IL DIGUNATORE
Cari lettori della Valigia buongiorno.
Come promesso vi lascio la recensione de
IL DIGIUNATORE
di Enzo Fileno Carabba, edito da Ponte Alle Grazie, che ringrazio per l'opportunità concessami di leggerlo in anteprima.
Esce oggi in libreria il romanzo basato sulla vita di un personaggio realmente esistito: Giovanni Succi, il digiunatore di Cesenatico che ispirò Kafka.
Nell'opulenza gastronomica della cittadina romagnola di Cesenatico di Ponente, nel 1850 nacque Giovanni Succi, personaggio curioso, sempre in cerca di stimoli e sfide, che diventerà il più famoso digiunatore di tutti i tempi. Tanto famoso da ispirare a Kafka il racconto '' Un artista del digiuno ''.
Sin dalla nascita, Giovanni, ha sempre vissuto in una famiglia benestante, dove il cibo non è mai mancato, anzi.
A mancargli, invece, era la tranquillità.
Giovanni continuava a sentire lo stimolo di trovare sempre qualcosa di meglio con cui confrontarsi, mettersi in gioco. Una continua ricerca di qualcosa di grande che potesse vederlo trionfare sul podio dell'Olimpo delle grandi imprese.
Si sentiva attratto da tutto ciò che lo circondava, facendo vagare la mente a situazioni in cui si vedeva primeggiare in ogni percorso che avrebbe voluto intraprendere.
Il circo coi saltimbanco fu la sua prima grande fonte di ispirazione: lui sapeva che avrebbe potuto benissimo riuscire ad imitarli, anzi a superarli, diventando impareggiabile.
Le manie di grandezza lo spinsero a tentare fortuna in Africa, dove avrebbe aperto una non ben definita attività commerciale che avrebbe ricoperto di lustro e gloria la sua persona.
Proprio in Africa, dopo vari fallimenti, la malaria lo costrinse ad arrestare la sua corsa al podio, facendogli rischiare gravemente la vita.
In Africa, un potente stregone, lo farà guarire grazie al potere di un miracoloso elisir e di un lungo digiuno.
Nel cuore profondo di un'Africa pagana e sciamanica, il digiuno si rivelerà la giusta panacea per tutti i suoi problemi.
Rientrato dall'Africa, farà del digiuno la sua filosofia di vita, decidendo di mettersi in mostra al pubblico che non lesinava denaro per vederlo digiunare.
Il digiuno divenne così la sua linfa vitale, digiunando per vivere, fu per lui come nutrirsi senza cibo, traendo nutrimento dalle sue stesse forze.
Più si trovava al centro dell'attenzione, più il digiuno diventava cibo per corpo ed anima.
Ovviamente la cassa di risonanza della sua stravaganza risuonò talmente forte sia in Italia che nel mondo, tanto da attirare molti curiosi, soprattutto ristoratori, che lo reclamavano nel loro locale per esibirlo come fenomeno sensazionale, dove la gente pagava per mangiare, ma soprattutto per vedere digiunare Giovanni, rinchiuso in una gabbia al centro della sala.
La novità ''del digiunatore'' fu come un fuoco d'artificio, spumeggiante e brillante, ma molto effimera e per Giovanni si aprirono bel presto le porte del manicomio. Dopo lo sprint della novità, il pubblico cominciò a stancarsi ben presto di quella ingombrante presenza e cominciò ad additarlo come truffatore.
<< Il digiunatore aveva un sincero entusiasmo per il mondo, perfino per l'organizzazione del manicomio in cui era rinchiuso. >>
Entrò e uscì più volte da strutture psichiatriche, senza farsene troppo cruccio anzi, riuscendo ogni volta ad integrarsi perfettamente proprio grazie alla sua affabilità e versatilità e, molto probabilmente anche a causa di una leggera personalità borderline narcisista.
La sua indole comunicativa, fece si che riuscisse a stabilire rapporti di auto aiuto coi pazienti, affinando il suo nuovo potere. quello di '' calmare col respiro '' le ansie di chi gli stava vicino.
Per ogni volta che venne internato per le sue follie, additato come ciarlatano, seguirono le dimissioni con l'esito di una persona sana e guarita. Ma poco dopo, come per un beffardo gioco del destino, gli si aprivano di nuovo le porte dei manicomi.
Tra un ricovero e l'altro, la sua voglia di mettersi in gioco e la sua curiosità, così difficili da arginare, lo spinsero a errare per il mondo, dove poté confrontarsi con personaggi come Buffalo Bill, Salgari, Verdi e Franz Kafka.
<< Non erano solo le cose che diceva a cambiare le persone. Era soprattutto come respirava >>.
Personaggio manipolatore e affabulatore, Giovanni riuscì a catturare l'attenzione di Kafka che gli dedicò uno dei suoi racconti più belli.
Eterno fanciullo nel paese dei balocchi, Giovanni Succi mi ha ricordato, di primo acchito, Pinocchio di Collodi.
Per essere più precisi, il precursore del famoso burattino di legno.
Curioso e giocoso, capace di adattarsi ad ogni circostanza per cercare di essere al centro dell'attenzione, spesso finì per bruciarsi i piedi al fuoco della smania di successo. Imprigionato, come Pinocchio da Mangiafuoco, finirà per avere la libertà a patto di rigare dritto e con qualche spicciolo in tasca.
Ma per uno spirito libero e ribelle come Giovanni, rigare dritto significava vivere sempre sul filo del rasoio, col rischio di essere ingoiato dalla balena, il ventre avido della vita, che lo costringerà a fare chiarezza con il suo io più intimo: quello di ''burattino'' in balia di un pubblico sempre più esigente e svogliato o quello di ''bambino'', premiato dalla fatina/volontà e bisogno di attenzioni, reso ''immortale'' grazie alle sue rocambolesche avventure.
Come finisce Pinocchio è un fiaba conosciuta, scritta e riscritta. Come finisce il percorso, concedetemi il termine, evolutivo di Giovanni Succi, è storia vera e vissuta.
Come Pinocchio, anche il ''burattino'' Succi, grazie alla sua voglia di vincere ed alle sue forti doti persuasive, riuscì nel suo intento: quello di diventare un ''highlander'' del digiuno, famoso nel mondo e pure nella sua città dove esiste ancora una via a lui dedicata.
Se pur molte delle avventure di Succi sono state inventate dall'autore per ''esigenze di copione'', ho letto questo romanzo con la stessa curiosità che immagino avrebbe avuto Succi, al cospetto di un altro ''sé stesso'', assetata di attingere alle sue nuove peripezie strampalate.
La lettura è filata via liscia, grazie al linguaggio fine e leggiadro dei capitoli brevi ma pieni di verve, che donano al romanzo la marcia in più per arrivare alla fine.
<< Ma Dio ti parla? Non me ne ero accorto >> chiese Filsero.
<< Dio è muto ma io sono telepatico >>.
Delicate le scene di humor irriverente.
L'umanità di Enzo Fileno Carabba traspare dalle descrizioni esilaranti, nella loro tragicità, dei ricoveri in manicomio. Mai traspare l'aria pesante e cupa, spesso di terrore, che si respirava in quelle strutture.
Sicuramente Il digiunatore è un romanzo che fa riflettere molto su noi stessi, sull'etica e su ciò di cui abbiamo realmente bisogno non solo come persona singola, ma come società.
A cosa possiamo realmente rinunciare nella vita per arrivare ad essere veramente ''immortali'', non attaccati al materiale?
L'autore fa leva su questa domanda per aprire il contest #fareameno, invitando voi lettori a farci sapere di cosa potreste fare a meno oggi. Come già scrissi nella presentazione del romanzo, io posso #fareamenodiquellochemistastretto
Per chi volesse approfondire la lettura, lascio il link della presentazione del romanzo
https://valigiadeltempo.blogspot.com/2022/01/segnalazione-di-novita-il-digunatore-di.html
Sperando che la vita di Succi abbia incuriosito anche voi, vi invito alla lettura e a partecipare al contest.
Buona lettura
Tania c.
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