LO STATO MI DEVE UN TIMPANO
Cristina Castellani
Ed. AltroMondo di qu.bi.Me 2019
Pag. 50
Collana Il Mondo di oggi
Copertina flessibile
€ 10
Cristina Castellani -foto dal web -
CONOSCIAMO L'AUTRICE
Cristina Castellani lavora otto ore al giorno, ma considera come primaria la sua professione di mamma a tempo pieno. Laureata in scienze naturali, si occupa di organizzare e divulgare eventi nell'ambito della ricerca scientifica. Ama la bellezza che Madre Natura regala e, impegni permettendo, si rilassa godendosi la sua terra, il Trentino.
TRAMA
I giovani Cristina e Luca sono in attesa del loro terzo figlio. Sembra andare tutto per il meglio quando, ad un controllo di routine del settimo mese, l'ecografia rivela un'emorragia cerebrale nel piccolo. Nonostante le condizioni disperate del piccolo, per la legge italiana è troppo tardi per interrompere la gravidanza. Un libro sull'aborto terapeutico. Il racconto commovente di due genitori costretti ad intraprendere il "viaggio dell'addio" all'estero. Il racconto di una storia vera, volto alla sensibilizzazione di un tema scottante che non trova spazio in Italia.
IMPRESSIONI
Questo breve racconto autobiografico mi è stato gentilmente offerto in versione ebook, a sorpresa, dalla cara Alice di AltroMondo edizioni.
Ho letto la trama, ho aspettato qualche giorno prima di leggerlo. Ci vogliono pochi minuti, ma il tema affrontato ha bisogno di una buona concentrazione e di riflessione.
L'autrice, Cristina Castellani, e il marito Luca, sono una giovane coppia nata per caso, quasi per gioco ma unita da un legame profondamente voluto. Il matrimonio è arrivato con naturalezza, così come le due figlie, nonostante l'iniziale reticenza di Cristina. Il terzo figlio, purtroppo, è mancato a pochi giorni dal concepimento. L'aborto spontaneo non ha segnato particolarmente i genitori, anzi ha risvegliato in Cristina il desiderio di una nuova maternità. Rimasta incinta quasi subito, sembrava andare tutto a meraviglia. Sette mesi, tra poco avrebbe conosciuto il piccolino che cullava in grembo e amava tantissimo. La famiglia era al settimo cielo: le bambine contente di avere un nuovo fratellino, Luca di avere un figlio maschio, Cristina di avere un altro figlio tanto desiderato. Ma come in ogni favola che si rispetti c'è sempre una strega cattiva pronta a rovinare la felicità dei protagonisti. Durante un controllo di prassi, al settimo mese, a Cristina crolla il mondo addosso. L'ecografia rivela un'emorragia cerebrale e un'anomalia al cuore del piccolo. È troppo tardi per interrompere la gravidanza e, nonostante il piccolo sia messo veramente male da non avere più molti giorni di vita fetale, bisogna attendere che il suo cuore si fermi e procedere ad un parto indotto. La notizia, vomitata in faccia alla madre senza un minimo di tatto, le gela il sangue nelle vene. Luca, accorso in fretta al capezzale di Cristina è sconvolto quanto la moglie. Dopo vari controlli si inizia a vociferare di aborto terapeutico. Ovviamente all'estero, in Belgio.
Quella sera hai voluto metterci alla prova, vedere se eravamo pronti, hai voluto prepararci per l'addio imminente.
La situazione tragica non da pace ai genitori. Il piccolo, che sino a pochi giorni prima sembrava essere vispo e attivo, comincia a dare i primi segnali di un problema devastante, alternando momenti di iperattività dovuta al disagio dell'emorragia, a momenti di tranquillità che lasciano presagire il peggio.
L'interruzione della gravidanza al settimo mese in Italia è illegale, bisogna prolungare il calvario del piccolo, aspettare che muoia, aspettare un aborto. Contrari ad aggiungere ulteriore sofferenza alla creatura, Cristina e Luca prendono contatti con la clinica belga che pratica l'aborto terapeutico. I requisiti ci sono tutti e sono gravi, il parere dei medici, molti dei quali italiani, è favorevole. Non resta che affrontare quei settecento km di volo che li separa da un'ulteriore sofferenza.
Migliaia di mamme sono passate sotto questo ecografo emozionandosi nel sentire il battito, e io invece sono qui sperando che il cuore del mio piccolo si sia fermato da solo.
Il volo scorre veloce, Cristina è in ansia, titubante, spera di arrivare in clinica e di scoprire che il cuore del piccolo si è addormentato di un sonno perenne. Ma così non è. Nonostante tutto il piccolo è ancora vivo. Cristina viene accolta in clinica da uno staff di medici e infermieri con un'umanità immensa. Persone dirette e sincere ma empatiche. Durante il viaggio in aereo, a causa di un brutto raffreddore, un timpano di Cristina si perfora con tutte le dolorose conseguenze invalidanti. Mancava solo quello a coronare il momento tragico che stava vivendo, ma grazie all'aiuto dei medici e infermieri della clinica, Cristina verrà accompagnata verso l'aborto terapeutico quanto più umanamente possibile.
Dice che l'Italia è scandalosa, che qui ha trovato la terra promessa. A casa non vuole rientrare, qui il modo di vedere le cose è diverso, giusto. Se hai bisogno ti aiutano, le leggi sono fatte per i cittadini.
Durante la degenza Luca fa amicizia con un pizzaiolo italiano trasferitosi da tempo in Belgio. Lui ne ha viste parecchie coppie arrivare da ogni parte del mondo, sulla strada del "viaggio dell'addio". Persone costrette ad aggravare il peso di una tragedia sobbarcandosi un viaggio a proprie spese alla ricerca di quella dignità negata in Italia o in altri stati.
Sorrido. " Magari un giorno non troppo lontano ti avrò tra le braccia, mio piccolo..."
L'intervento è andato a buon fine, l'assistenza dal ricovero al funerale è gestita in maniera impeccabile, sollevando, per quanto possibile, i genitori dall'ulteriore dolore della sepoltura. Dopo i primi giorni di sconforto e disorientamento, la vita per Cristina e Luca prosegue come sempre. La routine quotidiana li avvolge dando loro modo di elaborare velocemente il lutto. Il dolore c'è sempre, ma sotto una forma, la vita è un bene prezioso e Cristina e Luca sono pronti ad affrontarla e forse, un giorno, a crearne una nuova.
Un racconto forte, doloroso e commovente. Il coraggio di una giovane coppia che si ama e rispetta la vita da non permettere sofferenza inutile e devastante.
Cristina, lungo il suo viaggio dell'addio, si chiede spesso perché in un paese all'avanguardia come l'Italia, giovani laureati siano costretti ad espatriare per lavorare, a portare la loro conoscenza in altri stati, quando potrebbero fare qualcosa di buono e importante per la propria Nazione.
Ma soprattutto si chiede il perché una coppia che sta vivendo un momento di tragedia, sia costretta a compiere in solitudine un viaggio di settecento km per poter dare dignità ad una vita irrimediabilmente compromessa.
In questi giorni, finalmente, è stata approvata la legge del "suicidio assistito", la lotta di Luana Englaro e Dj Fabo non è stata tempo perso, non è più visto come un crimine (almeno per la maggior parte della popolazione). Una porta verso la dignità si sta aprendo, piano piano, ma l'Italia è ancora lontana anni luce dall'accettare, senza puntare il dito, il testamento biologico.
Questo breve ma profondo racconto mi ha chiarito tanti dubbi, dandomi ulteriori certezze, che lascio scoprire a voi. Servono veramente una manciata di minuti per leggerlo, riservando tutto il tempo a riflettere e capire.
Il messaggio di Cristina arriva forte e chiaro, con parole semplici e commoventi si mette a nudo, scoprendo le debolezze e la forza di due genitori che si amano, ma amano profondamente la vita, al punto di fagocitare un dolore immenso pur di non arrecarne ulteriore ad una piccola vita non ancora sbocciata.
Per chi crede potrà essere visto come un atto egoista e illegale. Il mio modo di credere va al di la della comune pratica religiosa, e mi ha permesso di comprendere l'atto di coraggio e d'amore di due genitori che amano il loro bambino e rispettano quella non vita che non arriverebbe a vederlo nemmeno come un involucro attaccato ad un macchinario, motivo ulteriore di inutile dolore e sofferenza.
Grazie Cristina, spero che il tuo messaggio arrivi ai cuori dei più ritrosi e lo apra lasciando entrare la luce e l'amore verso la vita.
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