lunedì 28 febbraio 2022

Recensione FIORE DI ROCCIA di Ilaria Tuti - Ed. Longanesi -

 




FIORE DI ROCCIA

Autore Ilaria Tuti

Ed. Longanesi

Collana La Gaja Scienza

Genere Narrativa Italiana

Formato Cartonato con sovraccoperta

Anno di pubblicazione 2020

Pag. 320

€ 18,80

Ebook presente in tutti gli store digitali


OSPITI DELLA VALIGIA

Buongiorno cari lettori della Valigia e buon inizio settimana. Come sapete, ogni tanto qualche  amica che mi racconta le sue ultime letture.

Oggi sono veramente contenta perché è venuta a farci visita una mia cara amica, la Dottoressa Silvia Colli che, nonostante i suoi impegni di formazione continua, ci ha voluto regalare una bella recensione.

Il romanzo da lei scelto, Fiore di roccia di Ilaria Tuti, edito da Longanesi, storico ed ispirato a fatti realmente accaduti, racconta il coraggio e la lotta delle donne  durante la Grande Guerra. 

Queste sono le impressioni di Silvia.


LA RECENSIONE DI SILVIA COLLI


Ilaria Tuti è nata nel 1976 a Gemona nel Friuli dove tuttora risiede.

Ha lavorato come illustratrice e successivamente ha pubblicato racconti gialli e fantasy in riviste e antologie ottenendo nel 2014 il Premio Gran Giallo Città.

Si è cimentata nella stesura del romanzo storico ''Fiore di roccia'' vincitore del Premio Internazionale di Letteratura città di Como VIII edizione - Sezione Narrativa Edita.

Con questo romanzo l'autrice celebra il suo attaccamento alla terra d'origine, dando vita ad una storia autentica ambientata nel periodo della Prima Guerra Mondiale. 

Per chi volesse approfondire, l'autrice ha segnalato i testi di riferimento da lei stessa consultati.

Il romanzo racconta una vicenda realmente accaduta che troppo a lungo è stata ignorata dalla storia ufficiale: la vicenda delle portatrici carniche che sono diventate anche loro soldati al fianco degli Alpini, fonte della loro resistenza.


<< Ci siamo riunite col buio, quando gli animali, i campi e gli anziani costretti a letto non avevano più necessità da soddisfare. >>


Sul confine della Carnia, nel mezzo della Prima Guerra Mondiale, le donne di Timau sono chiamate dal Comando in difficoltà 

Agata, la protagonista, e trenta compagne, alcune poco più che bambine, altre anziane, accolgono la richiesta di aiuto nonostante siano rimaste solo loro a prendersi cura dei vecchi e dei bambini al villaggio.


<< Conosciamo queste montagne più di chiunque altro, mi sta dicendo nel suo silenzio, le abbiamo salite e scese tante volte. Sapremo proteggerci, se necessario. >>


La loro conoscenza delle vette, la loro abnegazione in quanto donne è preziosa per gli uomini che si trovano sui monti nelle prime linee e ormai allo stremo.

Non possono più affidarsi alla speranza.

Caricano nelle loro gerle tutto ciò che serve al fronte e si arrampicano fino al fronte aggrappandosi con forza agli speroni con la stessa tenacia delle stelle alpine chiamate, nella loro lingua, fiore di roccia

I soldati hanno dato loro un nome, le portatrici, ma quello che trasportano non è solo vita: insieme ai viveri, ai medicinali, e ai corpi dei soldati da curare, trasportano anche munizioni e i morti che loro stesse dovranno seppellire.

La narrazione è scorrevole, anche nelle scene più cruente quali le piaghe sulle spalle martoriate delle donne, gli occhi blu dei soldati, i corpi martoriati: la descrizione è puntuale e nessuna parola è superflua.


<< In questa notte di inquietudine, affioriamo dall'oscurità come se vi fossimo avvezze, ma in realtà non lo siamo affatto. >>


Il filo conduttore del romanzo è la celebrazione del coraggio e della resilienza delle donne che si sono sentite chiamate alla guerra per difendere la vita attraverso gesti d'amore verso  sconosciuti che potrebbero essere i loro figli, i loro fratelli, i loro mariti.

È del futuro che si sono prese cura, sempre a disposizione di chi ha bisogno, anche facendo lavori che erano riconosciuti solo appannaggio degli uomini. La loro capacità l'hanno costruita sulla fatica e il sacrificio, ma in silenzio e la straordinaria resistenza dei loro corpi, a disposizione di chiunque ne abbia bisogno, si è tramandata di madre in figlia e si nutre di coraggio e iniziativa audace.


<< Se non rispondiamo noi donne a questo grido d'aiuto, non lo farà nessun altro. Non c'è nessun altro. >>


Questo romanzo rende giustizia alla forza che vive nelle donne e che ha avuto  un ruolo determinante nella Grande Guerra.

La storia vera delle portatrici è inserita all'interno di una storia d'amore tra Agata, la protagonista e il nemico. Il romanzo infatti inizia con il ritorno di Agata che, nel 1976 ormai anziana, torna nella sua terra da cui è dovuta scappare perché traditrice. La Carnia ha tremato e il Friuli si è trovato sommerso dalle macerie. 

La donna torna indietro con la memoria e rivive il momento in cui si è trovata a dover decidere se lasciar morire il cecchino ferito o provare a salvarlo incorrendo però nell'accusa di alto tradimento. Ma il sangue del Diavolo Bianco non era così diverso dal suo e ha riconosciuto in lui l stesso sguardo spaventato. Per la prima volta ha visto la guerra attraverso gli occhi del nemico. 

Da quel momento non è stato più possibile distinguere il buono dal cattivo. 

Dalla lettera cucita all'interno della giacca del ferito, Agata scopre che il Diavolo Bianco ha un nome, si chiama Ismar ed è un ingegnere che ama costruire, ma la guerra lo ha costretto a distruggere. Ha riconosciuto qualche parola e le altre le ha intuite perché simili al timavese. 

È così che i colori più chiari della pelle e dei capelli, che sembravano uno spartiacque tra loro come le creste delle montagne che separano le rispettive terre, sono quelli che ora ritrova nei loro figli e che nei loro nipoti si sono nuovamente mescolati. Sono gli stessi colori che rivede oggi nei giovani dell'Esercito austriaco che hanno violato diversi trattati per venire ad aiutare il Friuli a raccogliere le macerie.

Questa volta è stata un'invasione pacifica che ha valicato i confini per costruire invece di distruggere.

Tutto questo in nome di un sentimento di comprensione e indulgenza verso gli altri, di una propensione ad essere aperti pur mantenendo la propria diversità ed unicità che è racchiusa nella parola umanità.


RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore Silvia per questa bella e accurata recensione, con la speranza che voglia regalarcene presto altre.

Non ho letto Fiore di roccia, ho solo un piccolo inserto con un estratto dei primi capitoli, trovato in omaggio sulla rivista Il libraio, ma mi riprometto di leggere il romanzo al più presto, affidandomi alla relatività per il concetto di ''presto''... 

Mai come oggi questo romanzo della Tuti è di grande attualità e credo possa essere di aiuto per capire quanto sia fondamentale, in tempi in cui la pace mondiale è seriamente a rischio, restare tutti uniti e lottare per difendere il diritto alla vita. 

La guerra non fa distinzioni di sesso, colore e nazionalità, quando si è sotto assedio non esiste più il fuoco amico o nemico: è fuoco mirato a distruggere il creato e come tale va fermato.

Sperando che Fiore di Roccia abbia incuriosito anche voi, vi auguro una buona lettura e ringrazio ancora Silvia per il tempo prezioso che ci ha dedicato: la Valigia è sempre aperta per te, passa a trovarci quando vuoi.

Buona lettura,

Tania C.


 

Nessun commento:

Posta un commento

Intervista a FRANÇOIS MORLUPI, autore della saga de I CINQUE DI MONTEVERDE

  Immagine di François Morlupi  su gentile concessione dell'autore DUE CHIACCHIERE CON L'AUTORE François Morlupi,  classe 1983, ital...