sabato 30 marzo 2024

Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

 





UN ANIMALE SELVAGGIO
Autore: Joel Dicker
Editore: La Nave di Teseo
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra
Pubblicazione: 25 marzo 2024
Formato: Brossura con alette
Pag.: 448
€ 22
Formato ebook presente in tutti gli store digitali

CONOSCIAMO L'AUTORE

Joel Dicker, professione scrittore, nasce a Ginevra, in Svizzera nel 1985.
La consacrazione al pubblico avviene col suo secondo romanzo, La verità sul caso Harry Quebert, scritto dopo Les derniers jours de nos pères, che ha ricevuto il Prix des écrivains genevois, nel 2010.
Il Caso Harry Quebert, tradotto in oltre 25 paesi, ha ricevuto il Grand Prix du roman de l'Academie Française nel 2012 e, sempre nel 2012 il Prix Goncourt des lycéens.
Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.
Scalano la vetta della top ten internazionale La scomparsa di Stephanie Mailer (2019 La Nave di Teseo), L'enigma della camera 622 (2022 La Nave di Teseo) e Il caso Alaska Sanders (2022 La Nave di Teseo).
Nel 2024 esce Un animale selvaggio.

TRAMA

2 luglio 2022, due ladri rapinano una importante gioielleria di Ginevra. 
Non sarà un colpo come tutti gli altri. 
Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun è in procinto di festeggiare il suo quarantesimo compleanno. 
La vita le sorride, vive con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa circondata da un bosco. 
Sono entrambi ricchi, belli, felici. 
Ma il loro mondo idilliaco all'improvviso s'incrina. 
I segreti che custodiscono  da troppo tempo cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato e dalla reputazione impeccabile, è ossessivamente attratto da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. 
La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell'intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. 
I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne. Nemmeno il lettore.

IMPRESSIONI

Amici della Valigia ben ritrovati. 
La recensione di oggi è per augurarvi una serena Pasqua e darvi un consiglio di lettura per questo fine settimana.
Bando alle ciance e veniamo subito al dunque, all'evento che molti lettori, compresa la sottoscritta, hanno aspettato a sufficienza! per 12 anni! Ad Azkaban!
Ehmm... scusate, quella è un'altra storia.
Dicevo, dopo due lunghissimi anni, il 25 marzo, finalmente, è uscito in libreria il romanzo più atteso di sempre: Un animale selvaggio di Dicker.
L'attesa è stata snervante. 
Dopo vari depistaggi su titolo, copertine, date di pubblicazione, il 25 ero davanti alla libreria ancora chiusa ma con le idee ben chiare di trama e copertina, in attesa che la libraia aprisse la porta e mi facesse annusare la mia copia, prenotata da tempo.
È stato faticosissimo arrivare a casa e non buttarmi subito tra le pagine di quel romanzo che ho bramato per mesi, ma che dico, anni!
Infatti non ho resistito e, in una notte, sono arrivata alla fine delle 448 pagine, letteralmente volate sotto ai miei occhi.
Che Dicker è il genio del male ve l'ho già detto?
Ebbene, questa volta non ci racconta la solita storia dello sventurato pescatore o runner che rinviene accidentalmente il cadavere di un'adolescente troppo libertina fuggita da casa.
No! 

<< Poi la porta si aprì, e Greg e Karine rimasero folgorati davanti alla coppia venuta ad accoglierli: Sophie e Arpad. >>


Questa volta il format thriller-poliziesco assume anche delle sfumature hard-rosa, narrando i "grossi guai in Paradiso" di una famiglia impeccabile della Ginevra bene e dei loro vicini, più borghesi ma con tanta voglia di riscatto sociale ed economico.
La famiglia Braun incarna la famiglia del Mulino Bianco, inserita in una società fatta di apparenze e ostentazioni: vive in una lussuosa villa di vetro circondata da una folta foresta, è formata dalla bionda Sophie, bella e selvaggia, madre premurosa e moglie innamorata del marito, sempre elegantemente impeccabile col suo fisico statuario e talmente perfetta da far girare la testa a chiunque le si avvicini; Arpad, il borioso marito, imbalsamato e ultimamente un po' apatico ma sempre affascinante. 
Impiegato bancario che guida una Porche e sfoggia il rolex d'oro sul polsino di abiti dal taglio sartoriale sempre fresco e, infine, da due splendidi figli, compagni di giochi dei figli di Greg, vicino di casa e agente  appartenente alla squadra d'assalto del corpo della  polizia ginevrina. 
La famiglia di Greg vive oltre la foresta, a pochi centinaia di metri dalla villa di vetro, in una piccola villetta modesta, definita Obbrobrio dall'insoddisfatta moglie Karine. 
La coppia ha un cane, Sandy e due figli. 
Greg, insieme ad Arpad, fa volontariato nel bar della società  sportiva dei loro figli, stringendo presto amicizia, ma diventandone ben presto geloso.
A parte Karine, nessuno conosce la vera carica che Greg ricopre nel corpo di polizia. 
Il suo mephisto nero lo protegge dalla realtà e da eventuali ritorsioni. 
È  forte e carismatico ma un po' troppo sicuro di sé. 
Sarà proprio il la bomba chimica di testosterone e ormoni che lo metterà  spesso in situazioni poco chiare e pericolose.
Dalla sua, ha il pregio di essere un gran parac..o, anche se un  distratto!

<< Non poteva dirlo al marito, ma in fondo voleva una vita come quella di Arpad e Sophie. >>


Il personaggio di Karine è quello che ho amato di meno. 
Più fastidiosa di una mosca, è frivola, perennemente insoddisfatta e con la smania di voler vivere e apparire come la donna che non potrà mai essere, finendo per fare la vittima di una situazione alla quale non ha mai lesinato a dare il suo ingrato contributo.
Lavora come come "leggiadra e gioiosa commessa"  in un negozio di abbigliamento, sognando una carriera manageriale che non avrà mai.
Da sempre gelosa del marito e di chiunque gli stia intorno, è  in perenne lotta col suo lavoro, quello che ha permesso alla sua famiglia di poter vivere dignitosamente, anche se  più modestamente rispetto ai Braun.
Non passa giorno che la donna non cerchi di emulare l'amata/odiata vicina di casa Sophie, facendo di tutto per diventarle amica ma logorandosi il fegato e la mente dall'invidia. 
Continua a punzecchiare e rinfacciare Greg per la scelta poco felice dell'acquisto dell'Obbrobrio. 
A lei non era mai piaciuto quel quartiere così squallido e popolare, lei era portata per una vita fatta di lusso e mondanità, proprio come i loro vicini.
Greg, dal canto suo, pur amandola, ha smesso da un po' di provare interesse per la moglie, sempre ostile e refrattaria a ogni suo  approccio e sempre più delusa e pretenziosa, dopo aver partecipato alla festa per i quarant'anni di Arpad. 
Dopo averla conosciuta, per Greg è facile invaghirsi della bella e viziata quanto irrequieta Sophie, tanto dal farla diventare una morbosa ossessione e mettere a rischio il proprio lavoro e la vita coniugale.
Sophie diventa il suo chiodo fisso: comincia a spiarla in orari improbabili, dal folto della foresta e ogni scusa è buona per uscire di casa a spiarla. 

<< Greg si fermò in mezzo agli alberi, legò Sandy a un tronco e andò a sistemarsi tra i cespugli per osservare la Casa di Vetro. Era ancora tutto spento. >>

L'ossessione per quella donna così desiderabile lo porterà a sporcarsi le mani, a spiarla  nell'intimità e a spiare anche Arpad, scoprendo che la famiglia idilliaca dalla quale anche sua moglie è tormentata, non è poi così limpida e invidiabile.
La smania  gli farà scoprire che i Braun non sono la famiglia felice e benestante che vogliono far credere. 
Dietro ai cristalli della loro lussuosa Casa di Vetro, si nascondono inquietanti segreti che dovrà, a tutti i costi, approfondire, soprattutto ora dalla sera in cui ha scoperto casualmente che l'insopportabile e borioso Arpad sta progettando una rapina.
Un po' per placare le pretese e la gelosia morbosa di Karine e un po' per far finalmente fuori Arpad e avere campo libero con Sophia. 
Ora che ha anche scoperto che la donna è perseguitata da uno strano personaggio sbucato dal passato poco pulito di Arpad, non ci sarà più bisogno di ricorrere a sotterfugi per assentarsi da casa...
In un crescendo di misteriosi e pericolosi intrecci che saranno la causa di molti passi falsi di Greg, Dicker srotola una trama solida e machiavellica, degna del più abile mentalista. 
Il lettore si ritroverà incollato alle pagine, avido di conoscere i sordidi sviluppi della storia.

<< SEDICI ANNI PRIMA. LUGLIO 2006. DRAGUIGNAN, FRANCIA.
Draguignan, a cinquanta chilometri da Saint-Tropez. Il furgone cellulare si fermò tra le mura di cinta della prigione. Era arrivato un gurpo di nuovi detenuti. >>

La struttura del romanzo è quella tipica di Dicker: flashback, salti spazio temporali, punti di vista dei personaggi legati da un impercettibile fil rouge che guiderà attraverso segreti scottanti, nodi da sciogliere, curve pericolose e lunghe strade da percorrere con ogni mezzo lungo l'Europa, alla conclusione del romanzo, completamente spiazzati e allibiti dall'abilità di mescolare le carte in tavola senza che il lettore se ne renda conto, se non a fatti compiuti.
Ho amato ogni pagina di questo romanzo, ogni singolo personaggio. Chi più, chi meno, ha saputo tener viva la mia curiosità e la mia attenzione tutta la notte, fermandomi solo per soste tecniche.  
Arrivata ai ringraziamenti finali mi sono sentita appagata ma già nostalgica delle atmosfere lattiginose della foresta ginevrina, ma soprattutto di quelle azzurre e salmastre di Saint-Tropez. Si, perché Dicker, oltre che intrigare noi lettori con le sue trame perverse, ci fa anche viaggiare lungo paesaggi da sogno. 
Di ogni luogo incontrato durante la lettura, se ne possono percepire i rumori, i suoni, le brezze profumate e i sapori. Una girandola di emozioni che porta al desiderio di mettersi in viaggio. 
La mia sorpresa più grande, leggendo questo romanzo, è stata quella di ripercorrere le tappe di uno dei miei viaggi più belli, sentendomi quasi protagonista della storia e facendomene innamorare ancora di più, tachicardia e adrenalina fuori controllo comprese!
A questo punto qualcuno di voi potrebbe chiedersi cosa significhi il titolo del romanzo, visto e considerato che, a parte Sandy, il cucciolone di Greg, non ho parlato di animali selvatici e feroci.
Domanda lecita, avete ragione. 
Ma che thriller sarebbe se vi rivelassi proprio tutto?
Sperando di avervi incuriositi a sufficienza, non mi resta di invitarvi alla lettura e augurarvi una buona Santa Pasqua.
Buona lettura,
Tania C.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

mercoledì 27 marzo 2024

Recensione "CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO Il romanzo dell'esodo istriano" di Graziella Fiorentin - Ed. CORBACCIO -

 




CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO

Il romanzo dell'esodo istriano


Autore Graziella Fiorentin

Ed. Corbaccio

Genere Romanzo storico

Collana Narratori Corbaccio

Formato Brossura

Pag 304

€ 18,90

Formato Ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Graziella Fiorentin è nata a Canfanaro d'Istria.

Nel 1943, a causa della persecuzione verso gli istriani, ha dovuto lasciare il suo paese natio per trovare rifugio come profuga prima a Chioggia, poi nelle campagne dei dintorni e, infine, a Padova, dove ancora risiede.

Grazie a questo libro, nel 2001 vince il Pemio del Presidente del concorso <<Firenze Europa>>; nel 2002 vince il Premio Nazionale <<Santa Margherita Ligure Delphino>>; nel 2002 le viene segnalata la finale a Premio Internazionale <<Città di Milano>>; nel 2007 riceve un premio al <<Trofeo Penna d'Autore>>; nel 2011, a Verona, vince il Premio <<Gen. Tanzella>>.

A questo romanzo è stato liberamente ispirato il Movie Rai, recentemente in onda su Rai 1 " La rosa dell'Istria".


TRAMA


8 settembre 1943, con un annuncio ufficiale alla radio, il Maresciallo Badoglio, dichiara la resa dell'Italia agli americani e agli inglesi, creando scompiglio, lasciando allo sbando l'Esercito  e il popolo istriano privo di ogni difesa.

Il Generale Tito, appoggiato dai suoi partigiani, procedeva la sua avanzata cercando di annettere l'Istria alla Jugoslavia, mentre le milizie della Repubblica Sociale stavano appoggiando la riorganizzazione dei tedeschi.

Già dal '43, ma in particolar modo con la fine della Guerra e il 1945, una barbara "pulizia etnica" costringe trecentomila italiani, dei quali settantamila bambini, a fuggire dall'Istria per cercare aiuto in altre regioni, spesso accolti in maniera ostile dagli abitanti.

La figlia del medico condotto, Maddalena e alter ego dell'autrice, ha soltanto 8 anni quando viene strappata con la forza alla sua terra, a quel suo piccolo mondo fatto di mare, sogni, colori e profumi.

Il tempo passa e la bambina racchiude ricordi della sua terra nel suo cuore. Vent'anni dopo, ormai adulta e madre, decide di fare ritorno in quel lembo di terra nel quale è nata, la culla della sua storia, per poter raccontare la storia di tutti quei bambini che, come lei, furono costretti a lasciare troppo presto le loro radici e la loro infanzia.


IMPRESSIONI


Amici della Valigia buongiorno.

Il libro di oggi mi è stato gentilmente offerto, in versione digitale, da Valentina di Corbaccio Editore che ringrazio di cuore per aver accontentato la mia richiesta.

Il suo titolo è "Chi ha paura dell'uomo nero" e racconta, in versione romanzata, la vera storia dell'autrice, istriana, e di tanti altri bambini, costretti all'esodo nel 1943.

Prima di parlarvi della storia di Maddalena-Graziella, credo ci sia bisogno di fare una premessa storica, giusto per comprendere meglio i fatti.

Si dice che a Roma abbiano fatto più danni i Barberini che i Barbari, io non sono d'accordo anzi,  sono più che sicura che, non solo a Roma ma in tutto il mondo, abbia fatto più danni la Seconda Guerra Mondiale coi suoi pazzi persecutori.

Nel '43 l'Italia era in uno stato di sbando totale. Al fallimento del regime fascista di Mussolini conseguì una catena di sfaceli devastanti: il crollo del partito fascista, lo scioglimento delle Forze Armate e la capitolazione dell'8 settembre. 

La disfatta dell'Esercito  finì per coinvolgere  gli stati di confine, maggiormente la Croazia con Zagabria e Lubiana, all'epoca provincia autonoma, con gravi ripercussioni anche in tutti i Balcani, dove Tito, forte della politica comunista, approfittando del caos venutosi a creare, prese il sopravvento. 

Fu l'8 settembre del '43 che i partigiani di Tito diedero il via a un'ondata di cruenta vendetta contro i fascisti che in quegli anni avevano dominato in maniera poco ortodossa Istria e Dalmazia, costringendo il popolo all'integrazione italiana forzata e a continue soppressioni.

La conseguenza terribile fu che l'8 marzo 1943, all'incirca mille persone, tra cui tutti i fascisti e tutti gli italiani non comunisti, furono prima perseguitati, poi torturati e infine trucidati e buttati nelle foibe come fossero immondizia.

I macabri "fatti delle foibe" diedero il via a un lungo e sanguinoso massacro e a una straziante fuga dalle proprie origini.

Le "foibe" delle doline carsiche sono delle cavità, delle fratture  anche dette inghiottitoi, presenti in grandi quantità anche nelle valli carsiche friulane, in particolar modo nella regione Giulia. La stima attuale degli inghiottitoi istriani è di circa 1700. 

All'interno di queste cavità, la milizia jugoslava, dopo atroci torture, gettò una parte dei corpi degli istriani, alcuni ancora in vita, anche se la maggior parte morì durante il trasferimento nei campi di concentramento, nei campi stessi, nelle prigioni o nelle miniere di bauxite.

La seconda ondata di eccidi, quella più cruenta e col maggior numero di vittime, arrivò a maggio del 1945. 

L'obiettivo fu quello di eliminare chiunque provasse a contrastare l'egemonia comunista di Tito, fosse anche solo idealmente, mettendoli a tacere per sempre nelle foibe.

Tragica conseguenza del macabro, enorme eccidio, fu l'esodo al quale gli italiani in Istria furono costretti repentinamente, trascinando con sé anche i dalmati, fiumani e tutti gli italiani residenti nei territori che l'Italia, col trattato di Parigi, cedette alla Jugoslavia. 

Solo il 10 febbraio 1947, col trattato di pace di Parigi, finalmente, finì la straziante ondata persecutoria delle Foibe, stabilendo che i confini tra Italia e Jugoslavia avrebbero seguito i parametri dettati dalla Francia.

Dal 2005, il 10 febbraio è stato istituito il "Giorno del Ricordo" per commemorare gli eccidi delle Foibe e il grande esodo degli italiani istriani e dalmati.

Questo, a grandi linee, è l'orrore al quale l'autrice ha dovuto assistere durante la sua infanzia.

Tramandare i ricordi più intimi, le paure, ma anche le piccole gioie fatte di colori, profumi e sapori, è un modo per non dimenticare quel periodo buio della storia italiana e mondiale, ma è anche un modo per cercare di non ripetere gli stessi errori. 

Purtroppo sembra che l'essere umano sia restio a trarre insegnamento dai propri errori, ma le nuove generazioni hanno diritto e soprattutto bisogno di conoscere la storia.


<< "Forse hai ragione. Sono passati tanti anni... Forse questa è gente estranea, che nulla sa di quello che avvenne qui. E poi nulla dura in eterno, nemmeno l'odio, spero! Ma aspetta a suonare, saliamo per il viottolo. Vorrei vedere la casa da vicino." Risalimmo il viottolo che, da bimba, percorrevo, saltando e cantando, tante volte al giorno. >>


Il romanzo inizia con la voce narrante di Maddalena, la protagonista ormai adulta, moglie e madre, che insieme alla sua famiglia, dopo venti lunghissimi anni dall'esodo al quale fu costretta, torna nella sua terra natia per far conoscere la storia del suo villaggio ai figli e mostrar loro la sua casa in cima alla collina.

Le emozioni, ancora fortemente contrastanti, provate dalla donna mentre ripercorre i luoghi della sua infanzia, sono un caleidoscopio di componenti che, tramite flashback temporali, la inducono a rivivere momenti atroci e particolari dell'infanzia vissuta nelle doline istriane prima, e nella laguna veneta poi, nel cuore pulsante della guerra.


<< "Arriva il dottore! Chi ha paura dell'Uomo nero?" Rispondevamo: "Nessuno". >>


Figlia del medico del villaggio, Maddalena cresce circondata dall'affetto di una famiglia benestante, dai saldi principi e libera di correre nei prati e nei boschi dietro la sua casa che sovrasta il mare delle coste istriane. 

Ha due fratelli, Nicolò, il maggiore che, seguendo le orme paterne, studia medicina a Padova e Saulo, fratellino minore, al quale vuole un bene immenso.

A Maddalena piace rotolarsi nell'erba fresca e verde, raccogliere frutti succosi dagli alberi del suo giardino e giocare a piedi nudi col piccolo Saulo e con gli amici del villaggio, senza pensieri e senza nubi cupe in quel cielo così blu che sembra tuffarsi nel mare laggiù, oltre la collina e la ferrovia.

Il mantra preferito dei ragazzini è quello di ripetere una cantilena per sconfiggere con coraggio la paura dell'Uomo nero, simbolo della paura stessa, che li vedeva rincorrersi felici e ansiosi di dimostrare il proprio valore e coraggio. 


<< Quando entro nelle case di certi slavi non sono accolto cordialmente  come in passato. Sta bollendo qualcosa in pentola... Ma se ce l'hanno coi tedeschi invasori, perché mai dovrebbero prendersela con gli italiani? Noi qui esistiamo da sempre... Però le minoranze slave si stanno facendo turbolente! Cosa vogliono? >>


Il destino infame sembra però avere altri progetti per il popolo Istriano.

Sulla scia degli orrori seminati in Italia e in Europa, l'ombra nera della guerra comincia a soffiare il suo gelido fiato anche sul collo dell'Istria, creando scompiglio e facendo crollare tutte le certezze di una vita.

Il panico, l'insicurezza, la carestia e la morte, travestiti da tedeschi nazisti e partigiani di Tito, prendono prepotentemente il sopravvento sulla placida quotidianità di Canfanaro d'Istria, lasciando dietro di sé una scia di dolore inconcepibile e straziante per chiunque.

Si comincia a vociferare che i tedeschi facessero sparire, molti dei quali ancora vivi, i ribelli, i partigiani di Tito sconfitti, gli abitanti indesiderati dei villaggi e i prigionieri catturati durante le guerriglie,  nelle foibe, profonde e buie voragini nascoste nelle rocce dei colli. 

Per gli italiani d'Istria, perseguitati in patria, si sta mettendo male. Cominciano gli avvertimenti sibillini, seguiti da minacce e persecuzioni crudeli. 

Gli slavi non li vedono più di buon occhio e l'Italia, Ponzio Pilato della situazione, se ne lava beatamente le mani, non  riconoscendoli più come italiani in patria,  cercando in tutti i modi di cacciarli dalla loro terra. 

I nazisti, sempre contrastati dai sanguinari partigiani di Tito, stanno facendo pulizia etnica, seguendo gli ordini dettati dall'infame pensiero di un despota tiranno e folle, forte dell'alleanza con Mussolini, che aveva  venduto i propri conterranei, le proprie radici, per 30 denari.

La famiglia di Maddalena cerca di fare il possibile per aiutare amici e vicini, spesso mettendo in pericolo la propria incolumità e spesso è costretta a piegarsi al volere dei nazisti per qualche momento di "pace". 

Tutto, per cercare di salvare la pelle e le loro radici.

Un medico e la moglie che sanno parlare tedesco sono un bene prezioso per i nazisti, nessuno oserà torcere un capello alla famiglia. 

Questa è la convinzione di Maddalena e dei genitori.

Ma la guerra non guarda in faccia nessuno, è opportunista e, in guerra, tutto è permesso per vincere o salvare la pelle, anche quando sembrano giungere voci di un sicuro cessate il fuoco.


<< "Hanno annunciato che è stato firmato l'armistizio."

" Che cosa vuol dire armistizio? "

" Armistizio vuol dire che..."

Bang! Uno sparo secco, vicinissimo.  >>


Le sicurezze cominciano a crollare coi primi proiettili scagliati a tradimento contro la sua casa, contro la sua famiglia, nella quiete di un caldo pomeriggio autunnale.

È giunta l'ora di pensare a mettersi al sicuro, lo scantinato ricavato sotto il pavimento di casa non basta per tutti e non è più sicuro. 

Bisogna partire, con la speranza di poter tornare, un giorno.

Lacrime, lo stomaco stretto in una morsa mortale, il terrore negli occhi e nei pensieri. 

Fame, sete, stanchezza fisica, stanchezza morale mescolata al terrore negli occhi e nel cuore, non solo dei protagonisti ma anche in quelli del lettore. 

Non si può restare impassibili verso una così immensa atrocità.

Impotenza, rabbia, rassegnazione.

Lacrime salate e amare che svuotano di ogni emozione che non sia dolore.

Sono i sentimenti e le sensazioni che, pagina dopo pagina, accompagnano Maddalena e chi legge, in un crescendo di ansia plasmata dai quei brividi freddi sottopelle che la paura innesca quando sei impotente davanti alla bestia umana. Quello di paragonare l'essere umano all'istinto  primordiale delle bestie è un pensiero e una presa di coscienza col quale Maddalena si trova a riflettere sin da bambina.


<< Io mi guardo intorno e non so più  chi ci vuole bene e chi ci odia... Come si fa a riconoscere chi è cattivo e chi è buono? >>


I perché girano e rigirano nella mente, proprio come in quella della piccola Maddalena che, cercando di superare i propri limiti, prova a dare una spiegazione plausibile a tutto quell'odio gratuito che sta gravando pesantemente sul capo degli istriani. Loro non hanno fatto nulla di male, hanno sempre lavorato duramente quella terra fatta di rocce e radici, così aspra e spesso ostile, ricavando quel che bastava per vivere dignitosamente. 

Perché ora volevano cacciarli? Perché non si poteva trovare un accordo per continuare a vivere nel proprio nido, senza dar fastidio a nessuno?

Perché destinati a infrangersi sotto le bombe, sotto al fuoco di tutti contro tutti, in un macabro gioco al potere dove non si sa più chi è vittima o carnefice.


<< Volevo andarmene ora. Volevo trovare un posto nel mondo dove gli uomini non si odiassero... Ma dove? >>


Raccolti sogni e speranze di una vita, misti al minimo indispensabile per poter un giorno ricominciare in una terra libera, la famiglia di Maddalena, accompagnata da una reticente e rassegnata nonna, partono furtivamente col treno per cercare rifugio a Chioggia, dallo zio.

Non ho potuto fare a meno di pensare che, all'epoca dei fatti, tra i tanti vagoni che percorrevano i binari senza ritorno, la famiglia di Maddalena era riuscita miracolosamente a imbarcarsi su quello della speranza. 

Uno squallido vagone che, nonostante tutto, li avrebbe condotti verso la libertà. Ma a quale prezzo?

Certo, la salvezza, la certezza di poter ricominciare una nuova vita ma senza più quel sentimento forte e radicato di appartenenza a una terra che non li ha mai voluti e non li vuole.

Più i capitoli mi scorrevano sotto gli occhi, più il dolore si faceva strada nella mia anima. 

Come è possibile che la propria terra rinneghi i suoi figli?

Da quale fonte attinge linfa vitale l'odio razziale?

Domande che non avevano una risposta all'epoca e continuano a non avere una risposta oggi se non, forse, riconducibili alla follia umana. 


<< Iniziò allora per me un periodo strano, confuso, un altalenare di apatia e desiderio di conoscere il nuovo paese in cui fortunosamente ero capitata. >>


La convivenza con gli zii di Chioggia non è facile, bisogna scendere a compromessi con la quotidianità, la fame e con l'avanzata dei nazisti.

Maddalena però non perde mai il coraggio, ogni volta che si sente persa, ripudiata, sa di non aver paura dell'uomo nero, di avere la forza per andare avanti ogni giorno, nell'attesa di tempi migliori e, col sostegno del cugino Matteo, in mezzo a raid aerei, incursioni nazifasciste e pericolose avventure, nascosti in anfratti marini durante i bombardamenti, riesce a superare tutte le prove che la vita le mette sul percorso. 

Anche quella più dura, il distacco dal compagno di avventure, il ragazzo che l'ha sempre protetta, il cugino Matteo.


<< Mi sentivo infelice e sola. Il mio orgoglio mi impediva di darlo a vedere, ma dentro di me soffrivo. A differenza di quanto avveniva nel mio paese, avevo la convinzione di essere disprezzata, derisa, trascurata. >>


La resilienza di Maddalena e della sua famiglia è il motore trainante di tutta la storia.

Messi costantemente in ginocchio di fronte alle disgrazie, la voglia di rialzarsi li sprona a reagire, a mantenersi profondamente radicati alla vita, alle proprie origini.

Mille difficoltà, prima della tranquillità economica, li attendono in quella nuova terra che sì è italiana, ma non è la loro.

Maddalena è stanca, ha quasi perso la fiducia nei genitori e arriva a credere di aver perso la loro protezione, sentendosi perennemente troppo esposta alle mercé di un popolo che non gradiva la loro presenza. 

Supplicandoli chiede soltanto di essere lasciata tranquilla, tra quelle quattro mura estranee che la sua famiglia chiama casa. Si ribella, si dispera ma capisce che se veramente vuole un futuro di pace e serenità, ancora una volta, deve piegarsi al volere della famiglia. 

Non è sola, non lo sarà mai.


<< Piccola Maddalena, credevi di essere immune dal male? Conosci forse qualcuno che lo sia? >>


<< Chi ha paura dell'Uomo nero?" Rispondevamo: "Nessuno". >>


A grandi linee questa è la storia di Maddalena/Graziella e di tutte quelle famiglie che, grazie all'amore, alla pietà e a un po' di fortuna, sono riuscite a sopravvivere all'odio di massa che voleva annientarle.

Da questa storia è stato (molto, molto, molto liberamente) tratto il commovente film "La rosa d'Istria". 

Per chi, ovviamente dopo aver letto il libro, volesse vederlo, lo può trovare in chiaro e gratuitamente su Raiplay.

No!

So a cosa state pensando: "Se c'è il film, perché perdere tempo a leggere 300 pagine?". 

Sono proprio quelle 300 pagine che fanno la differenza, che vi permettono di entrare nel cuore dei fatti. Di percepire la puzza della paura durante le sirene antiaeree, di avvertire il brivido gelido lungo la schiena nel bel mezzo di un'incursione dei tedeschi o dei partigiani di Tito, di muovere i vostri passi con cautela, cercando di evitare le mine anti uomo o le mine trappola che, se andava bene, in certi casi, potevano uccidere invece di condannare a rivivere ogni istante, fino alla fine dei propri giorni, l'orrore di farsi scoppiare in mano o sotto ai piedi un ordigno.

Il film, se pur molto toccante e veramente ben fatto, racconta una storia un po' diversa, a mio parere un po' troppo diversa, ma non sono qui per recensirlo.

Se invece doveste già aver visto il film, tra le pagine di "Chi ha paura dell'uomo nero?", può trovare approfondimenti, vivere nuove emozioni e conoscere la storia, fatta di sentimenti e memorie, che i testi scolastici purtroppo non raccontano.

Lo scopo dell'autrice è quello di non permettere che la storia venga dimenticata, che la memoria e il sacrificio dei nostri conterranei venga "infoibato" una seconda volta.

Abbiamo il diritto di sapere, di conoscere e, soprattutto, abbiamo il dovere di non dimenticare e, con questo romanzo biografico, Graziella Fiorentin è riuscita a dare voce anche a chi è stata tolta per sempre nel profondo della terra.

Per come la vedo io, il sacrificio di tutti i caduti delle foibe non è stato invano, andando a consacrare quel territorio come loro terra, senza che nessuno possa più dire o fare nulla per cacciarli. Non apparterranno più fisicamente e politicamente a quei luoghi, ma il sangue che ha impregnato prati, case, foibe, li rende parte del territorio. Lì sono nati e in quelle terre affondano le loro radici. Per sempre.

Adesso sta a noi non dimenticare e divulgare.

Cari lettori, cari insegnanti, il mio consiglio è quello di regalarvi questo libro e immergervi nella lettura e portarla nelle vostre classi. 

L'autrice ha curato ogni capitolo con dovizia di particolari, fatti storici e usando un linguaggio ricco, a volte desueto, che arricchisce il racconto incuriosendo il lettore più pignolo.

Sono sicura che ne rimarrete soddisfatti, anche se consumerete tanti fazzolettini.

Alla fine di questa mia recensione vi chiedo in anticipo scusa se, durante la lettura, doveste aver riscontrato errori storici. Non sono una storica, mi documento su testi e siti storici ufficiali ma sono un essere umano e, come tale, faccio errori, ho delle sviste e dimenticanze. Non vogliatemene e segnalatemi l'errore in modo da poterlo correggere.

Scrivere questa recensione mi è costata tanta fatica, fisica, ma soprattutto morale, sentendomi impotente e disorientata dalle atrocità apprese. 

Ho impiegato un po' di giorni, spesso rileggendo alcuni capitoli di Chi ha paura dell'uomo nero?, a documentarmi, a cercare di sintetizzare al meglio, a trovare le parole giuste, per cercare di essere in grado di raccontarvi ciò che il testo mi ha lasciato. 

Non è stato facile, scrivere comporta sacrifici, notti di sonno perse, giornate di sole davanti a un monitor per evitare di dimenticare un pensiero, un aneddoto o una data storica particolare.

Sintetizzare la storia non si può. È un'immensa matrioska della quale non vedremo mai la fine, e da scoprire c'è ancora tanto, troppo.

Qualche anno fa, nel Campo di smistamento e concentramento,  di Fossoli, ho potuto vedere le abitazioni che, nel 1954, furono  concesse a 250 famiglie istriane e dalmate che vi soggiornarono per circa 16 anni.

All'epoca il campo, forse per dimenticare l'orrore dei campi di sterminio, fu convertito in Villaggio San Marco, le casette usate per stipare gli ebrei furono restaurate e trasformate in  abitazioni per accogliere i profughi d'Istria e Dalmazia. 

Queste casette, ormai fatiscenti e rovinate su sé stesse,  ancora oggi, strato su strato, raccontano, ancora una volta, una storia fatta di odio e sangue nel nome della follia umana. 

È stata un'esperienza molto forte ma costruttiva, che mi sento di consigliarvi per integrare maggiormente questa lettura. 

Buona lettura,

Tania C.























mercoledì 13 marzo 2024

Recensione COME IL FIUME di Shelley Read - Ed. CORBACCIO -

 



COME IL FIUME
Autore Shelley Read
Traduzione Maria Elisabetta De Medio
Edizitore Corbaccio
Formato Brossura
Pag. 324
Anno di pubblicazione 2023
€ 18,60
Formato ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Shelley Read è nata e cresciuta nelle Elk Mountains, in Colorado, dimora della sua famiglia da cinque generazioni.
Si laurea in Lettere presso l'Università di Denver in Scrittura Creativa presso il Temple Universiy Graduate Program.
Da trent'anni ha una cattedra in letteratura, scrittura e studi ambientali alla Western Colorado University, dove ha contribuito a fondare un master in Environment & Sustainability e un programma di supporto per studenti a rischio e di prima generazione.
Numerose sono le collaborazioni con riviste accademiche e letterarie.
Come il fiume, il suo primo romanzo, si ispira al paesaggio da cui proviene ed e sta per essere pubblicato in trenta paesi.


TRAMA

Il ritorno del grande romanzo americano

<< Con delicatezza e precisione, Shelley Read evoca i paesaggi dell'aspro e incontaminato Colorado e insieme quelli tormentati dei cuori dei suoi protagonisti. Un grande esordio. >>

KIRKUS

1948, Iola, Colorado.

Victoria Nash è un'adolescente di diciassette anni, vive con la famiglia sulle rive del fiume Gunnison e aiuta i genitori a coltivare le pesche nei frutteti lungo le sponde del fiume.

Durante una luminosa giornata autunnale, un giovane sconosciuto dagli occhi neri come l'ala di un corvo si ferma per domandarle informazioni stradali. La maniera con la quale la ragazza sceglie di rispondere segnerà per sempre il loro destino: quell'incontro sta per accendere tra loro una passione forte quanto il pericolo che li unisce.

Quando la tragedia li colpisce, a Victoria non resta che lasciare l'unica vita che conosce per rifugiarsi sulla montagna e proteggere sé stessa e il grande segreto che porta con sé.

Stagione dopo stagione riuscirà a trovare la forza per ricominciare da capo e andare avanti, supportata dall'amicizia di donne forti e coraggiose quanto lei anche se molto diverse.

Come il fiume è una storia femminile di resilienza di fronte alle pene d'amore, alla perdita e al sacrificio che comporta il cambiamento.

Shelley Read, in questo suo romanzo d'esordio, scava nell'anima alla ricerca di cosa significa guidare la propria vita come se fosse un fiume, scorrendo, raccogliendosi e trovando sempre una via d'uscita.


IMPRESSIONI


Buongiorno amici della Valigia e ben ritrovati.

Come il fiume  mi è stato gentilmente offerto in versione digitale dalla gentilissima Valentina di Corbaccio, alla quale va tutta la mia riconoscenza e un grazie di cuore.

Di questo romanzo mi ha attirato subito la copertina: gialla e blu, una prateria infinita, un torrente che scorrendo placidamente si perde nel cielo all'orizzonte, quasi a ricordarmi vagamente i colori dei  dipinti di Van Gogh, uno dei miei pittori preferiti. Rilassante per gli occhi e per la mente, invita a "viaggiare" a immaginare luoghi e personaggi che si rincorrono lungo quella prateria.

Dopo aver letto la trama, l'attrazione si è trasformata in amore a prima vista! Così ho fatto richiesta del testo e mi hanno accontentata.

Le aspettative che avevo su questa lettura, pagina dopo pagina, sono state ampiamente soddisfatte e superate, mai mi sarei aspettata una storia così intensa e delicata, anche se sferzante come la corrente del grande fiume del Colorado.

La storia evolutiva di Victoria Nash, una ragazzina di diciassette anni, che dopo aver perso la madre si ritrova a vivere con l'ombra di un padre severo, un fratello-padrone più giovane, Seth, violento e sempre ubriaco e uno zio invalido di guerra che si lascia sopravvivere su una sedia rotelle tra alcol e fumo, è ambientata sulle sponde del fiume Gunnison, nell'ex cittadina, ormai realmente estinta da decenni, di Iola in Colorado, ai piedi delle Montagne Rocciose, e si sviluppa nell'arco di un ventennio, tra la fine degli anni '40 e la fine degli anni '60.

Cresciuta in una famiglia dalla facciata patriarcale, Victoria  riceve un'educazione severa e puritana da parte della madre bigotta e manipolatrice, che morirà durante la sua infanzia in un disgraziato incidente automobilistico insieme alla zia e all'amato Cal, il cugino più grande, considerato da Victoria come il fratello maggiore che avrebbe sempre desiderato. 

Spesso vittima delle angherie del fratello Seth, irascibile e geloso del fraterno rapporto con Cal, fin da bambina, Torie trova conforto e protezione nel cugino, subendo un duro colpo dopo la sua morte. 

Nonostante la tragedia la ragazza cresce comunque studiosa e volenterosa, dividendosi tra scuola, casa e lavoro nel frutteto di famiglia, aiutando nella coltivazione, raccolta e vendita delle migliori e succose pesche di tutta l'America, vanto della famiglia e della cittadina.

Devo confessarlo, ogni volta che l'autrice descrive le pesche gialle e rosse, croccanti, succose e dal profumo di sole, la voglia irrefrenabile di addentarle mi ha tenuto compagnia per tutta la durata della lettura, aumentando esponenzialmente sino a spingermi a uscire per comprare del succo di pesca. 

Potenza della scrittura creativa!

Non divaghiamo, torniamo a Torie, così vezzeggiata dal cugino e dai familiari, è quasi una donna, di una bellezza selvaggia che comincia a sbocciare come un fior di pesco a primavera, ma  lei è sempre stata troppo presa dal lavoro e dalla sua impegnativa famiglia per accorgersene.

<< Gli occhi dello straniero erano scuri e lucenti come un'ala di corvo. E buoni - questo è ciò che ricordo di quegli occhi, da quella prima volta fino all'ultima - una bontà che sembrava sgorgare da dentro di lui e traboccare come un pozzo troppo pieno... >>

Un giorno, mentre sta tornando da scuola, un bellissimo ragazzo moro, forse un minatore, dalla pelle ambrata e dagli occhi scuri e profondi, la ferma per chiederle informazioni, facendole battere forte il cuore e prendere coscienza della propria femminilità. 

È la prima volta, dopo la scomparsa del cugino, che Torie sente di nuovo la sensazione di essere "speciale", di essere considerata una donna da amare e non una serva da comandare e soggiogare.

Il ragazzo si chiama Wilson Moon, sta cercando lavoro e Torie, persa nel suo dolce sorriso, accetta volentieri di fare due passi con lui fino alla pensione che lei gli aveva indicato, con la promessa di rivedersi presto.

La scena non passa inosservata al fratello Seth che, accecato dai fumi dell'alcol e dalla gelosia, le intima violentemente di lasciar perdere quello "bastardo", sfociando in una furiosa lite.

<< Ma è sovente un minuscolo fatidico evento a cambiare la nostra vita in modo più profondo ... >>

Quell'incontro così improvviso e devastante, segnerà per sempre il destino di Victoria e Wilson.

I due giovani, sfidando le ire di Seth e la sua gang di "amici", giorno dopo giorno scoprono la profondità e la passione di un sentimento puro, viscerale e genuino che li unisce e li fa crescere nella consapevolezza che d'ora in avanti sarà sempre più difficile viverlo alla luce del sole.

Seth, accecato dalla gelosia verso la sorella e dall'odio razziale verso Wilson, nativo americano, decide di vendicarsi di quel "bastardo" dal sangue impuro. 

Supportato dai loschi amici, trova il modo mettere per sempre fine a quella storia così vergognosa, che ha osato infangare il nome della famiglia.

<< Ero una ragazza sola, che stava diventando donna in una casa di maschi. Era come fiorire in un cumulo di neve. >>

Torie si ritrova di nuovo sola, ha perso  l'amore della sua vita e, custode di un segreto che nessuno oltre lei può e deve sapere, una mattina decide di lasciare la sua casa per rifugiarsi sulla montagna dove era stata felice con Wilson.

Da quel momento sa che deve contare solo su sé stessa e sulla forza che può darle la natura che la circonda. Gli alberi, il sole, l'acqua gelida del ruscello, la terra rocciosa, la neve e la pioggia saranno i soli amici dai quali attingere forza e speranza, ora che deve pensare a proteggere anche la nuova vita che sta crescendo dentro di lei.

I giorni si rincorrono nell'alternarsi delle stagioni, mentre il ventre di Torie cresce sempre di più, teso, come un pallone che sta per scoppiare. La vita in montagna è aspra e tagliente, ma il pensiero di Wilson e del frutto del loro amore sanno darle la forza e la fiducia nel domani.

Aggrappata a sogni che probabilmente non si realizzeranno mai, Victoria, durante una gelida giornata invernale, da alla luce Baby Blue, un bellissimo bambino identico al padre.

<< ... Quando nessun luogo ti accoglie, ovunque è come da nessuna parte ... >>

A stretto contatto con la natura selvaggia e ribelle, Torie e Baby Blue cercano di sopravvivere, di passare il rigido inverno. Il vento sferza i loro corpi stanchi, il riverbero del sole sulla neve buca i loro occhi. Le provviste di Torie cominciano a scarseggiare, il piccolo orto che cercava di coltivare dorme sotto una coltre di ghiaccio e neve. La primavera tarda ad arrivare e l'unico nutrimento dal quale trarre quelle poche energie per arrivare all'indomani, sembra essere la terra ghiacciata e bruna. Quella terra che sembra ribellarsi alla vita.

Victoria, consapevole che Baby Blue non potrà sopravvivere in quelle condizioni, prende la decisione più sofferta e dura dopo quella di aver cercato riparo tra le montagne tanto care a Wilson.

Col cuore in frantumi e il piccolo stremato dalla fame, decide di tornare a casa, dalla sua famiglia, non prima di aver trovato una buona famiglia che possa dare una vita migliore al suo piccolo. 

L'occasione le si presenta subito, in una radura poco distante dal loro rifugio. Una famiglia con una lussuosa auto sta facendo un pic nic. Una madre che sta allattando un neonato. Sembra che  l'Universo e Dio  abbiano ascoltato le sue preghiere! 

Sa che in quel momento è la cosa più giusta da fare, anche se le costerà notti insonni, il cuore a pezzi e il rimorso di non aver potuto proteggere né Wilson né il frutto innocente del loro immenso amore.

<< Una brava ragazza, un bravo cavallo, puoi obbedire, puoi amare, ma non aspettarti che se fai del bene riceverai bene.>> 

Torie è di nuovo e completamente sola e deve contare solo sulle forze, alimentate dalla speranza di poter, un giorno, ritrovare il suo bambino. 

Il padre, ormai solo ombra dell'uomo burbero di qualche mese fa, non fa domande, l'accoglie di nuovo in casa, come se il tempo non fosse mai passato. Il fratello Seth e lo zio se ne sono andati e da li a poco l'avrebbe lasciata pure il padre, malato terminale.

Ricominciare è dura, ma il lavoro nel frutteto assorbe tutte le sue energie, impedendole di cadere nel buco nero della depressione per la mancanza di Wilson e Baby Blue.

Come se non bastasse tutta quella sofferenza, la vita sembra giocarle un macabro scherzo: Iola, la sua città sulle rive del fiume Gunnison, sta per essere inondata dalle acque del Blue Mesa Dam, un bacino artificiale voluto dal Governo per la produzione di energia elettrica.

<< Mi sarei lasciata il passato alle spalle e avrei cercato di rifarmi una vita, sperando non nei miracoli ma semplicemente di avere la forza. Pensai che se potevano sopravvivere i miei alberi, sradicati  e contro ogni previsione, allora, al diavolo la sfortuna, potevo farlo anch'io. >>

Ancora una volta, spinta e protetta dall'amore, Torie non si piega alla vita beffarda ma è pronta per rinascere dalle proprie ceneri. Nessuno le porterà l'ultimo dei suoi affetti, il suo adorato pescheto. 

Aiutata dalla "pazza" del villaggio, una donna muta additata come "strega" e sua unica amica, Victoria è pronta a giocarsi l'anima per salvare il frutteto e ricominciare una nuova vita in nome dell'amore per Wilson e il loro bambino...      

A voi scoprire quali prove dovrà superare ancora Torie e se, finalmente, troverà un po' di pace nella sua vita travagliata.

Diviso in tre parti, narrate in prima persona dalla voce  della protagonista, questo romanzo è la forza di Victoria, una donna che, a differenza della sua città, non si è mai lasciata sommergere dalle avversità che ha incontrato lungo il cammino ma, resiliente e caparbia, ha saputo vivere la sua vita continuando a scorrere con la forza di un fiume in piena, rinnovandosi anno per anno, seguendo il ritmo e corso della natura, per poi sfociare nell'immenso mare della vita con tutta la sua potenza.

Quello che più ho amato di questa storia così "viva", è stata proprio la parte integrante che l'autrice ha dato alla natura, "all'eutierra", quel sentimento puro e atavico che lega l'uomo alla Madre Terra.

Ho amato ogni pagina del romanzo, dallo stile semplice e acerbo, delicato, mai volgare, ma travolgente come le acque blu del Gunnison, alla cura degli avvenimenti storici trattati.

Per essere il suo primo romanzo, l'autrice ha saputo descrivere magistralmente tutte le sfumature evolutive  di Torie, creando un personaggio che cambia continuamente, che da adolescente timorosa si trasforma in donna forte e consapevole dei propri limiti, ma capace di superarli mettendosi sempre alla prova, a costo di rinascere ogni volta dalle proprie macerie.

Se questa storia meravigliosa ha suscitato il vostro interesse, il mio consiglio è quello lasciarvi trasportare dal fiume in piena delle pagine, sicura che ne verrete piacevolmente travolti.

Buona lettura,

Tania C.




                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              









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