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martedì 21 dicembre 2021

Recensione LA PRINCIPESSA AFGHANA E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI di Tiziana Ferrrario - Ed. CHIARELETTERE -






LA PRINCIPESSA AFGHANA 

E IL GIARDINO DELLE GIOVANI RIBELLI  


Tiziana Ferrario 

Ed. Chiarelettere 2021

Collana Chiarelettere Narrazioni

Formato Brossura

Pag. 216

€ 18,00

Disponibile in formato digitale in tutti gli store online


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Tiziana Ferrario, giornalista, il suo volto è entrato nelle nostre case durante la lettura delle notizie del Tg1, documentando guerre e crisi umanitarie. Reportage sull'Afghanistan presidiata dal dominio talebano, sulla loro caduta e sulle infinite difficoltà che il paese ha cercato di superare per abbattere le leggi tribali che lo governano.

Questo è il suo primo romanzo, dove racconta la storia di Homarira, principessa afghana esiliata a Roma, conosciuta personalmente durante il suo lavoro come giornalista, diventandone una cara amica.

Come in tutti i suoi libri, anche in questo suo romanzo emerge la forza di un problema del quale ha sposato la causa: la difesa dei diritti delle donne.

Tra le sue opere: Il vento di Kabul ( Baldini Castoldi Dalai 2006 ), Orgoglio e pregiudizi ( Chiarelettere 2017 ) e Uomini, è ora di giocare senza falli! ( Chiarelettere 2020 ).


TRAMA

Dopo averci documentato la situazione dell'Afghanistan come inviata di guerra, Tiziana Ferrario torna ai piedi dell'Hindukush per dare voce alla protagonista del suo romanzo, una donna afghana, caparbia divulgatrice di pace, la cui famiglia è stata crudelmente cacciata per essere condannata all'esilio.

Homarira, principessa che dà il nome al romanzo, è stata l'amata nipote dell'ultimo sovrano afghano, Re Zahir Shah, colui che ha governato dal 1933 al 1973 il paese, prima di essere spodestato dal trono con un golpe.

In una sorta di ''isola che non c'è'', sospesa tra vita e morte, Homarira è testimone del nuovo sangue che sta scorrendo nella sua terra, si rende cura delle donne che bussano alla sua porta mentre gli integralismi prendono terreno seminando odio e terrore. 

Il ricordo di un Afghanistan terra di viaggiatori e di hippie, culla di cultura e tradizioni millenarie, dove le donne non subivano la pubblica lapidazione, è una fiamma ancora accesa che arde nel cuore di Homarira.

Nelle pagine appassionate e struggenti, la Ferrario dà voce ad un continuo scambio di storie sulla quotidianità di un paese a rischio dell'abbandono a sé stesso.

Voci e storie appartenenti a donne che hanno deciso di seguire il loro estinto e la loro vocazione: giornaliste, insegnanti, medici e sminatrici, giudici, sportive e poliziotte.

L'anima di una generazione che non intende fermarsi, nemmeno di fronte all'impossibile.

Per raccontare quasi un secolo di storia è servita tutta la forza motrice delle guerriere della grande battaglia per la libertà, ancora in corso in Afghanistan.

Donne orgogliose di essere audaci nel mezzo di un mondo fatto di uomini che le vuole sottomesse.


IMPRESSIONI





L'Afghanistan è un paese che mi ha sempre affascinato per i suoi meravigliosi paesaggi e la sua storia travagliata che, come sotto al sortilegio di un potente maleficio, continua a ripetersi nel tempo, nonostante gli sforzi per cercare di far trionfare la pace e la democrazia.

Un paese di polvere, ma ricco di piccole oasi tranquille dove rifugiarsi dal caldo che attanaglia durante i mesi estivi e dal gelo che d'inverno scende dall'Hindu Kush.

Paese che, dopo qualche decennio di fioritura e parità dei diritti, è nuovamente tenuto in pugno dal nuovo regime dei talebani, figli del vecchio governo, molto più agguerriti e integralisti. 

Nonostante gli sforzi di Re Zahir Shah, che dal 1933 al 1973 cercò di risollevare l'economia del paese e dare tutti i diritti alle donne, la primavera vissuta è stata spodestata da un ''Generale'' ed eterno inverno di crimini, ricatti, e imposizioni che portano solo ad un ulteriore impoverimento economico e  socio sanitario del popolo e del territorio, compresa una nuova ondata di violenza feroce verso le donne.

Tiziana Ferrario ha vissuto per molto tempo come cronista la difficile situazione del paese, diventando amica della principessa Homarira, nipote di Re  Zahir Shah. 

In nome della forte amicizia e per dare voce a tutte le amiche della principessa, ha raccolto, nel tempo, testimonianze e confidenze di donne coraggiose che, nell'invisibilità, cercano ed hanno cercato di opporre resistenza alla dittatura non solo talebana, ma anche dell'Isis, raccontandole sotto forma di romanzo nel libro La principessa Afghana e il giardino delle giovani ribelli.

<< Dovevo raccontare le loro storie e la tua storia, perché chi ancora non si è arresa non sia abbandonata. >>

Ho fortemente voluto questo libro e, grazie a Tommaso e Ali di Chiarelettere, che ringrazio per avermi accontentata ancora una volta, ho avuto la mia bella copia cartacea da leggere e ''rileggere'', per cercare di dare un senso, una spiegazione, all'odio atavico verso le donne. 

Donne, madri, studentesse, bambine, ognuna col suo bagaglio di dolore e speranza, di voglia di vincere, di bloccare la mano d'acciaio che ogni giorno da millenni cerca di metterle a tacere, fino ad ucciderle, si ritrovano nel paradisiaco giardino della principessa Homarira.

Come una sorta di Shahrazade, la principessa accoglie  a braccia aperte,  nel suo protettivo eden personale, qualsiasi donna abbia subito violenza o stia cercando di frenare il delirio omicida integralista.

Sono tutte donne che non hanno voluto piegarsi alla dittatura talebana e alla tirannia dell'uomo padrone. 

Madri, studentesse, sportive, medici e  donne di legge, ognuna di loro col pesante bagaglio di una vita in prima linea, guadagnata con tutta la loro forza pur restando nell'ombra per paura di ritorsioni. 

Molte di loro ce l'hanno fatta, altre si sono arrese, altre ancora, sfinite, hanno dovuto piegarsi con la forza al volere talebano, senza mai perdere la speranza di un Afghanistan libero  e la voglia di giustizia.

<< La cruda verità è che quando sono solo gli uomini a comandare le donne possono soltanto soccombere,    ovunque. >>

Nascere donna in Afghanistan, ha da sempre rappresentato una pesante disgrazia. 

In Afghanistan non solo le donne non sono mai state considerate al pari dell'uomo che, tirando in ballo Dio, continua a sostenere che due donne non valgono un uomo, ma sono da sempre condannate a morire prima e più facilmente di un uomo, in particolare per problemi sanitari che nell'occidente sono stati debellati da quasi due secoli. 

Il giardino segreto di Homarira è come il ventre di una madre senza età e senza tempo, caldo e accogliente, pronto a custodire e coccolare tante vite bisognose di rinfrancare il corpo, ma soprattutto l'anima.

Nel giardino non esiste il tempo terreno, il giorno si alterna alla notte nei racconti di ogni ospite giunta in quell'oasi di pace eterna seguendo sentieri e varcando porte sempre diverse.

<< Ci sono tanti cambiamenti in meglio, nessuna di noi vuole fare passi indietro, ma ogni giorno è una sfida tra la paura e il coraggio >> aveva risposto timidamente Nabila. 

<< Talvolta prevale la paura, quasi sempre, però, il coraggio ci spinge ad andare avanti. Ne abbiamo tantissimo. >>

C'è la giovane Nabila, col volto celato dietro una visiera. 

Madre coraggiosa e guerriera, Nabila fa la sminatrice, convinta da un terribile incidente accaduto a sette fratellini. 

I piccoli pastorelli, un giorno si spinsero verso la cima della montagna per trovare pascoli più lussureggianti per i loro animali. Presero un sentiero sconosciuto, di nascosto dalla madre, che sicuramente glielo avrebbe impedito a causa degli ordigni anti uomo disseminati un po' ovunque. Molti sentieri erano stati bonificati o segnalati come pericolosi, perciò i fratellini li evitarono, ma c'era quella bella valle rigogliosa ad attenderli, e sicuramente lassù, così vicino al cielo, pericoli non ce ne sarebbero stati.

Arrivati sulla spianata, ci fu una forte detonazione, le capre scapparono impaurite rifugiandosi su uno sperone di roccia. I fratellini, nel tentativo di salvare i loro preziosi animali, saltarono per aria uno dopo l'altro a causa delle mine nascoste lungo il sentiero.

Nabila rimase talmente colpita da quella storia che decise di attivarsi a diventare sminatrice per impedire ulteriori stragi di innocenti. 

Ogni giorno combatte la sua battaglia con le mine, consapevole di rischiare la vita e di poter lasciare orfani i figli, ma sa anche che grazie al suo lavoro riesce a dare un po' di serenità in più alla sua famiglia.

Grazie al suo gesto, altre donne si sono unite a lei nel tentativo di bonificare il paese, contente e orgogliose di aver dimostrato che uomini e donne sono uguali e che sono in grado di lavorare duro quanto gli uomini.

La consapevolezza di Nabila la spinse a non arrendersi, a cercare di migliorarsi nel suo lavoro, finché un giorno, il livore misogino dell'uomo non la condusse al giardino di Homarira. 

<< Solo se si è in pace con sé stessi si può portare la pace nel mondo in cui si vive >> aveva aggiunto la principessa. << E chi è in pace fa paura. >>

Col dilagante terrorismo provocato dallo Stato Islamico, meglio conosciuto come Isis, i  Talebani che firmarono il negoziato di Doha, capirono che per raggiungere i loro scopi la maniera più facile era quella di far fare il lavoro sporco  all'Isis, fomentando altro odio e orrore in un popolo già troppo martoriato da guerre ataviche e dal covid, che ha finito per annientarli del tutto.

Lo sa bene Tahmina, una giovane insegnante di yoga giunta nel giardino incantato senza paura, ma con la voglia di proseguire e far proseguire la pratica yoga a più donne possibile. Anche a costo di essere uccisa.

Insegnare yoga a Kabul scatenò l'ira dei fondamentalisti che videro la disciplina yogica come un rinnegamento delle tradizioni afghane, tanto da considerarla antislamica, dal momento che le radici della pratica nascono dall'induismo. 

Quale offesa oltraggiosa scaturita dalle donne! Dovevano smettere e subito quella ribellione verso l'islam! 

Tahmina aprì una palestra grande e luminosa dove donne di ogni età avrebbero potuto ritrovare il proprio equilibrio fisico e mentale oltre che ad un po' di pace dopo mezzo secolo di guerre feroci.

Molte donne cominciarono a frequentare la palestra, ma di nascosto dagli uomini che vedevano la pratica come una forma di indipendenza. 

L'equilibrio e la nuova consapevolezza di sé, derivate dalla pratica yoga, incutevano paura a chi voleva la donna come un burattino da manovrare fisicamente e mentalmente, così cominciarono le minacce verso Tahmina, sfociate nella  jihad ( guerra santa ) spingendola, per proteggere le allieve e sé stessa, a chiudere la palestra. 

Ma non per questo si fermò e, grazie alla sua intelligenza, riuscì a sviluppare un'app che consentì ad ancora più donne di seguire le lezioni in sicurezza da casa.

Ogni donna che visita il giardino incantato della principessa Homarira  è una guerriera instancabile. 

Anche se messa in ginocchio dalla violenza dell'uomo, ogni sua piccola battaglia combattuta è stata e sarà comunque una vittoria che ha posto le basi per nuove battaglie condotte da altre donne coraggiose. 

Una donna da sola può fare poco, ma l'unione serve a quel poco a non far abbassare la testa e a combattere le angherie e le cattiverie inflitte da chi le vorrebbe soggiogate.

La disamina della Ferrario mette in luce come dopo il primo regime talebano l'Aghanistan abbia cercato di ricostruirsi, giorno dopo giorno, grazie anche  all'aiuto delle donne alle quali erano stati riconosciuti i loro diritti più importanti.

In un paese ridotto a macerie, la forza e il coraggio delle tante Nabila, Tahmina, Halima, una delle rare donne sindaco afghane, Sara, impegnata nella lotta contro l'oppio,  ha portato a molti progressi che sono stati nuovamente soffocati dal  regime dittatoriale dei nuovi talebani. 

Nuove reclute, ancora più agguerriti e motivati a soffocare il progresso nazionale e femminile. 

<< Facciamo dei passi avanti, ma troppe persone vorrebbero riportarci indietro. E non sono solo i talebani ricomparsi di nuovo a Kabul. I giorni bui stanno tornando e noi dovremo andare di nuovo in esilio. >>

Ma i racconti delle donne non riportano solo dolore. Delicatamente, le ragazze di Homarira, ci rendono partecipi della loro immensa ospitalità, solleticando i nostri sensi con golose ricette di profumatissimi tea (chai) speziati e naan (pani più o meno conditi) appena sfornati tra le note di soavi musiche suonate, ora in libertà, da altrettante donne guerriere e amanti di quell'arte musicale che gli integralisti stanno cercando di sopprimere nuovamente.

La principessa Homarira insieme a tutte le sue amiche, attraverso uno struggente racconto, che parte dall'Afghanistan più costituzionale e democratico del nonno, paese corridoio al centro della Via della Seta, e arriva  all'Afghanistan dittatoriale e martoriato dei nostri giorni, ci conduce lungo un percorso fatto di dolore, sangue e nuova speranza.  

Testimone ormai inerte del nuovo martirio, il popolo chiede solo un aiuto a tutto il mondo affinché si possa trovare una via di comunicazione coi talebani per non vedere vanificato il progresso costruito negli ultimi vent'anni. 

Perché con loro si può anche ragionare, con l'Isis no.

Consiglio vivamente questa lettura, non tanto agli uomini quanto alle donne, soprattutto a tutte le donne che per stanchezza o paura vogliono mollare: unite e a testa alta, affidandovi agli aiuti esterni, si possono sfondare muri che sembrano indistruttibili. 

Studiate, leggete, divulgate la musica, la bellezza e i racconti delle principesse del giardino di Homarira affinché nessuno dimentichi quelle donne e il loro paese così travagliato.

Il mondo ne ha tanto bisogno.

Auguro a tutti un buon Natale con la speranza che possiate trovare tante belle letture sotto l'albero. 

Buona lettura

Tania C.


 



lunedì 25 novembre 2019

Recensione GLI SPARI SOPRA di Roberto Dogana - AltroMondo Editore -






GLI SPARI SOPRA

Roberto Dogana
Ed. AltroMondo 2018
Collana Mondo di sotto
Pag. 127
Copertina cartonata flessibile
€ 12,00


CONOSCIAMO L'AUTORE


Roberto Dogana - foto dal web -


Roberto Dogana, Laureato in Medicina e libero professionista in medicina dello sport, vive e lavora a Castelgomberto (VI).
Vede il suo esordio con La fine di un incubo è l'inizio di un sogno?, ma continua a confidare alla carta le sue emozioni e fantasie richiamando in causa ancora una volta l'eroina Amanda Morgan. 
L'idea di questo secondo romanzo deriva dalla sua passione per Vasco Rossi e dal maxi concerto tenuto dal Blasco al Modena Park.

TRAMA

Tutti abbiamo una canzone del cuore, quella che ci ricorda i momenti piacevoli della nostra vita. Gli spari sopra è una delle più famose canzoni di Vasco Rossi, tramandato da generazioni come icona del rock.
Ma quando una canzone diventa ossessione, tanto da spingere un ragazzo apparentemente mite e dedito a famiglia e lavoro a delinquere, quali sono le conseguenze?
Per Amanda Morgan  è tempo di nuove indagini e ricerche per scoprire i motivi di fatti altrimenti inspiegabili.


IMPRESSIONI

Questo breve romanzo, in versione cartacea, mi è stato gentilmente offerto da AltroMondo Editore e dalla carissima Alice che ringrazio per il gentile pensiero.
Un nuovo autore e Vasco Rossi, un binomio interessante per chi, come me, è sempre aperto a nuove esperienze letterarie e ama il Blasco. Beh, Zocca fa parte della mia infanzia e adolescenza, come potrei restare indifferente. Aver avuto la possibilità di leggere ancora di Vasco, quel ragazzo "strampalato" dalla voce graffiante e con gli occhi azzurri, è stato un piacere oltre che una piacevole scoperta, quella di Roberto Dogana, l'autore.
Gli spari sopra è il suo secondo romanzo, secondo capitolo, spero di una lunga serie, delle avventure di Amanda Morgan, una giovane "Sherlock Holmes", pronta a fare luce su episodi alquanto strani e inspiegabili avvenuti durante le esibizioni di una cover rock band di Vasco Rossi. 

Il mattino successivo, in città, non si parlava d'altro. I giornali locali riportavano, in prima pagina, la foto del luogo dell'incidente e nelle pagine interne, quelle dedicate alla cronaca paesana, ampi servizio tentavano di spiegare l'accaduto.

Sulle note di "E da qui, qui non arrivano gli angeli", Gli Spirit Liberi,  la cover band, che si stava esibendo da più di un'ora, stava ricevendo i favori e gli applausi del pubblico presente al concerto, per omaggiare il loro idolo: Vasco. 
Tra il delirio degli applausi, durante lo stacco finale del batterista, Amanda stava ballando Gli spari sopra insieme agli spettatori carichi di adrenalina, quando si volta verso la ragazza che ballava accanto a lei e la vede accasciarsi a terra portandosi una mano alla spalla con aria sbigottita. I vestiti laceri e sporchi di sangue fanno esplodere in un grido di aiuto Amanda. Ma ormai la musica era finita, non serviva più gridare, Dedo saltò veloce giù dal palco cercando di prestare soccorso in attesa dell'ambulanza.
La ragazza viene portata in ospedale. Una pallottola ha trapassato la sua spalla, fortunatamente senza ledere gli organi vitali. Nessuno, però ha sentito lo sparo: il martellare della musica e del pubblico sovrastava ogni altro rumore. Amanda e la band si interrogano sul perché di quel gesto estremo e pericoloso. I carabinieri non hanno trovato indizi, se non la traiettoria della pallottola: il colpo sembra essere partito dal basso, ma nessuno ha visto e sentito, se non dopo l'accaduto, perciò le indagini lasciano il tempo che trovano, nonostante l'interessamento di Amanda. Passano i giorni e il fatto viene presto dimenticato. 

"... Ho avvertito una forte fitta - stava raccontando - sulle prime ho pensato che qualcuno nella concitazione mi avesse dato un calcio o che mi stesse venendo un crampo, poi ho avvertito un liquido caldo scendere verso il piede e allora mi sono accorta della ferita."

Ognuno torna alla  propria quotidianità fatta di gossip e calcio. Persino Amanda, risucchiata dalle priorità quotidiane, lascia alle spalle l'accaduto. La band andava alla grande, tra prove e spettacoli fin quando arrivò il giorno del concerto a Gemona. La piazza, al solito, era gremita di gente, richiamando fans nel  nome di Vasco. La band era carica, era arrivato il momento de Gli spari sopra (oramai avevano dimenticato l'episodio scorso quindi potevano suonare tranquilli), ma quando arrivò il momento del batterista di scaricare tutta l'energia, in fondo alla piazza si verificò una strana agitazione. Il pensiero di Amanda fu : " È successo di nuovo". E si precipitò a controllare la situazione. Una ragazza, seduta in terra, si stava comprimendo il polpaccio destro sanguinante, un proiettile sparato da qualcuno, aveva trafitto il muscolo del polpacci, per fortuna senza gravi conseguenze.  Dopo aver raccontato come si erano svolti i fatti, nessuno aveva visto o sentito nulla, a causa dell'alcool, del caldo e della confusione, la ragazza venne trasportata in ospedale. Il concerto continuò e fu un successo. Ma per Amanda c'era qualcosa di strano. Non poteva essere una coincidenza. Il giorno dopo si mise alla ricerca dei quotidiani locali, sperando di venire a conoscenza di qualche indizio sull'accaduto. Poi fece un salto nella Caserma dei Carabinieri, sperando di capirne un po' di più, dove il Maresciallo la congedò con la promessa di avvisarla se ci fosse stato bisogno di lei. 
La caparbietà di Amanda era troppo irruenta per essere declinata così in fretta. Se i Carabinieri preferivano brancolare nel buio, quasi prendendo sottogamba la situazione, ci avrebbe pensato lei a fare luce sull'accaduto. Tornò quindi nella piazza del concerto. E cercò un qualsiasi indizio. Chi cerca trova... ed ecco pararsi davanti a lei, incastonato nell'interstizio tra due mattoncini di porfido, un bossolo di proiettile. La conferma ai suoi dubbi era li, in quel bossolo. Prese la decisione di telefonare in Caserma ed avvisare il Maresciallo Arnaldi, così avrebbero potuto recuperare il bossolo e iniziare le indagini. Ma anche questa volta il Maresciallo la liquidò con un " manderò una pattuglia a controllare e se avremo bisogno di lei le faremo sapere", non avevano tempo da perdere dietro alle fantasie da telenovela di una donna.
Il bisogno di evadere, di staccare la spina è forte in Amanda. Nessuno sembra dare peso alle sue teorie sulle sparatorie, per tutti sono solo una sfortunata coincidenza. Meglio non pensarci più e passare un po' di tempo al mare. Si arriva così al primo luglio 2017. Data importante per i seguaci del Blasco. Modena Park! L'evento del secolo! Il più grande concerto del ''menestrello di Zocca'' sta per iniziare. L'evento ha richiamato migliaia di persone di ogni tipologia, dalle ragazzine urlanti ai romantici sognatori sulle note di toffee, dal nonno, ex hippy ai nipoti cresciuti a suon di rock e pane, dalle casalinghe alle donne in carriera. Una immensa onda umana estasiate dalle più famose canzoni del Blasco. Ed ecco, è arrivato il momento della carica, la batteria esplode nella sua potenza al ritmo de Gli spari sopra, scatenando l'onda umana. Ma nel bel mezzo del fervore collettivo, nessuno si è accorto che in un angolino del terzo settore, nella parte più distante dal palco, una ragazza si lascia scivolare a terra sul fianco sinistro. Le note de Gli spari sopra continuano ad irrompere ipnoticamente, ma non impediscono al fidanzato della ragazza di accorgersi di quanto le è successo. Un proiettile le ha trapassato il fianco. Anche questa volta, fortunatamente senza conseguenze gravi, grazie anche al tempestivo soccorso dei sanitari.

Vasco sempre grazie a Vasco

Questa volta i Carabinieri intervenirono tempestivamente, ricercando scrupolosamente il bossolo fuoriuscito dal fianco della ragazza. Con tutta probabilità, il proiettile, era finito sul selciato, considerando la traiettoria della ferita. In mezzo alla calca di fans e curiosi, riuscirono tuttavia a procedere nelle loro indagini se pur senza esiti,  sinché un rubicondo ragazzo chiese loro : "Per caso state cercando questo, mi ha quasi distrutto una scarpa?", riferendosi al bossolo conficcato nel tallone di una Salomon. Il ragazzo, inebetito, pensava di tenerlo come ricordo, e perentorio fu l'ordine di consegna immediata ai Carabinieri. Uno di loro, ringraziandolo gli ribadì pure  di ringraziare.... "Vasco, sempre grazie a Vasco", finì la frase il ragazzo, continuando a ballare come se nulla fosse accaduto.


Riflettendo su quanto letto, la situazione potrebbe sembrare quasi comica, se non fosse per il fatto che, anche se nella finzione del romanzo, c'è una vita in gioco. E riflettendo proprio su ciò, il mio pensiero è andato subito a quanto sia facile e imprevedibile trasformare un momento di svago in una tragedia per opera di un folle.

Anche la mente di Amanda era un circolo vizioso formato da mille domande. Passava in rassegna ogni volto incrociato sperando di avere un indizio che collegasse il ferimento delle tre ragazze. Tormentata da mille pensieri decise di tornare a parlare col Maresciallo Arnaldi. Si recò alla Caserma, al cospetto di uno sbigottito Maresciallo, ancora ignaro dell'accaduto al Modena Park. Amanda affondò il colpo, facendo notare che tre proiettili nel corpo di tre differenti ragazze, esplose durante l'esibizione di Gli spari sopra, non potevano essere una coincidenza. Doveva, il Maresciallo, convenire con lei, che la situazione era abbastanza grave: c'era in giro un folle pronto a sparare ogni volta che la canzone venisse suonata e forse pure passata in radio. Dal canto suo Arnaldi cercò di sdrammatizzare, ma stavolta prese in considerazione l'ipotesi della donna, promettendo che un collega della compagnia di Modena, un certo Tenente Terenzi, di sicuro l'avrebbe aiutata. Amanda uscì dalla Caserma col cuore più leggero e l'intenzione di incontrare questo Terenzi.

Mi sentii come un'adolescente che ha ricevuto la sua prima attestazione del suo fascino di donna.

L'incontro con l'affascinante Tenente Terenzi andò meglio di quanto sperato, fin troppo. Anche per lui, alla luce dei fatti, c'era un nesso fra le tre sparatorie e avrebbe fatto il possibile per venirne a capo. Rincuorata e lusingata, Amanda fece ritorno a casa. E l'ansia un po' si placò. Le giornate scorrevano lente nella canicola estiva, quando un pomeriggio afoso e improduttivo venne stravolto dal suono del telefono di Amanda. Nel riconoscere il mittente il suo cuore ebbe un sussulto ed arrossì un po': era Terenzi. Aveva bisogno del loro aiuto, del suo e di quello della band. Dopo accurate indagini, selezionando video delle registrazioni dei concerti a Gemona e Modena Park, avevano individuato una persona. A Gemona in borghese, a Modena con la divisa della Protezione Civile, usata con lo scopo di confondersi e far entrare facilmente un'arma da fuoco nel parco. Lo stesso uomo è riapparso poco dopo nella veste di barelliere che ha prestato soccorso alla ragazza ferita. Altro travestimento utile per potersi defilare senza destare sospetti. Niente di sicuro, senza altre prove incriminanti, ma un buon punto per dal quale partire per nuove indagini.  Ovviamente l'aiuto di Amanda e della band era quello di riconoscere e possibilmente dare un nome allo sconosciuto. Tra i "colleghi" della Protezione Civile e dell'Assistenza sanitaria nessuno lo conosceva. Aveva agito astutamente, nessun segno identificativo. Il più assoluto anonimato. Amanda ricevette la foto dello sconosciuto, ma il volto non accese in lei nessuna lampadina. Girando la foto al compagno e ai vari componenti della band il risultato fu il medesimo. Solo Giorgio ancora non aveva dato notizie. Quella sera proprio Giorgio la chiamò, chiedendole come mai lei gli avesse inviato le foto di Luca.
Giorgio conosceva Luca, una speranza c'era. Cercando di essere il più cauta possibile, senza rivelare il vero motivo del suo interesse, Amanda cercò di carpire quante più informazioni poteva sul ragazzo. Giorgio non lo conosceva bene, sapeva che si chiamava Luca, li seguiva nei concerti e nel bar dove faceva karaoke. Un tipo taciturno, timido e sfigato, sempre solo. Una volta gli chiese un pezzo: Anima fragile. Non era molto, ma intanto avevano un nome. Presto, grazie all'aiuto di Dedo e Neri, altri componenti della band, venne fuori anche il cognome: Luca Cortese.
Bingo, il primo mattone era stato piazzato, restava solo trovare gli altri per completare l'opera.
A tentoni, puntando solo sulle sue forze fisiche e senza un piano dettagliato, Amanda decide di mettersi alla ricerca di Luca, ma lei non è una detective, in fondo glielo aveva ribadito anche Terenzi di giocare a fare la detective, e la ricerca fallì con tutti i suoi buoni propositi. Arrivò agosto e con lui le serate di concerti a Jesolo Lido. Una piazza dove nelle calde serate estive vari gruppi si esibivano per animare le notti dei turisti. Era una serata calda, birra e musica a far da padroni, la piazza piena di gente di ogni nazionalità. Tutto ad un tratto si scatenò un tafferuglio, durante il quale una ragazza dell'est, ceca o forse slovacca, presentò una ferita al collo. Fortunatamente la ferita, che dai rilievi dei sanitari risultò di arma da fuoco, era superficiale. La ragazza non era in pericolo di vita. Nessuno però aveva visto nulla di sospetto che potesse ricondurre all'aggressore. L'unico indizio che i Carabinieri, intervenuti per le indagini, avevano a disposizione, era quello che il colpo era esploso quando la band stava intonando Gli spari sopra.
Amanda, ignara dell'accaduto , venne svegliata dalla chiamata del Tenente che voleva aggiornarla su quanto accaduto a Jesolo. La donna si trovò costretta a confessare di aver giocato a fare la detective, ma almeno adesso avevano un nome, anche se nonostante il suo impegno, non era riuscito a trovarlo. Il Tenente, con la promessa di tenerla informata sulle indagini, ancora una volta le fece promettere di stare alla larga da iniziative inopportune e pericolose. Ci avrebbero pensato i Carabinieri, e le indagini, effettivamente, avevano preso un ritmo serrato.

Luca è sempre stato un ragazzo schivo, timido, timoroso fin da piccolo. Per questo non ha mai legato coi suoi coetanei, non ha mai avuto dei veri amici, neanche tra i compagni di scuola.

Con la scoperta del nome del presunto aggressore, il Maresciallo Arnaldì convocò in udienza Luca. Ma il ragazzo non si presentò, mandandolo su tutte le furie. Sarà la mamma di Luca a confidarsi con Amanda, a spiegarle che il figlio era cambiato, forse a causa delle ragazze, una in particolare, quella che lui definiva la fidanzata e che lo portò al tracollo. Le raccontò che dopo aver ricevuto la visita dei Carabinieri che cercavano il figlio, ha rinvenuto nella sua camera un ritaglio di giornale di pochi mesi prima. L'articolo raccontava del ferimento di una ragazza durante il concerto di una cover band di Vasco. Lei aveva fatto due più due e aveva capito che il figlio era immischiato in questi fatti. Il tempo passa, gli indizi scovati da Amanda diventano prove. Nonostante l'ordine da parte del Tenente Terenzi di stare lontana dalle indagini,Amanda trova Luca, si mette in gioco, ma questa volta la carica de Gli spari sopra non va a bersaglio. Luca è disorientato, fugge dileguandosi nel buio inseguito da uno sconosciuto. L'uomo sembra conoscerla, ma per lei è solo un volto tra i tanti incrociati quella sera. Chi è, perché sta inseguendo Luca? 
E Luca, dopo il tentativo andato a vuoto tornerà a sparare ancora in preda all'ipnotico delirio indotto da Gli spari sopra?

Se siete quelli comodi e state bene voi ...

Amanda è decisa a scoprirlo, ad arrivare in fondo a "quell'equilibrio sopra la follia". Questa volta  sotto l'ala protettiva dell'affascinante Tenente.
E voi, cari lettori, siete pronti a scoprire il finale di questo emozionante romanzo rock-noir? Un'ora di relax, magari davanti al camino col sottofondo di una Vita spericolata e risolverete il caso della tenace Amanda.

Arrivata ai ringraziamenti finali, mi è quasi dispiaciuto lasciare Amanda, una donna  intraprendente pur nella sua semplicità, curiosa, dalla parte della verità e con un certa indole ad infrangere le regole. Un personaggio nel quale è facile immedesimarsi e vivere le sue avventure con una leggerezza disarmante. Questo breve noir dal forte sapore rock, originale e accattivante  saprà catturarvi dalle prime note senza annoiarvi rimandarvi al solito finale col maggiordomo nel salone col candelabro. 
Con la speranza che Amanda continui a regalarci nuove emozioni, vi auguro buona lettura.

Come avrete notato, nel romanzo le donne sono le vittime sulle quali si riversa il delirio di Luca, l'aggressore. Non a caso ho scelto di pubblicare oggi questa recensione, nella giornata  contro la violenza sulle donne. Fortunatamente, proprio grazie ad una donna, la follia di un uomo viene ostacolata e fermata. Anche se questo è solo un romanzo, il mio invito, credo unito a quello dell'autore e dell'editore, è di denunciare, di non avere paura. Ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltare e aiutare. Abbiate il coraggio di dire basta ed essere finalmente libere di alzare la testa e vivere la vostra vita all'insegna dell'amore.
Tania C.



Recensione: BASTA UN PEZZO DI MARE di LUDOVICA DELLA BOSCA - Ed. CORBACCIO -

  AUTORE Ludovica Della Bosca Ed. Corbaccio GENERE Romanzo COLLANA Narratori Corbaccio FORMATO Brossura con alette PAG. 256 € 16,90 Ebook pr...