NEI GIORNI DELLA VENDEMMIA
Franco Serpi
Indipently Published
28 settembre 2020
Pagine 264
Copertina flessibile
€ 12,48
Disponibile in formato cartaceo su Amazon al seguente link
CONOSCIAMO L'AUTORE
Sono Tania, lettrice infaticabile, curiosa, con una grande passione per i viaggi e la fotografia. La Valigia del tempo nasce dalla mia omonima pagina facebook, nella quale parlo di libri. Vi racconterò tante meravigliose storie, sperando di invogliarvi sempre di più alla lettura. Ci faremo compagnia. Tania
NEI GIORNI DELLA VENDEMMIA
Franco Serpi
Indipently Published
28 settembre 2020
Pagine 264
Copertina flessibile
€ 12,48
Disponibile in formato cartaceo su Amazon al seguente link
CONOSCIAMO L'AUTORE
IL DUBBIO
Un uomo curioso
Romano Montanari
Ed. AltroMondo Editore
Anno di uscita Settembre 2020
Collana Imprese d'impresa
Genere Narrativa d'impresa
Copertina Brossura
Pag. 150
€ 14,00
Link per l'acquisto https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/il-dubbio/
CONOSCIAMO L'AUTORE
Nato a Lugo di Romagna nel 1933, Romano Montanari consegue la Laurea in Scienze statistiche e Attuariali. Sposato, tre figli e quattro nipoti. Ha lavorato come ricercatore di marketing nel centro studi di una multinazionale statunitense; come consulente di organizzazione commerciale e marketing presso uno studio professionale; autonomamente si è occupato di business development sui mercati esteri. Nel 1994 ha fondato una società per la produzione di dispositivi medici seguendo le tecniche e metodiche dell'automazione totale.
TRAMA
Un breve racconto che ha tratto ispirazione dalla vera storia di un uomo che, dopo aver passato una vita lavorando come mediatore e commerciante di bestiame, un giorno si trova ad osservare una scena talmente curiosa e illuminante da decidere di dimostrare a se stesso e al mondo che anche lui poteva diventare un ''industriale''.
Il messaggio è rivolto soprattutto ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro: quando hai un sogno lo puoi realizzare solo con determinata convinzione.
IMPRESSIONI
Questo breve romanzo mi è arrivato a sorpresa grazie al pensiero sempre carino che ha per me Alice di AltroMondo Editore. Un titolo enigmatico e bizzarro, Il dubbio Un uomo curioso, che porta la firma di Romano Montanari.
Incisiva la copertina, che lascia intuire quello che è il cuore della versione romanzata di una storia ispirata alla vita di una persona reale che, dopo aver notato un episodio curioso, decide di lasciare il suo lavoro per diventare un imprenditore.
Letta la trama sono rimasta un po' di tempo col ''dubbio'' personale: sarebbe stato un concentrato di dati statistici e di marketing? Sarei stata in grado di leggerlo e soprattutto di capirlo? Poi ho iniziato la lettura nel pomeriggio, in attesa di una visita medica e la sorpresa è stata talmente grande e bella che una volta rientrata a casa ho sentito l'impulso irrefrenabile di arrivare alla fine, incollata alle pagine saltando la cena.
L'autore ha modificato i nomi, i luoghi e la tipologia di lavoro assicurando la privacy all'uomo (o donna?) al quale si è ispirato. Leggendo però, un dubbio mi è sorto: che sia l'identità dell'autore stesso ad aver dato vita al personaggio Giulio Restelli? Un dubbio che rimarrà fino alla fine per poi venire archiviato in uno dei cassettini della memoria senza avere risposta, o forse no. Lo scoprirete solo leggendo, seguendo il racconto narrato in prima persona proprio dal protagonista.
<< Un giorno vide qualcosa che sconvolse la sua vita e gli fece esplodere il desiderio incontenibile di dimostrare a sé stesso e al mondo intero che anche lui poteva diventare un industriale. >>
Giulio Restelli, professione commerciante e mediatore di bestiame, come tradizione da varie generazioni paterne, durante il fine pomeriggio di una bella giornata di primavera inoltrata, sta percorrendo le tortuose stradine della Brianza con la sua motoretta.
Seguendo i tornanti tediosi si ritrova ad osservare con curiosità degli operai che stanno raccogliendo con cura selettiva dei sassolini dal greto del fiume Olona, per poi caricarli su dei camion di media portata.
La curiosità di conoscere il perché di quell'insolita e scrupolosa raccolta era talmente forte che Giulio decise di seguire i camion una volta caricati.
L'inseguimento di Restelli lo portò alla sede di un'azienda che produceva macchine per il trattamento superficiale di metalli. Davanti al cancello dell'azienda gli si aprì un mondo, una piccola idea che in meno di un minuto era diventata una certezza: avrebbe cambiato lavoro presentando domanda di assunzione a quell'azienda e sarebbe diventato un industriale.
La novità venne accolta quasi con sollievo dalla famiglia, ormai il lavoro da mediatore stava diventando pesante per lui, lo avrebbero portato avanti i due figli e lui avrebbe potuto comunque fare da consulente.
Dopo aver presentato la domanda all'azienda, Restelli venne assunto come portinaio. Un lavoro semplice ma importante, avrebbe dovuto segnare su un registro i camion in entrata e uscita, il loro peso e monitorare i visitatori. La possibilità di far carriera non mancò e presto venne promosso in officina. Il lavoro era così interessante che Restelli cominciò ad annotarsi tutto quello che accadeva sotto i suoi occhi, dagli aneddoti ai contatti dei fornitori e terzisti, creando una sorta di registro che custodiva gelosamente. Il tempo passò e in due anni arrivò a rivestire incarichi dirigenziali, finché non decise che era giunto il momento di camminare con le proprie gambe e spiccare il volo. Si sarebbe dimesso e avrebbe creato una propria piccola azienda personale di assemblaggio macchinari per la finitura dei metalli.
<<Prima di tutto vorrei sapere da Lei se io sono un industriale o no >>
<< Non deve avere alcun dubbio: Lei è diventato un industriale e sono sicuro che piano piano dimenticherà, forse con qualche rimpianto, mucche e vitelli... >>
Il capanno degli attrezzi nel giardino di casa era perfetto, bastava solo mettersi in regola con la burocrazia e la sua creatura sarebbe stata pronta a muovere i primi passi. Il suo prezioso registro fu una miniera d'oro per spianargli il campo sul mercato e ben presto il capanno degli attrezzi non bastò più. Chiamando a raccolta moglie, figli e nuore, decise di ampliare l'azienda acquistando nuovi capannoni e inserendo i figli e le nuore nell'organico, aiutato dalla moglie. In poco tempo la sua piccola azienda si crebbe al punto di cominciare a guardare la possibilità di espandersi in zona franca in Europa ed oltre oceano.
Le cose sembravano andare sempre meglio, allietate anche dalla nascita di due gemelli, Alice e Antonio, figli di Giovanni. Con l'arrivo dei piccoli la moglie decise di dedicarsi ai preparativi insieme alla nuora e venne sostituita con nuovo personale. Sembrava di toccare il cielo con un dito finché un giorno alla famiglia Restelli quel cielo crollò addosso.
Di ritorno da un viaggio di affari all'estero, Giulio trovò un'amara sorpresa, quella che ogni genitore non dovrebbe mai vivere: il figlio Carlo era ricoverato in rianimazione per un infarto. Nonostante le preghiere e la fiducia di una ripresa, Carlo morì per un'emorragia cerebrale. Le sue condizioni erano già aggravate dall'infarto e il ragazzo non aveva retto all'ictus.
Per la famiglia fu un duro colpo, i genitori non dovrebbero mai sopravvivere ai figli, ma perdersi d'animo non era nel dna di Giulio che, continuò a rimboccarsi le maniche per non sprecare tutto il lavoro e l'impegno che la famiglia aveva riversato nell'azienda.
Si potrebbe quasi pensare che "Restelli" sia un cinico stakanovista, interessato solo al denaro e all'espansione dell'azienda, in realtà l'uomo aveva riversato tutto il suo impegno e il suo amore in un progetto nato da una curiosità personale ma diventato ormai il sogno di famiglia. Con la sua voglia di fare e di conoscere ha saputo coinvolgere all'unanimità figli e nuore, che da subito hanno creduto in lui e nella sua potenzialità di industriale.
Tornato il sereno le cose filarono lisce per un po' di tempo, tra viaggi d'affari e i nipotini che crescevano. Ma quando sembra andare tutto bene, ecco che arrivano le nuvole nere a minacciare tempesta.
Per Giulio le nuvole minacciose si trasformarono in minacce reali.
Pedinato da una batteria di criminali locali, venne fermato più volte e minacciato di ripercussioni se l'azienda non avesse pagato il ''pizzo'' per la protezione, naturalmente senza denunciare l'incontro ai Carabinieri.
L'impatto con la criminalità fu scioccante ma, dopo la seconda minaccia, l'uomo non si arrese e, appoggiato dalla famiglia, si rivolse al Maresciallo spiegando l'accaduto.
Come nelle fiction televisive sulla mafia, ''la spiatina'' ai Carabinieri non passò inosservata all'occhio del ''Grande Fratello''.
Seguirono altre minacce, rivolte anche ai nipotini e alla famiglia, la richiesta era sempre la stessa: centomila euro al mese, nessun intervento dei Carabinieri e sarebbe filato tutto liscio, altrimenti...
Ma Restelli non era disposto a piegarsi ai ricatti del boss di quartiere, avrebbe difeso la sua azienda nata dal nulla grazie al suo impegno costante. No, non si sarebbe venduto ai ricatti per farsela portare via.
Continuando a comunicare di nascosto coi Carabinieri, l'uomo continuò a lavorare e viaggiare finché un giorno, con uno stratagemma ben studiato, degli uomini fecero irruzione negli uffici e lo presero in ostaggio. Pagare il pizzo e avere salva la vita oppure...
Anche questa volta la tenacia di Restelli, ormai sulla settantina, lo aiutò ad avvisare la Benemerita e a salvare tutto quello per cui aveva sempre lottato, la famiglia e la sua azienda.
Superata anche la batosta del tentativo di rapimento, per l'uomo si aprono le porte dell'Europa dell'est, in Russia e degli Stati Uniti. La scelta è difficile, dalla Russia spingevano per un'espansione straordinaria, basso costo, manodopera quasi a costo zero e un gran volume d'affari. L'America lo stava corteggiando per acquistare l'azienda ed espanderla con un volume d'affari da capogiro. A lui, oltre il ricavato della vendita, sarebbe rimasto l'incarico di presidente onorario, senza responsabilità e potere decisionale, al figlio un ruolo dirigenziale di prestigio. L'offerta americana era buona.
Valutando i pro, l'età che aveva superato l'ottantina, il cospicuo ritorno finanziario, i nipoti che oramai grandi e laureati non avrebbero portato l'azienda e i contro, non avrebbe più avuto la sua azienda, Restelli decise di vendere...
Erano altri tempi, Giulio Restelli ha avuto anche una gran fortuna a lasciare un lavoro avviato per essere assunto in età avanzata in un'azienda con la possibilità di far carriera per poi ricominciare da capo e da solo sino ad arrivare a costruire un impero.
È impensabile al giorno d'oggi che un cinquantenne riesca, in due anni a farsi assumere, arrivare ai vertici della carriera e in pochi anni tirar su dal nulla un'impresa con filiali in tutto il mondo. Ma il messaggio che l'autore vuol mandare è proprio quello di credere alla propria curiosità e ai propri sogni e lottare per avverarli. Anche se poi non sono come ce li saremmo aspettati, almeno ci abbiamo provato e abbiamo costruito le nostre idee.
Mi ha colpito molto la sua curiosità che lo ha spinto dal cercare una risposta al perché degli operai raccogliessero sassi su dei camion sino a reinventarsi come magnate brianzolo.
Durante la descrizione del rapimento non ho potuto fare a meno di pensare ad un ragazzo della mia zona, un imprenditore a capo dell'azienda familiare di edilizia che il 16 dicembre 2012 fu rapito da un collega a scopo estorsione e fu liberato il 31 dicembre. Mi sono chiesta più volte, leggendo, quanto possa essere pericoloso il lavoro di un imprenditore. Oltre la paura di crack finanziario, anche quella di vedersi portare via i sogni dalla malavita.
Ho ammirato quest'uomo, chiunque sia, caparbio e coraggioso, che ha lottato a costo della sua stessa vita pur di salvare il suo dubbio: era veramente riuscito a diventare un industriale?
Lascio a voi scoprire la risposta tra le pagine di questo intenso racconto, con la certezza che vi coinvolgerà fino alla fine esilarante che ci descrive un uomo che col suo coraggio e credendo in se stesso e nei suoi sogni ha saputo costruire un impero partendo da un piccolo sassolino del fiume Olona.
Buona lettura,
Tania C.
GLI OROLOGI DI PRAGA
Paolo Ganz
Ed. Bottega Errante 2020
Pag. 158
Copertina flessibile
Illustrazioni Elisabetta Damiani
€ 14,00
CONOSCIAMO L'AUTORE
https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.bottegaerranteedizioni.it%2F%3Fteam%3Dpaolo-ganz&psig=AOvVaw16dnOniXOF65z-YmMGI1oF&ust=1606300195639000&source=images&cd=vfe&ved=0CAMQjB1qFwoTCIjx_tb8mu0CFQAAAAAdAAAAABAD
Paolo Ganz, scrittore, è nato a Venezia e da alcuni anni vie davanti all'Adriatico, al Lido. Oltre ad essere musicista e viaggiatore è anche inventore, raccoglie e racconta storie, ambientandole nella sua terra. Tra i suoi scritti annovera articoli, saggi, canzoni e musica, poesie. Dopo l'esperienza presso alcune testate giornalistiche, nel 2006 pubblica il suo primo romanzo, Nel nome del blues per Agorà Factory, seguito da Venice Rock'n'roll edito da Fernendel enl 2011. Per Studio LT2 nel 2011 pubblica Calle dei Bombardieri, Armonicomio per Fernendel nel 2012. Nel 2013 per La Toletta pubblica Perché a nessuno piace il mio caffé. Nel 2014 edito da Mare di Carta esce Piccolo Taccuino Adriatico, classificatosi al secondo posto nella sezione narrativa premio Carlo Marincovich 2015. Nel 2014 esce per La Toletta El muerto vivo. Nel 2016 per Mare di Carta, menzione premio Gambrinus Mazzotti 2017, pubblica Venezia - Guida poetica alla città di pietre e acqua. Con Ediciclo pubblica nel 2017 La Grecia di isola in isola, la raccolta di poesie Lucernari e il quaderno Il racconto degli zattieri. Con Giovanni Giusto ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo Revoluciòn- l'avventurosa vita di Gino Doné e all'antologia Porto Marghera - Cento anni di storie 1917-2017, pubblicati da Helvetia Editrice 2017.
È autore del primo e più completo metodo per armonica Blues italiano, (Bèrben 1987).
Per saperne di più, il suo sito www.paologanz.it
Per Bottega Errante ha pubblicato Venezia complice, collana camera con vista.
(Fonte: Bottega Errante)
TRAMA
Per capire Praga bisogna viverla di giorno e di notte, soprattutto la notte; percorrere i suoi portici e calpestare le pietre delle sue strade, dove si può trovare, nascosta tra le fessure, una moneta perduta molto tempo prima.
In bilico su una fune sospesa tra passato e presente, con taccuino e penna per non dimenticare nulla, Paolo Ganz, ci racconta la sua Praga.
Luoghi, personaggi e incontri fanno sono lo scenario di un affresco affascinante, perché a Praga può succedere di incontrare il proprio doppio, la persona che non siamo mai stati o che non abbiamo mai avuto il coraggio di diventare.
IMPRESSIONI
Esattamente un anno fa ho fatto il mio ultimo viaggio prima che il covid facesse calare la sua cappa nera sul mondo limitando gli spostamenti. La meta era Praga, quella capitale europea della quale avevo tanto sentito parlare ma che ancora non avevo mai visitato. Così, emozionata per ciò che la nuova meta mi avrebbe proposto, mi imbarcai fiduciosa che una volta atterrata, la città mi avrebbe regalato tante nuove emozioni.
La magia mi pervase subito, complici colori e luci di un autunno oramai agli sgoccioli.
Praga mi si parò davanti con la maestosità del suo magnetismo gotico. Catapultata in un'altra dimensione iniziai il mio peregrinare per la città, soprattutto di notte. Una città all'apparenza vuota, ma brulicante di anime in cerca di emozioni e calore dato da fiumi di ottima birra contornati da un goloso gulash
<< Sono venuto a Praga per fondare una città, una notte alle
dieci del mattino. >>
Paolo Ganz decide di tornare a Praga dopo aver partecipato per caso ad una conferenza letteraria in una biblioteca.
Non potendo fare a meno di esimersi dall'acquistare almeno un libro, si ritrova con la borsa piena di testi su Praga. Aveva sentito un richiamo da parte di quella città ed era giunta l'ora di tornarci, di ripercorrere le sue strade attraverso un viaggio storico-letterario firmato da autori di spicco della Praga letteraria: Hasek e Kafka che non avranno mai la possibilità di incontrarsi e conoscersi, Hrabal e Kundera con l'insostenibile leggerezza dell'essere umano. Attraverso ricordi vividi scaturiti dalle pagine delle loro opere e calpestando i loro passi enogastronomici nei locali più famosi frequentati dagli scrittori, l'autore ci fa vivere Praga e la sua storia, rievocata anche da aneddoti su personaggi che per la città hanno dato la vita, come Jan Palach, divenuto il simbolo Cecoslovacco della resistenza antisovietica dandosi fuoco in Piazza San Vinceslao.
Passo dopo passo, percorrendo l'imponenza di Ponte Carlo e costeggiando la placidità della Moldava, ci conduce poi nel Quartiere Ebraico, luogo mistico e magnetico grazie al Cimitero Ebraico, alle sue Sinagoghe e al famoso Golem di Meyrik che si palesa ogni 33 anni.
<< Come Praga possa interagire con l’umore degli innamorati io ora lo ignoro. Dico 'ora' perché sicuramente un giorno lo scoprirò' Fatto sta che un amore nascente qui troverà nutrimento e calore; se invece traballa in preda a chissà quali incertezze, Praga gli indicherà la strada della sua ghigliottina. >>
Ma la Praga di Ganz non è solo storia e letteratura. È vita, degrado, romanticismo. Di giorno, ma soprattutto di notte, la città si rivela al viaggiatore scoprendo la sua anima pulsante fatta di sentimenti forti, di gente arrivata e di gente, come gli artisti di strada, che non si è mai persa, restando in bilico sull'orlo di una voragine pronta ad inghiottirli perché hanno preferito essere invece che apparire. La città si svela agli occhi di sa riconoscerne l'anima fiera e accogliente, pronta a soddisfare la curiosità del viaggiatore più esigente.
Ganz riscopre una città che è musica sprigionata dalle note delle canzoni di Marta Kubisova, simbolo della Primavera di Praga.
E camminando insieme a lui, lentamente, immersi nei vicoli brulicanti di anime, si viene rapiti dalla magia.
Chi non è mai stato a Praga può solo aver sentito parlare dell'aura magica che la avvolge. Chi ha avuto la fortuna di visitarla sa bene quanto la magia sia un tratto dominante della città, iniziando dall'ipnotismo della Torre dell'orologio astronomico, cuore esoterico della città vecchia, sino ad arrivare, un po' per folklore e un po' credo, a farsi leggere il futuro nei Tarocchi ispirati alla saggezza astrologica della città.
Con questo racconto di viaggio Ganz mi ha fatto rivivere il mio viaggio del cuore in una città che mi ha accolto tra le sue braccia come fosse un sogno.
La gioia provata aspettando i rintocchi dell'orologio, come una bambina davanti ad un negozio di giocattoli, l'emozione di percorrere di notte le piccole vie vuote, nascoste nel cuore della città vecchia, l'atmosfera magica e d'altri tempi respirata al Pražský hrad, il castello sulla collina che domina la città, sono ricordi che mi porterò sempre nel cuore, con la speranza che si possa tornare presto a viaggiare.
Perché il mio prossimo viaggio mi porterà nuovamente a percorrere il porfido di Ponte Carlo e ad osservare la Moldava che scorre paciosa lungo le sue sponde brulicanti.
Questo racconto, da leggere come un romanzo storico, è un concentrato di emozioni provate non solo dall'autore, ma anche da chi ha conosciuto Praga o da chi ha sempre sognato di conoscerla.
Sulle note di una poesia musicale, orecchiabile e scorrevole, Ganz trascina il viaggiatore sulle tracce della bizzarria di Kafka, tra le leggende folkloristiche e nelle allegre birrerie della città vecchia, avvolte dal manto stellato delle notti magiche che solo Praga sa regalare a chi la vive con l'anima, tenendolo incollato alle pagine fino alla fine del viaggio.
Fine per ora...
Come per Ganz, il richiamo a tornare ancora una volta, è forte, e grazie al suo libro, quando vi tornerò, conoscerò una Praga diversa, che va ben oltre alla sua bellezza turistica.
Per riprendere le parole del Piccolo Principe : ''L'essenziale è invisibile agli occhi'' e Ganz ha saputo cogliere e tradurre in poesia l'essenzialità di una Praga nascosta agli occhi del turista ma non a quelli di un viaggiatore.
Un libro che consiglio a chi ama Praga, a chi desidera ancora viaggiare e scoprire nuove città, a chi cerca atmosfere magiche e forti emozioni, oltre che alla buona tavola e al buon bere.
Particolarità del racconto sono le splendide illustrazioni di Elisabetta Damiani che impreziosiscono il testo.
Sperando di avervi incuriositi, vi lascio il link di Bottega Errante per acquistare questo magico racconto del viaggio dell'anima di Ganz.
https://www.bottegaerranteedizioni.it/?product=gli-orologi-di-praga
Un ringraziamento sentito va ad Alessandro di Bottega Errante per il gentile invio della copia omaggio.
Buona lettura,
Tania C.
STJEPAN DETTO JESUS, IL FIGLIO
Maria Rita Parsi
Ed. Adriano Salani Editore
Genere Narrativa Generale
Collana Romanzi Salani
Uscita 26 novembre 2020
Pag. 112
Formato Cartonato con sovracoperta € 13,90
Ebook disponibile € 6.99
CONOSCIAMO L'AUTRICE
Stjepan, chiamato da tutti Jesus perché nato a mezzanotte
del giorno di Natale, da sempre si sente orfano senza esserlo.
Nato dalla violenza di un soldato serbo su una ragazza bosniaca durante la guerra nei Balcani, viene abbandonato dalla madre incapace di amarlo e impossibilitata ad odiarlo.
Sarà la bisnonna materna a crescerlo amorevolmente, senza fargli mancare nulla, nemmeno la verità sulla sua nascita.
Compiuti i nove anni il piccolo decide di avventurarsi alla ricerca della madre. Armato dell'inseparabile macchina fotografica, parte in compagnia dei suoi più cari amici, la sua tartaruga e il suo cane.
Il viaggio lo mette sulle tracce di una donna in fuga da se stessa, sempre in cammino cambiando un lavoro dopo l'altro e lasciandosi alle spalle molti amici che accoglieranno Stjepan come uno di famiglia, aiutandolo a conoscere, capire e perdonare quella madre così provata dalla vita.
Il lieto fine del libro non è racchiuso nell'incontro tra madre e figlio poiché Stjepan ha ancora un conto in sospeso da riscattare: suo desiderio è quello di recarsi in carcere dal padre naturale per dimostrargli che la sua esistenza è la risposta umana alla sua violenza disumana. Non vuole vendicarsi, non diventare un uomo come lui per il bambino è già una vendetta.
Attraverso i suoi racconti il piccolo dà voce alle vite distrutte dalla guerra e al grande coraggio grazie a cui molte vittime sono sopravvissute.
La voce di Stjepan, così pieno di fiducia, speranza e ostinata tenerezza, come solo possono esserlo i bambini che salveranno il mondo.
Il romanzo segna il ritorno alla narrativa di Maria Rita Parsi, personaggio di spicco di questo Paese, da sempre impegnata con il suo lavoro a renderci tutti più attenti agli altri, più critici davanti al male, più generosi, più giusti, più degni della nostra umanità.
IMPRESSIONI
I fatti al centro della vicenda riguardano un soldato serbo che nel 1993 a Sarajevo abusò di una ragazza - la cui identità resta protetta - mettendola incinta.
Conoscevo Maria Rita Parsi come saggista e, apprendere che stava per uscire con un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti mi ha parecchio incuriosita. È bello riscoprire un autore che si ama e si rinnova. Spinta dalla curiosità chiesi all'Ufficio Stampa Adriano Salani Editore di poter recensire Stjepan detto Jesus, il figlio.
Grazie alla premura di Riccardo e Chiara, ho potuto leggerlo in anteprima, visto che esce oggi in tutte le librerie e nei vari store digitali online.
Il romanzo, ispirato ad una storia realmente accaduta nel 1993 durante la guerra nei Balcani, è un libricino che si legge in poco meno di due ore, ma custodisce una storia infinita e immensa come solo l'amore materno e il dolore di una violenza possono esserlo.
<< Si calcola che durante la guerra nei balcani circa 20.000 donne siano state violentate dai soldati: lo stupro veniva utilizzato come arma di distruzione di massa. >>
Stjepan, da tutti detto Jesus, è così chiamato perché è nato a mezzanotte del 25 dicembre come Gesù, nel convento delle suore cristiane di San. V. nella città di S.
Mariaka, madre del piccolo Stjepan era serba e mussulmana, ma fu amorevolmente accolta dalle suore del convento cristiano quando chiese asilo per partorire il figlio della vergogna.
Vittima di un brutale stupro da parte di un soldato bosniaco, Mariaka decide di portare a termine la gravidanza, affrontando dubbi, paure e sensi di colpa. Il suo intento era quello di non cedere alla vergogna e ai pregiudizi che spingevano altre giovani madri come lei al suicidio pur di trovare pace e dimenticare la violenza subita. Ferite impresse nella mente e nel cuore prima ancora del fisico.
Non voleva abbandonare in strada quel figlio dell'abuso, anche se non poteva amarlo come un figlio desiderato, non poteva nemmeno odiarlo così tanto da lasciarlo al suo destino infelice in strada, così insieme ad altri giovani donne, prese la decisione di partorire tra le mura accoglienti del convento cristiano per poi far crescere il piccolo con la madre e la nonna. Lei sarebbe partita per dimenticare, pur cercando di mantenere da lontano quel fagottino figlio dell'odio.
Così Stjepan, nella città di Dojnia, viene affidato alle cure della nonna Antra che morirà di crepacuore a per lo stupro della figlia e alla bisnonna Anja, già avanti con gli anni ma ancora forte e sorridente.
<< Io questa storia della diversità e delle guerre tra razze e religioni non l'ho mai capita anche se, sin da bambino, mi sono sentito ripetere che io sono nato proprio per quelle. >>
Il piccolo cresce in un ambiente povero ma sano, la bisnonna, se pur ottantenne, lo ama e lo cura come un figlio cercano di non fargli mancare nulla. Stjepan ha pochi amici, quelli di scuola, e i cuginetti, figli dello zio del quale porta il nome. Gli amici più cari sono il cagnolino Tasko, dono di un amichetto e Tika, una tartaruga. Ma il suo compagno di giochi e confidente è Gabriele, una sorta di amico immaginario, riconosciuto dalla bisnonna come angelo custode, col quale Stjepan passa le sue giornate a giocare e confidarsi. Al piccolo piace disegnare, soprattutto quello che accade intorno a lui, e diventa ogni giorno più bravo. Non si separa mai dalla sua macchina fotografica, ama immortalare volti e momenti più significatici della sua vita e di chi la incrocia.
È un bambino felice, anche se la bisnonna non gli ha mai nascosto la verità riguardo la sua nascita. Sa che la sua mamma è fuggita perché restare insieme a lui l'avrebbe fatta soffrire troppo ricordandogli la violenza subita.
Suo padre era un soldato bosniaco ed aveva stuprato la sua mamma e probabilmente altre giovani ragazze come lei. All'epoca i soldati bosniaci stupravano le giovani donne serbe per far valere la loro supremazia religiosa. Alcune ragazze morivano durante la prigionia a causa delle sevizie, altre si suicidavano subito dopo aver subito violenza e aver scoperto di portare in grembo il frutto dell'odio razziale.
Poco è cambiato dal quel '93, la violenza in nome di Dio è ancora troppo radicata in molti paesi mediorientali, così come quella domestica lo è in occidente. Ma la violenza è uguale in tutto il mondo, non esistono religioni o leggi che approvino abusi, omicidi e suicidi per mano dell'uomo disumano.
<< Tu devi raggiungere tua madre e convincerla a srare con te come una mamma deve stare con suo figlio. >>
Stjepan riflette spesso sulla sua storia e su quella della mamma e decide di partire col treno per andare a cercarla. Sa come rintracciarla, dal momento che nei vaglia che arrivano c'è l'indirizzo.
Così, poco prima che la bisnonna morisse il piccolo si mette in viaggio accompagnato da Tasko, Tika e Gabriele, la sua fedele macchina fotografica, carta e colori per disegnare e il denaro e l'oro che la nonna gli aveva lasciato.
Viaggia per due giorni, arrivando a S., la città dove la mamma lavora. Ma la mamma non è più li, Ivanka, la sua coinquilina gli ha detto che è partita per farsi curare in un ospedale psichiatrico. In mezzo ai palazzoni di polvere di quella strana città si sente solo e sgomento, ma non si perde d'animo, è pronto a partire per M.
Dopo tre giorni di corriera, sotto una tormenta di neve, Stjepan si presenta all'ospedale psichiatrico dove è ricoverata la mamma. Finalmente potrà conoscerla e farsi amare. Ma la mamma, che ora sta meglio, non è più in quell'ospedale. Tutti, li dentro, conoscono la storia di Mariaka e di Stjepan. Il primario lo convince a fermarsi per un po', il tempo di far conoscere agli ospiti dell'ospedale Tasko e Tika e poi il dottore che lo aveva accolto come un figlio, gli avrebbe dato l'indirizzo dove la mamma lavora.
Spinto da un gran coraggio e tanta buona volontà, sempre accompagnato dalla presenza del suo angelo Gabriele, il piccolo è pronto per andare a Z.. nel ristorante dove troverà la sua mamma. Ma nemmeno a Z.. la troverà, la mamma, sempre in lotta con i mostri che la divorano, è partita col Circo della Luna.
<< Eppure io non credo di meritare tutto questo dolore, tutta questa fatica, tutta questa paura! Io non merito di essere stato abbandonato da chi mi ha messo al mondo! >>
Lasciando altri nuovi amici che lo amano, il piccolo parte alla ricerca del Circo della Luna e lo trova, pronto ad accoglierlo nella sua grande famiglia, ma senza la mamma.
Mariaka, aiutata dalle donne avvocato di un'associazione che si occupa dei diritti delle giovani donne che hanno subito violenza dai soldati, adesso ha un lavoro fisso. Ha studiato e sa usare il computer. Il padrone del circo la sente ogni giorno tramite la sua pagina social.
Finalmente il suo viaggio è giunto al termine, ha ritrovato la sua mamma, avrebbe potuto abbracciarla e conoscerla. Le avrebbe fatto capire che lui non è figlio della colpa, lui è un bambino che la ama e non avrebbe mai usato violenza su nessun essere vivente. Non è l'uomo malvagio che l'ha stuprata e abbandonata.
Caduto il muro di reticenza e paura di Marika, madre e figlio finalmente si incontrano e grazie all'aiuto dell'associazione Donne vittime di guerra, possono finalmente iniziare una vita insieme, imparando a conoscersi e ad amarsi di quell'amore profondo e infinito che lega una madre al figlio.
L'associazione sta aiutando Mariaka ad ottenere giustizia dallo stupro subito. Dopo aver riconosciuto il suo aguzzino e averlo spedito in prigione, adesso deve testimoniare al processo che lo condannerà.
A lei è andata bene perché è ancora viva, ma tante altre giovani donne, per il peso di una vergogna della quale non hanno mai avuto colpa, si sono suicidate.
Mariaka testimonierà per ottenere giustizia anche per loro e al processo parteciperà anche Stjepan, ormai undicenne e ancor più consapevole della tragedia compiuta.
Insieme a loro, a guidarli in quel percorso di liberazione, c'è un giovane insegnante col quale vivono e che Stjepan ama come e più di un padre.
<< Ho imparato che la guerra e la violenza sono le compagne di viaggio degli uomini soli. È la solitudine che fa crescere, nel cuore degli uomini, l'idea di poter bere il sangue e la paura di altri.
È la solitudine che fa credere a un uomo che la paura si può spegnere con la violenza di minacciare e uccidere gli altri. >>
Ma per essere veramente libero di vivere la sua nuova vita, il piccolo Stjepan deve sciogliere ancora un nodo, quello di incontrare il suo padre naturale in carcere e raccontargli tutto il dolore che ha causato a lui e Mariaka.
Non ha bisogno di vendicarsi, gli basta solo che quel ''Gospodine'' (signore) sappia che lui, anche se sangue del suo sangue, non diventerà mai una persona priva di anima come il padre.
La sua mamma odia tutto di quel Gospodine, ma Stjepan non conosce l'odio, sa che da grande non si comporterà mai come lui.
È questa la sua vendetta.
In occasione della giornata contro la violenza sulla donna appena trascorsa, ho deciso di pubblicare questa recensione, sperando possa essere un grido di speranza per tutte le donne e figli della violenza bruta dell'uomo.
Grazie al coraggio e alla speranza di Stjepan spero possano trovare la forza di ribellarsi e salvarsi.
Questo breve romanzo è la storia che accomuna migliaia di donne vittime della guerra e delle violenze da parte dell'uomo. Donne violentate nell'anima, in quel profondo dove le cicatrici sono più difficili da curare, perché continuano a riemergere in ogni momento della vita.
Ferite che potranno guarire solo grazie al coraggio e all'amore che gli affetti più cari ci possono dare, anche se figli della violenza stessa.
Un libricino breve, intervallato dai disegni del piccolo Stjepan, che si legge scorrevolmente . La voce narrante del piccolo è poesia, fiaba, messaggio di speranza. Sembra quasi di sentirsi addosso la polvere dei palazzi che incontrerà nel suo cammino. La morsa della tormenta di neve ci coglierà alla sprovvista quando Stjepan arriverà al manicomio facendoci avvolgere in una calda coperta e alla fine ci pervaderà il senso di pace e speranza racchiuso nella lettera che il bambino scrive al padre in carcere e una lacrima ci segnerà il volto.
Un libro che consiglio a tutti per ricordarci non solo di quanto possa diventare brutale la forza dell'uomo ma di quanto possa essere grande e curativo l'amore di un figlio.
Se anche voi volete conoscere Stjepan e Mariaka non vi resta che fare due passi in libreria o scaricare la vostra copia ebook nei principali store.
Buona lettura,
Tania C.
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