UNA GIORNATA DELLA MEMORIA NEI LUOGHI DELLA MEMORIA
Lo scorso 27 gennaio, in
occasione della giornata della Shoah, ho avuto l’onore di poter visitare la
prima di una mostra fotografica dedicata all’Olocausto. La giornata sembrava
creata apposta per ben adattarsi al contesto del luogo e ‘’dei tempi’’: buia, gelida,
piovosa e con una cappa di nebbia che derubava le persone delle sembianze umane, rendendole poco meno di ombre percepibili alla vista.
La mostra ‘’ Ad Auschwitz c’era la neve
‘’, oltre a ricordarci la poesia in musica di Guccini, racconta, incastonata
tra le mura del Museo della Memoria, nel suggestivo scenario montanaro di
Sant’Anna di Stazzema, sede del tragico Eccidio del 12 agosto 1944, il Viaggio fotografico dell’anima che quattro amici
fotografi rapallesi, ma soprattutto uomini: Manuel Zucchini, Enrico Ravera, Adriano
Cascio e Roberto Castruccio , hanno compiuto esattamente un anno fa tra Auschwitz e
Birkenau.
Questi quattro amici, creatori de
L’Officina
fotografica indipendente di Rapallo, nata con l’intento di essere un laboratorio
creativo volto al sostentamento, diffusione e sviluppo della fotografia in
ambito artistico e culturale, durante il rigido inverno 2018, accomunati dal
desiderio di condividere per crescere e confrontarsi, partono armati di
macchine fotografiche e abbigliamento termico, alla volta dei Campi di
concentramento di Auschwitz/Birkenau con l’intento di portare a casa qualche
scatto per poter ‘’Coltivare la memoria’’.
Di foto ne hanno scattate, non
tra mille difficoltà, dovute al clima e alla logistica dei luoghi protetti da
teche, ognuno secondo il proprio personale sentimento. L’intenzione era quella
di fare tesoro dell’esperienza e, un domani, di poter utilizzare quegli attimi
catturati, per divulgare ai giovani e alle future generazioni, la memoria di
tutte quelle storie che si celano dietro ad ogni passo fatto dopo aver varcato
il cancello del ‘’Campo’’.
Il loro abbigliamento termico non
bastò a tenerli al caldo durante la visita, passo dopo passo, il freddo pungente si insidiava nelle loro ossa.
Non fu quindi difficile, per loro, seppur ben coperti e protetti da abbigliamento tecnico ad uso in condizioni climatiche polari, calarsi nei panni di chi, durante la deportazione, ridotto
a larva umana e con addosso solo brandelli di stracci. Duecento persone stipate dentro a
baracche di legno con una capienza di max 40/50 esseri umani. Quattro o cinque persone compattate su castelli di tavolacce dure e fredde di due metri, adibiti a letto
comune. Nulla per riscaldarsi se non i
loro scheletrici corpi e lembi della famosa divisa a righe.
I più fortunati lavorano nelle latrine. Fortunati,
direte? In quei luoghi dove il credo nazista ‘’Arbeit Macht Frei’’, portava
alla morte chiunque varcasse la soglia dei cancelli, potevano ritenersi
veramente fortunate tutte quelle persone che erano forzate al lavoro dentro al
capannone adibito a latrina.
Il luogo, se pur puzzolente e squallido, forniva
loro un po’ di calore e speranza. Queste persone erano denominate ‘’gli
Intoccabili’’, perché lavorando i quel luogo erano impregnate di un odore
nauseabondo. Ma proprio quell’odore che li emarginava tenendoli a distanza da
tutto e tutti, era fonte di una piccola speranza di salvezza, quella di
scappare alla ‘’fabbrica legalizzata della morte’’.
Privati della loro identità, degli affetti, dei ricordi e di ogni dignità, ridotti ad essere un numero tra milioni di numeri, giorno dopo giorno, dopo estenuanti fatiche ai lavori forzati e violenze di ogni sorta, la loro vita era scandita da un lento avanzare verso la morte. Uomini emarginati, tra milioni di vite emarginate. Uomini che si aggrappavano all'umiliazione e all'annientamento in vista di quella piccola crepa dalla quale filtrava la luce della vita e, forse un giorno, della libertà ...
Da sinistra Enrico Ravera, Manuel Zucchini, Roberto Castruccio, Adriano Cascio
Ogni singola foto, per la maggior
parte in bianco e nero con qualche guizzo di colore, esprime il sentimento forte di dolore ma non di rassegnazione non solo di chi l’ha scattata, ma di ogni singola persona finita in quei luoghi di
morte, dove morivi due volte: all'inizio con la dignità umana annientata,
ridotta a meno di uno zero, con la morte fisica all'ultimo, trasportati dal vento. Da ogni
scatto, quello del cuore, traspare rabbia e impotenza
verso la brutalità della ‘’belva umana’’, per dirla alla Guccini, sempre
assetata di sangue, per la quale la vita umana non aveva valore alcuno. I nostri quattro amici, col loro viaggio fotografico, che oserei definire introspettivo, sono riusciti, invece, a dare il giusto valore alla vita di ogni essere umano, qualsiasi sia il luogo di nascita, credo politico e religioso.
Manuel, Adriano, Roberto ed
Enrico sono riusciti nel loro intento, nato con umiltà e passione, di lasciare
un segno tangibile negli animi di chi, come me, ha avuto la possibilità di
visitare la loro mostra.
Un segno che resterà indelebile grazie anche alla
location di uno dei luoghi dei più tragici eccidi della nostra storia …
Museo Storico della Resistenza di Sant'Anna di Stazzema
foto personale
Per chi desiderasse approfondire
l’argomento, posto il link della pagina facebook
dell’Officina fotografica indipendente di Rapallo.
La mostra fotografica si protrarrà sino al 3 febbraio,approfittatene ...
https://www.facebook.com/775450859484395/photos/775486412814173/
Museo Storico della Resistenza di Sant'Anna di Stazzema
foto personale
Non pubblico foto della mostra per rispetto a chi le ha scattate, per chi fosse impossibilitato alla visita lascio un link nel quale potrete ammirare qualche scatto.
Tania C.
https://www.facebook.com/OfficinaFotograficaIndipendenteRapallo/videos/pcb.378950319348632/802354010127413/?type=3&__tn__=HH-R&eid=ARBrzynYGj28ZDZKsHqfnqaB5oO0YrF0Gp9IIZWxl97ifKmK00_v08f5hC3tllQKhVvGBiy-Xvxyc59t&__xts__%5B0%5D=68.ARBkAIgaIKT7mZ8DX4zuMs4KPD1qqpiIj3z9Hwyoxw3PIXyRLEu9YNw2OAv4nFwf-O28GwVG9rGDScBuFOYWQZLotlQb6H-36w95zU6k3aEpEBEr3-oiDy1h9DlqBjU9NOqjQeM9epQHu7bNyhXMw18MasM1GBPbylXhkcIOK3_sohy2lOAvoNXB983t6fwak4mmTzAAQH7VJNtJHVrHpBcDuxu8bV7KjbMy1dPqgyD7qIP-CMXz9n7KjhDNIL2xIWLEQ8Qu9T_jgP4q2Gg398lUi5k0hoB7gfxTLK5tcw_tlScYEiLqZXwMOGmjTUYxM_uoCThlEMNDWR0oz6c_a5ls0A2BUakCiT_tPtY-HZxbTax4PStTTWq7F8Kak9tHar1Q7S27SpDeGJMNZO5GusR4ZxcJVf0LIdRx6P4TOMVazDQFvk8A9nFffl-8RRuevgGjnj_EtceYQPZLL412O-Knl4hY8EEP
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