lunedì 28 giugno 2021

Recensione SALA D'ASPETTO di Silvio Bernasconi - Ed. AltroMondo Editore -

 




SALA D'ASPETTO

Silvio Bernasconi

Ed. AltroMondo Editore

Anno di pubblicazione 2021

Formato Brossura 

Collana Mondo di sopra

Genere Narrativa

Pag. 112

€ 12

Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/sala-daspetto/


CONOSCIAMO L'AUTORE

Silvio Bernasconi è nato a Como nel 1950.

Attento conoscitore del mondo teatrale e dei mezzi di comunicazione sociale, ha da poco pubblicato Raccolta di ritratti, dove racconta e di personaggi legati alla sua terra.

Tra le  sue opere troviamo i romanzi Il prete giovane, Verso il crinale, Ecce homo e La rivolta e la raccolta di poesie Quella terra oltre le colline.


TRAMA

Nel romanzo Sala d'aspetto immaginazione e realtà si fondono in una sovrapposizione di sentimenti, stati d'animo e avvenimenti, sfumati o spesso ingigantiti dall'attesa. 

Una lotta decisiva tra il bene e il male, tra speranza e angoscia, tra presente e futuro.

Ogni personaggio è plasmato col meglio e peggio di sé, senza pudore né finzione, lasciando cadere a terra ogni maschera e sollevando importanti interrogativi. 

Tutto si sussegue in una stazione ferroviaria sepolta nel verde di una vallata che racchiude in sé l'inquietudine dell'esistere.


IMPRESSIONI

Ringrazio di cuore Alice di AltroMondo Editore per questo dono, sempre attenta ai  gusti  di noi blogger e a spronarci al confronto con noi stessi.

Ho sempre avuto una gran paura dei treni, delle stazioni in particolar modo, pur abitandoci davanti da sempre.

Da piccola mio papà mi portava spesso a vedere i pesciolini rossi che sguazzavano nel piccolo laghetto del giardino del Capo Stazione, ma non impazzivo all'idea. Per me era un posto lugubre e in un certo squallido, se pur ben curato e pieno di fiori.

Da ragazzina, non esistendo ancora i cellulari, andavo a telefonare al ''gettoni'' della sala d'aspetto. 

Mai da sola, sempre con un'amica o col gruppetto fedele. Troppo forte era la ''paura'' che mi impediva di varcare quella soglia. Un senso opprimente, come una nera cappa afosa che toglieva il respiro. 

Impossibile, per me, da affrontare da sola, avendo sempre associato l'angoscia alle stazioni. 

Arrivi, partenze. Lacrime, dolori, gioie, speranze. Sogni infranti. Purtroppo anche tragedie, che continuano ancora ad accadere, proprio davanti casa mia. 

Persone invisibili che affidano l'eternità della loro vita ad un treno in corsa. 

Persone invisibili che delle sale d'aspetto o dei giardini antistanti ne fanno la loro casa a cielo aperto.

Il  treno, che porta via chi ami, cantilenando nel perpetuo e atavico ''ciuf ciuf '', con quell'odore acre di ferro incandescente misto ad urina.

Tutto ciò mi ha da sempre reso restia a pensare di poter usufruire del treno come mezzo di trasporto ideale.

Tutt'oggi, anche se ho vinto la paura di viaggiare su rotaie, ancora mi blocca entrare in una stazione da sola o attraversare un sottopasso.

Sala d'aspetto racchiude tutti i miei stati d'animo, le mie elucubrazioni e i miei pensieri associati all'attesa di un ''treno'', simbolo di vita, di un futuro imminente o di un passato da lasciare alle spalle.

<< Le dispiace dirmi che ore sono? >>...

Il capostazione, senza alzare lo  sguardo dalle tabelle che stava compilando, si era limitato a indicare con la mano, libera dalla penna, il grande orologio appeso a metà parete.

<< Grazie, ma quel pregevole orologio non mi dice nulla, è muto. >>

<< Se è muto sta a significare che in questo luogo il tempo non conta. >>

Mi immagino quella piccola stazione di collina descritta da Bernasconi, quasi rivedo, Porretta,  luogo della mia infanzia. 

Dolci pendii verdi e ocra, ravvivati da boschetti di cerri smeraldini. Un piccolo campanile poco distante che rintocca lo scandire del tempo, persone in partenza o in arrivo. 

Nonni che abbracciano i nipoti arrivati dalla città dopo un lungo inverno o per trascorrere le vacanze di Natale. 

La quiete, ma anche il dolore di chi si trova ad aspettare ''il treno che passa una volta sola'', carico di false speranze ma anche di tanti buoni propositi.

<< Torni a sedere o faccia due passi all'aria aperta, il fresco del mattino forse le potrebbe far bene. Sono sicuro che l'aiuterebbe a schiarirsi la mente. >>

Il capostazione, fasciato nella sua divisa , figura quasi estinta, ma sempre affascinante agli occhi dei bambini e di chi cerca di scrutare l'anima di chi si trova davanti un estraneo che per un breve periodo diventerà quasi ''un amico''. 

La figura metaforica del capostazione che, così come interviene nel controllo della circolazione dei treni, può indirizzare il giusto cammino dei passeggeri in attesa, dissolvendo dubbi, paure e lunghe attese.

La persona con la quale scambiare opinioni, pettegolezzi o il peso di un'intera vita.

Quell'uomo si ritroverà improvvisamente a vestire i panni dell'amico, del confidente, del figlio mai avuto e pure dello psicologo che magicamente farà ritrovare il binario giusto, quello che è stato perso lungo il percorso della vita.

Il binario che magari stava cercando lui stesso da tempo e che gli appare magicamente davanti, quasi come fosse stato  celato in un universo parallelo, racchiuso nei racconti di vita dei passeggeri incrociati.

<< Ma attesa di che cosa, attesa di chi? >>

L'attesa del piacere è essa stessa piacere, una frase di Lessing, se non erro, che ci descrive quanto attendere qualcosa o qualcuno che amiamo possa darci piacere.

Spesso però, quel piacere scaturito dalle speranze riposte proprio nell'attesa, può tramutarsi in angoscia, in malessere.

Il tempo che sembra fermarsi, non passare mai. 

I minuti trascorsi ad attendere ''il treno'' si trasformano in ore, in giorni, sempre troppo lunghi per chi sta vivendo una situazione di disagio.  

Eppure desideravamo tanto arrivare in quella sala d'attesa, trasformatasi improvvisamente in un luogo vuoto e asettico, dove la concezione del tempo è distorta dalle elucubrazioni fatte proprio per ingannarlo...

Scorrevole e poetico, il racconto si snoda placido agli occhi curiosi del lettore, diventando linfa vitale di un naturale confronto con noi stessi.

Dialoghi forti e profondi, semplici nel linguaggio, ma che vanno oltre l'orizzonte dei pensieri, mostrando al lettore il vero e il buono che c'è al di là dell'anima e dei propri pensieri.

Nonostante possa sembrare un romanzo ermetico, Sala d'attesa è un breve ed intenso spaccato di vita reale e di speranza, quella riposta ''nel capostazione'', nel prossimo che ci mostrerà il binario nascosto, quello del treno giusto, dopo tanti treni persi o sbagliati. 

Perché il treno giusto passa, basta solo saperlo aspettare e salirci sopra, percorrendo la strada del futuro che deve ancora avvenire.

Questo è quello che ne ho evinto leggendo Sala d'aspetto. Recensire questo genere di romanzi è stimolante, anche se molto difficile e personale. 

L'interpretazione scaturisce dal nostro essere, dallo stato d'animo del momento e dal nostro vissuto. 

È diversa per ognuno di noi, anche se il punto di partenza è uguale per tutti: la sala d'aspetto di una stazione, dalla quale si snodano diversi binari, a seconda dei nostri bisogni. 

E se nell'attesa ci dovesse assalire un dubbio su quale scegliere, il confronto col ''capostazione'', può aiutarci a chiarirlo.

Lascio a voi la scelta del vostro binario, sicura che trascorrerete qualche ora piacevole nella Sala d'aspetto della vostra stazione del cuore.

Un piccolo elogio finale voglio farlo alla grafica della copertina, molto suggestiva e rilassante. Poesia che fa sognare luoghi magici, nascosti dove finisce l'arcobaleno.

Buon viaggio e buona lettura.

Tania C. 




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