gli è valsa la fama internazionale di esperto di questo Paese. Con Massud ha vinto nel 2002 il prestigioso Prix Femina.



TRAMA


Il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attentato alle Twin Towers, Massud muore, vittima di un attentato suicida. Cala il sipario sulla vita di un personaggio leggendario dell'Afghanistan contemporaneo. Il capo carismatico dell'opposizione ai sovietici prima e ai Talebani poi. Ma chi era veramente questo uomo carismatico e misterioso? Uno dei tanti signori della guerra che hanno fatto leva sulla propria etnia per saccheggiare il paese? Un condottiero convinto della necessità di introdurre la democrazia in Afghanistan? Un capo musulmano più intelligente e subdolo di altri, capace di sfruttare l'entusiasmo degli operatori umanitari e dei giornalisti occidentali per i suoi scopi? Un mistico che non ripudia l'azione, appassionato di poesia e sostenitore di una spiritualità dell'Islam? Per Michael Barry, uno dei più importanti conoscitori della storia afghana, Massud è soprattutto l'unico leader che avesse come scopo l'unità del suo paese. In questo saggio, l'autore ricostruisce un periodo della vita di un personaggio che si è trovato coinvolto nella doppia lotta contro i totalitarismi, lotta che ha combattuto con estremo coraggio e da cui ne è uscito in un certo senso sconfitto, diventando un martire e incarnando così <<l'emblema di un eroismo della libertà, di un genio strategico messo generosamente al servizio di una tenace lotta per l'indipendenza nazionale>>.


IMPRESSIONI

Per questa copia cartacea di MASSUD Il Leone del Panshir, ringrazio di cuore Carolina e Matteo di Ponte Alle Grazie che me l'hanno gentilmente offerta.

Il mio interesse per l'Afghanistan mi ha spinta a conoscere qualcosa in più sull'uomo che ha lottato fine alla fine per liberare il suo paese dai regimi totalitari che lo hanno messo in ginocchio da sempre. 

Ho impiegato tempo ed energie nella lettura, il testo si presenta  molto compatto, un concentrato di storia antica e moderna dell'Afghanistan, spesso difficile da comprendere e accettare.

Vista la complessità dei fatti storici viene quindi naturale, per ogni fatto riportato,  fare ricerche, aprire nuove piste e porte della conoscenza, lasciando sfociare la lettura nell'approfondimento infinito, come una gigantesca matrioska.


<< Lo scacchiere geopolitico mondiale fu l'oggetto costante delle sue attive riflessioni. >>


La ''biografia'' di Massud è un lungo racconto ricco di fatti, aneddoti e approfondimenti psico-politici del fiero paladino che ha combattuto fino alla morte per i suoi ideali democratici, per liberare il suo paese e il suo popolo dalla dittatura sovietica e talebana.


<< Fino al 1992, sono stato dunque piuttosto diffidente nei confronti di Massud. Sospettavo fosse un abile tattico islamista, che nascondeva i suoi disegni per raccogliere appoggi dall'esterno nell'attesa di prendere il potere e di svelare, una volta a Kabul, un programma probabilmente orrendo. >>

Un condottiero che a volte è stato anche messo in dubbio dal suo popolo e dagli occidentali, con l'accusa di fare il doppiogioco a causa le sue idee liberali  a favore di un  paese più occidentalizzato e laico.

Barry, dopo un'iniziale diffidenza nei riguardi di Massud, sfociata poi in salda amicizia, ci presenta in modo chiaro e completo un quadro complesso di storia e geopolitica dal punto di vista, forse un po' coinvolto ma sempre molto obiettivo, di chi conosce approfonditamente anche l’Afghanistan grazie alle sue esperienze in prima linea con le numerose missioni umanitarie vissute tra le ostili montagne afghane.

Durante la prima occupazione talebana dell’Afghanistan, qualche giorno prima dell’attentato  alle Torri Gemelle negli Stati Uniti, i fondamentalisti islamici tesero un agguato, con  brutale esito, alla vita di chi non aveva mai voluto scendere a compromessi con loro, combattendoli su ogni fronte.


<< Il suo viso è famoso in tutto il mondo: barba rada, naso aquilino, sguardo tagliente come una lama, fissato per sempre nel momento della sua morte violenta a quarantotto anni... >>


Ahmad Sahah Massud, leader afghano dal grande carisma, mussulmano praticante ma moderato, studioso della filosofia, abile giocatore di scacchi e votato alla causa della libertà.

Un uomo umile ma fiero, colto, ma soprattutto un brillante stratega militare fin da giovanissimo.

Nato nel Panshir nel 1953, da una famiglia tagika, la sua formazione culturale segue gli spostamenti del padre, ufficiale della polizia afghana poi promosso a capo della polizia di Herat.

Non aveva ancora trent'anni, negli anni '70, che la sua resistenza e le sue battaglie contro l'invasione russa erano  già leggenda, ma la fama crebbe con la guerriglia contro i talebani negli anni successivi al totalitarismo sovietico.

Il suo sogno di un Afghanistan finalmente libero da ogni regime dittatoriale stava per avverarsi, quando i talebani terrorizzarono il popolo e devastarono il paese per poi togliere definitivamente di scena, nel 2001, Massud, l'uomo che aveva osato contrastarli.

È il 9 settembre 2001 e due falsi giornalisti di una tv marocchina si presentarono al Leone del Panshir, all’epoca eletto Generale  Ministro della Difesa, per intervistarlo. L’intervista si rivelò una trappola, infatti dentro alla macchina da presa era nascosta una bomba che ucciderà sul colpo il Generale e uno dei due terroristi, mentre il secondo perirà sotto il fuoco delle guardie del corpo di Massud.

La rivendicazione dell’attacco venne attribuita da una parte ad Al Qaeda, dall’altra a una cellula facente parte di un’organizzazione con sede a Bruxelles.

Il mondo verrà a conoscenza della morte di Massud solo due giorni dopo l’attentato, in concomitanza con la strage dell’11 settembre.

Nonostante la resistenza del Panshir, guidata dal figlio Ahmad, dopo l'assassinio del padre ''Shir-e Panjshir'', il Leone del Panshir - Massud, nulla impedì ai talebani di tornare al potere con un nuovo governo dittatoriale lo scorso agosto.

Ripercorrendo minuziosamente il periodo storico dagli anni '70 ai giorni nostri, Barry mette in luce la figura di un Condottiero nostalgico e riservato, risoluto e grande stimatore della cultura occidentale che ha pagato troppo caro il sogno di vivere, finalmente, in una terra democratica e libera.

Sicuramente non è una biografia da leggere sotto l'ombrellone per svagare la mente, ma credo che questo testo debba essere letto e studiato in modo da capire chi era e cosa è diventato oggi l'Afghanistan.

Consigliato a chi ama la storia, le strategie e le riflessioni di uno dei più importanti personaggi storici moderni divenuto leggenda agli inizi del secolo. 

Con un pizzico di impegno e buona volontà riuscirete a catapultarvi nella resistenza di Massud, che sarà felice di accompagnarvi nel suo lungo percorso verso la libertà.

Buona lettura,


Tania C.





mercoledì 23 febbraio 2022

Recensione IL CERCATORE DI TENEBRE di Femi Kayode - Ed. Longanesi -

 




IL CERCATORE DI TENEBRE

Autore Femi Kayode

Traduzione Andrea Carlo Cappi

Ed. Longanesi

Anno di uscita 2022

Genere Azione-Thriller psicologico

Collana La Gaja Scienza

Formato Cartonato con sovraccoperta

€ 18,60

Pag. 400


CONOSCIAMO L'AUTORE


Femi Kayode, nigeriano, ha studiato psicologia e si è sempre dedicato alla scrittura. Ha lavorato a lungo nella pubblicità e nella tv come autore di programmi e di sceneggiature. Il cercatore di tenebre, il suo romanzo d’esordio, ha vinto il Little, Brown Crime Fiction Award ed è stato tradotto in tutto il mondo. Vive in Namibia, con la moglie e i due figli.


TRAMA

Tre ragazzi, un atroce destino. Il mondo intero ha visto chi li ha uccisi. Quello che nessuno sa è il perché.

Lo psicologo forense Philip Taiwo in Nigeria è considerato  uno dei più autorevoli esperti del comportamento e della violenza delle folle.  È per questo che a lui si rivolge un importante manager nigeriano per indagare su un atroce fatto di cronaca che ha visto fra le vittime suo figlio: la tortura pubblica e l’omicidio di tre studenti universitari di Okriki da parte della folla. Fin dal momento in cui Philip scende dall’aereo che da Lagos lo porta nella remota cittadina, ed è investito dalla frenesia di­sordinata del piccolo aeroporto, si rende conto che l’indagine sarà tutt’altro che semplice. Soprattutto perché gli anni trascorsi negli Stati Uniti gli hanno fatto dimenticare gli usi e le abitudini dei suoi conterranei, il tribalismo ancora forte che regola le relazioni. Con l’aiuto del suo fedele autista personale, Chika, Philip deve lottare contro i tanti che cercano di intralciare le indagini, e più approfondisce più si rende conto che avvicinarsi alla verità è un percorso sempre più pericoloso.

Ispirato a un tragico episodio realmente accaduto, Il cercatore di tenebre è un romanzo che scava alle radici più profonde del male e che spalanca le porte alla magia senza confini del­l’Africa contemporanea, raccontando tutti i contrasti col mondo occidentale e la stupefacente ricchezza di una cultura ancestrale piena di luci e di tenebre.


IMPRESSIONI

Per questa bella copia cartacea de ''Il cercatore di tenebre'' di Femi Kayode, arrivatami a sorpresa, ringrazio i ragazzi di Casa Editrice Longanesi. 

Mi ha fatto veramente piacere riceverla perché ero rimasta affascinata dalla trama e dallo scenario di una splendida e travagliata terra della mia amata Africa.

Il romanzo è ambientato in Nigeria, una sconfinata regione piuttosto selvaggia e inospitale, con un'importante sbocco sul mare.

L'autore, percorrendo i fatti di una macabra esecuzione di massa  realmente accaduta nel 2012, ci porta a Lagos, più precisamente ad Okriki, una immaginaria città universitaria dell'entroterra dal torrido clima equatoriale, poco distante da Port Harcourt, P.H. per i nigeriani. 

La Nigeria è uno degli Stati più ancestrali e radicati dell'Africa centro-occidentale, nonché il più popoloso. I nigeriani, molto legati alle  tradizioni tribali tramandate da generazioni e che richiamano alla violenza di una vendetta collettiva, hanno compiuto un macabro massacro ai danni di tre universitari. 

Tre giovani, bruciati vivi dopo essere stati selvaggiamente torturati da una folla inferocita per motivi all'apparenza diversi e assurdi. 

Uno dei giovani barbaramente linciati è il figlio un influente e ricco banchiere del luogo, Emeka Nwamadi

Da qui comincia l'emozionante racconto narrato dalla voce di Philip Taiwo, nigeriano, psicologo forense, formatosi negli Stati Uniti e divenuto famoso in Nigeria grazie alla sua professionalità nello studio sul comportamento violento delle masse durante i crimini.

Trasferitosi nuovamente in Nigeria, le certezze di Philip crollano quando l'unione della sua  bella famiglia viene messa in pericolo: la moglie Folake, brillante avvocato,  lo sta palesemente tradendo con un ragazzo molto più giovane di lei e sembra decisa a portare avanti la relazione, tenendolo all'oscuro e giocando alla moglie innamorata e non ricambiata da un marito ''assente''. 

Lui ha visto tutto, ma non ha il coraggio di parlarne se prima la moglie non si decide a confessare. 

La sua integrità psicologica sta vacillando, tra la paura di perdere tutto ciò che ama e il pensiero di trovare una spiegazione razionale al tradimento di Folake.

A causa di questa insicurezza anche il rapporto coi figli, due gemelli e una bambina, sembra raffreddarsi.

Per cercare di distrarsi dai drammi personali e andando contro alla volontà di Folake che lo vorrebbe a casa al sicuro con lei, Philp decide di accettare le pressioni del padre affinché si occupi di un barbaro pluriomicidio successo un anno prima: il linciaggio da parte della folla di tre studenti nigeriani di Okriki. 

La sua missione è quella di indagare in particolare sulla morte del figlio di un carissimo amico di suo padre, Emeka Nwamadi, cercando di scagionare la memoria del ragazzo dall'accusa di furto.

Il caso ha destato molto scompiglio in tutta la Nigeria, il video dei tre ragazzi messi al rogo ancora vivi dopo un violento pestaggio da parte del branco, ha fatto il giro del mondo, sia nella finzione del romanzo che nella  realtà, anche se il macabro video non è più presente in rete e se i ragazzi deceduti erano quattro.

Compito di Philip è sì quello di scoprire il perché il figlio del banchiere, giovanotto di buona famiglia e studente modello, si trovasse implicato nel linciaggio con l'accusa di furto, ma soprattutto  far luce su cosa abbia spinto quel nugolo di gente ad usare una violenza talmente barbara, al limite del disumano verso i tre ragazzi.

Anche se la Polizia che un anno prima si è occupata del caso lo ha archiviato come legittima difesa per i furti subiti, molte persone, oltre ai genitori dei ragazzi, non sono convinte dei fatti accaduti, consapevoli di come sono state svolte le indagini e di come funziona il sistema legale da quelle parti.

Nel 2013 si cercò di mettere in atto, senza successo, un codice di condotta per limitare gli abusi, quasi sempre causati da problemi di ordine tecnico all'interno dei corpi di polizia, sottopagati e sfruttati, quindi facilmente corruttibili. 

La Costituzione vigente in Nigeria proibisce e punisce  la tortura ma, nonostante nel 2017 ci fu un atto implementativo anti tortura, non ufficiale, ancora oggi si registrano casi di grave abuso da parte delle Forze dell’Ordine. I Corpi di Polizia nigeriana sono stati spesso accusati di corruzione, estorsione, violenza sessuale e violazione dei diritti umani. 

<< Mentre Cika e io torniamo alla macchina, non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che gli occhi gelidi dell'ispettore Omereji ci stiano seguendo. >>

Così, aiutato dal fidato autista Chika e dalla misteriosa Salome, una bellissima donna conosciuta durante il viaggio in aereo tra Lagos e P.H., Philip inizia le sue personali indagini sul caso recandosi nella torrida e  ostile Okriki.

Arrivato nella cittadina universitaria si rende subito conto di quanto la permanenza negli Stati Uniti lo abbia cambiato, non solo fisicamente, ma socialmente e psicologicamente.

Gli sembra quasi che durante gli anni negli States, la sua memoria sia stata offuscata da una coltre grigia che gli ha impedito di ricordare quanto la sua terra sia ancora legata alle  ataviche tradizioni tribali e di quanto corruzione e abusivismo da parte delle Forze dell'Ordine regnino sovrani. 

La legislatura nigeriana è un labirinto molto intricato per via della concomitanza di leggi statali, locali e federali e per la grande varietà di fonti legislative, in vigore a seconda della regione  di appartenenza.

In pratica è una sistema common law che non viene applicato uniformemente in tutto lo Stato, differenziandosi in due principali sistemi giuridici, quello del nord di stampo religioso e quello del sud  con suo  proprio Codice Penale, differente da quello del nord ma entrambi arricchiti da norme non scritte e non ufficiali tuttavia correntemente applicate dalle varie tribù etniche e culturali. 

Per Philip e Chika si prospetta una sfida ardua e pericolosa, e Chika, suo malgrado, deve spesso ricordare a Philip che la Nigeria non è l'America dove le indagini possono essere condotte alla luce del sole, senza sporchi sotterfugi e nella legalità.

In Nigeria,  a mettere le mani in una ferita aperta e mai curata si corre il rischio di ''infettarsi'', esponendosi a gravi pericoli manovrati dall'occhio vigile di una sorta di ''Grande Fratello'' che controlla, spesso anticipando, ogni loro mossa. Philip lo imparerà fin da subito, seguendo false piste, cercando ciò che non deve essere trovato e finendo nei guai per poi dover ricominciare tutto dall'inizio.

Scoprirà che le sue indagini lo porteranno ad aprire un nuovo ''Vaso di Pandora'' pronto a rilasciare tutto il male e la ferocia di un popolo allo stremo e in fondo al vaso non sempre c'è la speranza.

<< Ciao Americano. Ho sentito che hai fatto scalpore oggi, in città. >>

Intorno al necklacing subito dai ''Tre di Okriki'' aleggiano troppi misteri irrisolti, troppi insabbiamenti e, in particolar modo, l'ostilità dei cittadini tende a confondere le indagini portando spesso i due uomini in fondo a vicoli ciechi e mettendo in grave pericolo la loro vita.

Chika stesso sembra nascondere un grosso segreto sul suo passato, divenendo fonte di pericolo per entrambi.

Anche Salome, nonostante si dimostri disponibile ad aiutarli a fare finalmente luci sul linciaggio, sembra nascondere importanti segreti sui fatti realmente accaduti quel giorno.

<< Mi hai fatto sorvegliare? >>

<< Non è come pensi tu, Americano. Volevo essere sicura che stessi bene. >>

Chi sono, in realtà Chika e Salome? Perché lui sembra già conoscere il perché dei fatti sui quali indagando e perché Salome sembra conoscere le loro mosse? 

Chi era in realtà il figlio di Emeka Nwamandi e faceva veramente parte di una Confraternita-Setta Universitaria?

Le confraternite universitarie nigeriane hanno da sempre commesso atti violenti di origine politica, etnica, religiosa e sessuale, contro diverse persone, provocando gravi danni fisici e mentali fino ad arrivare alla morte, spesso per linciaggio da parte di una folla inferocita.

Perché la Polizia, dopo aver arrestato alcuni dei ragazzi che hanno preso parte al linciaggio li ha rilasciati dopo poco per insufficienza di prove senza fare ulteriori indagini?

<< Non riesco a risolvere il  dilemma, perché  comincio a precipitare in uno spazio vuoto senza fine. >>

Tra scariche di adrenalina e sparatorie al cardiopalma, tra ambigui giri di droga e attentati in nome della religione, Philip, riuscirà a comprendere cosa ha spinto la folla a compiere un atto così squilibrato e chi è il vero colpevole?

Scavando nel torbido di una società ostile, il rischio di perdere le speranze e la fiducia, oltre la vita,  è altissimo e lo psicologo capirà a sue spese che se vorrà  trovare delle risposte plausibili, dovrà fidarsi solo di sé stesso, perché nulla è come sembra e nessuno è chi dice di essere, nemmeno suo padre, perché certe domande una risposta non ce l'hanno...

Anche se è al suo primo romanzo, l'autore mette tutto sé stesso per dare voce alla disperazione di una madre che ha perso il figlio nel modo più disumano che possa esistere: nudo, linciato e bruciato vivo per mano di un gruppo formato  dai suoi stessi concittadini. 

Così sono andati i fatti:

''È il 2012 e in Nigeria quattro studenti universitari, a causa di un equivoco alquanto sospetto, sono stati pestati e bruciati vivi dalla folla che li ha scambiati per ladri.

I ragazzi si erano recati in un villaggio per cercare di aiutare un amico a recuperare dei soldi che aveva prestato ad un altro ragazzo, restio a saldare il debito.

Nel giro di poco tempo i quattro amici vengono scambiati per ladri e, mentre qualcuno gridava ''al ladro'', la folla radunatasi intorno ai ragazzi, inspiegabilmente in presa da una furia distruttiva, li stava massacrando di botte per poi bruciarli ancora vivi.

Nessuno si è degnato di avvisare le Forze dell'Ordine. In Nigeria è impensabile, in quanto la Polizia, collusa e corrotta, è considerata molto più pericolosa dei criminali stessi. 

Così i quattro ragazzi vengono lasciati in balia della violenza di una delle numerose gang di giustizieri del villaggio, che agiscono privatamente, in nome della violenza gratuita.

Alla fine di questa barbarie, dopo che i video dei quattro ragazzi nudi, massacrati e bruciati hanno fatto il giro dei media di tutto il mondo, sono state arrestate tredici persone e sono stati denunciati altri episodi simili in giro per la Nazione seguite da calorose proteste volte a chiedere aiuto per far cessare questi episodi violenti.

Ed è proprio la madre di uno dei ragazzi che si fa portavoce dei tanti omicidi compiuti, continuando a lottare affinché si prendano provvedimenti per mettere fine a queste atrocità prive di ogni senso umano.

Un grido disperato che, senza uno stato di diritto e un sistema di Forze dell'Ordine integerrimo è destinato a perdersi nell'immensità della savana nigeriana.'' 

( fonte dalle pagine di cronaca locale dell'epoca trovate in rete )

Ho letto d'un fiato questa storia, insieme a Philip ho sentito il sudore colarmi lungo la schiena e il respiro mozzato dall'afa equatoriale. Ho sentito il cuore schizzare in gola mentre veniva descritta la scena dell'omicidio e ho sentito il fuoco della rabbia divampare mentre la Polizia e i cittadini cercavano di insabbiare i fatti mettendo tutto a tacere.

Come Philip mi sono chiesta pure io cosa spinge una o più persone a scagliarsi contro un proprio simile solo per torturarlo fino a fargli esalare l'ultimo respiro.

L'unica risposta plausibile,  inconcepibile, che ho cercato  di  darmi è la follia, ma non è una risposta che posso accettare.

Femi Kayode, col suo primo romanzo, riesce a far centro, dando vita ad una storia mai scontata, ricca di suspense e azione, capace di coinvolgere il lettore con tutti i sensi, dalla vista al gusto, senza tralasciare emozioni per il propriocettivo.

Ottima la traduzione di Andrea Carlo Coppi che rende fluida e piacevole la lettura.

Consiglio questo romanzo a chi ama l'azione, i misteri e l'Africa, sicura che sarà una lettura interessante e ricca di spunti su cui riflettere.

Con la speranza che Kayode continui a scrivere altre storie avvincenti, vi auguro buona lettura.

Tania C.




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martedì 15 febbraio 2022

Recensione COPRIMI LE SPALLE di Gabriella Nobile - Ed. Chiarelettere -

 


COPRIMI LE SPALLE

Gabriella Nobile

Ed Chiarelettere

Formato Brossura

Collana Ri-creazione

Pag. 224

€ 16,00


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Gabriella Nobile di giorno lavora come agente di fotografi e artisti, di sera si dedica all’associazione che lei stessa ha fondato, Mamme per la pelle. Da anni si occupa di problemi legati alle discriminazioni subite da giovani di origini diverse, cercando di opporsi ai pregiudizi che purtroppo sono diffusi a tutti i livelli sociali. Ha due figli neri adottati. È autrice del saggio I miei figli spiegati a un razzista (Feltrinelli 2020).


TRAMA

“Sei nera, si vede che non sei italiana.” Da quando il colore della pelle stabilisce la nazionalità di una persona? “Avete i documenti? Seguiteci in caserma.” Per quanto tempo ancora dei comuni cittadini appariranno sospetti perché di diversa etnia? In Italia il razzismo è bandito dalla Costituzione, eppure dilaga negli strali dei politici di destra, ogni tanto nell’agire delle forze dell’ordine e, in modo più grave, perché spesso inconsapevole, nella mentalità di tutti noi, quotidianamente bombardati da immagini e notizie che mettono in guardia dai migranti che ci invadono per delinquere e vivere sulle nostre spalle. L’odio nasce dal pregiudizio e dalla mancanza di ascolto. È al riparo dai condizionamenti che cresce l’empatia. Per questo solo le nuove generazioni potranno innescare un cambiamento.

Gabriella Nobile ci accompagna nelle vite dei ragazzi di origini diverse che vivono in Italia e in quelle dei loro coetanei bianchi che indossano la divisa. Storia dopo storia, attraverso le loro voci, ci addentriamo in vissuti avventurosi, talvolta tragici. In percorsi di scelta tortuosi o fortuiti. In trame di so­fferto riscatto ma anche di scanzonata adolescenza. Due entità che di solito non si rispettano e si temono finalmente si fermano ad ascoltarsi. Fuori dagli schemi, gli uni e gli altri scopriranno di parlare la stessa lingua, ma soprattutto di essere alla ricerca della stessa cosa: appartenere a una società più giusta.


IMPRESSIONI


Ho fortemente voluto questo libro per il quale devo ringraziare Tommaso e Alice di C.E. Chiarelettere che mi accontentano sempre.

La disamina della Nobile, accurata e scorrevole, riporta testimonianze molto forti, spesso scabrose, rilasciate dalle due facce di una stessa medaglia.

Per molti questa medaglia rappresenta il ''crimine'', sia materiale che morale,  mentre le due facce si identificano in ''Diversi e Forze dell'Ordine''.

I ''Diversi'' sono rappresentati da chi proviene da terre lontane, spesso considerati ''criminali'' o presunti tali solo perché stranieri e quindi sconosciuti, mentre le Forze dell'Ordine che cercano di contrastare il crimine, vengono raffigurate come i cattivi perché spesso, come riportano molti fatti di cronaca, abusano del loro potere.

I rappresentanti della giustizia, quelli che dovrebbero ''coprirci le spalle'' ma preferiscono accusare, solo perché è più facile lasciarsi dominare dai pregiudizi verso ciò che non si conosce invece di cercare  un dialogo chiarificatore.

Abbiamo superato il primo Ventennio del Duemila, ma la storia non ha insegnato molto e continua, passatemi il termine un po' forte, a perpetrarsi da che l'uomo è apparso sulla terra.

Nonostante l'evoluzione sociale e  leggi specifiche che  condannano il razzismo, ancora oggi si compiono discriminazioni xenofobe verso i più deboli o verso chi viene ancora considerato ''diverso'' per il colore della pelle o solo perché arriva da lontano.

<< Mia nonna diceva sempre: '' le colpe non stanno mai da una parte sola ma stanno sempre nel mezzo.'' >>

Fortunatamente le medaglie hanno anche un rovescio ed esistono ancora persone con una grande umanità, capaci di tendere una mano al prossimo, di andare oltre alla ''diversità'' dell'ignoto, di fare il loro lavoro con onestà e altruismo, capaci di ascoltare la disperazione altrui.

Gabriella Nobile sfata anche il falso mito che tutti gli extracomunitari che arrivano sulla nostra terra lo fanno solo per delinquere perché fuggono da realtà dove, non solo la delinquenza, è pagata con la vita. 

<< Dove andiamo? >>.

<< A fare in c@@o. Dovevamo tornare con uno spacciatore, non con la denuncia di una professoressa isterica. >>

Scava a fondo nella confessione di Luca, un giovane Carabiniere che crede fermamente nei valori che la sua divisa rappresenta e che cerca di vestire con dignità e coraggio. 

Non lo giudica, ma cerca di capire il perché  delle umiliazioni che lui, passivamente e i suoi colleghi e la comunità attivamente,  hanno riversato ingiustamente su un ragazzino africano che stava solo andando a scuola. 

Luca che avrebbe potuto intervenire in difesa di quel ragazzino ma non lo ha fatto solo perché gli era stato ordinato dall'alto di stare fermo e zitto.

A volte, pur rappresentando la giustizia si è impotenti, si hanno le mani legate e ogni gesto di umanità o di legalità viene visto come sfregio, come crimine dell'uno verso l'altro: chi ci dovrebbe difendere, coprire le spalle, diventa il nostro carnefice solo perché non è riuscito a capire chi siamo e cosa vogliamo.

Puntare il dito contro una '' divisa '' o contro '' il presunto colpevole '' è più facile che cercare di capire il motivo che ha spinto entrambi ad agire in un determinato modo. 

Così come è più facile dare per scontata la malafede di una persona sconosciuta ed extraeuropea che prova ad integrarsi senza  ricevere l'aiuto del quale abbisogna. 

Attraverso i racconti di Luca, Sail, Antonio che, nella sua Sicilia ha salvato tante vite lasciate a sé stesse, in balia delle onde, mettendo a rischio la propria, l'intento della Nobile è quello di dare voce a discriminati e discriminanti per far loro capire che, alla fine, entrambi desiderano la stessa cosa: un mondo più equo, dove regni l'uguaglianza per tutti.

E questo potrà avvenire solo facendo un passo indietro e imparando, guardandosi negli occhi, ad ascoltare la voce del cuore che parla la stessa lingua in tutto il mondo.

Proprio basato sull'ascolto, a novembre 2021 la Nobile ha dato il via ad un ''folle'' progetto pilota, proposto e subito  accettato dall'ex Magistrato Gherardo Colombo e che grazie all'aiuto del Ministero, dell'Oscad ( Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori ) e dei professori Cornelli e Ceretti, permetterà alle Forze dell'Ordine ed a molti ragazzi di diversa etnia, di trovare finalmente un punto d'incontro.

Guardandosi finalmente non  più di spalle ma negli occhi, senza gridare, ma fermandosi ad ascoltare chi si ha davanti.

Lo scopo del progetto è quello di informare i ragazzi su quante difficoltà incontrino ogni giorno le Forze di Pubblica Sicurezza  cercando di contrastare il mancato senso civico, la discriminazione e la delinquenza scoppiata in molte zone dove regna la violenza.

Le Forze dell'Ordine verranno invece informate su come si è evoluta etnicamente la popolazione italiana nell'ultimo decennio e, grazie alla segnalazione di Mamme per la pelle, saranno anche invitate a riflettere sui pregiudizi verso chi ha la pelle di diverso colore.

Se il progetto funzionerà e si riuscirà finalmente a stabilire un dialogo, si potrà adottare un protocollo condiviso nei corsi di formazione delle Forze dell'Ordine, nelle scuole superiori e nelle università, in modo che un domani ''coprimi le spalle'' assuma il suo vero significato: quello di proteggere.

Nonostante la lettura sia filata liscia e fluida, attraverso la coralità di molti ragazzi, ho trovato molte difficoltà a cercare di rimanere obiettiva nell'elaborare i vari racconti. Forse perché sono troppo coinvolta, o forse perché uno degli scopi dell'autrice è proprio quello di invitarci a riflettere, di indurci all'obiettività, di fermarci ad ascoltare col cuore le voci uguali e contrarie di chi racconta i fatti da prospettive differenti.

Non so se ci sono riuscita, ma quello che le storie raccontate mi hanno insegnato è che molto spesso io stessa non presto abbastanza attenzione all'ascolto, spendendo troppe parole, energie e sentimenti cercando di capire e farmi capire da chi sta parlando la mia stessa lingua senza riuscire a comprenderla. 

Sicuramente questa raccolta di testimonianze è un ottimo spunto dal quale partire per aprirci alla conoscenza, per andare oltre le nostre paure del ''diverso'' e poterci integrare al meglio nella vita quotidiana.

Un libro che consiglio soprattutto ai più giovani e a chi aspira ad indossare una divisa, in modo da capirne un po' di più ed essere degno e fiero di rappresentare un porto sicuro per chi ha bisogno e confida nella giustizia.

Buona lettura, 

Tania C.




sabato 12 febbraio 2022

Gita fuoriporta LA VIA DEI POETI TOSCANI: VALDICASTELLO CARDUCCI

 


Le belle giornate di febbraio invitano ad uscire di casa alla scoperta di luoghi storici incastonati alle pendici delle Alpi Apuane.

Anche oggi la Valigia ha messo lo zaino in spalla ed è tornata in Toscana, in un minuscolo Presepe che diede i natali ad uno dei maggiori Poeti italiani: Giosuè Carducci, croce e delizia di molti studenti con Davanti San Guido e San Martino.

Avendo la fortuna di abitale nella vicina Liguria, con breve tragitto di poco più di mezz'ora, lasciatami alle spalle Pietrasanta con le mura medievali e le sue sculture del Botero, sono approdata in una piccola valle dove il tempo sembra essersi fermato.



Valdicastello Carducci si snoda lungo un bellissimo ruscello dalle acque aranciate. Non per l'inquinamento ma a causa delle miniere di ferro presenti sulle montagne che abbracciano la valle.








foto personali

Poche case, magistralmente riportate al loro splendore antico, una piccola ma imponente Pieve e, proprio sulla sponda del ruscelletto, una costruzione antica in sasso con un bel giardino curato e di antica fattura: la casa del Carducci.

foto personale

Alle 15.00 è arrivata la ragazza che ci ha raccontato i fatti più salienti della vita del Poeta e poi ci ha lasciato liberi di visitare lo stabile che si erge su tre piani.





foto personali

A piano terra, con pavimenti e travi risalenti all'epoca della nascita del Poeta, ricavata da una parte di sottoscala, si trovano da una parte un camino con una panca in muratura, la cucina, e dall'altra una stanzina dove vengono proiettate diapositive riguardanti la vita del Poeta.

Ho adorato da subito il set da scrittura con penna e inchiostro e per un attimo mi sembrava di vedere il Poeta chino a comporre i suoi versi.


foto personali

Al piano superiore, un meraviglioso studio, con tutti gli oggetti appartenuti al Poeta e la piccola camera da letto con tanto di libreria a custodire preziosi testi d'epoca.







foto personali


Al terzo ed ultimo piano , il bagno. Un po' inquietante, ad essere sincera.

foto personale


All'esterno è presente un piccolo giardino con ulivi e altre piante ornamentali, targhe e busti dedicati al Poeta.




foto personali



                       Giosuè Carducci


foto personale


Giosuè Carducci nacque a Valdicastello di Pietrasanta il 27 luglio 1835 da Michele e Ildegonda Celli.

Il padre, chirurgo, lavorò come dipendente nella società mineraria francese Boissat prima, poi come medico interno a Pietrasanta, Seravezza e Pontestazzemese.

Durante l'autunno del 1938, insieme alla famiglia, si stabilì nella condotta di Bolgheri, per poi spostarsi in altri centri toscani.

Giosuè riuscì ad entrare alla Scuola Normale di Pisa dove, nel 1855 si laureò in filologia e filosofia diventando insegnante.

Nel 1859prese in moglie Elvira Menicucci che gli diede cinque figli.

Nel 1860 il Ministro della Pubblica Istruzione lo chiamò a salire in  cattedra come insegnante di eloquenza italiana all'Università di Bologna, dove esercitò per più di quarant'anni.

Il 1890 fu l'anno in cui fu investito della carica di senatore.

Nel 1906 fu onorato del Nobel per la Letteratura.

Morì il 16 febbraio 1907 a Bologna, dove riposano le esequie.

Il Poeta fece ritorno in Versilia tre volte, nel 1977 su mandato del Ministero della Pubblica Istruzione per ispezionare il liceo di Massa. Passò poi da Seravezza per salutare l'amico sacerdote Francesco Donati e infine da Pietrasanta, dove ritrovò il caloroso abbraccio dei parenti. Il Poeta ricordò quella giornata in due lettere, una per la moglie Elvira, l'altra per l'amica Carolina Cristofori Piva, nella quale si può leggere:

''Quel che mi piace è Pietrasanta: bellissima cittadina, con una piazza unica, una cattedrale da gran città, e, a sfondo, le Alpi Apuane. E che paese all'intorno! Che monti, che verde, che ombre, che fiumi, che ruscelli risonanti freschi sotto i castagni e gli olivi e gli aranci e le cave de' marmi da tutte le parti fra il verde!''

Il 1 marzo 1890 fece ritorno a Valdicastello insieme all'amica Annie Vivanti, per rivedere la sua casa natìa.

Il 29 marzo fece un'ultima fugace visita a Pietrasanta.



VALDICASTELLO CARDUCCI

foto personale

Il 23 febbraio 1907 il Consiglio Comunale di Pietrasanta dispose di onorare solennemente il Poeta.

Il 7 aprile 1907, alla presenza di alte autorità governative e personalità di cultura nazionale, si tenne la commemorazione.

Il 17 marzo 1907 la Casa che diede i natali al Poeta venne dichiarata monumento nazionale e qualche anno dopo, nel 1912, fu acquistata dal Comune grazie al ricavato di una pubblica sottoscrizone.

La casa-museo è formata da una parte di fabbricato sulle sponde di un torrente e contiene cimeli, arredi e pannelli appartenuti al Carducci.

Nel 1937, il Comune di Pietrasanta chiese e ottenne che a Valdicastello venisse assegnato il nome di Val Carducci, con rinnovo nel 1949, mentre nel 1950 il Presidente della Repubblica Einaudi autorizzò il cambio di nome del Paesino in Valdicastello Carducci.

In onore del Poeta, dal 1950, fu istituito il Premio Nazionale di Poesia ''Giosuè Carducci''.


La Casa-Museo, in inverno  è visitabile senza appuntamento e soprattutto gratuitamente, il sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00. 

Un bel gesto da parte del Comune di Pietrasanta, che mi sento in dovere di ringraziare per questa opportunità.

Per info vi lascio qui sotto i contatti augurandovi buon viaggio e tante belle letture.


Indirizzo

Casa Natale Di Giosuè Carducci  a Pietrasanta

Via Valdicastello 

55045 Pietrasanta


 Dettagli di contatto

 0584795500

 Fax.: 0584795588













foto personali




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