martedì 20 ottobre 2020

Recensione NELLE PROFONDITÀ DEL LAGO di S.K. Tremayne Ed. Garzanti

NELLE PROFONDITÀ DEL LAGO




S.K. Tremayne

Ed. Garzanti

Uscita 15 ottobre 2020

Pag.336

Collana Narrativa straniera

Serie Novità in Libreria

Traduzione Claudia Marseguerra

€ 17,90 Cartonato

Ebook disponibile


CONOSCIAMO L'AUTORE

S.K. Tremayne . foto dal sito https://sktremayne.com/about/

S.k. Tremayne nasce nel Devon ma vive insieme alle due figlie a Londra. 

Scrive per giornali e riviste internazionali.

Tra le sue opere il thriller pubblicato da Garzanti nel 2015 La gemella silenziosa, suo romanzo d'esordio che ha ricevuto i favori del pubblico e della critica. Sull'onda del successo dell' sfavillante esordio, nel 2016 sempre per Garzanti pubblica Il bambino bugiardo, thriller psicologico che ne consacra il successo.

Il 15 ottobre 2020, per Garzanti, esce la sua nuova fatica, Nelle profondità del lago, un thriller psicologico che lascia col fiato sospeso sino alla fine. 

TRAMA


Kath, si risveglia in ospedale in una glaciale giornata d’inverno. È miracolosamente scampata ad un orribile incidente del quale non ricorda nulla. Lei vuole solo tornare a casa dal marito Adam e dalla figlia Lyla, le persone che più ama al mondo. Una volta tornata nella sua casa immersa nel silenzio della brughiera del Dartmoor, nulla è più come prima dell’incidente. La tranquillità del passato è scomparsa. Adam è distaccato e sfuggente, chiunque la conosca continua a ripeterle che il suo non è stato un incidente ma un tentato suicidio.
Per Kath è impossibile crederci: non avrebbe mai potuto abbandonare la figlia, così dipendente dal suo affetto e dalle sue cure. Ma anche Lyla sembra essere cambiata, è diventata indecifrabile e continua a chiederle “perché lo hai fatto mamma, non mi vuoi più bene?”, continuando a ripetere di vedere la sagoma di uomo nella brughiera che le sta osservando ed è identico ad Adam.
Kat inizia così a dubitare di tutto e tutti, anche di sé stessa, in balia di una memoria che continua a confondere i suoi ricordi e a tradirla. Ma la donna sa bene che non deve lasciarsi sopraffare dalla paura e deve combattere per trovare la verità su quello che é realmente accaduto la notte del suo incidente.
È l’unico modo per uscire dall’incubo che ha risucchiato la sua vita senza che lei ne fosse consapevole.
S.K. Treyman grazie a La gemella silenziosa e Il bambino bugiardo è diventato un fenomeno internazionale. I suoi romanzi, grazie ad un portentoso passaparola hanno scalato le classifiche più importanti e sono stati tradotti con alta percentuale di gradimento in tutto il mondo.
Col suo nuovo romanzo, inquietante e suggestivo, attraverso mezze verità e sorprendenti colpi di scena, l’autore fa crollare qualsiasi certezza convincendoci che, certe volte, è meglio non fidarsi di nessuno.
Nemmeno di noi stessi.

 



 

IMPRESSIONI

Qualche giorno fa, grazie a Linda di Garzanti, che ringrazio per la copia inviatami, ho avuto l'opportunità di leggere l'ultimo romanzo, di quello che è diventato uno dei miei autori stranieri preferiti: S.K. Tremayne. 

Dopo essersi confermato nel firmamento dei maggiori autori internazionali con La gemella silenziosa e Il bambino bugiardo, il 15 ottobre 2020 esce Nelle profondità del lago, un thriller psicologico con interessanti velature horror. 

L'ho letto in una notte, rapita dall'atmosfera suggestiva che traspira da ogni pagina, complice un tempo freddo e incerto e la luce tremolante del mio e-reader. Incollata alle pagine quasi fino all'alba, trattenendo il respiro capitolo dopo capitolo, ad alta tensione.

Mai avrei pensato mi potesse coinvolgere così tanto da sentire il vento della brughiera  sulla pelle e il crepitio dei fuochi programmati del Dartmor a riscaldarmi dopo qualche colpo di scena.

Mai avrei pensato che un romanzo del genere potesse trattare un argomento come l'autismo in maniera tanto profonda e delicata. 

Veramente curato e approfondito sotto ogni aspetto, questo nuova opera di Tremayne,  mi ha piacevolmente sorpresa.

Il romanzo è suddiviso in capitoli, alternati dalla narrazione in prima persona dalla voce di Kath e dell'autore, legati dall'avvicendarsi dei ricordi frastagliati riemersi dalla memoria della donna, all'isolamento sempre più serrato di Lyla e alle bugie del fratello Dan e di Adam.

Un linguaggio semplice e scorrevole, dialoghi brevi e intensi, intervallati da accurate e suggestive descrizioni paesaggistiche e da piccoli brividi lungo la schiena, fanno si che le 336 pagine scorrano via veloci arrivando  con nostalgia ai ringraziamenti finali.

<<Sono sopravvissuta a un incidente potenzialmente mortale e sono decisa a elencare le mie benedizioni, come fossi una bimba che conta sulle dita.>>

Kath è una giovane madre e moglie, reduce da un brutto incidente che l'ha fatta finire con l'auto nel lago Burrator  dal quale ne è uscita salva ma con un lieve trauma cranico che le ha comportato un'amnesia temporanea. 

All'apparenza felice, Kath vive in affitto in un cottage isolato nel mezzo della splendida brughiera del Dartmor.

La scelta di vivere isolati in mezzo alla natura è in parte dovuta al fatto che la madre di Kath,  morta di cancro, nella follia degli ultimi giorni di vita lasciò la casa e tutti i suoi averi più importanti a Dan, il figlio prediletto e a Kath solo inquietanti statuette e bamboline rituali provenienti dai suoi viaggi in paesi mistici. 

Adam, il marito ha speso tutto ciò che aveva per pagarsi le cure di una lunga malattia ma, essendo un ranger, come tale, deve vivere in brughiera, così la famiglia ha dovuto ripiegare su quel piccolo e accogliente cottage in mezzo ai boschi, l'unico alla loro portata finanziaria. Ma c'è un motivo ben più importante che ha costretto la famiglia ad isolarsi in mezzo ai lunghi inverni di gelo e nebbia: Lyla.

<< Non vuoi che passi il tempo a mettere in fila gli uccelli morti? Mi stai dicendo che non è un comportamento appropriato?>>

La loro amata figlia di nove anni, bellissima con quegli occhi azzurri e i folti capelli scuri del padre e dalla delicata pelle diafana, è una bambina che soffre di un autismo ancora non diagnosticato per scelta dei genitori, soprattutto di Adam, ma identificato come Asperger. 

È una bambina speciale, che ama la natura tanto da viverla sulla pelle, ama le leggende che ruotano attorno alla brughiera e ama anche la solitudine nella quale i coetanei l'hanno confinata, additandola come la bambina  ''strana che fa versi strani come le scimmie''. 

I suoi migliori amici sono i suoi cani, i suoi angeli custodi che la seguono in ogni sua escursione nella brughiera e vegliano il suo sonno.

Lyla è anche molto sensibile e, ogni emozione forte, la manifesta con una gestualità delle mani molto marcata, simile al battito d'ali di un uccello, un movimento definito ''stimming''. 

L'anomala manifestazione delle sue emozioni non fa altro che isolarla e chiuderla sempre più in se stessa,, nel suo mondo fatto di lunghe passeggiate nella brughiera alla ricerca di insetti rari o fiori particolari.

Dopo l'incidente di Kath, la piccola Lyla sembra essere peggiorata, ancor più chiusa in se stessa, passando intere giornate a disegnare strani simboli satanistici con uccelli morti a causa del gelo della brughiera. 

Dove avrà visto e quei simboli così inquietanti? E perché continua a cantare la canzoncina su una morte prossima, associata al suicidio di Kitty Jay, la giovane suicidatasi molti anni prima, dopo aver scoperto una gravidanza inattesa. 

Sul principio Adam e Kath sembrano non preoccuparsi più di tanto, ma quando la bambina comincia a chiedere alla madre il perché quella notte si è gettata nel lago, la madre comincia a preoccuparsi. 

Il suo è stato un incidente, lei non si è gettata nel lago. Perché sua figlia ha questa idea in testa? Perché crede che lei, sua madre, non la ami più e soprattutto perché ha cominciato ad avere un atteggiamento ostile verso il padre che la ama più della sua stessa vita?

Kath, su insistenza del marito che le chiede di farsi aiutare per conoscere finalmente cosa veramente accadde la notte maledetta, viene a sapere dalla cognata Tessa,  psicologa, che la notte dell'incidente, in realtà lei ha tentato di uccidersi gettandosi con l'auto nel lago. 

Nessuno riusciva ancora a spiegarsi il perché e questo aveva infierito non poco sull'emotività fragile di Lyla.

Da quel momento per Kath inizia un calvario ancora più doloroso dell'incidente. Lei non è pazza come vogliono farle credere. È vero, sua madre era una donna molto eccentrica, amante della stregoneria e delle antiche leggende sulla brughiera, faceva uso di stupefacenti e alcol,  amava sedurre gli uomini,  ma lei non è sua madre e mai si sarebbe suicidata, a meno che non fosse stata costretta da qualcosa o qualcuno. E non avrebbe, per nessuna ragione dipendente dalla sua volontà, lasciato sola Lyla. 

Anche Adam, nel frattempo,  iniziò a tenere  un atteggiamento strano, schivo, ambiguo e Lyla, pur amando il padre, accortasi del cambiamento, sembrava essergli ostile, quasi covasse del rancore.

Sempre più spesso raccontava di vedere un uomo identico al padre, anzi era proprio lui, che osservava lei e la madre, nascosto nella nebbia della brughiera o nel buio, dietro le finestre di casa. Succedeva sempre quando Adam diceva di essere al suo lavoro, tra i tor e i menhir del Dartmor. 

Brughiera del Dartmor e in lontananza il Tor. Foto dal web

L'accurata e dettagliata descrizione dei luoghi e dell'atmosfera sono talmente realistici che, mentre stavo leggendo, mi sembrava di sentire l'umidità della nebbia entrarmi nelle ossa mente calava la cappa scura della notte. Tremayne ha ricreato un'atmosfera perfetta, talmente palpabile al punto di farmi sentire i brividi scaturiti dalla tensione ad ogni capitolo. 

È stato facile immedesimarsi nel dolore e nelle paure di Kath, nella sofferenza di Lyla, quasi una forza magnetica mi avesse risucchiata lungo ad ''Hobajob'', la foresta dei pony selvatici dove Lyla amava trascorrere le sue giornate.

Pony Dartmor - foto dal web -

Con l'aggravarsi dei sintomi dell'Asperger, che spinge la figlia ad isolarsi nel suo mutismo e ad odiare il padre e con le accuse da parte del marito sul suo tentato suicidio, Kath è sempre più decisa a far luce su quanto avvenne quella notte.


Lago Burrator

Kath inizia così a far luce nel buio della sua amnesia grazie all'aiuto di Tessa, la quale, con delle tecniche psicologiche mirate, riuscirà a far aprire qualche piccola fessura tra i suoi ricordi confusi.

<< Una brezza gelida increspa le acque di Burrator, sollevando le pieghe nere che vanno ad infrangersi contro i mattoni. Poi si attenua e la calma immobile ritorna. Come se il mondo stesse aspettando che io sistemi le cose.>>

Ma per Kath ricordare significa anche fare nuove scoperte che potrebbero compromettere la vita di altre persone. Come quella di suo fratello Dan, il primo ad essere accorso da lei dopo l'incidente. 

C'è però qualcosa che non torna. 

Lei quella notte stava scappando da Dan ed aveva paura. 

Lui sta mentendo a tutti, ne è sicura, ma non riesce a ricordare perché.

E anche Adam mente quando dice di non essere lui a spiarle. A rischio di distruggere il matrimonio Kath vuole la verità,  perché Lyla lo ha visto nascosto tra la nebbia davanti a casa, lo ha visto il giorno che erano andate a Hobajob ed avevano fatto quella macabra scoperta e lo ha visto anche la notte in cui lei aveva tentato il suicidio. 

Erano insieme macchina e le stava urlando contro. Suo padre stava facendo qualcosa di brutto a sua madre, qualcosa che poi l'ha spinta a buttarsi nelle acque gelide del Burrator per lasciarla per sempre orfana. E una notte, dopo essere scomparsa misteriosamente per poi essere ritrovata nella brughiera, vicino ai menir addormentata e protetta dai pony selvatici, Lyla lo caccia.



Menir nella brughiera di Dartmor - foto Wikipedia -

Non lo voleva più con loro in casa, doveva andarsene, perché lei  aveva paura di suo padre pur amandolo ancora tanto. 

Per Adam non resta che allontanarsi, pur continuando a vegliare da lontano sulla sua famiglia diventata così ostile. Ama ancora Kath, ma la odia anche per quello che ha fatto col suo tentato suicidio, allontanando da lui la sua adorata figlia. 

Sa anche che probabilmente Kath non è pazza, ma ultimamente  si comporta in modo strano, affermando di aver visto la madre morta da tempo, le cui ceneri sono state sparse sulla tomba di Kitty Jay, alla fermata dell'autobus e di averne sentito la voce in chiesa, davanti alla vetrata dell' "Uomo verde". 

Ma sa anche che lui stesso ha un segreto terribile che non può confessare.

Cosa sta succedendo a Kath, sono veramente le conseguenze del trauma cranico che ha avuto la notte dell'incidente a farle vedere e sentire il fantasma della madre o sta impazzendo? 

Era veramente Adam l'uomo che Lyla ha visto spiarle dalla brughiera e che quella maledetta notte era in auto con lei?  L'ha veramente violentata prima di spingerla a suicidarsi? Perché aveva paura di Dan tanto da scappare via e perché il fratello ha mentito? Che tipo di relazione c'era tra la suicida Kitty Jane e sua madre?

Troppe domande alle quali dare una risposta ragionevole e Kath non si fida più, la sua memoria fa ancora troppa acqua, non può fidarsi nemmeno  di Tessa che sta lottando per il suo matrimonio in crisi a causa delle bugie di Dan.

Solo Lyla sempre rinchiusa nel suo mondo, sembra essere sicura di ciò che ha visto e Kath sa che la figlia non mente. Se vuole scoprire la verità deve fidarsi di Lyla... 

Come ogni thriller che si rispetta, cari lettori, lascio a voi scoprire cosa succederà a Kath e alla sua famiglia. Vi assicuro che sarà un viaggio carico di adrenalina e ricco di colpi di scena che nessuno potrebbe mai immaginare.

Il mio consiglio è di correre in libreria o scaricare dall'apposito store una copia di Nelle profondità del lago e immergervi insieme a Kath e Lyla nella fitta nebbia della brughiera per sciogliere il mistero che aleggia sul lago Burrator.

Se amate il brivido e le atmosfere suggestive, è il romanzo che fa per voi, soprattutto adesso che sta arrivando Halloween.

Sperando di avervi incuriosito, vi lascio in compagnia di Kath e Lyla.

Buona lettura,

Tania C.










 

sabato 17 ottobre 2020

Recensione musicale di COME SE FOSSE FACILE di Massimo Bigi feat Enrico Ruggeri

 COME SE FOSSE FACILE


Massimo Bigi e Enrico Ruggeri. Foto su concessione di Massimo Bigi

Cari amici della Valigia buongiorno.

Oggi mi sono presa un giorno di pausa dai miei amati libri per ascoltare un po' di buona musica. 

Il 2 ottobre 2020 è uscito il singolo Come se fosse facile di Massimo Bigi feat. Enrico Ruggeri, seguito poi dall'album, prodotto con lo zampino di una delle più famose e poliedriche voci italiane, proprio Enrico Ruggeri. 

Dopo mesi di impegnativo lavoro, partendo dalle fondamenta di un gelido inverno, passando per le mura di una torrida estate, finalmente Il Bigi, come è conosciuto da tutti, con l'aiuto dell'amico storico Enrico Ruggeri e tutto il loro staff, è giunto a conclusione della sua opera, l'album Bestemmio e prego.

In uscita il 16 ottobre, Bestemmio e prego è un album al quale il Bigi e Ruggeri hanno lavorato gomito a gomito da ''decenni''.  

A 62 anni Bigi, di Castiglione del Lago,  dal 1993 cresciuto come direttore musicale prima e  come tour manager di Enrico  poi, è oggi un graffiante cantautore. Uno di quelli che bucano l'anima di chi si ritrova nelle parole delle sue canzoni. 

Ho avuto modo di conoscerlo ai tempi di Peter Pan Tour, a Lizzano in Belvedere, in montagna, grazie ad un amico in comune. Massimo era appena diventato Tour manager di Ruggeri e, quell'estate una tappa del tour era prevista nello stadio del paesino vicino a dove ho passato l'adolescenza.

All'epoca ero una ragazzina, innamorata di Enrico e disposta a fare ore di coda pur di avere un posto in prima fila appiccicata alle transenne del palco. Un sogno avverato, poter assistere a quel concerto quasi sul palco! 

Grazie all'aiuto del nostro amico  Andrea e grazie alla disponibilità di Massimo,  per la mia felicità, riuscii  ad avere il badge per i camerini, anche se poi non mi invitarono a mangiare le tigelle! Brutti che erano, tutti e tre, a me le tigelle piacevano e piacciono ancora tanto, quindi se volessero rimediare a quel mancato invito io sono sempre disponibile.

Di anni ne sono passati parecchi da quel '93, all'epoca Bigi era agli esordi, ma il tempo lo ha maturato, trasformando i suoi pensieri in ottima musica dall'anima rock.

Vi voglio parlare oggi proprio del singolo tratto dall'album : Come se fosse facile.

Una canzone che, dalla prima nota, mi è entrata subito in circolo, nel profondo della mia anima e li è rimasta, riecheggiandomi in testa ogni momento della giornata. 

Una canzone che racconta di quanto non sia semplice, ogni giorno, alzarsi col sorriso e vedere il bicchiere mezzo pieno.

Ascoltandola più volte, è anche molto orecchiabile, ho iniziato a riflettere sul messaggio che mi è arrivato.

In un mondo che, soprattutto adesso, è diventato ostile in ogni campo, dal lavoro ai rapporti sociali, non è  facile alzarsi da letto la mattina e trovare la forza per andare avanti senza cedere alla via più facile, quella di comodo ma che spesso non porta da nessuna parte.

Giorni ''vuoti'', statici, durante i quali non accade nulla dove il tempo sembra essere fermo anche se passa inesorabile e veloce in mezzo a gente così diversa ma tutta uguale, persa in in una vita sempre più virtuale.

<<Come se fosse facile uscire la mattina di casa, evitare ostacoli e prigioni, salutare fare finta che va bene perché è quello che conviene. Come se fosse facile>> 

(Cit. dal singolo Come se fosse facile Bigi-Ruggeri)

Mentre si riflette sul senso di questi giorni  è inevitabile fare il punto della situazione: l'unica strada da percorrere sembra quella di piegarsi alla convenienza del sorriso stampato in faccia e del ''va tutto bene''.

Dentro a queste parole ci ritrovo il mio vissuto, la mia quotidianità. Anni che mi scivolano via veloci nella lentezza di giorni che spesso sembrano tutti uguali, scanditi dagli schemi perpetui della routine. 

Spesso non ho voglia di raccontare ad un mondo che non è più capace di fermarsi un attimo ad ascoltare, quello che sta mi sta succedendo. Il mantra è sempre quello: sorridi e vai avanti, tanto a nessuno importa come stai. 

Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere dai nostri genitori o da chi ci sta vicino?

Ma non è così scontato, quando hai una giornata storta,  quando tutto ti sembra inutile, quando non gira, stamparsi in faccia quel sorriso e convincersi che tutto va bene, soprattutto quando non sei disposto a venire a patti con la convenienza di comodo o solo per non darlo a vedere agli "altri".

Come se fosse facile stamparselo in faccia a comando un sorriso quando non ne hai voglia. 

Parlare è facile, da fuori, ma se provassimo per un attimo a metterci nei panni degli altri, forse capiremmo proprio quel  "come se fosse facile".

Il messaggio che mi è arrivato da  questa canzone è che  Massimo Bigi voglia porre l'attenzione su quanto sia importante e di aiuto fermarsi un attimo ad ascoltare se stessi e chi incrocia il nostro cammino. Un messaggio sul quale dovremmo riflettere tutti. Imparare a leggere al di la dell'apparenza per scoprire che invece sarebbe più facile se ci si ascoltasse un po' di più.

La voce soavemente morbida e intrigante di Massimo imprime alle sue parole un pathos e un ritmo difficile da non amare già dalle prime note. Il graffio del Rrouge è quel tocco che la rende "la canzone", quella che appena sveglia desideri ascoltare perché ti è entrata talmente dentro da cantarla anche mentre dormi.


foto dal web

L'album Bestemmio e prego, interessante già a partire dal titolo,  è uno scrigno ricco di accordi che spaziano dal rock al folk grazie alla collaborazione di nicchia di cantautori come Mirò, Silvio Capeccia (tastierista e fondatore degli Champagne Molotov e dei Decibel con Ruggeri ) e con un'altra  meravigliosa chicca di  Enrico, forse più chansonnier che rock, ma capace di emozionare facendo vibrare le corde dei sentimenti. 

Uno scrigno da aprire e da ascoltare con l'anima per conoscere più a fondo Massimo Bigi, uno di noi, un ragazzo sessantenne dal cuore rock che ha lavorato scrupolosamente per il sogno nel quale ha sempre creduto. 

Come dicevo a Massimo poco fa, non sono un critico musicale e non pretendo di intendermi di musica, ho solo voluto rendere omaggio con le mie emozioni alle parole che un uomo ha reso poesia in musica. 

Spero di aver coinvolto anche voi lettori; 

ogni tanto, nella pausa tra un libro e l'altro, un po' di buona musica aiuta a distendere i pensieri e a rilassarci oltre che a darci la carica giusta per affrontare le nostre giornate.

Vi lascio qui sotto il link del video di Come se fosse facile invitandovi non solo ad ascoltarla ma a guardarla perché è strepitoso, grazie anche alla meravigliosa cornice naturale che fa da sfondo: l'Umbria, paese natio di Massimo. 

Ringrazio Massimo Bigi per la pazienza che ha avuto nel rispondere subito ai  miei messaggi e per la disponibilità che mi ha accordato. Ma soprattutto lo ringrazio per le belle emozioni che mi ha dato con le sue canzoni.

Adesso, guardando con gli occhi dell'ottimismo ad un futuro di nuovo ''libero'', aspetto il tour, perché ho voglia di tornare ragazzina ed incollarmi di nuovo alle transenne davanti al palco, perché c'è bisogno di tornare ancora a riempire stadi e teatri cantando a squarciagola sulle note del cuore.

A voi, amici della Valigia, auguro buon ascolto.

https://youtu.be/OOLVeF1v5Ps


Tania C.



mercoledì 14 ottobre 2020

Recensione IL PROFUMO SA CHI SEI di Cristina Caboni - Ed. Garzanti -

 







IL PROFUMO SA CHI SEI



Cristina Caboni

Ed. Garzanti 

Uscita 15 ottobre 2020

Cartonato 

Pag. 272

Narrativa Italiana Novità in libreria

Cartaceo € 18,60

Ebook disponibile


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Crisrina Caboni - foto personale Premio Bancarella  2017 -

Cristina Caboni vive, insieme al marito e i tre figli, nella splendida cornice della natura selvaggia e incontaminata, in provincia di Cagliari. Tra le sue occupazioni, la più importante è l’azienda apistica di famiglia che cura con amore e passione grazie all’aiuto dei figli; non meno importante è la passione per le rose. Il suo giardino è un arcobaleno di profumi e colori di rose e orchidee di ogni sorta di specie, dalle più rare alle più selvagge. Non è quindi un caso che i suoi romanzi, altra grande passione, siano ispirati al magico mondo della natura che la circonda e che ama. Il Sentiero dei profumi, edito da Garzanti è il suo primo bestseller, venduto in tutto il mondo. La custode del miele e delle api è il suo secondo romanzo che la consacra nel mondo degli scrittori, seguito da Il giardino dei fiori segreti finalista al Premio Bancarella 2017, piazzatosi al quarto posto, La rilegatrice di storie perdute datato 2017, La stanza della tessitrice e La casa degli specchi, uscito sempre per Garzanti nel 2019. Il 15 ottobre 2020, esce Il profumo sa chi sei, il secondo, tanto atteso, capitolo de Il sentiero dei profumi. 
Cristina è una scrittrice infaticabile, capace di regalarci sogni e speranze in ogni pagina dei suoi romanzi. 
Per chi volesse conoscere meglio il mondo floreale e fiabesco di Cristina, lo può fare seguendo la sua pagina facebook:  



TRAMA



L’ATTESISSIMO SEGUITO DEL BESTSELLER IL SENTIERO DEI PROFUMI

Sento di aver smarrito la strada.
Ho bisogno della calendula per ritrovare coraggio.
E del giglio per credere in me stessa.
Perché solo i profumi hanno tutte le risposte.

Elena ha fatto dei profumi il suo mondo. Tramite loro riesce a leggere l’anima del mondo che la circonda e sino ad ora non l’hanno mai tradita. Per Elena i profumi sono tutto. Proprio per questo motivo i suoi profumi personalizzati, creati nella sua profumeria di Parigi sono richiestissimi. Lei sa come guardare in fondo alle persone e trovare l’essenza adatta a loro e lei è felice di seguire la sua vocazione. Ma un giorno, all’improvviso, perde il suo dono: non è più in grado di creare, finendo nel tunnel cupo di un incubo. La magia sembra essere svanita e la sua vita sta andando alla deriva. Proprio in quel momento, l’ultima persona dalla quale si sarebbe aspettata un aiuto, le tende una mano: Susanna, sua madre, la stessa donna che le ha creato un vuoto affettivo incolmabile, da sempre incapace di amarla. Susanna le chiede di fare un viaggio assieme, partendo da Firenze, da Palazzo Rossini, dimora delle antenate da cui Elena ha ereditato tutto il suo sapere. Vuole portarla con sé in Giappone perché nel paese dei fiori di ciliegio la semplicità e la purezza guidano l’arte profumiera. Dopo il Giappone sarà la potenza delle rose a trasportarle attraverso l’India fino a Ta’if, in Arabia Saudita, luogo in cui il fiore del Re è tradizione e sacralità. Un viaggio alla ricerca di ciò che Elena teme di avere smarrito, una strada profumata di incenso e fiori. Ma per Elena il viaggio ha un significato molto più profondo, perché l’avvicina alla risposta che cerca da anni. Perché il profumo è il sentiero da seguire , ma solo dopo aver capito chi siamo realmente possiamo arrivare alla meta e toccare la nostra essenza pura. Cristina Caboni fa un regalo ai suoi lettori, riportandoli alla protagonista e al fascino del suo esordio, Il sentiero dei profumi, che l’ha consacrata nel panorama letterario italiano. Un esordio che, se pur dopo molti anni, è sempre vivo nei cuori di chi l’ha amato. Elena Rossini è tornata da noi tra i vicoli di Parigi, gli scorci di Firenze e nuove mete del suo viaggio. Al suo fianco, nuovi e vecchi amici, ma soprattutto i profumi, che tanto hanno da dire e insegnare a noi.


IMPRESSIONI 


Ho conosciuto Cristina Caboni grazie a Il sentiero dei profumi, il suo primo romanzo, consigliatomi dalla sensibilità un amico in un periodo particolare della mia vita, che ben aveva capito di cosa avessi bisogno in quel momento. È stato amore a prima pagina, sono stata subito rapita dalla scrittura magica di Cristina e dal mondo inebriante del Sentiero. Ma come tutte le cose belle, presto finiscono, lasciandomi orfana di Elena Rossini e del suo mondo sospeso tra nuvole e cuore.
Ho dovuto aspettare sei lunghi anni, sperando che Cristina ci regalasse un seguito. Me lo aveva promesso in una vecchia intervista che le feci e Cristina l'ha mantenuta.
Qualche settimana fa, non appena ho saputo che stava per uscire Il profumo sa chi sei, il seguito che tanto avevo bramato, quasi impazzii di gioia. La mia mente cominciò a vagare nei vicoletti parigini, nelle botteghe speziali di Grasse e Marsiglia e tra le ampolle del laboratorio di Palazzo Rossini  a Firenze.
Scrissi subito a Garzanti per chiedere di poterlo recensire e, con mia grande gioia, Linda, mi ha dato l'opportunità di incontrare Elena in anteprima, così da potervi raccontare le sue nuove avventure proprio oggi, 15 ottobre 2020, giorno di uscita de Il profumo sa chi sei. Ringrazio quindi Garzanti e Linda per la copia e per la fiducia che mi rinnovano in un momento così duro e difficile per l'editoria e per tutti noi. 
Come nel Sentiero dei profumi, anche Il Profumo sa chi sei è arricchito da una piacevole descrizione di fiori e piante che Elena incontra lungo la sua strada. Un modo simpatico per imparare nomi e caratteristiche di molti fiori, antichi e moderni e, soprattutto, un anteprima sull'anima del capitolo. Più volte la curiosità mi ha spinta a conoscere le piante citate dalla Caboni.
Il romanzo si apre con la storia di Elena bambina. 
La troviamo per mano a Susanna, davanti all'imponenza di Palazzo Rossini a Firenze. 
Susanna è partita da Marsiglia ed ha portato la sua bambina da Lucia, sua madre, per lasciargliela ed essere così libera di tornare in Francia e vivere il suo amore con Maurice, un uomo che non sopporta la piccola Elena. 
Nonostante il dolore della mancanza di una madre che l'aveva abbandonata perché incapace di amarla, Elena cresce felice con la nonna, indottrinata all'arte della profumeria e alla magia delle essenze.

Lei era una Rossini, il profumo era stato il suo migliore amico, il suo confidente, era stato i suoi occhi, la sua voce.
Adesso l'aveva abbandonata.

Dopo l'apertura con un tuffo nel passato, ritroviamo Elena nella sua profumeria, Absolue, di Parigi. Un luogo unico che insieme all'amica Monique hanno creato dal nulla, dove producono profumi personalizzati per i clienti.
Ma da un po' di tempo qualcosa sembra non funzionare più in Elena. Ha perso il suo tocco magico. Non è più in grado di creare profumi perfetti. Certo le fragranze sono sempre eccellenti, dal punto di vista olfattivo assolutamente impeccabili, ma completamente prive di empatia. Quella che Elena non riesce più a provare.

Avvertiva un senso di distacco, quando invece il profumo avrebbe dovuto riempirle l'anima, farla vibrare di meraviglia, di piacere.

Dopo l'ennesimo fallimento per la realizzazione di un'essenza particolare per un cliente Elena, spinta dall'amica Monique e anche dal suo innamoratissimo  compagno Cail, cede alla richiesta di Susanna che la vuole a Firenze.
Così Elena, la piccola figlia Beatrice e Cail partono per passare qualche giorno di tranquillità e chissà che non potesse ritrovare il suo dono speciale nel laboratorio di nonna Lucia... 
Susanna intanto non si da pace. 
L'inaspettato incontro con Victor, mostro sacro dell'industria profumiera in campo di essenze, l'ha devastata. 
Trovarselo di fronte, con la rivista Scent con la storia di Elena in prima  pagina tra le mani è stato  un trauma che ha risvegliato in lei dolorosi ricordi. Cosa voleva dopo più di trent'anni? E cosa voleva da lei e da Elena?
Lui aveva fatto la sua scelta e lei era andata avanti inseguendo nuove strade e nuovi sogni.

Leggendo mi sono innervosita pure io: è così fastidioso e devastante quando il passato che credevamo chiuso per sempre, si ripresenta alla porta con domande alle quali dare risposta. La sensibilità di Cristina ancora una volta ha fatto centro, portandomi a provare sensazioni e sentimenti talmente forti, quasi fossi io al posto di Susanna.

Messo alla porta Victor e il passato, per la donna si apre il futuro insieme alla figlia. 
Dopo tanta insistenza, finalmente Elena aveva accettato di tornare a quella che sino a pochi anni fa era stata la sua casa. 
Per Susanna, dopo una lunga e sofferta riflessione, è arrivato il momento di chiarirsi, di aprirsi finalmente con la figlia e ricucire lo strappo che gli anni e i suoi errori avevano provocato. 
Ci sarebbe riuscita? Avrebbe potuto perdonarla Elena, per tutta la sofferenza passata?

Devi sentire il profumo nella testa, è come un racconto, e queste - indicò i contenitori - sono le parole.

L'arrivo di Elena a Firenze, sembrò portare una ventata di allegria, come fosse un nuovo inizio. Elena stessa sperava di ritrovare il profumo che l'aveva abbandonata. Di sicuro, a trovarlo, è la piccola Beatrice che, nascostasi nella cantina di Palazzo Rossini, da vita ad un nuovo profumo. Per la piccola è stato facile, avendo sempre osservato la madre all'opera. Piccoli gesti ponderati e meditati coi quali dare vita ad un'essenza un'unica e improbabile, ma avvolgente:

Era l'esplosione di una mattina di sole, un canto di bambini, corse sui prati, un'allegria che riempie il cuore; poi la scena cambiava in un abbraccio caldo: forza e serenità che nascono dalla certezza.

Sebbene felice per l'abilità appena nata di Beatrice, Elena è costretta a fare i conti con l'amara realtà: il suo luogo felice, fatto di essenze e profumi l'aveva appena cacciata di "casa". Non era più in grado di creare, di leggere l'anima della gente e i profumi l'avevano abbandonata cacciandola dal suo piccolo regno dorato. Costretta a prenderne definitivamente atto quando un'amica della nonna le chiede di crearle un nuovo profumo, di quelli che solo lei è in grado di creare, che la faccia sentire bene e ammirata, Elena si trascina giorno dopo giorno avvolta da un mantello di ansia e sconforto che le tolgono il sonno e la voglia di esserci. E lei, orgogliosa e timorosa, non è pronta per raccontare a tutti che non è più in grado di creare, nemmeno a Cail, gettando un'ombra scura sul loro rapporto.
La delusione per il suo fallimento sembra avere vita propria ed uscire dalle pagine per far riflettere sul nostro operato.

Quante volte ci è capitato di "perdere il tocco magico", di non riuscire più a fare ciò che sino a poco fa sembrava così facile? Quante volte ci siamo sentite come Elena nella vita. Non so voi, ma a me capita spesso, soprattutto con le mie passioni più grandi, i libri e la pittura. Spesso sento un blocco che mi impedisce di leggere o dipingere. Non sono la voglia o la capacità a mancare , semplicemente manca un ingrediente, l'elaborazione di me stessa riguardo ad un determinato momento della vita. Fare pace col proprio vissuto è quello che ci rimette in marcia, meglio di prima.

Elena, nonostante la sua momentanea fragilità, sa che non deve mollare, sa che riuscirà a ritrovare il suo dono speciale, soprattutto ora che sa cosa vuole dalla vita. È sicura, nel lavandeto delle sue antenate, e già fantastica sulla nuova vita e sulla nuova casa sui colli che circondano Firenze. 
Cail potrà coltivare antiche rose e lei creerà nuove essenze insieme a Bea e a tanti fratellini.
Ma i sogni di Elena sembrano non piacere alla realtà.
Mentre Beatrice sta giocando col coetaneo vicino di casa Luca, Elena si ritrova faccia a faccia con padre di Luca, Matteo Ferrari, padre naturale di Beatrice. L'uomo che un tempo amava e che senza tanti complimenti l'aveva tradita e ripudiata additandola come bugiarda,  costringendola a rifugiarsi a Parigi appena saputo che aspettava un figlio da lui.
Per Elena, come per Matteo, è uno shock ritrovarsi. Mentre Elena gli riversa addosso tutto l'astio e il dolore provato durante quei sei anni, Matteo chiede di far parte della vita della piccola Bea. 
Nulla sembra calmare l'animo in rivolta di Elena. Scoprire che Luca, l'amico del cuore di Bea è anche il suo fratellastro la spinge nel cuore del dolore, del rancore verso Matteo, accompagnata dalla paura di perdere Beatrice per sempre. Ci era passata da piccola, sapeva cosa significava crescere senza l'amore di una madre, di quella madre che l'aveva abbandonata tra le braccia della nonna.
A nulla serve l'amore comprensivo di Cail, che fino a quel momento non aveva mai visto Matteo pur conoscendo la storia tra loro. A nulla valgono le rassicurazioni che lui sarà sempre il padre di Beatrice, anche se Matteo dovesse cominciare a far parte della vita della bambina. 
Elena è cambiata, è di nuovo chiusa in se stessa, come al suo arrivo a Parigi, sola, bagnata e incinta di un uomo che non l'aveva mai amata e si era sbarazzato di lei come fosse un oggetto rotto e di ostacolo alla sua nuova vita. 
Ad aggiungere peso alla situazione anche l'abbandono del profumo. 
Tutto sembrava andare per il verso sbagliato, anche la pazienza di Cail era giunta al termine e il bivio che le si prospettava davanti non era ancora pronta a sceglierlo: confidare il suo malessere per la  scomparsa capacità di creare profumi, fare pace col passato permettendo a Matteo di far parte della vita di Bea e proseguire verso la felicità con Cail o vivere sola  in un limbo doloroso e buio che non lascia trasparire vie d'uscita?

Chi di noi non si è mai trovato davanti ad un bivio nella vita? Scegliere la verità dolorosa che ci porterà verso la luce della felicità o restare a crogiolarsi nel buio fatto di silenzi e chiusure? Nei momenti di difficoltà tutto sembra remarci contro, avvolgendoci nel buio del nostro dolore ma, citando la saggezza del buon vecchio Albus Silente: 

<<La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce.>> (Harry Potter e il Prigioniero di Hazkaban n.d.r.)

Ad accendere una nuova luce nel buio di Elena è Susanna.

 Un viaggio è come un percorso, un cammino. Tu stai facendo il tuo.

Costretta dagli ultimi fatti accaduti alla figlia ad elaborare il suo passato, Susanna regala ad Elena un viaggio e il diario di Selvaggia, un'antenata abile profumiera e disegnatrice che racconta proprio di quel viaggio lungo la via del profumo. La donna spera, viaggiando insieme alla figlia, di farle ritrovare se stessa e soprattutto di farsi perdonare il passato di madre assente e poco amorevole.
Ma la speranza di Susanna è anche quella di perdonare se stessa per tutto quello che non aveva avuto il coraggio di fare.
Il viaggio sarà lungo e intenso, passando per la sacra ritualità del Giappone arriveranno nella misticità dell'India per approdare, infine in Arabia Saudita a Ta'if, capitale di splendidi e rari roseti di rose damascene, nella tenuta di Victor Al-Fayed...
Ancora Victor. 
Chi è veramente il carismatico "il Signore delle rose", da tutti ambito in campo profumiero? 
Perché Elena è dovuta arrivare, proseguendo il viaggio da sola, in Arabia Saudita per incontrarlo? 

<<Kintsugi>>
Quando era in Giappone, Kirin le aveva spiegato che tutto poteva essere riparato. Una colla dorata rimetteva insieme anche i pezzi più piccoli, saldandoli insieme. L'oggetto riparato non sarebbe stato più lo stesso, ma la rinascita rappresentava un cambiamento che sbocciava dalla volontà. Nessuna vergogna per le cicatrici, perché divenivano motivo di ammirazione e bellezza.

Attraverso questo viaggio introspettivo, alla ricerca del profumo perfetto, Susanna spera di fare pace col proprio passato e di far guarire Elena dalle sue paure. Paure che lei stessa aveva provato in passato e per le quali ancora non riesce a perdonarsi. Recuperare il rapporto con la figlia, ormai, non è più possibile, ma per Elena c'è ancora la speranza di ritrovare il suo dono col quale potrà ancora creare il profumo perfetto...

Siamo noi a decidere. Il nostro cuore, ciò che siamo dentro poi decide per noi. Credo che "destino" sia un modo diverso di chiamare la volontà."

Citando le parole di Cristina 

"Il profumo sa chi sei  è una storia d'amore tra genitori e figlio, tra uomini e donne, una storia d'amore per se stessi, la vita e la natura. È anche una storia di perdono e di rinascita. Alla fine, ogni cosa dipende sempre da noi e da ciò che decidiamo sia meglio e più  importante"

posso dire di essere arrivata ai commoventi ringraziamenti finali con le lacrime agli occhi e il "groppo" in gola per un nuovo distacco. 
Credo che con questo romanzo Cristina Caboni abbia raggiunto la vera essenza del profumo, il cuore, il senso de Il sentiero dei profumi. 
Aspettare sei anni ne è veramente valsa la pena. 
In sei anni si cresce, si matura, così come, giorno dopo giorno, maturano le essenze trasformandosi in profumo, anche i personaggi sono cresciuti e maturati, dando vita alla fragranza perfetta, quella della serenità interiore.
Ho amato Elena dal primo giorno che l'ho conosciuta. Ho sofferto, pianto e riso con lei. Mi sono accoccolata con lei nella melodia di Nuvole bianche di Einaudi, con lei ho inalato le fragranze delle erboristerie di Grasse alla ricerca di rare essenze, ho percorso  Ponte Vecchio con lei e con lei ho viaggiato attraverso l'Asia e l'Arabia Saudita, dove un po' mi sono sentita a casa, tra le dune infuocate del deserto.
Un racconto che è diventato parte di me, ancorandosi sempre di più negli anni. Non so se Elena avrà ancora altre emozioni da regalarci, io ci spero e continuerò a sperarci.
Concentrare la bellezza di Il profumo sa chi sei in poche righe è impossibile, bisogna leggerlo e assaporarne ogni parola, che è poesia, una panacea per l'anima.
Vi chiedo solo, se non conosceste la storia di Elena Rossini, di approfondire leggendo anche Il sentiero dei profumi, per comprendere al meglio lo sviluppo della vita dei personaggi.
Sono certa che non ve ne pentirete.
Il magico mondo delle essenze e delle favolose fragranze di Elena vi coinvolgerà nella storia, facendovi diventare personaggio e lettore allo stesso tempo.
Vi sembrerà di sentire nell'aria la scia delicata e intensa della rosa damascena trigintipetala, rara, preziosa e perfetta coi suoi trenta petali frastagliati. Ne potrete percepire l'intensità e la vividezza del colore che sfuma i petali arruffati dal rosa al bianco. 
Personalmente ho avuto la possibilità di ammirare i roseti damasceni durante uno dei miei innumerevoli viaggi in Marocco, a Kelaat M'Gouna, di ritorno da Ouarzazate. 
Era la fine di un caldissimo aprile e stavano sbocciando, uno spettacolo sensoriale che, per chi lo ha vissuto, lo potrà rivivere attraverso l'esperienza di Elena a Ta'if, in Arabia Saudita, regno dei roseti più pregiati.   
Vi emozionerete davanti alla magnificenza dei ciliegi in fiore in Giappone, e l'aroma intrigante delle spezie  quasi vi toglierà il respiro durante un'escursione tra i templi indiani. Quando arriverete alla meta vi sentirete finalmente completi, come quando inserite l'ultima tessera di un puzzle all'apparenza semplice, ma scrigno di mille impercettibili sfumature. 

Ringrazio infinitamente Cristina Caboni per la magia che, ancora una volta, mi ha fatto ritrovare in questo nuovo romanzo.

Sperando di avervi trasmesso un po' di curiosità sul mondo dei profumi e sulla storia di Elena, vi invito a correre in libreria o sugli appositi store digitali e tuffarvi in questo viaggio sensoriale.

Buona lettura,

Tania C.





Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

  UN ANIMALE SELVAGGIO Autore: Joel Dicker Editore: La Nave di Teseo Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Pubblicazione: 25 marzo 2024 Forma...