lunedì 18 settembre 2023

Recensione: "UN TRENO PER MARRAKESH" di Dinah Jefferies - Ed. Newton Compton -

 






UN TRENO PER MARRAKESH


Dinah Jefferies

Ed. Newton Compton

Anno di pubblicazione 2023

Traduzione Tessa Bernardi

Genere Romanzo rosa

Formato Cartonato con sovraccopertina

Pag. 384

€ 9,90

Ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE

Dinah Jefferies nasce a Malacca, in Malesia e, all'età di otto anni, si trasferisce in Inghilterra.

Insegna teatro e inglese e inizia a scrivere durante i cinque anni che trascorre in un piccolo villaggio tra le montagne dell'Andalusia.

Pe Newton Compton ha pubblicato il suo romanzo: "I segreti della famiglia Cartwright", "Il profumo delle foglie di tè", "La figlia del mercante di seta", "Il silenzio della pioggia d'estate", "Il segreto del mercante di zaffiri", "La sorella perduta", "La ragazza nel giardino degli ulivi", "Il profumo segreto della lavanda", "Il palazzo segreto".


TRAMA

Vicky Baudin, lo sguardo assorto fuori dal finestrino, sta viaggiando su un treno che la porta verso Marrakech. Col cuore in frantumi ha lasciato la Francia, con la speranza  questo viaggio la possa portare sulle tracce del grande stilista Yves Saint Laurent e, finalmente, ritrovare sé stessa.

Ammetterlo è difficile, ma la ragione che l'ha portata in Marocco è molto diversa da quella ufficiale.

Suo desiderio è quello di incontrare sua nonna, la donna che non ha mai conosciuto e che circa vent'anni prima abbandonò suo padre.

Clemence Petier vive sulle montagne dell'Atlante, in un'antica kasbah, custodendo gelosamente i suoi scottanti segreti del passato.

L'arrivo inaspettato della nipote, che mai si sarebbe immaginata di avere, la mette di fronte ad una scelta ostica: è disposta a confessare la sua vera identità e affrontarne le conseguenze?

Percorrendo le strade di un Marocco seducente e voluttuoso, meta di artisti e rockstar provenienti da tutto il mondo, Vicky cercherà di usare tutta la sua determinazione per trovare le risposte che da anni sta cercando.

E Clemence sembrerebbe essere l'unica persona in grado di darle un aiuto quando tutto sembra perduto.


IMPRESSIONI


La Stazione di Marrakech - foto personale -


Buongiorno lettori della Valigia, il romanzo che voglio presentarvi oggi è una storia che mi ha fatto compagnia sotto l'ombrellone, durante una pausa del blog. Cercavo una lettura tranquilla, ma che potesse placare la mia voglia ''di casa''.

Chi mi segue da un po' ormai conosce bene le mie passioni, che mi portano spesso a dedicar loro molte letture. Il Marocco è la mia passione più grande, la più importante, quella che mi riscalda il cuore, il rifugio sicuro quando ho bisogno di ritrovare me stessa e la strada "della casa dell'anima".

Complice una nostalgia mordace e una "crisi di astinenza" da Djemaa El Fnaa, "Un treno per Marrakesh", non poteva quindi restare in bella mostra sullo scaffale della libreria e, anche se romanzo di fantasia, dovevo assolutamente leggerlo.

Il prezzo era pure scontato, così lo acquistai senza ripensamenti: i lettori sanno e comprenderanno cosa significa vedere sparire parte dei propri risparmi in fantastiche pile di libri che bisogna assolutamente avere, anche se non c'è più spazio in libreria.  Cominciai la lettura in spiaggia, tutta d'un fiato, avida di ritrovare luoghi, colori e profumi che amo tanto

Il periodo di ambientazione è intorno agli anni '60, quando il Marocco stava per finire il dominio del protettorato francese e diventare indipendente.


<< Rintracciare sua nonna avrebbe potuto aiutarla a riempire quel vuoto, arrivando in un certo qual modo a supplire all'assenza di suo padre alla freddezza di sua madre ...>>


Vicky Baudin, giovane donna morbida e un po' goffa, ai propri occhi insignificante, da sempre in competizione con la madre e col mondo, durante una brutta crisi esistenziale, parte alla ricerca di sé stessa, lasciando la sua terra natia, la Francia, per inseguire il suo sogno e alla ricerca delle proprie origini, in una terra che richiamava sempre di più artisti e sognatori  in cerca di una possibilità.


Un treno per Marrakech - foto personale -


Col cuore distrutto da una relazione finita male e con un bagaglio di timore, speranza e fiducia, sale sul treno che la porterà a Marrakech, attraversando i sottili confini dei paesaggi e dei suoi pensieri.

Una volta giunta nella "città rossa", comincia la ricerca dell'uomo che potrebbe aiutarla nella sua carriera di stilista: Yves Saint Laurent. 

Alla base di questa ricerca, un'altra più profonda, il richiamo del sangue, quello della madre paterna che non ha mai conosciuto, avendo la donna abbandonato il figlio al proprio destino circa vent'anni prima della sua nascita.

Arrivata a Marrakech riesce da subito a conoscere nonna Clemence, donna con un cuore grande, dal carattere schivo e forte ma dagli occhi velati da una triste luce, a protezione di un misterioso e turbolento passato, che l'ha portata a vivere in una grande Kasbah arroccata tra le montagne dell'Ourika, una lussureggiante valle sull'Atlante, a poco meno di un'ora da Marrakech.

Protetta da quelle alte mura erose dal tempo, Clemence, insieme alla madre malata, aveva cercato  fuggire dal passato troppo ingombrante che la perseguitava fin da quando era adolescente. La tranquillità della kasbah, il conforto dell'isolamento, rotto solo dal sibilo dei venti freddi che scendono dagli erti pendii, avevano solamente assopito il suo travagliato passato, sempre pronto a riaccendersi, come un tizzone mai spento, per fare, finalmente i conti col presente e chiudere quel vortice oscuro e soffocante nel quale aveva vissuto per anni.

Clemence, se pur inizialmente perplessa,  accetta di buon grado la nipote, promettendole di aiutarla a conoscere lo stilista e lasciandole la scelta di vivere nella frescura della kasbah o nella confortevole tranquillità della medina di Marrakech, nel riad di una cara amica. 

La giovane, sempre più ansiosa di cominciare le sue ricerche, sceglie la brulicante Marrakech.

La città si rivela un caleidoscopio di sensazioni forti e sconosciute, spesso soffocanti per chi non è abituato al forte aroma di spezie e menta e al gran caldo.  

Nonostante tutte le difficoltà, la ragazza cerca di integrarsi, di scoprire e vivere la medina, facendo conoscenza con due ragazzi inglesi un po' particolari che, presto, le faranno vivere un'avventura spiacevole.

Per non affrontare tutte quelle emozioni e la ricerca dello stilista  da sola, la giovane cerca il sostegno della cugina Bea.

La cugina è tutto l'opposto di lei, è bella, bionda, con un fisico mozzafiato che non passa inosservato, ma non troppo sveglia per essere quasi una giovane donna.

Bea accetta di raggiungere Vicky a Marrakech, dove fa subito amicizia coi due strani ragazzi inglesi che metteranno  le due ragazze sulle tracce di Yves Saint Laurent e altri personaggi dello sfavillante mondo della moda, oltre che in grave pericolo.

Per Vicky, inebriata dai colori e dalla voluttuosa morbidezza degli splendidi tessuti in vendita nel souk della medina, si stanno aprendo, finalmente, le porte della carriera.

Flatori e tintori della medina - foto personale -

<<... Lei e Hamed si rimisero in cammino, superando vere e proprie tende dai colori vivaci, che in realtà erano formate da matasse di fili viola, arancioni e verdi che ciondolavano dall'alto. Passarono accanto ai filatori di seta e alla fine scoprirono il mondo dei tintori. >>

Durante una festa a casa dello stilista, le due ragazze cercano di integrarsi tra modelle, attori e personaggi dello spettacolo presenti alla festa nella villa di Saint Laurent. Vicky riesce anche a vedere lo stilista ma, nel frattempo, perde le tracce della cugina, che ha appena lasciato la villa nel Palmeraie insieme a uno dei due ragazzi conosciuti giorni prima.

Tornata in medina, Vicky si mette a dormire, ma viene svegliata poco dopo da un'euforica Bea, in preda ad una colossale sbronza. 

La ragazza, per farsi perdonare di aver lasciato la cugina sola alla festa, le dona un souvenir della serata che sicuramente le sarà di grande aiuto per la sua carriera: i bozzetti della nuova collezione di Yves Saint Laurent.

Ancora incredula, Vicky, non riesce a capacitarsi della stupidità della cugina. Anche se in buona fede, ha appena commesso un furto importante e la galera, in Marocco, non è certo una seduta dal parrucchiere. Dovevano assolutamente riconsegnare i bozzetti. Magari avrebbero potuto di nuovo intrufolarsi nella villa e rimettere l'album dove la sprovveduta Bea lo aveva trafugato.

Quell'album, che avrebbe dovuto aiutare Vicky a sfondare nel mondo della moda, darà il via a una rocambolesca e pericolosa avventura che vedrà le ragazze coinvolte in un'omicidio, misteriosi incidenti mortali lungo le strade di montagna e il rapimento di Bea...

Dove sarà finita Bea e cosa si nasconde nel terribile e ingombrante passato di Clemence?

Riuscirà Vicky a consegnare i bozzetti e conoscere il suo stilista preferito? 

Tutto questo lo potrete scoprire solo leggendo e viaggiando lungo le strade di terra rossa che da Marrakech si inerpicano sulle impervie vette dell'Atlante.



Nel cuore della medina - foto personale -

<< Devi provare a perderti. Così sarà più divertente...>>

Durante la lettura, mentre passeggiavo tra i labirintici vicoli del souk di Marrakech insieme a Vicky, mi sembrava di sentire il ritmo dei tamburi degli artisti della Piazza Djemaa El Fnaa, mentre il profumo di cumino e curcuma mi pizzicava il naso, avvolgendomi nelle spire ammalianti della città.

La storia in sé, per quanto improbabile e assurda anche per l'epoca storica, non sarebbe neanche male, considerando  che, pur nella sua lentezza, riesce a catturare il lettore e a trasportarlo nel dedalo intricato di vicoli della medina fin su per i pendii della Valle dell'Ourika. Ma... c'è un qualcosa che frena, che non riesce a dare al racconto lo sprint necessario per decollare come si deve, rimanendo spesso invischiato nella staticità degli eventi.


La fresca Valle De l'Ourika - foto personale -



Villaggi dell'Atlante, verso Imlil - foto personale -


Di questo romanzo ho invece apprezzato le descrizioni ricche di particolari, così realistiche da sembrare di essere in quei luoghi a me tanto cari, segno di chi veramente ha vissuto e amato quella terra immensa e così varia, camaleontica.

I personaggi sono abbastanza delineati, forse l'autrice avrebbe potuto approfondirne un po' di più carattere e pensieri, scavando più a fondo nell'intimità di Bea e altri personaggi coprotagonisti, tralasciando qualche particolare forse troppo ricorrente.

Quello che mi ha lasciato un leggero retrogusto amaro, come il miglior tè alla menta che si rispetti, è stato il finale un po' affrettato, quasi come se la Jefferies avesse voluto chiudere in fretta e furia la storia senza approfondire e definire alcune situazioni rimaste un po' sospese, aggrappate a se stesse, giusto per dare un finale. 

Insomma un po' buttato là senza dare un senso più "realistico" e definito a tutta storia.

Tutto sommato, però, è stata una lettura piacevole e scorrevole, giusta per passare qualche ora in assoluto relax, conformandosi ai ritmi lenti e inebrianti del Marocco.


Cafè de France, vista sulla Piazza Djemaa El Fnaa, Marrakech - foto personale -


Mai come in questi giorni la nostalgia e la tristezza mi stringono il cuore in una morsa feroce, facendo volare ogni mio pensiero tra i vicoli della Medina di Marrakech, tristemente implosa su se stessa, schiacciata dal volere, a volte troppo infame, di Madre Natura.


Marrakech, la Kotubia - foto personale -



<< Cinque volte al giorno sentirai il richiamo alla preghiera dalla mosche della Kotubia >>, le spiegò Hamed. << Quella torre veglia sulla città vecchia dal dodicesimo secolo.>>


Pensare che quei luoghi, nei quali mi sono riempita cuore e anima di meraviglia e vita, oggi non ci sono più, mi fa riflettere su quanto siamo impotenti e piccoli in questa terra. 

Ogni volta che parto per rientrare in Italia, un pezzo del mio

cuore  rimane ancorato, ben saldo, a quella terra rossa così 

viva, calda e accogliente.


Marrakech, panorama in partenza dall'aeroporto La Menara - foto personale -



Mentre il carrello si stacca da terra e l'aereo  prende quota,  

vedere la immensità  dal cielo mi rassicura l'anima: so che 

quando ho bisogno di ritrovarmi e rinascere è lì, sempre 

pronta ad accogliermi tra le sue braccia immense, proprio come

Vicky, alla ricerca del mio posto nel mondo.

La luce del tramonto proietta raggi infuocati, come un mantello ramato, sulle case, sulle piazze e sui minareti che  diffondono il richiamo del muezzin, scandendo placidamente il passare tempo.

Dalla pancia comincia a salire una bolla di emozioni che mi  riempie gli occhi e il cuore  di lacrime e nostalgia ed è sempre più dura tornare alla quotidianità frenetica dell'Italia, così presa da sé stessa per fermarsi a scambiare un saluto, anche con un turista.

Profumo di tè alla menta, Valle de l'Ourika - foto personale -


Il profumo di menta e cumino che aveva riempito i miei giorni e le mie narici, lentamente va dissolvendosi nelle note di sporadiche  cene a tema, per riassaporare ancora quei momenti di pace e serenità, passati perdendomi nei colori e aromi della Medina.

La nostalgia, lentamente, si placa tra un morso a un msemmem e un sorso di tè alla menta, nell'attesa di tornare,  ancora una volta.

Oggi Marrakech è una leonessa ferita, piegata sotto una mano molto più grande di lei, contro la quale non si ha scampo.

Ma è anche una fenice che risorgerà dalle proprie ceneri ancora più bella e luminosa di prima e io sarò lì, con la mia valigia, pronta a percorrere di nuovo i suoi vicoli e i sentieri 

delle sue montagne. 

C'è chi lo chiama mal d'Africa, io lo chiamo richiamo del 

sangue, perché tutto ha avuto inizio lì, tra quei fiumi di terra 

rossa!

Se anche voi siete curiosi di vivere le avventure di Vicky e Bea,

se volete scoprire i segreti di nonna Clemence e i loschi intrighi

che ruotano attorno al suo passato, non mi resta che 

consigliarvi questa lettura e farvi immergere nel turbine goloso di aromi e colori del Marocco, sicura che ne rimarrete piacevolmente intrigati.



Souk di Marrakech - foto personale -


Souk di Marrakech - foto personale -


Ora non avete più scuse, dopo aver percorso coi vostri occhi tutti i luoghi di Vicky e Clemence, potrete immergervi nelle ammiccanti atmosfere marocchine, e perdervi tra le pagine della storia.

Buona lettura,

Tania C.





 



lunedì 11 settembre 2023

Presentazione, a Luni, di ''UN AUTUNNO D'AGOSTO'' di Agnese Pini - Ed. Chiarelettere -

 


foto personale




UN AUTUNNO D'AGOSTO


Lo scorso sabato 9 settembre, presso la Sala Consiliare del mio  Comune, Città di Luni, si è finalmente tenuta la presentazione del libro storico "UN AUTUNNO D'AGOSTO" di Agnese Pini, stimata direttrice dei quotidiani nazionali:  "La Nazione", "Il Resto del Carlino" e "Il Giorno".


Agnese Pini - foto personale -


Il libro è un'inchiesta storica che narra uno dei più feroci e sanguinari eccidi compiuti lungo la Linea Gotica, durante il quale la bisnonna di Agnese, Palmira, perse tragicamente la vita insieme ad altre 158 persone. Si salvò solo una bambina, la piccola Clara Cecchini che, ferita ad un piede, riuscì a nascondersi sotto ai corpi senza vita dei genitori e salvarsi. 

Nonostante il libro l'inchiesta riporti fatti storici della Seconda Guerra Mondiale, si legge come un romanzo, ricco di aneddoti e fatti fedelmente riportati all'autrice dalla nonna, riuscita a salvarsi, e da altri superstiti dell'eccidio di Bardine e Santerenzo Monti, un paesino in provincia di Massa-Carrara, sito sulle montagne della Linea Gotica dove, nell'agosto del '44 si consumò, per mano dei nazisti, uno dei più efferati eccidi della storia italiana.

L'evento è stato patrocinato  dal Comune Città di Luni e organizzato dall'A.N.P.I. e da Associazione Auser e Amici di Luni, con la gradita presenza del Sindaco Alessandro Silvestri e del Presidente A.N.P.I. Pietrini. 


Agnese Pini e Silvia Tavarini - foto personale -



A intervistare Agnese Pini, la preparatissima Consigliera Silvia Tavarini, delegata alla Memoria.

Era un evento al quale tenevo particolarmente perché l'eccidio di Bardine e Santerenzo Monti, durante il quale persero la vita 159 persone innocenti, fu programmato a tavolino e deciso proprio in una villetta di Luni poco distante da casa mia, quartier generale di Reder e dei suoi tirapiedi.

Dio solo sa quante passeggiate lungo i sentieri, insieme ad amici incuriositi dai fatti riportati nel libro, per cercare, invano, quella villetta!


Agnese Pini, il Sindaco Alessandro Silvestri e il Presidente A.n.p.i. Francesco Pietrini - foto personale -



Mi sento quindi di ringraziare, oltre ad Agnese, al Sindaco e all'Associazione Partigiani, all'assessora Patrizia De Masi, anche tutte le altre persone che si sono adoperate per renderlo possibile.

È stato piacevole vedere la Sala Consiliare gremita, i posti a sedere tutti occupati e molte persone in piedi, curiose di conoscere la storia della famiglia di Agnese Pini.

Non avrei mai creduto di trovare così tanta affluenza, soprattutto da parte di quelle persone che hanno vissuto quegli anni macabri della Seconda Guerra Mondiale, da sempre molto schivi e reticenti a ricordare e raccontare, vuoi perché all'epoca ai bambini si tacevano gli orrori della guerra, vuoi per il timore e la vergogna di essere stati vittime di tanta violenza.

Tra i presenti anche un'emozionata vicina di casa, che all'epoca dei fatti era una bambina ed aveva una postazione di tedeschi di fianco alla sua abitazione.

Durante la conferenza, Agnese, ha evidenziato in particolar modo quello che avevano rappresentato all'epoca e rappresentano oggi quei crimini e reati di guerra, negli anni insabbiati dalle autorità, per i quali nessuno aveva mai pagato, fino a pochi anni fa. 


Agnese Pini, Alessandro Silvestri, Francesco Pietrini, Silvia Tavarini - foto personale -



Con sentita emozione, la Pini, ha spiegato quanto la storia non abbia ancora insegnato nulla al mondo, colpevole ancora di ripetere oggi, in Ucraina, con l'eccidio di Bucha, gli stessi macabri errori del '44. 

L'intento del libro è quello di far riflettere non solo sulla gravità del sangue versato all'epoca lungo la Linea Gotica (Sant'Anna di Stazzema, Bergiola, Vinca, Monte Sole-Marzabotto), ma di scavare, approfondire, e portare alla luce  quanto sia stato grave insabbiare e nascondere molti altri crimini commessi, sia dai tedeschi che dai fascisti italiani. 

Interi faldoni riguardanti atroci barbarie compiute durante quel buio periodo storico, scomodi e scottanti, impilati sulle scrivanie di consenzienti uomini di potere, che negli anni avevano creduto di poter nascondere al mondo, murandoli in armadi girati contro il muro, impossibili da trovare, finché il procuratore di La Spezia De Paolis, non decise che era arrivato finalmente il momento di indagare e far sapere la verità ai famigliari delle povere anime di tutti gli sfortunati paesi trucidati, di riscattare l'onore del Governo italiano macchiatosi, per anni, di omertà e soprattutto chiedere  scusa per tutte le vittime. 

Grazie all'impegno di Marco De Paolis, scontratosi spesso con la diffidenza dei superstiti o dei famigliari delle vittime, qualcuno ha pagato per i reati commessi, anche se una vita persa per mano di un boia efferato, non potrà mai essere quantificata in anni di prigione o in denaro...

Alla fine della toccante presentazione, Agnese si è gentilmente  intrattenuta col pubblico presente per autografare le copie del libro e scambiare qualche opinione.


firma copie con i lettori - foto personale -



Personalmente mi sento di ringraziarla per la disponibilità che mi ha concesso sia sabato che in altre occasione e un ringraziamento particolare voglio farlo a Tommaso e Alice di Chiarelettere che, oltre ad esaudire tutte le mie richieste, mi hanno dato l'ennesima possibilità di conoscere nuovi autori, omaggiandomi di una copia di "UN AUTUNNO D'AGOSTO", il libro che mi ha aiutato a capire meglio anche la storia della mia famiglia materna, vissuta tra quelle montagne.

Per chi si stesse chiedendo il perché di quel particolare titolo, Un autunno d'agosto, altro non posso fare che invitarlo, oltre alla lettura del libro, a leggere anche la mia foto-recensione completa, lasciandovi il link qui sotto augurando a tutti una buona lettura.

Tania C.

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Recensione LA BAMBINA DI ODESSA La battaglia di una madre la promessa fatta a un figlio di Tiziana Ferrario - Ed. Chiarelettere -

 




LA BAMBINA DI ODESSA

La battaglia di una madre la promessa fatta a un figlio


Tiziana Ferrario

Ed. Chiarelettere

Collanana Narrazioni Chiarelettere

Genere Testimonianze, narrazioni

Formato Brossura con alette

Pag. 250

€ 18

Formato Ebook presente in tutti gli store digitali



CONOSCIAMO L'AUTRICE


Tiziana Ferrario, giornalista, il suo volto è entrato nelle nostre case durante la lettura delle notizie del Tg1, documentando guerre e crisi umanitarie. Reportage sull'Afghanistan presidiata dal dominio talebano, sulla loro caduta e sulle infinite difficoltà che il paese ha cercato di superare per abbattere le leggi tribali che lo governano.

Questo è il suo primo romanzo, dove racconta la storia di Homarira, principessa afghana esiliata a Roma, conosciuta personalmente durante il suo lavoro come giornalista, diventandone una cara amica.

Come in tutti i suoi libri, anche in questo suo romanzo emerge la forza di un problema del quale ha sposato la causa: la difesa dei diritti delle donne.

Tra le sue opere: Il vento di Kabul ( Baldini Castoldi Dalai 2006 ), Orgoglio e pregiudizi ( Chiarelettere 2017 ) e Uomini, è ora di giocare senza falli! ( Chiarelettere 2020 ), La Principessa Afghana e il giardino delle giovani ribelli 

 ( Chiarelettere 2022 ).


TRAMA

TIZIANA FERRARIO

LA BAMBINA DI ODESSA

La battaglia di una madre, la promessa fatta a un figlio.


<< LYDIA FRANCESCHI, UNA VITA CHE SEMBRA UN ROMANZO. LA NASCITA A ODESSA, LA LOTTA PARTIGIANA, GLI SCONTRI STUDENTESCHI, LA PERDITA DI UN FIGLIO: UNA GRANDE STORIA ITALIANA, LA VICENDA STRAORDINARIA MA VERA DI UNA DONNA CHE HA LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE. >>

 «Lungo la strada della vita si incontrano tante persone, alcune non lasciano alcun segno, altre ci prendono per mano e ci guidano per farci capire da che parte sta il male e per che cosa vale davvero la pena lottare. Sono stata fortunata a incontrare Lydia Franceschi quando ero all’inizio del mio cammino nella vita. È stata un esempio. Non finirò mai di ringraziarla.»

Tiziana Ferrario

La nascita negli anni Venti (da genitori italiani) in quella che oggi è ancora l’Ucraina, il ritorno in patria, la lotta partigiana, l’insegnamento a scuola, gli anni Settanta e poi il dolore più indicibile: la morte di un figlio, negli scontri studenteschi. E ancora, una battaglia di vent’anni per far emergere la verità: Lydia Buticchi Franceschi, donna, madre, insegnante e testimone di un Novecento attraversato a testa alta, è qui raccontata dalla penna di Tiziana Ferrario.

Nata a Odessa nel 1923 da Amedeo, comunista fuggito dall’Italia per non finire nelle carceri fasciste, e Lidia, italorussa che abbandona le proprie origini borghesi per sposare la causa della Rivoluzione, Lydia prende il nome dalla madre, morta misteriosamente pochi giorni dopo la sua nascita. Tornata in Italia col padre e rimasta orfana a dodici anni, dopo che questi è ucciso dal cognato in camicia nera, cresce in solitudine e partecipa alla Resistenza come staffetta partigiana, diventa insegnante e poi madre di due figli, fino al giorno che segnerà la seconda metà della sua esistenza. Il 23 gennaio del 1973, durante una manifestazione all’esterno della Bocconi, suo figlio Roberto, ventenne e tra i leader del movimento studentesco milanese, è colpito a morte alla nuca da un proiettile sparato dalle file della polizia. Per ricostruire l’accaduto e chiarire le responsabilità delle forze dell’ordine, Lydia inizia una battaglia che durerà oltre vent’anni.  Lo Stato – incapace di identificare i colpevoli – si assumerà l’intera responsabilità risarcendo la famiglia che devolverà tutto alla Fondazione Roberto Franceschi, costituita nel 1996 in memoria del giovane ucciso.

Lydia si è spenta a Milano il 29 luglio 2021.

I proventi della vendita di questo libro saranno destinati alla Fondazione Roberto Franceschi Onlus (www.fondfranceschi.it).


IMPRESSIONI


"La bambina di Odessa" mi è stata gentilmente offerta in formato digitale da Alice e Tommaso di Chiarelettere, che ringrazio. 

Avendo problemi col mio e-reader ho dovuto leggere da pc, impiegando più tempo del previsto ma, come direbbe una mia amica, le recensioni non scadono e non passano di moda, perciò eccomi qua con le mie impressioni su questo appassionante racconto di uno spaccato della storia moderna italiana.


Milano, Università Bocconi, 1973. 

Per molti questa data potrebbe non significare nulla, fino a poco tempo fa io stessa sapevo ben poco del suo significato. Quell'anno Roberto Franceschi, un brillante studente della Bocconi e attivista di un movimento studentesco antifascista, figlio di Lydia Franceschi, la protagonista di questa storia, venne ucciso da un proiettile sparato dall'arma di un cordone di polizia, durante gli anni più cupi della lotta al neofascismo.

L'episodio del brutale omicidio segnò ancor di più la vita di Lydia, già provata fin dalla nascita da mille colpi bassi.

Tiziana Ferrario ha avuto la fortuna di conoscere Lydia e diventarne alunna. 

Venuta a conoscenza della travagliata vita della sua insegnante, con questa testimonianza e grazie all'aiuto della figlia di Cristina, figlia di Lydia, la Ferrario ha voluto dare voce alla donna e madre che non si è mai arresa, nonostante i continui affronti della vita, ma ha sempre lottato con ogni sua forza, per amore della famiglia e della giustizia.


"Sarebbe stato un 1° maggio indimenticabile per Amedeo e Lidia, perché la loro bambina aveva deciso di nascere proprio in occasione della festa più importante della nuova Russia..."


Lydia Buticchi nacque a Odessa nel 1923. Ancora in fasce rimase orfana di madre, Lidia, della quale porta il nome, deceduta in durante una serie di circostanze poco chiare. Il padre, Amedeo Buticchi, un antagonista perseguitato e in fuga dalle carceri fasciste, si risposò  e rientrò in Italia con la piccola Lydia e la moglie.


"Preferisco affrontare i fascisti che restare a guardarmi le spalle tra i comunisti."


Il rientro in Patria non fu idilliaco per Lydia. La moglie del padre non fu mai un'amorevole figura materna, e durante i primi anni di scuola le fu anche fatta terra bruciata intorno, per via degli ideali di opposizione del padre.


" Non esiste nessun fascio che non si possa rompere."


Lydia, costretta a crescere senza il calore dell'amore materno, si ritrovò  anche senza amiche, col timore che qualcosa di sconveniente, ascoltato tra le mura domestiche, potesse uscire dalla sua bocca, "offendendo" le compagne, figlie di gerarchi fascisti. 

Per un macabro gioco del destino, anche il padre venne a mancare fin troppo presto, ucciso per mano del cognato, una camicia nera, quando era ancora ragazzina, durante il periodo di studi in uno dei migliori collegi. 

La piccola fu costretta a dover fare i conti col muro di una realtà infame, ritrovandosi a dover lottare per il diritto a un pasto caldo, piegata da ore di duro lavoro e di studio. 

Per dare un po' di tranquillità alla sua anima provata, si immerse anima e corpo negli studi, appassionandosi  alla resistenza e diventando "staffetta partigiana" ancora ragazzina.

Accolta da una zia a Napoli, Lydia riuscì ad avere una vita abbastanza spensierata, fatta di balli e divertimenti, ma col pensiero fisso di seguire il suo sogno, quello di potersi laureare anche in chimica.

Tornata a Milano, riuscì a mantenersi agli studi e a conseguire anche il diploma scientifico, che le avrebbe finalmente aperto le porte alla facoltà di chimica

Nonostante le avversità della vita e tutti i suoi impegni sociali, non si lasciò mai scoraggiare, continuò a studiare, laureandosi e diventando prima docente e poi preside di una scuola.


"Come non sei Roberto? E allora chi sei?"

"Mi chiamo Mario. Mario Franceschi."


Grazie allo "scherzo" di un'amica in comune, conobbe Mario Franceschi, che sposò e dal quale ebbe due figli, Roberto e Cristina, i suoi gioielli più preziosi, che crescerà amorevolmente insegnando loro ideali di giustizia e libertà.

Nonostante gli anni felici passati col marito e i figli, la vita di Lydia fu da sempre funestata da pesanti lutti violenti che la segneranno per sempre.

Il più becero e brutale, quello del figlio, colpito a tradimento alle spalle, davanti all'Università Bocconi di Milano, come finale di un macabro gioco studiato a tavolino nel periodo cupo dell'Italia,  durante una manifestazione contro il neofascismo che stava imperversando in quegli anni.


" Chicco, non penserai di andare in piazza lunedì! " era tornata alla carica Lydia.

" Certo che andrò in piazza! Non si può non esserci, mamma, dopo quello che è successo."


Quel giorno, martedì 23 gennaio 1973, darà il via alla battaglia più importante e ostica di Lydia e della storia italiana, quella della strage di Piazza Fontana a Milano, quella contro gli anni di piombo, fatti di insabbiamenti, di omertà, di "armadi girati contro il muro". 


" Il lunedì successivo a Milano, una giornata plumbea e fredda, con un cielo gonfio di pioggia, Saragat non aveva partecipato ai funerali delle vittime di Piazza Fontana. Chissà cosa avrà avuto di più importante da fare in una giornata come quella..."


Una estenuante lotta per portare alla luce la verità, per fare finalmente giustizia e dare un nome e un volto ai carnefici dei crimini più efferati di quegli anni bui, segnati da altre stragi terroristiche che avrebbero insanguinato altre città italiane.


" L'assassinio di Roberto Franceschi sarebbe rimasto senza nome, come affermava l'ultima sentenza civile, la verità su quella notte non si sarebbe mai saputa. Un altro dei tanti vergognosi misteri italiani. "


Lydia Franceschi è deceduta nel 2021, all'età di 98 anni, senza essere riuscita a dare un'identità a quei criminali, beffata da una crudele sentenza. 

Ma la sua lotta non è mai stata infruttuosa perché insegna da sempre a lottare fino alla fine e a credere fermamente negli ideali di giustizia e lotta per i propri diritti. 

La storia di Lydia si legge come un romanzo, scorre fluidamente sotto gli occhi del lettore incuriosendo e appassionando fino alla fine.

Scritto con spiccata empatia,  usando uno stile semplice e magistrale, preciso e scorrevole, il racconto è frutto dell'impegno e delle accurate ricerche di Tiziana Ferrario, sempre precisa e attenta ai dettagli.


" In quarant'anni la società si è trasformata e la scuola non risponde più alle esigenze dei giovani. "


Un libro storico, che mi sento di consigliare, in particolar modo, ai giovani, alle scuole, per comprendere il significato di giustizia e di lotta all'omertà e per aiutare a capire cosa sia stato in passato e cosa si oggi il fascismo, di cui molti ragazzini si riempiono la bocca.

Invitandovi a passare dalla libreria più vicina, vi auguro buona lettura.

Tania C.




Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...