UN TRENO PER MARRAKESH
Dinah Jefferies
Ed. Newton Compton
Anno di pubblicazione 2023
Traduzione Tessa Bernardi
Genere Romanzo rosa
Formato Cartonato con sovraccopertina
Pag. 384
€ 9,90
Ebook presente in tutti gli store digitali
CONOSCIAMO L'AUTRICE
Dinah Jefferies nasce a Malacca, in Malesia e, all'età di otto anni, si trasferisce in Inghilterra.
Insegna teatro e inglese e inizia a scrivere durante i cinque anni che trascorre in un piccolo villaggio tra le montagne dell'Andalusia.
Pe Newton Compton ha pubblicato il suo romanzo: "I segreti della famiglia Cartwright", "Il profumo delle foglie di tè", "La figlia del mercante di seta", "Il silenzio della pioggia d'estate", "Il segreto del mercante di zaffiri", "La sorella perduta", "La ragazza nel giardino degli ulivi", "Il profumo segreto della lavanda", "Il palazzo segreto".
TRAMA
Vicky Baudin, lo sguardo assorto fuori dal finestrino, sta viaggiando su un treno che la porta verso Marrakech. Col cuore in frantumi ha lasciato la Francia, con la speranza questo viaggio la possa portare sulle tracce del grande stilista Yves Saint Laurent e, finalmente, ritrovare sé stessa.
Ammetterlo è difficile, ma la ragione che l'ha portata in Marocco è molto diversa da quella ufficiale.
Suo desiderio è quello di incontrare sua nonna, la donna che non ha mai conosciuto e che circa vent'anni prima abbandonò suo padre.
Clemence Petier vive sulle montagne dell'Atlante, in un'antica kasbah, custodendo gelosamente i suoi scottanti segreti del passato.
L'arrivo inaspettato della nipote, che mai si sarebbe immaginata di avere, la mette di fronte ad una scelta ostica: è disposta a confessare la sua vera identità e affrontarne le conseguenze?
Percorrendo le strade di un Marocco seducente e voluttuoso, meta di artisti e rockstar provenienti da tutto il mondo, Vicky cercherà di usare tutta la sua determinazione per trovare le risposte che da anni sta cercando.
E Clemence sembrerebbe essere l'unica persona in grado di darle un aiuto quando tutto sembra perduto.
IMPRESSIONI
Chi mi segue da un po' ormai conosce bene le mie passioni, che mi portano spesso a dedicar loro molte letture. Il Marocco è la mia passione più grande, la più importante, quella che mi riscalda il cuore, il rifugio sicuro quando ho bisogno di ritrovare me stessa e la strada "della casa dell'anima".
Complice una nostalgia mordace e una "crisi di astinenza" da Djemaa El Fnaa, "Un treno per Marrakesh", non poteva quindi restare in bella mostra sullo scaffale della libreria e, anche se romanzo di fantasia, dovevo assolutamente leggerlo.
Il prezzo era pure scontato, così lo acquistai senza ripensamenti: i lettori sanno e comprenderanno cosa significa vedere sparire parte dei propri risparmi in fantastiche pile di libri che bisogna assolutamente avere, anche se non c'è più spazio in libreria. Cominciai la lettura in spiaggia, tutta d'un fiato, avida di ritrovare luoghi, colori e profumi che amo tanto.
Il periodo di ambientazione è intorno agli anni '60, quando il Marocco stava per finire il dominio del protettorato francese e diventare indipendente.
<< Rintracciare sua nonna avrebbe potuto aiutarla a riempire quel vuoto, arrivando in un certo qual modo a supplire all'assenza di suo padre alla freddezza di sua madre ...>>
Vicky Baudin, giovane donna morbida e un po' goffa, ai propri occhi insignificante, da sempre in competizione con la madre e col mondo, durante una brutta crisi esistenziale, parte alla ricerca di sé stessa, lasciando la sua terra natia, la Francia, per inseguire il suo sogno e alla ricerca delle proprie origini, in una terra che richiamava sempre di più artisti e sognatori in cerca di una possibilità.
Col cuore distrutto da una relazione finita male e con un bagaglio di timore, speranza e fiducia, sale sul treno che la porterà a Marrakech, attraversando i sottili confini dei paesaggi e dei suoi pensieri.
Una volta giunta nella "città rossa", comincia la ricerca dell'uomo che potrebbe aiutarla nella sua carriera di stilista: Yves Saint Laurent.
Alla base di questa ricerca, un'altra più profonda, il richiamo del sangue, quello della madre paterna che non ha mai conosciuto, avendo la donna abbandonato il figlio al proprio destino circa vent'anni prima della sua nascita.
Arrivata a Marrakech riesce da subito a conoscere nonna Clemence, donna con un cuore grande, dal carattere schivo e forte ma dagli occhi velati da una triste luce, a protezione di un misterioso e turbolento passato, che l'ha portata a vivere in una grande Kasbah arroccata tra le montagne dell'Ourika, una lussureggiante valle sull'Atlante, a poco meno di un'ora da Marrakech.
Protetta da quelle alte mura erose dal tempo, Clemence, insieme alla madre malata, aveva cercato fuggire dal passato troppo ingombrante che la perseguitava fin da quando era adolescente. La tranquillità della kasbah, il conforto dell'isolamento, rotto solo dal sibilo dei venti freddi che scendono dagli erti pendii, avevano solamente assopito il suo travagliato passato, sempre pronto a riaccendersi, come un tizzone mai spento, per fare, finalmente i conti col presente e chiudere quel vortice oscuro e soffocante nel quale aveva vissuto per anni.
Clemence, se pur inizialmente perplessa, accetta di buon grado la nipote, promettendole di aiutarla a conoscere lo stilista e lasciandole la scelta di vivere nella frescura della kasbah o nella confortevole tranquillità della medina di Marrakech, nel riad di una cara amica.
La giovane, sempre più ansiosa di cominciare le sue ricerche, sceglie la brulicante Marrakech.
La città si rivela un caleidoscopio di sensazioni forti e sconosciute, spesso soffocanti per chi non è abituato al forte aroma di spezie e menta e al gran caldo.
Nonostante tutte le difficoltà, la ragazza cerca di integrarsi, di scoprire e vivere la medina, facendo conoscenza con due ragazzi inglesi un po' particolari che, presto, le faranno vivere un'avventura spiacevole.
Per non affrontare tutte quelle emozioni e la ricerca dello stilista da sola, la giovane cerca il sostegno della cugina Bea.
La cugina è tutto l'opposto di lei, è bella, bionda, con un fisico mozzafiato che non passa inosservato, ma non troppo sveglia per essere quasi una giovane donna.
Bea accetta di raggiungere Vicky a Marrakech, dove fa subito amicizia coi due strani ragazzi inglesi che metteranno le due ragazze sulle tracce di Yves Saint Laurent e altri personaggi dello sfavillante mondo della moda, oltre che in grave pericolo.
Per Vicky, inebriata dai colori e dalla voluttuosa morbidezza degli splendidi tessuti in vendita nel souk della medina, si stanno aprendo, finalmente, le porte della carriera.
<<... Lei e Hamed si rimisero in cammino, superando vere e proprie tende dai colori vivaci, che in realtà erano formate da matasse di fili viola, arancioni e verdi che ciondolavano dall'alto. Passarono accanto ai filatori di seta e alla fine scoprirono il mondo dei tintori. >>
Durante una festa a casa dello stilista, le due ragazze cercano di integrarsi tra modelle, attori e personaggi dello spettacolo presenti alla festa nella villa di Saint Laurent. Vicky riesce anche a vedere lo stilista ma, nel frattempo, perde le tracce della cugina, che ha appena lasciato la villa nel Palmeraie insieme a uno dei due ragazzi conosciuti giorni prima.
Tornata in medina, Vicky si mette a dormire, ma viene svegliata poco dopo da un'euforica Bea, in preda ad una colossale sbronza.
La ragazza, per farsi perdonare di aver lasciato la cugina sola alla festa, le dona un souvenir della serata che sicuramente le sarà di grande aiuto per la sua carriera: i bozzetti della nuova collezione di Yves Saint Laurent.
Ancora incredula, Vicky, non riesce a capacitarsi della stupidità della cugina. Anche se in buona fede, ha appena commesso un furto importante e la galera, in Marocco, non è certo una seduta dal parrucchiere. Dovevano assolutamente riconsegnare i bozzetti. Magari avrebbero potuto di nuovo intrufolarsi nella villa e rimettere l'album dove la sprovveduta Bea lo aveva trafugato.
Quell'album, che avrebbe dovuto aiutare Vicky a sfondare nel mondo della moda, darà il via a una rocambolesca e pericolosa avventura che vedrà le ragazze coinvolte in un'omicidio, misteriosi incidenti mortali lungo le strade di montagna e il rapimento di Bea...
Dove sarà finita Bea e cosa si nasconde nel terribile e ingombrante passato di Clemence?
Riuscirà Vicky a consegnare i bozzetti e conoscere il suo stilista preferito?
Tutto questo lo potrete scoprire solo leggendo e viaggiando lungo le strade di terra rossa che da Marrakech si inerpicano sulle impervie vette dell'Atlante.
<< Devi provare a perderti. Così sarà più divertente...>>
Durante la lettura, mentre passeggiavo tra i labirintici vicoli del souk di Marrakech insieme a Vicky, mi sembrava di sentire il ritmo dei tamburi degli artisti della Piazza Djemaa El Fnaa, mentre il profumo di cumino e curcuma mi pizzicava il naso, avvolgendomi nelle spire ammalianti della città.La storia in sé, per quanto improbabile e assurda anche per l'epoca storica, non sarebbe neanche male, considerando che, pur nella sua lentezza, riesce a catturare il lettore e a trasportarlo nel dedalo intricato di vicoli della medina fin su per i pendii della Valle dell'Ourika. Ma... c'è un qualcosa che frena, che non riesce a dare al racconto lo sprint necessario per decollare come si deve, rimanendo spesso invischiato nella staticità degli eventi.
Di questo romanzo ho invece apprezzato le descrizioni ricche di particolari, così realistiche da sembrare di essere in quei luoghi a me tanto cari, segno di chi veramente ha vissuto e amato quella terra immensa e così varia, camaleontica.
I personaggi sono abbastanza delineati, forse l'autrice avrebbe potuto approfondirne un po' di più carattere e pensieri, scavando più a fondo nell'intimità di Bea e altri personaggi coprotagonisti, tralasciando qualche particolare forse troppo ricorrente.
Quello che mi ha lasciato un leggero retrogusto amaro, come il miglior tè alla menta che si rispetti, è stato il finale un po' affrettato, quasi come se la Jefferies avesse voluto chiudere in fretta e furia la storia senza approfondire e definire alcune situazioni rimaste un po' sospese, aggrappate a se stesse, giusto per dare un finale.
Insomma un po' buttato là senza dare un senso più "realistico" e definito a tutta storia.
Tutto sommato, però, è stata una lettura piacevole e scorrevole, giusta per passare qualche ora in assoluto relax, conformandosi ai ritmi lenti e inebrianti del Marocco.
Mai come in questi giorni la nostalgia e la tristezza mi stringono il cuore in una morsa feroce, facendo volare ogni mio pensiero tra i vicoli della Medina di Marrakech, tristemente implosa su se stessa, schiacciata dal volere, a volte troppo infame, di Madre Natura.
<< Cinque volte al giorno sentirai il richiamo alla preghiera dalla mosche della Kotubia >>, le spiegò Hamed. << Quella torre veglia sulla città vecchia dal dodicesimo secolo.>>
Pensare che quei luoghi, nei quali mi sono riempita cuore e anima di meraviglia e vita, oggi non ci sono più, mi fa riflettere su quanto siamo impotenti e piccoli in questa terra.
Ogni volta che parto per rientrare in Italia, un pezzo del mio
cuore rimane ancorato, ben saldo, a quella terra rossa così
viva, calda e accogliente.
Mentre il carrello si stacca da terra e l'aereo prende quota,
vedere la immensità dal cielo mi rassicura l'anima: so che
quando ho bisogno di ritrovarmi e rinascere è lì, sempre
pronta ad accogliermi tra le sue braccia immense, proprio come
Vicky, alla ricerca del mio posto nel mondo.
La luce del tramonto proietta raggi infuocati, come un mantello ramato, sulle case, sulle piazze e sui minareti che diffondono il richiamo del muezzin, scandendo placidamente il passare tempo.
Dalla pancia comincia a salire una bolla di emozioni che mi riempie gli occhi e il cuore di lacrime e nostalgia ed è sempre più dura tornare alla quotidianità frenetica dell'Italia, così presa da sé stessa per fermarsi a scambiare un saluto, anche con un turista.
Il profumo di menta e cumino che aveva riempito i miei giorni e le mie narici, lentamente va dissolvendosi nelle note di sporadiche cene a tema, per riassaporare ancora quei momenti di pace e serenità, passati perdendomi nei colori e aromi della Medina.
La nostalgia, lentamente, si placa tra un morso a un msemmem e un sorso di tè alla menta, nell'attesa di tornare, ancora una volta.
Oggi Marrakech è una leonessa ferita, piegata sotto una mano molto più grande di lei, contro la quale non si ha scampo.
Ma è anche una fenice che risorgerà dalle proprie ceneri ancora più bella e luminosa di prima e io sarò lì, con la mia valigia, pronta a percorrere di nuovo i suoi vicoli e i sentieri
delle sue
montagne.
C'è chi lo chiama mal d'Africa, io lo chiamo richiamo del
sangue, perché tutto ha avuto inizio lì, tra quei fiumi di terra
rossa!
Se anche voi siete curiosi di vivere le avventure di Vicky e Bea,
se volete scoprire i segreti di nonna Clemence e i loschi intrighi
che ruotano attorno al suo passato, non mi resta che
consigliarvi questa lettura e farvi immergere nel turbine goloso di aromi e colori del Marocco, sicura che ne rimarrete piacevolmente intrigati.
Buona lettura,
Tania C.