domenica 26 gennaio 2020

Recensione di CHERNOBYL 01:23:40 di Andrew Leatherbarrow - Ed. SALANI




CHERNOBYL 01:23:40
LA STORIA VERA DEL DISASTRO NUCLEARE CHE HA SCONVOLTO IL MONDO

Andrew Leatherbarrow
Ed. SALANI 2019
Pag. 263
Copertina flessibile
Traduzione Annoni, Salerno, Turrini
€ 15,90


CONOSCIAMO L'AUTORE

Andrew Leatherbarrow - foto dal web -

Per molti di noi Chernobyl è una città vera e proprio, un non luogo che improvvisamente, un giorno è rimasto deserto. Per Andrew Leatherbarrow è proprio questo che da un fascino esagerato al luogo. Per molto tempo si è domandato come sarebbe stato camminare in quei luoghi fantasma immaginando quale fosse la quotidianità prima che il disastro la colpisse. Un giorno si ritrova tra le mani l'annuncio di un tour a Pripyat, nella zona di esclusione. Partecipando avrebbe avuto accesso libero all'area. Da quel viaggio è nata l'indagine sul mistero che aleggia intorno al giorno della tragedia. Questo libro racchiude il risultato di cinque anni di ricerca, descrivendo un dettagliato ed accessibile resoconto di quello che realmente è accaduto quel 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Cernobyl.
Ad oggi Andrew vive con la compagna e i loro due figli in Inghilterra. Nel tempo libero dal lavoro scrive libri. Andrew e questo dettagliato docu-libro sono stato il punto di riferimento per le riprese della serie tv Chernobyl.

TRAMA

All'alba del 26 aprile 1986, all'01:23:40, Alexandr Akimov preme l'interruttore per l'arresto di emergenza del quarto reattore nucleare di Chernobyl.

Un gesto che costrinse permanentemente l'evacuazione di una città e decretò l'inizio di un disastro nucleare che ha segnato la storia mondiale e il destino dell'Unione Sovietica. Decenni di storie contraddittorie, inesatte  ed esagerate seguiranno faranno parlare del disastro. 
Con questo libro, frutto di cinque anni di ricerca, l'autore mette in luce un dettagliato e completo resoconto su ciò che accadde realmente quella notte. Grazie alle sue ricerche ci racconta con minuziosa descrizione la disperata lotta per evitare che la tragedia colpisse l'Europa, l'eroico sacrificio degli uomini che raggiunsero il luogo del disastro colpito da un livello di radiazioni talmente elevato che non riuscirono nemmeno a registrarlo, la verità sui leggendari 'liquidatori di Chernobyl', passando dal processo portato a termine dall'URSS con le relative menzogne.
La storia si alterna al racconto di viaggio dell'autore nella città ucraina di Pripyat, oggi ancora abbandonata, e nella vasta Zona di esclusione di Chernobyl. 
Una minuziosa corrispondenza che raccoglie fotografie dell'odierno paesaggio di Pripyat. Da leggere come un romanzo.

IMPRESSIONI

Me lo ricordo io, quel 26 aprile 1986, o meglio mi ricordo dal 27 aprile in poi, quando tutti i tg dell'epoca e le testate giornalistiche non facevano altro che raccontare di un importante disastro nucleare  che aveva colpito l'URSS, precisamente Chernobyl con gravi ripercussioni a livello europeo. La paura che le radiazioni contaminassero l'Italia, che non si potesse più uscire fuori a giocare nei prati, in quegli anni i social di noi ragazzini erano i campi e i prati attorno casa, era forte. 
All'epoca di Chernobyl avevo 12 anni e a malapena potevo comprendere quello che stava succedendo, o meglio la  grandezza e la potenza del danno socio-ambientale.
I miei ricordi mi rimandano a catene di solidarietà per ospitare i "Bambini di Chernobyl", figli di chi aveva perso tutto, spesso senza famiglia, mandati in Italia per "purificarsi" e passare un po'di tempo lontani da un ambiente insano e lugubre.
I danni, purtroppo, non sono stati solo morali, ma anche fisici e gravi. La notte di Chernobyl provocò 65 decessi, ma quelli venuti a  mancare a causa degli effetti a lungo termine furono molti di più. Cancro, trombosi, leucemie e deformazioni devastanti. Non potevo comprendere appieno, ma rimasi sconvolta, immaginando strani esseri deformi e fluorescenti aggirarsi  per la steppa. La mente dei ragazzini è talmente malleabile che basta poco a creare storie fantastiche, frutto anche della scarsa informazione in merito.
Ma di fantastico, nella tragedia di Chernobyl non c'era, non c'è e non ci sarà, per centinaia di anni ancora, nulla.
Il forte potere cancerogeno, sviluppato dalle radiazioni sprigionatesi dal disastro, oltre a morte e malattie, ha distrutto un raggio abitativo di circa 30 km, destinandolo a rimanere abbandonato ancora per centinaia di anni. Ad oggi la natura si sta riprendendo il suo territorio, piante, fiori e animali abitano il "cimitero a cielo aperto" , tra gli scheletri di edifici e strutture abbandonati a se stessi e ingoiati dall'eternità radioattiva. 

All'inizio del Ventesimo secolo la sua scoperta (Marie Curie) che la luminescenza del radio è in grado di distruggere le cellule umane malate più rapidamente di quelle sane generò una nuova industria che pubblicizzava le proprietà magiche (perlopiù immaginarie) di questo nuovo elemento a un pubblico ignaro e facile da sviare.

Solo negli anni trenta/quaranta si riuscì a capire quanto le radiazioni prodotte dal Radio fossero pericolose, circa 2,7 milioni di volte più dell'Uranio. Sino alla fine degli Anni Venti tutti sembravano impazzire per quella miracolosa scoperta che prometteva gran benefici all'umanità, dall'uso nella quotidianità sino a quello farmaceutico. Ma il caso delle "ragazze radio" diede inizio ai primi dubbi: le ragazze radio erano giovani donne impiegate della United States Radio Corporation che dipingevano manualmente i quadranti di orologi, approfittando spesso per laccarsi le unghie con la vernice fluorescente. Per tenere umida la punta dei pennelli usati, le ragazze la umettavano con la punta della lingua, ingerendo giornalmente quantitativi ingenti di particelle radioattive. Dopo qualche tempo si cominciarono ad intravvedere i risultati devastanti del radio: i denti e il cranio cominciarono a sgretolarsi.

La radioattività previene la pazzia, risveglia emozioni nobili, ritarda l'invecchiamento  e garantisce una vita meravigliosa, giovanile e gioiosa.

Un film dell'orrore a pensare agli studi, forse presi troppo alla leggera, di Marie Curie sulle radiazioni prodotte dal radio e alla propaganda un po' troppo propositiva che fecero riviste mediche dell'epoca.
Tutto questo orrore, a partire dagli anni '40, sembrò perdere popolarità a causa della richiesta di innovazione a scopo bellico per la Seconda Guerra Mondiale: tesi dell'epoca sostenevano che 

"la fissione funzionava meglio se nell'ambiente veniva introdotto un 'moderatore' per ridurre la velocità dei neutroni in moto all'interno di un atomo così da moltiplicare le probabilità di collisione e scissione."

Prese così il via la costruzione dei primi reattori nucleari. Il primo mattone del Chicago-Pile 1 fu messo a dimora nell'Università di Chicago, in campo al progetto Manhattan, supervisionato dal fisico Nobel Enrico Fermi. Quello che non era stato preventivato e, all'epoca studiato, furono le ripercussioni dei  molti incidenti nucleari accaduti durante la contaminazione. Si tendeva ad insabbiare tutto. 
La stessa Marie Curie ed altri studiosi, probabilmente, persero la vita a causa di tumori e malattie sviluppatesi  dalla continua e potente contaminazione da radiazioni. Nonostante si continuasse a negare il potere distruttivo delle radiazioni, figlia e genero della Curie, che vinsero il Nobel, morirono a causa della contaminazione per aver portato avanti gli studi della madre.
Nessuna stima nemmeno sulla sindrome da radiazione, in quanto la Russia aveva, negli anni, insabbiato tutta la documentazione sui molti incidenti nucleari capitati sino ad arrivare a quello della notte di Chernobyl. Sicuramente altri Paesi come Corea del Nord, Pakistan ed Iran,  rinomati per la facile corruttibilità governativa, continuano tutt'oggi sulla linea dell'omertà.
Ad oggi, come apprende e riporta Leatherbarrow dalle sue ricerche,  si stima che  gli incidenti nucleari gravi che hanno provocato molte vittime siano circa settanta, con almeno dieci decessi ufficiali e molti altri nascosti.
La maggior parte causati da errori umani in conseguenza anche a furti di apparecchiature mediche di radioterapia.
L'autore non ricorda di preciso quando iniziò la sua passione per Chernobyl. Era piccolo, sentiva parlare della catastrofe e soprattutto del villaggio abbandonato a se stesso frettolosamente, rimasto in balia degli anni e della natura per decenni, costretto a restarci per altre centinaia di anni. Agli occhi di un bambino tutto questo aveva un che di surreale. Chissà come sarebbe stato visitare quel villaggio spoglio, vuoto, che un tempo era abitato da bambini come lui...

Dopo anni di attesa ed innumerevoli ore passate ad analizzare la dinamica dell'incidente, oggi finalmente vedrò Chernobyl coi miei occhi.

Nel 2005, Andrew si iscrisse all'Università e venne a conoscenza di una serie di fotografie scattate da un motociclista che aveva attraversato in solitaria la zona di esclusione ricavandone un affascinante book fotografico. Col tempo venne fuori che la storia della traversata era una montatura, ma ciò non scalfì il fascino che le fotografie ebbero su Andrew.
Lo tsunami del 2011 in Giappone fu la causa del  secondo disastro nucleare per potenza e per l'autore fu oggetto di interesse talmente forte che lo spinse a documentarsi ancor di più  su ciò che in quegli anni si era diventato un'ossessione: Chernobyl. 
Non conoscendo però il funzionamento di un reattore nucleare, cominciò a documentarsi guardando documentari, leggendo articoli e con tutto quello che riuscì a trovare al riguardo. Man mano che si informava facendo scrupolose ricerche,  vennero alla luce documenti contraffatti, al riguardo di quel che successe la notte di Chernobyl al reattore quattro e le ripercussioni che ne scaturirono. 
Interesse della Russia era quello di nascondere i fatti realmente accaduti modificando ogni tipo di documento e di ricordo.  Mille domande affollavano la mente di Leatherbarrow.
Quanto, di quello che accadde quella notte fu raccontato realmente e quanto insabbiato? 
Chi furono i veri responsabili? 
Quali insegnamenti aveva dato quell'errore? 


Pripyat oggi - foto dal web -

L'interesse di Andrew cresceva sempre di più, per ogni documentazione contraffatta, la voglia di verità si faceva sempre più scalpitante, tanto da spingerlo, nell'ottobre 2011, a partire per un tour nella Zona di esclusione, con accesso illimitato a Pripyat. 
La sua sete di sapere lo portò addirittura a vendere alcuni dei suoi beni più cari pur di racimolare il denaro sufficiente a mantenersi durante il soggiorno.

Brutali strutture di cemento bianche e grigie, quasi prive di qualsiasi abbellimento, spuntano da quella che è diventata una foresta, mentre la sagoma lontana di Chernobyl si staglia minacciosa all'orizzonte, appena visibile attraverso la nebbia.

L'arrivo a Pripyat fu, per Andrew e probabilmente per il gruppetto di persone che viaggiava con lui, come il bacio di un Dissennatore. 
Durante il giro della zona residenziale "Fujiyama", sembrava che tutta la popolazione terrestre si fosse estinta e lui fosse rimasto l'unico sopravvissuto in un mondo grigio e desolato, dove regnano incontrastate solitudine e tristezza. Era solo un suo  pensiero o anche gli altri provavano la stessa sensazione di vuoto e gelo desolante?
Lungo il percorso fu rinvenuta la carcassa mummificata di un cane, ricoperta di piccoli fori. Era morto a causa delle radiazioni, oppure vittima dello squadrone di sterminio che all'epoca si aggirava battendo a tappeto la città? Erano passati venticinque anni, e quei fori avrebbero potuto significare tutto e nulla, anche la straziante sindrome da radiazioni, ma l'augurio, se così lo si può macabramente definire, per la sorte di quella povera bestiolina, è che fosse deceduta per stenti. Il che avrebbe significato, per paradosso, meno sofferenza.
Nonostante i depistaggi dell'austero regime russo, tutti i documenti studiati sino a quel momento da Leatherbarrow vennero smentiti dal suo viaggio nella storia di Chernobyl. 
Quel 26 aprile 1986, alle 01:23:40 un errore umano causò l'esplosione del reattore nucleare di Chernobyl. Così ci hanno voluto far credere, riscontrerà Andrew durante il suo viaggio fatto non solo di visite e foto, ma di cinque anni di approfondite ricerche. In realtà, all'errore umano si aggiunse il materiale di scarsa qualità col quale fu costruito che comportò un mal funzionamento del reattore dettato anche da un'errata costruzione e, non da meno, le importanti regole sulla sicurezza che mai furono rispettate. 
L'errore umano, quella notte, venne in parte ripagato dalla "eroicità" degli operai rimasti in sede per cercare di placare l'incendio ed evitare un disastro ancora più immane, che avrebbe spinto l'enorme onda radioattiva su tutta la terra. Uomini e donne che, contando sulla forza  delle loro braccia e donando, chi consapevolmente, chi ignaro, la propria vita, hanno cercato di contenere il disastro e liquidare la zona.
Esseri umani reali persero la vita da eroi, volutamente oscurati dal Governo Russo, perché tutto doveva restare segreto, riportati "in vita" da Leatherbarrow, come un doveroso omaggio a loro, che di vite ne avevano salvate tante. 


Chernobyl, il sarcofago che ricoprirà il reattore numero quattro - foto dal web -


PER CONCLUDERE

Dal 1986 il toponimo di Chernobyl è inevitabilmente associato all’incubo dell’incidente nucleare. 
Ma, alla fine, cosa sappiamo esattamente su quello che veramente accade la notte del 26 aprile 1986? 
Poco o nulla. 
La fredda disamina delle dinamiche che portarono il reattore numero quattro ad esplodere, quanto hanno contribuito ad approfondire la reale conoscenza di una materia tanto affascinante quanto distruttiva?

Se la potenza dell’atomo non viene guidata e incanalata può portare a danni inimmaginabili. 

Un intero Continente, quella notte, si trovò in bilico sull’orlo dell’Olocausto. Tristi i richiami all’impiego dell’arma atomica sperimentato nelle fasi finali del secondo conflitto mondiale. 

Ancora oggi, la complicità del velo di silenzio imposto dalle autorità sovietiche, contribuisce a rendere ancor più oscuro il dipanarsi della trama di una strage silenziosa di cui nessuno conosce il bilancio: il sacrifico di chi lotto’ contro il tempo per evitare l’annientamento della vita. 
Noi italiani di quei giorni, di quei mesi, abbiamo impresse le immagini del latte versato, dei proclami delle autorità che ci rassicuravano sull'assenza di rischi. Ma non abbiamo mai voluto scavare a fondo. 
Il docu-libro di Leatherbarrow ha il merito di squarciare questo velo, agevolato dal grande successo riscosso dalla fiction che ne è stata tratta, la quale, seppure nell’ottica di una trasposizione televisiva, segue fedelmente l'histoire di  un thriller che tiene tutti con il fiato sospeso, costringendoci ad immergerci in un narrato fatto soprattutto di nozioni, indispensabili per conoscere.
Perché non si deve cancellare la memoria, perché sia monito a chi deve garantire la nostra sicurezza nel formare personale preparato scientificamente, indipendente dai diktat dell’apparato e delle logiche di mercato. 
Perché Chernobyl non fu’ solo un errore umano, ma anche il frutto di un' ottusa visione ancorata ai principi dell’ideologia. 
Dobbiamo ringraziare la passione/ossessione dell’autore, perché il dovere di documentare, informare e tutelare la memoria può diventare una martellante ossessione, così come la nostra è quella di non dimenticare.
Questo libro, quasi un documentario di guerra che si legge come un romanzo, scritto con un linguaggio semplice e viscerale, al contrario di quanto si possa pensare, non è propriamente una lettura leggera. Prendetevi tutto il tempo necessario, elaborate i pensieri, fate ricerche e integratelo con la serie tv. Non ve ne pentirete e potrete finalmente comprendere quello che veramente accadde quella notte. 
Ringrazio il mio fidanzato per avermi aiutata a chiarire dubbi, lacune e per avermi mostrato la via d'uscita dell'intricato labirinto dei reattori nucleari.
Buona lettura,

Tania C.





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