MUSA E GETTA
Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)
Autori Vari
Ed. Ponte Alle Grazie
Anno di pubblicazione 2021
Formato Brossura
Pag. 384
€ 18,00
Formato digitale disponibile nei principali store online
CONOSCIAMO LE AUTRICI
A cura di Arianna Ninchi e Silvana Siravo, sedici tra le più apprezzate e amate scrittrici, raccontano sedici storie di donne che hanno passato la loro vita accanto a grandi uomini che hanno vissuto accanto a grandi donne.
Ritanna Armeni
Angela Bubba
Maria Grazia Calandrone
Elisa Casseri
Claudia Durastanti
Ilaria Gaspari
Lisa Ginzburg
Chiara Lalli
Cristina Marconi
Lorenza Pieri
Laura PUgno
Veronica Raimo
Tea Ranno
Igiaba Scego
Anna Siccardi
Chiara Tagliaferri
TRAMA
In questa straordinaria raccolta, sedici tra le più apprezzate e amate autrici italiane raccontano storie di altrettante <<muse>>.
Tutte donne bellissime e sfrontate o, al contrario, miti e riservate che, nell'attimo di una notte o per la vita intera, hanno intrecciato relazioni pericolose e complesse con uomini di successo.
Muse non sempre <<gettate>> ma soprattutto ma spesso ignorate - dando quindi vita al fastidioso luogo comune secondo cui <<dietro ogni grande uomo c'è una grande donna>> - che finalmente riscattano il loro posto al centro del palcoscenico letterario.
Dalle pioniere della psicanalisi a Kate Moss, star delle copertine patinate, Kiki regina di Montparnasse per una notte e Maria Callas la Divina immortale, Nadia Krupskaja che lavora per realizzare il socialismo, Rosalind Franklin che scopre la struttura del DNA, le ispiratrici di pittori, musicisti, filosofi e scrittori: un viaggio fra epoche e luoghi differenti, destini felici e infelici, Musa e getta approda al cospetto di leggende viventi, addirittura sbarcate su Instagram, come Amanda Lear.
Sedici scrittrici di prim'ordine raccontano altrettante donne meravigliose, proponendo ai lettori una nuova visione sul rapporto tra i sessi, l'identità femminile, la lotta per l'emancipazione.
IMPRESSIONI
Ringrazio Matteo di Ponte Alle Grazie Edizioni per l'omaggio dell'accattivante copia cartacea di MUSA E GETTA. La grafica della copertina ''buca'' l'occhio ben esprimendo filo conduttore della raccolta di racconti di vita vissuta.
Come già scritto sopra, il libro non è un romanzo, ma un'antologia di racconti narrati in prima persona dalle sedici donne protagoniste e riportati su carta dalla penna di sedici famose e amate autrici odierne.
Ogni racconto riporta uno spaccato di vita di donne che, anche se solo nel mordi e fuggi di una notte, hanno avuto un ruolo importante nella vita di personaggi famosi e di potere, ispirandone la loro arte, la scalata al potere e al successo.
Donne famose, ma anche donne vissute nell'ombra, usate per scopi personali, artistici o politici, ma mai dimenticate e divenute emblema della donna che ''nonostante tutto'' ha trovato la propria strada da protagonista.
Donne che si raccontano e che raccontano, donne raccontate, donne che hanno lasciato una grossa impronta nel mondo dello spettacolo, nella storia, in politica, in medicina...
Donne la cui bellezza spesso si dissociava dagli stereotipi collettivi per divenire arte, poesia al capezzale di uomini arrivati e ancora sulla cresta dell'onda.
Maria Callas,
bella e fragile, talmente tormentata dall'amore per Pasolini da annullarsi pur di arrivare a toccare quel cuore che non poteva amarla, se non di un folle e disperato amore platonico.
Un racconto passionale, forte e amaro come solo l'utopia di un grande amore può essere, scaturisce dalle parole di Maria, all'epoca impegnata come protagonista sul set cinematografico di un kolossal diretto da Pasolini.
La Callas si dona anima e corpo al lavoro, per compiacere quell'uomo proibito, con la speranza, un domani, di coronare il suo sogno in bianco, col benestare della ''suocera''.
<< Per un attimo aveva fantasticato, aveva creduto a un sentimento canonico, normale avrebbe detto qualcuno, che l'avrebbe condotta in una chiesa vestita di bianco. Aveva immaginato il percorso verso l'altare, e l'aveva fatto nella frazione di qualche secondo. >>
La realtà è ben diversa, così difficile da accettare, ma per amore si può scendere a compromessi che dureranno in eterno: Maria vivrà nell'incarnazione della Divina del cinema e del canto, immortalata nelle tristi spire di un amore che va oltre il suo significato più puro e Pasolini resterà per sempre quell'amico ''innamorato'' dell'aura voluttuosa e mediterranea della Diva che, con le sue ali, lo ha elevato nell'Olimpo degli dei immortali, regalando un sogno ai loro fans.
Amanda Lear,
l'androgina e camaleontica soubrette dei psichedelici anni '70, famosa anche per la sua relazione con Dalì, durata sedici anni, durante i quali furono legati soprattutto da una profonda affinità mentale.
Il pittore, talmente fu attratto dal corpo scheletrico e asessuato di Amanda la fece diventare sua personale musa, ritraendola spesso nelle sue opere. La donna lo seguiva ovunque, diventando l'attrattiva durante le conferenze stampa e le interviste. Dove c'era Amanda c'era spettacolo e interesse.
<< Uomo? Donna? Io sono ciò che mi si crede. >>
Dalì chiamava Amanda ''mi Angèl'', usando volutamente il maschile. Questo nomignolo contribuì a far crescere la fama ambigua di Amanda che approfittando della sua figura slanciata, la mascella volitiva e una voce profonda e gutturale, seppe sfruttare quell'occasione, giocando sull'ambiguità sessuale e diventando così un'icona immortale del jet set.
La sua carriera esplose grazie anche ai consigli di David Bowie, col quale aveva intrecciato una relazione. Fu proprio il Duca Bianco che la spinse ad entrare nel mondo della musica. Bowie seppe riconoscere il talento musicale della donna e convincerla a farne buon uso senza smettere di ''giocare'' sulla sua identità. Sarebbe stato il suo coronamento tra le stelle più influenti del mondo dello spettacolo.
Amanda racconta tutta la sua storia alla penna di Maria Grazia Calandrone. Un dialogo immaginario fatto di botta e risposta spesso taglienti con Salvador Dalì.
Quasi come una confessione, Amanda continua a giocare al gatto col topo, spiata dal buco della serratura, deliziando il lettore con la malizia del vedo-non vedo mettendo in risalto una spiccata autoironia e un'intelligenza acuta che l'hanno resa la femme fatale che è ancora oggi. Una donna grintosa, carismatica, capace di coinvolgere, stimolare e stravolgere l'intelletto maschile come solo lei sa fare.
Kiki de Montparnasse,
nata Alice Prin, fu una ragazza dalla bellezza magnetica e ammaliatrice.
<< Ho solo bisogno di una cipolla, un tozzo di pane e una
bottiglia di vino rosso, e troverò sempre qualcuno che me li offre. >>
Povera, ma con le idee ben chiare sulla propria femminilità che nel tempo diverrà la sua moneta di scambio nel jet set parigino degli anni '20.
Pittrice, cantante, ma soprattutto modella, simbolo della donna emancipata e indipendente, Kiki seppe sfruttare la sua avvenenza per attrarre e ispirare grandi artisti, da Hemingway, Modigliani a Man Ray, il fotografo e compagno dadaista che la ritrasse senza veli immortalandola in preziose opere d'arte, all'epoca considerate spudorate e irriverenti ma che la resero orgogliosa della propria femminilità.
Una vita borderline tra alcol, sesso e droga, vissuta con la consapevolezza di essere un modello di sfrontatezza, la consacrò sull'Olimpo come la prima donna simbolo di indipendenza degli anni ruggenti.
''La regina di Montparnasse'', come la definì Hemingway, lei che non era mai stata nemmeno una signora.
Nadia Krupskaja,
moglie di Vladimir Lenin, figlia di una nobile famiglia ormai decaduta, dedica la sua vita al socialismo e all'insegnamento, sua grande passione.
La storia vuole che il matrimonio con Lenin fu solo di interesse politico. In realtà, anche se la politica ne divenne solide fondamenta, Nadja fu perdutamente innamorata del marito, pur non esternando pubblicamente il sentimento che li univa.
Scelse di vivere ''nell'ombra'' di Lenin, soffrendo della particolare amicizia instauratasi da l'uomo e Inessa Armand, una giovane e bellissima donna votata alla causa del socialismo.
Lenin instaurò con Inessa un legame che andò ben oltre quello professionale. Un'amicizia intensa e intima che si trasformò in un amore, che Nadia fu costretta ad accettare per amore del marito.
A causa di quel legame la Krupskaja propose al marito il divorzio, che rifiutò rompendo con la Armand pur restandone profondamente legato.
Nadia restò al fianco di Lenin lottando per la causa collettiva finché l'uomo la scelse di nuovo come sua compagna di vita.
Nel 1922, dopo essere stato colpito da un ictus, Lenin venne sostenuto e curato da Nadia che gli insegnò di nuovo a leggere, scrivere e parlare finché, nel '24, dopo una lieve ripresa, morì.
<< È un prezzo duro da pagare ma non posso accettare che la mia vita venga cancellata. Non mi farò buttare via anche dalla Storia. >>
Da quel giorno iniziarono anni bui e difficili per Nadia, riconosciuta e stimata come compagna di Lenin dal popolo, si ritrovò ad essere ignorata e odiata da Stalin in quanto la sua sfrontatezza nell'esporgli in faccia in modo schietto le proprie idee politiche, venne da lui percepita come un affronto.
Tanto fu odiata in vita da Stalin, quanto fu rispettata nella morte. Fu Stalin stesso a porre l'urna con le sue ceneri nel tumulo del Cremlino, poco distante dal Mausoleo dove riposa la salma imbalsamata del suo amato Lenin.
Rosalind Franklin,
icona della chimica e della biologia molecolare che nel '62 scoprì la struttura del DNA.
Suo lo scatto che mostrava il segreto custodito nei geni. Sfortunatamente, l'Accademia svedese ignorò il suo importante contributo, attribuendo il Nobel per la medicina e la scoperta della struttura del DNA a Crick, Watson e Wilkins che stavano compiendo studi analoghi e approfittarono dell'occasione per appropriarsi indebitamente della sua scoperta.
Watson si impossessò, trafugandoli dallo sturdi di Rosalind degli scatti ai raggi x da lei eseguiti, usandoli per modellare la definitiva struttura a doppia elica del DNA.
All'inizio la Frankllin prese il fatto come un'opportunità per farsi conoscere, ma ben presto capì il raggiro ignobile compiuto dai tre scienziati che non ricordarono in nessun modo il suo prezioso contributo, neppure durante il discorso di ringraziamento per il Nobel appena ricevuto
Il suo contributo venne alla luce solo nel '68, quando Watson la nominò insieme alle sue scoperte nel libro che ''Doppia Elica'', ritraendo la Franklin in modo diffamatorio e eticamente scorretto.
Solo il movimento femminista e l'amica ricercatrice Anne Sayre, nel 1975, riscattarono la sua memoria e il suo grande operato in campo genetico.
<< Come ogni individuo puoi crearti il tuo futuro e il tuo destino, sei tu il solo artefice. >>
Nel 1958, a soli 38 anni, a causa della continua esposizione ai raggi x, la Franklin si ammalò di tumore e morì, dopo aver speso tutta la sua vita, fino all'ultimo giorno, dedicandosi alla scienza.
La vita che l'aveva ingiustamente ''defraudata'' del Nobel, le ha invece regalato un gran riconoscimento nel 2020: il rover utilizzato nella missione ExoMars, approdato sul pianeta rosso alla ricerca di vita marziana, porta con onore il suo nome.
Altre grandi muse si avvicendano nell'antologia
Sedici scrittrici che raccontano sedici tra le più o meno conosciute donne del panorama storico femminile mondiale.
Storie da conoscere, da scoprire e riscoprire, da approfondire o da rileggere sotto nuova luce.
Storie che presto diventeranno un progetto teatrale dal momento che Arianna Ninchi e Silvana Siravo sono anche due attrici.
Nel giorno che il calendario ci ricorda come giorno delle donne, ho scelto questa raccolta di storia per ridare vita al grido di liberazione di tutte le donne.
Lascio a voi scoprire le altre coinvolgenti storie, sicura che sarete catturati dall'anima di ognuna delle protagoniste.
Buona lettura,
Tania C.
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