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sabato 23 febbraio 2019

Recensione di VIVIAN di Christina Hesselholdt


VIVIAN

Ed. Chiarelettere 
Ottobre 2018
Pag. 185
Copertina flessibile
ebook disponibile


CONOSCIAMO L'AUTRICE

foto dal web

Christina Hesselholdt, nata a Copenaghen nel 1962, è una scrittrice di grande fama, molto acclamata tra le autrici della letteratura nordica. Vincitrice di importanti premi, tra i quali Beatrice, Jytte Borberg e del Premio della Critica danese, entra a far parte dell'Antologia internazionale Best European Fiction 2013 di Dalkey Archive Press. Con Vivian  vince il Romanprisen 2017, come miglior romanzo danese dell'anno. Con Vivian, la Hesselholdt si classifica tra i finalisti al Premio del Consiglio nordico.



TRAMA

Vivian Maier è un'anonima bambinaia presso varie famiglie borghesi americane. Durante un'asta di Chicago, avvenuta dopo la sua morte, il ritrovamento casuale di alcune sue fotografie, elegge Vivian  una delle fotografe più amate di tutti i tempi. I suoi innumerevoli scatti, spesso ritratti ''rubati'' alla quotidianità, descrivono la realtà dell'America nella seconda metà del '900.
Christina Hesselholdt, in un'alternarsi di voci e  prospettive, disegna una enigmatica biografia, quasi come un racconto, della donna e dell'artista.
A dar voce al racconto sono i genitori di "Viv",  i membri di una delle famiglie per le quali ha lavorato e Vivian stessa, moderati da un Narratore che plasma i personaggi.
Con la freschezza che ricorda lo spirito degli scatti di Vivian, l'autrice mette in luce un ritratto intimo e sfaccettato della fotografa, invogliandoci a conoscere il suo difficile passato a New York durante l'infanzia, la vita benestante nei lussuosi quartieri di Chicago durante i movimenti socio politici del centro città, risalendo il percorso, attraverso i suoi primi scatti sulle Alpi francesi ,  della sua appassionante carriera di fotografa. Con originale vivacità, la Hesselhdolt , ci racconta il mondo di Vivian attraverso il suo sguardo, lasciandole la scena che, in vita, si è sempre negata nascondendosi.



IMPRESSIONI


Non finirò mai di ringraziare Giulia  di Chiarelettere che, a sorpresa mi ha omaggiato, in edizione cartacea, di  questo romanzo. 
Non conoscevo Christina Hesselhdolt, ma conoscevo Vivian Maier avendo assistito ad una sua mostra l'estate scorsa, proprio nella Torre del Castello dei Vescovi di Luni a Castelnuovo Magra, solo cinque minuti da casa mia! 
Sono rimasta piacevolmente sorpresa nell'apprendere che una delle sue opere  descrivesse la biografia romanzata di una delle più singolari ed originali fotografe rimaste nell'ombra per anni. 
Vivian Maier è considerata, ad oggi, una delle maggiori esponenti di un gruppo di fotografi appartenenti al genere Street Photography, i fotografi di strada. 

" (VIV) Ad alcuni piace essere fotografati, ad altri no. Molti non se ne accorgono neppure. In ogni caso li fotografo, che gli piaccia o meno" ... 

Vivian Maier è una eccentrica tata, alta un metro e ottanta, dinoccolata e secca, con la Rolleiflex sempre al collo, sempre pronta allo scatto, ma molto riservata e schiva, tanto da usare differenti nomi per farsi chiamare. Nomi che ritroveremo come voci narranti tra le pagine del romanzo, quasi come fossero persone a se.
Nata a New York nel 1926 in una famiglia problematica, il padre alcolizzato e il fratello con disturbi mentali. 
Visse alcuni anni in Francia, per poi tornare a New York, dove imparò l'arte fotografica da autodidatta,  con l'aiuto delle nuove apparecchiature fotografiche , molto più comode e semplici da trasportare a tracolla.
Nonostante il suo carattere schivo e burbero è molto mata dai bambini che accudisce, se pur usando spesso metodi poco ortodossi, per crescerli forti e indipendenti.  Viv non riesce invece a creare legami con gli uomini che la circondano, a causa di dolori e dispiaceri personali provocati dalle persone che le stanno intorno e, molto probabilmente, anche a causa di violenze subite durante l'infanzia.  
Col tempo e grazie alla fotografia, Vivian è diventata una donna indipendente ed emancipata: non più una donna ''Kodak'', apparecchiatura  simbolo, seducente e di facile utilizzo  che "persino le donne potevano riuscirci", bensì una donna Rolleiflex, più complicata, non alla portata di tutti e che sa bene ciò che vuole.
Quello che vuole Vivian lo esprime nel suo elemento naturale, la strada, ritraendo per lo più le persone che incontrava, dagli emarginati alle ricche dame, mettendo sul banco degli imputati l'enorme abisso tra i ceti sociali. Lo faceva senza chiedere il permesso, irrompendo nell'intimità delle persone, pur rimanendo in ombra, senza farsi notare, in modo da poter proseguire coi suoi scatti.

"(VIV) Lascio che la mia ombra cada sulle persone e la fotografo coi gomiti sollevati. Divento parte del loro mondo senza che lo sappiano. Mi sono immersa nelle loro vite"

Vivian ritrae la società americana con la sua Rolleiflex custodita in grembo , mirando verso l'alto, in modo da portare in primo piano la vera essenza della persona che stava immortalando.

" (VIV) Il panettiere ha domandato <<Perchè scatta così tante foto?>> <<Le ha contate?>> ho ribattuto io. Non ha saputo cos'altro dire."

Di Vivian Maier non si sa molto altro, i suoi scatti, più di 1500, sono stati rinvenuti come negativi durante un'asta a Chicago. A Vivian non piaceva sviluppare le sue foto anche se a chiunque le chiedesse di poterle vedere non diceva mai no, ma trovava modo e maniera per non farle vedere o trovare, adducendo spesso alla scusa dello smarrimento tra i mille scatti e ritagli collezionati compulsivamente.
I suoi primi approcci col mondo della fotografia ebbero come scenario  le Alpi francesi, dove un fotografo, fece delle cartoline con gli scatti migliori della donna. 

Questa biografia romanzata, narrata a più voci, è un piccolo diamante grezzo con cui l'autrice ha voluto omaggiare Vivian, una donna dall'aspetto ''grezzo'' ma che, smussata della scorza più dura, rivela un arcobaleno di luci e ''colori'' racchiusi anche nell'animo di ogni suo scatto. 
Lo stile delicato, quasi etereo, usato dalla Hesselholdt è un alternarsi di memorie che prendono voce dalle varie persone che hanno incrociato la vita di Vivian. Per buona parte del romanzo, sarà Viv stessa ad intrattenere uno scambio di dialoghi col narratore. 
C'è, forse, il rischio di andare un po' in confusione cercando di seguire i numerosi personaggi e i salti temporali, ma  la voglia di conoscere, di sapere di più sulla misteriosa e brusca tata fotografa, tiene legati alle pagine sino al finale. 
Che non è un finale, perchè la schiva, bisbetica e misteriosa Vivian vive e continua a raccontarsi nei suoi scatti. Lei, che è sempre voluta restare in ombra ...

"La terra si è sollevata, incombendo su di me, io ho cercato un appiglio , ma ho mancato la presa. Poi, dopo che hanno chiamato l'ambulanza, ho tentato di aggrapparmi alla panchina, tuttavia le mie mani non riuscivano ad afferrarla, e ho pensato al lembo del vestito di mia madre, a come lo tenevo stretto, e a come alla fine lei riuscisse sempre a divincolarsi."

Vivian Maier - Foto dal web

La Maier morirà a Chicago, divenuta ormai sua residenza definitiva, il 21 aprile 2009 a causa dell'aggravarsi di danni conseguenti ad una caduta sul ghiaccio alla fine del 2008.


Per chi volesse saperne di più sulla mostra di Vivian  Maier tenutasi la scorsa estate a Castelnuovo Magra (La Spezia), lascio il link della pagina dove potrete ammirare alcuni dei suoi primi approcci sulle Alpi Francesi e alcuni scatti inediti



Sempre per chi volesse approfondire, lascio il link di un video youtube molto suggestivo con gli scatti di Vivian



Voler abbinare questa biografia corale romanzata ad una pietanza non è facile. Vivian è un personaggio dal carattere brusco, schivo e spesso scostante, ma al contempo fragile e sensibile quando si tratta della sua vita privata. Tanto da conservare compulsivamente tutte le sue cose nella sua camera chiusa a chiave ed impedirne l'accesso a chiunque. Era una donna compulsiva, accumulava ritagli di foto di giornale e i suoi stessi scatti. 

"Narratore <<Le cose ritornano; una conduce all'altra come i pensieri: ecco perchè non riesce a buttare un oggetto oppure un altro. Interromperebbe la catena.>>"

Un personaggio difficile, dai retrogusti sfaccettati soavemente agrodolci al primo approccio e con un cuore corposo e amaro. A questo punto la potrei abbinare ad un vino, il Negroamaro, dal retrogusto amarognolo dal sapore asciutto e secco, vellutato, dolce e nel contempo  armoniosamente fruttato.

Buona lettura Tania C.












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