venerdì 29 gennaio 2021

Recensione di IO NON TI LASCIO SOLO di Gianluca Antoni - Ed. Salani -

 







IO NON TI LASCIO SOLO

Gianluca Antoni

Ed. Adriano Salani Editore

Anno di pubblicazione  2021

In commercio dal 28 gennaio

Pag. 288 

Formato Brossura

Progetto Le stanze

€ 15,90


CONOSCIAMO L'AUTORE

Gianluca Antoni - foto dal sito di Salani Editore -


Gianluca Colantoni classe 1968, vive a Senigallia, svolgendo la professione di psicoterapeuta e psicologo.
Col romanzo Io non ti lascio solo, di cui sono già stati venduti i diritti cinematografici, ha vinto il premio Romics e il torneo letterario IoScrittore.

TRAMA

« Un’avventura emozionante in quel territorio di fantasia e di paura  che è l’infanzia, in cerca della soluzione di un mistero insolubile. Perché ogni infanzia è sempre una indagine, alla scoperta di se stessi.  Questo romanzo lo spiega con candore e poesia. »  

VIOLA ARDONE

 

«Avventuroso e imperdibile, vi sorprenderà.  Una storia piena di colpi di scena,  con una scrittura ritmata e scorrevole.  I personaggi sono molto appassionanti e il finale sorprendente.»  

SIMONA SPARACO

Per affrontare la paura non c’è cosa migliore che farlo insieme ad un amico. Ne sono ben consapevoli Filo e Rullo, due ragazzini, uno l’opposto dell’altro ma inseparabili. Decidono di scappare insieme, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale in montagna.

Il viaggio per ritrovarlo li spinge sino alla cascina di Guelfo Tabacci, un solitario montanaro , accusato dalla comunità di aver ucciso il figlio qualche anno prima.

La bravata della loro fuga lascia così spazio a inconfessabili segreti degli adulti.

Molti anni dopo, nella cantina di Tabacci, vengono ritrovati due diari, scritti proprio dai due amici, nelle cui pagine ingiallite viene rivelata la soluzione del mistero e un racconto, schietto e poetico, di un’estate durante la quale il destino dei ragazzi cambiò per sempre le loro vite.

Nello scenario dominato dai toni contrastanti dell’eterna innocenza e del buio del dolore, Gianluca Antoni miscela il pathos del giallo a quella di un romanzo di formazione.


LA PAROLA DELL'AUTORE

«Nel mio intento, Io non ti lascio solo vuole essere un inno alle fragilità e alle debolezze di ognuno di noi, e di quanto queste, se ben elaborate e gestite, rappresentino i nostri più grandi punti di forza. Ogni personaggio del romanzo rappresenta una parte di noi: quella razionale (Filo), quella emotiva (Rullo), quella pazza (Scacco), quella bambina (Ameliè), quella mostruosa (Guelfo), quella adulta (Il padre) e così via. Solo affrontando con coraggio le sfide e la faticosa avventura di crescere possiamo scoprire che la loro accettazione e integrazione è l’unica strada che ci permette di trovare l’armonia interiore e il benessere… e allora sì che si può piangere, da uomini veri.»


RECENSIONE

Pochi giorni fa mi hanno contattato Riccardo e Chiara di Casa Editrice Salani per presentarmi il nuovo progetto editoriale Le Stanze, in uscita con la prima pubblicazione il 28 gennaio 2021.

Questo progetto presenta una nuova linea di narrativa italiana e straniera atta a soddisfare ogni tipo di lettore per la vasta scelta di argomenti trattati.

La prima uscita, in commercio dal 28 gennaio, è il romanzo accattivante di Gianluca Antoni ''Io non ti lascio solo'' e coinvolgerà noi blogger a recensire le pubblicazioni che più attireranno la nostra curiosità. 

Ho scelto di recensire proprio questa prima pubblicazione della serie perché mi ha incuriosito la trama ammaliatrice che spazia dal giallo psicologico alle sfumature noir e rosa delle avventure incastonate in una splendida natura montanara che tanto mi ha ricordato luoghi a me cari che abbracciano zona in cui vivo.

Il personaggio chiave del romanzo è Birillo, il cane compagno di vita di Filo. La svolta della storia avviene proprio grazie a lui. Se non si fosse perso nel bosco, le avventure di Filo e Rullo non sarebbero mai esistite, probabilmente nemmeno la loro amicizia e il mistero che riguarda il burbero orco Guelfo,  sarebbe rimasto per sempre celato tra le macerie della sua cascina.

Io non ti lascio solo, principalmente narrato dalle voci infantili di Filo e Rullo affidate ai loro diari ,  inizia dalla fine, dove l'autore presenta i vari personaggi, introducendo l'inizio della fantastica avventura dei due amici e dei loro complici, avvenuta vent'anni prima.


<<  Ma su quella carriola, mentre li  portava di sopra, ha notato quanto fitta fosse quella scrittura. Di quella casa, e di Guelfo, il paese racconta le peggio cose. Racconta che Guelfo ha ucciso il figlio, e che nelle notti prive di vento si può ancora sentire il pianto di un bambino imprigionato. >>

La storia si apre intorno al 2020, nella meravigliosa cornice verdeggiante di un'imprecisato paesino di montagna, dal quale, nelle giornate limpide, si scorge il mare.  Dei muratori stanno lavorando al cantiere nei terreni dove, vent'anni prima, sorgeva la casa dell'orco: Guelfo Tabacci. I lavori riportarono alla luce due quaderni con la copertina usurata dall'umidità e dal tempo, ma ancora leggibili.

I quaderni, in realtà, sono due diari, uno nero che sul dorso  riporta il nome Filo e uno rosso che riporta il nome Rullo.

Il ragazzo che ritrova i diari, dopo essersi accertato che fossero ancora leggibili, a conoscenza dei fatti riguardanti Guelfo Tabacci, ebbe premura di consegnarli al brigadiere dei Carabinieri del paese. L'uomo, incredulo li lesse d'un fiato, poi li consegnò al maresciallo De Benedittis, ormai in congedo, che in quegli anni seguì la vicenda di Tabacci e dei due ragazzini scomparsi in paese pochi anni dopo il presunto assassinio di Tommaso.

<<  Il maresciallo prende il quaderno rosso. Legge le ultime righe e venti giri di una morsa gli schiacciano lo stomaco. Venti come gli anni passati da allora, che ripiombano attuali come se il tempo non fosse passato. >>

In un arco di tempo che, presumibilmente spazia dalla fine degli anni '90 sino ai giorni nostri, Antoni da vita ad un giallo nel giallo, talmente surreale ma così ben delineato e dettagliato da sembrare vero. Il coinvolgimento del lettore è totale e intenso che la lettura prosegue come fosse una puntata di ''Chi l'ha visto?'': una pagina tira l'altra per scoprire nuovi indizi e seguire con apprensione le vicende di Filo e Rullo.

Tutto ebbe inizio sul finire del '90. Guelfo Tabacci è un boscaiolo gigantesco, di poche parole e dai modi bruschi. Ama la moglie di un amore morboso, geloso alla follia, di una gelosia scaturita dal fatto che la moglie, dopo anni di matrimonio e un figlio, non sia mai riuscita ad innamorarsi di lui che l'aveva salvata da una famiglia che la opprimeva, per innamorarsi, invece, perdutamente del meccanico di un paese vicino.

La gelosia  accecò Guelfo talmente tanto da farlo diventare violento. Sempre più spesso le sue enormi mani procuravano lividi nel corpo e nell'anima di Adele. Rimasta incinta, la povera donna cercò di recuperare quel matrimonio prigione, non riuscendoci. Quando il bambino non aveva che pochi mesi, la situazione era diventata pesante per lei che, per salvarsi, decise di andarsene dalla casa di quell'orco. L'uomo si vide costretto a lasciarla andare, ma ad una condizione: avrebbe dovuto rinunciare legalmente al loro figlio Tommaso in cambio della propria libertà.

A malincuore, ma con la consapevolezza che Guelfo non avrebbe torto un capello al piccolo e che, non appena si fosse sistemata avrebbe fatto di tutto per ottenere l'affidamento del suo bambino, Adele se ne andò per cominciare una nuova vita col meccanico, l'uomo che amava ricambiata.

La donna provò in ogni modo a chiedere a Guelfo di farle vedere il piccolo, in fin dei conti lei era pur sempre la madre. Ma l'uomo fu irremovibile, fino al giorno che la donna lo minacciò di portarglielo via con la forza, dal momento che l'affidamento le spettava per legge. 

In quei giorni però, Guelfo si presentò dal maresciallo Giuseppe De Benedittis a sporgere denuncia della scomparsa di Tommaso.

Il bambino venne cercato ovunque, la casa fu messa sottosopra, i campi e i capanni della proprietà furono battuti a tappeto. Del bambino nessuna traccia e Tabacci sembrava non voler collaborare continuando a sostenere che il bambino era scomparso nel nulla, forse rapito da Adele. La donna estranea  ai fatti e l'atteggiamento ambiguo e violento di Guelfo, convinsero De Benedittis che l'uomo doveva aver ucciso il bambino e occultato il cadavere, ma non avendo ritrovato il corpo si vide costretto a far decadere le accuse e a chiudere il  caso. Passò il tempo e anche Adele smise di cercare il figlio, ritirandosi ad una vita fantasma: nessuno seppe più nulla di quella povera madre, ma in paese tutti continuarono ad additare  un Guelfo sempre più dispotico, solitario e scostante, come l'assassino del figlioletto.

Da quel giorno passarono circa dieci anni, Tabacci, ancora più chiuso in sé protetto dal suo aggressivo cane da guardia Diablo, continuò a comportarsi in maniera ambigua e la storia del piccolo Tommaso diventò leggenda in paese: nelle notti senza vento, dalla proprietà di Guelfo, saliva il pianto di un bambino tenuto prigioniero.

Teofilo, chiamato da tutti Filo, è un ragazzino di circa dieci anni, vive col suo amato cane Birillo e col padre alcolizzato. Era ancora piccolo quando rimase orfano di madre, ma lui continua a ricordare il dolce sorriso di quella donna smunta, dagli occhi vuoti e tristi. La mamma era malata, era stata tanto in ospedale e, nonostante il sorriso e l'amore che provava per Filo, c'era qualcosa che la turbava e non a causa della malattia.

Dopo la morte della madre cominciò ad avere grosse difficoltà a socializzare ma trovò in Birillo  e in Rullo due grandi amici, più importanti della sua stessa vita, che lo aiutarono ad andare avanti forte e coraggioso, ritrovando la vivacità che sembrava perduta.

<< Se ti importasse di me non avresti lasciato scappare Birillo. >>

Durante un temporale di montagna Birillo, che stava cercando i tartufi insieme al padre di Filo, si perse a causa del boato di un forte temporale, del quale ha sempre avuto paura.

Il padre cercò di calmare Filo invano, a poco valse il fatto che il temporale scoppiò all'improvviso prendendoli alla sprovvista. 

Per il ragazzino la colpa della scomparsa di Birillo era da attribuire solamente al  padre, che di nuovo in preda ai fumi dell'alcol, non aveva protetto il cane impaurito. 

Tutto era successo perché secondo lui il padre non lo amava. Se veramente gli fosse importato di lui, non avrebbe bevuto e avrebbe protetto Birillo. Invece non lo aveva fatto e Filo non poteva accettare la nuova e straziante perdita del suo fidato amico Birillo. Nemmeno il sostegno di Rullo avrebbe potuto aiutarlo.

Rullo è il migliore amico di Filo, un ragazzino timido e pauroso, vittima delle parole cattive e degli scherzi prepotenti dei compagni di scuola. Filo lo aveva salvato e da quel giorno erano diventati grandi amici, anche se spesso Filo non lo ascoltava. 

Rullo aveva paura del padre di Filo, lo aveva visto ubriaco una volta e si era nascosto sotto il letto per paura che gli mettesse le mani addosso. Ogni tanto Filo qualche sberla la prendeva e  Rullo per quanto poteva, cercava di consolarlo e aiutarlo insieme al cagnolino.

I due amici, poco dopo la scomparsa di Birillo, avrebbero dovuto partire con gli Scout per il campo estivo sulle montagne. Filo invece aveva già organizzato tutto, non sarebbero partiti, sarebbero invece saliti sulla montagna dove si era perso Birillo. Lo zaino era pronto: tenda, cibo, vestiario, qualche spicciolo e due quaderni sui quali avrebbero tenuto un accurato diario sugli sviluppi della ricerca.

<< La paura non passa come un raffreddore. >>

La reticenza di Rullo faceva sempre innervosire Filo che gli intimò, visto che era così pauroso, di restare a casa. Lui sarebbe partito ugualmente, da solo, sapendo che comunque l'amico avrebbe finito per seguirlo. Faceva sempre così Rullo, litigavano, ma poi erano più uniti di prima. Uno l'opposto dell'altro, tanto impavido e impulsivo Filo quanto remissivo e flemmatico Rullo, così legato all'amico nonostante i continui screzi e le opposte vedute. Due facce della stessa medaglia, diverse e complementari, legate dalla complicità dell'amicizia e dal rispetto   che provavano l'uno dell'altro.

Iniziò così il lungo cammino dei due amici, inerpicandosi sulla montagna, accampandosi in riva al fiume e arrivando al paese dove incontrarono il burbero Tabacci, sospettato di aver rapito Birillo.

Ad organizzare l'operazione per salvare Birillo dalle grinfie di Diablo e Tabacci, si aggiungeranno ai due ragazzini anche la bella Amelie, nipotina dell'ex medico condotto del paese che porta con sé il peso di un inconfessabile segreto e il generoso Scacco, il ''matto del villaggio'', un giovane uomo con problemi psichiatrici ma con un cuore immenso.

Dopo un primo tentativo di salvataggio di Birillo che vedrà Filo e Rullo a tu per tu con lo smagliante ghigno aguzzo  di Diablo e una strage di galline, il nuovo piano di Filo sembrava perfetto. 

Aiutati dal nobile animo del poetico Scacco, che sembra avere una particolare affinità con Diablo e  dalla piccola Amelie che farà da palo, attaccheranno il forte di Guelfo di notte, perlustreranno tutta la proprietà e quando avranno ritrovato Birillo si daranno alla fuga rientrando a casa. 

E l'avranno pure fatta franca con gli scout e i genitori, ne è sicuro Filo,  dall'alto della sua esperienza di  scout esperto e  dalle idee chiare.

Peccato che, come in tutte le operazioni ben pianificate, ci sia sempre un punto che fa acqua.  Filo e Rullo si cacceranno in un grosso guaio con Tabacci e coi Carabinieri, riportando alla luce sconvolgenti ed inspiegabili verità che sconvolgeranno la loro vita già abbastanza travagliata. 

Ogni azione,  ogni pensiero, ogni  dubbio ed ogni particolare verranno annotati nei loro diari, ben nascosti nella cantina di Guelfo fino al giorno del ritrovamento...

La storia di Filo e Rullo è la storia di un amore unico, raro e irripetibile, che va oltre la semplice amicizia. Un legame che li unirà per sempre, fondendo i loro cuori in un unico grande cuore pulsante,  impossibilitato a battere senza la linfa vitale scaturita dal legame dei due ragazzi.

L'autore, attraverso una scrittura fluida e semplice, accompagna il lettore lungo il percorso evolutivo delle avventure di Filo e Rullo coinvolgendolo in  salti temporali ben omogeneizzati col presente.

Trattando con una delicatezza genuina e sincera argomenti come la depressione, l'alcolismo e il difficile rapporto tra un padre vedovo alle prese con un figlio borderline e ribelle, sembra quasi che  ogni personaggio incontrato  prenda vita fuori dalla penna dell'autore, diventando un membro di famiglia o il nostro amico più caro. 

Si soffre, seguendo i ragazzi nel bosco, si suda freddo durante le peripezie a casa di Guelfo, si tiene il fiato sospeso durante le azioni di salvataggio guidate da Scacco e Amelie. Si sta in apprensione e scappano pure fiumi di lacrime, per la sorte di Birillo ma non mancano i momenti esilaranti quando i piani ben congegnati di Filo finiscono in situazioni tragicomiche con conseguenze piene di pathos e suspense.

Il colpo di scena finale libera il lettore da ogni congettura e tensione, mettendo in luce quanto la mente di un bambino possa vedere oltre la realtà, svelando verità invisibili agli occhi, ma da sempre nascoste nell'inconscio primordiale.

Filo conduttore di tutta la storia, come ha ben evidenziato  l'autore, è che il peso dell'influenza adulta ( decisionale, morale e normativa ) possa gravare/condizionare irreparabilmente sulla personalità presente e futura dei figli, scatenando nelle loro menti meccanismi di difesa e compensazione dopo importanti perdite/lutti.

Sospesi tra il cielo e la terra odierni ma circondati dall'atmosfera di un regno d'altri tempi, l'avventura surreale di Filo e Rullo vi terrà incollati alla poltrona fino alla fine, dal sapore dolce amaro, come la verità.

Consiglio questo romanzo non solo ai più giovani, ma anche agli adulti, in particolar modo ai genitori, per comprendere meglio quanto, dietro ad una apparente fragilità, siano forti e coraggiosi i bambini grazie alla loro tenera ingenuità che gli permette di vedere il mondo con gli occhi puri e schietti dell'innocenza. 

Quella purezza che verrà meno quando si entrerà nella consapevolezza del mondo adulto.

Ringrazio Riccardo e Chiara per avermi inviato la copia di Io non ti lascio solo ed avermi dato la possibilità di vivere questa nuova avventura introspettiva. 

Auguro a tutti voi una buona lettura dopo l'acquisto del romanzo, ricordandovi che è presente in tutte le librerie e nei principali store online. 

Ne vale veramente la pena, parola di scout...

Tania C.








 





mercoledì 27 gennaio 2021

Recensione LA SOLA COLPA DI ESSERE NATI di Gherardo Colombo e Liliana Segre - Ed. Garzanti

 


LA SOLA COLPA DI ESSERE NATI
Gherardo Colombo
Liliana Segre
Ed. Garzanti 
Anno di pubblicazione Gennaio 2021
Pag. 128
Formato Cartonato
Aree tematiche Novità in libreria, saggi
€ 16,00
Ebook disponibile nei principali store digitali

CONOSCIAMO GLI AUTORI

GHERARDO COLOMBO
Nato a Briosco, (MB) classe 1946.
Dopo più di trent'anni come magistrato, dal 2007 dedica tutto il suo impegno alla riflessione pubblica sulla giustizia attraverso l'associazione << Sulle regole >>.

LILIANA SEGRE 
Nasce a Milano 10 settembre 1930. Imprigionata ad Auschwitz, è riuscita a sopravvivere diventando testimone della Shoah e, il 19 gennaio 2018, è stata insignita della carica di Senatrice a vita.

TRAMA

«Per me è molto importante sentirmi sulla tua stessa strada. Perché hai vissuto ciò che io ho solo letto, e perché avendolo vissuto non hai assecondato l’istinto di rispondere all’odio con l’odio.»

 «Non abbiamo bisogno di eroi, serve però tenere sempre viva la capacità di vergognarsi per il male altrui, di non voltarsi dall’altra parte, di non accettare le ingiustizie.»

Nel 1938, durante l’emanazione sulle leggi razziali, Liliana Segre ha appena compiuto otto anni e le viene impedito di riprendere le lezioni con la sua classe.

Tutti gli alunni e gli insegnanti di << razza ebraica >> vengono espulsi dalle scuole statali.

Dopo poco tempo gli ebrei vengono licenziati dalle pubbliche amministrazioni e dalle banche.

Viene loro impedito di sposare << ariani >>, possedere aziende, scrivere sui giornali.

Seguiranno altre numerose imposizioni e odiose limitazioni.

È questo l’inizio della più grande e terribile tragedia umana che culminerà con lo sfruttamento a morte nei  campi di sterminio e nelle camere a gas.

Il dialogo tra Liliana Segre e Gherardo Colombo ripercorre i momenti più drammatici e bui personali e della collettività, interrogandosi sulla profonda differenza che si frappone tra giustizia e legalità, sottolineando la necessità di non chiudere mai gli occhi davanti alle ingiustizie.

È l’unico modo per assicurarci che le pagine più truci della nostra storia non si ripetano mai più.


IMPRESSIONI

Buongiorno cari lettori, la recensione di oggi è un po' insolita e ci è stata offerta dalla mia cara amica Nelly Lorenzini che ha appena finito di leggere ''La sola colpa di essere nati'', un dialogo aperto tra Gherardo Colombo e Liliana Segre.

La Shoah è un argomento che mi sta molto a cuore, ogni anno scelgo un libro a tema da leggere, non necessariamente a gennaio ma  per  recensirlo poi nella Giornata della Memoria.

Dallo scorso marzo ad oggi non me la sono sentita di affrontare l'argomento: troppo dolore si sarebbe aggiunto a quello del nuovo olocausto che stiamo vivendo, distogliendo la concentrazione durante la lettura senza avere la possibilità di riflettere e comprendere. 

Ho deciso quindi di ospitare Nelly, reduce anche da un viaggio ad Auscwita-Birkenau, che ci espone il suo parere sul racconto del periodo nel campo di Auschwitz che la Segre ha fatto a Colombo, ripromettendomi di leggerlo non appena la mia emotività me lo consentirà.

*** LE IMPRESSIONI DI NELLY ***

<< L.S.: Certo che nel campo c'erano regole. E la principale era che l'individuo andava distrutto, andava distrutta la sua identità, doveva essere ridotto al nulla. Ogni campo aveva le sue, molte non erano scritte, ma il punto di partenza era sempre quello... >>

Uno dei numerosi vagoni per un viaggio quasi sempre senza ritorno - Auschwitz - Birkenau - Foto di proprietà di Nellita Lorenzini

Non è facile recensire un libro scritto a due mani da due grandi come Liliana Segre e Gherardo Colombo.

Facile dare per scontata l'ennesima testimonianza  del campo di Auschwitz, ma non è così.

In dialogo con Gherardo, Liliana ci racconta la sua vita: del prima, del durante e del dopo, con un linguaggio semplice e schietto.


Auschwitz - foto di proprietà di Nellita Lorenzini -

<< G.C.: Mi viene da pensare che un tratto comune di queste regole  riguardasse la fiducia: toglievano  la possibilità di fare affidamento su qualcuno o qualcosa e senza fiducia  non si possono costituire comunità. Ciascuno di voi era solo con sé stesso, e soprattutto non poteva aspettarsi un comportamento prevedibile, qualunque esso fosse, da parte di chi deteneva il potere. >>

Binario di arrivo al campo di Birkenau - foto di proprietà di Nellita Lorenzini

Gherardo interviene, chiede ed illustra la storia: dalle leggi razziali alla scelta da parte della Chiesa Cattolica di non prendere una posizione.

Un coro a due voci, che ci porta in un tempo dove tutti sono stati colpevoli, in cui vince il pregiudizio, dove non c'è spazio per la comprensione e l'umanità.


Birkenau, occhiali - foto di proprietà di Nellita Lorenzini

Birkenau, stoviglie - foto di proprietà di Nellita Lorenzini -


Bikenau, La casa delle donne - foto di proprietà di Nellita Lorenzini -

Dopo il suo viaggio ad Auschwitz-Birkenau Nelly racconta:
''Mi sono sentita malissimo a Birkenau, nella ''casa delle donne'': un edificio gelido con tre strati di tavolacci dove le donne malate andavano a morire di inedia, ricoperte dagli escrementi di chi stava sopra, mentre il Kapo' o i soldati vegliavano al caldo in uno stanzino accanto. 

Birkenau, la vita finiva così, ti toglievano tutto... Poi cominciava l'inferno.
- foto di proprietà di Nellita Lorenzini -

Nellita - Nelly Lorenzini.

- o - o - o - 

Che cosa altro aggiungere alle   parole forti e dure della Segre e di Colombo? 

Il consiglio che ci da Nelly e che seguirò, spero prima possibile,  è quello di leggere questo dialogo e fare tesoro della memoria di chi ha vissuto e convissuto col delirio della follia umana. 

Grazie Nelly, ogni volta che vorrai renderci partecipi di un nuovo viaggio, nella Valigia troverai sempre uno spazio  dedicato a te. 

Per quanto mi riguarda posso dirvi che solo su una cosa mi trovo discordante dal racconto del viaggio di Nelly: l'inferno non cominciava all'arrivo nei campi, ma dal momento in cui ad ogni ebreo è stato tolto il diritto e la dignità di essere un uomo libero. 

La storia avrebbe dovuto immunizzarci dal ripetere gli stessi errori, ma per la follia della ''bestia umana'', purtroppo, non esistono vaccini.

Sperando di aver sensibilizzato il vostro interesse, vi auguro buona lettura lasciandovi con un significativo pensiero di Martin Luther King :

'' La mia libertà finisce dove incomincia la vostra. ''

Cerchiamo di ricordarcelo sempre, non solo il 27 gennaio.

Tania C.


 





sabato 23 gennaio 2021

Recensione IL TEMPO E L'ACQUA di Andri Snær MAGNASON - Ed. IPERBOREA -











IL TEMPO E L'ACQUA

 

Andri Snær

Ed. Iperborea

Anno di uscita 30 settembre 2020

Traduzione di Silvia Cosimin

Pag. 333

Copertina flessibile

€ 19,50

Versione digitale disponibile nei maggiori stori online

 

 

 

CONOSCIAMO L'AUTORE

  


Andri Snær Magnason - foto dal sito https://iperborea.com/autore/11059/

 

Poeta, narratore, drammaturgo, già da tempo mette tutto il suo impegno nella divulgazione scientifica, nell'attivismo ambientale e in politica come candidato alle presidenziali islandesi del 2006.

Alla scomparsa del primo ghiacciaio islandese, nel 2019, depose in sua memoria una lapide con incisa una << lettera al futuro >>:

'' L'Okjökull è stato il primo ghiacciaio islandese a perdere il titolo di ghiacciaio. Nei prossimi 200 anni tutti i nostri ghiacciai potrebbero seguire la stessa sorte. Questo monumento è la testimonianza che sappiamo cosa sta avvenendo e cosa bisogna fare. Solo voi sapete se lo abbiamo fatto.'' Tra le sue pubblicazioni, per Nottetempo 2016, la raccolta di poesie Bonus, Lo scrigno del Tempo, libro per bambini edito da Giunti nel 2019 e vincitore del Premio Letterario Islandese 2013, Draumalandið, Premio Letterario Islandese 2016, il saggio-denuncia sullo sfruttamento delle risorse naturali islandesi, diventato anche lungometraggio diretto dallo stesso Magnason e dal regista islandese Porfinnur Guonason.

***Chiedo scusa per avere italianizzato il nome del regista. L'uso dei caratteri speciali islandesi collima con l'impostazione del blog e non mi permette più di giustificare i margini rendendo sgraziata la stesura del testo, pertanto se dovessi aver bisogno di inserire nomi di luoghi o di persona, sarò costretta ad italianizzarli.


TRAMA


Fin da tempi immemorabili l'Okjökull, il ghiacciaio islandese, ne occupava quasi venti chilometri quadrati del territorio. Oggi è ridotto ad un misero lembo di ghiaccio letargico e, nei prossimi 200 anni tutti i ghiacciai Islandesi potrebbero fare la stessa fine.

Come non è mai successo sino a quel momento, i nostri eredi vivranno in un ambiente molto diverso da quello che circondava le generazioni passate.

Il cambiamento climatico che sta provocando l'innalzamento delle temperature marine e lo stravolgimento chimico delle acque provocato dalle smodate attività umane saranno la causa della distruzione di ecosistemi millenari.

Si potenzieranno gli uragani e le inondazioni, le specie viventi saranno costrette a migrare a causa dell'erosione delle terre abitabili, compresa la nostra. 

Perché, consapevoli dell'immane disastro che sta compiendosi giorno per giorno, restiamo immobili o quasi? Forse perché i duecento anni sono ancora lontani e gli appelli degli scienziati al riguardo dell'acidificazione degli oceani e sul riscaldamento globale non hanno la capacità di sensibilizzarci, rimanendo in sottofondo come rumore bianco fino a che il passato collettivo non ci consegnerà l'anima di quel che è successo, aprendoci gli occhi su una fotografia desolata. 

Magnason, dedicando la sua vita alla scienza e alla tutela dell'ambiente, continua a svolgere il suo compito  di narratore del suo operato. 

Incrociando storie famigliari, conversazioni future coi figli e pronipoti, interviste al Dalai-Lama, poesia scaldica e romantica, scoperti di nessi inimmaginabili come quello di mucche appartenenti a mitologie ancestrali così distanti tra loro, Il tempo e l'acqua << racconta >> dati scientifici rivelandone il senso che ci aiuterà a fare un passo avanti.


IMPRESSIONI

Chi conosce Iperborea sa quanto preziosi siano i suoi testi. Ringrazio di cuore Martina per avermi spedito una bellissima copia cartacea di Il tempo e l'acqua di Magnason. 

Come tutte le loro copertine, anche questa è favolosa e, nella sua semplicità, molto intrigante. Colori rilassanti che rimandano agi splendidi ghiacciai nordici, un patrimonio da salvaguardare per la nostra sopravvivenza.

Il tempo e l'acqua non è un romanzo, e non è un saggio ma  si legge come un romanzo biografico con riferimenti storici e tecnici. Un lungo racconto dell'operato dell'autore, impegnato da anni nella lotta per la tutela dell'ambiente.

<< Gli elementi fondamentali della Terra non seguono più i tempi geologici, ma si stanno modificando ai ritmi dell'uomo, ormai si verificano in un secolo evoluzioni che avvenivano in centinaia di migliaia di anni. >>

Quando si prova a registrare i rumori prodotti dall'eruzione di un vulcano gli strumenti, oltre un certo livello, non riescono più a distinguere la diversa intensità e tipologia di rumore cominciando a registrare solo un ronzio, comunemente chiamato ''rumore bianco''.

Questo rumore bianco è paragonabile alla percezione che la maggior parte dell'umanità ha riguardo ai ''cambiamenti climatici'': non se ne comprendono le dimensioni, distratti dal ronzio di sottofondo.

Vivendo in un mondo altamente globalizzato e ipertecnologico l'unico pensiero di chi tesse trame e orditi dell'economia mondiale è quello di sfruttare il più possibile il territorio ambientale per ricavarne un alto profitto, a scapito dell'incolumità terrestre che inesorabilmente, giorno dopo giorno si deteriora velocemente sotto i nostri occhi ciechi al disastro. 

L'ipotesi di Magneson è che in alcuni casi ormai sia già troppo tardi per invertire l'avanzata del disgregamento ambientale. Quel futuro, così lontano dal nostro orizzonte, si è ormai avvicinato inesorabilmente senza possibilità di poterne arrestare l'avanzata deleteria, ma qualcosa ancora  si può e si deve fare.

Per spiegare questo ''rumore bianco'', Magneson ci conduce nella sua terra, l'Islanda, per raccontarci la tragica fine del millenario ed immenso ghiacciaio Okjökull, dichiarato morto nell'estate del 2019, tra l'indifferenza dei potenti della terra, riunitisi per discutere lo sfruttamento turistico di un territorio.

I ghiacciai sono un ponte carico di informazioni che, nel presente, collegano il passato al futuro. Col loro scioglimento e la conseguente ''morte'' si perde tutto il bagaglio storico universale, scatenando una reazione a catena di danni devastanti e irreparabili per l'uomo e il pianeta causata dai gas prodotti durante liquefazione e l'evaporazione.

I miseri resti dell'imenso e antichissimo ghiacciaio islandese Okjökull

Secondo l'autore il compito di divulgare le notizie della catastrofe annunciata, inascoltata e purtroppo così ben avviata dall'essere quasi sul punto del non ritorno, non sarebbe suo compito, ma proprio a causa della cattiva informazione fatta da chi non ha saputo farsi ascoltare, si è sentito in dovere, in quanto scrittore e comunicatore, di porre all'attenzione dell'umanità il grave problema che sta attanagliando il pianeta. 

Chi meglio di lui, che la situazione la tocca con mano, osservandola coi propri occhi nella quotidianità della sua amata Islanda, terra di ghiacci, che ha appena svolto i funerali di uno dei suoi più grandi e antichi ghiacciai?

<< Secondo gli scienziati, l'impatto dell'uomo sul pianeta è ormai di proporzioni tanto grandi da segnare l'inizio di una nuova epoca geologica: '' l'epoca dell'uomo ''.

L'estinzione dei dinosauri, le grandi glaciazioni seguite dal disgelo sono tutte ere che si sono evolute naturalmente e in maniera graduale. Con l'avvento dell'uomo e dell'industrializzazione repentina poi, il degrado sta progredendo a velocità troppo sostenute per riuscire ad arginarne l'avanzamento.

Oggi purtroppo si vive il presente senza volgere lo sguardo al futuro. Per molti il futuro non esiste, dal momento che un giorno non ci saremo più, non riuscendo a ragionare sul fatto che di questo passo, un domani, potrebbe non esserci più nemmeno la terra oltre che la nostra progenie e, per i fortunati che sopravvivranno, il nostro pianeta sarà molto diverso e inospitale da come è oggi.

<< Vedremo soltanto una sfera di fuoco, più grande del sole, più vasta del mondo; nemmeno un grido risuonerà, solo il silenzio come un sudario si stenderà fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno, ma noi non ci saremo... >>

(Francesco Guccini - 1967 - Noi non ci saremo - )

Leggendo, non ho potuto fare a meno di paragonare la denuncia di Magnason a quella contenuta in  una bellissima canzone del '67 di Guccini: Noi non ci saremo, dove il cantautore emiliano denuncia  lo scempio che l'uomo apporterà alla terra con guerre e bombe atomiche invasive. Le guerre distruggeranno il pianeta, sopravvivranno solo le foreste e gli abeti, ma non esisterà più l'uomo e non esisteranno più gli animali.  

Guccini aveva visto lungo, sbagliando, comunque di poco, sul fatto che il mondo verrà distrutto da un'altra bomba nucleare.

La sfera di fuoco che ''vedremo'' prima di estinguerci, in realtà, come possiamo leggere in Il tempo e l'acqua, sarà causata dal riscaldamento terrestre e dai gas che si libereranno dallo scioglimento del permafrost. I gas liberati, unendosi all'anidride carbonica e a quelli prodotti dall'inquinamento dell'industrializzazione, potenzieranno l'effetto serra sino a far diventare la terra un'immensa sfera di fuoco.

<< La riuscita non è certa: ogni cosa finisce e questo vale per il genere umano come per tutto il resto. Se ce la faremo però, il mondo forse non sarà perfetto, ma di sicuro sarà più bello di quanto le parole possano mai descriverlo. >>

Perché, nonostante le cronache di un disastro annunciato c'è ancora così tanta indifferenza riguardo al problema?

Cosa troveranno i nostri pronipoti e cosa dovranno fare per cercare sopravvivere in un ambiente ostile?

Cosa possiamo fare oggi per assicurare loro un domani?

La pandemia ci ha dimostrato che durante il periodo di ''fermo'' mondiale, da marzo a maggio, qualcosa è cambiato. Noi abbiamo capito che possiamo vivere senza il superfluo e la terra, per un breve periodo ha tirato un sospiro di sollievo.

Sapremo fare tesoro di quest'esperienza e tramandarla alle generazioni future?

<< Questa è una gara in cui tutti vincono o tutti perdono. >>

Prima o poi il ciclo vitale terrestre è destinato a finire, ma per ora esistiamo e quello che possiamo fare oggi, sarà un grande aiuto per il domani.

Il congedo di Magnason, prima delle note finali è un dono. L'autore ci regala una parola con la speranza che sapremo metterla in pratica: ''rallentare'', solo così potremo cercare di evitare la catastrofe.

333 pagine sono lunghe un anno. Un anno duro e difficile come il 2020 che ci ha visti piegati da un virus subdolo e assassino. Ma dietro al dolore, alla rabbia e alla disperazione, questo anno ci ha dato una lezione importante: ritornare alla semplicità di un tempo per apprezzare la nostra vita e quella che ci circonda. Per un trimestre il mondo si è fermato, l'aria, improvvisamente è divenuta più salubre, alcune città hanno potuto scoprire la bellezza del cielo in primavera e seguire il volo delle rondini tornate a nidificare dopo anni di assenza.

Il messaggio che mi è arrivato da queste 333 pagine è proprio questo: tornare alla semplicità per poter rivedere il cielo. 

Il tempo e l'acqua, nonostante la lettura scorra via limpida e sciolta, non è un libro facile da metabolizzare, ma è il libro che tutti dovremmo leggere per renderci conto del male che nell'arco di una manciata di anni, siamo riusciti ad infliggere alla nostra casa, quella che dovrebbe proteggerci e ripararci, quella che dovrebbe assicurarci una vita sana e naturale.

Spero che parte di questo messaggio arrivi anche a voi lettori e vi invogli a leggere questa lunga '' lettera aperta al mondo '' di Magnason. 

Scritto con uno stile  semplice, anche se ricco di dati e statistiche, si legge in fretta proprio per l'interessante documentazione riportata, ma in particolar modo grazie agli aneddoti e ai ricordi dell'autore, messi in risalto da splendide fotografie del suo vissuto, dall'infanzia ai viaggi, dai ritratti di famiglia, all'incontro suggestivo col Dalai-Lama.

<< Dovrei annunciare al mondo che un miliardo di vite umane sono a rischio? E a che titolo parli, mi chiederebbero? >>

<< Mi è apparsa in sogno Auðhumla, la mucca universale. Parlo a suo nome. >>

Se Magnason non dovesse essere stato abbastanza convincente, provate ad ascoltare il parere di Auðhumla, la mucca universale, simbolo di vita grazie alla sua abbondanza  e generosità infinita,  incarnazione di nostra Madre Terra, origine del bene materiale e spirituale.

Anticamente la Terra, trovandosi in difficoltà, si presentò sotto le spoglie di una mucca al cospetto degli dei per chiedere aiuto. La terra chiese a Brahma di mettere fine alla devastazione che i demoni stavano provocando, ma Brahma non potendo fare nulla si recò da Shiva per chiedere il suo sacro intervento. Shiva si trasformò in essere umano uccidendo i demoni e salvò la Terra. 

Da quel momento la terre venne rappresentata sotto da una mucca...

Gli spunti di riflessione sono tanti e tutti diversi pur se accomunati dalla stessa causa.

Un regalo prezioso da fare e da farsi, soprattutto in questo periodo, per capire e ricordarci che il nostro domani dipende dal nostro oggi. 

Il futuro è l'unica ricchezza che abbiamo, non aspettiamolo crogiolandoci nell'indifferenza, andiamogli incontro con fiducia e rispetto. 

Augurandovi buona lettura, vi lascio con la speranza che la situazione sanitaria e terrestre possa migliorare presto grazie alle nostre azioni.

Tania C.



giovedì 21 gennaio 2021

Recensione: TI PRESENTO UN'AMICA di Gianluca Colomo - Ed. AltroMondo Editore -

 





TI PRESENTO UN'AMICA

Gianluca Colomo

Ed. AltroMondo Editore

Collana Mondo di dentro

Genere Narrativa, ricerca di sé

Pag. 272

Formato Brossura

€ 18,00

Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/ti-presento-unamica/


CONOSCIAMO L'AUTORE


Gianluca Colomo, professione sognatore, apprendista scrittore ed ex, la parola che meglio rappresenta la sua personalità e quella del libro.

Ex pilota, ex marito, ex pugile e kickboxer.

Ex racchiude il significato di passato, di vita vissuta, dolori e segreti scoperti durante la stesura del romanzo.

Gianluca ama a 360 gradi la vita, i cani e le donne, a voi la scelta dell'ordine. 

Ama tutto ciò che di bello o tremendo tutto questo amore possa riservare. 

Leggendo questo romanzo lo scoprirete.


TRAMA

La delusione verso il genere femminile porta Gianluca a creare una donna ideale, Valentina che diventerà la protagonista del suo romanzo.

Durante la stesura però Valentina prende vita assumendo una propria personalità, sfuggendo al controllo della voce narrante. 

Cercando delle risposte, l'autore fa esaminare il suo romanzo ad una psicoterapeuta che lo leggerà insieme a noi.

Un viaggio alla scoperta delle debolezze, delle virtù e dei sentimenti umani, a tratti divertente e autoironico, a tratti struggente e passionale.

Una storia nuova e diversa dal solito che intreccia le trame del vissuto del protagonista e del personaggio inventato.


IMPRESSIONI

Ti presento un'amica di Gianluca Colomo,  mi è stato gentilmente offerto dalla premurosa Alice di AltroMondo Editore che ormai conosce i miei gusti ed è sempre attenta a farmi avere novità originali e interessanti. La ringrazio infinitamente per questo e spero che queste letture possano incuriosire anche voi lettori della Valigia.

Il romanzo si presenta in una veste fresca e simpatica già dalla copertina che lascia intuire le passioni più grandi dell'autore: l'amore per le donne e per i cani. E sono proprio un paio di grandi orecchie pelose a fare capolino tra le gambe di una coppia sorridente e abbracciata. 

In questo periodo, dove l'affetto e il contatto fisico ci è negato, fa piacere vedere una coppia allegra e spensierata fondersi in un abbraccio passionale. E fa piacere pure il piccolo cagnolino testimone. 

Ho sorriso non appena ho osservato la copertina. Mi trasmette un senso di positività, di quella spensieratezza che si ha quando si è in vacanza e pure la grafica del titolo è invitante. Potrei osare a dire che '' buca lo schermo " e la storia contenuta al suo interno è un caleidoscopio di luci, colori e suoni sulle note di un amore originale e accattivante.

<< Gli risposi, anzi lo chiamai, solo per sentire che voce aveva quell'uomo così diverso, così strano, così sincero. >>

Il romanzo si apre con  la voce narrante di Maria Boi Valdes, la psicoterapeuta che ha avuto modo di conoscere il protagonista: Gianluca.

Nonostante fosse in un periodo che la vedeva su molti fronti, dal lavoro alla famiglia, Eva rimase incuriosita dalla lunga  mail-lettera e dai numerosi e insistenti sms inviati da Gianluca, tanto da ritagliare un po' del suo prezioso tempo per dedicarsi alla lettura e all'ascolto della richiesta d'aiuto da parte di un uomo che non conosceva il significato di arrendersi, nemmeno quando non rispondeva ai suoi messaggi.

L'uomo non chiedeva aiuto per sé, ma per la sua ex moglie. Ad Eva veniva spesso chiesto aiuto per storie finite ma mai metabolizzate, che trascinavano lo sventurato innamorato in un turbinio di desolazione e accanimento verso la persona che aveva preso tutt'altra direzione. Questo però non era il caso di Gianluca. Lui la storia l'aveva chiusa, elaborata ed era passato oltre. Quello che lo legava ancora alla sua ex era un profondo e sincero affetto ed era seriamente preoccupato che la donna potesse stare male e annientarsi. Lui voleva fare qualcosa affinché lei fosse sempre protetta dal male che oscurava il suo percorso di vita e potesse continuare a splendere.

Il racconto schietto e diretto di Gianluca colpì profondamente Eva, tanto che decise di dargli una possibilità, avrebbe accettato di incontrare la sua ex quando  fosse stata pronta per il colloquio.

Passarono due anni senza che nessuno si fece vivo, poi un giorno Gianluca chiamò Eva, raccontandole che aveva scritto un romanzo e desiderava una consulenza sulla sua storia, incentrata sull'introspezione psicologica. Aveva scelto proprio lei perché amava i bambini e gli animali e per questo era un'anima buona.

Quello che desiderava da Eva era sapere, a lettura ultimata,  se potesse correggere le inesattezze del suo '' romanzo d'aiuto '' per poter aiutare chi fosse ancora indeciso se seguire la ragione o il cuore. 

Perplessa, Eva, decise di dare un appuntamento a quell'uomo così particolare e sincero. Sentiva, a differenza di tutti gli altri clienti avuti in precedenza, che Gianluca non stava vivendo intrappolato in una storia finita, ma che, avendo elaborato il passato, ora provava sincero affetto amichevole per la sua ex, tanto da volerla proteggere senza secondi fini, quindi poteva fidarsi a riceverlo. 

Sì, quel ragazzo meritava un'opportunità e la sera dopo l'incontro, Eva cominciò a leggere le pagine del romanzo di Gianluca.

.<< Non ho quasi più amici e sono single ormai da tanti anni che non mi ricordo nemmeno più cosa significa preparare il caffè per qualcuno. >>

Gianluca stava passeggiando col suo cane Enzo lungo il Poetto, alla ricerca di un altro quadrupede che potesse smuovere quella giornata lenta e monotona passata a rimuginare sul suo destino.

Arrivato ad uno dei tanti baretti di legno tutti uguali spalmati sul litorale, riconobbe un compagno di studi e scambiò qualche frase di circostanza, cercando di darsi pure un tono da uomo impegnato e stanco della gente tanto da dover cercare un po' di solitudine lungo la spiaggia.

L'amico Roberto lo invitò a casa sua per una festa, proprio quella sera e Gianluca, dopo mille elucubrazioni tra sé e sé, cercando una scusa per rifiutare gentilmente l'invito, finì per desistere ed accettare, se pur controvoglia. 

Le elucubrazioni continuarono anche una volta giunto a casa, mentre cominciava a prepararsi per la serata, prefissandosi di rientrare al massimo per mezzanotte.

A metà tra un Clark Kent e un moderno Cenerentolo, cercava disperatamente di trasformarsi in un Superman, senza usare la cabina telefonica. 

Tirato a lucido, si apprestò ad uscire insieme al suo inseparabile compagno di vita Enzo. Mai avrebbe pensato di lasciare a casa il suo cagnolino, dopo aver condiviso anni di gioie e dolori. Enzo non lo meritava, e lui si sarebbe sentito più sicuro e socievole col fidato amico accanto.

Così con la casa, l'auto e l'anima in disordine finirono di prepararsi per uscire. 

Il disordine ere uno stile di vita per Gianluca, da single anomalo, casa e auto in disordine lo rendevano più umano a chiunque approcciasse con lui rapporto di amicizia.

Il percorso da casa alla villa di Roberto servì a Gianluca per ripensare ai tempi della scuola, alle avventure insieme all'amico e alle fantasie sulle donne conosciute, come stesse leggendo un romanzo rosa, di quelli tipo gli Harmony.

Questa descrizione mi ha fatto tanta tenerezza. Di solito sono le donne a farsi mille problemi e film mentali, vivendo in una nuvola rosa. Gianluca invece, si è descritto come un uomo plasmato da un caos di romanticismo e ilarità. Un connubio inusuale per un uomo, ma che lo rende vero e teneramente umano oltre che simpatico 

<< C'è qualcosa di magico che guida la camminata di una donna. Assomiglia ai movimenti sinuosi di un gatto quando sta per afferrare la preda. >>

La serata si trascorse tra ricordi di scuola e vecchi amici, immerso in uno tsunami di anime che bevevano e si godevano la musica. 

Ad un certo punto però accadde qualcosa che stravolse il mondo ovattato di Gianluca. 

Per un breve attimo gli apparve la visione di una donna bellissima, aggraziata ed elegante come una pantera, con una dolcezza d'altri tempi, specie quando reclinava la testa. 

Durò solo pochi attimi, ma bastevoli a sconvolgerlo, finché Roberto non lo presentò a Valentina come ''l'uomo di cui stavano parlando  prima''.

Era proprio lei, la sinuosa pantera incrociata in giardino. 

Chissà perché Roberto lo aveva presentato in quel modo?

Valentina era una donna oltre che bellissima anche molto socievole e affabile. Prese subito confidenza col musetto di Enzo.

<< Perché mi sta succedendo tutto questo? Qual è il motivo del conflitto fra ciò che mi aspettavo e quindi desideravo e invece ciò che si profilava all'orizzonte? >>

Socializzare con Valentina era stato un piacere, era un'anima pura, una donna d'altri tempi e le aveva pure lasciato il numero di telefono per potersi risentire ed eventualmente rivedere. 

L'atmosfera che si stava creando cominciava ad intrigare Eva che non vedeva l'ora di saperne di più su Valentina e sul ruolo che avrebbe avuto la ragazza nella vita di Gianluca.

Ero curiosa pure io di conoscere i nuovi sviluppi che la serata avrebbe apportato alla vita del protagonista e non riuscivo a staccarmi dalle pagine che scorrevano sotto i miei occhi come acqua di un ruscello fresco e dissetante.

Il mattino dopo, appena sveglio, il primo pensiero di Gianluca andò a Valentina, chissà se gli aveva mandato un messaggio? Controllò il telefono, ma si ricordò non averle dato il numero, anzi, vantandosi di avere una buona memoria coi numeri si era fatto lasciare il suo, ma ora non riusciva proprio a ricordarlo. Pazienza, l'avrebbe cercata su Facebook, anche se ripensandoci non era quello il modo di approcciarsi con una ragazza.

Più tardi avrebbe chiamato Roberto e lui gli avrebbe dato il numero. Lo squillo del telefono lo distolse per un attimo da quei pensieri. Era Roberto e voleva proprio parlargli di Valentina. Forse lui non se ne era accorto, anche se era evidente, ma Valentina era...

Le continue sospensioni del discorso dell'amico cominciarono ad innervosire Gianluca, tanto che lo rimbrottò di parlare chiaro. Roberto voleva solo avvisarlo che Valentina in realtà era una trans e se non se fosse accorto e fosse incredulo poteva tranquillamente controllare. Prima di riattaccare gli lasciò pure il numero di cellulare dimenticato.

Gianluca fu risucchiato in un vortice di pensieri. Non si era accorto di nulla; certo era molto alta per essere una donna, ma la voce non era più profonda di quella di tante altre donne. Come avrebbe dovuto comportarsi? 

Lui si era sempre battuto per la parità dei diritti e per l'uguaglianza, aveva sempre sostenuto la diversità, considerata un valore aggiunto, un arricchimento. Ma ora? Si sentiva così sfiduciato. 

Provò a chiamarla, per sincerarsi che quella donna fosse stata messa sulla  sua strada per un motivo ben preciso del destino.

Valentina rispose ad un emozionato Gianluca con aria scocciata, l'aveva svegliata quando avrebbe desiderato dormire ancora.

Il povero ragazzo le disse che avrebbe fatto meglio a spegnere il telefono se voleva dormire, ma la donna ormai continuò quella conversazione iniziata così male. Parlarono della festa, ma sembrava più incontro di boxe tra equivoci e fraintendimenti, tanto da far credere a Gianluca che al telefono ci fosse una donna diversa da quella conosciuta la sera prima. 

Valentina lo salutò incolpando la sua scarsa loquacità al fatto di non aver ancora bevuto il suo caffè, con la promessa di risentirsi più tardi.

Desolato Gianluca, dopo aver rotto, in uno scatto di rabbia, il suo telefono, si domandò il perché di quello strano comportamento poi decise che forse avrebbe dovuto dimenticarla e proseguire la sua strada in compagnia del fidato Enzo.

<< Non devi mai rinunciare a un sogno se per te è davvero importante. >>

Quando una persona ti entra dentro è difficile metterla nel dimenticatoio e fare come se niente fosse. Così fu per Gianluca, gli era talmente entrata dentro tanto da farlo  entrare nella fase del blocco dello scrittore per un po' di tempo, pensando quasi di rinunciare se non fosse che il desiderio di far conoscere quella storia per aiutare altre persone come lui, fosse esso stesso più forte della rinuncia.

Siccome Gianluca non era una persona da lasciare le cose a metà, decise di chiamarla di nuovo e fu sorpreso, recuperando un vecchio telefono di fortuna, di trovare un lungo messaggio di Valentina.

La donna si scusava per il suo comportamento, causato da un qualcosa che la riguardava ma del quale, per il momento Gianluca ancora non era a conoscenza. Anche se lui era veramente un uomo piacevole sotto ogni aspetto, avrebbe fatto meglio a perdonarla e dimenticarla.

Per Gianluca cominciò un periodo di apatia e trascinamento. Tutto gli sembrava inutile, anche se aveva voglia di conoscere nuove persone con la speranza che gli facessero dimenticare Valentina. Una sera, dopo alcune vicende che movimentarono la sua nottata e gli ammaccarono l'auto, si avviò per le strade cagliaritane imbattendosi in una rissa.

Un gruppo di ragazzi ''Skin'' stava picchiando una prostituta,  e la stavano deridendo. 

Sceso dall'auto scoprì che insieme a quella donna c'era anche  lei, l'essenza che gli aveva rubato l'anima.

Valentina. 

Accorso in sua difesa finì per avere la peggio, anche se riuscì a stendere uno degli aggressori, grazie anche all'aiuto di Valentina. L'ultima cosa che vide e sentì furono i lampeggianti e la sirena dell'ambulanza.

Eva fu talmente rapita dall'evoluzione della storia di Gianluca che nemmeno sentì il cellulare suonare. Quella storia le ricordava così tanto il caso di Rosy, una sua paziente che aveva completato il suo percorso trans con l'operazione di vaginoplastica ma, una volta raggiunta la completa fisiologia  femminile, il fidanzato la lasciò facendole crollare addosso il mondo che si era costruita sino a quel giorno e quello che aveva sempre desiderato. Ma ora non aveva più tempo per leggere e a malincuore ripose il faldone. Quella notte avrebbe proseguito la lettura, ritrovando Gianluca confuso e dolorante al pronto soccorso e accanto a lui Valentina.

Quanto mi ha fatto piacere leggere che nonostante tutto Valentina non aveva abbandonato Gianluca. Anche se a causa della mancanza di coraggio aveva di tutto per allontanarlo,  per rimandare il momento di raccontargli la sua storia.

Le era entrato nell'anima, l'aveva incatenata a sé. Lui era così diverso da tutti gli uomini che aveva conosciuto. Così premuroso, gentile e protettivo: le sembrava di conoscerlo da sempre. E quando una donna lo dice ad uomo non può significare altro che ha, in quell'uomo, trovato la sua strada...

Dopo un capitolo dedicato alla voce narrante di Valentina, la staffetta viene passata ad Eva per le conclusioni finali. 

Eva, da brava psicoterapeuta, non si sbilancia, non serve la soluzione del caso sul piatto d'argento, ma invita il suo paziente, in questo caso il lettore a trarre le proprie conclusioni non senza aver riflettuto sulla storia e sui personaggi.

In fondo poco importa se Valentina sia reale o viva solo nella mente di Gianluca, poco importa se sia una vera donna o no e poco importa che quella storia d'amore fosse reale o immaginaria.

La vita sarebbe andata comunque andata avanti e Gianluca desiderava che la sua storia potesse essere di aiuto a tutte quelle persone sfiduciate e deluse dall'amore e dalla vita.

Chissà, magari avrebbe potuto aiutare anche Rosy, la sua paziente...

Questo romanzo corale che non sembra un romanzo ma il diario di tre persone molto differenti tra loro e accomunate da un grande bisogno di attenzione, è stato per me una ventata di aria fresca.

Finalmente una storia nuova, frizzante, fuori dagli stereotipi della classica storia d'amore zuccherosa e spesso scontata,  ma talmente surreale da sembrare vera.

La simpatia fantozziana di Gianluca è travolgente, suscita nel lettore un senso di protezione, di amicizia che spinge a continuare la lettura come stesse ascoltando quelle parole dalla bocca dell'amico di sempre.

Lo stile di Colomo è semplice e scorrevole, mai volgare pur trattando argomenti sensibili, senza lacune dovute a sbalzi temporali o cambi di scena, che si fondono perfettamente tra un personaggio e l'altro. L'ho apprezzato proprio per aver trattato in maniera realistica e delicata un argomento che purtroppo, nel 2021, è angora tabù e oggetto di discriminazione e scandalo tra la gente che si professa aperta e di larghe vedute.

I personaggi sono ben strutturati sotto il profilo psicologico,  si evince chiaramente l'apatia di Gianluca e si percepisce il disagio, di non essere all'altezza di Valentina, forse un po' affrettata la svolta della sua entrata in scena, ma l'autore ha saputo renderla viva e interessante agli occhi di chi ascolta.

Ho scritto ascolta perché, pur leggendo, mi sono ritrovata ad ascoltare le parole di Gianluca, i monologhi col piccolo Enzino, i dialoghi con gli amici e  Valentina,  i pensieri di Eva. 

Un  po' come essere in un lungo volo e il passeggero al tuo fianco si mettesse a raccontare la sua vita. Alla fine del viaggio, dopo aver ascoltato ricordi, pensieri e sventure di quello sconosciuto, ti sembra quasi di aver preso parte alla sua vita, di conoscerlo da sempre, come direbbe Valentina.

Cosa dirvi di più se non di cliccare sul link, acquistare il libro e sprofondarvi nella lettura? Sono sicura che questa storia saprà rapirvi e rivelare la propria essenza a seconda dei vostri bisogni. 

Un po' come quei libri dal finale multiplo a seconda del bivio scelto, il modo in cui leggerete e ascolterete questo romanzo saprà sorprendervi col finale. 

Il finale che sceglierete voi!

Un particolare che ho amato di questa storia è stata la presenza di Enzo. Il pelosetto era il cane dell'autore, volato su Ponte dell'Arcobaleno, e per rendere onore alla sua memoria gli ha teneramente dedicato il romanzo oltre che una parte importante da protagonista muto ma con una capacita di ascolto e comprensione immensa. 

Sempre più spesso mi accorgo che gli animali sanno capirci più degli esseri umani troppo presi da una vita diventata quasi virtuale per accorgersi che fuori c'è un mondo brulicante, colorato e pieno di vita reale che ci aspetta, bastano solo un guinzaglio e tante coccole per uscire alla scoperta col nostro compagno fedele di vita.

Buon Ponte Enzino...

Augurandovi buona lettura, vi aspetto presto con nuove recensioni.

Tania C.







Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...