lunedì 16 marzo 2020

Recensione di UN MOSTRO CHIAMATO ANORESSIA di Michela Boero - AltroMondo Editore -


UN MOSTRO CHIAMATO ANORESSIA
Michela Boero
Ed. AltroMondo Editore
Copertina flessibile
Pag.80
€ 10,00

CONOSCIAMO L'AUTRICE

Michela Boero, nata a Ciriè (TO) nel 1994, consegue il diploma in studi classici al Liceo Baldessano-Roccati di Carmagnola, laureandosi successivamente in Scienze internazionali, dello sviluppo e della cooperazione dell'Università di Torino. Attualmente si è iscritta al corso magistrale European Legal Studies, sempre all'Università di Torino, città dove vive. Oltre a Storia di un mostro chiamato anoressia, nel 2016 ha scritto Briciole di me, la sua prima opera con la quale vinse il concorso letterario Angelo Zanibelli.

TRAMA

Storia di un mostro chiamato Anoressia ha un'anima biografica che analizza molti aspetti tipici della malattia. Nel libro viene raccontata la svolta avvenuta nella vita dell'autrice, le cause che spingono ad ammalarsi, il rapporto tra malato e anoressia, con il proprio corpo, la propria famiglia, l'amore e la sua opinione riguardo al metodo usato per curare l'anoressia. Un problema diffuso e attuale ma poco conosciuto, raccontato da una viva e forte testimonianza. La speranza dell'autrice è quella che la sua testimonianza possa essere d'aiuto a chi soffre, spingendolo a parlarne senza timore e vergogna ma con la consapevolezza che si può guarire. L'obiettivo da raggiungere è quello di spingere gli ospedali apportino i giusti cambiamenti atti a trattare la malattia nel giusto modo, facendola conoscere senza aver paura di parlarne.


IMPRESSIONI

Questo piccolo ma intenso libricino mi è stato offerto un po' di tempo fa dalla cara Alice di AltroMondo Editore. La ringrazio per il pensiero che ha sempre nei miei riguardi inviandomi tante interessanti pubblicazioni. Mai come in questi momenti fa piacere avere a disposizione nuove letture, è un modo per sentirsi meno soli e impiegare il tanto tempo libero imparando anche cose utili.

<<Il Mostro in questione è ovviamente l'anoressia, con la M maiuscola poiché dotato di vita propria ma imprescindibile da quella del malato.>>

Storia di un mostro chiamato anoressia è il seguito di un altro libro che racconta la testimonianza dell'autrice Michela Boero, alle prese con il Mostro che io chiamo oscuro. Un male subdolo che manipola la mente delle persone approfittando di un momento di debolezza o di confusione. Affonda i suoi tentacoli nell'anima, cercando di soffocare ogni istinto di sopravvivenza, ogni piccola luce che tenta di riaccendersi nel buio in cui si è sprofondati. 
In questa testimonianza, Michela non ci racconta di bilance, peso o misure, ma analizza profondamente il risvolto emotivo dopo essere uscita dal buio del tunnel. 

<<Generalmente le persone che si ammalano di anoressia, prima della malattia si sentono sostanzialmente invisibili rispetto alle altre persone, non considerate e non capite.>>

Con una sincerità disarmante mette in prima pagina l'esperienza del suo percorso clinico e psichico, senza tabù, mettendo a nudo le sue fragilità esasperate dalla malattia, esorcizzandole col potere della diffusione, della conoscenza. Chi cade tra le grinfie affilate dell'anoressia ammaliatrice si sente solo, incompreso, rischia di implodere nelle proprie paure e nell'indifferenza di chi non riesce a capire cosa si sta affrontando. La colpa non è di nessuno, al di fuori del male stesso che da abile carnefice soggioga la sua vittima facendo leva sulle paure e sulle insicurezze. Quello che si evince dai suoi racconti è la profonda solitudine provocata dall'incomprensione in cui si viene risucchiati all'origine del male. I segnali che vengono lanciati, anche involontariamente, sono quasi sempre male interpretati, non per cattiveria, ma perché il Mostro è infido e camuffa le richieste di aiuto in capricci, in voglia di essere al centro dell'attenzione, distogliendo il famigliare o l'amico, dal reale bisogno di attenzione causato da un profondo disagio che si sta vivendo. 

<<La persona affetta da anoressia crede di valere qualcosa solo in virtù della propria malattia, dal momento in cui molti gli rivolgono  attenzioni.>>

Il Mostro mi ha toccato molto da vicino, una mia cara amica ha attraversato questo torrente in piena. È stata travolta proprio dall'incomprensione che si era creata intorno a lei. Un rapporto difficile con un genitore che, se pur in buona fede, ha contribuito ad affondarla sempre di più, creandole sensi di colpa inesistenti o accentuando gli errori reali. Dall'occhio del ciclone, come l'autrice, ne sta uscendo. E se ne esce, una volta accettato il fatto che non si è nemici di se stessi e che gli altri vogliono aiutarci, accettandoci per quello che realmente siamo. Ma il prezzo da pagare è un finanziamento a lungo termine, messo a dura prova dalle ricadute insidiose. 
Sarà quindi importante seguire  un lungo percorso di interazione tra medicina, psicoterapia, psichiatria e amore. 
La luce si trova, se si segue la strada giusta.
Poche pagine ma molto intense ed educative. Michela Boero, con la sua semplicità e la sua schiettezza ci da la possibilità di imparare a conoscere un "male di vivere" che in molti attribuiscono solo al mondo delle modelle e delle donne. Invece è tra noi molto più di quanto immaginiamo, con una prevalenza femminile, ma senza distinzione di sesso o razza.
Un piccolo "saggio" che consiglio a tutti, anche a chi non avesse letto Briciole di me, l'altro suo testo.
Non è mai troppo tardi per imparare ad ascoltare un grido invisibile.
Ringraziando anche Michela per averci raccontato la sua storia, le mando un grosso abbraccio e un in bocca al lupo soprattutto in questo periodo di estrema difficoltà mondiale.
Buona lettura,
Tania C.





venerdì 13 marzo 2020

Recensione LA CAMPANA IN FONDO AL LAGO di Lars Mytting - Ed. DeA Planeta -



LA CAMPANA IN FONDO AL LAGO
Lars Mytting
Ed. DeA Planeta
Traduzione Luca Vaccari
Pag. 480
Genere giallo-mistero
Formato brossura
Pag. 480
Cartaceo € 18,00
Ebook € 9,90

CONOSCIAMO L'AUTORE

Lars Mytting - foto dal web -

Lars Mytting, giornalista e scrittore, ha pubblicato tre romanzi di grande successo in Norvegia, ma è con Norwegian Wood, edito in Italia da UTET e tradotto in 10 paesi, che è diventato una vera celebrità: ha venduto più di 500.000 copie, ha vinto il Bookseller Industry Award 2016 nella categoria Non-Fiction, ha ispirato libri da colorare, programmi televisivi e contest fotografici a tema, mentre sui social network è esplosa la #NorwegianWood mania. Con DeA Planeta ha pubblicato Sedici alberi, altro grande successo internazionale da oltre centocinquantamila copie nella sola Norvegia.

TRAMA






È il 1879. Nel piccolo villaggio norvegese di Butangen sorge una meravigliosa ed austera chiesa, l'antica stavkirke, costruita interamente in legno, scrigno di un'antica memoria, di leggende e magia.
Dai suoi banchi imbiancati dalla neve e spazzati dal freddo che congela il midollo, un tempo si poteva ammirare l'ultimo arazzo che le dita delle instancabili gemelle  siamesi unite dalla vita in giù, Gunhild e Halfrid Hekne, avevano intessuto.
E proprio in quella chiesa, le campane costruite dal padre in loro memoria, continuano a rintoccare negli anni, animate da vita propria, misteriosamente, tutte le volte che una minaccia incombe sulla vallata...
Ma un giorno il nuovo pastore decide, seguendo le proprie ambizioni, che il villaggio ha bisogno di progresso e deve disfarsi delle campane.
Il pastore, però, non ha fatto i conti con Astrid Hekne, coraggiosa pronipote delle gemelle, disposta a tutto, anche all'inganno, pur di difendere le "sue" amate campane e non soccombere ad un futuro che sembra essere già scritto. 
Mirabolante intreccio di storie, destini ed epoche, La campana in fondo al lago è l'ultimo, celebrato romanzo di uno degli scrittori scandinavi più amati e talentuosi.
Un accorato omaggio allo "stupore dei tempi andati" e al fascino di una terra rude e bellissima.

IMPRESSIONI

In questo ultimo mese sono stata travolta dagli spiacevoli eventi tutt'ora attuali che mi hanno scombussolato una delicata situazione famigliare rallentandomi un po' le recensioni. Ora che il peggio è passato, il tempo libero forzato mi è di grande aiuto, sperando che il mio lavoro possa essere uno spunto per invogliarvi alla lettura.
La recensione che vi propongo oggi, per la Valigia è l'inizio di una nuova collaborazione con la Casa Editrice De Agostini Planeta, DeA, che ringrazio per l'invio della copia ebook del romanzo che ora vi racconterò.

<<Le ragazze furono seppellite sotto il pavimento della chiesa e, a ringraziamento del fatto che era stato concesso loro di morire insieme, Erik Hekne fece fondere due campane, Furono chiamate le Campane sorelle e producevano un suono d'intensità e profondità ineguagliabili, che si propagava in tutta la valle e risaliva le montagne echeggiando contro le pareti rocciose.>>

Il romanzo si intitola La campana in fondo al lago, di Lars Mytting, noto ai lettori per il cult Norwegian Wood, è un avvincente giallo storico ambientato nella Norvegia del 1800, a Butangen, un piccolo villaggio incastonato tra le sponde di un lago dal fascino magnetico e misterioso.
Il mistero è legato alle gemelle siamesi Halfrid e Gunhild, orfane di madre durante il parto. Le gemelle, cresciute in una fattoria col padre, nel tempo diventano abili tessitrici di meravigliosi arazzi, ma vengono prematuramente a mancare a poche l'una dall'altra. 


Stavkirke, tipica chiesa scandinava -foto dal web -

In ricordo delle figlie, il padre fa costruire due campane gemelle da donare alla stavkirke, l'antica chiesa di legno del villaggio. Sulle campane aleggia un mistero: il loro suono argentino è talmente potente da spingersi alla distanza di tre villaggi e squillare come se fossero le campane del luogo. Ma la cosa più curiosa era che le campane sembravano animate da vita propria, quando si mettevano a squillare improvvisamente da sole, poco prima che qualche sciagura incombesse nel villaggio.

<<Ovviamente Astrid era troppo rude. Era fatta così adesso, ma doveva essere possibile raddrizzarla.>>

Con un balzo temporale di qualche anno, precisamente nel 1879, l'autore ci fa conoscere Astrid, il personaggio chiave della storia, una giovane donna controcorrente, autonoma e ribelle, pronta a difendere i suoi valori e i suoi cari senza badare a mezzi e maniere.
La donna, dal carattere fiero e indipendente è discendente delle gemelle Hekne e combatterà con tutte le sue forze affinché la chiesa con tutta la sua storia e la memoria delle gemelle, fiere e grintose come lei, non venga distrutta. La vita la metterà a dura prova, gli ostacoli da superare sembreranno enormi, ma Astrid saprà affrontarli a testa alta, con la sua semplicità e la sua grinta.
A scompigliare la perpetua pace lenta e tranquilla del villaggio arriverà, Kai, il nuovo pastore della chiesa, con idee innovative e il progetto di demolire la vecchia e pericolante chiesa. Il pastore non arriverà solo, sarà  accompagnato da un architetto che dovrà occuparsi di fare il disegno  della vecchia stavkirke, l'antica Chiesa di legno, che verrà presto distrutta per poi essere ricostruita in un altro luogo, a Dresda, identica nell'aspetto ma più moderna e soprattutto più sicura, viste le condizioni fatiscenti di quella attuale. 
Il rischio di vedersi crollare addosso il soffitto per il peso della neve era concreto, dalle travi logore soffiava un vento di ghiaccio e neve che rendeva la funzione impossibile al pastore e ai fedeli. Il villaggio doveva assolutamente adeguarsi ai tempi, soccombere alla modernità che in Europa stava avanzando inesorabile. Un sacrificio, per migliorare il futuro della comunità.
Astrid, come tutto il villaggio poco incline ai cambiamenti, cercando di difendere la storia della sua famiglia e le amate campane, si ritroverà a frequentare il pastore Kai, lasciando che un sentimento all'inizio ostico, si trasformi in qualcosa di più intenso dell'amicizia, invadendole il cuore.
Astrid sa che non può lasciarsi andare ai sentimentalismi, deve difendere la sua causa, per se stessa e per il villaggio molto legato alle Campane sorelle. Si narra addirittura che le campane, al loro interno, contenessero una ''medicina'' speciale, la "rogna", in grado di curare tutti i mali.
I rischi che si corrono durante una battaglia sono tanti e diversi, e la battaglia contro l'architetto Schonauer se all'inizio era una guerra aperta, col tempo si trasformerà in  un sentimento troppo, molto simile, a quello per il pastore, mescolando le carte in tavola e scompigliando i principi di Astrid. 
In ballo ci sono troppe cose:
la storia  della Chiesa e delle Campane da preservare;
la storia della famiglia di Astrid, le gemelle coi loro arazzi tessuti con amore e passione;
i suoi sentimenti per il pastore che a sua volta combatte una lotta interiore molto più feroce, quella con se stesso e col voto che ha fatto;
i sentimenti di Gerhard Schonauer per Astrid e il suo compito da portare avanti per il bene del villaggio, troppo ancorato a superstizioni e leggende ataviche.
La battaglia di Astrid sarà difficile, metterà a dura prova la sua essenza di donna indomita e salda ad antichi principi.
Sarà il cuore a prevalere sulla razionalità o Astrid lascerà che il passato affondi sempre di più le sue radici nella storia di un villaggio ancora addormentato dall'incantesimo delle antiche leggende scandinave?
Se volete scoprire come Astrid uscirà da questa situazione difficile, non vi resta che lasciarvi cullare dalla vostra poltrona preferita e immergervi tra le pagine, cartacee o virtuali è indifferente, di questo romanzo fiabesco, lasciandovi trasportare in quelle incantate lande battute dal vento e dal gelo , minuziosamente descritte dall'autore, al punto che sembra di sentire la neve gelata che ci sferza il viso. 
Le  pagine sono tante, la lettura scorre lenta, come la vita a Butangen, ma con la sua pacata lentezza vi coinvolgerà al punto di trasportarvi a Butangen, a combattere la battaglia del cuore insieme ad Astrid. 
Questo romanzo è il primo di una trilogia, che sono sicura vi appassionerà così come ha appassionato me. 
In questi giorni così strani e così lenti, potrebbe essere la lettura giusta per capire chi siamo e cosa veramente conta nella vita e un modo per viaggiare restando seduti al caldo.
Buona lettura,
Tania C.





mercoledì 11 marzo 2020

Recensione FINCHÉ IL CAFFÈ È CALDO di Toshikazu Kawaguci - Ed. Garzanti Libri -





FINCHÉ IL CAFFÈ È CALDO

Toshikazu Kawaguci
Ed. Garzanti Libri
Uscita: 12 marzo 2020
Collana: Narratori moderni
Traduzione: Marseguerra C.
Pag. 192
Formato: rilegato
€ 16,00
Ebook disponibile

CONOSCIAMO L'AUTORE

Kawaguchi Toshikazu - foto dal web -

Nato nel 1971 in Giappone, ad Osaka, Toshikazu Kavaguchi lavora come sceneggiatore e regista. 
Finché il caffè è caldo è il suo romanzo d'esordio, vincitore del Suginami Drama Festival.

TRAMA


Da più di un secolo in Giappone esiste una caffetteria molto speciale attorno alla quale gravitano mille leggende. Dicono che una volta entrati nel caffè non si sia più se stessi. Si racconta che dopo aver assaporato il caffè si abbia la possibilità di rivivere un particolare momento di scelte sbagliate della propria vita. Raccontano che un semplice gesto sia in grado di cambiare tutto. Ma c'è una regola da rispettare. Solo una e importante: il caffè deve essere consumato prima che raffreddi. Non tutti sono disposti a entrare in quella caffetteria, ma qualcuno disposto a sedersi al tavolino sorseggiando un caffè fumante e a sfidare il destino per scoprire cosa gli riserva il futuro c'è.
Fumiko, che non ha potuto trattenere accanto a se l'uomo che ama. Kotake, che dopo aver perso il marito e i suoi ricordi crede di aver perso anche se stessa. Hirai, che non è mai stata completamente sincera. Kei, che cercando di essere una buona madre, raccoglie tutta la forza nascosta dentro di lei.
Quattro donne, accomunate da un rimpianto ciascuna. Ognuna di loro sente riaffiorare il dolore di un ricordo. Ma tutti scoprono che ormai il passato non ha più importanza proprio perché è passato e non si può modificare. Quello che conta veramente è il presente tra le mani. Quando si può ancora fare la scelta giusta. Sorso dopo sorso si gusta il caffè caldo e così va vissuta la vita, a piccoli sorsi, assaporandone ogni attimo. 
Finché il caffè è caldo è diventato un caso editoriale in Giappone, vendendo oltre un milione di copie e scalando successivamente le classifiche di tutto  il mondo.
Un romanzo dal misterioso fascino orientale, sulle occasioni perdute e su quelle ancora tutte da vivere.

IMPRESSIONI

Esce oggi, 12 marzo 2020, in tutte le librerie, edito da Garzanti libri, Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi che ho avuto l'onore di leggere in anteprima grazie alla disponilibità della gentile Linda di Garzanti. 
Affascinata dalla trama, ho chiesto una copia e mi ha subito accontentata inviandomi la versione ebook, per questo la ringrazio. Sono anche convinta che non sia il lettore a scegliere il libro, ma il libro ad arrivare al lettore in un momento di difficoltà, quando cerca risposte o vuole fare luce dentro di se. Per me è stata una lettura arrivata al momento giusto.
Immergermi nella cultura di un popolo così lontano, nella  sua saggezza antica ed eterea, nell'inebriante aroma del caffè bollente, è stato come attingere ad una fonte di nettare corroborante.
Con toni pacati, di una delicatezza quasi femminile, Kawaguchi mi ha trasportata in una dimensione dolce,  mistica, fatta di luce e di candore, di speranza e dissolvenza del dolore attraversando ed elaborando il dolore stesso. 
Descrivendo le storie dei suoi personaggi, la cui vita, con  errori e  successi,  gioie e dolori, potrebbe essere la nostra, mi ha invitato a riflettere sul senso, non tanto della vita in sé, ma in quello che noi le diamo con ogni nostra azione dettata da una causa, alla quale corrisponde una conseguenza. 

<< Qualunque cosa si faccia quando si è nel passato, non si può cambiare il presente. >>

Spesso ci lasciamo trasportare dalle emozioni, dai sensi, dall'istinto e soprattutto dal cuore. Senza riflettere sulle conseguenze che le nostre azioni, all'apparenza innocue e in buona fede, possono avere su noi stessi e sugli altri, scoprendole poi come macchie indelebili quando, nel futuro, ci guarderemo indietro, probabilmente con rimorsi e rimpianti. 

<<Se non bevi tutto il caffè finché è caldo...>>
<<...Se non bevo il caffè?>>
<<Toccherà a te diventare il fantasma seduto su questa sedia.>>

Non è facile prendere la decisione di entrare in quel caffè, perché il passato e il futuro fanno paura. Il passato può far soffrire, non si può cambiare e, anche se si potesse, le conseguenze potrebbero essere devastanti. Il futuro non lo si conosce, è un'incognita troppo grande da affrontare. Solo chi veramente è motivato accetta la sfida con se stesso. Chi entra nel caffè alla ricerca di un riscatto personale e morale deve attenersi a delle regole ben precise. Semplici e rigorose, pena diventare fantasmi:

Sedersi in una determinata sedia di un preciso tavolo;
Il tempo comincerà dal momento in cui il caffè viene versato nella tazza;
Una volta nel passato bisogna bere il caffè prima che si raffreddi ;
<<Altrimenti succederà qualcosa di orribile...>>

Un'allegoria velata e malinconica, utile però a scatenare una reazione, a spingere la persona a fare chiarezza dentro di se: se si continua a vivere nel passato la nostra vita non avrebbe più un senso. Alzeremmo un muro che ci impedirà di continuare ad andare avanti, a maturare, ad evolverci. Un muro invisibile che ci avvolgerà costringendoci a vegetare nell'apatia. 

<<Da adesso in poi, che ne è del futuro?>>
Kazu la guardò dritto negli occhi. 
<<Be', visto che il futuro non è ancora successo, credo proprio che dipenda da te...>>

Il passato fa parte di noi, per quanto possiamo dire o fare, tornare indietro fisicamente non si può. 
Così come non si può modificarlo, ma si può invece, nel presente gettare le basi per modificare la nostra vita futura. Sono sempre stata convinta che il presente altro non è che un ponte di bonificazione che collega il passato col futuro, e in questo romanzo, l'autore me ne ha dato la certezza.

Finché il caffè è caldo è un romanzo, ma lo collocherei senza dubbio tra i manuali di auto-aiuto o tra i saggi di psico-filosofia. Finché il caffè è caldo è un viaggio dell'anima, che arriva dritto al cuore del lettore invogliandolo a vedere la vita e il mondo con occhi nuovi, portandolo a riflettere sui valori che veramente contano nei giorni che ci scappano dalle mani come granelli di sabbia, perché siamo tutti un po' Fumiko, Hirai, Kei e Kotake. 
Abbiamo tutti, nel nostro passato, qualcosa che vorremmo cambiare, migliorare e portare nel presente per avere il futuro sul quale abbiamo sempre fantasticato o desiderato, ma solo perdonandoci gli errori del passato e accettandoci per quello che siamo riusciremo, nel presente, a migliorare il nostro futuro. 
Lascio ora a voi scoprire cosa ci insegnano i personaggi di Kawaguci, consigliando questo libro soprattutto a chi ha qualche rimpianto e rimorso, che sia un abbraccio non dato o un'occasione persa, che sia un errore del cuore o dell'impulso, leggendo la favola raccontata da Kawaguci, riuscirete a fare pace con voi stessi e le ombre che cercano di oscurare il vostro cammino.  

In fin dei conti, che uno torni nel passato o viaggi nel futuro, il presente non cambia comunque. E allora sorge spontanea la domanda: Che senso ha quella sedia?
Se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presentano. Serve solo cuore. E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, sicuro un senso deve averlo.

Il senso che la vita è come una tazza di caffè, da assaporare bollente e con poco zucchero. All'inizio svelerà i suoi toni forti e amari, ma lentamente si sprigioneranno le mille sfumature di un aroma deciso, intenso e dolce. Appagante. 
Un romanzo adatto ad ogni cuore, che batte, si ribella, piange e finalmente trova pace. 
Quella dell'accettazione,  soprattutto in questo momento delicato che sta mettendo in ginocchio l'Italia e il mondo. Rispettandoci e rispettando gli altri, potremo gettare le basi per un futuro migliore e ricco di serenità. E mai come adesso ce n'è veramente bisogno. 
Forse, nella realtà di questi giorni una tazza di caffè bollente non servirà a molto, ma tentare non nuoce.
Buona lettura, 
Tania C.

mercoledì 4 marzo 2020

Recensione di RISORGERE di Paolo Pecere - Ed. Chiarelettere -




RISORGERE
Paolo Pecere
Ed. Chiarelettere
Collana Narrazioni Novembre 2019
Pag. 313
€ 18,00
Copertina flessibile
Ebook disponibile

CONOSCIAMO L'AUTORE

Paolo Pecere - foto dal web -


Classe 1975, romano, Paolo Pecere  insegna Storia della filosofia. Tra le sue pubblicazioni spiccano diversi saggi e un manuale scolastico per licei, scritto con Riccardo Chiaradonna: Filosofia. La ricerca della conoscenza, edito nel 2018 da Mondadori.
Per il Tascabile scrive di letteratura, scienza e viaggi.
La vita lontana è il suo primo romanzo, pubblicato nel 2018 da LiberAria.

TRAMA

Monti Himalayani, Marco e Gloria si perdono, oltre il confine della Cina, in una valle senza via d'uscita. Circondati dai ghiacci che si stanno sciogliendo, non trovano nessun segno di vita. Gloria scivola in un crepaccio, scomparendo.
La coppia si trovava in quel luogo per cercare Chen, padre cinese di Gloria, prima studente di Piazza Tienammen, ricco imprenditore in Africa, giocatore d'azzardo a Macao, poi pellegrino nei monasteri buddhisti tibetani. Tutto ciò che Gloria conosce su di lui sono i racconti della madre. All'arrivo della ragazza, smaniosa di conoscere il suo passato, Chen scompare, sembra sia stato visto incamminarsi tra le montagne.
Un nuovo personaggio, mentre Marco cerca Gloria, diventa protagonista di quella doppia ricerca: Liang, un vecchio amico e amante di Chen, che attraverso un viaggio nella memoria, ripercorre la sua vita da poeta in piena violenza del '900 cinese, ricordando gli anni trascorsi insieme tra Roma e Berlino. Due storie sovrapposte, protagoniste degli eventi trascorsi in quei  pochi giorni, seguendo le tracce di Gloria e del padre.
Un romanzo sul tempo, quello di un'Europa statica nel Novecento e quello cinese, accelerato verso un futuro che vuole rimuovere, sui mondi e lingue che si attraggono e respingono, tra Roma, Berlino, Hong Kong e il Tibet, sul tragico passato di una famiglia e di un secolo che come un perfido incantesimo impedisce l'amore e torna a chiedere il conto.  


IMPRESSIONI

Risorgere è la prima opera di Pecere che leggo. Uscito a novembre 2019, mi è saltato all'occhio dopo Natale, tanto da spingermi a chiedere di poterlo recensire a Chiarelettere. Grazie alla gentilezza e disponibilità di Tommaso e di tutto lo staff la copia mi è arrivata a gennaio. Mi scuso per il ritardo della recensione, mi sto rimettendo in pari,
Tra l'altro proprio oggi ho saputo che Paolo Pecere è appena stato proposto tra i candidati al Premio Strega 2020, quindi mi sembra giusto fargli un grosso in bocca al lupo e dare visibilità a questo suo emozionante romanzo.
Di questo romanzo mi ha colpito soprattutto la copertina dall'aria vintage e futuristica allo stesso tempo, avvolgente coi suoi colori caldi e positiva con quel sole splendente che irradia l'intera pagina. Sicura che anche il romanzo sarebbe stato interessante ed emozionante mi sono calata nel cuore di un viaggio dell'anima, alla ricerca di due personaggi: Gloria una giovane donna donna alla ricerca delle proprie origini e Chen, un uomo dalle mille sfaccettature, padre di Gloria. 
Il viaggio comincia sulla catena dell'Himalaya, oltre i confini della Cina, dove pare che Chen sia stato visto arrampicarsi fuggendo non appena ha saputo che due ragazzi arrivati dall'Italia lo stanno cercando.

Lo so che già ti stai rialzando, nel fondo della crepa in cui nessuno dovrebbe finire. Ti spolveri i vestiti e le braccia, poi lanci la tua gioiosa imprecazione sul sesso di Dio.

Il racconto si apre con Marco e Gloria, due giovani che partendo dalla Germania arrivano in Italia per poi  ritrovarsi tra le pareti ghiacciate della catena Himalayana alla ricerca di un uomo: Chen. Il padre che Gloria, musicista dai grandi occhi a mandorla, non ha mai conosciuto veramente se non attraverso i racconti di Raffaella, la madre che ormai non può più aiutarla.
Chen è un ex rivoluzionario cinese, uomo poliedrico, dalle mille sorprese, in prima linea in un periodo storico importante per la Cina, ha lottato per dar voce ai propri diritti in  Piazza Tienammen, tutti ricordiamo quel 1989 quando uno studente a torso nudo si è parato davanti ad un carrarmato. Da quel giorno Chen è cresciuto ed è diventato un prolifico uomo d'affari in Africa, ha fatto dell'azzardo un gioco a Macao, per poi ritirarsi, raggiunta l'età della saggezza, alla meditazione in Tibet. Lasciando Gloria orfana dell'affetto di un padre, presente solo nei regali raffiguranti animaletti intagliati, inviati da ogni luogo da lui visitato. All'arrivo di ogni animaletto, in Gloria si spegne sempre di più la speranza di rivedere il padre e crescere con lui, cercando conforto e verità nei racconti della madre. Ma il vuoto nella sua anima è talmente profondo che, insieme alla musica e all'improbabile fidanzato Marco, così diverso da lei ma così unito, si ritrovano a seguire la pista Himalayana che avrebbe dovuto  condurli da Chen,  per colmare quel vuoto. Forse avrebbe potuto finalmente capire chi realmente fosse , lei giovane donna figlia del mondo e di nessun luogo, dai delicati lineamenti asiatici ma così lontana dalla cultura cinese. E forse avrebbe potuto ritrovare se stessa e vincere la sua apatia verso la vita e i rapporti umani. Ma tra le pareti ghiacciate dei monti Himalayani, Gloria fa un passo falso e sotto gli occhi atterriti di Marco scivola nel buco nero di un crepaccio apertosi sotto i suoi piedi:

Il monte tace e non trema.

Nel crepaccio Gloria si porta con se anche una rivelazione che avrebbe dovuto fare a Marco in quel momento. Inizia così un viaggio nel viaggio, alla ricerca di Gloria e Chen, inghiottiti dalla montagna e dalla vita.  
Ad accompagnare Marco nella ricerca c'è Liang, un amico  giornalista di Chen, divenuto poi il suo amante, un personaggio scaltro ed individualista, che, per volere di Chen, depisterà i ragazzi nella ricerca ma col tempo aiuterà  Marco a conoscere meglio il padre di Gloria e, a sua volta, ne diverrà il confidente,  imparando a conoscere dai suoi racconti la ragazza. 
Marco e Liang sono le voci narranti di surreali intrecci che la vita ha tessuto per Chen e Gloria, anello di congiunzione dei loro racconti.

<<Mi sento meglio. Ho voglia>>
<<Voglia di che? Sei pazza.>> 
<<Ho voglia.>>

Attraverso viaggi nella travagliata storia del Sol Levante , facendo tappa tra Roma e Berlino,  verranno in luce segreti di un passato ferino, fatto di violenza e sete di potere, e un nuovo personaggio Mou Song, chiave di quel passato. 
Ma Pecere ci racconta anche della fragilità di Chen ragazzo, che lotta per i diritti del suo popolo, di Chen amante succube(?) di Liang e di un Chen ormai anziano che rema contro la paura di quella nuova vita che da troppo tempo pretende chiarimenti,  quella vita alla quale forse non è ancora pronto e scappa.
Risorgere parla di storia, antica e moderna, di lotta per i diritti e potere, ma anche d'amore, di passione e di vita che sembra una favola e di una favola che sembra realtà. 
In un alternarsi di viaggi quasi surreali, percorrendo l'Europa e l'Asia, senza confine tra fantasia e realtà, con un'accurata ricerca storica e ricchezza di particolari, descritti scrupolosamente e in maniera affusolata, Pecere ci trasporta in un mondo misterioso, sconosciuto al lettore, che sconfina oltre la sua stessa storia. 
Con un linguaggio pre-macchiavellico, l'autore ha intessuto per il suo romanzo  una trama delicata, poetica che disseta il lettore avido di conoscenza, arricchendola di foto d'interesse storico sulla Cina, regalando così quella marcia in più per incuriosire e tenere incollati alle pagine sino alla fine, dove tutte le carte in tavola vengono mescolate, dove  tutto è realtà e tutto è sogno.
A recensire approfonditamente questo romanzo si corre un rischio, quello di spoilerare, un po' come rivelare in anticipo chi è l'assassino del più intricato giallo di Poirot. 
Il mio consiglio è quello di prendervi qualche ora tutta per voi ed immergervi in questo viaggio intercontinentale nel tempo. Lasciatevi cullare dalla voce di Marco alla ricerca della sua chimera e dell'enigmatico Liang che tenterà di ipnotizzarvi durante le incursioni nella storia. 
Non sarà una passeggiata arrivare alla fine, ma il coinvolgimento sarà tale che, dopo il punto di pagina 313 avrete una tale nostalgia di questo mondo che apprezzerete ancora di più il certosino lavoro di Pecere. 
È una promessa. 

Buona lettura, 
Tania C.



Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...