MAI STATI INNOCENTI
Valeria Gargiullo
Ed. Adriano Salani Editore
Anno di uscita 2022
Formato Brossura
Pag. 336
Collana Le Stanze
Genere Romanzi italiani
€ 16
Versione ebook presente in tutti i maggiori store digitali
CONOSCIAMO L'AUTRICE
Valeria Gargiullo, classe 1992, proviene da un quartiere popolare di Civitavecchia e cerca nella scrittura una forma di riscatto. Ha frequentato il Master in Tecniche della Narrazione della scuola Palomar. Attualmente vive a Roma, dove studia Lettere. Questo è il suo primo romanzo.
TRAMA
Uno stradone di un chilometro divide Civitavecchia a metà.
Da una parte Santa Fermina, con le sue villette a due piani e le vie coi nomi
dei fiori; dall'altra Campo dell'oro, i casermoni popolari e i fumi degli
impianti industriali che corrodono l'anima delle persone. Di là, un futuro
prospero, le bollette in regola, le vacanze al mare; di qua, le famiglie
arrancano e i figli, abbandonati a loro stessi, sognano una fuga impossibile. E
quello che fa anche Anna, che ha studiato duramente e messo i soldi da parte
per potersene andare via, lontano, all'università. Poche settimane ancora e
finalmente salirà su un treno, pronta a costruirsi una vita diversa. Tutto
sembra andare in frantumi quando Anna vede Simone, il suo fratellino di
quattordici anni, in sella a un motorino, con un martello in mano, insieme alla
feroce banda criminale che controllala zona. I Sorci, li chiamano, e nei loro
affari è bene non immischiarsi mai. Anna vorrebbe salvarlo, ma sa che con certa
gente è impossibile trattare. Si scende a patti, semmai, fino alle estreme
conseguenze. Con l'autenticità di chi in un posto così ci è nato e cresciuto,
Valeria Gargiullo demolisce la retorica che spesso accompagna il racconto delle
periferie, e lo fa con la consapevolezza che il Male non è soltanto un nemico,
ma anche un compagno quotidiano e una pericolosa tentazione.
IMPRESSIONI
Quando Riccardo Barbagallo di Salani, che ringrazio per la copia cartacea ricevuta, mi inviò la mail con la scheda della nuova uscita della Collana Le Stanze, rimasi talmente colpita dalla trama che accettai subito di leggerlo e recensirlo.
Mai stati innocenti, dell'autrice emergente Valeria Gargiullo, fresco di stampa, prometteva bene e la curiosità di leggerlo mi ha spinta a divorarlo in una notte e qualche ora del giorno dopo, tenendomi incollata alle pagine fino ad un finale che coinvolge e spiazza, al di la di ogni aspettativa ed elucubrazione.
Già dalla copertina il romanzo presenta tutta la sua forza e speranza.
A fare da sfondo lo skyline di una qualsiasi periferia italiana, Civitavecchia nello specifico, sotto un cielo di piombo attraversato da gabbiani e, di spalle al mare, una ragazza che con lo sguardo rivolto ai palazzi.
Caleidoscopio di dolore e rinascita, di speranza.
La speranza di chi, in partenza verso un destino migliore, si gira un'ultima volta per riempirsi il cuore e gli occhi di quel passato così ingombrante da non rivelare mai ma che custodirà dentro per sempre come un cilicio stretto intorno al cuore, a ricordarle quanto può essere amara e crudelmente beffarda la voglia di riscatto, di un futuro migliore.
Anna e Simone sono fratelli, Anna ha cominciato a prteggere il fratello a 12 anni, quando lui ne aveva soltanto sei.
Sono nati e cresciuti nella periferia popolare di Civitavecchia, nel quartiere Campo dell'oro, dove la povertà viene vista e vissuta come una colpa. Un marchio nero tatuato sulla pelle e nell'anima, una macabra ''stella di David'' cucita addosso dalla nascita come simbolo di un destino al quale non si potrà mai sfuggire.
Anna e Simo vivono con la madre nella casa che l'Ater, negli anni '70 assegnò ai nonni.
Un casermone popolare, anonimo tra i tanti, fatiscente, abitato dai nuovi disperati, gente agli antipodi: gente che non ha niente da perdere e ogni infrazione è concessa, pur di tirare avanti e gente che si spacca la schiena per cercare di dare un futuro migliore ai figli.
Migliore, non dignitoso, perché la povertà è dignitosa e non deve essere una vergogna di cui ricoprirsi.
Il padre tossicomane di Anna e Simo se ne è andato molti anni prima, dopo aver quasi ucciso il figlio, in un raptus dettato dai fumi del mix hashish e marijuana. Un bambino innocente, ancora troppo piccolo per capire gli orrori ai quali porta la povertà, vissuta come un male oscuro che logora l'anima.
<< Mentre la guardavo, sopraffatta dal suo lembo di vita in cui soccombeva all'abbandono di mio padre, arrivai alla conclusione che ero l'unica ad avere gli strumenti per salvare Simone. >>
La madre, da quel giorno, ha smesso di vivere, lasciandosi divorare completamente dalle lacrime versate sui ricordi e dal lavoro, riversando il compito di crescere Simone su Anna.
I soldi non bastano mai: o si pagano le bollette o si mette un pasto in tavola.
Poi c'era la scuola.
Ad Anna piace così tanto studiare, leggere è la sua realtà parallela, un mondo fatto di pace e tranquillità nel quale rifugiarsi.
Le filastrocche di Rodari e Il Barone Rampante sono i libri preferiti dei fratelli. Quando erano piccoli lei li leggeva sempre a Simone, bambino assetato dell'amore sano che solo la famiglia sa darti e lui, con gli occhi ancora impastati di ingenuità, sognava di vivere sugli alberi come il curioso Barone di Calvino.
Ogni volta però i loro sogni si infrangevano contro il muro ostile della realtà di periferia.
Non hanno un padre, la madre è divorata dal duro lavoro e dagli attacchi di panico e sono tra i più poveri del quartiere più degradato della città.
Quella era, è e probabilmente continuerà ad essere la loro realtà.
Non c'è futuro per loro, certo tante speranze e sogni ai quali aggrapparsi, ma poi?
Il tempo passa veloce e Anna, pur continuando ad andare a scuola, comincia a lavorare giovanissima. Il suo sogno è quello di lasciare Campo dell'oro per andare all'Università a Milano e riscattare la possibilità di un futuro migliore.
Un futuro dove non avrebbe più scelto tra pagare la bolletta del gas o comprare un biglietto del treno.
Un futuro ricco, proprio come quello dei ragazzi di Santa Fermina, il quartiere chic dall'altra parte della strada, quello dove tutto profuma di fiori e zucchero filato, dove i palazzi non sono circondati da immondizia e le famiglie somigliavano così tanto a quelle del Mulino Bianco.
Ma ce l'avrebbe fatta? Sarebbe riuscita, una volta a Milano, a lavare via la patina di degrado e povertà che le si era appiccicata addosso al momento della nascita?
I suoi dubbi e le sue paure li confida al suo migliore amico e vicino di casa Lorenzo.
Un ragazzo al margine come lei, cresciuto con un padre alcolizzato e violento e una madre sottomessa. Anche lui timbrato a fuoco dalla ''colpa'' di essere troppo povero e troppo sensibile, in quel mondo così spietato.
Emarginato, senza diritti, solo il dovere di nascondersi e annullarsi, per non essere lo zimbello del quartiere.
Anna e Simo, tra un piatto di pasta al pomodoro e una tazza di latte e biscotti, sono cresciuti: lei ha vent'anni, lui quattordici. Lorenzo è sempre al fianco di Anna, pronto ad aiutarla e farsi aiutare quando il padre gli ricorda che Anna è il diavolo che lo reso lo scherno del quartiere e della società,
<< Quante volte mi ero seduta, con mezz'ora di anticipo, su una panchina al binario, fingendo di partire. Guardavo le persone con le enormi valige e il biglietto stretto al petto, e mi domandavo cosa volesse dire fare i bagagli, salutare tutti e andarsene. >>
Il sogno di Anna sta per avverarsi, tra meno di due settimane partirà per Milano: i suoi libri, qualche maglione pesante, due paia di Jeans, l'affitto per l'appartamento già pagato e la bolletta del gas come biglietto del treno della speranza.
Non vede l'ora di lasciarsi alle spalle il passato e ricominciare dall'inizio.
Una pagina bianca tutta da riempire solo di successi. Lei e la madre avevano sacrificato tutto affinché il suo sogno di riscatto si avverasse e adesso era arrivato il momento di farlo renderlo realtà.
Ma quando hai la sfortuna di nascere nella parte sbagliata di mondo, la sopravvivenza ti mette ogni giorno alla prova con i suoi ostacoli da superare.
Simo era cambiato, era strano e la conferma arriva quando Anna lo vede sfrecciare sullo scooter truccato dei Sorci, la baby clan che domina Campo dell'oro, comandata dal giovane Giancarlo, figlio del boss chiamato ''Burattinaio'', lo spacciatore che faceva il bello e il cattivo tempo nel quartiere, ora nel gabbio.
I Sorci sono un clan criminale di ragazzini dai quattordici ai vent'anni, che semina terrore per la città, devoti al credo della vendetta trasversale.
Uniti dalla povertà, come una grande famiglia allargata, vivono di espedienti, risse e furti. È un circolo chiuso, entrarne a far parte è molto difficile, uscirne impossibile, il prezzo sarebbe stato troppo alto.
D'altronde chi, come loro, ha avuto la sfortuna di nascere nel ''bronx'', non ha nulla da perdere. Anzi, tutto da guadagnare, viste le intenzioni espansionistiche di Giancarlo.
Simone non riesce a capire il bi-sogno che Anna ha di fuggire da quella vita di stenti e si sente abbandonato di nuovo. Prima il padre, adesso lei, che lo aveva amato e cresciuto come e più di una madre, grazie a quel legame a doppio filo che solo i fratelli hanno. Presenza sicura e rassicurante per un bambino troppo piccolo per essere orfano del calore di una famiglia ''normale''.
La sua disperazione e il suo bisogno di una famiglia che non lo abbandonasse lo spinge ad unirsi ai Sorci, a quei giovani delinquenti dai quali avrebbe sempre dovuto tenersi alla larga, perché loro erano pericolosi e lui era si povero, ma onesto.
Iniziano così i primi problemi: Simo è stato accusato dal preside della scuola di aver nascosto la droga, in realtà appartenuta a Giancarlo, ma grazie all'intervento di Anna, sarà graziato e la madre non lo verrà mai a sapere.
Non potrebbe reggere quell''ulteriore pugnalata.
Così come non deve sapere che il suo adorato bambino è diventato un membro dei clan del Burattinaio, colui che ha contribuito a rovinare la vita del marito fomentando la sua dipendenza dalle droghe.
<< La sua protezione è ciò che mi è stato insegnato da quando sono bambina. >>
La data della partenza diventa sempre più vicina e, per paradosso, il sogno di Anna sempre più lontano.
Accusata dal fratello di averlo abbandonato come aveva fatto il padre, la ragazza non se la sente di partire e lasciarlo in balia della macchina distruttrice che era sempre stato Campo dell'oro.
Cos'altro può fare per aiutarlo a rimettersi sulla giusta via, se non entrare lei stessa a far parte del clan?
A parte i sogni, e i sogni sono fatti solo di impalpabile speranza, non ha nulla da perdere.
È povera, abbandonata da un padre tossicomane, una madre quasi assente, persa in un mondo fatto di lavoro, ansia e dvd, il suo destino è segnato dalla nascita. Statico, come il cadenzare degli anni che passano senza che nulla cambi.
Nulla le spetta, oltre la povertà e il degrado, ma rivendicare il benessere rifacendosi su chi invece non ha mai dovuto lottare per mettere insieme il pranzo con la cena era suo diritto.
Questa è la legge dei Sorci: prendere con la forza ciò che la vita ti ha negato.
Unirsi al clan, tenere testa al coetaneo Giancarlo, è l'unico modo per aiutare Simo.
Poi, forse...
Entrare nella ''famiglia'' ha le sue regole. Il clan, da sempre precluso alle donne, non vede di buon occhio la richiesta di Anna, in primis Simo.
Giancarlo non si fida, sa che le porterà solo guai, così come sa che l'interesse della ragazza è solo quello di riuscire a tirar fuori il fratello e non di lottare con loro per sottrarre ogni benessere e il territorio al clan rivale di Santa Fermina.
Non è uno stupido Giancarlo, è intelligente e colto. La maschera da giovane teppista ribelle l'ha indossata fin troppo presto per soffocare i suoi bi-sogni, per non mostrare la vergogna di non poter realizzare i suoi sogni agli altri.
Ma i fantasmi di ciò che ''avrebbe potuto essere se...'', gli divorano l'anima come un fuoco demoniaco che arde perennemente nella sua testa, spingendolo nelle spire ammaliatrici del potere ad ogni costo.
Dopo l'arresto del padre di Giancarlo, i Sorci sono diventati la sua famiglia, l'unica per la quale contasse veramente qualcosa e per la quale doveva impegnarsi a dare tutto ciò che la sfortuna di essere nati a Campo dell'oro gli aveva negato.
Diventare capo di quel gruppo di baby criminali è l'unica forma di riscatto in cui crede.
Rabbia, violenza, furti, stupri, l'unica forma di evoluzione per la sua anima.
E adesso era arrivata Anna, con i suoi libri di Calvino e Rodari, le citazioni di Platone, che pensava di riuscire a fregarlo, di tenergli testa, di cambiarlo.
No, non si fidava di lei, e farla entrare nel clan era l'unica maniera per averne la certezza e sbarazzarsene senza problemi.
Entrare nel clan è difficile, uscirne impossibile, lo sa bene uno dei membri, al quale era stato mozzato un dito solo per aver pensato di abbandonare, di tradire quella famiglia di latta per aiutare la famiglia biologica!
<< Ce l'ho scritto in faccia che non sono felice, e che Milano non è la risposta a quello che il quartiere mi ha preso. >>
Anna lo avrebbe imparato presto, a sue spese: per la libertà il pegno da pagare era uno solo, ma se sarebbe servito a salvare Simo, Lorenzo e sé stessa era disposta a tutto.
Eterna fedeltà alla famiglia, o sei fuori dai giochi per sempre, lo spettro della testa di cavallo sul letto come promemoria...
A grandi linee questa è la storia di Anna e Simo, ma anche di Giancarlo, Lorenzo, Mirella e tanti altri personaggi che ruotano intorno alla vita dei due fratelli.
Personaggi invisibili, sul baratro, ognuno con le proprie debolezze e sogni infranti, esaurientemente descritti dall'autrice.
Il romanzo è ambientato ai giorni nostri, ma leggendo si respira l'aria cupa e pesante di fine anni '80, primi anni '90. Anni in cui la legge della strada era, e spesso è rimasta, l'unica scuola di tante periferie del mondo.
Ogni singola ambientazione è talmente realistica che sembra di sentir garrire i gabbiani, mentre l'odore acre dei gas di scarico dei motorini ''smarmittati'' pizzica il naso.
È caldo e metallico, in bocca, il sapore del sangue versato per difendere l'onore dei Sorci.
Ma riempie il cuore l'amore di Anna verso il fratello e l'amico Lorenzo.
Nitido e violento è il ritratto che Valeria fa delle baby gang, ragazzi ''fuori'', cresciuti a speranze e asfalto, un gruppo di criminalità organizzata che, spesso senza reali motivi, compiono gravi crimini verso adulti e ragazzi come loro, solo più fortunati.
Ma il messaggio che arriva è forte e tagliente come la lama di un serramanico: non importa quali siano i tuoi sogni, le tue debolezze, il tuo credo. Se ami qualcuno e quel qualcuno si trova in pericolo, nessun ostacolo potrà impedirti di sporcarti le mani pur di salvarlo. Il fine giustifica sempre i mezzi, anche se devi rinunciare ai tuoi sogni di speranza, per crearne di nuovi.
Anche se la coscienza continuerà a bruciare nel fuoco eterno dei rimpianti e rimorsi, perché tutti abbiamo qualche colpa da nascondere, anche se nascere povero e al margine non è una colpa!
Ma almeno ci hai provato.
E l'amore vince su tutto.
Con uno stile fresco e verace, pungente e colorito, facendo una disamina sulla criminalità minorile sempre più dilagante nelle periferie urbane di molte città d'Italia e del mondo, Valeria arriva dritta al cuore della situazione, senza girare intorno ai problemi.
Chiama le cose col loro nome, senza edulcorarne la realtà e questa, a mio parere, è l'arma vincente del romanzo, così realistico da sembrare quasi biografico.
Ogni personaggio da lei raccontato e inventato, prende vita ed entra a far parte del mondo del lettore che finirà per affezionarsi a lui e quasi a credere di poterlo salvare, solo con la lettura.
Valeria Gargiullo ha saputo ritrarre perfettamente le emozioni di uno spaccato di vita popolare contemporanea, con la forza e il dolore di chi ha vissuto anche solo in parte determinate situazioni.
Con questo romanzo, lo scopo dell'autrice è quello di riscattare il suo mondo, proprio Campo dell'oro, e tutte le persone che ogni giorno lottano per arrivare al domani, che siano Lorenzo, Mirella, Simone o il vicino di casa che è venuto a mancare.
Credere nella forza dirompente di Valeria viene naturale proprio grazie alla sua schiettezza ed è per questo che vi consiglio di darle un'opportunità, cosi come è stata concessa a me.
Il mio consiglio è di correre in libreria e di lasciarvi trasportare a Campo dell'oro nelle scorribande dei Sorci...
Non ve ne pentirete, ne sono certa.
Buona lettura,
Tania C.