domenica 7 luglio 2019

Recensione de PRIMA CHE TE LO DICANO ALTRI di Marino Magliani Ed. Chiarelettere






PRIMA CHE TE LO DICANO ALTRI

Marino Magliani
Ed. Chiarelettere 2018
Pag. 330
Copertina flessibile
€ 17,50
Ebook disponibile


CONOSCIAMO L'AUTORE

Marino Magliani -foto dal web-



Marino Magliano è un autore italiano, ligure. Nato nel 1960 a Dolcedo, provincia di Imperia, vive sulla costa Olandese.
Tra le sue prime pubblicazioni, pubblicate anche in altre lingue:
per Philobiblon 2003,  L'estate dopo Marengo;
per Sironi 2006, Quattro giorni per non morire;
per Sironi 2007, Il collezionista di tempo;
per Longanesi  2008, Quella notte a Dolcedo;
per Longanesi  2009, La tana degli alberibelli, col quale vince il Premio Frontiere-Biamonti, Pagine sulla Liguria;
per Amos editore 2014, Soggiorno a Zeewijk;
per Exorma 2017, L'esilio dei moscerini danzanti giapponesi.
Nel 2018, per Chiarelettere pubblica Prima che te lo dicano altri, classificandosi tra i finalisti  dell'edizione 2019 del  Premio Bancarella di Pontremoli.


TRAMA

Nell'entroterra della frontiera ligure, tra terrazze rocciose arse dal sole e dal sale di un mare che non si vede nemmeno per sbaglio ma c'è, Leo Vialetti, un bambino  abitante nella Val di Prino, figlio di un padre sconosciuto, nel periodo in cui il boom economico era arrivato ovunque dimenticandosi della sua terra, si ritrova a crescere troppo in fretta. Durante quella che si potrebbe definire "l'ultima estate", il periodo di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, Livio stringe amicizia con l'unica persona che sembra voler prendersi cura di lui. Un "foresto", per dirla alla ligure, un Argentino: Raul Porti, l'uomo che, prima di sparire all'improvviso, gli darà ripetizioni scolastiche, insegnandogli il rispetto, l'amore e la cura per quella terra così difficile da rendere fertile.
Leo comprerà all'asta la Villa di Raoul, ma ciò che scoprirà lo porterà a soffocare un amore che stava per sbocciare per mettersi alla ricerca di Raoul Porti.
Lasciata l'Italia inizierà  il suo salto nel buio in Argentina, alla ricerca di dove e come sia finito l'uomo più importante della sua vita, la figura più vicina ad un padre che abbia mai conosciuto. Nel bel mezzo del periodo più turbolento del Sudamerica del Novecento, quello dei desaparecidos, grazie alla lingua affilata e lirica di Magliani, conosceremo una storia di formazione dura, senza sconti riguardo alla nostra storia recente, ma ricca di un affetto che svalica sentenze e confini spaziotemporali per restituirci quella che è l'epicità per eccellenza dell'avventura: la ricerca delle proprie origini.


IMPRESSIONI

Non conoscevo Marino Magliani, non avevo ancora sentito parlare di questo testo ma, non appena ho saputo che era arrivato in finale al Bancarella, ho deciso che avrei dovuto leggerlo. In parte perché, come ogni anno, sarò a Pontremoli a fare il tifo per il mio finalista preferito, in parte perché, da ligure, volevo conoscere questo autore e questa storia crudamente passionale e travagliata. Ho chiesto a Chiarelettere di poterlo recensire e, come sempre attenti e disponibili, grazie a Tommaso Gobbi, ne ho ricevuto una copia omaggio.
Leggere un autore nuovo è sempre emozionante, come tentare la sorte ad una lotteria dove si vince sempre. Un salto nel buio, il mio, avventurarmi in una nuova storia raccontata dalla penna di un autore che non conosco. Ma ogni storia porta con se un premio speciale: farci entrare in mondi nuovi o vedere con gli occhi della meraviglia mondi che ogni giorno stanno sotto i nostri occhi. Con la speranza di vincere anche questa volta, in fronte al Mar Ligure, ho letto con curiosità questo romanzo, per me e per voi.



Val Prino - foto dal web -


"Non che a uno come Leo dispiacesse individuare nuove aree di espansione, in fin dei conti quelli all'ambiente erano i danni minori, cose che lo lasciavano indifferente, ma se ci pensava era perché la trasformazione della valle era iniziata proprio ai tempi di villa Porti, quell'estate, esattamente cinquant'anni prima."

Anni settanta, Val Prino,  Liguria di confine. Leo Vialetti è un bambino introverso. Cresciuto dalla madre in povertà, non è orfano di padre, solo non si sa chi sia. E questo lo rende un bambino  diverso, vittima della derisione e pregiudizi degli abitanti del suo paese. Si chiude in se stesso, va a scuola senza risultati, è bocciato all'esame elementare. Una vita "vuota" quella di Leo. Ma tutto sta per cambiare, l'estate in cui Leo cresce, sta per diventare un adolescente, un uomo, l'argentino Raul Porti, che durante l'estate del '1974  si prenderà cura di lui aiutandolo con la scuola ma, soprattutto gli insegnerà l'amore per la sua Liguria, terra selvaggia e aspra. L'uomo, se pur per un breve periodo, aiuterà il piccolo Leo a studiare l'italiano, così difficile per lui distinguerlo dal dialetto, prendendo quasi volto e figura di quel padre che non ha mai conosciuto.  

<<Che differenza c'è tra frutta e verdura?>>
Leo vorrebbe sbuffare. Pensa: cominciamo bene... poi basterebbe dire che c'entra quella cosa della sete: la frutta toglie la sete, la verdura la fame.
<<Te lo dico io? Si chiama frutta tutto quello che viene dagli alberi e verdura quel che nasce in terra>>

Il tempo passa veloce quell'estate, tra una lezione di italiano e qualche nozione di agricoltura, Leo è orgoglioso di avere al suo fianco Raul e il suo legame si rafforza sempre di più. Nessuno mai, prima di allora, aveva aiutato o considerato quel bambino povero e di padre ignoto, "sensa paie" come lo etichettavano gli abitanti del suo paese, che parlava in dialetto e non aveva superato la seconda elementare . L'autunno arriva presto e con lui anche la partenza per l'Argentina di Raul. L'uomo deve tornare in Patria per seguire alcune vendite di terreni. In Liguria lascia "orfano" il piccolo Leo e ''Villa Porti'', quella che era stata la sua casa.
Con flashback che spaziano dal 1974 ad un futuro prossimo datato nel 2024, mezzo secolo dopo quell'estate, Villa Porti viene messa in vendita. 
La Villa, che versa oramai in condizioni deleterie, è stata costruita su un terreno cedevole e sta scivolando verso la valle: dal momento che il padrone risulta scomparso  da cinquanta anni, viene messa all'asta dal Comune. 

<<Dimmi almeno perché me lo hai detto.>> le aveva chiesto.
<<Prima che te lo dicano altri.>>
Già, era così, non poteva permetterlo.

Leo, oramai sulla soglia dei sessanta, professione bracconiere burbero e taciturno, innestatore seriale e produttore di olive, vende tutto quello che possiede per comprarla. Ci riesce Leo, Villa Porti, la casa che in quella lontana estate è stata un po' anche la sua casa, finalmente gli appartiene. Può ristrutturarla e finalmente, scrutando nel cuore delle sue stanze alla ricerca di indizi che serviranno a chiarire un dubbio che lo sta logorando da troppi anni, potrà mettersi sulle tracce di Raul,  dato per morto già nel 1980. 



Pampa Argentina - foto personale -

Si diceva: <<Sarà così quando sarai laggiù, il paese continuerà a esserci anche senza di te. Sarai scomparso>>

Inizia così la seconda parte del romanzo, quella più forte e struggente. Dopo uno scalo in Spagna, Leo è pronto a sorvolare l'Oceano per sbarcare a Buenos Aires, in Argentina, alla ricerca di Raul, scomparso misteriosamente nel nulla nel periodo più buio e infervorato del Novecento Argentino. Atterrato a Buenos Aires, Leo si mette alla ricerca di Raul, attraversando la città e spingendosi sino alla pampa sterminata dove si confronterà drammatici colpi di scena che danno al romanzo una tinta "noir". 

"Don Raul Porti era un buen hombre de negocios, che laburava por una empresa italiana, ma la dittatura e i milicos si erano rubati tutto e, assieme ai sovversivi, se n'era andata anche la brava gente. Anche i diplomatici italiani - e certi preti - avevano protetto torturatori e impedito ai cittadini italiani di chiedere rifugio in ambasciata."

Le ricerche di Leo proseguono a tratti lente come il cadenzare della vita argentina e a tratti animate come le notti estive della costa. Tra lunghe attese, apparenti buchi nell'acqua, personaggi loschi o inesistenti, l'unica certezza che ha Leo è che Raoul è stato catalogato tra i desaparecidos. Tutto parte da li, tra giochi di specchi, carte che si mescolano continuamente, il detto e il lasciato intendere, un groviglio di situazioni che incitano il lettore ad arrivale alla fine del romanzo senza sosta, con la voglia di verità e giustizia che animano Leo durante il suo peregrinare per la pampa o nei vicoli di una Buenos Aires omertosa e ingannevole. Alla fine del suo viaggio introspettivo, troverà Leo le risposte al dubbio che da cinquant'anni lo consuma? Riuscirà a fare giustizia sulla scomparsa di Raul? 
Non vi resta che sorvolare la "pozzanghera", così definiscono familiarmente l'Oceano Atlantico gli argentini, e mettervi in viaggio con Leo alla ricerca di un po' di pace per la sua anima in tempesta. 
Non vi racconto altro, lascio a voi dubbi o certezze su un finale che potrebbe non essere scontato.
Ho letto questo romanzo, immersa in due terre che ben conosco: la mia Liguria, terra d'origine nella quale vivo e l'Argentina, terra testimone del mio primo vero e lungo viaggio, appena diciottenne, scoprendo nuovi colori e profumi, nuove emozioni che Magliani ha saputo trasmettermi con una scrittura forte e colorita. Posso permettermi di definirlo il "Camilleri ligure", per il modo in cui ha saputo descrivere i luoghi spaccati da un sole accecante, incontaminati e selvaggi dell'entroterra ligure. Ha saputo trasmettere l'amore che ogni ligure ha per questa terra difficile, in cui ogni raccolto è una piccola conquista, carpita alle terrazze rocciose o al mare. Un romanzo che è anche spaccato di storia, la storia di molti italiani dei primi del '900,  emigrati in Argentina con la speranza di una diversa e migliore. Un romanzo che è prosa e poesia, un romanzo dell'anima.
Vi invito alla lettura non solo per conoscere o riscoprire nuove terre ed emozioni ma anche per conoscere Marino Magliani, uno dei migliori  scrittori-traduttori dei giorni nostri. 
Per i liguri, emiliani e toscani di confine, se possibile per tutti voi, vi aspetto il 21 luglio a Pontremoli per la finale del Premio Bancarella: tanti bei romanzi in finale, ma io tifo per Magliani.

Buona lettura, Tania C.






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