AGENTE COBRA
La mia vita come cacciatore di criminali
Attilio
Alessandri
Ed.
Chiarelettere
GENERE:
GRANDI INCHIESTE
COLLANA:
REVERSE
PAGINE: 208
FORMATO:
Brossura fresata con alette
PREZZO: € 17.00
Formato ebook presente in tutti gli store digitali
CONOSICIAMO L'AUTORE
Attilio Alessandri, nasce nell’hinterland romano nel 1962.
Quasi per dovere finisce il liceo e, subito dopo, si arruola in polizia, facendo gavetta nel reparto celere alla squadra volante per passare, nel 1982, a soli vent’anni, alla mobile.
Alla mobile percorre tutte le tappe della carriera fino al grado di sostituto commissario coordinatore, il grado più al quale può aspirare un poliziotto non laureato.
Dopo aver fondato e capitanato la squadra Cobra, riceve quattro promozioni per meriti sul campo, frutto del duro lavoro sulle strade di Roma, affrontando una dopo l’altra le pericolose bande armate che miravano a banche e portavalori.
Criminali di ogni genere: rapinatori, narcotrafficanti, pedofili, assassini, mafiosi sono stati ammanettati durante le sue operazioni, portate a termine con successo.
Pur essendo in pensione dal 2022, continua a collaborare con le forze dell’ordine.
TRAMA
AGENTE COBRA
La mia vita
da cacciatore di criminali
LA STORIA VERA DELLO SBIRRO PIÙ TEMUTO E PIÙ
DECORATO DELLA
CAPITALE
Attilio Alessandri (conosciuto come Agente Cobra) è il poliziotto più decorato della squadra mobile romana. Ha prestato servizio per oltre quarant’anni, indiscusso protagonista di operazioni memorabili: l’arresto del cassiere della mafia Pippo Calò e quello del narcotrafficante Massimiliano Avesani, detto “il Principe di Malaga”; le operazioni speciali per combattere lo strapotere della banda della Magliana; la cattura di Massimo Carminati, “il Cecato”, per decenni il criminale più temuto di Roma; i sequestri di persona; l’esperienza nell’antirapina; la caccia ai terroristi dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) e molto altro, che per la prima volta in questo libro ha deciso di raccontare in prima persona.
Come e perché è nata la squadra speciale Cobra. Come si costruisce un’operazione di polizia che porta all’arresto di pericolosi criminali o latitanti.
Come si sventa una rapina a mano armata.
Le sue operazioni raccontano la sua vita condotta sempre al limite, all’interno del corpo della polizia di Stato, a cui ha dedicato tutta la vita, arrivando a sacrificare gli affetti più cari e rischiando ogni giorno, in prima persona, di essere ucciso.
Un corpo che, come lo stesso agente Cobra rimarca, è luci e
ombre.
Perché “se il mondo è malato, lo è anche il Corpo di
polizia”.
«Non sono un profeta. Ho fatto tutto quello che ho potuto.
Fra poco nessuno si ricorderà più di me.»
«Almeno scrivi un libro. Racconta la tua storia. La storia
dell’uomo che ha fondato la mitica squadra Cobra.»
IMPRESSIONI
Amici della Valigia buon pomeriggio, spero passato in compagnia di tante belle letture. La recensione di oggi è tratta da un'inchiesta biografica veramente molto interessante, trattando temi di cronaca nera italiana sempre attualissimi. Il testo che sto per recensire si intitola "AGENTE COBRA La mia vita come cacciatore di criminali", porta la firma di Attilio Alessandri, (aka agente Cobra), e mi è stato gentilmente offerto in copia cartacea da Tommaso e Alice di Chiarelettere che sanno quanto io ami queste letture, per questo li ringrazio.
Ho sempre recensito inchieste e biografie che riguardavano la mia passione per l'Arma dei Carabinieri ma, nei giorni scorsi, ho sentito bussare la curiosità di chiarirmi un po' le idee al riguardo. Ho così deciso di allargare le mie letture e i punti di vista verso un mondo a me sconosciuto, quello della Polizia di Stato, rimanendone piacevolmente affascinata.
<< Mi era nata dentro una sete di giustizia. Fu in quel momento che in me cominciò a farsi chiaro il mio avvenire: sarei diventato un poliziotto. >>
Ero ancora molto piccola il 19 marzo 1978, ma ricordo l'orrore e lo scalpore che fece in casa mia, quel giorno, apprendere la notizia dell'omicidio della scorta di Aldo Moro e il suo sequestro, sfociato poi in omicidio circa due mesi dopo, il 9 maggio 1978 (proprio oggi ricorre l'anniversario), per mano di un commando delle Brigate Rosse.
All'epoca era ancora piccolo anche Attilio Alessandri.
Aveva soltanto sedici anni, poco più di un ragazzino nel pieno dell'adolescenza, ma abbastanza grande da rimanere sconvolto ed essere in grado di capire le conseguenze politiche che sarebbero sarebbero scaturite da quella tragedia.
Il giorno del sequestro fu la molla che fece scattare in lui l'idea chiara e precisa della strada che avrebbe preso la sua vita: quella della giustizia, entrando in Polizia.
<< Ma io non volevo studiare, ormai avevo fatto un patto con me stesso. Difenderò il mio paese, sarò il migliore dei poliziotti, andrò per le strade a scacciare i criminali. E lo farò non dopo, non domani, non quando avrò finito gli studi. Lo farò subito. >>
I genitori non presero bene quella notizia e furono perentori, prima avrebbe finito il liceo, poi avrebbe pensato al da farsi. Spinto dalla sua caparbietà, il giorno dopo il sequestro Moro, Attilio si recò al commissariato più vicino.
Apponendo le firme dei genitori sui moduli e mentendo sull'età, consegnò tutti i documenti che servivano per arruolarsi, restando comunque consapevole che prima dei diciotto anni non avrebbe potuto seguire il suo sogno.
Fin dalle prime pagine del racconto si evincono la forza di volontà e i valori di quel ragazzino destinato a diventare uno dei cacciatori di criminali più esperti nel settore.
Mi è subito piaciuto quest'uomo dallo spirito fermo e il cuore grande. Una persona con una spiccata empatia, ma capace di non cedere alla pressione che ogni indagine avrebbe comportato.
Come tutti gli esseri umani è formato da carne, ossa, cuore e soprattutto sangue freddo. Ce ne vuole tanto per fare il suo lavoro. Intere giornate di appostamenti, in luoghi e situazioni improbabili, con la consapevolezza che quello potrebbe essere l'ultimo respiro.
Solo chi ama e crede profondamente nel proprio lavoro è disposto ad accettare certi ritmi, e Attilio ha sempre portato a termine ogni incarico per amore.
L'amore per la giustizia, l'amore per quella divisa che avrebbe garantito alla sua famiglia e agli italiani di vivere in sicurezza ogni giorno.
Ma per portare avanti i propri ideali bisogna anche essere ben consci, ed accettare, che a qualcosa bisogna rinunciare. Alessandri lo accettò, non senza sofferenze e pagando un prezzo alto, ma lo fece da padre e marito che sa quello che è giusto per aiutare la propria famiglia e svolgere bene il proprio lavoro.
Posso solo immaginare la sofferenza provata nell'ammettere senza paura i propri errori e prendere decisioni che segneranno per sempre la tua vita.
Durante un'operazione i rischi superano di netto le sicurezze, se la testa è occupata da pensieri e problemi personali, nella squadra si viene a creare uno stato di ansia generale che potrebbe compromettere non solo la buona riuscita del caso, ma la vita stessa di più persone, anche innocenti.
Mente lucida e corpo saldo sono stati il punto di forza che fin da subito lo hanno portato a svolgere il suo lavoro egregiamente, emergendo nella carriera ancora giovanissimo, fino a fondare, dopo un periodo produttivo nella squadra anti sequestri, la Squadra Cobra, un gruppo di agenti scelti, specializzati in anti rapine.
<<... Lì, forse per la prima volta, ho piena coscienza di quel tumulto interiore che attraversava un uomo in situazioni di pericolo estremo e immediato. Paura, ma anche determinazione. E capisco che la paura rallenta il tempo... >>
I primi anni '80, passati nella squadra anti sequestri, lo coinvolsero nelle operazioni di liberazione di ostaggi sequestrati dal Mas (Movimento armato sardo).
I sequestri mi hanno sempre colpito molto, chi non ricorda gli anni di agonia di Cesare Casella o l'atrocità dell'orecchio mozzato del piccolo Farouk Kassam? Ho sempre sentito parlare dell'Anonima sequestri sarda o calabrese, ma mai del Mas.
Dal momento che tutto mi affascina, ho voluto approfondire, sapere di più su quella associazione criminale indipendente sarda, e la mia sete di conoscenza mi ha portato a parlarne a lungo con chi, in Sardegna, ha combattuto la criminalità ogni giorno per trent'anni, vestendo un'altra divisa.
Il Mas, organizzazione criminale indipendente nacque negli anni '80 nelle zone più ostili e impervie dell'isola, crescendo sotto la protezione della popolazione locale, molto spesso consenziente, e dei pastori mercenari che si misero ben presto al soldo di criminali latitanti, grazie al loro stile di vita molto primitivo, ubicato in montagne impenetrabili e isolate.
Considerato alla pari delle Brigate Rosse e dei Nar (Nuclei anti rivoluzionari), a differenza della più longeva Anonima Sarda che affondò le sue radici e agì, oltre che in Sardegna anche tra le campagne di Lazio, Toscana, Umbria e parte dell'Abruzzo, il Mas non operò mai fuori dall'isola, eccezione fatta per il sequestro Comper, la cui operazione di dissequestro coinvolse Alessandri.
A farne parte erano un gruppo di malviventi e latitanti locali, uomini disumani senza scrupoli, senza nulla da perdere e dediti, oltre che alle rapine, a brutali rapimenti a scopo estorsione.
Il Mas, seguendo quasi fedelmente i paradigmi dell'Anonima Sarda, era strutturato su una gerarchia a base piramidale, fondata sul potere matriarcale e rispettosa di un preciso codice d'onore che non li avrebbe mai visti collaborare con le mafie e non li avrebbe mai visti coinvolti in sequestri di donne e bambini. L'organigramma esecutivo dei rapimenti partiva dalla base della piramide, gestita da un latitante, vari carcerieri, un "cameriere" addetto al rifocillamento, che doveva fare la spola tra le cucine, abbastanza distanti dalla "tana", dove venivano preparati i pasti per l'ostaggio e carcerieri, e il nascondiglio. C'era poi un favoreggiatore, destinato a raccogliere informazioni finanziarie dell'ostaggio e alcuni uomini che fungevano da portavoce con gli intermediari della contrattazione del riscatto.
Dal basso verso l'alto, il gradino inferiore riceveva ordini dal gradino superiore. Nessuno scavalcava nessuno e nessuno dei gradini bassi poteva interagire col vertice.
La cosa che più mi ha sconcertato è stato apprendere che al vertice della piramide, a dettare regole, fossero proprio le donne.
Quelle stesse donne che hanno sempre dato l'immagine di chi vive tra casa e agricoltura.
Un altro fatto che mi ha sconvolto è stato venire a conoscenza del fatto che gli ostaggi venissero legati con pesanti catene, al collo o ai piedi, lunghe giusto quel poco per poter cambiare posizione durante la notte, costretti a vivere nei loro stessi escrementi.
Più di tutto, però, mi ha scombussolato l'anima sapere che se i riscatti non venivano pagati, gli ostaggi più fortunati sarebbero stati sotterrati dal cemento, altri dati in pasto ai maiali.
Ai maiali... come rifiuti! Quella notte quasi non ci dormii.
Il sequestro Comper segnò anche l'inizio della fine dei sequestri in generale, grazie all'introduzione, da parte della magistratura, della procedura al congelamento dei beni degli ostaggi, atto ad evitare il pagamento dei riscatti, tramutata poi in legge numero 82 nel 1991.
Alla fine di marzo del 1985, dopo lo smantellamento della squadra anti sequestri ci fu la svolta che fece capire ad Attilio di appartenere "alla squadra", di essere un membro effettivo e collaborante.
Il clima che si respirava nella sezione quel 30 maggio, era quello di quando sta per accadere qualcosa di grosso, di serio. C'era in corso un'importante operazione che aveva teso gli animi fino allo spasmo. Anche se non vi aveva preso parte attivamente, grazie all'ordine di un superiore, venne coinvolto nella scorta di un uomo che avevano appena arrestato insieme a un gruppo di malavitosi siciliani.
Insieme ad un collega gli venne affidato il compito di scortare nei laboratori della scientifica, per le procedure di riconoscimento, un signore dall'aria molto distinta. Attilio, curioso di sapere chi fosse, durante il breve tragitto in ascensore, cercò di soddisfare la sua curiosità domandando direttamente all'uomo le sue generalità, tanto più che di li a poco la scientifica lo avrebbe identificato.
Con un luccichio indimenticabile che scaturì dai suoi occhi, l'uomo si rivolse ad Alessandri rispondendogli:
<< Picciotto, facisti tredici. >>
Quell'uomo, scortato dall'ignaro Attilio, era uno dei più potenti boss della mafia siciliana, Pippo Calò.
Da quel giorno il giovane agente continuò egregiamente il suo lavoro nell'anti rapina, diventando sempre più scaltro e preciso durante le operazioni coordinate con la collaborazione di una squadra affiatata e valida, avanzando velocemente nella carriera.
<< ... E allora Attilio scatta dal nulla e gli salta al collo. Un gatto! Anzi, no, un cobra!. >>
<< Cobra. Da quel momento sarà il mio nome e in seguito anche quello della mia squadra. >>
Nei primi anni '90, a trent'anni, già ricopriva il grado di sovrintendente e nel '95 quello di viceispettore, conosciuto e in certi casi anche rispettato a dalla malavita per il suo modo di agire sempre schietto e diretto. Durante gli arresti non era difficile che molti si arrendessero subito alle sue manette, riconoscendone la bravura.
Quell'anno durante una movimentata operazione sul traffico di merce rubata, che lo coinvolse in un rocambolesco quanto esilarante inseguimento finito tra i rovi dei giardini di Villa Pamphili a Monteverde, venne ufficialmente costituita la squadra dell'agente Cobra.
Agente Cobra, il temuto e stimato cacciatore dei più feroci rapinatori della capitale ma non solo, perché grazie alle sue doti partecipò anche a importanti operazioni sotto copertura oltre oceano...
Ma questa è un'altra storia che vi lascio scoprire leggendo questa avvincente inchiesta.
Questa lettura mi ha aperto mondi sconosciuti, portandomi a conoscenza di interessanti aneddoti sulla storia criminale italiana, che desidero approfondire al più presto.
Il bello di certe letture è che non si fermano alla trama stessa, ma infondono il piacere, la voglia e la curiosità di saperne di più, di scavare a fondo e conoscere.
L'Agente Cobra ha portato a termine, onorevolmente, anche questa "operazione" e per questo, in particolar modo se amate il genere giallo/noir, vi consiglio vivamente questa lettura.
Scorrevole, incalzante, accurata (per quanto, ovviamente, sia lecito raccontare) e soprattutto leggera, pur affrontando temi impegnativi.
Ringrazio ancora Tommaso e Alice per questa nuova opportunità e ringrazio il mio "informatore" per aver condiviso con me parte della suo vissuto, spesso molto simile a quello raccontato nel testo, durante gli anni di servizio sull'isola.
Augurandovi buona lettura vi invito a correre in libreria o a spolliciare negli store, sicura che non ve ne pentirete.
Tania C.