Ludovica Della Bosca nasce a Monza nel gennaio del 1992.
In seconda elementare scrive il suo primo romanzo su un foglio protocollo e alla fine della terza media decide di intraprendere un percorso di studi classici.
Nel 2011 si diploma presso il liceo ginnasio Bartolomeo Zucchi di Monza e inizia a studiare Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, mentre collabora con il Giornale di Monza.
A novembre del 2017 frequenta un corso annuale presso la scuola di scrittura Belleville, dove capisce finalmente che quello di diventare scrittrice è il suo sogno più grande.
Basta un pezzo di mare, segnalato dalla giuria del Premio Calvino 2022, è il suo primo vero romanzo.
(Fonte: Corbaccio)
TRAMA
Una voce italiana pronta a conquistare le nuove
generazioni
Agata e Sara sono due giovani donne, dalla personalità irrisolta. Agata ha perso la madre da pochi anni; anche se apparentemente crede di aver superato il trauma, all’università, lei, bravissima a scuola, si è bloccata e finendo a lavorare come commessa.
Sara, sua amica inseparabile, dopo aver rivelato alla famiglia la propria omosessualità, non è stata accettata, decide di tagliare i ponti con tutti e di vivere viaggiando all’estero.
Dopo anni, per caso, si incontrano durante il rientro di Sara a Monza, dove entrambe abitano.
Il fortuito incontro avviene proprio quando Agata ha appena deciso di liberare in mare un astice ancora vivo acquistato al supermercato.
Che il suo progetto è alquanto bislacco, Agata è la prima a esserne consapevole.
Per quanto sia una situazione
paradossale, rappresenta per entrambe la possibilità di dare una
svolta alla loro vita e riprendere un’amicizia mai finita né dimenticata, anche se da tempo bruscamente
interrotta.
Basta un pezzo di mare è un romanzo d’esordio intimo e commovente, che affronta con toni pacati e una spolverata di umorismo, la difficoltà di diventare adulti e
di trovare il proprio posto nel mondo, il rapporto viscerale tra madri e
figlie, il distacco, l’accoglienza, l’amore incondizionato.
È la storia di un’amicizia sincera, profonda, capace di ricucire le fratture e abbattere le distanze.
È
il racconto di un viaggio reale e metaforico di scoperta e accettazione della
propria identità.
( Fonte: Corbaccio, dalla quarta di copertina )
IMPRESSIONI
Buona fine settimana cari lettori della Valigia, ben ritrovati.
Per la copia cartacea di BASTA UN PEZZO DI MARE, di Ludovica della Bosca, ringrazio di cuore Valentina di Corbaccio Editore che me l'ha gentilmente offerta.
L'ho letto già da tantissimo di tempo ma alcuni problemi di salute mi hanno rallentato parecchio le letture e la scrittura. Spero di essermeli lasciati alle spalle.
<< E adesso non aspetterò domani
per avere nostalgia
Signora libertà, signorina fantasia
così preziosa come il vino
così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza >>
La storia di Sara e Agata è molto più comune di quanto si possa pensare.
Due ragazze alla ricerca della propria luce interiore, di quella fiamma che permette di illuminare ogni loro passo verso la realizzazione e la felicità, da troppo tempo soffocata dalle pieghe della vita.
Agata, sin da bambina, ha sempre vissuto cercando di compiacere i genitori, crescendo coi sensi di colpa verso la madre gravemente malata, ma sempre presente nella vita della figlia.
Il rapporto coi genitori non è mai stato idilliaco, loro troppo pressanti e imponenti, Agata chiusa in sé stessa, da sempre fin troppo remissiva, si ritrova bloccata dalla paura che le impedisce di uscire dal guscio e inseguire i suoi sogni.
A volte la remissività, protratta negli anni, soffoca l'anima e porta a mentire, a non far valere i propri ideali e progetti, trasformando le persone in servitori manipolati e insoddisfatti, piegati a ricatti morali e ideali falliti che certe famiglie fanno ricadere sui figli, quasi come fossero loro i responsabili.
Già dai primi malesseri della madre, Agata sente che la vita le va sempre più stretta, i panni che ha indossato fino a quel momento non sono mai stati i suoi e, dopo la morte di Adele, la paura di "dimenticare" è troppo difficile da gestire.
Abbandonarsi all'assuefazione del conforto "della memoria" sembra la strada più facile, come un giaciglio caldo e sicuro che l'avrebbe protetta dalla realtà.
Gli studi vanno bene, ma non rappresentano ciò che vorrebbe diventare.
L'Università non è mai stata fino in fondo una sua libera scelta. In realtà non ha ancora ben chiaro nemmeno lei cosa vuole, ma sa benissimo che quella non è la sua strada.
Lei ha bisogno di essere libera, di trovare un punto di incontro col passato e i ricordi che la tormentano!
La morte della madre le da quindi la spinta per "decollare", per resettare la sua vita e ricominciare da dove aveva interrotto, quando ancora credeva nei suoi sogni.
<< Ricordo che in un ristorante, una volta, mi hanno portato dei crostacei su un vassoio di ghiaccio: dovevo scegliere io quale sacrificare, quale fare fuori. >>
Chiave di svolta è un'astice, in bella mostra nell'acquario del reparto pescheria di un supermercato.
Agata, di fronte a quell'acquario si sveglia dal torpore che la sta divorando, scrollandosi di dosso anni votati a soffocare ogni sua emozione e desiderio solo per non dare un dispiacere ai genitori, alla madre morente in particolare.
Alla ragazza viene naturale paragonare la sua vita a quella del crostaceo: nascere libera, cominciare a vivere felice nell'Oceano, circondata da milioni di creature libere di nuotare e lasciarsi trasportare dalla corrente.
Poi, un giorno, per il povero astice, tutto diventa buio: un manto cupo che limita spostamenti e libertà, lo avvolge stringendogli le chele nella morsa molesta di un elastico; la paura negli occhi che, velocemente, si propaga in tutto il corpo.
Proprio come per Agata, con la stessa sensazione di finire in una grossa pentola angusta e bollente, divorato dalla vita.
Forse una speranza c'è ancora, forse non tutto è perduto!
<< Quanto grande può essere un vuoto? >>
Mesi di psicoterapia contro la sua volontà, seduta su un divano a piangere, rassegnata nelle sue elucubrazioni limitanti e, come per magia, ecco la svolta che aspettava da anni!
Basta un attimo, un guizzo fulmineo nella mente della ragazza e quella bestiolina, ancora viva e perplessa, che la fissa con gli occhietti cosi neri e rotondi, si trova tra le sue mani.
Il primo passo verso la libertà, anche se la strada è ancora lunga e in salita, adesso basta pensare a un luogo sicuro dove liberarla.
Presa dai pensieri di libertà, appena fuori dal supermercato, Agata incontra Sara, l'amica più cara della sua adolescenza, anche lei risucchiata nel buco nero delle spire avverse del tempo passato.
Per le ragazze, dopo l'imbarazzo iniziale, gli anni sembrano non essere mai passati. Nonostante i volti segnati dalla vita, i loro occhi sono ancora vividi e guizzanti, in memoria di quell'amicizia così profonda e sincera che è sempre andata "oltre" alle apparenze, riuscendo a non farsi scalfire dall'impietoso avanzare del tempo. I dissapori e i contrasti che avevano diviso le loro strade sembrano dissolversi nella profondità dei loro occhi.
Sara, amica di Agata sin dai tempi della loro adolescenza, è sempre stata un punto fermo nella sua vita, un rifugio sicuro quando le rispettive famiglie cominciavano a essere troppo soffocanti.
Sara è sempre stata un'anima libera e ribelle, tanto da scontrarsi bruscamente con gli stereotipi di madre intollerante e andarsene di casa, lasciando Agata in balia di dubbi e timori che nessuno, a parte lei, avrebbe potuto dissolvere.
<< Sapeva che le persone viaggiano per piacere, perché si divertono e hanno bisogno di spezzare la quotidianità, ma questo no, non era per lei; lei non si stava divertendo, non solo, lei si stava plasmando trovando nella forma dinamica del viaggio una stabilità che finalmente riuscisse a definirla. >>
Con lo zaino pieno di sogni, solitudine e lacrime amare, inizia una nuova vita in giro per il mondo, dura, aspra, spesso avversa, ma capace di rinnovarla nell'anima e nello spirito senza farle dimenticare mai il suo passato, i suoi ideali e Agata.
Messa a confronto con la propria interiorità e i solchi che il tempo lascia sulla pelle, sa che per chiudere il cerchio deve fare pace col passato e tornare a Monza.
L'incontro casuale con Agata fa riemergere tutti i sentimenti repressi ma mai dimenticati.
All'improvviso torna anche la complicità, la voglia di viversi senza paure, di riconoscersi e conoscersi di nuovo.
Fattori determinanti anche per l'incolumità del crostaceo di Agata, che sguazza perplesso in un'improbabile soluzione di acqua e sale, dentro una bacinella blu.
Come il mare, come la libertà.
Sara decide di aiutare l'amica nell'impresa di liberare in mare l'astice, dubbioso sulla propria sopravvivenza e sulle intenzioni di quelle due umane così strampalate.
Cominciano a progettare il viaggio verso il mare e, non a caso, scelgono la Liguria come meta sicura per il crostaceo, nel frattempo rinominato "Fabrizio".
<< Se c'è un posto in cui mi sento a casa, quello è il faro di Punta Vagno. >>
Il faro di Punta Vagno, luogo del cuore delle loro vacanze adolescenziali, della libertà e delle prese di coscienza, ma anche dei primi scontri con la realtà di una società bigotta e chiusa che segnerà drasticamente il loro destino.
Tra un morso di fügassa, un bagno fuori stagione e tante risate, è arrivato il tempo di liberare l'astice, di dargli una nuova possibilità nelle acque profonde della vita.
Tutto ha il suo tempo, anche per Fabrizio; prima bisogna liberare e lasciare andare il passato, recidere le catene che da troppo tempo stanno limitando le loro vite.
Per essere libere di vivere la propria identità, le ragazze devono piegare la testa un'ultima volta, dissolvere tutti i dubbi e paure e poi tuffarsi finalmente nelle cristalline acque liguri e lasciarsi trasportare dalla corrente della felicità, dentro alle rispettive anime per trovare il loro posto nel mondo.
Adesso è tempo di crescere, di diventare adulte consapevoli del proprio essere, del proprio valore e dei propri sentimenti.
Questa storia cosi dolce e profonda è un viaggio evolutivo di due anime inquiete, separate dalle avversità della vita, messe di fronte a dure prove da un destino troppo esigente ma, una volta superati tutti gli esami, i loro cuori sapranno riconoscere la strada per la felicità.
Il romanzo viene raccontato in prima persona dalle voci di Agata e Sara che, seguendo il sottile "fil rouge" di diverse linee temporali, ci condurranno nel profondo delle loro anime, ripercorrendo la forza di sentimenti forti e contrastanti.
Si amano, si vivono, litigano, si allontanano scegliendo di non sentirsi più per sopire dolori così forti da elaborare, ma nonostante tutto si ritrovano.
Cambiate, ma ancora unite dal legame indissolubile di quell'amore puro che è sempre stata la loro amicizia.
E ricominciano a vivere, a viversi, seguendo la forza trainante dei sogni.
Ludovica Della Bosca, ha saputo entrare in punta di piedi nella delicata sfera dell'accettazione con semplicità, ma con una forza tale da falciare pregiudizi e luoghi comuni, per lasciar posto alla libertà di essere sé stessi.
Di questo romanzo ho amato ogni singola sfumatura dei sentimenti descritti, ho sorriso di fronte alle frizzanti elucubrazioni di Fabrizio, mi sono emozionata e rinfrescata nelle acque trasparenti che lambiscono il promontorio del faro di Punta di Vagno, ho allargato i miei orizzonti e dissolto molti dubbi, per capire che la libertà consiste soprattutto nell'accettarci per come siamo.
Punto fermo dal quale partire per crescere ed evolverci.
Consiglio questa lettura a chi ha paura, a chi si sente insicuro e non trova il coraggio per uscire dal guscio e inseguire le proprie aspirazioni.
Fuori dal mantello dell'invisibilità della paura c'è un mondo di colori, profumi e sapori da vivere, da assaporare, basta seguire l'onda e lasciarsi trasportare dalla corrente, come Fabrizio.
Ringrazio ancora Corbaccio per questa possibilità e vi invito a passare dalla libreria più vicina per immergervi in questa emozionante avventura, sicura che vi aprirà nuovi orizzonti.
Buona lettura,
Tania C.