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mercoledì 2 febbraio 2022

Recensione MAI STATI INNOCENTI di Valeria Gargiullo - Ed. Salani -

 



MAI STATI INNOCENTI

Valeria Gargiullo

Ed. Adriano Salani Editore

Anno di uscita 2022

Formato Brossura

Pag. 336

Collana Le Stanze

Genere Romanzi italiani

€ 16

Versione ebook presente in tutti i maggiori store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Valeria Gargiullo, classe 1992, proviene da un quartiere popolare di Civitavecchia e cerca nella scrittura una forma di riscatto. Ha frequentato il Master in Tecniche della Narrazione della scuola Palomar. Attualmente vive a Roma, dove studia Lettere. Questo è il suo primo romanzo.


TRAMA

Uno stradone di un chilometro divide Civitavecchia a metà. Da una parte Santa Fermina, con le sue villette a due piani e le vie coi nomi dei fiori; dall'altra Campo dell'oro, i casermoni popolari e i fumi degli impianti industriali che corrodono l'anima delle persone. Di là, un futuro prospero, le bollette in regola, le vacanze al mare; di qua, le famiglie arrancano e i figli, abbandonati a loro stessi, sognano una fuga impossibile. E quello che fa anche Anna, che ha studiato duramente e messo i soldi da parte per potersene andare via, lontano, all'università. Poche settimane ancora e finalmente salirà su un treno, pronta a costruirsi una vita diversa. Tutto sembra andare in frantumi quando Anna vede Simone, il suo fratellino di quattordici anni, in sella a un motorino, con un martello in mano, insieme alla feroce banda criminale che controllala zona. I Sorci, li chiamano, e nei loro affari è bene non immischiarsi mai. Anna vorrebbe salvarlo, ma sa che con certa gente è impossibile trattare. Si scende a patti, semmai, fino alle estreme conseguenze. Con l'autenticità di chi in un posto così ci è nato e cresciuto, Valeria Gargiullo demolisce la retorica che spesso accompagna il racconto delle periferie, e lo fa con la consapevolezza che il Male non è soltanto un nemico, ma anche un compagno quotidiano e una pericolosa tentazione.


IMPRESSIONI

Quando Riccardo Barbagallo di Salani, che ringrazio per la copia cartacea ricevuta, mi inviò la mail con la scheda della nuova uscita della Collana Le Stanze, rimasi talmente colpita dalla trama che accettai subito di leggerlo e recensirlo.

Mai stati innocenti, dell'autrice emergente Valeria Gargiullo, fresco di stampa, prometteva bene e la curiosità di leggerlo mi ha spinta a divorarlo in una notte e qualche ora del giorno dopo, tenendomi incollata alle pagine fino ad un finale che coinvolge e spiazza, al di la di ogni aspettativa ed elucubrazione.

Già dalla copertina il romanzo presenta tutta la sua forza e speranza. 

A fare da sfondo lo skyline di una qualsiasi periferia italiana, Civitavecchia nello specifico, sotto un cielo di piombo attraversato da gabbiani e, di spalle al mare, una ragazza che con lo sguardo rivolto ai palazzi. 

Caleidoscopio di dolore e rinascita, di speranza. 

La speranza di chi, in partenza verso un destino migliore, si gira un'ultima volta per riempirsi il cuore e gli occhi di quel passato così ingombrante da non rivelare mai ma che custodirà dentro per sempre come un cilicio stretto intorno al cuore, a ricordarle quanto può essere amara e crudelmente beffarda la voglia di riscatto, di un futuro migliore.

Anna e Simone sono fratelli, Anna ha cominciato a prteggere il fratello a 12 anni, quando lui ne aveva soltanto sei.

Sono nati  e cresciuti nella periferia popolare di Civitavecchia, nel quartiere Campo dell'oro, dove la povertà viene vista e vissuta come una colpa. Un marchio nero tatuato sulla pelle e nell'anima, una macabra ''stella di David'' cucita addosso dalla nascita come simbolo di un destino al quale non si potrà mai sfuggire.

Anna e Simo vivono con la madre nella casa che l'Ater, negli anni '70 assegnò ai nonni.

Un casermone popolare, anonimo tra i tanti, fatiscente, abitato dai nuovi disperati, gente agli antipodi: gente che non ha niente da perdere e ogni infrazione è concessa, pur di tirare avanti e gente che si spacca la schiena per cercare di dare un futuro migliore ai figli.

Migliore, non dignitoso, perché la povertà è dignitosa e non deve essere una vergogna di cui ricoprirsi.

Il padre tossicomane di Anna e Simo se ne è andato molti anni prima, dopo aver quasi ucciso il figlio, in un raptus dettato dai fumi del mix hashish e marijuana. Un bambino innocente, ancora troppo piccolo per capire gli orrori ai quali porta la povertà, vissuta come un male oscuro che logora l'anima.

<< Mentre la guardavo, sopraffatta dal suo lembo di vita in cui soccombeva all'abbandono di mio padre, arrivai alla conclusione che ero l'unica ad avere gli strumenti per salvare Simone. >>

La madre, da quel giorno, ha smesso di vivere, lasciandosi divorare completamente dalle lacrime versate sui ricordi e dal lavoro, riversando il compito di crescere Simone su Anna. 

I soldi non bastano mai: o si pagano le bollette o si mette un pasto in tavola.  

Poi c'era la scuola. 

Ad Anna piace così tanto studiare,  leggere è la sua realtà parallela, un mondo fatto di pace e tranquillità nel quale rifugiarsi.

Le filastrocche di Rodari e Il Barone Rampante sono i libri preferiti dei fratelli. Quando erano piccoli lei li leggeva sempre  a Simone, bambino assetato dell'amore sano che solo la famiglia sa darti e lui, con gli occhi ancora impastati di ingenuità, sognava di vivere sugli alberi come il curioso Barone di Calvino.

Ogni volta però i loro sogni si infrangevano contro il muro ostile della  realtà di periferia. 

Non hanno un padre, la madre è divorata dal duro lavoro e dagli attacchi di panico e sono tra i più poveri del quartiere più degradato della città.

Quella era, è e  probabilmente continuerà ad essere la loro realtà. 

Non c'è futuro per loro, certo tante speranze e sogni ai quali aggrapparsi, ma poi?

Il tempo passa veloce e Anna, pur continuando ad andare a scuola, comincia a lavorare giovanissima. Il suo sogno è quello di lasciare Campo dell'oro per andare all'Università a Milano e riscattare la possibilità di un futuro migliore. 

Un futuro dove non avrebbe più scelto tra pagare la bolletta del gas o comprare un biglietto del treno.

Un futuro ricco, proprio come quello  dei ragazzi di Santa Fermina, il quartiere chic dall'altra parte della strada, quello dove tutto profuma di fiori e zucchero filato, dove i palazzi non sono circondati da immondizia e le famiglie somigliavano così tanto a quelle del Mulino Bianco.

Ma ce l'avrebbe fatta? Sarebbe riuscita, una volta a Milano, a lavare via la patina di degrado e povertà che le si era appiccicata addosso al momento della nascita? 

I suoi dubbi e le sue paure li confida al suo migliore amico e vicino di casa Lorenzo.

Un ragazzo al margine come lei, cresciuto con un padre alcolizzato e violento e una madre sottomessa. Anche lui timbrato a fuoco dalla ''colpa'' di essere troppo povero e troppo sensibile, in quel mondo così spietato. 

Emarginato, senza diritti, solo il dovere di nascondersi e annullarsi, per non essere lo zimbello del quartiere.

Anna e Simo, tra un piatto di pasta al pomodoro e una tazza di latte e biscotti, sono cresciuti: lei ha vent'anni, lui quattordici. Lorenzo è sempre al fianco di Anna, pronto ad aiutarla e farsi aiutare quando il padre gli ricorda che Anna è il diavolo che lo reso lo scherno del quartiere e della società, 

<< Quante volte mi ero seduta, con mezz'ora di anticipo, su una panchina al binario, fingendo di partire. Guardavo le persone con le enormi valige e il biglietto  stretto al petto, e mi domandavo cosa volesse dire fare i bagagli, salutare tutti e andarsene. >>

Il sogno di Anna sta per avverarsi, tra meno di due settimane partirà per Milano: i suoi libri, qualche maglione pesante, due paia di Jeans, l'affitto per l'appartamento già pagato e la bolletta del gas come biglietto del treno della speranza. 

Non vede l'ora di lasciarsi alle spalle il passato e ricominciare dall'inizio. 

Una pagina bianca tutta da riempire solo di successi. Lei e la madre avevano sacrificato tutto affinché il suo sogno di riscatto si avverasse e adesso era arrivato il momento di farlo renderlo realtà.

Ma quando hai la sfortuna di nascere nella parte sbagliata di mondo, la sopravvivenza ti mette ogni giorno alla prova con i suoi ostacoli da superare.

Simo era cambiato, era strano e la conferma arriva quando Anna lo vede sfrecciare sullo scooter truccato dei Sorci, la baby clan che domina Campo dell'oro, comandata dal giovane  Giancarlo, figlio del boss chiamato ''Burattinaio'', lo spacciatore che faceva il bello e il cattivo tempo nel quartiere, ora nel gabbio.

I Sorci sono un clan criminale di ragazzini dai quattordici ai vent'anni, che semina terrore per la città,  devoti al credo della vendetta trasversale.

Uniti dalla povertà, come una grande famiglia allargata, vivono di espedienti, risse e furti. È un circolo chiuso, entrarne a far parte è molto difficile, uscirne impossibile, il prezzo sarebbe stato troppo alto. 

D'altronde chi, come loro, ha avuto la sfortuna di nascere nel ''bronx'', non ha nulla da perdere. Anzi, tutto da guadagnare, viste le intenzioni espansionistiche di Giancarlo.

Simone non riesce a capire il bi-sogno che Anna ha di fuggire da quella vita di stenti e si sente abbandonato di nuovo. Prima il padre, adesso lei, che lo aveva amato e cresciuto come e più di una madre, grazie a quel legame a doppio filo che solo i fratelli hanno. Presenza sicura e rassicurante per un bambino troppo piccolo per essere orfano del calore di una famiglia ''normale''.

La sua disperazione e il suo bisogno di una famiglia che non lo abbandonasse lo spinge ad unirsi ai Sorci, a quei giovani delinquenti dai quali avrebbe sempre dovuto tenersi alla larga, perché loro erano pericolosi e lui era si povero, ma onesto.

Iniziano così i primi problemi: Simo è stato accusato dal preside della scuola di aver nascosto la droga, in realtà appartenuta a Giancarlo, ma grazie all'intervento di Anna, sarà graziato e la madre non lo verrà mai a sapere. 

Non potrebbe reggere quell''ulteriore pugnalata. 

Così come non deve sapere che il suo adorato bambino è diventato un membro dei clan del Burattinaio, colui che ha contribuito a rovinare la vita del marito fomentando la sua dipendenza dalle droghe.

<< La sua protezione è ciò che mi è stato insegnato da quando sono bambina. >>

La data della partenza diventa sempre più vicina e, per paradosso, il sogno di Anna sempre più lontano.

Accusata dal fratello di averlo abbandonato come aveva fatto il padre, la ragazza non se la sente di partire e lasciarlo in balia della macchina distruttrice che era sempre stato Campo dell'oro.

Cos'altro può fare per aiutarlo a rimettersi sulla giusta via, se non entrare lei stessa a far parte del clan?

A parte i sogni, e i sogni sono fatti solo di impalpabile speranza, non ha nulla da perdere. 

È povera, abbandonata da un padre tossicomane, una madre quasi assente, persa in un mondo fatto di lavoro, ansia e dvd, il suo destino è segnato dalla nascita. Statico, come il cadenzare degli anni che passano senza che nulla cambi. 

Nulla le spetta, oltre la povertà e il degrado, ma rivendicare il benessere rifacendosi su chi invece non ha mai dovuto lottare per mettere insieme il pranzo con la cena era suo diritto. 

Questa è la legge dei Sorci: prendere con la forza ciò che la vita ti ha negato.

Unirsi al clan, tenere testa al coetaneo Giancarlo, è l'unico modo per aiutare Simo. 

Poi, forse...

Entrare nella ''famiglia'' ha le sue regole. Il clan, da sempre precluso alle donne, non vede di buon occhio la richiesta di Anna, in primis Simo.

Giancarlo non si fida, sa che le porterà solo guai, così come sa che l'interesse della ragazza è solo quello di riuscire a tirar fuori il fratello e non di lottare con loro per sottrarre ogni benessere e il territorio al clan rivale di Santa Fermina.

Non è uno stupido Giancarlo, è intelligente e colto. La maschera da giovane teppista ribelle l'ha indossata fin troppo presto per soffocare i suoi bi-sogni, per non mostrare la vergogna di non poter realizzare i suoi sogni agli altri.

Ma i fantasmi di ciò che ''avrebbe potuto essere se...'', gli divorano l'anima come un fuoco demoniaco che arde perennemente nella sua testa, spingendolo nelle spire ammaliatrici del potere ad ogni costo.

Dopo l'arresto del  padre di Giancarlo, i Sorci sono diventati la sua famiglia, l'unica per la quale contasse veramente qualcosa e per la quale doveva impegnarsi a dare tutto ciò che la sfortuna di essere nati a Campo dell'oro gli aveva negato.

Diventare capo di quel gruppo di baby  criminali è l'unica forma di riscatto in cui crede. 

Rabbia, violenza, furti, stupri, l'unica forma di evoluzione per la sua anima.

E adesso era arrivata Anna, con i suoi libri di Calvino e Rodari, le citazioni di Platone, che pensava di riuscire a fregarlo, di tenergli testa, di cambiarlo. 

No, non si fidava di lei, e farla entrare nel clan era l'unica maniera per averne la certezza e sbarazzarsene senza problemi. 

Entrare nel clan è difficile, uscirne impossibile, lo sa bene uno  dei membri, al quale era stato mozzato un dito solo per aver pensato di abbandonare, di tradire quella famiglia di latta per aiutare la famiglia biologica!

<< Ce l'ho scritto in faccia che non sono felice, e che Milano non è la risposta a quello che il quartiere mi ha preso. >>

Anna lo avrebbe imparato presto, a sue spese: per la libertà il pegno da pagare era uno solo, ma se sarebbe servito a salvare Simo, Lorenzo e sé stessa era disposta a tutto. 

Eterna fedeltà alla famiglia, o sei fuori dai giochi per sempre, lo spettro della testa di cavallo sul letto come promemoria...

A grandi linee questa è la storia di Anna e Simo, ma anche di Giancarlo, Lorenzo, Mirella e tanti altri personaggi che ruotano intorno alla vita dei due fratelli.

Personaggi invisibili, sul baratro, ognuno con le proprie debolezze e sogni infranti, esaurientemente descritti dall'autrice.

Il romanzo è ambientato ai giorni nostri, ma leggendo si respira l'aria cupa e pesante di fine anni '80, primi anni '90. Anni in cui la legge della strada era, e spesso è rimasta, l'unica scuola di tante periferie del mondo.

Ogni singola ambientazione è talmente realistica che sembra di sentir garrire i gabbiani, mentre l'odore acre dei gas di scarico dei motorini ''smarmittati''  pizzica il naso.

È caldo e metallico, in bocca, il sapore del sangue versato per difendere l'onore dei Sorci.

Ma riempie il cuore l'amore di Anna verso il fratello e l'amico Lorenzo.

Nitido e violento è il ritratto che Valeria fa delle baby gang, ragazzi ''fuori'', cresciuti a speranze e asfalto, un gruppo di criminalità organizzata che, spesso senza reali motivi, compiono gravi crimini verso adulti e ragazzi come loro, solo più fortunati.

Ma il messaggio che arriva è forte e tagliente come la lama di un serramanico: non importa quali siano i tuoi sogni, le tue debolezze, il tuo credo. Se ami qualcuno e quel qualcuno si trova in pericolo,  nessun ostacolo potrà impedirti di sporcarti le mani pur di salvarlo. Il fine giustifica sempre i mezzi,  anche se devi rinunciare ai tuoi sogni di speranza, per crearne di nuovi. 

Anche se la coscienza continuerà a bruciare nel fuoco eterno dei rimpianti e rimorsi, perché tutti abbiamo qualche colpa da nascondere, anche se nascere povero e al margine non è  una colpa! 

Ma almeno ci hai provato. 

E l'amore vince su tutto.

Con uno stile fresco e verace, pungente e colorito, facendo una disamina sulla criminalità minorile  sempre più dilagante nelle periferie urbane di molte città d'Italia e del mondo, Valeria arriva dritta al  cuore della situazione, senza girare intorno ai problemi. 

Chiama le cose col loro nome, senza edulcorarne la realtà e questa, a mio parere, è l'arma vincente del romanzo, così realistico da sembrare quasi biografico.

Ogni personaggio da lei raccontato e inventato, prende vita ed entra a far parte del mondo del lettore che finirà per affezionarsi a lui e quasi a credere di poterlo salvare, solo con la lettura.

Valeria Gargiullo ha saputo ritrarre perfettamente le emozioni di uno spaccato di vita popolare contemporanea, con la forza e il dolore di chi ha vissuto anche solo in parte determinate situazioni.

Con questo romanzo, lo  scopo dell'autrice è quello di riscattare il suo mondo, proprio Campo dell'oro, e tutte le persone che ogni giorno lottano per arrivare al domani, che siano Lorenzo, Mirella, Simone o il vicino di casa che è venuto a mancare.

Credere nella forza dirompente di Valeria viene naturale proprio grazie alla sua schiettezza ed è per questo che vi consiglio di darle un'opportunità, cosi come è stata concessa a me.

Il mio consiglio è di correre in libreria e di lasciarvi trasportare a Campo dell'oro nelle scorribande dei Sorci...

Non ve ne pentirete, ne sono certa.

Buona lettura,

Tania C.






giovedì 15 aprile 2021

Recensione SANGUE INQUIETO di Robert Galbraith - Ed. Salani -

 



SANGUE INQUIETO

Robert Galbraith (J.K. Rowling)

Ed Salani Editore

Formato Cartonato con sovraccoperta

Prima pubblicazione  2021

Genere Gialli e misteri

Collana Romanzi Salani

Pagine 1104

€ 24,90

Ebook presente in tutti i maggiori store digitali


CONOSCIAMO L'AUTORE

Credo che, ad oggi, la vera identità di Robert Galbraith sia ben nota a tutti, o per lo meno a tutti i Potterhead. Robert Galbraith altri non è che lo pseudonimo con cui Zia J.Ro, ovvero J.K. Rowling firma i suoi thriller. Il genere crime è sempre stato la sua passione di lettrice, tanto da spingerla a scrivere dei gialli classici ma consolidati nell'ambientazione. La scelta dello pseudonimo nasce dopo la notorietà raggiunta dalla saga Harry Potter. La Rowling desiderava che i suoi romanzi sotto pseudonimo venissero giudicati,apprezzati e inseriti nel mondo del thriller per lo stile e la capacità dell'autore, Robert Galbraith, e non per la sua fama di ''mamma'' del famoso maghetto. 
Inutile dire che il pubblico restò affascinato dalla nuova saga di Cormoran Strike, portando quindi Galbraith al successo e in vetta alle classifiche nazionali ed internazionali. 
I primi tre romanzi della saga Strike sono stati adattati ad una miniserie televisiva della Brontë Film and Television.
Nonostante la vera identità di Galbraith sia ormai nota a tutti, la Rowling continua a scrivere usando lo pseudonimo per tenere distinte le sue opere in giallo dalle altre, di modo che il pubblico sia cosciente di cosa aspettarsi dalla saga di Cormoran Strike.

I titoli della saga completa:

Il richiamo del cuculo 
Il baco da seta
Le vie del male
Bianco letale

TRAMA

Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima.

Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate.

Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.


IMPRESSIONI


La nuova avventura, tanto attesa, di Cormoran Strike, mi è stata gentilmente offerta da Riccardo di Salani Editore che ringrazio per avermi accontentata.

Più di mille pagine che mi hanno un po', consentitemi il gioco di parole, ''inquietato'' proprio per la mole, ma superato lo scoglio dei primi capitoli, il romanzo si legge da sé. 

Per chi conosce la saga e zia Rowling, sa che la sua prolissità crea dipendenza, tanto da arrivare alla fine e sentire un profondo senso di solitudine, quasi come se l'avventura di Strike e Robin, racchiusa in quasi millecento pagine, non fosse bastata a tenerci compagnia per alcuni giorni.

<< Guardò l'orologio. Quel giorno Robin era di riposo, ma c'era la remota possibilità che fosse ancora sveglia e lui aveva un valido pretesto per scriverle un sms ... >>

Dopo averli lasciati, nel finale aperto di Bianco letale, li ritroviamo alle prese con la quotidianità dei casi e dei loro problemi personali da risolvere. 

Strike si trova momentaneamente in Cornovaglia, dove sta vivendo un momento di dolore.  L'amata zia Joan, la donna che gli ha fatto da madre, la colonna portante nella sua difficile vita, sta giungendo al termine di una brutta malattia, lasciando l'uomo nello sconforto ma intento a cercare nuove cure che possano salvarla.

<< Non avevo mai visto un divorzio così controverso in una coppia senza figli. >>

Robin invece, tramite un divorzio ostico, sta cercando di mettere finalmente fine al suo matrimonio con Matthew, l'uomo che l'ha tradita ma che da sempre la fa sentire in colpa per il suo lavoro all'agenzia di Strike, che non l'ha mai accettata fino in fondo, soprattutto per il suo amore verso l'investigazione. 

Mentre Robin cercava di chiudere col passato, Strike, ancora in Cornovaglia, una notte d'agosto, si ritrovò ad ascoltare la richiesta disperata di una donna sconosciuta. La donna gli  chiese aiuto per fare luce sul caso della misteriosa scomparsa della madre.

Un caso all'apparenza semplice per Strike, da dilettanti, se non fosse che Margot Bamborough, questo il nome della donna da ritrovare, non fosse scomparsa nel 1974, ben quarant'anni prima. 

Margot Bamborough era una dottoressa di nemmeno trent'anni, emancipata, fervente femminista e impegnata con tutte le sue forze  nella carriera di medico condotto. Abituata a cavarsela da sola, per sbarcare il lunario e poter accedere alla facoltà di medicina, aveva pure posato per Play Boy. 

La sua scomparsa, avvenuta una sera dopo essere uscita dal lavoro, rimase sempre un mistero, divenuto poi un caso non risolto, nonostante il quadro generale della situazione presentasse un presunto colpevole.

Il presunto colpevole, il  ''Macellaio dell'Essex'', al secolo Dennis Creed, un uomo noto per gli efferati delitti e violenze fisiche e psicologiche su numerose donne. Solo poche delle sue vittime riuscirono a sopravvivere, con i conseguenti traumi a segnarne per sempre la vita. 

Il corpo di Margot non fu mai ritrovato, né Creed si dichiarò mai colpevole, ma per chi, all'epoca si occupò del caso, non ci furono dubbi sull'identità del responsabile, ponendo fine alle indagini e archiviando il caso.

Ritenere Creed colpevole diventò naturale, dal momento che all'epoca della scomparsa di Margot era un efferato serial killer che seviziava, violentava e uccideva le donne cadute nelle sue mani, travestendosi da donna e conservando macabri cimeli di biancheria delle sue  vittime dopo aver compiuto il delitto.

Un poliziotto dell'epoca tentò di far luce, seguendo piste assurde e inquietanti, tanto da andare fuori di testa per quel caso. 

L'uomo venne quindi internato in una clinica psichiatrica e, il suo successore, a fronte di improbabili testimoni, che continuavano a ritrattare la loro versione  portandolo fuori strada, dichiarò la scomparsa della donna, definita da Talbot come un caso di oscure pratiche esoteriche, offrendo  alla giustizia il pretesto di trovare un colpevole non confesso, facendo così archiviare la pratica Bamborough. 

Ma nel 2014, ben quarant'anni dopo, Anna, la figlia di Margot, ancora non si era messa l'anima in pace sulla scomparsa della madre, quando lei era soltanto una bambina. 

Adesso  era arrivato il momento di far riaprire il caso e, nessuno meglio di Strike e Robin, avrebbe potuto riuscire nell'impresa.

Inutile dire che Strike, anche se già impegnato in altri casi, accettò la richiesta di aiuto di Anna. 

Insieme a Robin cominciarono a rivedere tutti i documenti riguardanti le indagini svolte da Bill Talbot, il poliziotto impazzito, che all'epoca indagò sul caso.

Il fatto che per l'uomo quel caso fosse un'ossessione, avrebbe potuto deviare dalla realtà la sua mente, già provata da una brutta crisi di nervi,  fuorviando le indagini e perdendo preziosi indizi.

<< ** Non ho idea di cosa significhino questi due simboli. Non li ho trovati in nessun sito di astrologia. Secondo me Talbot li ha inventati... >>

Le indagini di Strike, al quale Anna ha concesso il tempo limite di un anno,  cominciarono cercando di ricostruire gli eventi degli ultimi momenti di vita di Margot. 

Non sarebbe stato facile risalire ai testimoni e agli amici della donna, dal momento che dopo quarant'anni, molti erano ormai deceduti e soprattutto non sarebbe stato facile venire a capo degli strani appunti rinvenuti in un quadernetto dell'agente Talbot. 

Durante le sue indagini l'uomo raccolse nomi di testimoni collegandoli ai loro segni zodiacali, annotandoli sul suo quaderno, ma per quale motivo? Cosa c'entravano tutte quelle annotazioni astrologiche ed esoteriche?

Con la verità sotto gli occhi ma ben travestita da mutevoli pregiudizi, il lettore verrà coinvolto nelle nebbiose giornate investigative di Strike. 

Un anno, 365 giorni, possono sembrare tanti ma, presi dall'evolversi dei fatti, scorreranno velocemente costringendo Strike e Robin ad un intensivo impegno per fare luce in tutta quella nebbia di fatti, bugie, verità modificate e non dette.

<< Be' , non c'è niente di male a voler essere migliori o diversi, no? >> disse Robin.

<< Non c'è niente di male a voler migliorare le cose >>.

Mentre le indagini proseguono serrate, Strike e Robin saranno costretti a mettere a nudo i loro animi, cercando di capire quale sia il reale sentimento che li accomuna. 

Amore o solo una profonda e sincera amicizia?

Il personaggio di Robin si è evoluto dall'inizio della saga, da timida ed insicura segretaria, è diventata una scaltra e fredda investigatrice, più sicura di sé e di ciò che desidera. 

Ma i sentimenti sono sempre l'ostacolo più difficile da superare, specialmente quando riguardano il cinico Strike, sempre alle prese col un passato ingombrante che continua ad inquinare il suo presente coi fantasmi di Charlotte, l'ex fidanzata, della madre e di un padre da sempre assente ma esibizionista...

Per chi conosce la Rowling, sa che 1100 pagine non sono un ostacolo insormontabile ma, grazie alla sua penna affilata e sciolta, scorreranno verso la  soluzione del caso.

Anche questa volta l'autrice è riuscita, attraverso i dialoghi, a coinvolgere il lettore, quasi fosse un personaggio capace di interagire coi protagonisti. 

<< Grazie, Strike. Significa molto, davvero >>.

Non lasciatevi dunque spaventare dal volume del testo, la storia, nonostante la mancanza di colpi di scena e accadimenti straordinari, vi trascinerà comunque nelle sue spire noir fino a dissolverle nel rosa, ancora un po' sbiadito dell'eterno ''corteggiamento'' del gatto col topo, che ben rappresenta la storia tra Robin e Strike. 

Un romanzo denso, ricco di descrizioni e dialoghi, di indizi, che rischiano di depistare, di far perdere il sentiero della verità, ma che lascerà, una volta di più, in attesa di un nuovo capitolo. 

Consigliato a chi ha già letto gli altri quattro romanzi della saga ma anche a chi volesse approcciarsi per la prima volta., percorrendo a ritroso la lettura. 

Forse troverà qualche difficoltà nel gestire a ritroso l'eterna lotta tra i cuori dei protagonisti, ma credo sia uno scoglio che si possa gestire bene, d'altronde Strike è molto abile anche  in questo, non trovate?

Buona lettura,

Tania C. 





lunedì 8 febbraio 2021

Recensione L'ICKABOG di J.K. Rowling - ADRIANO SALANI EDITORE -

 



L'ICKABOG

J.K. Rowling

Ed. Adriano Salani Editore 

Traduzione Valentina Daniele

Illustrazioni a cura dei vincitori del Torneo per le illustrazioni dell'Ickabog

Anno di pubblicazione 2020

Pag. 320

Formato Cartonato con sovraccoperta

Collana Fuori collana

Genere Narrativa straniera bambini, ragazzi

€ 19,80

Ebook presente nei maggiori store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE

J.K. Rowling - foto dal sito https://www.salani.it/autori/j-k-rowling 


J.K. Rowling è l'autrice della storica saga Harry Potter. I libri pubblicati tra il 1998 e il 2008 sono sette e sono stati tradotti in più di 70 lingue, vendendo più di 500 milioni di copie in tutto il mondo e trasposte in otto film di successo.

Grazie al suo prezioso contributo alla letteratura per ragazzi le è stata conferita l'onorificenza all'ordine dell'Impero Britannico (OBE) tra le quali il Premio Principe delle Asturie, la Legion d'onore francese, il Premio Hans Christian Andersen.

La Rowling è sostenitrice di molte cause benefiche tramite la sua fondazione Volant. Fondatrice e presidente dell'ente di beneficenza internazionale per l'infanzia Lumos, si batte per un mondo privo di orfanotrofi e per fare i modo che tutti i bambini crescano al sicuro.


TRAMA

<< Alto come due cavalli, occhi infuocati, artigli affilati come rasoi. L'Ickabog sta arrivando... >>

C’era una volta il minuscolo regno ricco e prosperoso di Cornucopia, famoso per gli ottimi vini, i golosi dolci, le salsicce succulente e i suoi formaggi.

A regnare sul trono vi è un cordiale sovrano, Re Teo il Temerario, le cui giornate trascorrono oziose dilettandosi tra banchetti sontuosi e battute di caccia, sempre in  compagnia dei suoi fidati  lord Scaracchino e Flappone.

Tutto è perfetto… O quasi.

Una leggenda narra, infatti, che  un terribile mostro è nascosto nelle Paludi del Nord. Chiunque abbia un po’ buonsenso sa che l’Ickabog è solo una leggenda inventata per spaventare i bambini. Ma è risaputo che  le leggende sono strane e a volte si animano di vita propria…

Quando la leggenda diventa realtà, saranno i due piccoli amici, Robi e Margherita ad imbarcarsi in un’incredibile avventura e svelare una volta per tutte dove si nasconde il vero Ickabog. 

È l’unico modo per riportare  felicità  e speranza a Cornucopia.

Una fiaba fantastica,  scaturita dalla magica mente di  una delle più grandi narratrici di sempre, sul potere della speranza, dell’amicizia e della verità e il loro trionfo a dispetto di ogni sventura. Una storia che piccoli e grandi lettori vorranno leggere e rileggere in una preziosa edizione regalo, arricchita dalle bellissime illustrazioni a colori dei giovani vincitori del Torneo per le illustrazioni dell’Ickabog.


IMPRESSIONI

Quando uno dei tuoi autori preferiti sta per uscire con una nuova pubblicazione inizia lo stillicidio del conto alla rovescia fino al giorno della messa in vendita. Se poi sei uno dei migliaia di ''nipoti'' di zia J. Ro' l'attesa prende tutto un altro sapore, soprattutto se prossima al Natale.

Quest'anno la Rowling ci ha fatto un bel regalo pubblicando L'Ickabog, edito da Adriano Salani Editore, una favola magica, solo all'apparenza per bambini. 

Inutile dire che in prossimità dell'uscita ho chiesto subito a Riccardo di Salani di poterlo recensire e, grazie anche alla gentilezza di Chiara, ho ricevuto una bellissima copia omaggio che ho letteralmente divorato durante il Natale. Dedico loro un grazie immenso e tutta la mia riconoscenza per questa opportunità.

Il romanzo si presenta in una veste elegantissima, in formato cartonato con una sovraccoperta che sembra ''gommata''. 

Immersi in un vellutato color del mare e del cielo, titolo e autore, nel loro font  fiabesco color oro, spiccano tra  piccoli Occhi di Fatima e oggetti che identificano i personaggi della storia.

Già da sola la copertina vale un dieci, ma è aprendo le pagine di carta candida che è celata una delle meraviglie: le fantastiche illustrazioni a colori dei bambini vincitori del Torneo per le illustrazioni dell'Ickabog. Tra tutti i bambini, artisti provetti, che hanno partecipato coi loro capolavori al concorso, tra le prime pagine c'è anche quella del piccolo Alessandro Sanguinetti di La Spezia, la mia città, e questo mi rende veramente orgogliosa. 

Sono rimasta piacevolmente stupita e ammiro l'abilità artistica di questi bambini. Hanno fatto dei disegni che sono vere opere d'arte, mai avrei immaginato che fossero così bravi a cogliere l'anima di ogni personaggio e di ogni ambientazione descritti nel libro. 

Come ho già detto, l'Ickabog è una lunga fiaba, di quelle da leggere insieme ai bambini, davanti al camino nelle serate ventose e fredde, o nelle calde notti estive sotto le stelle, ma con un significato che serve a far riflettere gli adulti. 

Nato tra un romanzo e l'altro di Harry Potter, la Rowling ne leggeva qualche pagina ogni sera ai figli, per poi archiviarlo, incompleto, in soffitta in attesa di tempi migliori. 

Il tempo di riprendere la penna in mano e dare un finale alla storia arrivò durante lockdown,.  

Pubblicato dapprima online ad uso delle scuole, pochi giorno dopo l'uscita in libreria in contemporanea mondiale, finì  ai primi posti nella classifica dei libri più venduti a Natale.

La storia mi ha talmente coinvolta che io stessa, come i personaggi che vi presenterò tra poco, mi sono messa sulle tracce dell'Ickabog, documentando ogni mio passo.

C'era una volta, nel Regno di Utopia...

No, quella è un'altra storia, ma nemmeno tanto diversa!

C'era una volta, nel perfetto Regno di Cornucopia, Re Teo il Temerario. Vanitoso e credulone, amante degli agi e del bel vivere, Re Teo era un povero burattino bonaccione manovrato dai fili dei suoi perfidi consiglieri: i Lord Scaracchino e Flappone.

Come in tutte le sue opere, la Rowling ha plasmato nei nomi dei personaggi il tratto dominante del loro essere, enfatizzandoli o ridicolizzandoli a seconda dell'aspetto fisico.

Re Teo il Temerario in realtà, altro non era che uno sciocco  piagnucolone narciso, impaurito dalla sua stessa ombra. Dall'aspetto impeccabile, sembrava un figurino inguainato negli splendidi abiti cuciti appositamente per lui dalla sarta personale, la signora Di Maggio. Amava deliziarsi delle paste più soffici e leggere di tutta Cornucopia, sfornate dalla pasticcera di corte, la signora Raggianti, moglie di una delle sue guardie reali.

Lord Scaracchino, alto magro, con una lunga appendice nasale, egocentrico, bugiardo e furfante, era ben rappresentato dal suo nome,  che rimanda ad uno scarabocchio. Fedele solo a se stesso e al vil denaro, cercava di approfittare della benevolenza del Re e dei cittadini per arricchirsi, impoverendo la città. 

Flappone: 

<<  Rubicondo e molto grasso; meno intelligente di Scaracchio ma comunque più del Re >>

Una delle qualità di Flappone era quella di essere un abile manipolatore, capace di manovrare il Re per ottenere per i suoi scopi personali.

Nelle paludi, seguendo le tracce dell'Ickabog - foto personale -

Nel regno felice di Cornucopia però da un po' di tempo stavano succedendo cose atroci. Un contadino portò all'attenzione di Re Teo e dei due fedeli Lord che lassù a nord, nelle Paludi, l'Ickabog si era appena divorato le pecore e il suo cane.

Se il Re non avesse preso provvedimenti, l'Ickabog, un orribile drago gigantesco dagli occhi gialli, assetato di sangue, sarebbe presto arrivato a Chouxville, la loro città, per divorare animali e abitanti!

<< Alto come due cavalli, occhi infuocati, artigli affilati come rasoi. L’Ickabog sta arrivando… >>

Tutti conoscevano la leggenda e la canzone dell'Ickabog, ma nessuno lo aveva mai visto anche se sapevano di quanto aggressivo e pericoloso fosse.

Ovviamente Lord Scaracchino e Flappone non credettero ad una parola del contadino ma, approfittando dell'occasione di poter manipolare a loro interesse il Re, decisero che sarebbero partiti alla ricerca dell'Ickabog e lo avrebbero ucciso. Ovviamente i piani erano ben diversi, ma questo non potevano certo raccontarlo al Re!

Lungo la strada che porta alle Paludi si scorgono le prime tracce dell'Ickabog - foto personale -

Diviso tra la codardia e il miraggio di fama e gloria, Re Teo, istigato dai suoi consiglieri, decise di partire per le Paludi insieme ai suoi fidati e ad un gruppo di guardie reali.

Naturalmente tutta la città si prese burla di quel Re credulone. Solo i bambini vivevano nel terrore che un giorno l'Ickabog potesse rapirli per mangiarseli, se non si fossero comportati bene.

Tra questi bambini spiccano Margherita Di Maggio, figlia della sarta privata del Re e del falegname e Robi Raggianti, figlio della pasticcera di corte e della coraggiosa guardia reale. 

Dovete sapere che Robi e Margherita erano grandi amici. Il falegname Di Maggio intagliò pure un piccolo Ickabog di legno per Robi, proprio per esorcizzare la paura infondata di un mostro inesistente. La signora Raggianti, invece, deliziava la piccola Margherita, nel frattempo rimasta orfana di madre  a causa dell'avidità di Re Teo, con le sue divine Celie celesti, dolce prelibatezza riservata al Re e ai suoi perfidi scagnozzi o ai più abbienti.

Quando Lord Scaracchino convinse il Re a partire per le Paludi alla ricerca dell'Ickabog, fu allestita una squadra di guardie forti e coraggiose, pronte a difendere Cornucopia. Tra loro c'era anche Raggianti,  il padre di Robi.

Chi si nasconde dietro al fosco della macchia paludosa? Sarà forse l'Icabog? - foto personale -

Arrivati nelle Paludi, avvolte in una densa nebbia salmastra, la spedizione si trovò davanti a spaventosi grugniti provenienti da una folta macchia scura. Mentre tutti cercavano di nascondersi in preda alla paura, pensando all'Ickabog, lo scaltro Scaracchino e il goffo Flappone capirono all'istante che quei lamenti provenivano dal cane del pastore rimasto impigliato per giorni nel fosco della palude. Ma dopo che l'ebbero liberato successe che ''l'indomito'' Re Teo si incagliò nelle sabbie mobili, a tu per tu con l'Ickabog!


 
Sono sulla pista giusta, ecco l'impronta fresca dell'Icabog - foto personale -

Tanta fu la paura di Re Teo, che perse gli stivali e la spada dalla preziosa elsa costellata di rare gemme, rovinandosi irrimediabilmente il nuovo vestito da caccia, cucito per l'occasione. 

Lord Flappone, nel trambusto, fece partire un colpo dal suo fucile, uccidendo la guardia Raggianti.

<< La palude era il posto più inquietante che avessero mai visto, selvaggio, deserto e desolato. >>
J.K. Rowling - foto personale -

Tra le urla di Re Teo e il fuggi fuggi generale, Scaracchino non si lasciò sfuggire l'occasione per trarre vantaggio dalla disgrazia dell'omicidio, se pur ''involontario'', della guardia.

Tornato a Chouxville, avrebbe annunciato al popolo che l'Ickabog, dopo un duro scontro con Re Teo, aveva dilaniato e ucciso il povero Raggianti, il quale perì da eroe in difesa del Re e del suo popolo.

La salma, prontamente coperta per non far scoprire l'ignobile inganno, sarebbe stata esposta nella sala azzurra del Castello e il figlio di Raggianti sarebbe stato insignito di una medaglia al valore in memoria del padre. 

Un piano perfetto! E avrebbe pure avuto un bel risvolto economico per le sue tasche.

Lord Scaracchino, con la complicità di Lord Flappone tesse tutte le trame di questo piano macchiavellico per arrivare a spillare soldi al popolo imponendo tasse per la difesa dall'Ickabog, ingrassando invece le proprie casse e raggirando pure l'allocco Re Teo, compiaciuto e ancora impaurito per aver combattuto una battaglia ''immaginaria'' con l'Ickabog.

<< Bugie su bugie su bugie. Quando cominci a mentire non puoi più smettere, e poi è come essere il capitano di una nave che fa acqua da tutte le parti, sempre a tappare buchi per non affondare. >>

Da quel giorno la reazione a catena di un circolo vizioso di piccole e grandi bugie innescato dal consigliere del Re, iniziò a ripercuotersi con nefaste conseguenze su tutta Cornucopia, dalle Paludi fino a Chouxville, ridotte in povertà a causa delle ingenti tasse anti Ickabog pretese. L'unica isola ancora felice e apparentemente prospera era il castello, dove un ignaro Re Teo, sempre più manipolato, continuava a  compiacersi della bontà d'animo dei suoi Lord e di se stesso.

Se non fosse stato per la morte ingiusta di persone innocenti, avrei trovato la situazione alquanto comica. 

Un compiaciuto Re Teo, un babbeo inguainato in calzamaglia di seta e vesti di broccato, davanti allo specchio ad impomatarsi i baffi, decantando le sue doti di abile guerriero, mentre Scaracchino e Flappone ingrassano alle sue ignare spalle! Uno spasso come nei migliori film di Totò.

È incisiva l'abilità della Rowling  di raccontare, invogliando alla   riflessione bambini e adulti sul male, pur mantenendo toni lievi e spesso esilaranti.

Il piano di Scaracchino era quello di soggiogare il popolo facendo leva sulla paura dell'Ickabog, che fino ad allora nessuno aveva mai visto.

Sulle tracce fresche dell'Ickabog, verso la sua tana, riuscirò a scovarlo? - foto personale -



Ogni giorno inventava nuovi avvistamenti del mostro e nuove tasse da spillare con l'inganno al popolo ridotto allo stremo. Il fiorente regno di Cornucopia era diventato l'ombra di sé stesso, ma dell'Ickabog nessuna traccia. 

Rimasti soli a causa della tirannia dei perfidi Consiglieri, saranno Robi e Margherita, aiutati di Marta e Bernardo, a partire per le Paludi con l'intento di smascherare definitivamente gli intrighi di corte sull'esistenza dell'Ickabog e vendicare la morte ingiusta del padre di Robi e di Bernardo Blatta.

Legati da una profonda amicizia e dall'amore per la propria terra, il quartetto, si troverà presto ad affrontare mille difficoltà che metteranno in pericolo la loro vita. 

La strada da percorrere è dura e impervia, non lascia scampo, se poi ci si mette anche l'Ickabog che li vuole mangiare, ai ragazzini resta poca scelta: arrendersi e morire dopo aver tentato di salvare il regno o provare a diventare amici dell'Icker...

Alla fine, dopo un lungo viaggio nelle Paludi, ho trovato il mio Ickabog, che se se stava comodamente rilassato a leggere... - foto personale -

<< La parola ‘Ickabog’  deriva da ‘Ichablod’ che significa ‘senza gloria’ o ‘la gloria se n’è andata’. Credo capirete perché ho scelto questo titolo quando avrete letto la storia, in cui sono trattati temi che mi hanno sempre interessata… >>

Con queste parole, prefazione della stessa Rowling, finisco il mio personale racconto e viaggio alla ricerca dell'Ickabog.

Questa lunga fiaba è un concentrato di spunti di riflessione che ruotano attorno ai sentimenti: amicizia, lealtà, generosità ma soprattutto la paura, in ogni sua forma.

Quali sono gli effetti che la paura dell'ignoto e del ''diverso'' hanno sulla collettività? 

Leggendo, capitolo dopo capitolo, il concetto verrà messo in luce sotto diversi punti di vista;

quello dei quattro ragazzini, che nonostante le batoste e i maltrattamenti non si arrendono e decidono di vincere la paura per salvare il loro regno;

quello del popolo soggiogato e manovrato da un furfante senza scrupoli;

quello di Re Teo, un povero ignorante senza spina dorsale, venduto per un attimo di gloria.

E poi c'è lui, l'Ickabog, plasmato sulla paura e sull'odio, ma capace anche  di donare amore in cambio di comprensione e gentilezza.

L'Ickabog vive dentro ognuno di noi e siamo noi a deciderne la natura.

Per noi ''nipoti'' di zia Ro' e figli di Harry Potter è facile cercare analogie e similitudini con la saga del maghetto, io ho trovato le mie.

Ebbene, se pur diversa, la storia ne presenta molte, dal quartetto di amici che ricorda il Golden trio e Luna, al manipolatore Lord Scaracchino che rimanda alla cattiveria della Umbridge. 

L'allocco Re Teo, come non ritrovarlo nelle curate vesti del narciso Gilderoy Allock?

E l'Ickabog, direte voi? 

Ho già spoilerato troppo, non vi resta che partire per Cornucopia e scoprirlo, deliziandovi della dolce friabilità dei ''sogni di fanciulla'' e della leggerezza delle ''celie celesti'' appena sfornate dalla scaltra signora Raggianti...

Un viaggio che percorrerete piacevolmente cullati dalla scorrevolezza del testo. La storia, narrata dalla voce di zia Ro' è suddivisa in 64 capitoli,  formati da poche pagine ciascuno, permettendo una lettura più fluida e veloce, agevolata anche da interventi in prima persona dell'autrice, riguardanti opinioni personali e intime sui personaggi. 

Ad intervallare i capitoli, le splendide illustrazioni dei bambini vincitori del concorso. 

Un libro che racchiude tutti i generi in uno: 

giallo/thriller/mistery, che scatenerà le indagini sul terribile mostro assassino Ickabog; 

psicologico, che ci farà riflettere su molti temi sociali;

evolutivo, che ci mostrerà, evidenziandola, la crescita interiore di Margherita,  Robi e dei loro amici;

storico, vista l'ambientazione verosimilmente medievale;

rosa, perché come in tutti i castelli che si rispettano, c'è una ''principessa rinchiusa nella torre'' che aspetta il suo principe salvatore;

attualità, celata nelle truffaldine spoglie dei Lord consiglieri, i quali, manipolando la paura collettiva ''dell'ignoto'', creeranno odio ed emarginazione in un popolo che un tempo era stato unito dall'amore e dal rispetto.

Un genere che saprà catturare l'attenzione di molti lettori, non solo dei Potteriani.

Augurandovi una buona lettura, vi invito alla lettura del libro per regalarvi o regalare un sogno, ma anche per aiutare tutte le vittime del tremendo ''Ickaboggolo sanitario'' che sta attanagliando il mondo.

J.K. Rowling devolverà i diritti d'autore dell'Ickabog per aiutare tutte le persone colpite dal Covid19 in Inghilterra e nel mondo.

Buona lettura,

Tania C.
















mercoledì 25 novembre 2020

Recensione di STJEPAN DETTO JESUS, IL FIGLIO di Maria Rita Parsi - Ed. Adriano Salani Editore -

 






STJEPAN DETTO JESUS, IL FIGLIO

Maria Rita Parsi

Ed. Adriano Salani Editore

Genere Narrativa Generale

Collana Romanzi Salani

Uscita 26 novembre 2020

Pag. 112

Formato Cartonato con sovracoperta € 13,90

Ebook disponibile € 6.99


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Maria Rita Parsi - foto da Adriano Salani Editore -


Maria Rita Parsi psicopedagogista, psicoterapeuta, docente universitaria, saggista e scrittrice. Attualmente  membro dell'Osservatorio nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza, già facente parte del Comitato Onu sui Diritti del Fanciullo, ha al suo attivo più cento pubblicazioni a contenuto scientifico, letterario, divulgativo, poetico, teatrale. Numerose sono le collaborazioni con quotidiani e periodici. Riveste la carica di presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus.

TRAMA

Stjepan, chiamato da tutti Jesus perché nato a mezzanotte 

del giorno di Natale, da sempre si sente orfano senza esserlo.

Nato dalla violenza di un soldato serbo su una ragazza bosniaca durante la guerra nei Balcani, viene abbandonato dalla madre incapace di amarlo e impossibilitata ad odiarlo.

Sarà la bisnonna materna a crescerlo amorevolmente, senza fargli mancare nulla, nemmeno la verità sulla sua nascita.

Compiuti i nove anni il piccolo decide di avventurarsi alla ricerca della madre. Armato dell'inseparabile macchina fotografica,  parte in compagnia dei suoi più cari amici, la sua tartaruga e il suo cane.

Il viaggio lo mette sulle tracce di una donna in fuga da se stessa, sempre in cammino cambiando un lavoro dopo l'altro e lasciandosi alle spalle molti amici che accoglieranno Stjepan come uno di famiglia, aiutandolo a conoscere, capire e perdonare quella madre così provata dalla vita. 

Il lieto fine del libro non è racchiuso nell'incontro tra madre e figlio poiché Stjepan ha ancora un conto in sospeso da riscattare: suo desiderio è quello di recarsi in carcere dal padre naturale per dimostrargli che la sua esistenza è la risposta umana alla sua violenza disumana. Non vuole vendicarsi, non diventare un uomo come lui per il bambino è già una vendetta. 

Attraverso i suoi racconti il piccolo  dà voce alle vite distrutte dalla guerra e al grande coraggio grazie a cui molte vittime sono sopravvissute. 

La voce di Stjepan, così pieno di fiducia, speranza e ostinata tenerezza, come solo possono esserlo i bambini che salveranno il mondo. 

Il romanzo segna il  ritorno alla narrativa di Maria Rita Parsi, personaggio di spicco di questo Paese, da sempre impegnata con il suo lavoro a renderci tutti più attenti agli altri, più critici davanti al male, più generosi, più giusti, più degni della nostra umanità.


IMPRESSIONI


I fatti al centro della vicenda riguardano un soldato serbo che nel  1993 a Sarajevo abusò di una ragazza - la cui identità resta protetta - mettendola incinta.


Conoscevo Maria Rita Parsi come saggista e, apprendere che stava per uscire con un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti mi ha parecchio incuriosita. È bello riscoprire un autore che si ama e si rinnova. Spinta dalla curiosità chiesi all'Ufficio Stampa Adriano Salani Editore di poter recensire Stjepan detto Jesus, il figlio. 

Grazie alla premura di Riccardo e Chiara, ho potuto leggerlo in anteprima, visto che esce oggi in tutte le librerie e nei vari store digitali online.

Il romanzo, ispirato ad una storia realmente accaduta nel 1993 durante la guerra nei Balcani, è un libricino che si legge in poco meno di due ore, ma custodisce una storia infinita  e immensa come solo l'amore materno e il dolore di  una violenza possono esserlo.

<< Si calcola che durante la guerra nei balcani circa 20.000 donne siano state violentate dai soldati: lo stupro veniva utilizzato come arma di distruzione di massa. >>

Stjepan, da tutti detto Jesus, è così chiamato perché è nato a mezzanotte del 25 dicembre come Gesù, nel convento  delle suore cristiane di San. V. nella città di S.

Mariaka, madre del piccolo Stjepan era  serba e mussulmana, ma  fu amorevolmente accolta dalle suore del convento cristiano quando chiese asilo per partorire il figlio della vergogna.

Vittima di un brutale stupro da parte di un soldato bosniaco, Mariaka decide di portare a termine la gravidanza, affrontando dubbi, paure e sensi di colpa. Il suo intento era quello di non cedere alla vergogna e ai pregiudizi che spingevano altre giovani madri come lei al suicidio pur di trovare pace e dimenticare la violenza subita. Ferite impresse nella mente e nel cuore prima ancora del fisico. 

Non voleva abbandonare in strada quel figlio dell'abuso, anche se non poteva amarlo come un figlio desiderato, non poteva nemmeno odiarlo così tanto da lasciarlo al suo destino infelice in strada, così insieme ad altri giovani donne, prese la decisione di partorire tra le mura accoglienti del convento cristiano per poi far crescere il piccolo con la madre e la nonna. Lei sarebbe partita per dimenticare, pur cercando di mantenere da lontano quel fagottino figlio dell'odio.

Così Stjepan, nella città di Dojnia, viene affidato alle cure della nonna Antra che morirà di crepacuore a per lo stupro della figlia e alla bisnonna Anja, già avanti con gli anni ma ancora forte e sorridente.

<< Io questa storia della diversità e delle guerre tra razze e religioni non l'ho mai capita anche se, sin da bambino, mi sono sentito ripetere che io sono nato proprio per quelle. >>

Il piccolo cresce in un ambiente povero ma sano, la bisnonna, se pur ottantenne, lo ama e lo cura come un figlio cercano di non fargli mancare nulla. Stjepan ha pochi amici, quelli di scuola, e i cuginetti, figli dello zio del quale porta il nome. Gli amici più cari sono il cagnolino Tasko, dono di un amichetto e Tika, una tartaruga. Ma il suo compagno di giochi e confidente è Gabriele, una sorta di amico immaginario, riconosciuto dalla bisnonna come angelo custode, col quale Stjepan passa le sue giornate a giocare e confidarsi. Al piccolo piace disegnare, soprattutto quello che accade intorno a lui, e diventa ogni giorno più bravo. Non si separa mai dalla sua macchina fotografica, ama immortalare volti e momenti più significatici della sua vita e di chi la incrocia.

È un bambino felice, anche se la bisnonna non gli ha mai nascosto la verità riguardo la sua nascita. Sa che la sua mamma è fuggita perché restare insieme a lui l'avrebbe fatta soffrire troppo ricordandogli la violenza subita. 

Suo padre era un soldato bosniaco ed aveva stuprato la sua mamma e probabilmente altre giovani ragazze come lei. All'epoca i soldati bosniaci stupravano le giovani donne serbe per far valere la loro supremazia religiosa. Alcune ragazze morivano durante la prigionia a causa delle sevizie, altre si suicidavano subito dopo aver subito violenza e aver scoperto di portare in grembo il frutto dell'odio razziale.

Poco è cambiato dal quel '93, la violenza in nome di Dio è ancora troppo radicata in molti paesi mediorientali, così come quella domestica lo è in occidente. Ma la violenza è uguale in tutto il mondo, non esistono religioni o leggi che approvino abusi, omicidi e suicidi per mano dell'uomo disumano.

<< Tu devi raggiungere tua madre e convincerla a srare con te come una mamma deve stare con suo figlio. >>

Stjepan riflette spesso sulla sua storia e su quella della mamma e decide di partire col treno per andare a cercarla. Sa come rintracciarla, dal momento che nei vaglia che arrivano c'è l'indirizzo.

Così, poco prima che la bisnonna morisse il piccolo si mette in viaggio accompagnato da Tasko, Tika e Gabriele, la sua fedele macchina fotografica, carta e colori per disegnare e il denaro e l'oro che la nonna gli aveva lasciato.

Viaggia per due giorni, arrivando a S., la città dove la mamma lavora. Ma la mamma non è più li, Ivanka, la sua coinquilina gli ha detto che è partita per farsi curare in un ospedale psichiatrico. In mezzo ai palazzoni di polvere di quella strana città si sente solo e sgomento, ma non si perde d'animo, è pronto a partire per M. 

Dopo tre giorni di corriera, sotto una tormenta di neve, Stjepan si presenta all'ospedale psichiatrico dove è ricoverata la mamma. Finalmente potrà conoscerla e farsi amare. Ma la mamma, che ora sta meglio, non è più in quell'ospedale. Tutti, li dentro, conoscono la storia di Mariaka e di Stjepan. Il primario lo convince a fermarsi per un po', il tempo di far conoscere agli ospiti dell'ospedale Tasko e Tika e poi il dottore  che lo aveva accolto come un figlio, gli avrebbe dato l'indirizzo dove la mamma lavora.

Spinto da un gran coraggio e tanta buona volontà, sempre accompagnato dalla presenza del suo angelo Gabriele, il piccolo è pronto per andare a Z.. nel ristorante dove troverà la sua mamma. Ma nemmeno a Z.. la troverà, la mamma, sempre in lotta con i mostri che la divorano, è partita col Circo della Luna. 

<< Eppure io non credo di meritare tutto questo dolore, tutta questa fatica, tutta questa paura! Io non merito di essere stato abbandonato da chi mi ha messo al mondo! >>

Lasciando altri nuovi amici che lo amano, il piccolo parte alla ricerca del Circo della Luna e lo trova, pronto ad accoglierlo nella sua grande famiglia, ma senza la mamma. 

Mariaka, aiutata dalle donne avvocato di un'associazione che si occupa dei diritti delle giovani donne che hanno subito violenza dai soldati, adesso ha un lavoro fisso. Ha studiato e sa usare il computer. Il padrone del circo la sente ogni giorno tramite la sua pagina social.

Finalmente il suo viaggio è giunto al termine, ha ritrovato la sua mamma, avrebbe potuto abbracciarla e conoscerla. Le avrebbe fatto capire che lui non è figlio della colpa, lui è un bambino che la ama e non avrebbe mai usato violenza su nessun essere vivente. Non è l'uomo malvagio che l'ha stuprata e abbandonata. 

Caduto il muro di reticenza e paura di Marika, madre e figlio finalmente si incontrano e grazie all'aiuto dell'associazione Donne vittime di guerra, possono finalmente iniziare una vita insieme, imparando a conoscersi e ad amarsi di quell'amore profondo e infinito che lega una madre al figlio.

L'associazione sta aiutando Mariaka ad ottenere giustizia dallo stupro subito. Dopo aver riconosciuto il suo aguzzino e averlo spedito in prigione, adesso deve testimoniare al processo che lo condannerà. 

A lei è andata bene perché è ancora viva, ma tante altre giovani donne, per il peso di una vergogna della quale non hanno mai avuto colpa, si sono suicidate. 

Mariaka testimonierà per ottenere giustizia anche per loro e al processo parteciperà anche Stjepan, ormai undicenne e ancor più consapevole della tragedia compiuta.

Insieme a loro, a guidarli in quel percorso di liberazione, c'è un giovane insegnante col quale vivono e che Stjepan ama come e più di un padre.

<< Ho imparato che la guerra e la violenza sono le compagne di viaggio degli uomini soli. È la solitudine che fa crescere, nel cuore degli uomini, l'idea di poter bere il sangue e la paura di altri. 

È la solitudine che fa credere a un uomo che la paura si può spegnere con la violenza di minacciare e uccidere gli altri. >>

Ma per essere veramente libero di vivere la sua nuova vita, il piccolo Stjepan deve sciogliere ancora un nodo, quello di incontrare il suo padre naturale in carcere e raccontargli tutto il dolore che ha causato a lui e Mariaka. 

Non ha bisogno di vendicarsi, gli basta solo che quel ''Gospodine'' (signore) sappia che lui, anche se sangue del suo sangue, non diventerà mai una persona priva di anima come il padre. 

La sua mamma odia tutto di quel Gospodine, ma Stjepan non conosce l'odio, sa che da grande non si comporterà mai come lui. 

È questa la sua vendetta.

In occasione della giornata contro la violenza sulla donna appena trascorsa,  ho deciso di pubblicare questa recensione, sperando possa essere un grido di speranza per tutte le donne e figli della violenza bruta dell'uomo. 

Grazie al coraggio e alla speranza di Stjepan spero possano trovare la forza di ribellarsi e salvarsi.

Questo breve romanzo è la storia che accomuna migliaia di donne vittime della guerra e delle violenze da parte dell'uomo. Donne violentate nell'anima, in quel profondo dove le cicatrici sono più difficili da curare, perché continuano a riemergere in ogni momento della vita.

Ferite che potranno guarire solo grazie al coraggio e all'amore che gli affetti più cari ci possono dare, anche se figli della violenza stessa. 

Un libricino breve, intervallato dai disegni del piccolo Stjepan, che si legge scorrevolmente . La voce narrante del piccolo è poesia, fiaba, messaggio di speranza. Sembra quasi di sentirsi addosso la polvere dei palazzi che incontrerà nel suo cammino. La morsa della tormenta di neve ci coglierà alla sprovvista quando Stjepan arriverà al manicomio facendoci avvolgere in una calda coperta e alla fine ci pervaderà il senso di pace e speranza racchiuso nella lettera che il bambino scrive al padre in carcere e una lacrima ci segnerà il volto.

Un libro che consiglio a tutti per ricordarci non solo di quanto possa diventare brutale la forza dell'uomo ma di quanto possa essere grande e curativo l'amore di un figlio.

Se anche voi volete conoscere Stjepan e Mariaka non vi resta che fare due passi in libreria o scaricare la vostra copia ebook nei principali store.

Buona lettura,


Tania C. 

 


Recensione: BASTA UN PEZZO DI MARE di LUDOVICA DELLA BOSCA - Ed. CORBACCIO -

  AUTORE Ludovica Della Bosca Ed. Corbaccio GENERE Romanzo COLLANA Narratori Corbaccio FORMATO Brossura con alette PAG. 256 € 16,90 Ebook pr...