mercoledì 21 aprile 2021

Recensione CHIAVI DI RISERVA di Carmen Gasparotto - Ed. Kappa Vu -

 





CHIAVI DI RISERVA

Carmen Gasparotto

Ed. KAPPA VU

Prima pubblicazione 2020

Genere Narrativa/Autobiografico

Formato Brossura

Pag. 78

€ 12,00

Link per l'acquisto https://shop.kappavu.it/prodotto/chiavi-di-riserva/ 

O nei vari store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Nata a Taiedo (PN), Carmen Gasparotto vive in provincia di Trieste.

Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il romanzo Di forte istinto, edito da Montedit nel 2013.

Nel 2016 edito da Kappa Vu, pubblica Èco, s. femminile plurale, scritto insieme a Marilena Porzio.

Molti dei suoi racconti sono stati pubblicati in varie raccolte corali, tra le quali Siamo partite in tre, edito da Vita Activa nel 2016, Se cammini piano, edito da Vita Activa nel 2016 e #iostoacasa, edito nel 2020 da Edizioni Pendragon.


TRAMA

Racconto autobiografico tra due epoche, il pre e post di quegli anni '60 che hanno radicalmente cambiato il vissuto e il sentito delle generazioni nate intorno al boom economico. Un romanzo breve che racchiude nel cuore il momento del passaggio, il momento in cui la campagna non era più il luogo dove si faceva la storia ma i suoi usi e costumi  trovavano ancora la forza per condizionare quelle vite già proiettate verso un futuro diverso per aspettative e possibilità.

Narrazione commovente, che non stanca, dai pungenti ricordi di storie familiari segnati dall'autorità paterna, un uomo di poche parole ma che comandava, riportando  una giovane donna indietro, in un mondo che oggi ci sembra lontano nel tempo e nello spazio, quasi fossero usanze e linguaggi di altri popoli.

Tutto il vissuto è stato scelto dall'Autrice per conoscere meglio sé stessa e per dare voce a ciò che col tempo potrebbe andare perso, creando un legame indissolubile tra collettività e individualità. 

Nel rivivere il padre con occhi di bambina e ragazza, a tu per tu con l'immagine fagocitata nel ricordo, mette in luce preoccupazioni , motivazioni , valori e sentimenti che all'epoca non avrebbe potuto riconoscere.

Effetto terapeutico della scrittura legata alla memoria, che spesso è lacerante  ma dà un senso al senso.


IMPRESSIONI

Ringrazio di cuore Giuliano di Edizioni Kappa Vu per avermi omaggiato di questa bella copia di Chiavi di riserva.

Ci sono storie che, se pur nella loro brevità, riescono a bucare l'anima, ad andare dritte al fulcro del vissuto del lettore, portando in luce ricordi, spaccati di vita dimenticati o archiviati in quei cassettini che la memoria sceglie di non aprire più, se non per scopi evolutivi e al momento giusto.

Carmen Gasparotto, mettendosi a nudo tra le pagine di questo breve romanzo autobiografico, decide di aprire uno di quei cassetti nel quale sono racchiusi ricordi importanti e irrisolti degli anni della sua gioventù. 

<< Quando morirà piangerò più per il padre che non è stato che per quello che mi manca. >>

Ricordi che fanno male oggi, come all'epoca lo ha fatto vivere quella realtà, ma che col senno di poi aiutano a capire, a dare un senso al perché di molti comportamenti di un padre imponente, la colonna portante della famiglia.

Il 2 febbraio del 2014, Carmen si trova a tirare le somme di una vita vissuta con l'uomo che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua, quella del padre che aveva da poco superato la soglia dei novanta ed era appena deceduto nell'ospedale dove era ricoverato già da qualche mese.

Un bell'uomo suo padre, di umili origini, nella vita aveva fatto un po' di tutto. Nel '49 aveva tentato la fortuna in Argentina, per poi rientrare in Italia con le tasche vuote e tanta voglia di ricominciare. 

Poco importa se avrebbe dovuto lavorare la terra e accudire gli animali. Era una vita onesta e dignitosa nonostante l'acre effluvio del bestiame si diffondesse ovunque e mettesse a disagio Carmen.

Durante l'omelia funebre il sacerdote lo ricordò come un uomo  onesto, infaticabile lavoratore. 

Per Carmen era invece un padre ormai anziano, che, nonostante gli ultimi mesi in ospedale, non si era mai piegato al volere del tempo e degli acciacchi. 

Attaccato alla vita, a novant'anni era ancora lucido e fiero di poter guidare per altri due anni la sua automobile, acquistata con sacrifici e sudore.

Andando a ritroso coi ricordi, il ritratto cambia, da uomo addolcito e indebolito dall'età, assume di nuovo l'aspetto di quel padre patriarca, non padrone nel senso assoluto della parola, ma imponente. 

L'uomo che, tra il benestare comune, non presenziò al suo matrimonio solo perché il futuro genero era già stato sposato in passato.

L'uomo che forse le aveva sempre preferito la sorella, l'uomo duro, capace di sopraffare verbalmente moglie e figlie, privo di cortesia dei toni e di gentilezza nei modi, plasmato da un mondo patriarcale grezzo e rurale.

Erano gli anni '60, i favolosi anni '60, dell'emancipazione femminile, del boom economico, di una società aperta alle novità del futuro e delle relazioni familiari. 

Erano anche gli anni durante i quali Carmen decise di continuare gli studi, nonostante il padre non fosse molto interessato a farle proseguire gli studi. Gli anni in cui studiare e lavorare, per Carmen rappresentarono la l'indipendenza, la libertà di potersi comprare un motorino. Gli anni che bruciavano l'orgoglio di un padre che vedeva l'indipendenza della figlia come un status sociale negativo, un dar adito a voci che lui non poteva permettersi di mantenere la figlia.

<< Poi, come spesso accade quando non si cerca, le cose riemergono. >>

Per Carmen i ricordi si rincorrono come coriandoli sospinti dal vento, accomunati dalla sensazione di non essere mai stata veramente all'altezza di portare avanti un dialogo civile col padre. 

Ogni approccio tentato era sempre costruito su toni poco consoni , troppo accesi che, inesorabilmente, finivano per far sfociare tutti i suoi buoni propositi di un dialogo civile in una discussione, lasciandola con una sensazione di vuoto e acidità di stomaco. 

Probabilmente l'autoritarismo e la durezza di quell'uomo erano l'unico modo a lui conosciuto per esorcizzare le frustrazioni e le paure di ciò che non riusciva a comprendere o gestire.

Le parole di quel padre schietto, liberate in dialetto, un linguaggio sciolto e antico che lo rendeva unico e vero, non forzato come quando cercava di parlare in italiano col nipote. Una ventata di novità, di modernità che, tuttavia, lo rendeva innaturale nella forma e nell'aspetto, ma forse più paziente e addolcito, mentre prestava le cure di nonno al piccolo G. ancora in fasce.

Facendo i conti con la memoria che vive ma deforma e contamina i ricordi, trasformandoli, forse a nostro piacimento, Carmen apre una busta sulla quale il padre aveva scritto con la sua grafia insicura:

'' Chiavi di riserva della Panda''.

Le chiavi che la madre e la sorella  avevano cercato inutilmente per tanto tempo, alle quali non pensavano più, riaffiorate dal nulla per fare luce sui molti perché di quello che era stato e in parte  dimenticato. Per fare pace col passato.

Senza nascondersi, con una forza quasi contraria al suo stesso volere, Carmen Gasparotto racconta e si racconta tra ricordi di una vita vissuta passando a chiedersi perché. Proprio in quella busta sono racchiuse tutte le risposte che ha sempre cercato, alle quali spesso ha dato risposte mascherate, plasmate su ricordi deformati o fuorviati. Quasi a voler chiudere i conti con quel padre così autoritario e rustico, ma capace di sciogliersi davanti ad una nuova vita.

Un breve libretto dalla copertina straordinaria, ma di non facile elaborazione nonostante la fluidità  di linguaggio dell'autrice. 

Dietro all'apparente semplicità e brevità, il romanzo accompagna il lettore ad una profonda riflessione sul rapporto genitori e figli, scavando fino all'anima della memoria per elaborare il proprio vissuto, le incomprensioni e le gioie e l'essenza della vita stessa.

Consiglio questo libretto  non solo a chi volesse conoscere una nuova autrice ma anche a chi sente il bisogno di trovare risposte ad un passato rimasto irrisolto da anni o archiviato in attesa di una ''chiave di riserva'' di lettura.

Sicura che non rimarrete delusi, vi auguro una piacevole lettura che vi porterà via veramente pochissimo tempo, creandovi molti spunti di riflessione ed una nuova e più realistica visone del passato.

Tania C.




giovedì 15 aprile 2021

Recensione SANGUE INQUIETO di Robert Galbraith - Ed. Salani -

 



SANGUE INQUIETO

Robert Galbraith (J.K. Rowling)

Ed Salani Editore

Formato Cartonato con sovraccoperta

Prima pubblicazione  2021

Genere Gialli e misteri

Collana Romanzi Salani

Pagine 1104

€ 24,90

Ebook presente in tutti i maggiori store digitali


CONOSCIAMO L'AUTORE

Credo che, ad oggi, la vera identità di Robert Galbraith sia ben nota a tutti, o per lo meno a tutti i Potterhead. Robert Galbraith altri non è che lo pseudonimo con cui Zia J.Ro, ovvero J.K. Rowling firma i suoi thriller. Il genere crime è sempre stato la sua passione di lettrice, tanto da spingerla a scrivere dei gialli classici ma consolidati nell'ambientazione. La scelta dello pseudonimo nasce dopo la notorietà raggiunta dalla saga Harry Potter. La Rowling desiderava che i suoi romanzi sotto pseudonimo venissero giudicati,apprezzati e inseriti nel mondo del thriller per lo stile e la capacità dell'autore, Robert Galbraith, e non per la sua fama di ''mamma'' del famoso maghetto. 
Inutile dire che il pubblico restò affascinato dalla nuova saga di Cormoran Strike, portando quindi Galbraith al successo e in vetta alle classifiche nazionali ed internazionali. 
I primi tre romanzi della saga Strike sono stati adattati ad una miniserie televisiva della Brontë Film and Television.
Nonostante la vera identità di Galbraith sia ormai nota a tutti, la Rowling continua a scrivere usando lo pseudonimo per tenere distinte le sue opere in giallo dalle altre, di modo che il pubblico sia cosciente di cosa aspettarsi dalla saga di Cormoran Strike.

I titoli della saga completa:

Il richiamo del cuculo 
Il baco da seta
Le vie del male
Bianco letale

TRAMA

Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima.

Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate.

Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.


IMPRESSIONI


La nuova avventura, tanto attesa, di Cormoran Strike, mi è stata gentilmente offerta da Riccardo di Salani Editore che ringrazio per avermi accontentata.

Più di mille pagine che mi hanno un po', consentitemi il gioco di parole, ''inquietato'' proprio per la mole, ma superato lo scoglio dei primi capitoli, il romanzo si legge da sé. 

Per chi conosce la saga e zia Rowling, sa che la sua prolissità crea dipendenza, tanto da arrivare alla fine e sentire un profondo senso di solitudine, quasi come se l'avventura di Strike e Robin, racchiusa in quasi millecento pagine, non fosse bastata a tenerci compagnia per alcuni giorni.

<< Guardò l'orologio. Quel giorno Robin era di riposo, ma c'era la remota possibilità che fosse ancora sveglia e lui aveva un valido pretesto per scriverle un sms ... >>

Dopo averli lasciati, nel finale aperto di Bianco letale, li ritroviamo alle prese con la quotidianità dei casi e dei loro problemi personali da risolvere. 

Strike si trova momentaneamente in Cornovaglia, dove sta vivendo un momento di dolore.  L'amata zia Joan, la donna che gli ha fatto da madre, la colonna portante nella sua difficile vita, sta giungendo al termine di una brutta malattia, lasciando l'uomo nello sconforto ma intento a cercare nuove cure che possano salvarla.

<< Non avevo mai visto un divorzio così controverso in una coppia senza figli. >>

Robin invece, tramite un divorzio ostico, sta cercando di mettere finalmente fine al suo matrimonio con Matthew, l'uomo che l'ha tradita ma che da sempre la fa sentire in colpa per il suo lavoro all'agenzia di Strike, che non l'ha mai accettata fino in fondo, soprattutto per il suo amore verso l'investigazione. 

Mentre Robin cercava di chiudere col passato, Strike, ancora in Cornovaglia, una notte d'agosto, si ritrovò ad ascoltare la richiesta disperata di una donna sconosciuta. La donna gli  chiese aiuto per fare luce sul caso della misteriosa scomparsa della madre.

Un caso all'apparenza semplice per Strike, da dilettanti, se non fosse che Margot Bamborough, questo il nome della donna da ritrovare, non fosse scomparsa nel 1974, ben quarant'anni prima. 

Margot Bamborough era una dottoressa di nemmeno trent'anni, emancipata, fervente femminista e impegnata con tutte le sue forze  nella carriera di medico condotto. Abituata a cavarsela da sola, per sbarcare il lunario e poter accedere alla facoltà di medicina, aveva pure posato per Play Boy. 

La sua scomparsa, avvenuta una sera dopo essere uscita dal lavoro, rimase sempre un mistero, divenuto poi un caso non risolto, nonostante il quadro generale della situazione presentasse un presunto colpevole.

Il presunto colpevole, il  ''Macellaio dell'Essex'', al secolo Dennis Creed, un uomo noto per gli efferati delitti e violenze fisiche e psicologiche su numerose donne. Solo poche delle sue vittime riuscirono a sopravvivere, con i conseguenti traumi a segnarne per sempre la vita. 

Il corpo di Margot non fu mai ritrovato, né Creed si dichiarò mai colpevole, ma per chi, all'epoca si occupò del caso, non ci furono dubbi sull'identità del responsabile, ponendo fine alle indagini e archiviando il caso.

Ritenere Creed colpevole diventò naturale, dal momento che all'epoca della scomparsa di Margot era un efferato serial killer che seviziava, violentava e uccideva le donne cadute nelle sue mani, travestendosi da donna e conservando macabri cimeli di biancheria delle sue  vittime dopo aver compiuto il delitto.

Un poliziotto dell'epoca tentò di far luce, seguendo piste assurde e inquietanti, tanto da andare fuori di testa per quel caso. 

L'uomo venne quindi internato in una clinica psichiatrica e, il suo successore, a fronte di improbabili testimoni, che continuavano a ritrattare la loro versione  portandolo fuori strada, dichiarò la scomparsa della donna, definita da Talbot come un caso di oscure pratiche esoteriche, offrendo  alla giustizia il pretesto di trovare un colpevole non confesso, facendo così archiviare la pratica Bamborough. 

Ma nel 2014, ben quarant'anni dopo, Anna, la figlia di Margot, ancora non si era messa l'anima in pace sulla scomparsa della madre, quando lei era soltanto una bambina. 

Adesso  era arrivato il momento di far riaprire il caso e, nessuno meglio di Strike e Robin, avrebbe potuto riuscire nell'impresa.

Inutile dire che Strike, anche se già impegnato in altri casi, accettò la richiesta di aiuto di Anna. 

Insieme a Robin cominciarono a rivedere tutti i documenti riguardanti le indagini svolte da Bill Talbot, il poliziotto impazzito, che all'epoca indagò sul caso.

Il fatto che per l'uomo quel caso fosse un'ossessione, avrebbe potuto deviare dalla realtà la sua mente, già provata da una brutta crisi di nervi,  fuorviando le indagini e perdendo preziosi indizi.

<< ** Non ho idea di cosa significhino questi due simboli. Non li ho trovati in nessun sito di astrologia. Secondo me Talbot li ha inventati... >>

Le indagini di Strike, al quale Anna ha concesso il tempo limite di un anno,  cominciarono cercando di ricostruire gli eventi degli ultimi momenti di vita di Margot. 

Non sarebbe stato facile risalire ai testimoni e agli amici della donna, dal momento che dopo quarant'anni, molti erano ormai deceduti e soprattutto non sarebbe stato facile venire a capo degli strani appunti rinvenuti in un quadernetto dell'agente Talbot. 

Durante le sue indagini l'uomo raccolse nomi di testimoni collegandoli ai loro segni zodiacali, annotandoli sul suo quaderno, ma per quale motivo? Cosa c'entravano tutte quelle annotazioni astrologiche ed esoteriche?

Con la verità sotto gli occhi ma ben travestita da mutevoli pregiudizi, il lettore verrà coinvolto nelle nebbiose giornate investigative di Strike. 

Un anno, 365 giorni, possono sembrare tanti ma, presi dall'evolversi dei fatti, scorreranno velocemente costringendo Strike e Robin ad un intensivo impegno per fare luce in tutta quella nebbia di fatti, bugie, verità modificate e non dette.

<< Be' , non c'è niente di male a voler essere migliori o diversi, no? >> disse Robin.

<< Non c'è niente di male a voler migliorare le cose >>.

Mentre le indagini proseguono serrate, Strike e Robin saranno costretti a mettere a nudo i loro animi, cercando di capire quale sia il reale sentimento che li accomuna. 

Amore o solo una profonda e sincera amicizia?

Il personaggio di Robin si è evoluto dall'inizio della saga, da timida ed insicura segretaria, è diventata una scaltra e fredda investigatrice, più sicura di sé e di ciò che desidera. 

Ma i sentimenti sono sempre l'ostacolo più difficile da superare, specialmente quando riguardano il cinico Strike, sempre alle prese col un passato ingombrante che continua ad inquinare il suo presente coi fantasmi di Charlotte, l'ex fidanzata, della madre e di un padre da sempre assente ma esibizionista...

Per chi conosce la Rowling, sa che 1100 pagine non sono un ostacolo insormontabile ma, grazie alla sua penna affilata e sciolta, scorreranno verso la  soluzione del caso.

Anche questa volta l'autrice è riuscita, attraverso i dialoghi, a coinvolgere il lettore, quasi fosse un personaggio capace di interagire coi protagonisti. 

<< Grazie, Strike. Significa molto, davvero >>.

Non lasciatevi dunque spaventare dal volume del testo, la storia, nonostante la mancanza di colpi di scena e accadimenti straordinari, vi trascinerà comunque nelle sue spire noir fino a dissolverle nel rosa, ancora un po' sbiadito dell'eterno ''corteggiamento'' del gatto col topo, che ben rappresenta la storia tra Robin e Strike. 

Un romanzo denso, ricco di descrizioni e dialoghi, di indizi, che rischiano di depistare, di far perdere il sentiero della verità, ma che lascerà, una volta di più, in attesa di un nuovo capitolo. 

Consigliato a chi ha già letto gli altri quattro romanzi della saga ma anche a chi volesse approcciarsi per la prima volta., percorrendo a ritroso la lettura. 

Forse troverà qualche difficoltà nel gestire a ritroso l'eterna lotta tra i cuori dei protagonisti, ma credo sia uno scoglio che si possa gestire bene, d'altronde Strike è molto abile anche  in questo, non trovate?

Buona lettura,

Tania C. 





mercoledì 7 aprile 2021

Recensione SAVANA - Il profumo del sole - William Bertoia/Rosanna Gasparotto - Ed. L'Omino Rosso -





SAVANA

Il profumo del sole

William Bertoia 

Rosanna Gasparotto

Ed. L'Omino Rosso

Anno di pubblicazione 2021

Formato Brossura 

Pag. 193

€ 15


CONOSCIAMO GLI AUTORI

WILLIAM BERTOIA 
Nato nel 1943 a Casarsa ( Pordenone ), William Bertoia si diploma alla Scuola Mosaicisti dei Friuli di Spilimbergo.
Dopo un proficuo passato da ciclista dilettante che lo vide sul podio una trentina di volte e con la gratificante qualifica da Sommelier professionista che lo vede impegnato nell'enogastronomia, nel 1987, da autonomo, fonda la Friul Mosaic, un'affermata azienda leader nel settore pubblico e privato del mosaico artistico decorativo. 
Le opere dei centri benessere, musei, negozi grandi firme della moda , Chiese e Santuari italiani, hotel russi, brasiliani e kenioti portano la sua firma.
Finalmente in pensione, pur sempre impegnato nella sua azienda, dopo viaggi ed esperienze lavorative che lo vedono impegnato in oltre cinquanta Paesi del mondo, si dedica ad uno dei suoi hobby preferiti, la scrittura creativa e l'iconografia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano alcuni testi teatrali e, nel 2015, i libri Meraviglie del mosaico, un viaggio nella storia dell'arte musiva e Il Tesoro di Cromazio, un noir ambientato nel sito archeologico di Aquileia. Nel 2018 pubblica,  per Kappa Vu edizioni, Rosa e Noir sul grande fiume, un romanzo di amori e tragedie lungo le sassose rive del Tagliamento. Di questo romanzo, che consiglio caldamente, potete leggere la mia recensione al seguente link https://valigiadeltempo.blogspot.com/2021/02/recensione-rosa-e-noir-sul-grande-fiume.html

ROSANNA GASPAROTTO

Nata nel 1953 a Valvasone , insieme al marito William ha condiviso ogni iniziativa lavorativa, sia pratica che burocratica., il volontariato nelle Missinoni alle pendici della Rift Valley in Kenya e, per qualche mese, anche in Brasile, impiegando quasi tutto il suo tempo nella raccolta fondi volta a sostenere le adozioni a distanza e progetti sanitari.
In questo romanzo è contenuto il suo contributo attivo di memoria, a testimonianza dell'operato svolto durante gli anni di volontariato nei villaggi più sperduti della savana.

TRAMA

L'Africa, quella vera, con la savana e le sue spinosissime acacie, gli animali selvaggi e la terra riarsa dall'acerrimo sole dell'equatore.
I villaggi di capanne, privi di pozzi e corrente elettrica, quasi nascosti tra cespugli ed euforbie giganti.
La scuola, molto ambita ma sempre troppo lontana, obbliga i bambini a lunghe camminate, spesso a piedi nudi.
I pascoli e i piccoli terreni coltivati, soggetti al volere della carenza di pioggia e, le persone, costrette al razionamento di acqua potabile. 
Questo è il quadro in cui viene svolto l'operato dei due giovani protagonisti del romanzo, impegnati a migliorare la vita dei villaggi, a volte rischiando la propria. 
Personaggi senza scrupoli stanno depredando di ogni ricchezza naturale e fonti di sostentamento quelle terre. È una guerra combattuta senza armi da fuoco, ma con una più potente e pericolosa, il denaro, usato per impossessarsi di tutto ciò che la terra può offrire.
E se si trovasse l'acqua, l'offerta sarebbe ancora più grande.
I profumi dei fiori selvatici, gli acri odori delle mandrie e dei fieri pastori, gli sguardi grandi e profondi dei bambini penetrano lentamente nel più profondo dell'anima dei lettori.
Gli altipiani del Kenya, le numerose etnie che li popolano entreranno nei vostri cuori, senza mai abbandonarvi.

IMPRESSIONI


Jambo karibu Kenya Bwana!

Qualche settimana fa, con mia grande sorpresa e riconoscenza, sono stata omaggiata dalla generosità e gentilezza due scrittori conosciuti da poco e da subito entrati nella mia classifica dei preferiti, che mi hanno inviato una bellissima copia cartacea e autografata del loro ultimo romanzo.  
Chi mi conosce può immaginare quanto grande sia stata la mia gioia nel ricevere un dono simile. 
Amo l'Africa e, fortunatamente, qualche anno fa, ho avuto la possibilità di volare in Kenya, visitando una parte della sua sconfinata savana.
Trovare dentro al pacco un libro che racconta proprio di quella terra, è stato come tornare a calpestare quei fiumi di terra rossa e polverosa, sulle tracce delle eleganti, delle zebre e dei maestosi leoni. 
Tsavo East, picha ya punda milia - foto personale -


William e la moglie Rosanna hanno scritto un romanzo che racconta la cruda realtà di una terra baciata dal sole, ricca e generosa ma violentata per mano della sete mai placata di denaro dell'uomo: l'Africa equatoriale.
La coppia, da anni presta volontariato nelle missioni di Makuyo, in Kenya, una vasta zona ai piedi della Rift Valley, donando, grazie alla costruzione di scuole e pozzi, una vita dignitosa e di speranza a molti bambini e famiglie. 
Il ricavato stesso dalle vendite del romanzo, sarà devoluto in beneficienza alle sopracitate missioni.


Kenya Parco TSAVO EAST, SIMBA IL RE DELLA SAVANA -foto personale-
 
SAVANA Il profumo del sole, racconta la storia di due fratelli orfani, David e Kevin, in fuga già da qualche giorno, dopo essere usciti dal carcere di Laikipia, dopo essere stati incarcerati per aver dimostrato contro gli abusi e le speculazioni del Governo, al soldo del muzungu, verso la loro terra, primo fra tutti il diritto all'acqua potabile.

Tsavo East, Kiboko nel Galana River. Acqua, vita - foto personale -


Grazie all'aiuto del poliziotto John Ayan, che credeva nella loro innocenza, i due fratelli erano riusciti a fuggire, nascondendosi in luoghi di fortuna, per paura di arrecare danno agli abitanti dei vari villaggi attraversati durante la fuga.
Lo scopo dei due ragazzi era quello di riunirsi quanto prima  alle fidanzate Mercy e Kenny, arrestate a loro volta per lo stesso motivo, nel carcere femminile di Nanyuki, la città dell'Equatore. 
Certo non erano  carceri di massima sicurezza e loro non avevano commesso nessun reato grave, se non quello di far valere i loro diritti, e tutti gli altri detenuti erano povere anime accusate di piccoli furti o spaccio, ma la vita la dentro era ancora più dura che fuori. 
Anche per questo il poliziotto, che conosceva i ragazzi fin da bambini, decise di aiutarli a fuggire.


Malindi, vita nel bush - foto personale -


I fatti descritti con sensibile realismo, raccontano la cruda realtà di uno dei paesi più belli e più poveri dell'Africa nera. 
Il Kenya, una terra immensa, arsa dal sole impietoso, dove la sopravvivenza alla povertà è strappata a mani nude dalle giornate che si rincorrono tutte uguali nelle manyatte di paglia, sterco e fango, nascoste tra i rovi del bush. 
Le donne  si svegliano all'alba, per godere di qualche attimo di frescura prima che i raggi roventi solchino  la loro pelle spessa e rugosa e, avvolte nei loro coloratissimi suka, si mettono in cammino anche per 10 km in mezzo alla savana alla ricerca di acqua ''potabile'', per cucinare, per vivere.
Tutto può servire a contenere il prezioso nettare di linfa vitale: secchi rattoppati, vecchi contenitori del latte o  bottiglie di plastica che, in tempi migliori, avevano contenuto bevande mai potute assaggiare. 
Passo dopo passo, stampato nella millenaria terra rossa, arriveranno al fiume, dal quale sarebbero rientrate dopo una veloce rinfrescata e col prezioso bottino portato elegantemente in bilico sul capo. Poi la vita sarebbe andata avanti, badando al fuoco per cuocere qualche razione di ugali, la tipica polenta keniota a base di farina di mais e acqua, badando agli animali domestici che non necessitano di pascoli e ai figli in fasce. 

Malindi, i bambini nelle scuole del bush - foto personale -
Quelli più grandi e fortunati, dopo aver attraversato per molti km la savana, sarebbero sarebbero arrivati alla scuola delle missioni dove si sarebbero accese le speranze di una vita migliore.
Kevin e David, lungo il loro peregrinare, ricordavano molto bene questi episodi della loro infanzia vissuta coi i nonni. Il padre era scomparso già prima che nascessero e la loro madre era venuta a mancare troppo presto, insieme al  fratellino più piccolo ancora attaccato al seno, per un cancro al cervello che aveva vinto la guerra contro i medici che avevano fatto di tutto per salvarla.
I nonni materni si presero cura di loro visto che il destino il aveva privati dei genitori  e nemmeno il fratellino si era potuto salvare. 
Loro erano ancora troppo piccoli per capire il significato di un funerale, ma avevano sempre impresso nella mente il momento in cui una bambina, troppo magra per la sua età, durante la processione funebre, forse per il caldo, forse per la fame, forse per il peso della sorellina piccola avvolta sulle sue spalle o, forse, per tutti quei fattori associati, stava per svenire su un cespuglio di acacia spinosa. 
Manyatte nel bush - foto personale -

Don Nicola se ne accorse in tempo e, dopo aver scartato una caramella, la mise tra le labbra della piccola. Dopo aver gustato avidamente la dolcezza zuccherina, la piccola se la tolse di bocca per condividerla con la sorellina. Anche lei ne aveva bisogno. 
Quel gesto d'amore e di condivisione toccò gli animi di tutti i presenti al funerale e i due fratelli non lo avrebbero mai dimenticato, lottando per portare avanti l'ideale di condivisione e benessere per tutti. 
Tsavo East, pastore tra i rovi - foto personale -

Questa è l'Africa che ho trovato, la prima volta che vi misi piede, nel 2001, durante un viaggio nel Sahara. 
Un luogo selvaggio, sconfinato, ammaliante ma estremamente duro, se non sei un ''muzungo'', uno straniero, un turista. 
Sotto il sole bollente di mezzogiorno, scalando dune altissime, coperta di sabbia da capo a piedi e con la sete che mi bruciava la gola, un gruppetto di bambini apparse dal nulla. Coi loro vestiti logori, stinti, smessi chissà quanti anni prima dai fratelli e, prima ancora prima da qualche turista che percorse quelle piste, mi circondarono per avere un bon bon o qualsiasi altra cosa che attirasse l'attenzione dei loro occhi, che non si erano mai riempiti di nulla oltre la povertà, fino agli sporadici momenti in cui i turisti battevano quelle piste. 
Nello zaino avevo alcune penne e qualche post-it. Non sarebbero bastati per tutti. 
Col cuore in tempesta le consegnai all'avidità di quelle manine sporche e moccicose, che presto finirono per litigarsele, strattonandole e rompendole. 
Presumo fossero due sorelline, si presero per i capelli prima, a schiaffi poi, per un solo tappino ormai rotto, il tappino rotondo, quello posteriore di una penna a sfera bic, all'epoca 200 lire nei tabacchini...
Quella notte, in hotel, comodamente sdraiata sul mio letto, riuscire a dormire fu un'impresa. Davanti agli occhi avevo sempre la scena delle piccole che si litigavano un inutile pezzo di plastica microscopico di nessun valore, mentre noi, ogni giorno buttavamo via ogni cosa che ai nostri occhi sembrava fuori moda o inutile, per non parlare poi del cibo. 
Istantanee di un viaggio che mi è entrato nell'anima e, come David e Kevin, mai dimenticherò proprio per quel gesto egoista, dettato dalla ''fame'' di vita e di ''lusso'' a loro proibito.

Un gesto di condivisione e di amore invece, Kevin e David lo ritrovarono nell'aiuto di padre Nicola e nei nonni, che tanto si prodigarono per dar loro una vita migliore non facendogli mai mancare cibo e studi. 
Ai ragazzi piaceva studiare e, grazie anche alle borse di studio, riuscirono ad arrivare a compiere studi universitari, dove conobbero le fidanzate e dove iniziarono a progettare l'idea di portare acqua ed elettricità nel loro villaggio e ovunque ce ne fosse bisogno. 
Mentre il viaggio dei fratelli proseguiva, nella prigione di Nanyuki arrivò l'ordine di scarcerare Mercy e Kenny.
Le ragazze, studentesse di agraria, avevano preso accordi con padre Nicola e i fidanzati per ritrovarsi, subito dopo la scarcerazione, nella città dell'Equatore, dove avrebbero iniziato a lavorare per cercare di portare l'acqua potabile a quanta più gente possibile, visto che la siccità cominciava ad affondare i lunghi denti su ogni cosa che ostacolasse il suo avanzare.
Qualcosa però andò storto, loro malgrado. 
Dopo la scarcerazione, Mercy e Kenny, alla ricerca di un passaggio e di qualche spicciolo per affrontare il lungo viaggio, cercarono un lavoretto al mercato di Nanyuki. L'occasione gliela offrì un sedicente venditore di manghi che, all'inizio sembrò quasi infastidito dalla presenza delle ragazze ma, non appena si accorse della bellezza e procacità di Mercy, decise di assumerle come venditrici in cambio di qualche scellino e di un passaggio, con la promessa di offrire loro un buon lavoro in una grande e nuovissima azienda agricola.
Le ragazze, ingenuamente, furono ben contente. Un passaggio gratuito e la possibilità di guadagnare facendo il lavoro che amavano e per il quale stavano studiando con tanti sacrifici. 
Mercy e Kenny, dopo aver iniziato abilmente la vendita dei manghi però si convinsero che c'era qualcosa di losco in  quello strano tipo che diceva di chiamarsi Tommy. 
All'inizio le aveva scartate, poi era diventato improvvisamente cerimonioso e sembrava apprezzarle così tanto da offrire loro pure un buon lavoro.
Ma alle ragazze il passaggio serviva, così decisero di fidarsi.
Al pomeriggio, dopo aver venduto tutta la frutta, partirono con Tommy verso l'azienda dove avrebbero dovuto lavoro. 
Il proprietario era un olandese di nome Erik Van Poel e lui le avrebbe fatte lavorare nei suoi campi di pomodori, cocomeri, manghi.
Dopo un lungo tratto di strada, il furgoncino arrivò in prossimità di un grosso cancello di ferro: l'entrata di villa Van Poel, le ragazze vennero fatte scendere con la scusa di aprire il cancello; in realtà qualcuno le legò e le mise dentro a due grandi sacchi e le caricò sul furgone. Arrivate in prossimità di quella che, con tutta probabilità era la casa del fattore, sentirono una sgradevole voce di ''muzungo''  trattare con Tommy sul ''prezzo'' delle ragazze.
Erano appena uscite da un carcere per finire nella prigione di aguzzino che voleva schiavizzarle per i suoi piaceri lussuriosi.
Le ragazze, sempre legate nei scacchi, vennero portate in una stanza dove Van Poel, senza mezzi termini, diede loro un'ora di tempo per decidere se scegliere di diventare le sue concubine e vivere una vita agiata o finire in un bordello di Nairobi o Mombasa, se non peggio, poi le lasciò sole a pensare.
Le parole dure del bwana muzungo risuonarono minacciose nella mente delle ragazze che non volevano fare la fine del topo.
Kenny, la più snella e scattante tra le due, cercò quindi di approfittare dell'occasione per cercare di liberarsi da quel sacco che le stava soffocando. Divincolandosi come un serpente e usando i denti per tagliare il sacco, le ragazze riuscirono prima ad uscire dal sacco, poi a liberare le loro mani e quindi a scappare, saltando dalla finestra nel giardino sottostante, verso la foresta. Avrebbero cercato aiuto più avanti, intanto dovevano correre più velocemente possibile per scappare da quel mostro.
La furia di Van Poel, non appena si accorse della fuga delle ragazze, fu indescrivibile. All'inizio se la prese coi suoi uomini, Tommy  compreso, incapaci di averle legate bene, poi convenne che cinque nerboruti giovani contro un anziano come lui erano troppi, quindi cambiò tono, diventando più mansueto e augurandosi che le ragazze finissero in pasto ai leoni, pensando già alle prossime succulente giovani che sarebbero presto arrivate.

Questa, ancora oggi, è la realtà di molte donne africane. Ragazze belle, desiderose di una vita migliore, che si affidano a mani di uomini senza scrupoli, pronti a svenderle al miglior offerente, in cambio di qualche scellino o di qualsiasi cosa che possa valere ai loro occhi di povertà liquida. Kenny e Mercy rappresentano la ribellione, sono scaltre, veloci, hanno studiato e tutto sommato non hanno mai conosciuto la miseria più cruda della maggior parte delle loro coetanee, ma non tutte purtroppo sono riuscite a raccontare di essere fuggite, non tutte ce l'hanno fatta. A chi è andata bene, è riuscita a vivere una vita di schiavitù alle dipendenze di un despota che comunque garantiva loro i pasti e un tetto. A chi è andata male, se non ha trovato sollievo nella morte eterna, sta morendo ogni giorno schiavizzata da un protettore che vende i loro corpi come carne da macello, in Africa e nel resto del mondo.

Mentre Mercy e Kenny correvano a perdifiato per la foresta, cercando un riparo per la notte, David e Kenny erano riusciti a raggiungere il villaggio dei nonni, dove furono accolti a braccia aperte.
La nonna si prodigò subito a preparare del buon cibo e un corroborante chay, ansiosa di conoscere le ultime avventure dei ragazzi. Il nonno invece non vedeva l'ora di mostrare loro il suo sparuto orticello strappato alla siccità che quell'anno era ancora più incarognita verso la loro terra.
I ragazzi, non appena fossero riusciti a raggiungere padre Nicola e le ragazze, avrebbero cercato di adoperarsi al meglio per riuscire a dotare di acqua potabile il villaggio dei nonni e tutti i villaggi della Nazione. 
Per loro l'acqua significava vita, per l'uomo bianco era diventata invece la nuova moneta con la quale piegarli al loro volere. Violentandoli, facendogli perdere la moralità e la dignità.

<< Molti, troppi politici si lasciavano corrompere con la lusinga del denaro facile, pronti a tradire il proprio popolo per un vantaggio privato e questo, purtroppo, accadeva anche nei paesi vicini al centro Africa. >>

Proprio in quei giorni si stavano svolgendo importanti trattative per la costruzione di nuovi pozzi e importanti sistemi di fonti rinnovabili, come l'energia elettrica prodotta dal grande sistema eolico di Laikipia. 
Gli scontri e i tafferugli furono inevitabili. Nessuno voleva piegarsi allo strozzinaggio di un governo corrotto, venduto al muzungo per pochi scellini. 
I due fratelli decisero che avrebbero fatto fruttare i loro studi per cercare di migliorare la situazione e allargare la produzione agricola di Babu Kenu, il nonno.
Mercy e Kenny, dopo aver passato una notte nella foresta si svegliarono sotto lo sguardo indagatore di un kifaru ( rinoceronte ) che, fortunatamente decise di fare colazione con qualcosa di diverso dalla carne umana.
Tsavo East, Otarde, faraone selvatiche le cui uova sostennero Marcy e Kenny nel lungo cammino - foto personale -


Con la paura a far da combustibile, le ragazze si rimisero presto in marcia. Fecero colazione con delle uova di faraona selvatica trovate tra le sterpaglie e poi  cercando di evitare i cespugli spinosi che avrebbero potuto ferirle, allungarono il passo. 
La fatica sotto il sole cocente mordeva i loro corpi, ma dovevano allontanarsi il più possibile dall'aguzzino, anche sino ad allora non avevano avuto segni di possibili inseguimenti.
Dopo una giornata ardente, in cui il sole fu ancora più duro del solito, sopraggiunsero in prossimità di un villaggio masai. Non era della loro etnia, ma si sarebbero fatte ugualmente capire e avrebbero chiesto riparo per una notte.
Nel villaggio, nonostante i diversi idiomi parlati, vennero accolte benevolmente. Le ragazze cercarono di raccontare a gesti la brutta avventura subita e, la donna che le aveva accolte nella manyatta sembrava averle comprese. Dopo essersi rifocillate, vennero offerte loro delle pelli di capra come giaciglio per la notte, e le ragazze accettarono volentieri, dopo il brutto risveglio col rinoceronte che le fissava cisposo.

Uno dei grandi pregi che ho avuto modo di vivere di persona in Kenya, è la generosa ospitalità, l'accoglienza che hanno verso l'ospite. C'è sempre un tetto con un giaciglio per chi ha bisogno e il cibo che sfama tre persone ne può sfamare quattro. Gente povera ma dignitosa dietro a profondi occhi scuri e radiosi sorrisi.

Il mattino arrivò presto e si rimisero in viaggio di buona lena assaporando il sapore il profumo del sole, profumo di erba e fiori arsi dal calore dei raggi solari, profumo di polvere rossa che si librava in aria ad ogni passo, il profumo della savana, che nessuno avrebbe mai potuto portare via dal cuore dai loro cuori.
Tsavo East, elegante Swala Thompson (Gazzella) - foto personale -


Quella mattina il sole già non dava tregua nonostante la leggera brezza e la sete dilaniava i loro corpi tesi allo stremo dalle ardue scalate. Kenny sembrava reggere meglio la fatica, più snella rispetto a Mercy e con lunghe gambe muscolose, sembrava un'elegante gazzella che saltellava beata nella savana, senza sentire fatica e sete. D'altronde Kenny proveniva dall'etnia dei Kalenjin, infaticabili corridori che annoveravano tra loro ottimi maratoneti di fondo e mezzofondo a livello olimpionico internazionale. 
Un grosso albero di macadamia, sulle sommità di un pendio appena scalato, offrì loro del cibo  col quale placare la fame e un po' di riparo dai raggi solari che trafiggevano da ore la pelle lucida di sudore. Dopo essersi  riempite le tasche di noci e col cuore in subbuglio discesero la collina per arrivare, prima di sera, al villaggio che si intravedeva in lontananza. 

Un grande villaggio, alle pendici della montagna, probabilmente alle porte di Nyahururu, dove avrebbero dovuto incontrarsi con David e Kevin e finalmente denunciare la tratta delle giovani donne da parte del perfido olandese senza scrupoli.
Poco dopo avrebbero scoperto che quel villaggio non solo era prossimo alla destinazione e le avrebbe riunite a David e Kevin,  ma avrebbe radicalmente cambiato le loro vite.
Le vite dei ragazzi, una volta riusciti a ritrovarsi, presero una svolta più rosea. 
Il loro futuro si presentava luminoso e pieno di buone aspettative, grazie anche all'aiuto di don Nicola che si prese talmente a cuore la disavventura subita da Mercy e Kenny da iniziare subito le indagini per fermare il terribile traffico umano.
Ma c'era ancora da debellare un'ultima ombra scura che stava tramando ai danni della nazione e soprattutto alle loro spalle: Erik Van Poel.
Dopo la fuga delle ragazze, sperando nella loro morte per mezzo dei felini della savana, il perfido olandese non solo aveva continuato i suoi loschi traffici sessuali, ma adesso stava cercando di truffare interi villaggi col miraggio di nuovi pozzi e la falsa promessa di acqua a volontà per tutti.   
Pozzi e sistemi di irrigamento per i quali si stavano battendo i fidanzati delle due ragazze che avevano osato sfidarlo con la loro fuga. Quattro sovversivi che andavano tolti di mezzo al più presto....
Tsavo Est, socializzazione coi Masai Tsavo - foto personale -

Ovviamente il romanzo continua, ma conquistare la meta con le proprie forze è più entusiasmante che arrivarci senza fatica, trasportati da aiuti esterni. Il mio consiglio è quindi di munirvi di buone scarpe, un  bel cappello da sole e una buona bevanda e partire di buona lena insieme a Kenny e Macy per raggiungere David e Kevin. Non preoccupatevi, lungo il viaggio troverete sempre qualcuno pronto a tendervi una mano e ad offrirvi un chay caldo. 
Potrete godere dell'incontro di giovani madri leonesse coi loro cuccioli, in cammino verso lo stagno per abbeverarsi, vi delizierete gli occhi ammirando l'eleganza delle agili gazzelle dalle lunghe ciglia e vi riempirete l'anima dei grandi sorrisi dei bambini che corrono felici verso la scuola coi loro piedi nudi e polverosi.
Ma soprattutto potrete anche voi bearvi del profumo del sole e della savana, quelli che nessuno potrà mai rubare.
Tsavo East, Ndofu - Foto personale -


Savana Il profumo del sole è un romanzo che si legge con voracità, spinti dalla sete di sapere come andrà a finire la storia di Mercy e Kenny.
La scrittura di Bertoia e di Rosanna Gasparotta è come l'abbraccio di una madre, che oltre a proteggere, dona al lettore e al Kenya la speranza di un futuro migliore e salutare. La speranza e la gioia nel sorriso dei bambini e della sua gente, che nei gesti a noi scontati e insignificanti, trova motivo di gioire ogni giorno. 
Apprezzerete l'amore e la solidarietà che regna tra i ragazzi e il popolo, quello onesto e incorruttibile, pronto a tendere una mano nelle difficoltà.
Leggendo vi indignerete, vi salirà una profonda rabbia verso chi, dopo anni di sevizie, continua a depredare senza scrupoli la culla della civiltà, quella culla che ci ha visto nascere, evolverci e diventare ciò che siamo perché, non dimentichiamolo, l'umanità intera ha avuto inizio dall'assolata savana ai piedi della Rift Valley.
Di questo romanzo ho apprezzato la cura della descrizione dei paesaggi che solo chi ama ed ha vissuto quei luoghi può ricreare in maniera così viva. 
I rumori, i colori, i profumi e i sapori sembrano prendere vita tra le pagine, come se ci trovassimo magicamente catapultati in mezzo alla savana o nei soko rumorosi di Nanyuki. 
La voglia di saltare sul primo aereo si è innescata già dai primi capitoli che partono pole pole, prendendo velocità insieme all'evolversi delle situazioni vissute dai ragazzi.
Pole pole, hakuna matata, arriverete alla fine della storia col cuore colmo di speranza e con un bel sorriso stampato in faccia, perché anche dal male può nascere qualcosa di buono, che riscatterà, almeno in parte, da tutte le violenze subite.



Ringrazio dal profondo del cuore William e Rosanna per avermi riportato in Kenya proprio in un periodo in cui non si può viaggiare. Grazie a loro ho rivissuto quei giorni meravigliosi all'insegna dell'amicizia e della fratellanza, passati insieme ai miei compagni di viaggio e alle meravigliose persone conosciute sul luogo, con alcune delle quali ancora sono in contatto.
Se anche voi come me soffrite di mal d'Africa e, soprattutto in questo periodo ne sentite fortemente il richiamo, vi consiglio di lasciarvi trasportare dalle pagine di questo romanzo, perché veramente vi sembrerà di trovarvi nella savana in mezzo ai leoni e agli elefanti. 
Vi assicuro che sarà un'esperienza indimenticabile anche per chi non conoscesse la realtà del Kenya e volesse approcciarsi per la prima volta. 
Ma soprattutto, alla fine del viaggio, oltre ad aver aiutato i  molti David, Kenny, Marcy e Kevin, cogliere l'invito alla riflessione contenuto tra le pagine verrà spontaneo e ci ritroverà diversi rispetto alla partenza.
Grati di avere tutto ciò che fino a poco prima davamo per scontato, soprattutto il superfluo.

Buona lettura, 
Tania C.



 

sabato 3 aprile 2021

Recensione: LA VISIONE DEL CAVALLO DI LUCE di Giovanna Ongaro - AltroMondo Editore -

 



LA VISONE DI CAVALLO DI LUCE

Giovanna Ongaro

Ed. AltroMondo Editore

Anno di pubblicazione 2021

Collana Mondo di fuori

Genere Racconto Fantastico/Visione

Formato Brossura

Pag. 70

€ 10

Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/la-visione-di-cavallo-di-luce/


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Giovanna Ongaro nasce a Milano. Dopo aver conseguito la Laurea in lettere moderne, insegna Biodanza e didatta intenazionale IBF di Biodanza.

È l'autrice della lettura teatrale La visione del cavallo di luce, da cui è stato tratto il libro.


TRAMA

Cavallo di Luce è solo un ragazzo quando il padre lo fa incontrare con lo sciamano della tribù, l'Uomo Medicina, che vive lontano, in isolamento, per avere la propria visione, nella tradizione degli antenati.

Ad accompagnarlo, Mahu/Kokopelli, cavalletta-spirito guida, insieme a lui anche durante l'incontro con quattro animali che a loro volta gli racconteranno una storia dalla quale apprendere i valori sacri della propria tradizione, in realtà universali.


IMPRESSIONI

Ringrazio Alice di AltroMondo Editore per questo nuovo romanzo omaggio, fresco di stampa, arrivato a sorpresa qualche tempo fa.

La Visione di Cavallo di Luce, che porta la firma di Giovanna Ongaro, è un racconto fantastico, spirituale ed evolutivo.

Cavallo di Luce, così chiamato dalla madre perché, poco dopo il parto vide un cavallo baciato da un raggio di sole, sta per compiere il viaggio che vedrà il suo trapasso dall'infanzia all'età adulta. 

<< La visione è il potenziale del nostro essere, la speranza di vivere in accordo con tutto ciò che ci circonda, crescendo e sentendosi parte del tutto. È csì forte che ci spinge verso la realizzazione voluta dal Grande Spirito, accogliendo qualunque cosa possa accadere nella nostra vita. >>

Per celebrare questo periodo importante della vita di ogni ragazzo, il padre gli fa intraprendere un viaggio in simbiosi con la natura e col suo io più profondo alla ricerca dello sciamano eremita, l'Uomo Medicina che lo inizierà alla consapevolezza dell'essere e al legame spirituale degli antenati, apprendendone  anche le ataviche tradizioni.

La primavera è arrivata e Cavallo di Luce è pronto a partire. Ha ricevuto doni che gli serviranno durante il viaggio e cibo. Il padre gli ha tinto il viso di nero per infondere coraggio. La madre, Erba Profumata, lo ha abbracciato con gli occhi lucidi di emozione. Insieme a Cavallo di Luce, il padre invia anche uno spirito guida, la cavalletta Kokopelli, conosciuta come flautista gobbo, che aiuterà il ragazzo a chiarire i dubbi e le insicurezze che la vita gli metterà sul cammino e facendogli prendere coscienza della potenza e generosità di Madre Terra. 

<< Improvvisamente sentii un rumore tra i cespugli e subito i miei sensi si acuirono e lo sguardo si volse a sud: vidi un topo. >>

Dopo il primo giorno di cammino, durante il quale la nostalgia pervase l'anima di Cavallo di Luce, ecco all'improvviso l'incontro con il primo dei quattro animali totem che avrebbero incontrato durante il viaggio.

Il primo fu il topo simbolo del sud, luogo del cuore, della sensibilità e dell'amore, l'amore di una persona verso i propri simili.

L'invito del topo era quello di proseguire insieme il viaggio verso sud; gli avrebbe insegnato gli ideali e i preziosi doni del sud: ad aprire il cuore per dialogare liberamente senza però recare offese e turbamenti alla sensibilità altrui.

<< È la paura del salto, del dover andare oltre, il dubbio finale per la scelta da cui non si torna indietro. >>

Cavallo di Luce ascoltò il lungo racconto di fratello topo che, dopo essere diventato cieco per aver donato i suoi occhi  ad altri animali incontrati lungo il suo viaggio, nonostante la paura del buio e dell'ignoto, riacquisterà la vista grazie al salto che lo metterà in  contatto col Grande Spirito.

La paura del buio, di ciò che non conosciamo o che è diverso dal nostro essere ci può bloccare, lasciandoci nell'oblio in balia della paura stessa. Solo con grande coraggio e forza di volontà potremo spiccare il salto verso la luce e superare gli ostacoli che ci bloccavano.

Forte dell'insegnamento del topo, il ragazzo e il flautista gobbo continuarono il loro viaggio che gli fece incontrare fratello orso.

Grande la sua forza fisica, ma mai potente quanto la forza interiore, paragonabile all'onda energetica che l'autunno porta sulla Terra dall'ovest.

L'orso invitò Cavallo di Luce a seguire il percorso verso ovest, ascoltando la storia che aveva da raccontargli.

Orso gli insegnò l'arte della guarigione da eseguire secondo un preciso cerimoniale, dopo essersi dipinto il volto coi segni sacri.

La vita va affrontata con coraggio e con l'energia che possiamo trovare in noi stessi, lottando per gli ideali e le persone che amiamo. A volte può succedere che la stanchezza prenda il sopravvento, facendoci perdere di vista il nostro cammino. Basta fermarsi un po' per riprendere fiato e far luce su quale sia la giusta direzione da prendere, per cosa valga veramente la pena lottare. Conoscendo noi stessi attraverso l'introspezione.

<< Il piccolo mondo ammira il mio volo e il grande cielo tiene con sé i pensieri di immortalità degli uomini. >>

Il viaggio riprese, costeggiando un torrente e meditando sull'insegnamento di orso quando, in un cielo caramellato, scorsero un'aquila che volteggiava libera e leggera.

L'invito dell'aquila fu quello di proseguire il viaggio volando insieme verso est, liberando pensieri e parole puri, rivolti agli antenati. 

L'est, simbolo del risveglio, della primavera. Associato al colore rosso, simbolo di vita, di luce, di rinascita.

L'insegnamento dell'aquila invitò Cavallo di Luce a riflettere sulle proprie azioni. Il modo in cui si vive oggi pone le basi per il futuro di chi ci sarà dopo di noi. La vista acuta dell'aquila lo avrebbe aiutato ad evitare di essere accecato dalla paura del domani sconosciuto. Il succedere della vita dell'uomo altro non era che un anello del grande cerchio della vita, del quale tutti facciamo parte e, liberandoci di ogni paura, potremo volare liberi come l'aquila che vola incontro al sole attraversando mondi e cose.

Col cuore libero e capace di grandi respiri, il ragazzo proseguì il cammino verso nord, riflettendo sull'insegnamento dell'aquila, ritrovandosi immerso in una nuova dimensione che gli aveva invaso corpo, mente e  spirito. 

<< Lasciar andare non vuol dire gettare via. Fai un passo fuori dalla tua ombra e vedrai una luce diversa, metti i piedi nei mocassini dell'altro e potrai capire ciò che egli prova. >>

Passo dopo passo, si ritrovò in una prateria sconfinata, dove un bisonte lo stava aspettando per porlo davanti al quesito che lo avrebbe condotto verso la conoscenza e la ricchezza simbiotiche.

Il sentiero del bisonte rappresenta il nord, l'inverno con la sua neve candida come i capelli degli anziani e si snodava lungo la sacralità energetica delle grandi montagne e dei loro laghi.

Kokopelli spiegò al ragazzo che percorrere il sentiero del nord avrebbe comportato una grande fatica, ma la vista, all'arrivo, avrebbe ripagato il caro prezzo del cammino.

L'insegnamento del bisonte fu chiaro: per poter godere del panorama dopo un ripido e accidentato sentiero, bisognava purificare l'anima, lasciando cadere l'ingombrante zavorra dell'odio, della paura e del desiderio. Ostacoli che avrebbero impedito il cammino, in questo caso il percorso di vita, trattenendolo ancorato al passato. 

Dopo aver ascoltato il racconto del bisonte,  Cavallo di Luce riprese il cammino: adesso era veramente pronto ad incontrare l'Uomo Medicina...

Il cammino di Cavallo di Luce e Kokopelli non finisce qui, lo Sciamano Uomo Medicina li attende per l'insegnamento finale che lascio a voi scoprire.

Poche pagine, 64, che si leggono in mezz'ora. Il tempo di un tea, comodamente distesi al sole in giardino o appollaiati nel vostro angolo preferito.

Kokopelli, come per magia, sarà pronto ad accompagnarci lungo il nostro personale viaggio introspettivo e, a lettura ultimata, ci sentiremo diversi, più coscienti di noi stessi e del mondo che ci circonda. 

Il messaggio che ho tratto da questo breve romanzo che  racchiude l'immensità dell'essenza del mondo, è quello di  riflettere su quanto sia importante, per la nostra serenità e la nostra crescita interiore, vivere in armonia con Madre Terra, lasciare andare il passato che, proprio perché passato non tornerà più, affrontando le nostre responsabilità con giudizio e coraggio, guardando al futuro con gli occhi liberi e senza confini. Senza paura, ma con prudenza, preparando, passo dopo passo, le basi per la vita che sarà.  

Consiglio questo romanzo a chi ha veramente voglia di mettersi in gioco e di ascoltare, dando voce al proprio Kokopelli, interessante simbolo di protezione delle tribù native americane. Ancora oggi lo si può trovare dipinto nei murales sparsi in molti stati americani fino al Canada e, mai come oggi ce ne sarebbe un gran bisogno! 

Dopo un anno duro, che non ha risparmiato nessuno, questa lettura potrebbe essere un buon aiuto per fare un po' di luce su quello che conta veramente durante il nostro percorso di vita. L'occasione giusta per fermarci un attimo e riflettere, prendendo coscienza del nostro corpo, del nostro Mahu Kokopelli, della natura che ci circonda e dell'importanza della socializzazione, dell'interazione con le altre persone che fanno parte del nostro ''microcosmo''.

Augurandovi una buona lettura, vi ricordo che potrete trovare questo libretto al link che vi ho lasciato nella scheda tecnica o nei principali store on line. 

Tania C.


Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...