mercoledì 7 aprile 2021

Recensione SAVANA - Il profumo del sole - William Bertoia/Rosanna Gasparotto - Ed. L'Omino Rosso -





SAVANA

Il profumo del sole

William Bertoia 

Rosanna Gasparotto

Ed. L'Omino Rosso

Anno di pubblicazione 2021

Formato Brossura 

Pag. 193

€ 15


CONOSCIAMO GLI AUTORI

WILLIAM BERTOIA 
Nato nel 1943 a Casarsa ( Pordenone ), William Bertoia si diploma alla Scuola Mosaicisti dei Friuli di Spilimbergo.
Dopo un proficuo passato da ciclista dilettante che lo vide sul podio una trentina di volte e con la gratificante qualifica da Sommelier professionista che lo vede impegnato nell'enogastronomia, nel 1987, da autonomo, fonda la Friul Mosaic, un'affermata azienda leader nel settore pubblico e privato del mosaico artistico decorativo. 
Le opere dei centri benessere, musei, negozi grandi firme della moda , Chiese e Santuari italiani, hotel russi, brasiliani e kenioti portano la sua firma.
Finalmente in pensione, pur sempre impegnato nella sua azienda, dopo viaggi ed esperienze lavorative che lo vedono impegnato in oltre cinquanta Paesi del mondo, si dedica ad uno dei suoi hobby preferiti, la scrittura creativa e l'iconografia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano alcuni testi teatrali e, nel 2015, i libri Meraviglie del mosaico, un viaggio nella storia dell'arte musiva e Il Tesoro di Cromazio, un noir ambientato nel sito archeologico di Aquileia. Nel 2018 pubblica,  per Kappa Vu edizioni, Rosa e Noir sul grande fiume, un romanzo di amori e tragedie lungo le sassose rive del Tagliamento. Di questo romanzo, che consiglio caldamente, potete leggere la mia recensione al seguente link https://valigiadeltempo.blogspot.com/2021/02/recensione-rosa-e-noir-sul-grande-fiume.html

ROSANNA GASPAROTTO

Nata nel 1953 a Valvasone , insieme al marito William ha condiviso ogni iniziativa lavorativa, sia pratica che burocratica., il volontariato nelle Missinoni alle pendici della Rift Valley in Kenya e, per qualche mese, anche in Brasile, impiegando quasi tutto il suo tempo nella raccolta fondi volta a sostenere le adozioni a distanza e progetti sanitari.
In questo romanzo è contenuto il suo contributo attivo di memoria, a testimonianza dell'operato svolto durante gli anni di volontariato nei villaggi più sperduti della savana.

TRAMA

L'Africa, quella vera, con la savana e le sue spinosissime acacie, gli animali selvaggi e la terra riarsa dall'acerrimo sole dell'equatore.
I villaggi di capanne, privi di pozzi e corrente elettrica, quasi nascosti tra cespugli ed euforbie giganti.
La scuola, molto ambita ma sempre troppo lontana, obbliga i bambini a lunghe camminate, spesso a piedi nudi.
I pascoli e i piccoli terreni coltivati, soggetti al volere della carenza di pioggia e, le persone, costrette al razionamento di acqua potabile. 
Questo è il quadro in cui viene svolto l'operato dei due giovani protagonisti del romanzo, impegnati a migliorare la vita dei villaggi, a volte rischiando la propria. 
Personaggi senza scrupoli stanno depredando di ogni ricchezza naturale e fonti di sostentamento quelle terre. È una guerra combattuta senza armi da fuoco, ma con una più potente e pericolosa, il denaro, usato per impossessarsi di tutto ciò che la terra può offrire.
E se si trovasse l'acqua, l'offerta sarebbe ancora più grande.
I profumi dei fiori selvatici, gli acri odori delle mandrie e dei fieri pastori, gli sguardi grandi e profondi dei bambini penetrano lentamente nel più profondo dell'anima dei lettori.
Gli altipiani del Kenya, le numerose etnie che li popolano entreranno nei vostri cuori, senza mai abbandonarvi.

IMPRESSIONI


Jambo karibu Kenya Bwana!

Qualche settimana fa, con mia grande sorpresa e riconoscenza, sono stata omaggiata dalla generosità e gentilezza due scrittori conosciuti da poco e da subito entrati nella mia classifica dei preferiti, che mi hanno inviato una bellissima copia cartacea e autografata del loro ultimo romanzo.  
Chi mi conosce può immaginare quanto grande sia stata la mia gioia nel ricevere un dono simile. 
Amo l'Africa e, fortunatamente, qualche anno fa, ho avuto la possibilità di volare in Kenya, visitando una parte della sua sconfinata savana.
Trovare dentro al pacco un libro che racconta proprio di quella terra, è stato come tornare a calpestare quei fiumi di terra rossa e polverosa, sulle tracce delle eleganti, delle zebre e dei maestosi leoni. 
Tsavo East, picha ya punda milia - foto personale -


William e la moglie Rosanna hanno scritto un romanzo che racconta la cruda realtà di una terra baciata dal sole, ricca e generosa ma violentata per mano della sete mai placata di denaro dell'uomo: l'Africa equatoriale.
La coppia, da anni presta volontariato nelle missioni di Makuyo, in Kenya, una vasta zona ai piedi della Rift Valley, donando, grazie alla costruzione di scuole e pozzi, una vita dignitosa e di speranza a molti bambini e famiglie. 
Il ricavato stesso dalle vendite del romanzo, sarà devoluto in beneficienza alle sopracitate missioni.


Kenya Parco TSAVO EAST, SIMBA IL RE DELLA SAVANA -foto personale-
 
SAVANA Il profumo del sole, racconta la storia di due fratelli orfani, David e Kevin, in fuga già da qualche giorno, dopo essere usciti dal carcere di Laikipia, dopo essere stati incarcerati per aver dimostrato contro gli abusi e le speculazioni del Governo, al soldo del muzungu, verso la loro terra, primo fra tutti il diritto all'acqua potabile.

Tsavo East, Kiboko nel Galana River. Acqua, vita - foto personale -


Grazie all'aiuto del poliziotto John Ayan, che credeva nella loro innocenza, i due fratelli erano riusciti a fuggire, nascondendosi in luoghi di fortuna, per paura di arrecare danno agli abitanti dei vari villaggi attraversati durante la fuga.
Lo scopo dei due ragazzi era quello di riunirsi quanto prima  alle fidanzate Mercy e Kenny, arrestate a loro volta per lo stesso motivo, nel carcere femminile di Nanyuki, la città dell'Equatore. 
Certo non erano  carceri di massima sicurezza e loro non avevano commesso nessun reato grave, se non quello di far valere i loro diritti, e tutti gli altri detenuti erano povere anime accusate di piccoli furti o spaccio, ma la vita la dentro era ancora più dura che fuori. 
Anche per questo il poliziotto, che conosceva i ragazzi fin da bambini, decise di aiutarli a fuggire.


Malindi, vita nel bush - foto personale -


I fatti descritti con sensibile realismo, raccontano la cruda realtà di uno dei paesi più belli e più poveri dell'Africa nera. 
Il Kenya, una terra immensa, arsa dal sole impietoso, dove la sopravvivenza alla povertà è strappata a mani nude dalle giornate che si rincorrono tutte uguali nelle manyatte di paglia, sterco e fango, nascoste tra i rovi del bush. 
Le donne  si svegliano all'alba, per godere di qualche attimo di frescura prima che i raggi roventi solchino  la loro pelle spessa e rugosa e, avvolte nei loro coloratissimi suka, si mettono in cammino anche per 10 km in mezzo alla savana alla ricerca di acqua ''potabile'', per cucinare, per vivere.
Tutto può servire a contenere il prezioso nettare di linfa vitale: secchi rattoppati, vecchi contenitori del latte o  bottiglie di plastica che, in tempi migliori, avevano contenuto bevande mai potute assaggiare. 
Passo dopo passo, stampato nella millenaria terra rossa, arriveranno al fiume, dal quale sarebbero rientrate dopo una veloce rinfrescata e col prezioso bottino portato elegantemente in bilico sul capo. Poi la vita sarebbe andata avanti, badando al fuoco per cuocere qualche razione di ugali, la tipica polenta keniota a base di farina di mais e acqua, badando agli animali domestici che non necessitano di pascoli e ai figli in fasce. 

Malindi, i bambini nelle scuole del bush - foto personale -
Quelli più grandi e fortunati, dopo aver attraversato per molti km la savana, sarebbero sarebbero arrivati alla scuola delle missioni dove si sarebbero accese le speranze di una vita migliore.
Kevin e David, lungo il loro peregrinare, ricordavano molto bene questi episodi della loro infanzia vissuta coi i nonni. Il padre era scomparso già prima che nascessero e la loro madre era venuta a mancare troppo presto, insieme al  fratellino più piccolo ancora attaccato al seno, per un cancro al cervello che aveva vinto la guerra contro i medici che avevano fatto di tutto per salvarla.
I nonni materni si presero cura di loro visto che il destino il aveva privati dei genitori  e nemmeno il fratellino si era potuto salvare. 
Loro erano ancora troppo piccoli per capire il significato di un funerale, ma avevano sempre impresso nella mente il momento in cui una bambina, troppo magra per la sua età, durante la processione funebre, forse per il caldo, forse per la fame, forse per il peso della sorellina piccola avvolta sulle sue spalle o, forse, per tutti quei fattori associati, stava per svenire su un cespuglio di acacia spinosa. 
Manyatte nel bush - foto personale -

Don Nicola se ne accorse in tempo e, dopo aver scartato una caramella, la mise tra le labbra della piccola. Dopo aver gustato avidamente la dolcezza zuccherina, la piccola se la tolse di bocca per condividerla con la sorellina. Anche lei ne aveva bisogno. 
Quel gesto d'amore e di condivisione toccò gli animi di tutti i presenti al funerale e i due fratelli non lo avrebbero mai dimenticato, lottando per portare avanti l'ideale di condivisione e benessere per tutti. 
Tsavo East, pastore tra i rovi - foto personale -

Questa è l'Africa che ho trovato, la prima volta che vi misi piede, nel 2001, durante un viaggio nel Sahara. 
Un luogo selvaggio, sconfinato, ammaliante ma estremamente duro, se non sei un ''muzungo'', uno straniero, un turista. 
Sotto il sole bollente di mezzogiorno, scalando dune altissime, coperta di sabbia da capo a piedi e con la sete che mi bruciava la gola, un gruppetto di bambini apparse dal nulla. Coi loro vestiti logori, stinti, smessi chissà quanti anni prima dai fratelli e, prima ancora prima da qualche turista che percorse quelle piste, mi circondarono per avere un bon bon o qualsiasi altra cosa che attirasse l'attenzione dei loro occhi, che non si erano mai riempiti di nulla oltre la povertà, fino agli sporadici momenti in cui i turisti battevano quelle piste. 
Nello zaino avevo alcune penne e qualche post-it. Non sarebbero bastati per tutti. 
Col cuore in tempesta le consegnai all'avidità di quelle manine sporche e moccicose, che presto finirono per litigarsele, strattonandole e rompendole. 
Presumo fossero due sorelline, si presero per i capelli prima, a schiaffi poi, per un solo tappino ormai rotto, il tappino rotondo, quello posteriore di una penna a sfera bic, all'epoca 200 lire nei tabacchini...
Quella notte, in hotel, comodamente sdraiata sul mio letto, riuscire a dormire fu un'impresa. Davanti agli occhi avevo sempre la scena delle piccole che si litigavano un inutile pezzo di plastica microscopico di nessun valore, mentre noi, ogni giorno buttavamo via ogni cosa che ai nostri occhi sembrava fuori moda o inutile, per non parlare poi del cibo. 
Istantanee di un viaggio che mi è entrato nell'anima e, come David e Kevin, mai dimenticherò proprio per quel gesto egoista, dettato dalla ''fame'' di vita e di ''lusso'' a loro proibito.

Un gesto di condivisione e di amore invece, Kevin e David lo ritrovarono nell'aiuto di padre Nicola e nei nonni, che tanto si prodigarono per dar loro una vita migliore non facendogli mai mancare cibo e studi. 
Ai ragazzi piaceva studiare e, grazie anche alle borse di studio, riuscirono ad arrivare a compiere studi universitari, dove conobbero le fidanzate e dove iniziarono a progettare l'idea di portare acqua ed elettricità nel loro villaggio e ovunque ce ne fosse bisogno. 
Mentre il viaggio dei fratelli proseguiva, nella prigione di Nanyuki arrivò l'ordine di scarcerare Mercy e Kenny.
Le ragazze, studentesse di agraria, avevano preso accordi con padre Nicola e i fidanzati per ritrovarsi, subito dopo la scarcerazione, nella città dell'Equatore, dove avrebbero iniziato a lavorare per cercare di portare l'acqua potabile a quanta più gente possibile, visto che la siccità cominciava ad affondare i lunghi denti su ogni cosa che ostacolasse il suo avanzare.
Qualcosa però andò storto, loro malgrado. 
Dopo la scarcerazione, Mercy e Kenny, alla ricerca di un passaggio e di qualche spicciolo per affrontare il lungo viaggio, cercarono un lavoretto al mercato di Nanyuki. L'occasione gliela offrì un sedicente venditore di manghi che, all'inizio sembrò quasi infastidito dalla presenza delle ragazze ma, non appena si accorse della bellezza e procacità di Mercy, decise di assumerle come venditrici in cambio di qualche scellino e di un passaggio, con la promessa di offrire loro un buon lavoro in una grande e nuovissima azienda agricola.
Le ragazze, ingenuamente, furono ben contente. Un passaggio gratuito e la possibilità di guadagnare facendo il lavoro che amavano e per il quale stavano studiando con tanti sacrifici. 
Mercy e Kenny, dopo aver iniziato abilmente la vendita dei manghi però si convinsero che c'era qualcosa di losco in  quello strano tipo che diceva di chiamarsi Tommy. 
All'inizio le aveva scartate, poi era diventato improvvisamente cerimonioso e sembrava apprezzarle così tanto da offrire loro pure un buon lavoro.
Ma alle ragazze il passaggio serviva, così decisero di fidarsi.
Al pomeriggio, dopo aver venduto tutta la frutta, partirono con Tommy verso l'azienda dove avrebbero dovuto lavoro. 
Il proprietario era un olandese di nome Erik Van Poel e lui le avrebbe fatte lavorare nei suoi campi di pomodori, cocomeri, manghi.
Dopo un lungo tratto di strada, il furgoncino arrivò in prossimità di un grosso cancello di ferro: l'entrata di villa Van Poel, le ragazze vennero fatte scendere con la scusa di aprire il cancello; in realtà qualcuno le legò e le mise dentro a due grandi sacchi e le caricò sul furgone. Arrivate in prossimità di quella che, con tutta probabilità era la casa del fattore, sentirono una sgradevole voce di ''muzungo''  trattare con Tommy sul ''prezzo'' delle ragazze.
Erano appena uscite da un carcere per finire nella prigione di aguzzino che voleva schiavizzarle per i suoi piaceri lussuriosi.
Le ragazze, sempre legate nei scacchi, vennero portate in una stanza dove Van Poel, senza mezzi termini, diede loro un'ora di tempo per decidere se scegliere di diventare le sue concubine e vivere una vita agiata o finire in un bordello di Nairobi o Mombasa, se non peggio, poi le lasciò sole a pensare.
Le parole dure del bwana muzungo risuonarono minacciose nella mente delle ragazze che non volevano fare la fine del topo.
Kenny, la più snella e scattante tra le due, cercò quindi di approfittare dell'occasione per cercare di liberarsi da quel sacco che le stava soffocando. Divincolandosi come un serpente e usando i denti per tagliare il sacco, le ragazze riuscirono prima ad uscire dal sacco, poi a liberare le loro mani e quindi a scappare, saltando dalla finestra nel giardino sottostante, verso la foresta. Avrebbero cercato aiuto più avanti, intanto dovevano correre più velocemente possibile per scappare da quel mostro.
La furia di Van Poel, non appena si accorse della fuga delle ragazze, fu indescrivibile. All'inizio se la prese coi suoi uomini, Tommy  compreso, incapaci di averle legate bene, poi convenne che cinque nerboruti giovani contro un anziano come lui erano troppi, quindi cambiò tono, diventando più mansueto e augurandosi che le ragazze finissero in pasto ai leoni, pensando già alle prossime succulente giovani che sarebbero presto arrivate.

Questa, ancora oggi, è la realtà di molte donne africane. Ragazze belle, desiderose di una vita migliore, che si affidano a mani di uomini senza scrupoli, pronti a svenderle al miglior offerente, in cambio di qualche scellino o di qualsiasi cosa che possa valere ai loro occhi di povertà liquida. Kenny e Mercy rappresentano la ribellione, sono scaltre, veloci, hanno studiato e tutto sommato non hanno mai conosciuto la miseria più cruda della maggior parte delle loro coetanee, ma non tutte purtroppo sono riuscite a raccontare di essere fuggite, non tutte ce l'hanno fatta. A chi è andata bene, è riuscita a vivere una vita di schiavitù alle dipendenze di un despota che comunque garantiva loro i pasti e un tetto. A chi è andata male, se non ha trovato sollievo nella morte eterna, sta morendo ogni giorno schiavizzata da un protettore che vende i loro corpi come carne da macello, in Africa e nel resto del mondo.

Mentre Mercy e Kenny correvano a perdifiato per la foresta, cercando un riparo per la notte, David e Kenny erano riusciti a raggiungere il villaggio dei nonni, dove furono accolti a braccia aperte.
La nonna si prodigò subito a preparare del buon cibo e un corroborante chay, ansiosa di conoscere le ultime avventure dei ragazzi. Il nonno invece non vedeva l'ora di mostrare loro il suo sparuto orticello strappato alla siccità che quell'anno era ancora più incarognita verso la loro terra.
I ragazzi, non appena fossero riusciti a raggiungere padre Nicola e le ragazze, avrebbero cercato di adoperarsi al meglio per riuscire a dotare di acqua potabile il villaggio dei nonni e tutti i villaggi della Nazione. 
Per loro l'acqua significava vita, per l'uomo bianco era diventata invece la nuova moneta con la quale piegarli al loro volere. Violentandoli, facendogli perdere la moralità e la dignità.

<< Molti, troppi politici si lasciavano corrompere con la lusinga del denaro facile, pronti a tradire il proprio popolo per un vantaggio privato e questo, purtroppo, accadeva anche nei paesi vicini al centro Africa. >>

Proprio in quei giorni si stavano svolgendo importanti trattative per la costruzione di nuovi pozzi e importanti sistemi di fonti rinnovabili, come l'energia elettrica prodotta dal grande sistema eolico di Laikipia. 
Gli scontri e i tafferugli furono inevitabili. Nessuno voleva piegarsi allo strozzinaggio di un governo corrotto, venduto al muzungo per pochi scellini. 
I due fratelli decisero che avrebbero fatto fruttare i loro studi per cercare di migliorare la situazione e allargare la produzione agricola di Babu Kenu, il nonno.
Mercy e Kenny, dopo aver passato una notte nella foresta si svegliarono sotto lo sguardo indagatore di un kifaru ( rinoceronte ) che, fortunatamente decise di fare colazione con qualcosa di diverso dalla carne umana.
Tsavo East, Otarde, faraone selvatiche le cui uova sostennero Marcy e Kenny nel lungo cammino - foto personale -


Con la paura a far da combustibile, le ragazze si rimisero presto in marcia. Fecero colazione con delle uova di faraona selvatica trovate tra le sterpaglie e poi  cercando di evitare i cespugli spinosi che avrebbero potuto ferirle, allungarono il passo. 
La fatica sotto il sole cocente mordeva i loro corpi, ma dovevano allontanarsi il più possibile dall'aguzzino, anche sino ad allora non avevano avuto segni di possibili inseguimenti.
Dopo una giornata ardente, in cui il sole fu ancora più duro del solito, sopraggiunsero in prossimità di un villaggio masai. Non era della loro etnia, ma si sarebbero fatte ugualmente capire e avrebbero chiesto riparo per una notte.
Nel villaggio, nonostante i diversi idiomi parlati, vennero accolte benevolmente. Le ragazze cercarono di raccontare a gesti la brutta avventura subita e, la donna che le aveva accolte nella manyatta sembrava averle comprese. Dopo essersi rifocillate, vennero offerte loro delle pelli di capra come giaciglio per la notte, e le ragazze accettarono volentieri, dopo il brutto risveglio col rinoceronte che le fissava cisposo.

Uno dei grandi pregi che ho avuto modo di vivere di persona in Kenya, è la generosa ospitalità, l'accoglienza che hanno verso l'ospite. C'è sempre un tetto con un giaciglio per chi ha bisogno e il cibo che sfama tre persone ne può sfamare quattro. Gente povera ma dignitosa dietro a profondi occhi scuri e radiosi sorrisi.

Il mattino arrivò presto e si rimisero in viaggio di buona lena assaporando il sapore il profumo del sole, profumo di erba e fiori arsi dal calore dei raggi solari, profumo di polvere rossa che si librava in aria ad ogni passo, il profumo della savana, che nessuno avrebbe mai potuto portare via dal cuore dai loro cuori.
Tsavo East, elegante Swala Thompson (Gazzella) - foto personale -


Quella mattina il sole già non dava tregua nonostante la leggera brezza e la sete dilaniava i loro corpi tesi allo stremo dalle ardue scalate. Kenny sembrava reggere meglio la fatica, più snella rispetto a Mercy e con lunghe gambe muscolose, sembrava un'elegante gazzella che saltellava beata nella savana, senza sentire fatica e sete. D'altronde Kenny proveniva dall'etnia dei Kalenjin, infaticabili corridori che annoveravano tra loro ottimi maratoneti di fondo e mezzofondo a livello olimpionico internazionale. 
Un grosso albero di macadamia, sulle sommità di un pendio appena scalato, offrì loro del cibo  col quale placare la fame e un po' di riparo dai raggi solari che trafiggevano da ore la pelle lucida di sudore. Dopo essersi  riempite le tasche di noci e col cuore in subbuglio discesero la collina per arrivare, prima di sera, al villaggio che si intravedeva in lontananza. 

Un grande villaggio, alle pendici della montagna, probabilmente alle porte di Nyahururu, dove avrebbero dovuto incontrarsi con David e Kevin e finalmente denunciare la tratta delle giovani donne da parte del perfido olandese senza scrupoli.
Poco dopo avrebbero scoperto che quel villaggio non solo era prossimo alla destinazione e le avrebbe riunite a David e Kevin,  ma avrebbe radicalmente cambiato le loro vite.
Le vite dei ragazzi, una volta riusciti a ritrovarsi, presero una svolta più rosea. 
Il loro futuro si presentava luminoso e pieno di buone aspettative, grazie anche all'aiuto di don Nicola che si prese talmente a cuore la disavventura subita da Mercy e Kenny da iniziare subito le indagini per fermare il terribile traffico umano.
Ma c'era ancora da debellare un'ultima ombra scura che stava tramando ai danni della nazione e soprattutto alle loro spalle: Erik Van Poel.
Dopo la fuga delle ragazze, sperando nella loro morte per mezzo dei felini della savana, il perfido olandese non solo aveva continuato i suoi loschi traffici sessuali, ma adesso stava cercando di truffare interi villaggi col miraggio di nuovi pozzi e la falsa promessa di acqua a volontà per tutti.   
Pozzi e sistemi di irrigamento per i quali si stavano battendo i fidanzati delle due ragazze che avevano osato sfidarlo con la loro fuga. Quattro sovversivi che andavano tolti di mezzo al più presto....
Tsavo Est, socializzazione coi Masai Tsavo - foto personale -

Ovviamente il romanzo continua, ma conquistare la meta con le proprie forze è più entusiasmante che arrivarci senza fatica, trasportati da aiuti esterni. Il mio consiglio è quindi di munirvi di buone scarpe, un  bel cappello da sole e una buona bevanda e partire di buona lena insieme a Kenny e Macy per raggiungere David e Kevin. Non preoccupatevi, lungo il viaggio troverete sempre qualcuno pronto a tendervi una mano e ad offrirvi un chay caldo. 
Potrete godere dell'incontro di giovani madri leonesse coi loro cuccioli, in cammino verso lo stagno per abbeverarsi, vi delizierete gli occhi ammirando l'eleganza delle agili gazzelle dalle lunghe ciglia e vi riempirete l'anima dei grandi sorrisi dei bambini che corrono felici verso la scuola coi loro piedi nudi e polverosi.
Ma soprattutto potrete anche voi bearvi del profumo del sole e della savana, quelli che nessuno potrà mai rubare.
Tsavo East, Ndofu - Foto personale -


Savana Il profumo del sole è un romanzo che si legge con voracità, spinti dalla sete di sapere come andrà a finire la storia di Mercy e Kenny.
La scrittura di Bertoia e di Rosanna Gasparotta è come l'abbraccio di una madre, che oltre a proteggere, dona al lettore e al Kenya la speranza di un futuro migliore e salutare. La speranza e la gioia nel sorriso dei bambini e della sua gente, che nei gesti a noi scontati e insignificanti, trova motivo di gioire ogni giorno. 
Apprezzerete l'amore e la solidarietà che regna tra i ragazzi e il popolo, quello onesto e incorruttibile, pronto a tendere una mano nelle difficoltà.
Leggendo vi indignerete, vi salirà una profonda rabbia verso chi, dopo anni di sevizie, continua a depredare senza scrupoli la culla della civiltà, quella culla che ci ha visto nascere, evolverci e diventare ciò che siamo perché, non dimentichiamolo, l'umanità intera ha avuto inizio dall'assolata savana ai piedi della Rift Valley.
Di questo romanzo ho apprezzato la cura della descrizione dei paesaggi che solo chi ama ed ha vissuto quei luoghi può ricreare in maniera così viva. 
I rumori, i colori, i profumi e i sapori sembrano prendere vita tra le pagine, come se ci trovassimo magicamente catapultati in mezzo alla savana o nei soko rumorosi di Nanyuki. 
La voglia di saltare sul primo aereo si è innescata già dai primi capitoli che partono pole pole, prendendo velocità insieme all'evolversi delle situazioni vissute dai ragazzi.
Pole pole, hakuna matata, arriverete alla fine della storia col cuore colmo di speranza e con un bel sorriso stampato in faccia, perché anche dal male può nascere qualcosa di buono, che riscatterà, almeno in parte, da tutte le violenze subite.



Ringrazio dal profondo del cuore William e Rosanna per avermi riportato in Kenya proprio in un periodo in cui non si può viaggiare. Grazie a loro ho rivissuto quei giorni meravigliosi all'insegna dell'amicizia e della fratellanza, passati insieme ai miei compagni di viaggio e alle meravigliose persone conosciute sul luogo, con alcune delle quali ancora sono in contatto.
Se anche voi come me soffrite di mal d'Africa e, soprattutto in questo periodo ne sentite fortemente il richiamo, vi consiglio di lasciarvi trasportare dalle pagine di questo romanzo, perché veramente vi sembrerà di trovarvi nella savana in mezzo ai leoni e agli elefanti. 
Vi assicuro che sarà un'esperienza indimenticabile anche per chi non conoscesse la realtà del Kenya e volesse approcciarsi per la prima volta. 
Ma soprattutto, alla fine del viaggio, oltre ad aver aiutato i  molti David, Kenny, Marcy e Kevin, cogliere l'invito alla riflessione contenuto tra le pagine verrà spontaneo e ci ritroverà diversi rispetto alla partenza.
Grati di avere tutto ciò che fino a poco prima davamo per scontato, soprattutto il superfluo.

Buona lettura, 
Tania C.



 

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