giovedì 16 settembre 2021

Recensione LE VITE DI PRIMA di Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella - Ed. KAPPA VU Editore -

 






LE VITE DI PRIMA

( La vera storia di Giovanna la Turca )

Daniela Galeazzi

Giuseppina Minchella

Ed. KAPPA VU Editore

Genere Narrativa

Formato Brossura

Pag. 248

€ 17

Link per l'acquisto https://shop.kappavu.it/prodotto/le-vite-di-prima/


CONOSCIAMO LE AUTRICI

Pur intraprendendo percorsi differenti, Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella hanno scoperto quanto sia piacevole scrivere insieme, accomunate da una forte amicizia e dall'affinità letteraria.

Da questo sodalizio, nel 2015  nacque L'abiura, edito da Kappa Vu, che narra le vicende di un soldato olandese attraverso l'Europa del Seicento.


TRAMA

La vita di Giovanna la Turca narra la vera storia di una bambina che appena a sei anni venne catturata dalla nave del padre durante una scorribanda corsara.

Da quel giorno, per tutti, Giovanna diventa la turca Avagadun, concubina dell'harem del gran visir.

Nel racconto della sua vita viene messo in evidenza il suo lungo e continuo peregrinare da Istanbul a Cefalonia, a Corfù, a Zante, a Venezia e infine a Roma.

In parallelo prendono vita anche le storie di tante persone che ci mostrano uno spaccato realistico della vita nella seconda metà del Seicento..


IMPRESSIONI


<< La protagonista di questo romanzo è realmente esistita. La narrazione trae ispirazione da una storia conservata nelle carte processuali del Sant'Ufficio di Venezia e di Roma. >> 

Un po' di tempo fa Le vite di prima mi arrivò in un bel pacco da parte di Giuliano di Kappa Vu Edizioni.

La mia attenzione venne subito attirata dalla preziosa copertina che raffigura uno splendido stucco dell'architettura moresca. La trama poi mi rapì del tutto.

Divorai le pagine con la vorace curiosità di chi conosce i luoghi descritti ed è alla ricerca di nuovi aneddoti e storie.

<< Sono la figlia di un grande corsaro di Livorno. Avevo solo cinque anni quando per un capriccio del caso è morta mia madre e sei quando è morto mio padre. Quel giorno ero con lui sulla sua nave e siamo finiti, io e due dei miei fratelli, nelle mani dei turchi. >>

Giovanna la Turca era una bambina dalla bellezza esotica, nata e vissuta a Livorno, verso la seconda metà del Seicento.

Fino all'età di sei anni Giovanna crebbe libera, amata dalla famiglia e adorata dal padre che spesso la porta con sé durante i suoi lunghi viaggi col suo veliero.

Il padre di Giovanna era un corsaro, all'ordine del giorno, durante le lunghe navigazioni si trovava a dover combattere per difendere il suo veliero e l'equipaggio da feroci attacchi  dei pirati.

Proprio durante una di queste violente scorribande Giovanna, che aveva solo sei anni, venne rapita dai pirati turchi e il padre venne brutalmente ucciso mentre uno dei due fratelli, quello maggiore, riuscì a salvarsi e, nel tempo, a diventare un potente corsaro.

La bambina si ritrovò lontana da casa, a vivere sul veliero del suo rapitore crescendo selvaggia e ardita, forgiata dal salmastro delle onde che la circondavano e iniziata alla pirateria.  

<< Quando arriva il tuo momento, non lasciartelo     scappare. >> 

Proverbio turco.

Col passare del tempo la sofferenza per la morte del padre e il distacco dalla terra natia si affievolirono e Giovanna  si ritrovò venduta al visir di Istanbul che non aveva ancora dieci anni, rinominata Avagadun. 

Il visir morì presto, data l'avanzata età per l'epoca,  e la bambina divenne proprietà del figlio, il pascià, il quale non appena seppe che la piccola diventò donna, varcò la linea di confine tra infanzia e pubertà, derubandola dell'innocenza che i bambini dovrebbero preservare sino all'età adulta.

La vita nell'harem scorreva placida, fuori dal tempo e dal mondo. Giornate tutte uguali si susseguirono scandite da quel tempo che sembrava non passare mai. 

Il giorno in cui Avagadun venne scelta dal pascià come sua favorita, ottenne il rispetto di tutte le altre donne dell'harem che si prodigarono a darle consigli per affrontare le volontà del pascià. Non avrebbe dovuto essere ritrosa, anzi avrebbe dovuto fare di tutto per compiacerne la virilità leggendaria. In cambio avrebbe potuto ottenere molti favori, denaro e addirittura un buon matrimonio con un funzionario di palazzo. E per una ''schiava'' era un buon compromesso.

Pur conoscendo bene la realtà dei paesi mediorientali, non ho potuto far a meno di rabbrividire per la sorte della piccola Giovanna, strappata agli affetti della famiglia, alla sua terra, costretta a vivere come un pirata e poi venduta come una bestia al miglior offerente, sballottata da una nazione all'altra, come un pacco scomodo.

È aberrante anche solo lontanamente pensare a quanto poco valesse, e poco continua a valere, la vita di una donna in alcuni paesi del mondo. 

La sfortuna di nascere femmina in certi paesi, ha segnato da sempre e per sempre la vita delle bambine, cresciute senza cultura, senza amore e spesso senza identità. 

Il corpo come involucro, uno scudo da vendere al miglior offerente per un pezzo di pane o per aver salva la vita.

La sopravvivenza diventa una lotta estrema, ogni piccola conquista è un tesoro da custodire gelosamente, lontano da occhi prepotenti e cattivi, occhi che spesso erano incastonati in volti familiari, che avrebbero dovuto dare protezione ad una bambina.

<< Prima Giovanna, poi Avagadum, poi Maria. Nella mia vita ho cambiato più nomi che scarpe. Ti chiamano e neanche ti giri, pensi a come ti chiamavano tua madre, tuo padre, i tuoi fratelli e ti viene da piangere. Vorresti gridarlo a tutti che tu sei un'altra. Ti strappano la vita. >>

Giovanna diventò adulta peregrinando prima come schiava in Turchia, poi in Grecia e di nuovo in Italia,  ma mai veramente libera. 

Tornata in Italia, pensò di aver finalmente trovato la pace e l'amore tra le braccia di un nobile veneziano che le promise di sposarla.  

Ed era tutto già pronto. 

Era bellissima col suo abito elegante, la sua figura mediterranea piena e prorompente, pronta a giurare fedeltà e rispetto al futuro marito.

Ma come in tutte le storie che si rispettano, la ''matrigna'' cattiva tramava alle spalle e Giovanna si ritrovò per l'ennesima volta venduta alla ''legge'', perché le sue origini avrebbero infangato il buon nome della nobile famiglia veneziana.

Giovanna, col suo carattere forte, la sua caparbietà e il suo spirito corsaro, riuscì a superare i giorni più crudeli della schiavitù, della povertà e della fame, la prigionia, il disprezzo della gente e le umiliazioni, ma nonostante tutto e anche se tutto aveva un alto prezzo da pagare, riuscì a trovare anche l'amore, l'amicizia, protezione e uno spiraglio di libertà, a costo di sporcarsi le mani...

Il romanzo è narrato in prima persona dalla voce di Giovanna; ho scelto di mantenere il suo nome, se pur con l'amaro in bocca, per non insabbiare le sue origini italiane e la sua essenza più pura. 

La donna, ormai non più giovane e senza più nulla da perdere, si racconta, quasi come una confessione, senza tabù, senza risparmiarsi, in un crescendo di emozioni contrastanti ma sincere, tirando fuori tutto il marcio, ma anche il buono del suo lungo percorso burrascoso.

Mette in tavola tutto ciò che ha sempre avuto e che nessuno le ha potuto togliere, sé stessa col suo bagaglio ingombrante di esperienze, senza giustificare troppo il suo vissuto e, credetemi, in certi situazioni, giustificare le proprie scelte non  serve!

Lo stile delle autrici è semplice, forte ma scorrevole senza mai essere volgare, nemmeno nelle scene più crude.

Trascina il lettore nella storia, quasi come in una fiaba de Le Mille e una notte, anche se la realtà  descritta è  molto diversa, incollandolo alla poltrona fino alla fine, che lascerà di stucco, ben lungi dai  pronostici fatti durante la lettura.

Se poi si pensa che Giovanna è realmente vissuta ed ha subito veramente tutte quelle disavventure, la lettura diventa ancora più interessante.

Di questo romanzo ho apprezzato ogni pagina, ogni sentimento e ogni profumo, anche quello più sgradevole. Ho trovato molti spunti su cui riflettere, tra tutti uno che mi sta a cuore: la donna soggiogata dal delirio di possessione dell'uomo. 

Questa storia, se pur molto antica, è sempre di attualità, partendo dai fatti di cronaca dell'Afghanistan per arrivare al perpetuo femminicidio che da mesi ci sta attanagliando.

La speranza è quella che le battaglie condotte da tutte le Giovanna del mondo non siano state vane, ma possano servire da spunto per trovare la voce e la forza di reagire e di mettere la parola fine alla schiavitù fisica e morale.

Una lettura interessante e piacevole che consiglio non solo a chi ama la storia, ma anche a chi vuol conoscere la realtà della Turchia ai tempi dei pascià. Un paese e una realtà che nulla avevano a che vedere con le fiction stucchevoli col ''bellone'' tanto di moda.

Buona lettura,

Tania C.








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