lunedì 20 settembre 2021

Recensione IL GUARDIANO di Peter TERRIN - Ed. IPERBOREA -

 







IL GUARDIANO

Peter TERRIN

Ed. Iperborea

Anno di uscita 2014

Prima edizione italiana 2021

Traduzione: C. Cozzi

Formato Brossura

Collana Narrativa

Genere Surreale, fantascienza, distopia, thriller psicologico, nonsense

Pag. 288

€ 17


CONOSCIAMO L'AUTORE

Autore di romanzi, racconti e opere teatrali, Peter Terrin (1968) è uno dei più importanti scrittori di lingua olandese e una voce unica nel panorama della letteratura belga contemporanea. Tradotto in numerosi paesi e vincitore di riconoscimenti internazionali, come il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2010 e il Premio AKO 2013, è considerato dalla critica un autore dallo stile magistrale, che coniuga eleganza classica, atmosfere kafkiane e un raffinato ingegno sperimentale, indagando con lucido disincanto l’individuo contemporaneo per toccare tematiche universali.


TRAMA

In un’atmosfera sospesa e irreale, Il guardiano riesce a fondere con sottile ironia l’inquietudine e lo straniamento esistenziale e la tensione di un thriller all’ultimo respiro.

Harry e Michel, in servizio nel garage sotterraneo di un lussuoso condominio, scandiscono giornate sempre uguali tra turni di guardia e giri d’ispezione finché qualcosa di insolito spezza la loro routine: improvvisamente tutti i residenti – tranne uno – lasciano il palazzo in gran fretta. Sicuramente in città è successo qualcosa di terribile, forse un’esplosione nucleare, forse un virus, forse addirittura una guerra; ma Harry e Michel non possono saperlo, perché dall’esterno, al di là del blindatissimo cancello d’ingresso che non possono varcare, non arriva nessun rumore. Fuori, un mondo indecifrabile, un «deserto dei Tartari» muto e inquietante; dentro, una fortezza inespugnabile dove Harry e Michel, ligi al dovere, non possono che aspettare gli ordini dell’onnipotente Organizzazione da cui dipendono, ma che sembra essersi dimenticata di loro. Con divertita ironia, Peter Terrin tratteggia i tic dei due protagonisti nella semioscurità claustrofobica del seminterrato deserto: il veterano Harry, così compreso nel suo ruolo da vedere il pericolo anche nell’arrivo del furgone delle provviste, e lo spaesato Michel, maniaco dell’ordine e della pulizia, che fa il bucato, cuoce il pane ed è più attento allo sgocciolio dello sciacquone che al pericolo di un attacco esterno. Come Vladimiro ed Estragone, Harry e Michel aspettano il loro Godot, ma quando finalmente qualcosa succede, con l’arrivo di un terzo guardiano, la paranoia di Harry prende il sopravvento e la situazione precipita. In un crescendo di suspense, Michel si ritrova coinvolto, e i lettori con lui, in una spirale di eventi che mettono a nudo la fragilità di un uomo lasciato solo a decidere il proprio destino quando tutto intorno è incomprensibile.


IMPRESSIONI

Ringrazio le gentili ragazze di Iperborea per questa bellissima copia cartacea de Il Guardiano.

Come sempre, il formato rettangolare tascabile lo rende comodo e maneggevole nella lettura; 

la copertina è favolosa, nei toni caldi dell'ocra che ricordano un paesaggio surreale, desertico, per riprendere  l'ambientazione del romanzo.

No, non è un romanzo ambientato nel deserto, o meglio non nella visione collettiva e romantica di deserto formato da enormi dune sabbiose.

In un imprecisato luogo nel mondo, che potrebbe spaziare dall'Europa all'America, dall'Asia alla Russia, Peter Terrin narra la vita di due ''Guardie Giurate'' a tempo pieno di un grattacielo  con servizio di un hotel extra lusso.

Come in una sorta più cupa di Grande Fratello, Harry e Michel trascorrono le loro giornate rinchiusi nell'enorme garage seminterrato di un grattacielo, sorvegliando l'incolumità dei residenti e dell'edificio, senza poterne mai uscire. Sono stati minuziosamente addestrati alla difesa e sanno che devono attendere un qualcosa che avverrà  presto. O sta già avvenendo?

Del mondo fuori captano suoni, odori, scorci, dalle feritoie del seminterrato, dall'uomo dei rifornimenti e da qualche residente, spesso senza volto e nome, che ogni tanto si ferma a scambiare convenevoli di rito. Chiacchiere sterili, asettiche su eterei e confusi accenni alla vita fuori. Nessuna confidenza, nessuna empatia. Il palazzo stesso è stato progettato di modo che i residenti non possano incontrarsi, evitando così il fastidioso obbligo di interagire.

<< C'è stato un tempo in cui contavo sempre i miei passi, regolarmente, a ogni giro d'ispezione. >>

Le giornate trascorrono tutte uguali, raccontate con ricostruzione quasi maniacale, in prima persona dalla voce metodica di Michael e cadenzate da una routine di gesti quasi paranoici e claustrofobici, alle dipendenze ''dell'Organizzazione''.

Al lettore non è concesso sapere chi sia a capo di questa Organizzazione e da quanto tempo i due guardiani si trovino nel garage. I mesi trascorrono senza ''tempo'', proiettando i personaggi in uno spazio temporale in cui le settimane si sovrappongono formando uno strano puzzle  dove le tessere sono formate dai giorni di un calendario immaginario.  L'unica certezza è che, appena formato a dovere, dovrebbe arrivare un terzo guardiano a portare una ventata di novità, ma anche di timore, in quell'ambiente così piatto e perpetuo. Harry, dall'alto della sua longeva esperienza di Guardiano veterano lo sa.

D'altro canto, a che servirebbe un nuovo Guardiano se già loro due riescono a gestire egregiamente il proprio lavoro? 

<< L'Organizzazione dimostra che si fida di noi. Il nostro impegno non è passato inosservato. >>

Quindi, vista la buona preparazione ricevuta, se ancora non hanno mandato il terzo guardiano significa che il loro operato è talmente buono da non ritenere necessario il rinforzo di un terzo elemento. No, ora Harry sa con sicurezza che non sarebbe servito un terzo Guardiano.

Perciò tutto sarebbe rimasto così com'è e nulla avrebbe dovuto essere fuori posto. 

Nemmeno il lento stillicidio della cassetta del bagno!

La routine quotidiana prevede cinque ore di sonno a turno ciascuno, la ronda per controllare ogni angolo del seminterrato, il controllo delle munizioni delle loro pistole più quelle in dotazione,  ordinatamente raccolte in scatoloni e stipate in un'intercapedine ricavata tra i pilastri della struttura, il controllo delle videocamere di sorveglianza che da un po' di tempo sembrano non funzionare. 

Chissà perché il segnale non arriva più?

Nella routine quotidiana, Michel è riuscito a trovare, tra i rifiuti dei residenti una macchina del pane, imparando a produrlo (di nascosto dall'Organizzazione'') per integrare gli scarni pasti quotidiani rappresentati da una scatoletta di carne, spesso da dividere in due. 

Raramente qualche pietanza veniva gentilmente offerta dalla comparsata fugace e inespressiva del personale di servizio dei condomini. 

<< Tra me e lui, sul pavimento, c'è una macchia scura. Ancora scosso dagli avvenimenti, mi manca la forza per chiedermi cosa potrebbe essere. >>

La vita nel seminterrato è talmente destabilizzante che pure il volo di una mosca o un barattolo di marmellata di fragole destinato ai residenti e accidentalmente finito in terra, può  rappresentare un pericolo e al contempo la novità, quella di cui raccontare un domani ai nipoti.

Qualcosa però sta succedendo, proprio fuori dal garage, in una città ormai quasi deserta. 

I condomini da un po' di giorni sembrano presi da una strana frenesia, uno dopo l'altro stanno abbandonando il lussuoso palazzo. 

Fuggono, chissà dove, con le loro macchinone lucide e cariche di bagagli. Tutti, meno uno, l'inquilino sempre in nero, quello che, a questo punto, bisogna proteggere ad ogni costo, fino alla fine.

Ma la fine di cosa?

C'è una guerra in corso? 

Un disastro nucleare o sanitario? 

Perché là fuori respirano con le mascherine? 

Perché non stanno più arrivando i rifornimenti e il ragazzo del furgone ha delle semplici scarpe di gomma al posto di quelle fornite dall'Organizzazione? 

Forse i suoi vestiti borghesi sono a prova di proiettile? 

Meglio controllare, soprattutto le scarpe! Le scarpe possono nascondere immani pericoli!

 << Le autorità hanno dichiarato il coprifuoco; spareranno senza preavviso a chiunque si avventuri per strada di notte. I cecchini usano i silenziatori per non seminare il panico. >>

Il confronto tra Michel ed Harry diventa sempre più delirante, un crescendo di ansia e folli elucubrazioni, nelle quali viene messo a nudo l'essere umano e la sua fragilità psichica dopo un lungo periodo di prigionia.

Perché, anche se travestita da lavoro, di prigionia si tratta. Non nel palazzo in sé, ma nella propria mente che diventa un circuito in loop di gesti, pensieri e sentimenti, dove la realtà è allucinazione e il delirio è realtà.

Proprio come è capitato ad Harry, l'irreprensibile veterano e al flemmatico Michel ...

Topi!

A questo pensavo a fine lettura: Harry e Michel, due enormi toponi nascosti in un lugubre scantinato, pronti ad attaccare non appena ''odorano'' il pericolo. 

Due cavie sperimentali di un qualche progetto socio-scientifico non meglio identificato, chiuse in una prigione di metallo e cemento che altro non possono fare se non rosicchiare i muri, accontentandosi di qualche rifiuto della classe abbiente ed elucubrare su imminenti catastrofi apocalittiche.

Una sensazione polverosa e soffocante mi ha guidato nei primi capitoli, tanto da ritrovarmi, una notte, a rotolare tra le lenzuola in preda ad un sogno Kafkiano-Orowelliano, sentendomi un po' come Michel nel suo bozzolo angusto durante le ore di riposo.

Nonostante un primo impatto un po' opprimente, la lettura  scorre veloce, ''simil colpo di scena compreso'', incuriosendo il lettore grazie allo scenario esasperato, come in un'opera teatrale del nonsense. 

Un gesto, un pensiero, una descrizione sono spesso il riflettore dell'ironia celata dietro ai bizzarri rituali delle pedine di un gioco quasi sardonico.

Le battute tra i personaggi sono veloci, botta e risposta, pur rivestendo l'apparente lentezza delle scene tra personaggi dall'identità impersonale: il Guardiano, il ragazzo delle consegne, il residente.

Se ancora non lo avete letto, vi consiglio di lasciarvi guidare da Harry e Michel nei mille metri quadri di seminterrato, sotto le luci traballanti dei faretti, alla scoperta del loro microcosmo. 

Se riuscirete ad oltrepassare il tunnel d'entrata delle prime pagine, che bloccano un po' il respiro, scoprirete uno stile unico e irriverente, portentoso e coinvolgente che appagherà anche il lettore più esigente, alla continua ricerca di esperienze innovative, pur restando nella classicità dei grandi romanzi distopici.

Lascio però a voi scoprire cosa si cela nel mondo apparentemente piatto oltre le grate di aerazione del seminterrato, così come lascio a voi   capire se veramente l'Organizzazione sta pensando di mandare un nuovo Guardiano a difesa dell'ultimo residente.

Sono certa che il finale saprà stupirvi, come un bicchiere di whisky bevuto d'un fiato.

Buona lettura,

Tania C.














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