venerdì 27 gennaio 2023

I Binari senza ritorno, l'anticamera del lager: visita all'ex Campo di Concentramento e Smistamento di Fossoli

 

Fossoli - foto personale -



CAMPO CONCENTRAMENTO E SMISTAMENTO DI FOSSOLI

Domenica 20 febbraio dello scorso anno, la Valigia aveva messo in spalla il suo zainetto per visitare l'ex Campo di concentramento e smistamento di Fossoli.

Non avevo scelto una data a caso, proprio in quei giorni, il 22, ricorre l'anniversario della partenza del primo vagone blindato verso Auschwitz.

Su quel vagone, senza un barlume di speranza, viaggiarono stipati come carne da macello, Primo Levi, che aveva immortalato la sua permanenza al Campo  nel libro ''Se questo è un uomo'' e nella poesia ''Tramonto a Fossoli'',  insieme ad una famiglia di La Spezia con la loro figlia di nove anni, Adriana Revere.

Di Adriana e del suo triste destino vi avevo già parlato in un altro post, Primo Levi non ha bisogno di presentazioni, quello che voglio raccontarvi è il Campo.

Carpi dista poco meno di due ore da casa mia, la giornata era calda e soleggiata, l'ideale per una gita fuoriporta.

Con l'emozione che invade l'anima di chi si appresta a fare qualcosa di importante per la prima volta eravamo partiti alla volta di Carpi, destinazione Campo di Fossoli.

L'arrivo fu  molto più traumatico di quel che pensassi. Consapevole che nel campo non è mai stato ucciso nessuno, vedere i ruderi delle casette dalle quali transitarono migliaia di ebrei destinati a morte sicura, una morsa feroce mi strinse il cuore.

Campo di Fossoli - foto personale -

I piccoli edifici di mattoncini rossi, alcuni crollati, altri restaurati, le torri del telegrafo, il vialetto che porta alla sala grande e ai bagni comuni, tutto mi rimandava la mente alle immagini del campo di Auschwitz viste in tv o nei libri di storia. Il Campo di Fossoli non ha forni né docce, ma l'aria è pesante, straziante, probabilmente quanto quella di un Campo di sterminio europeo. 

L'ex Campo di concentramento e smistamento di Fossoli fu costruito nel 1942 per opera del Regio Esercito. Usato, all'inizio, come prigione per i soldati nemici, sul finire del 1943, per volere della Repubblica Sociale Italiana, venne convertito in Campo di Concentramento  per "non desiderati", gli ebrei, anche se, a quanto narra la storia, nessuno venne mai ucciso nel campo. Il Durante quel periodo il Campo fu gestito dalla direzione di Titho Karl e alcuni membri delle SS, mentre il lavoro di sorveglianza venne svolto dalla Questura di Modena. 

Diviso in tre settori, una parte del nuovo campo fu destinata alla vigilanza, una parte agli avversatori politici e una terza agli ebrei, divisi a loro volta in ebrei puri e ebrei dal sangue misto.

Viale di accesso al Campo - foto personale -

All'inizio della primavera del '44, le famiglie potevano vivere insieme i giorni che li separavano dal viaggio senza ritorno, con la parvenza di un minimo di intimità data da dei pannelli che li separavano dalle altre famiglie, costruiti nelle baracche condivise, dopodiché  vennero separate per genere.

Durante la permanenza non venne usata violenza fisica sulle persone, né vennero loro imposti i lavori forzati, ma l'umiliazione di essere schedati come persone indesiderate, l'incertezza, o meglio la certezza del loro futuro, la fame patita, la condivisione forzata degli alloggi, furono più devastanti della violenza fisica stessa.

A partire dal febbraio 1944, il "villaggio" subì un'ulteriore conversione in Campo di smistamento e transito, presidiato dalle  SS che lo utilizzarono come anticamera dei Lager Nazisti e Campo Nazionale di deportazione politico-razziale, dall'Italia ai Campi di sterminio europei.

All'incirca 5.000 indesiderati razziali e  politici  transitarono dal Campo di Fossoli, diretti ai Campi di Auschwitz-Birkenau, Dachau, Flossemborg, Buchenwald, Ravensbürg e Mauthausen, quest'ultimo, in genere, destinato a prigionieri politici.

La deportazione non durò che pochi mesi; dalla stazione di Fossoli, poco distante dal Campo, partirono circa una decina di vagoni blindati e sul primo, diretto ad Auschwitz, il 22 febbraio del '44, partì il primo convoglio blindato nel quale viaggiò Primo Levi insieme alla piccola Adriana Revere e alla sua famiglia. Quando il numero degli ebrei purosangue si aggirava intorno alle 600 persone, il vagone partiva per Auschwitz. 

Se questo è un uomo - foto personale -


Il viaggio, della durata di poco meno di una settimana, fu un calvario. Una volta saliti a bordo, uomini, donne e bambini si ritrovarono stipati in un freddo carro bestiame, senza cibo né acqua, senza dignità, senza identità. Solo un numero assegnato all'arrivo ai campi di sterminio.

Per gli ebrei discendenti da famiglie miste, essendo trattenuti, spesso si aprì uno spiraglio di speranza di liberazione destinato a spegnersi del tutto nell'agosto del '44, data in cui il Campo troverà nuova sede a Bolzano, da dove verranno poi  deportati nei lager europei.

La deportazione avvenne tramite una Transportlisten, la famosa lista trascritta in varie copie, coi nomi di tutti quegli ebrei da esiliare. Due copie della lista furono destinate al Campo di Fossoli, le altre due a Verona, nell'Ufficio B4 della Gestapo.

Fino ai primi di agosto del '44, ogni convoglio in partenza da Fossoli, venne segnalato tramite telegramma al Campo di Auschwitz, al RSHA di Berlino e all'Ispettorato Ss di Oranienburg, dando vita ad una ragnatela costruita su quattro basi: Italia-Fossoli, Polonia tedesca-Auschwitz, Germania-Berlino e Germania-Oranienburg.

Dal '45 al '47, il Campo di Fossoli venne impiegato come Centro raccolta profughi stranieri civili. 

Per volere di Don Zeno, da quelle casette nacque il villaggio di Nomadelfia, con lo scopo di riunire famiglie, persone sole e sacerdoti per poter vivere il Vangelo in società, dedicandosi al prossimo in nome del principio di fratellanza e uguaglianza professato dal suo fondatore.

Sul finire degli anni '50 fino ai primi anni '60 il Campo venne nuovamente convertito in Villaggio San Marco, strutturato per accogliere i profughi dalmati istriani e giuliani, assumendo l'aspetto di un villaggio vero e proprio. Pur mantenendo la muratura originale, alcune baracche vennero radicalmente modificate in abitazioni moderne, in modo da ''cancellare'' il dolore del quale era intriso il Campo.

Dal '63, diventato ormai proprietà dello Stato, per circa un decennio, il Campo venne abbandonato a sé stesso, alle intemperie e all'incuria della gente che lo devastò. Nel 1973 il Comune di Carpi decise di riqualificare l'area allestendo il Museo Monumento al Deportato, chiedendo la possibilità di poter acquistare il sito per preservarlo e salvarlo dal destino di abbandono. Nel 1984, grazie ad una particolare legge, lo stato concesse Comune la vendita a titolo gratuito e il Campo, dopo essere stato ripulito e in parte ristrutturato, diventò un Museo della Memoria a cielo aperto. 

Tutte le informazioni riportate nel racconto della mia esperienza sono frutto di appunti presi durante la visita guidata gratuita al Campo e dal sito https://www.fondazionefossoli.org/ 

La visita, come già sapete, è guidata e gratuita, ma un'offerta per il mantenimento del sito è sempre gradita. La maggior parte del lavoro viene svolta da ragazzi volontari che, come la guida che trovai quella domenica, regalano il loro tempo anche in condizioni di salute precarie. 

La ragazza, reduce da un brutto infortunio sportivo, volle comunque portare a termine l'impegno preso per quel giorno, saltellando sulle stampelle. Da ammirare la passione, la volontà e la preparazione storica.

L'unica nota stonata è stata il racconto della conversione del campo a Villaggio San Marco, che vide la ristrutturazione molto invasiva e irreversibile di alcune baracche. Cosa fortemente voluta proprio per cercare di cancellare, quasi insabbiare, tutto il male e l'ombra nera della morte che transitava dal Campo.

Questa parte della storia mi ha dato molto da pensare. Ho trovato ingiusta la ristrutturazione invasiva, anche se a scopo ''benefico''. 

Per quanto si cerchi di dimenticare, mettere la testa sotto la sabbia non fa altro che assecondare il male vissuto. I ricordi, per quanto brutti, devono restare indelebili e, proprio i ricordi di quel particolare periodo storico, hanno  diritto e soprattutto il dovere di rimanere indelebili per ricordare (permettetemi la ridondanza) all'uomo gli orrori e  le atrocità che ha inferto gratuitamente su altri uomini. Errori da non ripetere mai.

Sembra, invece, che l'essere umano si dimentichi troppo spesso e ricordi solo per convenienza o per la pubblicità dei media durante la ricorrenza della Giornata della Memoria.

Luoghi come il Campo di Fossoli, fanno parte non solo della Storia d'Europa, ma in particolar modo di quella italiana e l'Italia ha bisogno di mantenere viva la sua memoria, soprattutto per le nuove generazioni, cresciute solo a calcio e playstation.

Una gita a Fossoli, coi figli o amici, è un'esperienza da fare nella vita, in particolar modo se non si ha la possibilità di recarsi ad negli altri luoghi della Memoria. 

Tornata a casa, quella sera mi ero ripromessa di recarmi al più presto ad Auschwitz. Avevo già programmato tutto e, pochi giorni dopo, quasi come una maledizione, la storia ci ha messo lo zampino, cancellando sogni e speranze di tanti esseri umani.

Più passa il tempo, più mi riesce difficile capire come può l'essere umano, essere così crudele, cattivo e, respirare, vivere sulla propria pelle questi luoghi ne è l'esempio.

Per chi desiderasse saperne di più, vi lascio il link dell'articoletto di Adriana Revere, la piccola ebrea spezzina

https://valigiadeltempo.blogspot.com/2022/01/adriana-revere-la-piccola-ebrea-spezzina.html  

Per approfondire vi lascio anche il link con le info per partecipare ad una interessante mostra fotografica del Campo di Auschwitz-Birkenau. Un reportage del viaggio nella Memoria di un bravissimo fotografo, oltre che un carissimo amico: Adriano Cascio.

La mostra, gratuita, si terrà domani, 28 gennaio a Rapallo. Per chi fosse in zona, per chi volesse fare una gita o per chi ci abita è l'occasione da non perdere perché merita veramente.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=2912224875579139&set=a.220155474786106&__cft__[0]=AZXmcdhE5YgHJl-Fvr_ZVuE3bztCH0r-lioj4VcQQFj5a9wHRv46Z-ofV6tRnNV7f_2GMgXqtAtzfczd-uO2pboduuzdivofVoUpSTEJ---C7VaBGeza9gWsO1_B7FXrPV3zFN3sISDiQFU0X6rrHOqLtS76nAJEGY5zkvWC4JX4_K85ES5dG_6lel_5lCONqt8&__tn__=EH-R

Orari del Campo di Fossoli:

Domenica e festivi dalle  10.00-13.00 e 14.00-18.00 

Sabato visita guidata gratuita dalle 15.00, previa prenotazione entro le 13.00 del venerdì.

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito della Fondazione Fossoli cliccando sul link che vi ho lasciato sopra oppure inviare una mail a info@fondazionefossoli.it 

Buona lettura e buona visita,

Tania C.




Tutte le foto sono state scattate in presenza dalla sottoscritta. 


































 






























































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