Afghanistan dove Dio viene solo per piangere
Siba Shakib
Traduzione Fabrizia Fossati
Pag. 350
Formato Brossura Pocket
€ 11
Pubblicazione Italia 2004
Buonasera amici della Valigia.
Lessi questo libro nel 2004, trovandolo in offerta in libreria. Ero curiosa di conoscere e capire qualcosa in più sul popolo afghano e sui talebani, qualcosa che andasse oltre ai reportage delle testate giornalistiche e dei media che si limitano a mostrare la disperazione di un popolo celata dal burqa.
《All'inizio sembra che cose si stiano finalmente aggiustando. L'inizio di una nuova fase è sempre promettente. Ma solo l'inizio.》
La protagonista di questo straziante racconto è Shirin-Gol, una giovane donna afghana che Siba Shakib conobbe in un campo profughi.
Shirin-Gol visse in uno sperduto villaggio incastonato tra i polverosi monti dell'Hindu Kush, ancora lontano dalla guerra. Buona e ubbidiente, le sue giornate erano scandite da una routine di ataviche mansioni prestabilite da tempi immemori.
Sottomessa al volere e piegata dal potere dell'uomo, dopo l'avanzata dei russi e la conseguente guerra che decimò intere famiglie, Shirin- Gol cominciò la sua fuga da tutto ciò che negava i diritti umani, soprattutto i più basilari.
《È proprio un talebano 》
《 E allora, cosa c'è di male? Cos'hanno i talebani che non va? Vogliono portare la pace a noi e alla nostra terra. Vogliono liberarci.》
《Proprio una bella pace.》
Per un debito di gioco, contro la sua volontà, venne ceduta in moglie ad un talebano, partorendone i figli.
Ma Shirin-Gol non si arrese, piegata e segnata dalla vita, imparò a leggere e scrivere, per proteggere i figli e continuando a cercare l'indipendenza tanto sognata, finalmente pensando con la propria testa.
La storia di Shirin-Gol è la voce di tutte le donne dalla voce e dal corpo negati, senza un volto, senza diritto ad una vita libera e autonoma.
È una storia di coraggio e di speranza, ogni giorno più forti nonostante la lotta contro un destino segnato per tutte le Shirin-Gol afghane.
Una storia che ci permette di comprendere come il fanatismo religioso è terrorizzato dalla serenità della forza femminile.
Non è stata una lettura leggera, mi ha portata in un mondo sconosciuto e stretto, soffocante, dove ogni piccolo gesto quotidiano, scontato per noi donne occidentali, era ed è ancora una conquista da custodire gelosamente sotto al velo.
A distanza di anni questa storia è sempre radicata nella mia mente, tra dolore, rabbia, impotenza per le angherie subite e gioia per le piccole e grandi conquiste.
Mai come in questi giorni mi martella di nuovo in testa, tanto da spingermi a rileggerla e consigliarla a voi.
Buona lettura.
Tania C.
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