FERMATE IL CAPITANO ULTIMO
Pino Corrias
Ed. Chiarelettere 2019
Collana Reverse
Pag. 233
Copertina flessibile
€ 16,90
CONOSCIAMO L'AUTORE
Pino Corrias è un giornalista, scrittore e sceneggiatore che vive e lavora a Roma.
Sono famosi i suoi reportage:
Vicini da morire, edito da Mondadori nel 2007;
Nostra incantevole Italia, edito nel 2018 da Chiarelettere.
Dal suo romanzo Dormiremo da vecchi edito nel 2015 da Chiarelettere nel 2015, ne è appena stato tratto un film dal titolo Dolceroma di Fabio Resinaro.
Nel 2011, per Feltrinelli, Corrias è autore di Vita agra di un anarchico e nel 2016, per Mondadori, Disordini sentimentali, una raccolta di racconti.
Per Baldini&Castoldi, insieme a Gramellini e Curzio Maltese, pubblica 1994. Colpo grosso, dedicato all'ascesa di Berlusconi.
Nel 2012, con Pezzini e Travaglio, pubblica per Chiarelettere L'illusionista, dedicato al declino di Bossi.
Firma molti programmi televisivi, tra i quali: Catturate Riina! per Raiuno 2018;
Mani pulite per Raidue 1997.
Dal 2000 lavora in Rai come editorialista. Per Raifiction ha prodotto La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana e L'Ispettore Coliandro dei Maneti Bros.
Inviato speciale per "La Stampa", ha collaborato con le principali testate e settimanali italiani.
TRAMA
A raccontare la sua storia è la voce in prima persona di Capitano Ultimo, il colonnello Sergio De Caprio, l'uomo che ha arrestato Totò Riina. Un racconto collettivo della sua squadra: Alchimista, Arciere, Omar, Petalo, Pirata, Vichingo e dei suoi cento invisibili investigatori che hanno indagato su mafia, camorra, 'ndrangheta, corruzione a Milano, a Napoli, Palermo, nei palazzi del potere, da Finmeccanica allo Ior, dalla banca vaticana alla Lega.
Capitano Ultimo ci racconta la sua storia di Carabiniere condannato a morte da Provenzano e Bagarella, costretto ancora oggi a vivere come clandestino. Negli anni al centro dei sospetti nati nel processo Trattativa Stato-mafia. Un processo che il Capitano Ultimo considera un clamoroso fraintendimento della verità, che finisce per addossare, agli occhi della pubblica opinione, la responsabilità delle stragi allo Stato anziché ai "macellai della mafia".
Un giallo politico. Il racconto di un assedio e di una rivalsa del potere che ha usato le inchieste del Cpl Concordi e Consip per incanalare contro di lui il fuoco della disinformazione. Tra i protagonisti si avvicendano: politici di destra e sinistra, Matteo Renzi, i vertici della Difesa, carabinieri e uomini del Csm. Una trappola ben congegnata che è riuscita a imprigionarlo in un incarico senza ruolo e senza scopo, privato della scorta e dei suoi uomini, nell'ufficio in fondo al corridoio della Forestale. Ma Capitano Ultimo è pronto a ripartire da qui.
IMPRESSIONI
Ormai mi conoscete e sapete che non fa in tempo ad uscire un libro sui Carabinieri o sull'Arma che già inizio a sfinire i librai per averne una copia. In questo caso la copia mi è stata gentilmente offerta da Tommaso Gobbi di Chiarelettere. Quanta felicità nel riceverlo! Non finirò mai di ringraziare tutti per la bella sorpresa.
Dal 3 settembre 2018 - per dispetto, ritorsione o non-curanza - gli hanno tolto la scorta. Lui ha risposto: <<Sono un soldato, obbedisco.>>
Ho seguito le vicende di Ultimo da sempre, sfatando il mito dell'immaginario collettivo di un Capitano Ultimo impersonato da Raoul Bova. Per quanto la fiction possa essere stata ben fatta, curata, fedelmente attenuta ai fatti di cronaca, il Capitano Ultimo va oltre la figura del sex symbol che buca lo schermo coi suoi occhioni azzurri. Capitano Ultimo è un carabiniere, e soprattutto un Uomo in carne e ossa che ha messo in un angolo pericoloso la sua vita per combattere la criminalità organizzata che attanaglia l'Italia.
Vichingo: <<Arrivati a Palermo non dovevamo farci individuare come gruppo e ognuno ha preso una strada differente. Ci tenevamo in contatto via radio. Dormivamo sparsi in alberghi da due lire, camere ammobiliate, qualcuno anche in convento e, in caso di emergenza, persino dentro al furgone con il sacco a pelo.Di notte giravamo per imparare le strade. Di giorno avevamo i nostri obiettivi di osservazione e pedinamento.>>
E lo ha fatto a sue spese, scegliendo la squadra di "rinnegati" per riportare la serenità nelle città cadute in mano alle mafie. Lo fa restando nell'ombra, nelle notti fredde e buie o nei giorni assolati, invisibile in mezzo agli invisibili ma con coraggio e senso del dovere. Di tasca sua, perché, come tutte le cose buone che funzionano, da fastidio, rompe i disegni di un gioco più grande di lui. E allora deve essere fermato.
Omar: <<I primi mesi a Palermo abbiamo lavorato nella clandestinità totale. Non ci fidavamo di nessuno, nemmeno di frequentare le caserme. Non perché sospettassimo collusioni tra i colleghi e la mafia, ma perché qualcuno avrebbe potuto parlare in giro di noi - di questo strano gruppo di carabinieri straccioni arrivati da Milano - , magari con la moglie, il fornaio, l'amico , e queste voci avrebbero finito per dare un indizio
Man mano che il Capitano indaga e insieme ai suoi uomini conduce a buon fine un'operazione, si attira l'odio della malavita sino a ricevere accuse e minacce.
La squadra viene inviata in Sicilia, per indagare e catturare il capomafia Totò Riina.
Ultimo non si ferma, c'era un uomo da catturare e doveva portare a termine la sua missione. L'operazione si presentava delicata e piena di insidie. La mimetizzazione in pieno giorno rischiava di essere un'arma a doppio taglio. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi di quei "loschi individui" che bivaccavano attorno al "palazzo del potere" e fare la spiata mandando ore di pedinamenti e appostamenti a "catafottersi", come direbbe il Maestro Camilleri.
Omar: <<Dalle cinque alle otto siamo rimasti li attorno, girando, verificando che non ci fosse nessuno a controllare, magari un'auto staffetta che faceva il giro. Contatti via radio e attesa. L'attesa è stata la cosa più allucinante. Stai in tensione per ore, magari non succede niente e in quel niente ti sei fumato venti sigarette.>>
Nonostante qualche intoppo il topolino finì dritto nella trappola tesa dal gatto. Il boss di "Cosa Nostra" Totò Riina, rinominato "Sbirulino", il 15 maggio 1993, poco dopo le 8,30 dopo una notte di appostamenti e pedinamenti, viene fermato e arrestato dal Capitano Ultimo e dai suoi uomini. L'operazione clamorosa ebbe un'alta risonanza mediatica. Tutti si congratulavano con tutti per la buona riuscita dell'operazione ma... come il vento arriva, fa presto anche a cambiare.
I momenti di ''gloria'' per Ultimo e i suoi ragazzi erano proiettati in un futuro prossimo di nuove indagini, ma all'orizzonte nubi minacciose cominciano a riversar loro addosso una pioggia di accuse mosse a discredito di tutto l'operato del Capitano, tra le quali quella di aver inscenato la cattura del boss, a causa della perquisizione della casa di Riina, avvenuta troppo tempo dopo l'operazione dell'arresto.
Nonostante il processo abbia dichiarato il capitano innocente, l'ombra nera dell'accusa continua a gravitargli attorno.
Capitano Ultimo era diventato scomodo e doveva essere messo a tacere il più presto possibile. Inizia così la nuova vita al margine, ai confini dell'Arma, indagando sulla criminalità legata alle cosche mafiose a Milano per finire nel fiorentino con le indagini finanziarie su Cosip, Concordia, Belsito, Lega per finire a Renzi e famiglia...
Leggendo la biografia di Capitano Ultimo potrete trovare tutti i particolari, i retroscena, più o meno scabrosi di tutte le indagini svolte, di ogni accusa mossa, ma nella prima parte potrete conoscere il Capitano quando ancora era un bambino, figlio di un maresciallo di Stazione. Sentirete lo scandire del tempo nei racconti della vita di caserma, fatta di cose semplici e genuine, sino a ritrovarlo giovane carabiniere, un po' scapestrato per arrivare alla fine, che poi è l'inizio di questa turbolenta storia:
<<Il colonnello lo trova là in fondo.>> Mi dice il giovane piantone, alla fine delle scale...
... <<In fondo dove?>>
<<Dopo l'ultima porta dell'ultimo ufficio.>> ...
... Allora lo dico io: <<Ultimo nell'ultima stanza. E dove se no?>>.
Ma non è la fine, perché Ultimo e una squadra in continua evoluzione ci sono ancora, pronti a creare un nuovo futuro per tanti uomini al margine. Con parole semplici, vicenda dopo vicenda, la penna di Corrias da vita al ritratto di un uomo che ha da sempre creduto fortemente in ciò che faceva, sino ad annullarsi, diventando Ultimo, dell'ultimo ufficio in fondo. Un uomo duro, incontentabile e spesso controcorrente, ma con un profondo senso di giustizia e voglia di aiutare il prossimo.
Se sia giusto o sbagliato il suo operato, se siano fondate o meno le accuse, non sta né all'autore né a me dirlo, l'unica maniera per capirne un po' di più è di immergervi tra queste pagine e trarne le conclusioni.
Buona lettura,
Tania C.
Omar: <<I primi mesi a Palermo abbiamo lavorato nella clandestinità totale. Non ci fidavamo di nessuno, nemmeno di frequentare le caserme. Non perché sospettassimo collusioni tra i colleghi e la mafia, ma perché qualcuno avrebbe potuto parlare in giro di noi - di questo strano gruppo di carabinieri straccioni arrivati da Milano - , magari con la moglie, il fornaio, l'amico , e queste voci avrebbero finito per dare un indizio
Man mano che il Capitano indaga e insieme ai suoi uomini conduce a buon fine un'operazione, si attira l'odio della malavita sino a ricevere accuse e minacce.
La squadra viene inviata in Sicilia, per indagare e catturare il capomafia Totò Riina.
Ultimo non si ferma, c'era un uomo da catturare e doveva portare a termine la sua missione. L'operazione si presentava delicata e piena di insidie. La mimetizzazione in pieno giorno rischiava di essere un'arma a doppio taglio. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi di quei "loschi individui" che bivaccavano attorno al "palazzo del potere" e fare la spiata mandando ore di pedinamenti e appostamenti a "catafottersi", come direbbe il Maestro Camilleri.
Omar: <<Dalle cinque alle otto siamo rimasti li attorno, girando, verificando che non ci fosse nessuno a controllare, magari un'auto staffetta che faceva il giro. Contatti via radio e attesa. L'attesa è stata la cosa più allucinante. Stai in tensione per ore, magari non succede niente e in quel niente ti sei fumato venti sigarette.>>
Nonostante qualche intoppo il topolino finì dritto nella trappola tesa dal gatto. Il boss di "Cosa Nostra" Totò Riina, rinominato "Sbirulino", il 15 maggio 1993, poco dopo le 8,30 dopo una notte di appostamenti e pedinamenti, viene fermato e arrestato dal Capitano Ultimo e dai suoi uomini. L'operazione clamorosa ebbe un'alta risonanza mediatica. Tutti si congratulavano con tutti per la buona riuscita dell'operazione ma... come il vento arriva, fa presto anche a cambiare.
I momenti di ''gloria'' per Ultimo e i suoi ragazzi erano proiettati in un futuro prossimo di nuove indagini, ma all'orizzonte nubi minacciose cominciano a riversar loro addosso una pioggia di accuse mosse a discredito di tutto l'operato del Capitano, tra le quali quella di aver inscenato la cattura del boss, a causa della perquisizione della casa di Riina, avvenuta troppo tempo dopo l'operazione dell'arresto.
Nonostante il processo abbia dichiarato il capitano innocente, l'ombra nera dell'accusa continua a gravitargli attorno.
Capitano Ultimo era diventato scomodo e doveva essere messo a tacere il più presto possibile. Inizia così la nuova vita al margine, ai confini dell'Arma, indagando sulla criminalità legata alle cosche mafiose a Milano per finire nel fiorentino con le indagini finanziarie su Cosip, Concordia, Belsito, Lega per finire a Renzi e famiglia...
Leggendo la biografia di Capitano Ultimo potrete trovare tutti i particolari, i retroscena, più o meno scabrosi di tutte le indagini svolte, di ogni accusa mossa, ma nella prima parte potrete conoscere il Capitano quando ancora era un bambino, figlio di un maresciallo di Stazione. Sentirete lo scandire del tempo nei racconti della vita di caserma, fatta di cose semplici e genuine, sino a ritrovarlo giovane carabiniere, un po' scapestrato per arrivare alla fine, che poi è l'inizio di questa turbolenta storia:
<<Il colonnello lo trova là in fondo.>> Mi dice il giovane piantone, alla fine delle scale...
... <<In fondo dove?>>
<<Dopo l'ultima porta dell'ultimo ufficio.>> ...
... Allora lo dico io: <<Ultimo nell'ultima stanza. E dove se no?>>.
Ma non è la fine, perché Ultimo e una squadra in continua evoluzione ci sono ancora, pronti a creare un nuovo futuro per tanti uomini al margine. Con parole semplici, vicenda dopo vicenda, la penna di Corrias da vita al ritratto di un uomo che ha da sempre creduto fortemente in ciò che faceva, sino ad annullarsi, diventando Ultimo, dell'ultimo ufficio in fondo. Un uomo duro, incontentabile e spesso controcorrente, ma con un profondo senso di giustizia e voglia di aiutare il prossimo.
Se sia giusto o sbagliato il suo operato, se siano fondate o meno le accuse, non sta né all'autore né a me dirlo, l'unica maniera per capirne un po' di più è di immergervi tra queste pagine e trarne le conclusioni.
Buona lettura,
Tania C.
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