martedì 9 maggio 2023

Recensione AGENTE COBRA La mia vita di cacciatore di criminali di Attilio Alessandri - Ed. Chiarelettere -

 






AGENTE COBRA

La mia vita come cacciatore di criminali


Attilio Alessandri

Ed. Chiarelettere

GENERE: GRANDI INCHIESTE

COLLANA: REVERSE

PAGINE: 208

FORMATO: Brossura fresata con alette

PREZZO: € 17.00 

Formato ebook presente in tutti gli store digitali




CONOSICIAMO L'AUTORE


 

Attilio Alessandri, nasce nell’hinterland romano nel 1962. 

Quasi per dovere finisce il liceo e, subito dopo, si arruola in polizia, facendo gavetta nel reparto celere alla squadra volante per passare, nel 1982, a soli vent’anni, alla mobile.

Alla mobile percorre tutte le tappe della carriera fino al grado di sostituto commissario coordinatore, il grado più al quale può aspirare un poliziotto non laureato.

Dopo aver fondato e capitanato la squadra Cobra, riceve quattro promozioni per meriti sul campo, frutto del duro lavoro sulle strade di Roma, affrontando una dopo l’altra le pericolose bande armate che miravano a banche e portavalori.

Criminali di ogni genere: rapinatori, narcotrafficanti, pedofili, assassini, mafiosi sono stati ammanettati durante le sue operazioni, portate a termine con successo.

Pur essendo in pensione dal 2022, continua a collaborare con le forze dell’ordine.


TRAMA


AGENTE COBRA

La mia vita da cacciatore di criminali

 

LA STORIA VERA DELLO SBIRRO PIÙ TEMUTO E PIÙ

DECORATO DELLA CAPITALE

 

Attilio Alessandri (conosciuto come Agente Cobra) è il poliziotto più decorato della squadra mobile romana. Ha prestato servizio per oltre quarant’anni, indiscusso protagonista di operazioni memorabili: l’arresto del cassiere della mafia Pippo Calò e quello del narcotrafficante Massimiliano Avesani, detto “il Principe di Malaga”; le operazioni speciali per combattere lo strapotere della banda della Magliana; la cattura di Massimo Carminati, “il Cecato”, per decenni il criminale più temuto di Roma; i sequestri di persona; l’esperienza nell’antirapina; la caccia ai terroristi dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) e molto altro, che per la prima volta in questo libro ha deciso di raccontare in prima persona.

Come e perché è nata la squadra speciale Cobra. Come si costruisce un’operazione di polizia che porta all’arresto di pericolosi criminali o latitanti.

Come si sventa una rapina a mano armata.

Le sue operazioni raccontano la sua vita condotta sempre al limite, all’interno del corpo della polizia di Stato, a cui ha dedicato tutta la vita, arrivando a sacrificare gli affetti più cari e rischiando ogni giorno, in prima persona, di essere ucciso.

Un corpo che, come lo stesso agente Cobra rimarca, è luci e

ombre.

Perché “se il mondo è malato, lo è anche il Corpo di polizia”.

 

«Non sono un profeta. Ho fatto tutto quello che ho potuto. 

Fra poco nessuno si ricorderà più di me.»

«Almeno scrivi un libro. Racconta la tua storia. La storia

dell’uomo che ha fondato la mitica squadra Cobra.»



IMPRESSIONI


Amici della Valigia buon pomeriggio, spero passato in compagnia di tante belle letture. La recensione di oggi è tratta da un'inchiesta biografica veramente molto interessante, trattando temi di cronaca nera italiana sempre attualissimi. Il testo che sto per recensire si intitola "AGENTE COBRA La mia vita come cacciatore di criminali", porta la firma di Attilio Alessandri, (aka agente Cobra), e mi è stato gentilmente offerto in copia cartacea da Tommaso Alice di Chiarelettere che sanno quanto io ami queste letture, per questo li ringrazio.

Ho sempre recensito inchieste e biografie che riguardavano la mia passione per l'Arma dei Carabinieri ma, nei giorni scorsi, ho sentito bussare la curiosità di chiarirmi un po' le idee al riguardo. Ho così deciso di allargare le mie letture e i punti di vista verso un mondo a me sconosciuto, quello della Polizia di Stato, rimanendone piacevolmente affascinata.

<< Mi era nata dentro una sete di giustizia. Fu in quel momento che in me cominciò a farsi chiaro il mio avvenire: sarei diventato un poliziotto. >>

Ero ancora molto piccola il 19 marzo 1978, ma ricordo l'orrore e lo scalpore che fece in casa mia, quel giorno, apprendere la notizia dell'omicidio della scorta di Aldo Moro e il suo sequestro, sfociato poi in omicidio circa due mesi dopo, il 9 maggio 1978  (proprio oggi ricorre l'anniversario), per mano di un commando delle Brigate Rosse. 

All'epoca era ancora piccolo anche Attilio Alessandri.

Aveva soltanto sedici anni, poco più di un ragazzino nel pieno dell'adolescenza, ma abbastanza grande da rimanere sconvolto ed essere  in grado di capire le conseguenze politiche che sarebbero sarebbero scaturite da quella tragedia. 

Il giorno del sequestro  fu la molla che fece scattare in lui l'idea chiara e precisa della strada che avrebbe preso la sua vita: quella della giustizia, entrando  in Polizia.

<< Ma io non volevo studiare, ormai avevo fatto un patto con me stesso. Difenderò il mio paese, sarò il migliore dei poliziotti, andrò per le strade a scacciare i criminali. E lo farò non dopo, non domani, non quando avrò finito gli studi. Lo farò subito. >>

I genitori non presero bene quella notizia e furono perentori, prima avrebbe finito il liceo, poi avrebbe pensato al da farsi. Spinto dalla sua caparbietà, il giorno dopo il sequestro Moro,  Attilio si recò al commissariato più vicino.

Apponendo le firme dei genitori sui moduli e mentendo sull'età,  consegnò tutti i documenti che servivano per arruolarsi, restando comunque consapevole che prima dei diciotto anni non avrebbe potuto seguire il suo sogno.

Fin dalle prime pagine del racconto si evincono la forza di volontà e i valori  di quel ragazzino destinato a diventare uno dei cacciatori di criminali più esperti nel settore.

Mi è subito piaciuto quest'uomo dallo spirito fermo e il cuore grande. Una persona con una spiccata empatia, ma capace di non cedere alla pressione che ogni indagine avrebbe comportato.

Come tutti gli esseri umani è formato da carne, ossa, cuore e soprattutto sangue freddo. Ce ne vuole tanto per fare il suo lavoro. Intere giornate di appostamenti, in luoghi e situazioni improbabili, con la consapevolezza che quello potrebbe essere l'ultimo respiro. 

Solo chi ama e crede profondamente nel proprio lavoro è disposto ad accettare certi ritmi, e Attilio ha sempre portato a termine ogni incarico per amore.

L'amore per la giustizia,  l'amore per quella divisa che avrebbe garantito alla sua famiglia e agli italiani di vivere in sicurezza ogni giorno. 

Ma per portare avanti i propri ideali bisogna anche essere ben consci, ed accettare, che a  qualcosa bisogna rinunciare. Alessandri lo  accettò, non senza sofferenze e pagando un prezzo alto, ma lo fece da padre e marito che sa quello che è giusto per aiutare la propria famiglia e svolgere bene il proprio lavoro. 

Posso solo immaginare la sofferenza provata nell'ammettere senza paura i propri errori e prendere  decisioni che segneranno per sempre la tua vita.

Durante un'operazione i rischi superano di netto le sicurezze, se la testa è occupata da pensieri e problemi personali, nella squadra si viene a creare uno stato di ansia generale che potrebbe compromettere non solo la buona riuscita del caso, ma la vita stessa di più persone, anche innocenti.

Mente lucida e corpo saldo sono stati il punto di forza che fin da subito lo hanno portato a svolgere il suo lavoro egregiamente, emergendo nella carriera ancora giovanissimo, fino a fondare, dopo un periodo produttivo nella squadra anti sequestri, la Squadra Cobra, un gruppo di agenti scelti, specializzati in anti rapine.

<<... Lì, forse per la prima volta, ho piena coscienza di quel tumulto interiore che attraversava un uomo in situazioni di pericolo estremo e immediato. Paura, ma anche determinazione. E capisco che la paura rallenta il tempo... >>

I primi anni '80, passati nella squadra anti sequestri, lo coinvolsero nelle operazioni di liberazione di ostaggi sequestrati dal Mas (Movimento armato sardo).

I sequestri mi hanno sempre colpito molto, chi non ricorda gli anni di agonia di Cesare Casella o l'atrocità dell'orecchio mozzato del piccolo Farouk Kassam?  Ho sempre sentito parlare dell'Anonima sequestri sarda o calabrese, ma mai del Mas. 

Dal momento che tutto mi affascina, ho voluto  approfondire, sapere di più su quella associazione  criminale indipendente sarda, e la mia sete di conoscenza mi ha portato a parlarne a lungo con chi, in Sardegna, ha combattuto  la criminalità ogni giorno per  trent'anni, vestendo un'altra divisa.

Il Mas, organizzazione criminale indipendente nacque negli anni '80 nelle zone più ostili e impervie dell'isola, crescendo sotto la protezione della popolazione locale, molto spesso consenziente, e dei pastori mercenari che si misero ben presto al soldo di criminali latitanti, grazie al loro stile di vita molto primitivo, ubicato in montagne impenetrabili e isolate. 

Considerato alla pari delle Brigate Rosse e dei Nar (Nuclei anti rivoluzionari), a differenza della più longeva Anonima Sarda che affondò le sue radici e agì, oltre che in Sardegna anche tra le campagne di Lazio, Toscana, Umbria e parte dell'Abruzzo, il Mas non operò mai fuori dall'isola, eccezione fatta per il sequestro Comper, la cui operazione di dissequestro coinvolse Alessandri.

A farne parte erano un gruppo di malviventi e latitanti locali, uomini disumani senza scrupoli, senza nulla da perdere e dediti, oltre che alle rapine, a brutali rapimenti a scopo estorsione. 

Il Mas, seguendo quasi fedelmente i paradigmi dell'Anonima Sarda, era strutturato su una gerarchia a base piramidale, fondata sul potere matriarcale e rispettosa di un preciso codice d'onore che non li avrebbe mai visti  collaborare con le mafie e non li avrebbe mai visti coinvolti in sequestri di donne e bambini. L'organigramma esecutivo dei rapimenti partiva dalla base della piramide, gestita da un latitante, vari carcerieri, un  "cameriere" addetto al rifocillamento, che doveva fare la spola tra le cucine, abbastanza distanti dalla "tana", dove venivano preparati i pasti per l'ostaggio e carcerieri, e il nascondiglio. C'era poi un favoreggiatore, destinato a raccogliere informazioni finanziarie dell'ostaggio e alcuni uomini che fungevano da portavoce con gli intermediari della contrattazione del riscatto. 

Dal basso verso l'alto, il gradino inferiore riceveva ordini dal gradino superiore. Nessuno scavalcava nessuno e nessuno dei gradini bassi poteva interagire col vertice. 

La cosa che più mi ha sconcertato è stato apprendere che al vertice della piramide, a dettare regole, fossero proprio le donne. 

Quelle stesse donne che hanno sempre dato l'immagine di chi vive tra casa e agricoltura.

Un altro fatto che mi ha sconvolto è stato venire a conoscenza del fatto che gli ostaggi venissero legati con pesanti catene, al collo o ai piedi, lunghe giusto quel poco per poter cambiare posizione durante la notte, costretti a vivere nei loro stessi escrementi.

Più di tutto, però, mi ha scombussolato l'anima sapere che se i riscatti non venivano pagati, gli ostaggi più fortunati sarebbero stati sotterrati dal cemento, altri dati in pasto ai maiali. 

Ai maiali... come rifiuti! Quella notte quasi non ci dormii.

Il sequestro Comper segnò anche l'inizio della fine dei sequestri in generale, grazie all'introduzione, da parte della magistratura, della procedura al congelamento dei beni degli ostaggi, atto ad evitare il pagamento dei riscatti, tramutata poi in legge numero 82 nel 1991.  

Alla fine di marzo del 1985, dopo lo smantellamento della squadra anti sequestri  ci fu la svolta che  fece capire ad Attilio di appartenere "alla squadra", di essere un membro effettivo e collaborante. 

Il clima che si respirava nella sezione quel 30 maggio, era quello di quando sta per accadere qualcosa di grosso, di serio.  C'era in corso un'importante operazione che aveva teso gli animi fino allo spasmo. Anche se non vi aveva preso parte attivamente, grazie all'ordine di un superiore, venne coinvolto nella scorta di un uomo che avevano appena arrestato insieme a un gruppo di malavitosi siciliani. 

Insieme ad un collega gli venne affidato il compito di scortare nei laboratori della scientifica, per le procedure di riconoscimento, un signore dall'aria molto distinta. Attilio, curioso di sapere chi fosse, durante il breve tragitto in ascensore, cercò di soddisfare la sua curiosità domandando direttamente all'uomo le sue generalità, tanto più che di li a poco la scientifica lo avrebbe identificato.

Con un luccichio indimenticabile che scaturì dai suoi occhi, l'uomo si rivolse ad Alessandri rispondendogli:

<< Picciotto, facisti tredici. >>

Quell'uomo, scortato dall'ignaro Attilio, era uno dei più potenti boss della mafia siciliana, Pippo Calò.

Da quel giorno il giovane agente continuò egregiamente il suo lavoro nell'anti rapina, diventando sempre più scaltro e preciso durante le operazioni coordinate con la collaborazione di una squadra affiatata e valida, avanzando velocemente nella carriera.

<< ... E allora Attilio scatta dal nulla e gli salta al collo. Un gatto! Anzi, no, un cobra!. >>

<< Cobra. Da quel momento sarà il mio nome e in seguito anche quello della mia squadra. >>

Nei primi anni '90, a trent'anni, già ricopriva il grado di sovrintendente e nel '95 quello di viceispettore, conosciuto e in certi casi anche rispettato a dalla malavita per il suo modo di agire sempre schietto e diretto. Durante gli arresti non era difficile che molti si arrendessero subito alle sue manette, riconoscendone la bravura.

Quell'anno durante una movimentata operazione sul traffico di merce rubata, che lo coinvolse in un rocambolesco quanto esilarante inseguimento finito tra i rovi dei giardini di Villa Pamphili a Monteverde, venne ufficialmente costituita la squadra dell'agente Cobra.

Agente Cobra, il temuto e stimato cacciatore dei più feroci rapinatori della capitale ma non solo, perché grazie alle sue doti partecipò anche a importanti operazioni sotto copertura oltre oceano...

Ma questa è un'altra storia che vi lascio scoprire leggendo questa avvincente inchiesta.

Questa lettura mi ha aperto mondi sconosciuti, portandomi a conoscenza di interessanti  aneddoti sulla storia criminale italiana, che desidero approfondire al più presto.

Il bello di certe letture è che non si fermano alla trama stessa, ma infondono il piacere, la voglia e la curiosità di saperne di più, di scavare a fondo e conoscere.

L'Agente Cobra ha portato a termine, onorevolmente, anche questa "operazione" e per questo, in particolar modo se amate il genere giallo/noir, vi consiglio vivamente questa lettura.

Scorrevole, incalzante, accurata (per quanto, ovviamente, sia lecito raccontare) e soprattutto leggera, pur affrontando temi impegnativi.

Ringrazio ancora Tommaso e Alice per questa nuova opportunità e ringrazio il mio "informatore" per aver condiviso con me parte della suo vissuto, spesso molto simile a quello raccontato nel testo, durante gli anni di servizio sull'isola. 

Augurandovi buona lettura vi invito a correre in libreria o a spolliciare negli store, sicura che non ve ne pentirete.

Tania C.


 


giovedì 4 maggio 2023

Recensione L'ULTIMO BAR di Massimo Bigi - Ed. Ass. Terre Sommerse -

 






L'ULTIMO BAR

Autore Massimo Bigi

Ed. Ass. Terre Sommerse

Formato Brossura

Pag. 104

€ 19,90 con cd allegato

Ebook presente in tutti gli store digitali, anche con cd allegato



CONOSCIAMO L'AUTORE


Massimo Bigi, foto su sua gentile concessione 


Massimo Bigi nasce nel 1958 a Castiglione del Lago (Perugia),

suggestiva cittadina sulle rive del Trasimeno.

Cresce con uno spiccato amore per la musica e la lettura ma

non si considera né musicista né scrittore.

Da chitarrista anarchico a divenire tecnico del suono, il passo è 

breve e la sua passione per la musica lo farà approdare poi 

nell’ambito della produzione musicale.

Per alcuni anni si fa le ossa in qualità di tour manager presso la 

famosa agenzia romana “Teatro e Musica” di Fausto Paddeu.

Grazie a questa esperienza ha l’opportunità di lavorare con 

importanti artisti italiani, tra i quali Enrico Ruggeri. Proprio col 

Rouge scatta un grande feeling che si trasforma ben presto in 

una forte e indissolubile amicizia che farà emergere Massimo 

come autore di brani musicali, prodotti dallo stesso Ruggeri.

Nel 2020, prodotto da Enrico, pubblica l’album “Bestemmio e 

Prego” che già dal primo ascolto accoglie i favori del pubblico e 

della critica musicale.

Bigi, pur provandoci, non si ferma e continua a collaborare 

sempre con Ruggeri all’album “LA RIVOLUZIONE”, firmando 

alcuni brani e partecipando come ospite al tour omonimo.

In questi giorni è uscito nelle librerie e in tutti gli store digitali il 

suo nuovo lavoro intitolato “L’ULTIMO BAR”, un libro di racconti 

corredato da un “concept album”.



IMPRESSIONI DI UN'ANIMA PERSA

ALL'ULTIMO BAR



<<... L'ultimo dei bar alla fine è solo un bar ... >>


Buonasera lettori della Valigia.

Quella che state per leggere è una recensione un po' diversa dalle mie solite, che raccontano le mie letture o i miei viaggi di  approfondimento. Quella di oggi è si la recensione di un libro, ma anche di un album musicale e il racconto di una mia elettrizzante esperienza all'interno di quel mondo. 

Quando, per la prima volta, vidi Massimo, il Bigi (per gli amici), ero poco più di un'adolescente, innamorata follemente delle poesie musicali di Ruggeri.  

Un amico in comune, proprio durante un concerto di Rouge, del quale Massimo era tour manager, me lo fece conoscere e, da allora, non ho mai perso i contatti. 

È impossibile non volergli bene e non essere amici del "Bigi", la sua carica travolgente è contagiosa, ti cattura, il suo spirito sognatore  ha la capacità di trascinarti nel cuore delle sue idee e diventarne parte attiva, proprio quello che mi è successo lo scorso anno.

Con l'umiltà e il grande cuore che lo identificano, l'estate scorsa, il Bigi mi chiese di aiutarlo nel suo nuovo progetto che riguardava la prossima uscita di un libro di racconti allegato ad un album di canzoni, nati dalla sua penna e dai suoi accordi.

Come dirgli di no, come rifiutare, quando un amico ha bisogno di te?

Iniziai così, onorata di tanta fiducia riposta in me, la mia nuova e personalissima avventura nell'affascinate mondo degli editor, ascoltando i brani,  leggendo in anteprima i racconti e sistemando qua e la qualche congiuntivo ribelle.

Un racconto al giorno, emozioni intense, nuovi luoghi da esplorare, nuove menti con le quali interagire ed  entrare in sintonia.

I racconti di Massimo sono contenuti nel libro "L'Ultimo Bar", allegato ad un album progressive di canzoni che ho personalmente  definito rock "da meditazione".

Ogni racconto è dedicato ai protagonisti delle canzoni e alle loro esperienze di vita. Sono tutti personaggi che potrebbero far parte della quotidianità di ognuno di noi,  col loro bagaglio emozionale, trascinato fino a L'Ultimo Bar.

Ubicato in una qualsiasi provincia americana, L'Ultimo Bar, è il protagonista principale di ogni racconto. 

Locale dal sapore legnoso, vintage. L'aria densa di volute di fumo e vapori di alcol sapientemente dosato dall'abilità di Frank, il suo gestore.

<<... Perso nei miei giorni aspettando treni che non passano nemmeno per pietà... >>

Tra polvere, cielo afoso e laghi, ogni personaggio si ritrova a passare dal bar scandendo il  tempo cullato dall'abbraccio di  una dolce malinconia che trasporta chi legge e ascolta in un'atmosfera così familiare e accogliente, che quasi dispiace dover tornare alla realtà una volta letto il racconto e ascoltato il brano.

Nulla vieta, però, di continuare a scambiare due chiacchiere con Frank, di raccontargli i nostri problemi o, semplicemente, le nostre giornate. 

Lui, anche se non ha la soluzione concreta, sa sempre di cosa abbiamo bisogno per superare il momento critico. Birra, vodka, gin, una buona parola e una pacca amichevole sulla spalla, sono gli ingredienti che rifiniscono il suo carattere talmente taciturno da essere prolisso e  rendono il suo locale il refugium peccatorum perfetto per chi  si perde dentro le buche seminate lungo le strade della vita.

<<... Ho visto gente perdersi in un bicchiere altre non perdersi mai... >>

I clienti fissi dell'Ultimo Bar sono persone al margine, che dalla vita non hanno avuto sconti ma che hanno ben chiaro ciò che vogliono: un po' di comprensione e amore. 

Anime nate o finite nelle tempeste che la vita ti fa trovare lungo il percorso. 

Lottano, sperano, ci credono fino in fondo per poi sbattere contro il muro della realtà ma, dietro a quel muro, c'è Frank col suo fantastico margarita appena versato, pronto ad elargire i suoi saggi e muti consigli. 

Dietro il bancone c'è anche Cheryl, la ragazza del bar, nuova arrivata, pronta a servirti e a scambiare qualche parola di conforto, cercando di placare i suoi tormenti di apprensiva madre single. 

In un angolo, immersa nel fumo denso delle sue sigarette, puoi trovare  Rachel, davanti ad un bicchiere di lacrime e gin tonic, persa nelle sue domande e nelle cattiverie che altre donne le incollano addosso senza pietà. Nessuno sa quando, come e perché sia arrivata a L'Ultimo Bar e nessuno glielo chiederà mai. C'è, fa parte di quel luogo e questo basta a farla salire di diritto nella giostra delle anime perse.

<<... Quattro anime perse nella penombra del fumo tra un liquore e un profumo sorridendo a nessuno si lasciano andare in braccio al tempo ...>>

Altri personaggi si avvicendano durante le giornate liquide e fumose del bar. 

Storie, ricordi, attimi di altre anime che hanno incrociato e segnato le loro vite. 

Entri, ti siedi e tutto accade con effetto domino: i pensieri si sciolgono liberi nell'aria diventando un pot-pourri di confidenze comuni. Nessuno chiede di più e, anche se a volte si parla troppo, l'ascolto prevale sulla curiosità perché non serve sapere altro di più del qui e ora. 

È proprio in quel momento, quando capisci di essere ascoltato senza giudizi universali appesi sopra la testa come una Spada di Damocle, che diventi parte di quel microcosmo nebuloso, di una famiglia un po' al limite, ma pronta ad accogliere e dare una nuova possibilità di riscatto.

Ho definito L'Ultimo Bar "Un viaggio nel cuore dell'umanità al margine di sé stessa" perché ogni brano e ogni racconto invitano a riflettere, a scavare nel margine della nostra anima per capire quanto essere sé stessi e riuscire a stare a galla nella società, a volte, possa essere difficile nonostante i nostri sforzi per essere compresi e accettati. 

Massimo, con una delicatezza pacata e sottile è riuscito a trasmettere il disagio di certe situazioni sull'orlo del precipizio e a farne il punto di forza del carattere di ogni personaggio.

Tra un giro di do e i tre puntini di sospensione, emerge dalle proprie ceneri la voglia di nuova vita che cerca di farsi strada  nello strato coriaceo del terreno nel quale era iniziata. 

Per quanta strada possiamo aver fatto, se vogliamo andare avanti, dobbiamo tornare al punto esatto dal quale eravamo partiti, come Massimo che, a due anni dalla pubblicazione del suo album "Bestemmio e prego", si è rimesso in gioco, tornando esattamente al punto dal quale era partito: con la sua chitarra  all'Ultimo Bar. 


La grande e preziosa amicizia tra Bigi e Rouge - foto su gentile concessione di Massimo -


Per chi ancora non conoscesse questo, come lui stesso si definisce "Chitarrista anarchico e distratto, inciampa su note e pause come fossero scalini non adatti al suo passo irregolare" , mi sento in dovere di consigliare, oltre all'ascolto dei brani, la lettura dei racconti.

Come già scrissi all'uscita del cofanetto, i motivi per acquistarlo sono tanti:

1. È un album di canzoni d'autore allegato ad un libro di racconti che svelano il dietro le quinte dei personaggi delle canzoni. Quindi prenderete 2 piccioni con una fava, e non c'è cosa più bella che leggere con un coinvolgente sottofondo musicale.

2. Se dico che sono canzoni d'autore, significa che in questo album, oltre al Bigi, sensibile paroliere e chitarrista graffiante, ci hanno messo l'anima, voce e chitarre grandi nomi del panorama musicale italiano: il chitarrista magico Riccardo Cherubini, la soave Andrea Mirò e il poeta chansonnier Enrico Ruggeri.

3. Il percorso di questo progetto è stato lungo, intenso, divertente e merita di essere conosciuto.

4. Sarà un'avventura che vi porterà in luoghi nascosti della vostra anima e non mancheranno spunti sui quali riflettere.

5. I racconti sono brevi, scorrevoli e scritti con un linguaggio semplice, poiché la sottoscritta "bacchettona" ha "volutamente" lasciato correre qualche licenza poetica molto personale... (volutamente...)


6. La prefazione del libro è stata scritta da Enrico Ruggeri ed è già quella una poesia. Subito dopo la sua prefazione, e di questo mi sento onorata e orgogliosa, c'è la mia esperienza a L'Ultimo Bar quindi, se mi volete bene, sentirete il bisogno di leggerla.

Ultimo, ma non per importanza, il libro ha una cover pazzesca che racchiude l'essenza di tutto il lavoro fatto. Un piccolo capolavoro di arte grafica senza tempo ma che buca lo schermo e brucia l'asfalto.

Sperando di avervi convinti, vi auguro buona lettura e buon ascolto, ricordandovi che l'alcol, se ne abusiamo, può far male ma musica e libri sono terapeutici.

A presto, con nuove recensioni,

Tania C.






 

 


Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...