domenica 5 maggio 2024

Intervista a FRANÇOIS MORLUPI, autore della saga de I CINQUE DI MONTEVERDE

 

Immagine di François Morlupi  su gentile concessione dell'autore


DUE CHIACCHIERE CON L'AUTORE


François Morlupi, classe 1983, italo-francese, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. 

Prima di questo ha scritto due romanzi, che per mesi sono stati sempre ai primi posti delle classifiche ebook, diventando un caso editoriale.

Dopo aver a lungo dominato la vetta delle classifiche ebook del 2021 con Come delfini tra i pescecani, esce col seguito Nel nero degli abissi (entrambi vincitori del Premio Scerbanenco assegnato dai lettori) e un anno dopo con Formule mortali (in corso di traduzione in Spagna), affermandosi come una delle voci più originali del panorama noir. Il gioco degli opposti, da poco uscito in libreria, è una rieditazione ampliata de "Il colbacco di Sofia", secondo in ordine di lettura.


Intervista a François Morlupi

 

Buona domenica amici della Valigia e ben ritrovati.

È con grandissimo onore e piacere per me presentarvi oggi uno dei miei autori preferiti: François Morlupi, autore della saga del commissariato più improbabile d'Italia, i Cinque di Monteverde.

La sua fama è ormai incontenibile e le presentazioni dei suoi romanzi fanno ovunque "sold out", richiamando i fan da tutta Italia. 

Lunghe code per entrare, librerie che si contendono le sue presentazioni, ma oggi François Morlupi, con la gentilezza e disponibilità che lo contraddistinguono,  ha subito accettato di rispondere esaurientemente a qualche mia domanda che ho il piacere di farvi leggere.

 

INTERVISTA

 

Buongiorno François, benvenuto nel salottino della Valigia del Tempo e grazie per averci concesso un po’ del tuo prezioso tempo. 


A cosa è dovuto l’enorme successo della saga de I Cinque di Monteverde, che ha portato l’Editore alla decisione di  farti aggiornare, con una nuova e potente sferzata, i tuoi primi due romanzi, "Formule mortali" e  "Il gioco degli opposti"?

Penso che il successo della saga sia dovuto al fatto che i Cinque di Monteverde sono degli esseri umani e dopo dei poliziotti. Hanno le loro sfumature, le loro qualità e i loro difetti che permettono ai lettori di immedesimarsi in loro. 

Non c'è un lettore incontrato che non mi abbia detto che soffre d'ansia e che si sente, a volte, come lui. 

Poi probabilmente il fatto di aver una scrittura influenzata da tanti autori francesi mi ha permesso di emergere dalla scrittura tipica italiana.

 

In una società sempre più sotto i riflettori e votata alla perfezione fisica, la scelta di un personaggio “ingombrante” come Ansaldi, avrebbe potuto trovare disapprovazione più da parte di alcuni lettori che da quella delle Forze di Pubblica Sicurezza. 

A cosa pensi sia invece dovuto tutto il clamoroso successo del problematico Biagio Maria?

 

Sì ma invece è stato il contrario. 

Ho incontrato tantissimi poliziotti che erano felici che qualcuno li descrivesse in questa maniera. 

Appunto esseri umani, professionisti del mestiere che però cercano la felicità attraverso la sfera privata e non soltanto con il lavoro. 

Il successo di Ansaldi è il messaggio che veicola, ovvero che tutti noi siamo fragili ma l'importante è rialzarsi dopo ogni caduta. 

Le nostre imperfezioni non sono delle zavorre, ma a volte sono delle caratteristiche che ci rendono unici, più umani e sensibili.

 

Quanto Morlupi c’è nel Cigno dorato (alias Roberto Di Chiara, agente scelto)?

Ho dato a di chiara tutto me stesso, sia nella passione per la Roma, che per la pizza, che soprattutto, per il cinema coreano sottotitolato. 

È un personaggio a me tanto affine che però possiede tante potenzialità ancora inespresse!

 

Avendo letto tutti i tuoi romanzi, ho notato che trapela la conoscenza scrupolosa e precisa dei luoghi di ambientazione. 

Le idee dello scenario nascono quando visiti un luogo o ti rechi sul posto non appena nascono?

 

Le idee mi vengono sempre da fatti di cronaca nera avvenuti realmente. 

Ahimè la realtà molto spesso supera la fantasia. 

Poi visto che decido spesso di ambientare i miei romanzi a Roma, ovviamente adatto la trama ad alcuni posti che desidero far conoscere ai romani e non. 

Per farlo mi reco sul luogo e soprattutto studio attraverso i libri la storia dei quartieri e le loro caratteristiche.

 

Ci sarà un seguito dopo Il gioco degli opposti o Nel nero degli abissi?

Ci sarà Ansaldi cinque che sarà il seguito di nel nero degli abissi. 

 

Piccolo spoiler, concedicelo, la coppia Di Chiara-Alerami (da me ribattezzata "Aleara") avrà un lieto futuro? 

Ritieniti libero di astenerti dal rispondere o di parlare solo in presenza di un avvocato e della Loy.

 

La coppia Di Chiara-Alerami non avrà alcun lieto fine.

Sai quante lettrici e quanti lettori mi chiedono che fine farà Alerami?

Assolutamente no. ;-)

 

E lo dice sorridendo...

Grazie François, a presto e facci sognare ancora. 


Per chi volesse leggere la recensione del suo ultimo romanzo "Il gioco degli opposti", che poi sarebbe il secondo, in ordine di lettura, lascio qui sotto il link



Buona lettura,
 
Tania C.


venerdì 3 maggio 2024

Recensione IL GIOCO DEGLI OPPOSTI di François Morlupi - Ed. Adriano SALANI Editore -

 





IL GIOCO DEGLI OPPOSTI

François Morlupi

Ed. Adriano Salani Editore

Collana Le Stanze

Genere Giallo, Mistery, Noir 

Formato Brossura fresata con alette

Pag. 544

€ 18

Formato Ebook disponibile in tutti gli store digitali 


CONOSCIAMO L'AUTORE

François Morlupi, classe 1983, italo-francese, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. 

Prima di questo ha scritto due romanzi, che per mesi sono stati sempre ai primi posti delle classifiche ebook, diventando un caso editoriale.

Dopo aver a lungo dominato la vetta delle classifiche ebook del 2021 con Come delfini tra i pescecani, esce col seguito Nel nero degli abissi (entrambi vincitori del Premio Scerbanenco assegnato dai lettori) e un anno dopo con Formule mortali (in corso di traduzione in Spagna), affermandosi come una delle voci più originali del panorama noir.


TRAMA


Sofia, Bulgaria. 

Durante una rigida domenica invernale, nel cuore di una bufera di neve che si sta abbattendo sulla città, un ragazzo si presenta al commissariato centrale chiedendo espressamente dell’ispettore Dimitrov. 

È consapevole che da quell'edificio non uscirà vivo, ma la missione da compiere è troppo importante: deve consegnare una chiavetta usb contenente il filmato di un efferato omicidio. L’ispettore, meno famoso dei suoi attacchi d’ira e della propensione a loschi traffici, non riesce a interrogare in tempo il ragazzo perché quest’ultimo, mordendo una capsula di cianuro nascosta in bocca, si toglie la vita. 

Prima di esalare l'ultimo respiro, riesce però a lasciare un secondo messaggio, un bigliettino con  un nome: 

Biagio Maria Ansaldi. 

Il commissario Ansaldi ha appena finito di accogliere il nuovo membro della sua squadra, Eliana Alerami, una giovane recluta smaniosa di dimostrare la propria abilità e il proprio valore. 

I Cinque sono reduci da un’indagine che ha radicato nei loro animi cicatrici profonde e stanno cercando di ritrovare una qualche forma di normalità quando arriva la brutale notizia dalla Bulgaria. 

Ciò che è appena accaduto a Sofia non è soltanto un delitto terrificante, ma è il primo di una catena che, se non spezzata in tempo, rischia di terrorizzare tutta Europa. 

Anche se in netto contrasto con le sue ansie e lo spettro di terribili malattie all'orizzonte, Ansaldi sa che il suo dovere è quello di  partire immediatamente e cercare in qualche modo di collaborare con Dimitrov, l’uomo più diverso da lui che il destino potesse mettergli lungo cammino. 

François Morlupi, non rinunciando alla sua famosa dose di frizzante ironia, costruisce la sua indagine più cruda e tortuosa, unendo e bilanciando sapientemente le atmosfere del noir italiano col pathos degli intrighi del poliziesco internazionale; una frenetica corsa contro il tempo e un viaggio nei territori più freddi dell’animo umano.


IMPRESSIONI


Buon pomeriggio amici della Valigia, ben ritrovati.

La recensione di oggi riguarda un noir che ho letto  già da un po', ma ogni cosa ha il suo tempo e può accadere che i pensieri e le idee abbiano bisogno di decantare un po' prima di scorrere con fluidità.

Ora che tutto sembra aver trovato il suo spazio tra le pieghe dei pensieri, vi voglio presentare con gran piacere il secondo capitolo della saga dei Cinque di Monteverde di François Morlupi: Il gioco degli opposti, già pubblicato in passato col titolo "Il colbacco di Sofia", ma rieditato e accuratamente ampliato dall'autore.

Ho atteso questo romanzo con ansia, in perfetta linea col protagonista Ansaldi. Il cuore a mille, sudore freddo, gola secca e  brividi in tutto il corpo, il conto alla rovescia fino al giorno X, quello dell'uscita in libreria. 

L'emozione suscitata dall'anteprima della suggestiva copertina, gioiellino artistico nato dalle mani dell'illustratore Davide Bonazzi; l'attesa palpitante mentre mi dirigevo, la mattina dell'uscita, in libreria per ritirare la mia copia, fresca di consegna ( ho dovuto attendere che il libraio aprisse il collo appena consegnato dal corriere ), sono stati  fattori all'altezza delle mie aspettative riguardo la lettura e tutto il contorno che fa di un libro "quel libro" che attendevo da tempo!

Come vi ho detto poco fa, questo sconvolgente noir è il secondo capitolo di una  saga iniziata con Formule mortali, la continuazione delle indagini di una storia, che si pensava ormai chiusa, talmente intrigante e ferina, che non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine, quasi a voler verificare personalmente le indagini dei quattro Agenti e del Commissario del Commissariato di Monteverde, il famoso quartiere della Roma bene di un tempo che fu.

Con Formule Mortali  avevamo lasciato la Squadra dei Cinque di Monteverde fortemente traumatizzata dalla risoluzione di un caso che aveva portato l'ipocondriaco Ansaldi addirittura in Corsica per collaborare con la Polizia locale a un caso di barbari omicidi, che portavano la firma della setta Alpha e Omega.

Nonostante la difficoltà delle indagini, che apparentemente sembravano non portare a nulla, nonostante la difficile collaborazione coi colleghi francesi ma, soprattutto, nonostante l'ardua impresa di aver dovuto  compiere un lungo ed estenuante volo che richiese doppia dose di lorazepam, il Commissario, affiancato  dall'algida Loy e dagli agenti francesi, riuscirà a venire a capo dei loschi intrecci del caso, pagando un prezzo molto caro per tutta la Squadra dei Cinque.


<< I quattro occhi si focalizzarono sullo stesso punto, dove appariva una foto a colori. Riconobbero subito quell'orrore. Di Chiara non riuscì a trattenere la rabbia.

"Bastardi! Bastardi!" urlò. >>


Quando la vita sembra riprendere la quotidianità, col fragore di un fulmine che squarcia il cielo in due, ecco che il fievole barlume di serenità riconquistato dai Cinque, si sgretola come un castello di sabbia a causa del prepotente ritorno di Alpha e Omega.

Come in un macabro déjavù, anche questa volta la "chiamata alle armi" arriva da lontano. Molto più lontano della Corsica.

Per Ansaldi, rispettoso e obbediente agli ordini dall'alto, ma con disapprovazione, sia chiaro, è giunta l'ora di tirar fuori dall'armadio il vecchio colbacco.

Gli sarà molto utile, visito il rigido clima dicembrino bulgaro.

C'è  un volo prenotato per lui e per Eugénie Loy, alla volta di Sofia. Devono fare presto, là tra i palazzi e la campagna bulgara c'è un ostaggio da trovare e liberare prima che finisca in tragedia.


<< Al centro della stanza la vergine di Norimberga era aperta e il cadavere contenuto al suo interno si reggeva grazie agli spuntoni affilati che lo avevano trafitto in ogni zona del corpo. Ne contò almeno una trentina. >>


Il modus operandi è quello di Alpha e Omega. 

Una vittima scelta in base a criteri apparentemente insignificanti, ma con una logica ben definita, barbaramente torturata e ben occultata, difficile da trovare e liberare, il tutto macabramente ripreso da una telecamera in diretta.

Solo che adesso è la polizia bulgara ad aver bisogno dell'aiuto di Ansaldi in persona! 

Il commissario Dimitrov, alquanto perplesso, è stato chiaro: Ansaldi dovrà recarsi a Sofia per aiutare la sua squadra a risolvere l'enigma di un suicida-omicida che ha richiesto espressamente l'intervento dell'ignaro e perplesso Biagio Maria.

Se devo essere sincera anche io mi sono sentita frastornata al pensiero che il mio povero Biagio dovesse recarsi a Sofia, in pieno inverno, in mezzo alla neve e a temperature polari e con un volo che avrebbe anche potuto trasformarsi in tragedia a causa delle bufere di neve. Decisamente troppo!

Certo, la fedele Loy al suo fianco, pronta a coprirgli le spalle e a dargli un briciolo di tranquillità è quasi una sicurezza per il commissario, ma l'ansia riesce sempre a prevalere, nonostante la doppia dose di vitamine, aspirina e lorazepam e i 5 strati di abbigliamento polare, rifiniti dal vecchio colbacco polveroso che, insieme all'odore di stantio, recava ancora lo stemma dell'ex Unione Sovietica.

Immaginarmi la scena e viverne i sentimenti, l'ansia, le paure, è stato veramente facile, vuoi perché Morlupi sa riportare perfettamente su carta gli stati d'animo e le improbabili situazioni in cui il povero Ansaldi riesce sempre a cacciarsi, vuoi perché, in un certo qual modo, ne ero reduce pure io.

Le risate di pancia, in piena notte, vedendo sfilare nella sala d'attesa dell'aeroporto una sorta di scaldabagno sudato, rosso e sbuffante più dell'Hogwarts Express, dotato di braccia, gambe, scarpe gialle e un topo morto, con le orecchie pelose penzolanti sulla sommità!

Con tanto di singhiozzo causato dallo sforzo per cercare di placare le risate, mi rivedevo, perfettamente personificata in Ansaldi, durante il mio ultimo viaggio nelle Repubbliche Baltiche, a febbraio. 

Non avevo il colbacco, ma mi aggiravo disperatamente per l'aeroporto col mio cappello di lana bianca, dotato di paraorecchie a trecce, in preda all'ansia di perdere il volo per non aver trovato in tempo il gate giusto, perché ai gate piace cambiare, sepolta sotto 3 strati di abbigliamento termico, la sciarpa con le renne e le scarpe fucsia!

È proprio questo quello che cerco in un libro: entrare dentro alla storia, fondermi coi personaggi e scoprire che sono reali, che vivono le nostre stesse emozioni, che provano sentimenti veri e tangibili per mezzo dei brividi che viviamo leggendo.

In questo François Morlupi è un maestro!

Ansaldi, saturo di un cocktail farmacologico micidiale, che avrebbe steso un elefante di Moira Orfei, riesce comunque ad affrontare il complicato e infinito volo Roma-Sofia, atterrando in mezzo al nulla, nel candore di una spessa coltre di neve.

Col gelo che attanaglia il volto, i due vengono accolti dal  reticente  commissario Dimitrov e dal suo braccio destro, il più affabile Balakov, che diventerà presto uno dei miei personaggi preferiti, grazie al suo carattere fermo ma sinceramente gentile e disponibile.


<< Tarchiato, con muscoli da body builder e la testa rasata, lanciò un'occhiataccia al poliziotto che aveva preso la decisione di disturbarlo. >>


Dimitrov è un personaggio volitivo, duro, spietato, narciso. Amante del culto del corpo, si gongola nello scolpire, ammirare e sfoggiare un fisico mastodontico, statuario, inossidabile. 

Come impedire alla mente di associarlo a un perfetto e sinuoso mix tra il nerboruto e squadrato Ivan Drago e l'affascinante Stanislav Ianevski?

Dimitrov ha combattuto senza mezze misure e senza regole durante il periodo di dominio sovietico, crescendo anche professionalmente sotto un regime militare spietato e ferreo.

È rude, scaltro, introverso e ama imporsi incutendo timore su chi ha la sfortuna di trovarsi sotto le sue grinfie. Non disdegna trasgredire per scopi gratificanti e personali. Non ha nulla da perdere e sa che avrà sempre l'ultima parola.

Ma...

Non ha ancora fatto i conti con l'arrivo dello scalcinato duo italiano!

Lo scontro con l'imperturbabilità della Loy è inevitabile. 

Quasi come in un gioco alla pari, una partita a chi ha saputo lottare meglio contro i propri demoni, anche stavolta, per un soffio, sarà Eugénie ad avere la meglio, grazie alle sue maniere spicce e dirette, celate dietro al mantello dell'impassibilità.

Non si può fare a meno di gongolare di ciò. 

Una donna che, solo con le parole, riesce a stendere un titano lasciando una scia di ammirazione dietro di sé, forte del suo temperamento capace di abbattere muri d'acciaio.

Tutto sotto l'occhio vigile di un febbricitante Ansaldi e del mansueto Balakov, che cerca in tutti i modi di smussare gli spigoli vivi del suo superiore Dimitrov, per la buona riuscita dell'indagine.


<< La presentò, nella maniera più indolore possibile.

"Sofia, ecco l'agente Alerami, la nostra nuova recluta" . 

Sofia effettuò una rapida radiografia visiva, da donna, su di lei. Si accorse di quanto fosse bella, nel fiore dell'età, radiosa. Il contrasto tra le due donne era terribile... >>.


Dopo un primo impatto non troppo ospitale, in un crescendo di tensione e terrore, cominciano le indagini per quella nuova squadra, coadiuvate anche dai ragazzi del commissariato di Monteverde, rimasti a casa, Leoncini al comando e alla supervisione dell'agente Eliana Alerami, ambizioso nuovo acquisto del commissariato.

Il tempo a disposizione è poco, bisogna liberare una vittima, in fin di vita, nel più breve tempo possibile, e l'infamità di Alpha e Omega non ha loro permesso di conoscere l'ubicazione del luogo di prigionia.

Le informazioni si rimpallano dalla Bulgaria all'Italia come in un'infervorata partita a ping pong. 

Ogni mezzo è concesso, pur di arrivare al risultato, perché anche questa volta la posta in gioco è alta. Alpha e Omega conosce fin troppo bene il punto debole di Ansaldi.

Vitamine, antipiretici e ansiolitici si alternano in moto perpetuo nello stomaco del commissario, sempre più malato, preoccupato e impotente di fronte, ancora una volta, alla spietata brutalità di un pazzo omicida. 


<< Mercoledì 3 dicembre, pochi secondi prima della fatidica ora, i quattro poliziotti aggiornarono sul pc la pagina col conto alla rovescia. >>


I bulgari, con l'aiuto di Eugénie e Biagio Maria, hanno cominciato a comprendere e a far luce sul complicato quadro investigativo, si adoperano con tutte le loro forze e i loro mezzi per contrastare la lucida follia di quell'omicida, scendendo a patti coi bizzarri colleghi italiani.

Bisogna ammettere che in quanto a bizzarria, Morlupi non si è risparmiato, riuscendo a dar vita a personaggi così adorabilmente bizzarri che non si può non considerarli parte della propria famiglia. 

Ognuno col proprio disagio d'ufficio, come in ogni famiglia che si rispetti!

Dimitrov, dopo un duro scontro verbale con  Loy, che lo porta a rivelare i suoi lati più oscuri, un po' per ego e un po' per giustizia, è pronto a dare la caccia ai sicari di Alpha e Omega.

L'adrenalina, man mano che le pagine scorrono, cresce ed entra in circolo lungo un sistema circolatorio a sé stante. 

Brividi di freddo, seguiti da folate di aria calda e umida, irradiano il corpo di chi legge, creando quel giusto mix di terrore, ansia e speranza che porta a sudare anche l'acqua del Bojanska.

I fiocchi di neve si posano gelidi sulla punta del naso del lettore, proprio come sul colbacco di Ansaldi, felice della scelta di averlo portato con sé, anche se di tre misure più grande. 

Non si sa mai cosa ti può capitare in Bulgaria, e quel cappello ha fatto molto più del suo dovere, riparandogli orecchie e il turbinio cupo di pensieri. 

Seguendo un dedalo di false piste, inversamente proporzionali al tempo a disposizione, la squadra italo-bulgara capirà fin troppo esplicitamente quanto la posta in gioco sia alta per Ansaldi, Dimitrov e per la squadra di Monteverde, impegnata a risolvere criptici enigmi grazie all'aiuto di una "vecchia" e preziosa, quanto squinternata conoscenza.

È una lotta, apparentemente, impari contro il tempo e contro un qualcosa di subdolamente enorme, ma l'unione e la caparbietà di tutti sarà il combustibile che spingerà Ansaldi oltre ogni limite che il suo fragile corpo e l'instabile psiche gli permetteranno.

Non può e non deve permettere lo spargimento di ulteriore sangue innocente. 

La ferita, anche se è passato un po' di tempo, si è dolorosamente riaperta e brucia più che in passato. 

Deve essere all'altezza di lottare fino in fondo e chiudere una volta per tutte quel cerchio malefico. 

Sa che può farcela, soprattutto ora che ha l'aiuto della polizia bulgara e poco importa se la sua scorta di elisir "salvavita" sta per finire. 


<< Ansaldi aveva ricevuto i complimenti e una medaglia, che aveva rifiutato, finendo una seconda volta sui giornali. Non si era presentato alla cerimonia di consegna, destando un certo scalpore. >>


Avrebbe lottato con ogni mezzo fino alla fine e, comunque fossero andate le cose per la propria incolumità, sarebbe rientrato in Patria con onore. E non avrebbe accettato nemmeno i riconoscimenti dovuti. 

Su questo era fermo e intransigente!

D'altro lato, Alpha e Omega non è disposto a scendere a patti nemmeno col Diavolo, nulla può intromettersi tra lui e il suo sogno di gloria.

I macabri avvisi lanciati in diretta all'incredula squadra dei Cinque e ai bulgari è chiara e diretta: non ammette sconti a nessuno, vincerà la partita e sarà la sua consacrazione all'Onnipotenza.

Sale l'adrenalina, sale la tensione mista a paura, la delusione, ma le pagine continuano a scorrere una dopo l'altra, fluide e ben impostate, ricche di particolari ben descritti quasi a placare l'arsura della bocca dovuta ai continui sviluppi delle scene al cardiopalma.

Pare quasi di sentire i respiri mozzati dalla tensione e lo scricchiolio dei passi sulla neve ghiacciata, il rinculo delle pistole che  fischia lacerando le orecchie, mentre un rivolo di sudore freddo scende lungo la schiena scatenando una sorta di paralisi del sonno. Non riesci non solo a gridare, ma nemmeno a parlare, tale è la tensione. 

Ogni parola rimane bloccata sul palato, impotente.

La mente viaggia, va oltre le pagine, oltre la trama, per planare su un finale crudo e in perfetta linea con la storia narrata.


<< ... si può uscire da un buco nero. >>


Chi conosce Morlupi e i Cinque di Monteverde sa che nei romanzi nulla è lasciato al caso, ma viene raccontato dopo una scrupolosa documentazione, spesso vissuta in prima persona, per ogni argomento, dal carattere di ogni personaggio, ai luoghi di ambientazione. 

Questo è uno dei fattori che, a mio parere di lettrice, aiuta a decretare il successo del romanzo,

Ritrovarsi in un luogo che conosciamo bene, descritto come ci trovassimo realmente li, percependone suoni, colori, profumi e sapori, è indice di estrema cura dei particolari da parte dell'autore, della sua voglia di renderci partecipi delle emozioni vissute in quel luogo e con le persone che hanno incrociato il suo cammino.

Con questo romanzo, magistralmente rieditato, Morlupi ha fatto un altro centro, il più importante, consacrandosi di diritto tra i migliori giallisti mondiali moderni e al primo posto della classifica italiana.

Ora non dobbiamo far altro che attendere pazientemente il nuovo ed entusiasmante capitolo dello strampalato commissariato di Monteverde. 

Nel caso di ansia da dipendenza dei Cinque, Ansaldi saprà consigliarvi esaurientemente un efficace rimedio.

Inutile dire che noi lettori continuiamo anche a sperare in una trasposizione cinematografica o televisiva. Ho già ben chiari gli attori protagonisti. 

Chissà...

Non mi resta che consigliarvi, se ancora non lo aveste fatto, di correre in libreria o "spolliciare" su un qualsiasi store digitale, per acquistare la vostra copia e imbarcarvi in questa nuova avventura. 

Che sia Roma o Sofia, l'emozione, insieme alla dipendenza dai Cinque di Monteverde, è assicurata!

L'unica raccomandazione che mi sento di farvi è che, se state per leggere per la prima volta la saga dei Cinque di Monteverde, sarebbe meglio cominciare da Formule Mortali per evitare di avere troppi spoiler significativi nel caso doveste ancora leggerlo.

Sicura che i Cinque di Monteverde e la straordinaria simpatia di François Morlupi sapranno tenervi un'ottima compagnia, non mi resta che augurarvi buona lettura.

Ça va sans dire!

Tania C.




 








sabato 30 marzo 2024

Recensione UN ANIMALE SELVAGGIO di Joel Dicker - Ed La Nave di Teseo -

 





UN ANIMALE SELVAGGIO
Autore: Joel Dicker
Editore: La Nave di Teseo
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra
Pubblicazione: 25 marzo 2024
Formato: Brossura con alette
Pag.: 448
€ 22
Formato ebook presente in tutti gli store digitali

CONOSCIAMO L'AUTORE

Joel Dicker, professione scrittore, nasce a Ginevra, in Svizzera nel 1985.
La consacrazione al pubblico avviene col suo secondo romanzo, La verità sul caso Harry Quebert, scritto dopo Les derniers jours de nos pères, che ha ricevuto il Prix des écrivains genevois, nel 2010.
Il Caso Harry Quebert, tradotto in oltre 25 paesi, ha ricevuto il Grand Prix du roman de l'Academie Française nel 2012 e, sempre nel 2012 il Prix Goncourt des lycéens.
Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.
Scalano la vetta della top ten internazionale La scomparsa di Stephanie Mailer (2019 La Nave di Teseo), L'enigma della camera 622 (2022 La Nave di Teseo) e Il caso Alaska Sanders (2022 La Nave di Teseo).
Nel 2024 esce Un animale selvaggio.

TRAMA

2 luglio 2022, due ladri rapinano una importante gioielleria di Ginevra. 
Non sarà un colpo come tutti gli altri. 
Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun è in procinto di festeggiare il suo quarantesimo compleanno. 
La vita le sorride, vive con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa circondata da un bosco. 
Sono entrambi ricchi, belli, felici. 
Ma il loro mondo idilliaco all'improvviso s'incrina. 
I segreti che custodiscono  da troppo tempo cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato e dalla reputazione impeccabile, è ossessivamente attratto da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. 
La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell'intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. 
I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne. Nemmeno il lettore.

IMPRESSIONI

Amici della Valigia ben ritrovati. 
La recensione di oggi è per augurarvi una serena Pasqua e darvi un consiglio di lettura per questo fine settimana.
Bando alle ciance e veniamo subito al dunque, all'evento che molti lettori, compresa la sottoscritta, hanno aspettato a sufficienza! per 12 anni! Ad Azkaban!
Ehmm... scusate, quella è un'altra storia.
Dicevo, dopo due lunghissimi anni, il 25 marzo, finalmente, è uscito in libreria il romanzo più atteso di sempre: Un animale selvaggio di Dicker.
L'attesa è stata snervante. 
Dopo vari depistaggi su titolo, copertine, date di pubblicazione, il 25 ero davanti alla libreria ancora chiusa ma con le idee ben chiare di trama e copertina, in attesa che la libraia aprisse la porta e mi facesse annusare la mia copia, prenotata da tempo.
È stato faticosissimo arrivare a casa e non buttarmi subito tra le pagine di quel romanzo che ho bramato per mesi, ma che dico, anni!
Infatti non ho resistito e, in una notte, sono arrivata alla fine delle 448 pagine, letteralmente volate sotto ai miei occhi.
Che Dicker è il genio del male ve l'ho già detto?
Ebbene, questa volta non ci racconta la solita storia dello sventurato pescatore o runner che rinviene accidentalmente il cadavere di un'adolescente troppo libertina fuggita da casa.
No! 

<< Poi la porta si aprì, e Greg e Karine rimasero folgorati davanti alla coppia venuta ad accoglierli: Sophie e Arpad. >>


Questa volta il format thriller-poliziesco assume anche delle sfumature hard-rosa, narrando i "grossi guai in Paradiso" di una famiglia impeccabile della Ginevra bene e dei loro vicini, più borghesi ma con tanta voglia di riscatto sociale ed economico.
La famiglia Braun incarna la famiglia del Mulino Bianco, inserita in una società fatta di apparenze e ostentazioni: vive in una lussuosa villa di vetro circondata da una folta foresta, è formata dalla bionda Sophie, bella e selvaggia, madre premurosa e moglie innamorata del marito, sempre elegantemente impeccabile col suo fisico statuario e talmente perfetta da far girare la testa a chiunque le si avvicini; Arpad, il borioso marito, imbalsamato e ultimamente un po' apatico ma sempre affascinante. 
Impiegato bancario che guida una Porche e sfoggia il rolex d'oro sul polsino di abiti dal taglio sartoriale sempre fresco e, infine, da due splendidi figli, compagni di giochi dei figli di Greg, vicino di casa e agente  appartenente alla squadra d'assalto del corpo della  polizia ginevrina. 
La famiglia di Greg vive oltre la foresta, a pochi centinaia di metri dalla villa di vetro, in una piccola villetta modesta, definita Obbrobrio dall'insoddisfatta moglie Karine. 
La coppia ha un cane, Sandy e due figli. 
Greg, insieme ad Arpad, fa volontariato nel bar della società  sportiva dei loro figli, stringendo presto amicizia, ma diventandone ben presto geloso.
A parte Karine, nessuno conosce la vera carica che Greg ricopre nel corpo di polizia. 
Il suo mephisto nero lo protegge dalla realtà e da eventuali ritorsioni. 
È  forte e carismatico ma un po' troppo sicuro di sé. 
Sarà proprio il la bomba chimica di testosterone e ormoni che lo metterà  spesso in situazioni poco chiare e pericolose.
Dalla sua, ha il pregio di essere un gran parac..o, anche se un  distratto!

<< Non poteva dirlo al marito, ma in fondo voleva una vita come quella di Arpad e Sophie. >>


Il personaggio di Karine è quello che ho amato di meno. 
Più fastidiosa di una mosca, è frivola, perennemente insoddisfatta e con la smania di voler vivere e apparire come la donna che non potrà mai essere, finendo per fare la vittima di una situazione alla quale non ha mai lesinato a dare il suo ingrato contributo.
Lavora come come "leggiadra e gioiosa commessa"  in un negozio di abbigliamento, sognando una carriera manageriale che non avrà mai.
Da sempre gelosa del marito e di chiunque gli stia intorno, è  in perenne lotta col suo lavoro, quello che ha permesso alla sua famiglia di poter vivere dignitosamente, anche se  più modestamente rispetto ai Braun.
Non passa giorno che la donna non cerchi di emulare l'amata/odiata vicina di casa Sophie, facendo di tutto per diventarle amica ma logorandosi il fegato e la mente dall'invidia. 
Continua a punzecchiare e rinfacciare Greg per la scelta poco felice dell'acquisto dell'Obbrobrio. 
A lei non era mai piaciuto quel quartiere così squallido e popolare, lei era portata per una vita fatta di lusso e mondanità, proprio come i loro vicini.
Greg, dal canto suo, pur amandola, ha smesso da un po' di provare interesse per la moglie, sempre ostile e refrattaria a ogni suo  approccio e sempre più delusa e pretenziosa, dopo aver partecipato alla festa per i quarant'anni di Arpad. 
Dopo averla conosciuta, per Greg è facile invaghirsi della bella e viziata quanto irrequieta Sophie, tanto dal farla diventare una morbosa ossessione e mettere a rischio il proprio lavoro e la vita coniugale.
Sophie diventa il suo chiodo fisso: comincia a spiarla in orari improbabili, dal folto della foresta e ogni scusa è buona per uscire di casa a spiarla. 

<< Greg si fermò in mezzo agli alberi, legò Sandy a un tronco e andò a sistemarsi tra i cespugli per osservare la Casa di Vetro. Era ancora tutto spento. >>

L'ossessione per quella donna così desiderabile lo porterà a sporcarsi le mani, a spiarla  nell'intimità e a spiare anche Arpad, scoprendo che la famiglia idilliaca dalla quale anche sua moglie è tormentata, non è poi così limpida e invidiabile.
La smania  gli farà scoprire che i Braun non sono la famiglia felice e benestante che vogliono far credere. 
Dietro ai cristalli della loro lussuosa Casa di Vetro, si nascondono inquietanti segreti che dovrà, a tutti i costi, approfondire, soprattutto ora dalla sera in cui ha scoperto casualmente che l'insopportabile e borioso Arpad sta progettando una rapina.
Un po' per placare le pretese e la gelosia morbosa di Karine e un po' per far finalmente fuori Arpad e avere campo libero con Sophia. 
Ora che ha anche scoperto che la donna è perseguitata da uno strano personaggio sbucato dal passato poco pulito di Arpad, non ci sarà più bisogno di ricorrere a sotterfugi per assentarsi da casa...
In un crescendo di misteriosi e pericolosi intrecci che saranno la causa di molti passi falsi di Greg, Dicker srotola una trama solida e machiavellica, degna del più abile mentalista. 
Il lettore si ritroverà incollato alle pagine, avido di conoscere i sordidi sviluppi della storia.

<< SEDICI ANNI PRIMA. LUGLIO 2006. DRAGUIGNAN, FRANCIA.
Draguignan, a cinquanta chilometri da Saint-Tropez. Il furgone cellulare si fermò tra le mura di cinta della prigione. Era arrivato un gurpo di nuovi detenuti. >>

La struttura del romanzo è quella tipica di Dicker: flashback, salti spazio temporali, punti di vista dei personaggi legati da un impercettibile fil rouge che guiderà attraverso segreti scottanti, nodi da sciogliere, curve pericolose e lunghe strade da percorrere con ogni mezzo lungo l'Europa, alla conclusione del romanzo, completamente spiazzati e allibiti dall'abilità di mescolare le carte in tavola senza che il lettore se ne renda conto, se non a fatti compiuti.
Ho amato ogni pagina di questo romanzo, ogni singolo personaggio. Chi più, chi meno, ha saputo tener viva la mia curiosità e la mia attenzione tutta la notte, fermandomi solo per soste tecniche.  
Arrivata ai ringraziamenti finali mi sono sentita appagata ma già nostalgica delle atmosfere lattiginose della foresta ginevrina, ma soprattutto di quelle azzurre e salmastre di Saint-Tropez. Si, perché Dicker, oltre che intrigare noi lettori con le sue trame perverse, ci fa anche viaggiare lungo paesaggi da sogno. 
Di ogni luogo incontrato durante la lettura, se ne possono percepire i rumori, i suoni, le brezze profumate e i sapori. Una girandola di emozioni che porta al desiderio di mettersi in viaggio. 
La mia sorpresa più grande, leggendo questo romanzo, è stata quella di ripercorrere le tappe di uno dei miei viaggi più belli, sentendomi quasi protagonista della storia e facendomene innamorare ancora di più, tachicardia e adrenalina fuori controllo comprese!
A questo punto qualcuno di voi potrebbe chiedersi cosa significhi il titolo del romanzo, visto e considerato che, a parte Sandy, il cucciolone di Greg, non ho parlato di animali selvatici e feroci.
Domanda lecita, avete ragione. 
Ma che thriller sarebbe se vi rivelassi proprio tutto?
Sperando di avervi incuriositi a sufficienza, non mi resta di invitarvi alla lettura e augurarvi una buona Santa Pasqua.
Buona lettura,
Tania C.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

mercoledì 27 marzo 2024

Recensione "CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO Il romanzo dell'esodo istriano" di Graziella Fiorentin - Ed. CORBACCIO -

 




CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO

Il romanzo dell'esodo istriano


Autore Graziella Fiorentin

Ed. Corbaccio

Genere Romanzo storico

Collana Narratori Corbaccio

Formato Brossura

Pag 304

€ 18,90

Formato Ebook presente in tutti gli store digitali


CONOSCIAMO L'AUTRICE


Graziella Fiorentin è nata a Canfanaro d'Istria.

Nel 1943, a causa della persecuzione verso gli istriani, ha dovuto lasciare il suo paese natio per trovare rifugio come profuga prima a Chioggia, poi nelle campagne dei dintorni e, infine, a Padova, dove ancora risiede.

Grazie a questo libro, nel 2001 vince il Pemio del Presidente del concorso <<Firenze Europa>>; nel 2002 vince il Premio Nazionale <<Santa Margherita Ligure Delphino>>; nel 2002 le viene segnalata la finale a Premio Internazionale <<Città di Milano>>; nel 2007 riceve un premio al <<Trofeo Penna d'Autore>>; nel 2011, a Verona, vince il Premio <<Gen. Tanzella>>.

A questo romanzo è stato liberamente ispirato il Movie Rai, recentemente in onda su Rai 1 " La rosa dell'Istria".


TRAMA


8 settembre 1943, con un annuncio ufficiale alla radio, il Maresciallo Badoglio, dichiara la resa dell'Italia agli americani e agli inglesi, creando scompiglio, lasciando allo sbando l'Esercito  e il popolo istriano privo di ogni difesa.

Il Generale Tito, appoggiato dai suoi partigiani, procedeva la sua avanzata cercando di annettere l'Istria alla Jugoslavia, mentre le milizie della Repubblica Sociale stavano appoggiando la riorganizzazione dei tedeschi.

Già dal '43, ma in particolar modo con la fine della Guerra e il 1945, una barbara "pulizia etnica" costringe trecentomila italiani, dei quali settantamila bambini, a fuggire dall'Istria per cercare aiuto in altre regioni, spesso accolti in maniera ostile dagli abitanti.

La figlia del medico condotto, Maddalena e alter ego dell'autrice, ha soltanto 8 anni quando viene strappata con la forza alla sua terra, a quel suo piccolo mondo fatto di mare, sogni, colori e profumi.

Il tempo passa e la bambina racchiude ricordi della sua terra nel suo cuore. Vent'anni dopo, ormai adulta e madre, decide di fare ritorno in quel lembo di terra nel quale è nata, la culla della sua storia, per poter raccontare la storia di tutti quei bambini che, come lei, furono costretti a lasciare troppo presto le loro radici e la loro infanzia.


IMPRESSIONI


Amici della Valigia buongiorno.

Il libro di oggi mi è stato gentilmente offerto, in versione digitale, da Valentina di Corbaccio Editore che ringrazio di cuore per aver accontentato la mia richiesta.

Il suo titolo è "Chi ha paura dell'uomo nero" e racconta, in versione romanzata, la vera storia dell'autrice, istriana, e di tanti altri bambini, costretti all'esodo nel 1943.

Prima di parlarvi della storia di Maddalena-Graziella, credo ci sia bisogno di fare una premessa storica, giusto per comprendere meglio i fatti.

Si dice che a Roma abbiano fatto più danni i Barberini che i Barbari, io non sono d'accordo anzi,  sono più che sicura che, non solo a Roma ma in tutto il mondo, abbia fatto più danni la Seconda Guerra Mondiale coi suoi pazzi persecutori.

Nel '43 l'Italia era in uno stato di sbando totale. Al fallimento del regime fascista di Mussolini conseguì una catena di sfaceli devastanti: il crollo del partito fascista, lo scioglimento delle Forze Armate e la capitolazione dell'8 settembre. 

La disfatta dell'Esercito  finì per coinvolgere  gli stati di confine, maggiormente la Croazia con Zagabria e Lubiana, all'epoca provincia autonoma, con gravi ripercussioni anche in tutti i Balcani, dove Tito, forte della politica comunista, approfittando del caos venutosi a creare, prese il sopravvento. 

Fu l'8 settembre del '43 che i partigiani di Tito diedero il via a un'ondata di cruenta vendetta contro i fascisti che in quegli anni avevano dominato in maniera poco ortodossa Istria e Dalmazia, costringendo il popolo all'integrazione italiana forzata e a continue soppressioni.

La conseguenza terribile fu che l'8 marzo 1943, all'incirca mille persone, tra cui tutti i fascisti e tutti gli italiani non comunisti, furono prima perseguitati, poi torturati e infine trucidati e buttati nelle foibe come fossero immondizia.

I macabri "fatti delle foibe" diedero il via a un lungo e sanguinoso massacro e a una straziante fuga dalle proprie origini.

Le "foibe" delle doline carsiche sono delle cavità, delle fratture  anche dette inghiottitoi, presenti in grandi quantità anche nelle valli carsiche friulane, in particolar modo nella regione Giulia. La stima attuale degli inghiottitoi istriani è di circa 1700. 

All'interno di queste cavità, la milizia jugoslava, dopo atroci torture, gettò una parte dei corpi degli istriani, alcuni ancora in vita, anche se la maggior parte morì durante il trasferimento nei campi di concentramento, nei campi stessi, nelle prigioni o nelle miniere di bauxite.

La seconda ondata di eccidi, quella più cruenta e col maggior numero di vittime, arrivò a maggio del 1945. 

L'obiettivo fu quello di eliminare chiunque provasse a contrastare l'egemonia comunista di Tito, fosse anche solo idealmente, mettendoli a tacere per sempre nelle foibe.

Tragica conseguenza del macabro, enorme eccidio, fu l'esodo al quale gli italiani in Istria furono costretti repentinamente, trascinando con sé anche i dalmati, fiumani e tutti gli italiani residenti nei territori che l'Italia, col trattato di Parigi, cedette alla Jugoslavia. 

Solo il 10 febbraio 1947, col trattato di pace di Parigi, finalmente, finì la straziante ondata persecutoria delle Foibe, stabilendo che i confini tra Italia e Jugoslavia avrebbero seguito i parametri dettati dalla Francia.

Dal 2005, il 10 febbraio è stato istituito il "Giorno del Ricordo" per commemorare gli eccidi delle Foibe e il grande esodo degli italiani istriani e dalmati.

Questo, a grandi linee, è l'orrore al quale l'autrice ha dovuto assistere durante la sua infanzia.

Tramandare i ricordi più intimi, le paure, ma anche le piccole gioie fatte di colori, profumi e sapori, è un modo per non dimenticare quel periodo buio della storia italiana e mondiale, ma è anche un modo per cercare di non ripetere gli stessi errori. 

Purtroppo sembra che l'essere umano sia restio a trarre insegnamento dai propri errori, ma le nuove generazioni hanno diritto e soprattutto bisogno di conoscere la storia.


<< "Forse hai ragione. Sono passati tanti anni... Forse questa è gente estranea, che nulla sa di quello che avvenne qui. E poi nulla dura in eterno, nemmeno l'odio, spero! Ma aspetta a suonare, saliamo per il viottolo. Vorrei vedere la casa da vicino." Risalimmo il viottolo che, da bimba, percorrevo, saltando e cantando, tante volte al giorno. >>


Il romanzo inizia con la voce narrante di Maddalena, la protagonista ormai adulta, moglie e madre, che insieme alla sua famiglia, dopo venti lunghissimi anni dall'esodo al quale fu costretta, torna nella sua terra natia per far conoscere la storia del suo villaggio ai figli e mostrar loro la sua casa in cima alla collina.

Le emozioni, ancora fortemente contrastanti, provate dalla donna mentre ripercorre i luoghi della sua infanzia, sono un caleidoscopio di componenti che, tramite flashback temporali, la inducono a rivivere momenti atroci e particolari dell'infanzia vissuta nelle doline istriane prima, e nella laguna veneta poi, nel cuore pulsante della guerra.


<< "Arriva il dottore! Chi ha paura dell'Uomo nero?" Rispondevamo: "Nessuno". >>


Figlia del medico del villaggio, Maddalena cresce circondata dall'affetto di una famiglia benestante, dai saldi principi e libera di correre nei prati e nei boschi dietro la sua casa che sovrasta il mare delle coste istriane. 

Ha due fratelli, Nicolò, il maggiore che, seguendo le orme paterne, studia medicina a Padova e Saulo, fratellino minore, al quale vuole un bene immenso.

A Maddalena piace rotolarsi nell'erba fresca e verde, raccogliere frutti succosi dagli alberi del suo giardino e giocare a piedi nudi col piccolo Saulo e con gli amici del villaggio, senza pensieri e senza nubi cupe in quel cielo così blu che sembra tuffarsi nel mare laggiù, oltre la collina e la ferrovia.

Il mantra preferito dei ragazzini è quello di ripetere una cantilena per sconfiggere con coraggio la paura dell'Uomo nero, simbolo della paura stessa, che li vedeva rincorrersi felici e ansiosi di dimostrare il proprio valore e coraggio. 


<< Quando entro nelle case di certi slavi non sono accolto cordialmente  come in passato. Sta bollendo qualcosa in pentola... Ma se ce l'hanno coi tedeschi invasori, perché mai dovrebbero prendersela con gli italiani? Noi qui esistiamo da sempre... Però le minoranze slave si stanno facendo turbolente! Cosa vogliono? >>


Il destino infame sembra però avere altri progetti per il popolo Istriano.

Sulla scia degli orrori seminati in Italia e in Europa, l'ombra nera della guerra comincia a soffiare il suo gelido fiato anche sul collo dell'Istria, creando scompiglio e facendo crollare tutte le certezze di una vita.

Il panico, l'insicurezza, la carestia e la morte, travestiti da tedeschi nazisti e partigiani di Tito, prendono prepotentemente il sopravvento sulla placida quotidianità di Canfanaro d'Istria, lasciando dietro di sé una scia di dolore inconcepibile e straziante per chiunque.

Si comincia a vociferare che i tedeschi facessero sparire, molti dei quali ancora vivi, i ribelli, i partigiani di Tito sconfitti, gli abitanti indesiderati dei villaggi e i prigionieri catturati durante le guerriglie,  nelle foibe, profonde e buie voragini nascoste nelle rocce dei colli. 

Per gli italiani d'Istria, perseguitati in patria, si sta mettendo male. Cominciano gli avvertimenti sibillini, seguiti da minacce e persecuzioni crudeli. 

Gli slavi non li vedono più di buon occhio e l'Italia, Ponzio Pilato della situazione, se ne lava beatamente le mani, non  riconoscendoli più come italiani in patria,  cercando in tutti i modi di cacciarli dalla loro terra. 

I nazisti, sempre contrastati dai sanguinari partigiani di Tito, stanno facendo pulizia etnica, seguendo gli ordini dettati dall'infame pensiero di un despota tiranno e folle, forte dell'alleanza con Mussolini, che aveva  venduto i propri conterranei, le proprie radici, per 30 denari.

La famiglia di Maddalena cerca di fare il possibile per aiutare amici e vicini, spesso mettendo in pericolo la propria incolumità e spesso è costretta a piegarsi al volere dei nazisti per qualche momento di "pace". 

Tutto, per cercare di salvare la pelle e le loro radici.

Un medico e la moglie che sanno parlare tedesco sono un bene prezioso per i nazisti, nessuno oserà torcere un capello alla famiglia. 

Questa è la convinzione di Maddalena e dei genitori.

Ma la guerra non guarda in faccia nessuno, è opportunista e, in guerra, tutto è permesso per vincere o salvare la pelle, anche quando sembrano giungere voci di un sicuro cessate il fuoco.


<< "Hanno annunciato che è stato firmato l'armistizio."

" Che cosa vuol dire armistizio? "

" Armistizio vuol dire che..."

Bang! Uno sparo secco, vicinissimo.  >>


Le sicurezze cominciano a crollare coi primi proiettili scagliati a tradimento contro la sua casa, contro la sua famiglia, nella quiete di un caldo pomeriggio autunnale.

È giunta l'ora di pensare a mettersi al sicuro, lo scantinato ricavato sotto il pavimento di casa non basta per tutti e non è più sicuro. 

Bisogna partire, con la speranza di poter tornare, un giorno.

Lacrime, lo stomaco stretto in una morsa mortale, il terrore negli occhi e nei pensieri. 

Fame, sete, stanchezza fisica, stanchezza morale mescolata al terrore negli occhi e nel cuore, non solo dei protagonisti ma anche in quelli del lettore. 

Non si può restare impassibili verso una così immensa atrocità.

Impotenza, rabbia, rassegnazione.

Lacrime salate e amare che svuotano di ogni emozione che non sia dolore.

Sono i sentimenti e le sensazioni che, pagina dopo pagina, accompagnano Maddalena e chi legge, in un crescendo di ansia plasmata dai quei brividi freddi sottopelle che la paura innesca quando sei impotente davanti alla bestia umana. Quello di paragonare l'essere umano all'istinto  primordiale delle bestie è un pensiero e una presa di coscienza col quale Maddalena si trova a riflettere sin da bambina.


<< Io mi guardo intorno e non so più  chi ci vuole bene e chi ci odia... Come si fa a riconoscere chi è cattivo e chi è buono? >>


I perché girano e rigirano nella mente, proprio come in quella della piccola Maddalena che, cercando di superare i propri limiti, prova a dare una spiegazione plausibile a tutto quell'odio gratuito che sta gravando pesantemente sul capo degli istriani. Loro non hanno fatto nulla di male, hanno sempre lavorato duramente quella terra fatta di rocce e radici, così aspra e spesso ostile, ricavando quel che bastava per vivere dignitosamente. 

Perché ora volevano cacciarli? Perché non si poteva trovare un accordo per continuare a vivere nel proprio nido, senza dar fastidio a nessuno?

Perché destinati a infrangersi sotto le bombe, sotto al fuoco di tutti contro tutti, in un macabro gioco al potere dove non si sa più chi è vittima o carnefice.


<< Volevo andarmene ora. Volevo trovare un posto nel mondo dove gli uomini non si odiassero... Ma dove? >>


Raccolti sogni e speranze di una vita, misti al minimo indispensabile per poter un giorno ricominciare in una terra libera, la famiglia di Maddalena, accompagnata da una reticente e rassegnata nonna, partono furtivamente col treno per cercare rifugio a Chioggia, dallo zio.

Non ho potuto fare a meno di pensare che, all'epoca dei fatti, tra i tanti vagoni che percorrevano i binari senza ritorno, la famiglia di Maddalena era riuscita miracolosamente a imbarcarsi su quello della speranza. 

Uno squallido vagone che, nonostante tutto, li avrebbe condotti verso la libertà. Ma a quale prezzo?

Certo, la salvezza, la certezza di poter ricominciare una nuova vita ma senza più quel sentimento forte e radicato di appartenenza a una terra che non li ha mai voluti e non li vuole.

Più i capitoli mi scorrevano sotto gli occhi, più il dolore si faceva strada nella mia anima. 

Come è possibile che la propria terra rinneghi i suoi figli?

Da quale fonte attinge linfa vitale l'odio razziale?

Domande che non avevano una risposta all'epoca e continuano a non avere una risposta oggi se non, forse, riconducibili alla follia umana. 


<< Iniziò allora per me un periodo strano, confuso, un altalenare di apatia e desiderio di conoscere il nuovo paese in cui fortunosamente ero capitata. >>


La convivenza con gli zii di Chioggia non è facile, bisogna scendere a compromessi con la quotidianità, la fame e con l'avanzata dei nazisti.

Maddalena però non perde mai il coraggio, ogni volta che si sente persa, ripudiata, sa di non aver paura dell'uomo nero, di avere la forza per andare avanti ogni giorno, nell'attesa di tempi migliori e, col sostegno del cugino Matteo, in mezzo a raid aerei, incursioni nazifasciste e pericolose avventure, nascosti in anfratti marini durante i bombardamenti, riesce a superare tutte le prove che la vita le mette sul percorso. 

Anche quella più dura, il distacco dal compagno di avventure, il ragazzo che l'ha sempre protetta, il cugino Matteo.


<< Mi sentivo infelice e sola. Il mio orgoglio mi impediva di darlo a vedere, ma dentro di me soffrivo. A differenza di quanto avveniva nel mio paese, avevo la convinzione di essere disprezzata, derisa, trascurata. >>


La resilienza di Maddalena e della sua famiglia è il motore trainante di tutta la storia.

Messi costantemente in ginocchio di fronte alle disgrazie, la voglia di rialzarsi li sprona a reagire, a mantenersi profondamente radicati alla vita, alle proprie origini.

Mille difficoltà, prima della tranquillità economica, li attendono in quella nuova terra che sì è italiana, ma non è la loro.

Maddalena è stanca, ha quasi perso la fiducia nei genitori e arriva a credere di aver perso la loro protezione, sentendosi perennemente troppo esposta alle mercé di un popolo che non gradiva la loro presenza. 

Supplicandoli chiede soltanto di essere lasciata tranquilla, tra quelle quattro mura estranee che la sua famiglia chiama casa. Si ribella, si dispera ma capisce che se veramente vuole un futuro di pace e serenità, ancora una volta, deve piegarsi al volere della famiglia. 

Non è sola, non lo sarà mai.


<< Piccola Maddalena, credevi di essere immune dal male? Conosci forse qualcuno che lo sia? >>


<< Chi ha paura dell'Uomo nero?" Rispondevamo: "Nessuno". >>


A grandi linee questa è la storia di Maddalena/Graziella e di tutte quelle famiglie che, grazie all'amore, alla pietà e a un po' di fortuna, sono riuscite a sopravvivere all'odio di massa che voleva annientarle.

Da questa storia è stato (molto, molto, molto liberamente) tratto il commovente film "La rosa d'Istria". 

Per chi, ovviamente dopo aver letto il libro, volesse vederlo, lo può trovare in chiaro e gratuitamente su Raiplay.

No!

So a cosa state pensando: "Se c'è il film, perché perdere tempo a leggere 300 pagine?". 

Sono proprio quelle 300 pagine che fanno la differenza, che vi permettono di entrare nel cuore dei fatti. Di percepire la puzza della paura durante le sirene antiaeree, di avvertire il brivido gelido lungo la schiena nel bel mezzo di un'incursione dei tedeschi o dei partigiani di Tito, di muovere i vostri passi con cautela, cercando di evitare le mine anti uomo o le mine trappola che, se andava bene, in certi casi, potevano uccidere invece di condannare a rivivere ogni istante, fino alla fine dei propri giorni, l'orrore di farsi scoppiare in mano o sotto ai piedi un ordigno.

Il film, se pur molto toccante e veramente ben fatto, racconta una storia un po' diversa, a mio parere un po' troppo diversa, ma non sono qui per recensirlo.

Se invece doveste già aver visto il film, tra le pagine di "Chi ha paura dell'uomo nero?", può trovare approfondimenti, vivere nuove emozioni e conoscere la storia, fatta di sentimenti e memorie, che i testi scolastici purtroppo non raccontano.

Lo scopo dell'autrice è quello di non permettere che la storia venga dimenticata, che la memoria e il sacrificio dei nostri conterranei venga "infoibato" una seconda volta.

Abbiamo il diritto di sapere, di conoscere e, soprattutto, abbiamo il dovere di non dimenticare e, con questo romanzo biografico, Graziella Fiorentin è riuscita a dare voce anche a chi è stata tolta per sempre nel profondo della terra.

Per come la vedo io, il sacrificio di tutti i caduti delle foibe non è stato invano, andando a consacrare quel territorio come loro terra, senza che nessuno possa più dire o fare nulla per cacciarli. Non apparterranno più fisicamente e politicamente a quei luoghi, ma il sangue che ha impregnato prati, case, foibe, li rende parte del territorio. Lì sono nati e in quelle terre affondano le loro radici. Per sempre.

Adesso sta a noi non dimenticare e divulgare.

Cari lettori, cari insegnanti, il mio consiglio è quello di regalarvi questo libro e immergervi nella lettura e portarla nelle vostre classi. 

L'autrice ha curato ogni capitolo con dovizia di particolari, fatti storici e usando un linguaggio ricco, a volte desueto, che arricchisce il racconto incuriosendo il lettore più pignolo.

Sono sicura che ne rimarrete soddisfatti, anche se consumerete tanti fazzolettini.

Alla fine di questa mia recensione vi chiedo in anticipo scusa se, durante la lettura, doveste aver riscontrato errori storici. Non sono una storica, mi documento su testi e siti storici ufficiali ma sono un essere umano e, come tale, faccio errori, ho delle sviste e dimenticanze. Non vogliatemene e segnalatemi l'errore in modo da poterlo correggere.

Scrivere questa recensione mi è costata tanta fatica, fisica, ma soprattutto morale, sentendomi impotente e disorientata dalle atrocità apprese. 

Ho impiegato un po' di giorni, spesso rileggendo alcuni capitoli di Chi ha paura dell'uomo nero?, a documentarmi, a cercare di sintetizzare al meglio, a trovare le parole giuste, per cercare di essere in grado di raccontarvi ciò che il testo mi ha lasciato. 

Non è stato facile, scrivere comporta sacrifici, notti di sonno perse, giornate di sole davanti a un monitor per evitare di dimenticare un pensiero, un aneddoto o una data storica particolare.

Sintetizzare la storia non si può. È un'immensa matrioska della quale non vedremo mai la fine, e da scoprire c'è ancora tanto, troppo.

Qualche anno fa, nel Campo di smistamento e concentramento,  di Fossoli, ho potuto vedere le abitazioni che, nel 1954, furono  concesse a 250 famiglie istriane e dalmate che vi soggiornarono per circa 16 anni.

All'epoca il campo, forse per dimenticare l'orrore dei campi di sterminio, fu convertito in Villaggio San Marco, le casette usate per stipare gli ebrei furono restaurate e trasformate in  abitazioni per accogliere i profughi d'Istria e Dalmazia. 

Queste casette, ormai fatiscenti e rovinate su sé stesse,  ancora oggi, strato su strato, raccontano, ancora una volta, una storia fatta di odio e sangue nel nome della follia umana. 

È stata un'esperienza molto forte ma costruttiva, che mi sento di consigliarvi per integrare maggiormente questa lettura. 

Buona lettura,

Tania C.























Intervista a FRANÇOIS MORLUPI, autore della saga de I CINQUE DI MONTEVERDE

  Immagine di François Morlupi  su gentile concessione dell'autore DUE CHIACCHIERE CON L'AUTORE François Morlupi,  classe 1983, ital...