IMPROVVISAMENTE
Lino Perini
Ed. AltroMondo Editore
Prima pubblicazione Marzo 2020
Formato Brossura
Collana Mondo di oggi
Genere Narrativa
Pag. 131
€ 13
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CONOSCIAMO L'AUTORE
Nato a Mira nel 1955, Lino Perini vive a Dolo, località sita tra Venezia e Padova, nella Riviera del Brenta.
Corrispondente per Il Gazzettino, è stato pubblicista e collaboratore di varie testate giornalistiche e direttore di periodici.
Oltre ad aver pubblicato alcuni romanzi, racconti brevi e poesie, racconti storici e sportivi e biografie, Improvvisamente è il suo settimo racconto pubblicato.
Nel 2006 pubblica il suo primo libro, Il sogno di una vita, seguito nel 2008 da L'Anima rubata , nel 2012 Ossimori, nel 2013 Orchidee e ninfee, nel 2014 Oltre il silenzio.
Nel 2017 esce Amore Impossibile.
TRAMA
A quasi cinquant'anni Marco, docente, per la seconda volta nella sua vita, prova il dolore di una rottura sentimentale.
Con l'anima a pezzi, cerca aiuto rivolgendosi all'amico psicologo Andrea.
La vita, però, ha altri progetti lui. Inattesi e improvvisi.
IMPRESSIONI
Improvvisamente è catalogato come racconto, ma si può considerare un breve ed intenso romanzo sentimentale e di rinascita.
Mi è arrivato in un bel pacco sorpresa grazie al pensiero sempre attento e gentile della cara Alice di AltroMondo Editore che ringrazio per la stima che mi riserva da quasi due anni, per me è un onore vedere che il mio lavoro viene apprezzato.
Leggendo questo racconto è stato facile immedesimarmi in Marco, il protagonista.
Chi di noi non ha mai provato la rottura di una storia nella quale avevamo investito tutte le nostre risorse?
A tredici anni, come a cinquanta, è sempre sconvolgente mettere la parola fine a quello che credevamo dovesse durare ''per sempre''. Cambia l'età, cambia il modo di vivere il sentimento verso il partner, ma l'amore resta invariato nel suo significato più puro.
E quando l'amore finisce può essere devastante, lasciandoci col cuore vuoto e con l'idea che in futuro saremo incapaci di amare di nuovo, di provare ancora quel battito d'ali nello stomaco che sfocerà nell'innamoramento rendendoci la vita piena e stimolante. È come essere risucchiati in un buco nero, tutto ci sembra fuori dal nostro essere, inutile e irreale, come vivere sospesi in una dimensione parallela dalla quale vediamo dall'alto lo scorrere dei nostri giorni grigi e ''inutili''. Ci sembra che tutto cospiri alle nostre spalle, tutti sono felici insieme al proprio compagno mentre noi soffriamo nel nostro bozzolo di indifferenza e solitudine. Nessuno sembra voler capirci, nessuno sembra volerci aiutare veramente, capaci solo di attaccarci insistendo su quanto la nostra storia fosse sbagliata o ormai giunta al cul-de-sac, senza più vie d'uscita.
<< Non ti capisco. Io sto soffrendo come un cane e tu mi dici che è stato meglio così. >>
Marco, per la seconda volta nella sua vita ha appena chiuso una storia d'amore importante, nella quale credeva. La donna che ama lo ha lasciato e adesso l'amico Andrea, quello che avrebbe dovuto tirarlo su di morale, ci mette il carico da undici sproloquiando su quanto lei fosse narcisista e per nulla adatta a lui. Ma cosa ne sa Andrea, perché tutte quelle parole taglienti che fanno più male di una stilettata? Perché vuole costringerlo ad uscire invece di parlare a casa, di aiutarlo a trovare un modo per farla tornare?
Andrea è uno psicologo che conosce bene quanto possa essere deleterio per una persona lasciarsi andare dopo aver chiuso una storia. Marco ha lasciato che il mondo gli crollasse addosso, ritrovandosi in uno stato semi vegetativo che lo sta annullando come persona. Rinchiuso in una casa-regno del caos, barba incolta, capelli sporchi, lattine e bottiglie di birra sparse ovunque.
Non venitemi a dire che nessuno di noi non ha mai passato un periodo così dopo una rottura. Quel periodo durante il quale vogliamo solo chiudere il mondo fuori e lasciarci andare agli eventi, apatici e arruffati. Tutto arruffato: i capelli, i pensieri, il cuore.
Andrea sa che Marco deve salvarsi da solo, ma un piccolo aiuto ci vuole, perciò lo sprona a darsi una ripulita e ad uscire, così potrà raccontargli quello che è successo con la donna che ama.
Per Marco è difficile chiamare Giulia per nome, quasi come se non nominandola, potesse esorcizzare il dolore della perdita. Capita spesso, quando la ferita è fresca e dolorosa, rivolgersi all'ex usando epiteti poco civili o addirittura relegandolo nell'anonimato di ''lui o lei''. Come se quel pronome avesse il potere di dissociarci dalla storia con tutte le sue complicazioni.
Ma i ''lutti'' vanno elaborati per poter proseguire, e Andrea sprona Marco a prendere atto che per liberarsi del peso che lo sta schiacciando sarà molto meglio chiamare la ''paura'' col proprio nome invece di edulcorarla con pillole che si riveleranno ancor più amare.
Facendo uno sforzo Marco inizia a raccontare che Giulia, dopo due anni di fidanzamento, la settimana prima, nella neutralità di un bar e senza nemmeno guardarlo negli occhi, lo aveva lasciato perché aveva incontrato un altro.
Probabilmente un uomo che può darle tutto quello di cui non è in grado Marco, ne è sicuro.
Cercando di capirne di più, Andrea gli domanda se lei avesse mai fatto trapelare qualche atteggiamento che facesse pensare ad un nuovo incontro. Lei che era così egocentrica e narcisista.
Ultimamente era un po' cambiata, ammette Marco, ma mai avrebbe pensato ad un altro uomo e Giulia non aveva voluto chiarire come fosse potuto succedere.
Con il comportamento tipico di chi ancora è innamorato e non vuole ammettere la fine, Marco la difende, incolpandosi che se lei è arrivata al punto di tradirlo, è solo a causa sua, in lui c'è qualcosa che non va.
Quanto fa male però sentirsi dire da Andrea che Giulia non lo amava, altrimenti avrebbe cercato di risollevare il loro rapporto invece di cercare nuovi stimoli altrove.
Se mi permettere una piccola divagazione dal racconto, posso dirvi che è vero, fa male essere messi davanti alla verità ma, col senno del poi delle esperienze vissute, credo che se una persona arrivi al punto di cercare nuove avventuri al di fuori della propria relazione, ci sia ben poco da poter aggiustare. Sarebbe invece importante, per la salute psicofisica di entrambi e per rispetto all'amore vissuto, rendersene conto e chiudere la relazione prima di commettere l'irreparabile.
Andrea ha vissuto una situazione analoga a quella di Marco, una storia che era diventata un'ossessione. Non senza difficoltà ha preferito chiudere la storia, sperando di uscirne senza soffrire ulteriormente, ma così non è stato e, ora che si è confidato con l'amico, si sente in difficoltà perché crede di averlo demoralizzato ancora di più raccontandogli la sua esperienza con Stefania.
<< Dovremmo essere il sesso forte ma forse il mondo è cambiato, a soffrire d'amore sono ora più gli uomini che le donne, o forse tutti soffrono ma ognuno vede solo la sua angoscia. >>
Il racconto di Andrea invece è proprio quello che serve a Marco. Grazie alla sua storia ora sa che deve reagire, guardare avanti perché sa di non essere il solo a soffrire per amore.
Da quel giorno di confidenze la vita di Marco sembra riprendere lentamente la propria routine finché, un giorno di fine anno, viene convocato in Commissariato perché Andrea ha preso a pugni un certo Agostini. Conosceva la vittima? Era vero che era amico di Andrea?
No, Marco non conosce Agostini, non ne ha mai sentito parlare ma è amico di Andrea Barbieri ed è curioso di conoscere le motivazioni della zuffa. Agostini ha infatti denunciato Andrea, ma il magistrato farà cadere l'accusa perché le ferite riportate dalla vittima sono lievi. Il poliziotto non può raccontare nulla di più a Marco, ma lo potrà fare Andrea che lo attende nella saletta dei colloqui.
Le motivazioni di Andrea sono forti: stanco di essere sempre il confessore di tutti, di essere quello amico, amato da tutti, per poi essere deriso e compatito per la sua bontà, voleva provare per una volta ad essere odiato. Forse se la gente avesse cominciato ad odiarlo avrebbe ottenuto il rispetto e considerazione. Forse essere odiato avrebbe potuto dargli più gioia che essere amato.
Per Marco quella rivelazione è uno shock, si scusa con l'amico per non avere capito subito il suo malessere interiore. Invece di stargli vicino e aiutarlo, lo aveva sfinito coi suoi problemi da adolescente alla prima cotta. Adesso però è pronto ad aiutarlo ed ascoltarlo, l'amicizia è anche questo, venirsi incontro nei momenti di difficoltà.
Contrariamente a quanto pensa Marco, Agostini non è il nuovo amico di Stefania (anche se tutto è successo a causa sua), ma uno psicologo poco attendibile che gestisce un centro di recupero per tossicodipendenti. Andrea ha in cura uno degli ospiti ma, nonostante abbia cercato di farlo uscire dalla dipendenza, non c'è riuscito, fallendo nel suo lavoro di terapeuta.
Il giorno della zuffa, il paziente si presenta nello studio in piena dipendenza, aggredendolo verbalmente. Per paura dell'irreparabile Andrea chiede un TSO. Arrivati i sanitari e i Carabinieri, il paziente perde del tutto le staffe e la situazione degenera finendo in rissa, così i Carabinieri sono costretti a bloccarlo e a portarlo con forza in clinica. Agostini, arrivato sul posto, accende una discussione accusando di brutalità i Carabinieri e di interferenza sul processo di guarigione del paziente da parte di Andrea. Sul principio Andrea cerca di restare calmo, ma la strafottenza di Agostini lo porta all'esasperazione costringendolo a prenderlo a pugni.
Se i fatti accaduti sono stati chiariti, quello che Marco non si spiega è cosa centri Stefania in tutta questa baraonda, dal momento che ha nulla a che fare Agostini e il paziente.
Chiederlo ad Andrea è l'unica soluzione e, per l'amico, è la parolina magica che gli apre la via per la liberazione.
Stefania era da tempo diventata un'ossessione, una sorta di ronzio che continuava risuonargli in testa giorno e notte e l'unico modo per liberarsene era provare, per una volta, ad essere lui quello cattivo. A farsi odiare.
<< La minestra riscaldata non è mai buona. >>
<< Lo dici tu. Prova a mangiare il giorno dopo pasta e
fagioli. >>
Dopo la confessione di Andrea, Marco non può fare a meno di provare un senso di commiserazione per l'amico e di pensare a Giulia con amarezza. Ma Andrea lo desta dalle sue elucubrazioni chiedendogli se il giorno prima in Commissariato avesse visto Patrizia.
No, Marco non l'aveva rivista e da tempo non gli importava più nulla di lei. Ormai anche quella storia che tanto lo aveva fatto soffrire è chiusa e sepolta. Probabilmente rivederla gli avrebbe pure fatto bene.
<< Talvolta la realtà si diverte a disegnare parabole impensabili. >>
Durante la permanenza in stato di fermo Andrea si è documentato, Patrizia ha fatto carriera, lavora ancora in quel Commissariato e non è sposata. Forse avrebbe potuto cercarla e frequentarla di nuovo, così avrebbe potuto dimenticare più in fretta Giulia. E poi c'è Lucia, la segretaria di Andrea che stravede per lui, anche se tutto sembra lasciar presagire il contrario.
Se solo lo volesse, Marco, potrebbe rimettersi in pista, invece di perdere tempo logorandosi per una donna che non lo ama avrebbe dovuto guardarsi intorno per scoprire che ci sono donne che stanno soffrendo per lui...
Le chiacchierate confidenziali di Marco e Andrea diventano sempre più intime e strette, dopo un periodo di lontananza, riprendono a vedersi ogni giorno, confidandosi e cercando di curare le proprie ferite grazie all'aiuto reciproco. Andrea spinge Marco a rivedere Patrizia, ormai è passato tanto tempo da quando lei lo ha lasciato e rivederla potrebbe fargli solo bene. Ora è più maturo, ha accettato la fine di quella che è stata la storia più importante della sua vita ed è pronto per andare avanti senza rancore e sofferenze.
Il primo incontro con Patrizia avviene in Commissariato; Andrea deve firmare dei documenti riguardanti l'aggressione e Marco lo accompagna proprio con la speranza, intrisa di agitazione, di rivedere Patrizia.
L'incontro avviene non appena i due varcano la soglia della struttura. Marco e Patrizia si studiano. Lei, dopo dieci anni, è sicuramente cambiata diventando più donna, lui è un po' sciupato. Ma l'interesse a rivedersi è reciproco e Patrizia lascia il suo numero ad un emozionato Marco.
Quasi non gli sembra vero! Continuando a rimuginare su cosa non avesse funzionato nel loro rapporto, Marco inizia a vivere sulle nuvole diventando distratto come un adolescente alla prima cotta. Tra piccoli incidenti domestici, gravi dimenticanze e brutte figure al lavoro, arriva la sera della cena programmata con Patrizia.
L'emozione è palpabile, nessun abbigliamento sembra essere quello giusto, il tempo sembra non passare mai e la casa inizia a diventare stretta, così Marco esce recandosi al ristorante dove lo avrebbe poi raggiunto Patrizia.
La cena prosegue piacevolmente, la donna gli racconta un il caso di un collega che uccide la moglie e i figli per poi togliersi la vita. Lei aveva indagato su quel caso, arrivando alla conclusione che alla base di tutto vi era l'amore.
Dopo la nascita del secondo figlio la coppia entrò in crisi. La moglie voleva separarsi, il marito no e da li nacque quel folle gesto.
<< Non sempre quello che appare risulta essere quello che
è. >>
Marco ascolta affascinato quella storia che tanto sta a cuore alla donna e dopo aver finito il racconto le chiede cosa non ha funzionato nella loro relazione, perché lei lo ha lasciato senza spiegargli il motivo, continuando a negarsi ogni qualvolta Marco cercasse una risposta.
Ora, dopo dieci anni, pensa di meritarla quella risposta. Patrizia questa volta non si nega e di botto racconta le sue scioccanti motivazioni.
Scioccanti come l'amore!
E l'amore, a volte, porta guai...
Nonostante il racconto di Perini sia iniziato in maniera tragica, nel pieno di una bufera sentimentale, andando avanti la lettura ha preso una piega esilarante scorrendo piacevolmente.
Non aspettatevi un racconto strappalacrime o un manuale di autocommiserazione fantastica e come metterla in pratica. Non lo è.
Lino Perini ha usato una sensibilità e un'ironia difficili da trovare in un uomo, a meno che non sia un uomo innamorato. E da un uomo innamorato non poteva che nascere una storia rosa/giallo dal finale tragicomico.
Questo libro mi ha dato uno spunto per riflettere sul mio passato, su storie finite con conseguenze infelici durate parecchio tempo, aiutandomi a capire che soffrire per chi non ci vuole nella sua vita non serve a nulla, se non a farci ammalare di cinismo e letargia.
Va bene essere tristi, starci male e porsi domande, dopotutto ci serve per capire e rimediare eventuali errori, ma dopo un po' bisogna reagire e affrontare la realtà che, quando meno ce lo aspettiamo, ci farà battere di nuovo il cuore, con tutte le conseguenze che solo chi sceglie di innamorarsi ancora conosce...
Consiglio questo piccolo romanzo soprattutto alle donne per far loro conoscere l'amore e la sofferenza dal punto di vista maschile. Non siamo solo noi a soffrire quando una storia si chiude. Spesso l'uomo si nasconde nel suo dolore dietro al suo essere uomo, proprio per non lasciar trapelare le sue fragilità.
Augurandovi una buona lettura vi ricordo che potrete acquistare il libro in versione cartacea al link che ho postato sopra o nei principali store on line.
Tania C.
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