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mercoledì 29 gennaio 2020

Recensione di IL RISCATTO DELL'ANIMA di Debora Silvestro - Ed. AltroMondo Editore





IL RISCATTO DELL'ANIMA

Debora Silvestro
Ed. AltroMondo Editore
Collana Il Mondo di dentro
Pubblicazione 1 agosto 2019
Pag. 160
Brossura
€ 14,00

CONOSCIAMO L'AUTRICE

Debora Silvestro, nata a Caserta nel 1971, ha conseguito studi in ambito sociale e sanitario. Motivi filantropi l'hanno portata a vivere in varie parti d'Italia sino a trovare stabilità a Roma. 
Scrittrice emergente, i suoi autori preferiti sono Dacia Maraini e Glenn Cooper.

TRAMA

Un arco di vent'anni attraversa di due donne così diverse ma profondamente simili: Lara e Viola.
Due donne spezzate dalla vita che condividono il non aver mai elaborato la morte della madre e la presa di coscienza della loro omosessualità.
Latente in Lara, non accettata in Viola.
Due donne che nonostante tutto sono riuscite a reagire alle difficoltà che il destino aveva riservato per loro costruendo una prigione dorata nella quale vivere. Un vero falso d'autore.

IMPRESSIONI

Per questo delicato romanzo, Il riscatto dell'anima, ringrazio infinitamente la carissima Alice di AltroMondo Editore che  qualche giorno fa me lo inviò a sorpresa in versione ebook. Un pensiero che mi ha fatto veramente molto piacere, da parete di una Casa Editrice sempre molto attenta alle mie richieste e ai miei gusti. 
Una lettura forte e profonda, scandita dalle dolci descrizioni dell'autrice che affronta un temi delicati e intimi offrendo al lettore uno spunto di riflessione sull'Amore, quello con la A maiuscola, quello sincero e unico, che non presenta distinzioni di sesso, età e bandiera. 
Lara e Viola sono le protagoniste di questa storia. Due donne alla costante ricerca dell'amore e di se stesse, diverse ma accomunate dal dolore mai elaborato della perdita della madre e dal rifiuto di accettare la loro omosessualità.

Lara.

Persa ormai. Persa nel vortice che erano stati quegli anni fatti di angoscia e recitati con una maestria tale da fare invidia a un’attrice di teatro.
Recitati così bene che adesso si chiedeva chi fosse in realtà Lara. Chi era stata.
Cosa sarebbe potuta diventare se sul suo cammino avesse incontrato altre persone e non quelle che avevano contornato la sua vita.

Un matrimonio sbagliato, polverizzatosi in una scintilla, nonostante i suoi sforzi per farlo funzionare.
Lara, sempre sotto pressione per dare il suo meglio: una brava figlia, una buona moglie, continuamente bersaglio di critiche da parte di chi voleva annientare i suoi sforzi per non deludere nessuno. Suo desiderio era quello che gli altri fossero orgogliosi di lei. Ma lei non era orgogliosa di Lara. Rinchiusa nelle spire di una gabbia troppo stretta e troppo esigente, non riusciva a dar voce alla sua essenza di donna, coi suoi punti di forza e le sue fragilità
Adesso che la madre era morta, ridotta ad un pugno di cenere, cosa ne sarebbe stato di lei?
La perdita della madre era arrivata troppo presto, e lei si era resa conto troppo tardi di quanto fosse importante, dell'enorme vuoto che avrebbe che avrebbe sentito intorno, rimasta in balia di un futuro che ormai era sempre più lontano e senza prospettive e di se stessa con una vita che non riconosceva più.
Quanti sogni, quanto futuro le aveva rubato Davide? Un uomo che avrebbe dovuto amarla, accarezzarla, supportarla e proteggerla, si era invece rivelato vuoto, puerile. Ma forse era quello il suo modo di amarla? Di sicuro, quello, era invece il modo in cui Lara  proteggeva quell'amore sbagliato. 
Ma quando era finito tutto, quando la sua vita aveva iniziato ad andare a rotoli?

“Ma dove sta la verità in tutta questa apparenza? Dove
finisce quello di cui mi sono convinta e la realtà?” 

Per dare pace ai suoi tormenti Lara si ritrovò a cercare le risposte contenute in una scatola di ricordi nascosta nell'armadio. Da quella scatola, insieme ad un turbinio di sentimenti e domande, verrà fuori una foto che ritrae due amiche sorridenti che si tengono a braccetto: Lara ed Elena. 
Elena un'amica sempre sorridente, anche se piena di rimorsi e sensi di colpa di una vita che si era accanita contro di lei, troppo giovane per tutto quel peso. Aveva chiuso le porte all'amore, lasciando aperta quella dei sentimenti che solo l'amicizia sa dare.
Lara, affamata di un amore e affetto che Davide che non sapeva o non voleva darle, si aggrappò al braccio teso di Elena, scoprendo un nuovo modo di amare, puro e leale.

Se fosse stato una femmina sarebbe stato una degna mantide religiosa…

La carriera di Davide avanzava velocemente e più acquistava potere, più Lara scompariva ai suoi occhi. Recitando il ruolo della compagna ideale, Lara passava le sue giornate struggendosi per sentimenti non ricambiati, logorandosi l'anima, facendosi succhiare linfa vitale da Davide, concentrato solo su se stesso e sul ruolo di marito modello che tutte invidiavano.
A darle conforto Elena, diventata stagista nell'azienda di Davide. Una boccata di aria fresca, l'amica con la quale condividere tutto, quella che li seguiva ovunque, dalle vacanze ai traslochi, alle cene. E fu proprio durante una cena a casa loro che Elena la baciò, scatenandole un'euforia insolita, un senso di allegria e benessere. Turbato però da un complimento che Davide fece ad Elena. Lui, così schivo, che non notava mai nulla, aveva notato i capelli di Elena. Non era gelosa, no, Elena non aveva colpa, era Davide, quello era il suo modo di amare. Quella notte l'intimità con Davide fu diversa, più delicata ed intensa. E il suo sonno fu pervaso da una forte agitazione, quasi un presentimento. 

«Dovevo farlo. Dovevo dirti tutto. Non potevo continuare a guardarti negli occhi e far finta di niente. Non potevo più continuare a fingere sostenendo il tuo sguardo» le stava dicendo Elena. «Era tutto vero quello che avevi immaginato. Quello che sospettavi e che mi raccontavi sfogandoti e cercando una logica in atteggiamenti e comportamenti a te sconosciuti.»

Lara lo aveva intuito, c'era qualcosa che non andava. Davide ed Elena erano amanti. Tradita da suo marito e da Elena, la sua amica!
Cosa aveva sbagliato? Era una stupida Lara, se lo meritava!

Il dolore che pervade l'anima di Lara è così intenso che il lettore non può fare a meno di immedesimarsi in lei, di soffrire, di porsi le sue stesse domande.
La sensibilità dell'autrice è stata determinante per plasmare i sentimenti burrascosi di Lara, sofferenza, apatia, euforia. Solo chi sa capire, provare l'amore  al di la degli stereotipi e dei luoghi comuni è in grado di dare vita ad anime delicate e tormentate. E l'autrice è stata magistrale.

Ubriaca e sola in un locale, a rimuginare sugli sbagli della sua vita, sarà fatale, per Lara Borrelli quasi ex Veroli, l'incontro con Valeria, la giovane professoressa del ginnasio, spesso scambiata per un'alunna.
Fu così facile aprirsi con lei, raccontarle del matrimonio naufragato nell'indifferenza di Davide, del tradimento di Elena, dei suoi dubbi e paure. E fu facile abbandonarsi in quelle braccia accoglienti, calde e protettrici. Come fu facile scoprire l'amore. Diverso, unico, emozionante. Lei che era etero e mai aveva avuto pensieri omosessuali. Stava finalmente bene, aveva finalmente capito quali erano le sensazioni e le emozioni alle quali d'ora in avanti avrebbe dovuto abbandonarsi per stare a galla.  Avrebbe parlato con Elena e con Davide, e sarebbe andato sicuramente tutto meglio di come era andato sino ad allora...

Finalmente era riuscita a togliersi di dosso l’immagine
di “buona e devota”.
Non era più la mogliettina perfetta che aspettava a casa il maritino.
Quella che faceva la vita agiata e comoda grazie all’uomo che le stava accanto.
Si era tolta di dosso tante etichette. Anche quella di donna fragile e dipendente.

Col passare del tempo arrivarono anche le soddisfazioni di lavoro per Lara, l'avanzamento di carriera, la prospettiva di un nuovo lavoro. Dubbi... Ce l'avrebbe fatta? Sapeva fare il suo lavoro, ma per lei, vissuta sempre nell'ombra di qualcuno "più" di lei, come sarebbe stato lanciarsi in una nuova grande e sconosciuta avventura? Si, lo voleva e ce l'avrebbe fatta.
Sfondato il muro di apatia e sofferenza, per Lara fu facile indossare la nuova maschera di donna forte e indipendente. Davanti a lei si aprirono le porte della sua nuova vita e della sua nuova segretaria: Vittoria, una giovane donna, sgraziata e dalla scarsa femminilità ma con un luminoso sorriso.
Quel sorriso diventerà presto il primo che Lara vedrà appena sveglia.  Aveva bisogno di aria fresca e pura e Vittoria sapeva come spazzare via ogni dubbio che ogni tanto affiorava nella sua mente. La gente pensasse quello che volesse, Lara aveva bisogno di Vittoria, con la consapevolezza che non sarebbe durata e avrebbe rinchiuso il cuore in un cassetto.
Qualche avventura e poi Marco, un uomo, che provò a risvegliare il suo cuore, ma Lara era ancora troppo provata dalla storia con Vittoria. La relazione le aveva prosciugato ogni energia.  Poi la decisione di liberarsi, di raccontare la verità alla sua famiglia e potersi finalmente dedicare ad un nuovo amore. L'esatto opposto di lei, quello di cui aveva bisogno. Il pensiero corse a Davide, alla sua nuova vita di marito e padre. 
Nonostante la sua vita avesse preso una svolta importante, i dubbi continuarono ad assalirla. Chi era veramente, chi era stata in passato? Ma di cosa aveva realmente bisogno? Lei voleva solo qualcuno che fosse in grado di farle provare emozioni vere, intense. E se fosse colpa sua il fatto di non riuscire a portare avanti quelle emozioni? Se fosse la paura a bloccarla? No, non era ancora pronta.
Poi la doccia gelata. Quando squillò il telefono, Lara rispose al fratello: brutte notizie. Alla madre era stato diagnosticato un avanzato stadio di cancro asintomatico, per quello lo avevano saputo solo ora, in seguito al risultato di esami di controllo. Avrebbero dovuto incontrarsi a casa della madre per decidere il da farsi. E mai come quel giorno Lara si sentì sola e distante dal fratello. L'alcool, in quella piovosa giornata, sembrava la salvezza.
Nonostante le visite e i tentativi di cura, per la madre di Lara non ci fu nulla da fare. Il funerale fu commovente. La madre, il suo punto fermo, il suo rifugio, era solo un mucchietto di cenere raccolta in un'urna. A casa, vuota e fredda, una lettera di Marco nella quale le chiedeva di perdonarsi, di non essere troppo dura con se stessa. La madre l'aveva sempre amata, adesso doveva essere lei ad accettarsi e amarsi. Marco aveva ragione, ma lei non era pronta, non aveva voglia di far pace con tutto ciò che aveva cercato di reprimere per anni. Lara voleva solo un detonatore per porre fine a tutto. E ancora una volta l'alcool sembrava la salvezza... 



Viola.

Viola raccoglieva le sue lacrime come un rito ormai e si chiedeva dove fosse finita la donna libera, leggera e spensierata che era stata.
Quella che aveva lottato contro i mostri che vivevano in lei. Che aveva trovato la forza di andare controcorrente e rivolgersi a un esperto per lenire il dolore dell’anima e che dopo anni aveva fatto pace con sé e con la vita.
Dov’era quella donna? Dov’era finita?

Viola, in lacrime sul divano, si sente sfinita e finita. Sposata da anni con Simone, è allo stremo delle sue forze. Il suo matrimonio è ormai giunto alla fine, probabilmente non è mai esistito. Simone non l'aveva mai capita, nemmeno adesso era riuscito a capire il dolore che l'attanagliava da quando, una mattina di primavera, la madre aveva chiuso gli occhi per sempre facendo calare le tenebre nella sua vita. L'unica persona che l'amava, la proteggeva e la coccolava se ne era andata e lei era rimasta sola rischiando di impazzire se non avesse trovato una via d'uscita, se non avesse ritrovato il sole ad illuminare la sua vita.

È strano come la vita si diverta a invertire il senso delle cose.
Come proprio quando credi di avere la tua vita in mano
e ti incammini per un percorso che credi ti porterà da
qualche parte, ti ritrovi coinvolta in qualcosa che nemmeno pensavi esistesse.
In un turbine di emozioni che stravolge la vita e i sensi.

1985, Viola ha un fidanzato, è felice con lui, è prossima alla partenza per un viaggio che avrebbe dato una svolta alla sua vita, ma all'improvviso, come quando il vento cambia annunciando tempesta, succede qualcosa sconvolgerà tutto. 
Un pomeriggio, durante un incontro con la sua amica Ilaria, quest'ultima le sfiorerà le labbra con un bacio per salutarla.  Un bacio inaspettato che le inghiottì in una tempesta emozionale. Come era possibile provare certe sensazioni? 
Lei era etero, sapeva cosa significava baciare il ragazzo che si ama, come poteva essere successo che una donna provasse attrazione per lei e lei ricambiasse?
Avrebbe dovuto accettare l'invito di rivederla per salutarla che le aveva fatto Ilaria?
Un saluto, alla fine non avrebbe fatto male a nessuno e lei voleva così tanto rivedere l'amica che si ritrovò nel suo salotto quasi senza riflettere sulle conseguenze.

L'autrice, con una delicatezza poetica, intrisa dell'ingenuo candore di Viola, ha saputo descrivere empaticamente la scoperta dell'amore di due donne: Viola, candida e delicata, Ilaria consapevole, audace e avida.

Un pomeriggio che mescolerà le carte in tavola nel gioco del destino di Viola, lasciandole un retrogusto di rabbia e delusione verso se stessa, dettato dall'indifferenza di Ilaria, dopo averle fatto scoprire la dolcezza di un mondo a lei nuovo.
Col passare degli anni il malessere di Viola diventava sempre più evidente sul suo corpo e agli occhi di tutti. Tutti tranne Simone. Faceva finta di non vedere? E perché nessuno di quelli che lei riteneva amici le tendeva una mano?
Persa nelle sue elucubrazioni, uno dei trofei vinti alle gare  di pattinaggio veloce su ghiaccio la riportò al 1990, quando conobbe Wanda. Una campionessa, per la quale contava solo vincere ma che sembrava così interessata a lei. E lei non voleva tutto questo interesse. Stava ancora elaborando il turbinio di emozioni scatenate tempo prima da Ilaria. Poi quel piccolo incidente nello spogliatoio, le cure amorevoli di Wanda, il locale gay nel quale la portò a bere. Quel bacio e poi tutto si era fermato li, con l'esternazione di Wanda:

«Ok ti riporto a casa. Ma io non sono su di giri se non per te. Che mi hai rapita dal primo momento che ti ho vista.»

La storia di Wanda e Viola proseguì tra gioie e tormenti. Wanda era gelosa di Viola, si sentiva in competizione con lei e glielo rinfacciava spesso. Viola invece era in competizione con se stessa, le piaceva correre da sola per superare i suoi limiti, e questo era spesso oggetto di lite con Wanda. I dubbi del tradimento di Wanda con Nadia, diventarono certezza, ma qualcosa si era già rotto prima.

Viola fece una piroetta su se stessa e cadde.
Un tonfo a pochi metri dal coach. E un urlo lancinante

che nel silenzio della pista fece eco.

E con le liti e i dubbi arrivarono  il distacco e il'incidente su ghiaccio che videro una Viola confusa, costretta in ospedale. L'impatto sul ghiaccio fu devastante per la caviglia di Viola. 
L'intervento fu necessario per non "perdere" il piede. Era viva, dolorante e stordita, non riusciva a comprendere tutte le parole del medico, ma una cosa le fu chiara: la carriera sportiva era compromessa per sempre. Niente più gare. Niente più salti e piroette. Niente olimpiadi. 
Quel giorno le lacrime rigarono il suo sonno.
Otto lunghi anni fatti di fisioterapia e interventi, fecero recuperare a Viola l'uso della caviglia all'80%, ma non la sua carriera. Il dolore per la fine dei suoi sogni si unì alla sofferenza della sua vita travagliata. Le compagne di squadra cercarono  di tenerle il morale alto. 
Wanda provò di recuperare il rapporto, ma Viola fu irremovibile, anche questa volta avrebbe vinto lei, non avrebbe aperto nuovamente il suo cuore a quell'amore impossibile.
Passarono altri anni, spesi anche nella psicanalisi che l'aiutò a fare chiarezza su se stessa e le sue priorità. Sulle sue paure e angosce. 
Non poteva più gareggiare, ma le venne offerto il posto di allenatore in seconda nella squadra. Avrebbe trovato la sua dimensione. Si sarebbe anche sposata con Simone, ce l'avrebbe fatta. Ma a scapito di cosa? Ancora una volta costretta a nascondere la sua realtà, in un corpo che non sentiva più il suo, accanto ad un uomo che non la capiva e non la vedeva. Viola, ormai, era morta e dopo averne parlato con Simone uscì di casa, liberandosi dalle sbarre di quella prigione troppo stretta. 
Camminò senza una meta, cercando di portare un po' di luce nel buio della sua anima.
Per Lara i giorni trascorsero nella quotidiana routine tra casa e lavoro, pomeriggi alla Feltrinelli con una cioccolata calda e il libro preferito. E proprio tra le fantastiche storie dei suoi libri, un pomeriggio, Viola conobbe per caso Lara...

LARA E VIOLA

«Guarda che io quella gabbia la vedo chiaramente nei tuoi occhi. 
E adesso sono lì. Seduta vicino a quell’anima spaventata che non sa cosa fare. Ma è una gabbia aperta. 
Riesci a vederlo anche tu vero che è aperta? Devi solo trovare il coraggio di fare un piccolo salto ed entrare nei miei di occhi. E tutto ti sembrerà più chiaro. Un solo piccolo salto.»

Quel pomeriggio passò piacevolmente. Viola e Lara si raccontarono, si studiarono. Per Viola fu l'emozione che cercava da tempo. Lara era "l'altra metà del cielo". I suoi occhi raccontavano i suoi stessi dubbi, le sue stesse paure. Gli incontri divennero sempre più frequenti, finalmente avevano trovato la loro dimensione. Si aiutarono, si capirono a vicenda e capirono, finalmente, se stesse. Così diverse, ma con lo stesso destino: la madre le aveva lasciate troppo presto. 
Ma l'amore immortale che provavano per le loro madri  le legò.
Finalmente erano guarite, erano libere da quelle gabbie anguste, pronte ad affrontare un'altra dura prova del destino...


PER CONCLUDERE

Viola e Lara , due donne molto diverse tra loro, come fossero unite dal "filo rosso" si sono finalmente ritrovate l'una nell'altra. Coroneranno, finalmente il sogno di un amore libero e avvolgente, capace di esaltare il loro modo di essere donna?
Due donne all'opposto, accomunate dall'amore per la madre e dalle stesse insicurezze.
Viola, un nome all'apparenza fragile come il fiore, ma forte, capace di resistere ai capricci della primavera. Così era Viola: dietro ad una corazza di fragilità, si nascondeva il suo carattere combattivo, rivaleggiante e indomito.
Lara, un nome delicato e fragile, che ben rispecchia le debolezze e le sue insicurezze, la paura di cedere ai suoi sentimenti e al suo modo di essere donna.
Non so se l'autrice abbia scelto i nomi casualmente o se abbiano un significato per lei, ma questo è ciò che mi ha  trasmesso.
La narrazione delicata, pacata, per lasciar spazio alle rapide di nuove emozioni, è divisa in capitoli alternati tra Lara e Viola, che si riuniranno in capitoli condivisi verso la fine della storia.
Di sicuro è un romanzo fuori dagli schemi, che partendo in sordina, arriva a scalfire il lettore più esigente.
Lo stile è scorrevole, intriso di una forte umanità ed empatia che ci accompagna a riflettere sul senso dell'amore fine a se stesso, senza distinzione di sesso.
Un romanzo che va letto con calma e attenzione, entrando nella mente dei personaggi, vivendo i loro drammi e le loro vittorie, per arrivare ad un finale che vi emozionerà. Ringrazio ancora AltroMondo Editore per questa opportunità e vi auguro una buona lettura.

Tania C.


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