LA PRINCIPESSA AFGHANA
E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI
Tiziana Ferrario
Ed. Chiarelettere 2021
Collana Chiarelettere Narrazioni
Formato Brossura
Pag. 216
€ 18,00
Disponibile in formato digitale in tutti gli store online
CONOSCIAMO L'AUTRICE
Tiziana Ferrario, giornalista, il suo volto è entrato nelle nostre case durante la lettura delle notizie del Tg1, documentando guerre e crisi umanitarie. Reportage sull'Afghanistan presidiata dal dominio talebano, sulla loro caduta e sulle infinite difficoltà che il paese ha cercato di superare per abbattere le leggi tribali che lo governano.
Questo è il suo primo romanzo, dove racconta la storia di Homarira, principessa afghana esiliata a Roma, conosciuta personalmente durante il suo lavoro come giornalista, diventandone una cara amica.
Come in tutti i suoi libri, anche in questo suo romanzo emerge la forza di un problema del quale ha sposato la causa: la difesa dei diritti delle donne.
Tra le sue opere: Il vento di Kabul ( Baldini Castoldi Dalai 2006 ), Orgoglio e pregiudizi ( Chiarelettere 2017 ) e Uomini, è ora di giocare senza falli! ( Chiarelettere 2020 ).
TRAMA
Dopo averci documentato la situazione dell'Afghanistan come inviata di guerra, Tiziana Ferrario torna ai piedi dell'Hindukush per dare voce alla protagonista del suo romanzo, una donna afghana, caparbia divulgatrice di pace, la cui famiglia è stata crudelmente cacciata per essere condannata all'esilio.
Homarira, principessa che dà il nome al romanzo, è stata l'amata nipote dell'ultimo sovrano afghano, Re Zahir Shah, colui che ha governato dal 1933 al 1973 il paese, prima di essere spodestato dal trono con un golpe.
In una sorta di ''isola che non c'è'', sospesa tra vita e morte, Homarira è testimone del nuovo sangue che sta scorrendo nella sua terra, si rende cura delle donne che bussano alla sua porta mentre gli integralismi prendono terreno seminando odio e terrore.
Il ricordo di un Afghanistan terra di viaggiatori e di hippie, culla di cultura e tradizioni millenarie, dove le donne non subivano la pubblica lapidazione, è una fiamma ancora accesa che arde nel cuore di Homarira.
Nelle pagine appassionate e struggenti, la Ferrario dà voce ad un continuo scambio di storie sulla quotidianità di un paese a rischio dell'abbandono a sé stesso.
Voci e storie appartenenti a donne che hanno deciso di seguire il loro estinto e la loro vocazione: giornaliste, insegnanti, medici e sminatrici, giudici, sportive e poliziotte.
L'anima di una generazione che non intende fermarsi, nemmeno di fronte all'impossibile.
Per raccontare quasi un secolo di storia è servita tutta la forza motrice delle guerriere della grande battaglia per la libertà, ancora in corso in Afghanistan.
Donne orgogliose di essere audaci nel mezzo di un mondo fatto di uomini che le vuole sottomesse.
IMPRESSIONI
L'Afghanistan è un paese che mi ha sempre affascinato per i suoi meravigliosi paesaggi e la sua storia travagliata che, come sotto al sortilegio di un potente maleficio, continua a ripetersi nel tempo, nonostante gli sforzi per cercare di far trionfare la pace e la democrazia.
Un paese di polvere, ma ricco di piccole oasi tranquille dove rifugiarsi dal caldo che attanaglia durante i mesi estivi e dal gelo che d'inverno scende dall'Hindu Kush.
Paese che, dopo qualche decennio di fioritura e parità dei diritti, è nuovamente tenuto in pugno dal nuovo regime dei talebani, figli del vecchio governo, molto più agguerriti e integralisti.
Nonostante gli sforzi di Re Zahir Shah, che dal 1933 al 1973 cercò di risollevare l'economia del paese e dare tutti i diritti alle donne, la primavera vissuta è stata spodestata da un ''Generale'' ed eterno inverno di crimini, ricatti, e imposizioni che portano solo ad un ulteriore impoverimento economico e socio sanitario del popolo e del territorio, compresa una nuova ondata di violenza feroce verso le donne.
Tiziana Ferrario ha vissuto per molto tempo come cronista la difficile situazione del paese, diventando amica della principessa Homarira, nipote di Re Zahir Shah.
In nome della forte amicizia e per dare voce a tutte le amiche della principessa, ha raccolto, nel tempo, testimonianze e confidenze di donne coraggiose che, nell'invisibilità, cercano ed hanno cercato di opporre resistenza alla dittatura non solo talebana, ma anche dell'Isis, raccontandole sotto forma di romanzo nel libro La principessa Afghana e il giardino delle giovani ribelli.
<< Dovevo raccontare le loro storie e la tua storia, perché chi ancora non si è arresa non sia abbandonata. >>
Ho fortemente voluto questo libro e, grazie a Tommaso e Ali di Chiarelettere, che ringrazio per avermi accontentata ancora una volta, ho avuto la mia bella copia cartacea da leggere e ''rileggere'', per cercare di dare un senso, una spiegazione, all'odio atavico verso le donne.
Donne, madri, studentesse, bambine, ognuna col suo bagaglio di dolore e speranza, di voglia di vincere, di bloccare la mano d'acciaio che ogni giorno da millenni cerca di metterle a tacere, fino ad ucciderle, si ritrovano nel paradisiaco giardino della principessa Homarira.
Come una sorta di Shahrazade, la principessa accoglie a braccia aperte, nel suo protettivo eden personale, qualsiasi donna abbia subito violenza o stia cercando di frenare il delirio omicida integralista.
Sono tutte donne che non hanno voluto piegarsi alla dittatura talebana e alla tirannia dell'uomo padrone.
Madri, studentesse, sportive, medici e donne di legge, ognuna di loro col pesante bagaglio di una vita in prima linea, guadagnata con tutta la loro forza pur restando nell'ombra per paura di ritorsioni.
Molte di loro ce l'hanno fatta, altre si sono arrese, altre ancora, sfinite, hanno dovuto piegarsi con la forza al volere talebano, senza mai perdere la speranza di un Afghanistan libero e la voglia di giustizia.
<< La cruda verità è che quando sono solo gli uomini a comandare le donne possono soltanto soccombere, ovunque. >>
Nascere donna in Afghanistan, ha da sempre rappresentato una pesante disgrazia.
In Afghanistan non solo le donne non sono mai state considerate al pari dell'uomo che, tirando in ballo Dio, continua a sostenere che due donne non valgono un uomo, ma sono da sempre condannate a morire prima e più facilmente di un uomo, in particolare per problemi sanitari che nell'occidente sono stati debellati da quasi due secoli.
Il giardino segreto di Homarira è come il ventre di una madre senza età e senza tempo, caldo e accogliente, pronto a custodire e coccolare tante vite bisognose di rinfrancare il corpo, ma soprattutto l'anima.
Nel giardino non esiste il tempo terreno, il giorno si alterna alla notte nei racconti di ogni ospite giunta in quell'oasi di pace eterna seguendo sentieri e varcando porte sempre diverse.
<< Ci sono tanti cambiamenti in meglio, nessuna di noi vuole fare passi indietro, ma ogni giorno è una sfida tra la paura e il coraggio >> aveva risposto timidamente Nabila.
<< Talvolta prevale la paura, quasi sempre, però, il coraggio ci spinge ad andare avanti. Ne abbiamo tantissimo. >>
C'è la giovane Nabila, col volto celato dietro una visiera.
Madre coraggiosa e guerriera, Nabila fa la sminatrice, convinta da un terribile incidente accaduto a sette fratellini.
I piccoli pastorelli, un giorno si spinsero verso la cima della montagna per trovare pascoli più lussureggianti per i loro animali. Presero un sentiero sconosciuto, di nascosto dalla madre, che sicuramente glielo avrebbe impedito a causa degli ordigni anti uomo disseminati un po' ovunque. Molti sentieri erano stati bonificati o segnalati come pericolosi, perciò i fratellini li evitarono, ma c'era quella bella valle rigogliosa ad attenderli, e sicuramente lassù, così vicino al cielo, pericoli non ce ne sarebbero stati.
Arrivati sulla spianata, ci fu una forte detonazione, le capre scapparono impaurite rifugiandosi su uno sperone di roccia. I fratellini, nel tentativo di salvare i loro preziosi animali, saltarono per aria uno dopo l'altro a causa delle mine nascoste lungo il sentiero.
Nabila rimase talmente colpita da quella storia che decise di attivarsi a diventare sminatrice per impedire ulteriori stragi di innocenti.
Ogni giorno combatte la sua battaglia con le mine, consapevole di rischiare la vita e di poter lasciare orfani i figli, ma sa anche che grazie al suo lavoro riesce a dare un po' di serenità in più alla sua famiglia.
Grazie al suo gesto, altre donne si sono unite a lei nel tentativo di bonificare il paese, contente e orgogliose di aver dimostrato che uomini e donne sono uguali e che sono in grado di lavorare duro quanto gli uomini.
La consapevolezza di Nabila la spinse a non arrendersi, a cercare di migliorarsi nel suo lavoro, finché un giorno, il livore misogino dell'uomo non la condusse al giardino di Homarira.
<< Solo se si è in pace con sé stessi si può portare la pace nel mondo in cui si vive >> aveva aggiunto la principessa. << E chi è in pace fa paura. >>
Col dilagante terrorismo provocato dallo Stato Islamico, meglio conosciuto come Isis, i Talebani che firmarono il negoziato di Doha, capirono che per raggiungere i loro scopi la maniera più facile era quella di far fare il lavoro sporco all'Isis, fomentando altro odio e orrore in un popolo già troppo martoriato da guerre ataviche e dal covid, che ha finito per annientarli del tutto.
Lo sa bene Tahmina, una giovane insegnante di yoga giunta nel giardino incantato senza paura, ma con la voglia di proseguire e far proseguire la pratica yoga a più donne possibile. Anche a costo di essere uccisa.
Insegnare yoga a Kabul scatenò l'ira dei fondamentalisti che videro la disciplina yogica come un rinnegamento delle tradizioni afghane, tanto da considerarla antislamica, dal momento che le radici della pratica nascono dall'induismo.
Quale offesa oltraggiosa scaturita dalle donne! Dovevano smettere e subito quella ribellione verso l'islam!
Tahmina aprì una palestra grande e luminosa dove donne di ogni età avrebbero potuto ritrovare il proprio equilibrio fisico e mentale oltre che ad un po' di pace dopo mezzo secolo di guerre feroci.
Molte donne cominciarono a frequentare la palestra, ma di nascosto dagli uomini che vedevano la pratica come una forma di indipendenza.
L'equilibrio e la nuova consapevolezza di sé, derivate dalla pratica yoga, incutevano paura a chi voleva la donna come un burattino da manovrare fisicamente e mentalmente, così cominciarono le minacce verso Tahmina, sfociate nella jihad ( guerra santa ) spingendola, per proteggere le allieve e sé stessa, a chiudere la palestra.
Ma non per questo si fermò e, grazie alla sua intelligenza, riuscì a sviluppare un'app che consentì ad ancora più donne di seguire le lezioni in sicurezza da casa.
Ogni donna che visita il giardino incantato della principessa Homarira è una guerriera instancabile.
Anche se messa in ginocchio dalla violenza dell'uomo, ogni sua piccola battaglia combattuta è stata e sarà comunque una vittoria che ha posto le basi per nuove battaglie condotte da altre donne coraggiose.
Una donna da sola può fare poco, ma l'unione serve a quel poco a non far abbassare la testa e a combattere le angherie e le cattiverie inflitte da chi le vorrebbe soggiogate.
La disamina della Ferrario mette in luce come dopo il primo regime talebano l'Aghanistan abbia cercato di ricostruirsi, giorno dopo giorno, grazie anche all'aiuto delle donne alle quali erano stati riconosciuti i loro diritti più importanti.
In un paese ridotto a macerie, la forza e il coraggio delle tante Nabila, Tahmina, Halima, una delle rare donne sindaco afghane, Sara, impegnata nella lotta contro l'oppio, ha portato a molti progressi che sono stati nuovamente soffocati dal regime dittatoriale dei nuovi talebani.
Nuove reclute, ancora più agguerriti e motivati a soffocare il progresso nazionale e femminile.
<< Facciamo dei passi avanti, ma troppe persone vorrebbero riportarci indietro. E non sono solo i talebani ricomparsi di nuovo a Kabul. I giorni bui stanno tornando e noi dovremo andare di nuovo in esilio. >>
Ma i racconti delle donne non riportano solo dolore. Delicatamente, le ragazze di Homarira, ci rendono partecipi della loro immensa ospitalità, solleticando i nostri sensi con golose ricette di profumatissimi tea (chai) speziati e naan (pani più o meno conditi) appena sfornati tra le note di soavi musiche suonate, ora in libertà, da altrettante donne guerriere e amanti di quell'arte musicale che gli integralisti stanno cercando di sopprimere nuovamente.
La principessa Homarira insieme a tutte le sue amiche, attraverso uno struggente racconto, che parte dall'Afghanistan più costituzionale e democratico del nonno, paese corridoio al centro della Via della Seta, e arriva all'Afghanistan dittatoriale e martoriato dei nostri giorni, ci conduce lungo un percorso fatto di dolore, sangue e nuova speranza.
Testimone ormai inerte del nuovo martirio, il popolo chiede solo un aiuto a tutto il mondo affinché si possa trovare una via di comunicazione coi talebani per non vedere vanificato il progresso costruito negli ultimi vent'anni.
Perché con loro si può anche ragionare, con l'Isis no.
Consiglio vivamente questa lettura, non tanto agli uomini quanto alle donne, soprattutto a tutte le donne che per stanchezza o paura vogliono mollare: unite e a testa alta, affidandovi agli aiuti esterni, si possono sfondare muri che sembrano indistruttibili.
Studiate, leggete, divulgate la musica, la bellezza e i racconti delle principesse del giardino di Homarira affinché nessuno dimentichi quelle donne e il loro paese così travagliato.
Il mondo ne ha tanto bisogno.
Auguro a tutti un buon Natale con la speranza che possiate trovare tante belle letture sotto l'albero.
Buona lettura
Tania C.