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venerdì 31 maggio 2019

Recensione de L'ULTIMO VIAGGIO DI AMUNDSEN di Monica Kristensen






L'ULTIMO VIAGGIO DI AMUNDSEN


Monica Kristensen
Ed. Iperborea
Pag. 512 (indici e materiale fotografico compresi)
Copertina flessibile
Traduzione  Sara Culeddu
Collana narrativa, Aprile 2019
Genere Storico
€ 19,50

CONOSCIAMO L'AUTRICE



Monica Kristensen è una fisica, matematica e glaciologa dai natali svedesi. Una delle più famose esploratrici polari del nord Europa. Numerose sono le spedizioni in Artide e Antartide che la vedono alla guida, seguendo le tracce di Amundsen. E' stata la prima donna a ricevere la medaglia d'oro della Royal Geographic Society. 
Il suo debutto letterario avviene nel 2007 con una serie di romanzi ambientati alle Isole Svalbard, dove la donna ha vissuto due anni studiando le aurore boreali. Le sue pubblicazioni hanno riscontrato il favore dei lettori celebrandole come cult in diversi paesi europei.
Con Iperborea ha già pubblicato La leggenda del sesto uomo e Operazione Fritham.


TRAMA


Il 25 maggio 1928 di dirigibile Italia, di rientro da una spedizione al Polo Nord, a nord delle Isole Svalbard, si schianta sulla banchisa. L'equipaggio, formato dal Generale Umberto Nobile e altri otto sopravvissuti, affamati, malati e quasi in preda alla follia, resistono per circa cinquanta giorni nel nulla di un deserto glaciale, arrancando chi con una disperata marcia verso la terraferma, chi nell'attesa dei soccorsi.
Cercando di difendere interessi territoriali e politici  e, di salvare l'equipaggio, Italia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Francia e Unione sovietica, si adoperando in una complessa e spettacolare catena di soccorsi seguita dalla stampa e a livello mondiale. 
Il 18 giugno, a solcare i cieli con un idrovolante battente bandiera francese, parte il maggiore eroe polare norvegese Roald Amundsen. Nel 1926, insieme a Nobile, aveva compiuto il primo sorvolo del Polo Nord a bordo del dirigibile Norge. Ma le cose si mettono male tra i due: uno scontro di personalità causato da manie di potere lasciò dietro di loro uno strascico di offese reciproche. Nonostante ciò Amundsen non vede l'ora di attivarsi per partecipare alle ricerche del suo acerrimo rivale, non nascondendo il fine di qualche minuto di celebrità, alla vista di una possibile sua messa in ombra da parte dei nuovi esploratori. 
Una volta preso il volo, il prototipo mai collaudato del Latham 47 scompare per sempre. Amundsen era conscio del rischio del rischio che stava correndo? Cosa è realmente successo all'aereo e all'equipaggio?
Grazie alle sue competenze scientifiche, Monica Kristensen, ricostruisce la vicenda con commovente dovizia e cura dei particolari, arrivando a dare una sua personale interpretazione, regalandoci il ritratto di un grande eroe ormai al tramonto.



IMPRESSIONI

Quando ho saputo dell'imminente uscita de L'ultimo viaggio di Amundsen, edito da Iperborea, ho richiesto di poterlo rencensire, incuriosita dalla storia di uno dei più  noti e grandi eroi norvegesi. Benedetta, gentile e disponibile, mi ha subito inviato una copia cartacea. Mi aveva colpito anche la copertina, colori pastello e una grana setosa, credo sia inutile dire che, dopo aver spacchettato il piego libri, il profumo della carta e la rilassante e  splendida grafica, mi hanno invogliato ancora di più alla lettura.
Definire quest'opera un "racconto" è molto riduttivo, non rende giustizia alle accurate ricerche di Monica Kristensen che ha saputo catturare e riportare dettagliatamente ogni più piccolo particolare e ogni azione compiuta dall'equipaggio, proprio come se si fosse trovata sul posto durante la gloria della partenza e la disgrazia dell'incidente. L'autrice, con parole semplici e chiare, ha saputo dare un tocco romanzesco all'idea personale fattasi indagando sull'accaduto. Potrei definire questo saggio come un "documentario" fatto di parole e arricchito da mappe e foto storiche. Gli amanti delle grandi imprese storiche, di sicuro, non rimarranno delusi e non si lasceranno certo scoraggiare dalle 483 pagine che scivolano lische come un pattinatore sul ghiaccio (per restare in tema).

"L'Italia non aveva puntato subito verso il Polo. Per le prime ore di volo aveva seguito la linea costiera occidentale di Spitsbergen e poi, all'altezza di Amsterdamoya, aveva fatto rotta verso l'angolo nordorientale della Groenlandia. Come aveva pianificato Nobile quando aveva scelto l'itinerario, si stavano avvicinando a zone ancora inesplorate."

Il racconto ha inizio con le ricerche dei superstiti del dirigibile Italia, schiantatosi sulla banchisa ghiacciata mentre dal Polo Nord stava facendo ritorno alle Svalbard. E' il 25 maggio del 1928 e il dirigibile Italia, comandato dal Generale Nobile, scomparve insieme al suo equipaggio. Le ricerche partirono immediatamente, creando una gran cassa di risonanza per l'alta posta in gioco: erano in ballo  gli interessi politici delle nazioni partecipanti alla missione.

"In una situazione di emergenza si può sopravvivere con poco. Sul luogo dell'incidente l'equipaggio di Nobile era riuscito a raggranellare quasi tutto il necessario per resistere un certo periodo sul ghiaccio.Avevano trovato cioccolato,zucchero, tavolette di latte, un po' di burro e una buona quantità di pemmican."

Subito dopo lo schianto, parte dell'equipaggio tentò la fuga disperata, a bordo del pallone staccatosi dalla fusoliera per alleggerire il peso del dirigibile mentre stava precipitando, ma non venne mai ritrovato. La parte rimasta a bordo della fusoliera invece, riuscì a sopravvivere. Anche se feriti e malconci, grazie all'accampamento di fortuna che erano riusciti ad allestire racimolando del cibo, una piccola ma importantissima radio che li teneva aggiornati sulla vicenda e una tenda dove potersi riparare dal gelo, riuscirono a resistere sino al giorno della salvezza. Ci vollero 48 giorni affinché arrivassero i soccorsi a salvarli. Una parte dei superstiti, purtroppo, perì a causa degli stenti e della lotta per la salvezza, i restanti furono trovati in condizioni psico fisiche al limite della sopravvivenza.

"Immersi nel grande silenzio dei ghiacci, io e i miei compagni qualche giorno fa abbiamo ricevuto una notizia via radio: Roald Amundsen stava venendo a salvarci! Quest'azione generosa del grande eroe polare mi ha commosso profondamente ..."

Mentre, con gran fervore di stampa e tv mondiali, le ricerche proseguivano, Amundsen, già compagno di volo e di accesi scontri per il potere di Nobile, il 18 giugno, al comando di un aereo francese, solca i cieli alla ricerca dell'amico/rivale e del suo equipaggio. Nonostante fosse un uomo prudente, la smania di potere e di grandezza, unite ad una smodata presunzione e alla paura di cadere nell'ombra, spinsero Amundsen a raccogliere un equipaggio  a bordo del Latham 47, a dare inizio all'impresa azzardata che avrebbe dovuto coronare il suo trionfo: il salvataggio dei superstiti del disastro Italia, primeggiando finalmente sul rivale. Nonostante avesse annunciato al pubblico che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio il destino gioca la sua carta, ovviamente a sfavore di Amundsen. Solo poche ore dopo il decollo non si ebbero più notizie del Latham 47 ne del suo equipaggio, dichiarando fallita la missione di Amundsen in quanto dati per dispersi.

"Furono molte le ipotesi esposte e discusse, alla riunione al Ministero. Forse Amundsen aveva deciso di arrivare con il Latham direttamente all'accampamento di Nobile a nordest di Capo Leigh Smith? Il problema di questa teoria era che c'erano pochissimi indizi a sostenerla."

Il resto è storia nota, o meglio è il mistero di una storia nota. Dal ritrovamento del relitto privo di fusoliera del Latham, a nordovest di Bjornoya, ne evinsero tentativi di riparazione di fortuna e i resti di tende francesi e italiane,  probabilmente l'equipaggio  era riuscito a salvarsi, senza però riuscire a sopravvivere? Al momento non ci è dato saperlo, si possono solo fare ipotesi grazie all'esaustiva ricerca di Monica Kristensen, la quale è riuscita a mettere in chiave poeticamente romanzata la cronaca nera di quelle che avrebbero, ma lo sono comunque state, due epiche imprese del Novecento.
Il mio personale parere su quello che mi ha colpito fin da subito conoscendo Amundsen? Posso dirvi che mo ha suggerito il ritratto di un uomo ormai arrivato alla fine della carriera ma orgoglioso e presuntuoso tanto che mi ha ricordato Icaro. 
Icaro puntava al sole, ma le bellissime ali di cera che si era costruito per volare sino a  raggiungerlo, al suo cospetto si squagliarono per il gran calore, facendolo precipitare. Così ho visto Amundsen, un grande uomo, intelligente, ambizioso, ma piegato dalla sua stessa ambizione.
Ora non vi resta che arrivare alla libreria sotto casa ed acquistare il prezioso volume di questa storia avvincente per approfondire i particolari storici e l'aspetto psicologico dei due disastri. Sono sicura che non ve ne pentirete, ma ringrazierete Iperborea e Monica Kristensen per la magica avventura.
Buona lettura,
Tania C.





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