LAIKA
Una favola moderna
Olivia De Miranda
Ed. AltroMondo Editore
Anno di pubblicazione giugno 2020
Formato Brossura
Genere Favola
Collana Mondo di fuori
Pag. 64
€ 10,00
Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/laika/
CONOSCIAMO L'AUTORE
Olivia De Miranda, all'anagrafe Rossana Vincenzoni, è nata nel 1947 a Terni, dove continua a vivere.
Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, conseguì il diploma di infermiera professionale presso l'ospedale di Terni dove ha prestato servizio fino al 2007: una carriera durata trentatré anni.
Durante il tempo libero da pensionata, ama scrivere.
TRAMA
Laika. Una favola moderna è un breve racconto sulla vita che avrebbe potuto vivere la cagnolina randagia prima di essere inviata nello spazio all'interno di un razzo sovietico.
Nel racconto, lasciando vagare la fantasia, la cagnolina è stata salvata da morte certa.
Buon proposito del testo è quello di sensibilizzare le coscienze di chiunque maltratti e usi gli animali per scopi scientifici disumani.
IMPRESSIONI
Laika. Una favola moderna, mi è arrivato due giorni a sorpresa, offerto dalla cara Alice di AltroMondo Editore e devo dire che è stata veramente una piacevole sorpresa. La ringrazio di cuore per tutte le emozioni che mi concede di provare ogni volta.
Non si tratta di un romanzo ma di una breve fiaba, a lieto fine, che mette in evidenza un tema scottante, a me molto caro: l'uso degli animali come cavie sperimentali delle industrie e potenze umane.
In questo caso si tratta della piccola Laika.
Chi di voi non ne ha sentito parlare quando, il 3 novembre 1957 lo Sputnik, decollò con a bordo la cagnolina Laika, per un viaggio spaziale di sola andata? La prima terrestre che, all'epoca, poté andare nello Spazio, senza fare più ritorno, viva, sulla terra.
La competizione a primeggiare sulla conquista dello Spazio tra Usa e Urss, portò poi all'ammissione che quello subito da Laika fu un sacrificio inutile.
La scelta di usare un animale fu dettata dal fatto che all'epoca nessun essere umano avrebbe potuto orbitare e rientrare sulla terra sano e salvo.
Non potendo sacrificare una vita umana, tra pianti e rimorsi, decisero di immolare la cagnolina simil Husky, Laika: prima del rientro, un'iniezione fatale l'avrebbe condotta al sonno eterno, senza ulteriori sofferenze. Le cose, però, non andarono per il verso giusto e la povera Laika morì bruciata dalla disidratazione del surriscaldamento del razzo.
I sovietici continuarono a mentire per anni, sostenendo che l'operazione fosse riuscita perfettamente e la cagnolina avesse ricevuto l'iniezione del sonno eterno senza soffrire.
Per conoscere la verità si dovette aspettare alcuni anni.
Questi è la vera e sofferta storia di Laika.
Olivia Da Miranda, con la sua commovente fiaba ci racconta invece come avrebbe dovuto andare realmente, senza far soffrire nessuno inutilmente.
Questa è la sua storia, secondo l'autrice.
Tanti anni fa, in una sperduta landa della steppa siberiana, viveva una famiglia di cinque persone: il nonno, Ivan e Dimitri, i due nipotini di cinque e sette anni e i loro genitori.
Mentre i bambini stavano giocando nei giardini trovarono una cagnolina dal pelo focato bianco e nero, esanime a causa dei maltrattamenti subiti in passato.
Il suo simpatico musetto nero intenerì talmente i bambini che la portarono a casa con l'intenzione di tenerla come loro compagna di giochi.
Dopo il primo parere contrario dei genitori, il nonno decise di tenerla: Laika, così venne chiamata, gli avrebbe fatto compagnia durante l'inverno, quando i bambini erano a scuola e i genitori al lavoro nei campi.
La felicità dei piccoli e della cagnolina era immensa, giocarono tutta l'estate divertendosi tra mille avventure. Arrivò fin troppo presto l'autunno e i fratellini partirono per il collegio a Mosca, lasciando Laika in preda alla disperazione. Non sapendo che l'estate dopo avrebbero fatto ritorno, la povera bestiolina scappò di casa per inseguire l'auto che si era portata via i bambini senza di lei.
<< Vieni, cara bestiolina, riposati all'ombra della mia chioma. >>
Camminò per giorni vagando nella steppa. Cominciò a nevicare e, sfinita, si fermò in un bosco a riposare sotto alle fronde di un grosso albero. Al suo risvegliò un lupo la stava fissando, incuriosito. La paura si sciolse quando il lupo le chiese il perché una cagnolina come lei si trovasse in quel luogo, la povera Laika gli raccontò la sua triste storia, di quanto le mancassero i suoi piccoli amici e della sua idea di andare a cercarli. Il lupo, mosso a compassione, la invitò ad unirsi al branco che riposava in una grotta. Avrebbe potuto riposare al caldo e avrebbe avuto del cibo per rimettersi in forze.
La poverina, veramente sfinita, anche per lenire il dolore della solitudine, accettò di fermarsi per un po', poi si sarebbe messa in cammino.
Il capobranco passò una lunga giornata a caccia, ma la sera rientrò alla tana senza cibo. L' scoprirono che la neve e il gelo avevano chiuso ermeticamente l'entrata della grotta.
Per la povera Laika fu dura accettare l'idea di morire di fame chiusa dentro quella caverna, senza la possibilità di rivedere i suoi amici, ma il capobranco le chiese di fidarsi di lui che conosceva il segreto per uscire e trovare cibo in abbondanza. Il giorno dopo lo avrebbe svelato a tutti.
Il lupo mantenne la promessa e il giorno dopo gli gnomi accompagnarono il branco e Laika nella loro industriosa e allegra città.
Sole, caldo, piccoli bambini gnomi con cui giocare e tanto cibo con per ritemprarsi: per Laika fu una festa, anche se continuava a pensare ai fratellini.
Passò l'inverno nella città degli gnomi e, ai primi accenni della primavera, gli gnomi accompagnarono il branco fuori dalla città alla condizione che, una volta fuori, avrebbero dimenticato tutto il periodo passato con loro. Solo il capobranco avrebbe custodito il segreto.
Una volta fuori la piccola Laika si rimise in cammino, doveva trovare i suoi bambini e tornare dal nonno.
Le sue stanche zampette la portarono a Mosca, una strana città piena di macchine, case e di uomini che la rinchiusero in un furgone e la portarono in un brutto edificio con dei grossi aerei metallici.
Quel posto altro non era che il Centro Spaziale.
Al Centro Laika conobbe altri cagnolini che la rassicurarono:
<< Ciao, se vuoi diventeremo amici. Qui non si sta male, il cibo non manca e gli uomini che vivono qui ci vogliono molto bene. >>
Memore di tutto il male subito da certi umani, la piccola non credette ai suoi compagni di sventura. E con ragione.
Per lei iniziò un calvario di strani esperimenti che la videro girare vorticosamente, legata ad una strana sedia. Erano le sperimentazioni per la sua prossima partenza per lo Spazio. Fortunatamente sopravvisse alle ennesime atroci torture subite, quindi sarebbe decollata presto.
Era una cagnolina molto fortunata, il primo abitante della Terra ad andare nello Spazio e a finire su manifesti e giornali!
Proprio grazie a quella pubblicità, Ivan e Dimitri riconobbero la loro Laika nella cagnolina in foto e non poterono che provare tanto dolore per la sua triste sorte.
Per Laika, legata alla poltrona dello Sputnik, cominciò il conto alla rovescia della sua triste storia, umiliata, violentata e strappata con la forza dalla famiglia che amava, adesso avrebbe finito i suoi giorni in solitudine e con tanto dolore.
Ma ancora una volta il suo muto e disperato grido di aiuto arrivò agli gnomi della grotta che andarono in suo soccorso...
Ovviamente lascio a voi scoprire il lieto finale che, vi confesso, mi ha stretto il cuore in una morsa facendomi versare tante lacrime. Non mi vergogno della mia commozione, il diritto alla vita è sacro e universale!
Se poi si ha un animale domestico, il dolore che si prova leggendo di inutili maltrattamenti agli animali, è amplificato dall'amore che si prova verso di loro.
Ho sofferto leggendo le angherie subite dalla piccolina, ho tirato un sospiro di sollievo quando la famiglia di Ivan e Dimitri l'ha accolta in casa, mi sono commossa quando i lupi la adottarono come una sorella più piccola e mi sono ''arrabbiata'' quando è stata rinchiusa sullo Sputnik.
Una rabbia che mi è salita dall'anima, perché Laika quelle angherie le ha subite veramente, solo per un capriccio di onnipotenza umana. Uno stupido gioco al potere a scapito di una vita innocente.
L'intento dell'autrice è quello di far arrivare, forte e chiaro, il messaggio di non usare gli animali come cavie da laboratorio e credo che con questa tenera fiaba ci sia riuscita.
La speranza è che riesca a far breccia anche nei cuori dei potenti, spingendoli a trovare nuove tecniche di sperimentazione che non prevedano l'uso di animali indifesi.
Un messaggio, del tutto personale, che ho tratto dal racconto, è quello che, ancora una volta, è l'uomo a dipingere il lupo come il cattivo da abbattere.
La generosità del capobranco e di tutto il branco hanno salvato una possibile preda, quasi spacciata, riportandola alla vita.
Non bisogna aver timore del ''diverso'', il linguaggio dell'amore parla una sola lingua, comprensibile a tutti e mette tutti sullo stesso piano. Ogni tanto dovremmo fermarci ad ascoltare anche la versione del ''lupo'' per capire quanto sia giusta o simile a come quella della ''presunta preda''.
Sono contenta di aver saputo che, proprio in questi giorni, il Governo spagnolo ha proibito la caccia al lupo. Una delle poche nazioni europee che ne ha sempre riconosciuto la pratica, ha saputo ammettere il proprio sbaglio e rimediare, dichiarando l'animale specie protetta.
Un piccolo passo per l'uomo, ma un grande passo per il nostro patrimonio faunistico. Un giorno ce ne renderemo conto ancora più di adesso.
Spero che queste mie parole abbiano sensibilizzato le vostre anime tanto da spingervi a leggere questa bella fiaba, che rimanda un po' alle fiabe di Esopo che ci facevano leggere alle elementari.
Credo che sarebbe un'ottima ed educativa lettura di classe. Chissà, che tra voi lettori non ci sia qualcuno che decida di metterla in programma o nella biblioteca di classe.
Consiglio quindi a tutti questo libretto, che potete acquistare al link che vi ho lasciato nella scheda, oltre ad una copertina bellissima, il volumetto, è arricchito da preziose illustrazioni a matita, perché, mai come ora abbiamo bisogno di bellezza e fiabe a lieto fine, senza però dimenticare e fare tesoro dei gravi errori commessi nella realtà...
<< Ma sono un soldato che ha obbedito ed ha capito che non è servito, non è servito. >>
( L'aviatore - Nomadi, Vecchi, Carletti, Cattini - )
Vi auguro una piacevole lettura con il sottofondo musicale L'aviatore, commovente canzone dei Nomadi, proprio per comprendere al meglio il messaggio nascosto della storia.
Tania C.