giovedì 19 novembre 2020

Recensione COME LE STAGIONI CHE PASSANO di Livio Cossu - AltroMondo Editore -

 



COME LE STAGIONI CHE PASSANO

Livio Cossu

Ed. AltroMondo Editore

Genere Narrativa

Collana Mondo di oggi

Pag. 222

Brossura

€ 17,00


CONOSCIAMO L'AUTORE

Livio Cossu - foto da https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.cityandcity.it%2Flivio-cossu-io-dio-e-lo-sciamano%2F&psig=AOvVaw1ZBzBDII81lmtOJIaT3BlJ&ust=1605705058150000&source=images&cd=vfe&ved=0CAMQjB1qFwoTCMjTvfnWie0CFQAAAAAdAAAAABAD7


Se conoscete Livio Cossu certamente saprete che non ama essere ricordato per le cose che ha fatto e non gli calza, oggi, la definizione di ''Scrittore''. Sostiene che il termine non lo definisca.

Per lui la scrittura è l'insieme di poche cose che all'apparenza potrebbero sembrare semplici. 

Sognare i sogni, vivere il vissuto e non vissuto, immaginare l'inimmaginabile, ricordare i ricordi, pensare l'impensabile, vivere una realtà parallela mai realizzatasi, essere ciò che non si è, rendere emozioni verità solo immaginate.  Tutto quello che, fondamentalmente, non è la sua vita passata, presente e, lo spera, futura. Scrive e ride, si emoziona, alcune volte piange. Tutto ciò, ne è certo, non fa di questo un mestiere.


TRAMA

Anni Settanta, Sassari. 

Luca oltre ad essere un giovane supplente di Matematica e Scienze è anche un musicista. Un giorno riceve un ingaggio dalla scuola per fare una supplenza di un anno in una classe speciale, dove sono riuniti gli elementi peggiori della scuola. 

In questa classe Luca conosce Gavino, un ragazzo malato di leucemia che cambierà radicalmente la sua vita.


IMPRESSIONI


Cara Alice di AltroMondo Editore che mi pensa sempre e mi omaggia sempre di nuove emozioni da leggere, non finirò mai di ringraziarla.

Dentro al pacco sorpresa che mi è arrivato pochi giorni fa ho trovato Come le stagioni che passano, un romanzo di Livio Cossu che racconta l'evoluzione psicologica e umana  di un musicista nella Sardegna che si prestava, pur rimanendo ancorata ad atavici costumi, a vivere uno dei momenti storici più significativi dell'Italia del dopoguerra: il '68 e i movimenti di massa atti a far sentire la propria voce.

<< Ma tu non piangi mai? Sei una persona senza cuore! >>

Protagonista del romanzo è Luca, uno studente fuori corso con la passione della musica. Insieme ad un gruppetto di amici ha costituito un complesso di musica pop, rock e hard rock, incoraggiati da Regina, loro preziosa consigliera musicale e unica rivenditrice ufficiale di vinile del paese in cui vivevano, in provincia di Sassari.

Luca ha una ragazza, Paola, sorella di un amico e, proprio lei, lo accusa di non avere cuore per non essersi commosso dopo aver partecipato ad una rappresentazione di Romeo e Giulietta. No, lui era adulto e piangeva per altre cose più importanti, non per un film, ma non significava che non avesse cuore. 

Questo rispose a Paola.

Per le famiglie  i ragazzi, per il momento, si frequentano, il fidanzamento avverrà solo quando Luca farà formale domanda a Paola, ma soprattutto alla famiglia, magari in ginocchio e supplicando il padre di Paola a cedergli la mano.

A Luca la piega che sta prendendo la sua vita va stretta, l'Italia sta cambiando, i giovani hanno iniziato a manifestare contro i metodi e contenuti scolastici, contro capitalismo e socialismo e soprattutto contro lo sfruttamento ambientale e il consumismo, che il nuovo stato di benessere stava provocando un po' ovunque e lui sentiva di dover percorrere quella strada, la sua strada.

In continua lotta con una madre oppressiva e assillante che lo avrebbe voluto medico o avvocato e sposato come i fratelli, per la salvaguardia del buon nome della famiglia, Luca comincia a dare i primi segni di insofferenza verso quel regime per lui dittatoriale dando inizio alla ribellione  dai capelli che portava lunghi come molti musicisti moderni provocando i continui rimbrotti e lo sdegno materno.

Abbandonati gli studi di medicina imposti dalla madre, comincia a frequentare la facoltà di scienze, prendendosela comoda, era fuoricorso di parecchio, e mantenendosi gli studi con lavori di supplenza saltuari. 

Le serate col complesso e i lavoretti gli permisero anche di acquistare un'automobile, la 127, a rate, ma l'approvazione materna non sarebbe mai arrivata. Per averla, la pecora nera della famiglia avrebbe dovuto studiare legge, sposarsi e avere dei figli, la questione era chiusa.

L'idea che mi sono fatta del padre di Luca, figura molto marginale rispetto agli altri personaggi, è quella di un uomo chiuso, dedito al lavoro e remissivo, quasi sottomesso ad una moglie imperante, pur di lasciare le discussioni e i problemi da risolvere fuori dalla facciata idilliaca della loro casa. Un uomo senza spina dorsale incapace di contraddire la moglie. e il figlio.

Il personaggio che nel cinema sarebbe chiamato ''attore non protagonista'', è Gavino, un bambino orfano di padre, venuto a mancare per una malattia del sangue. Il ragazzino tredicenne vive in campagna con la madre, a servizio presso una famiglia di Sassari, riunendosi la domenica con le famiglie degli zii alcolizzati.

A Gavino non piace la scuola, ha quasi tredici anni e sta per essere nuovamente bocciato in prima media. La sua scuola, quella che ama, è la campagna, sdraiato sotto ad un ulivo a meditare. 

Se lo studio non gli piace, ancor più disprezza Don Mura, il prete della Chiesa e insegnante di religione che detta il bello e cattivo tempo nella scuola, una dispotica Monaca di Monza in abiti talari.

<< Non bestemmiare, quello è il figlio del Male, del Demonio!>>

<< È lei il Demonio! >>

Don Romani è un falso moralista, un uomo prepotente, ingiusto e cattivo coi ragazzi, ma sin troppo affabile con le ragazze con le quali si permette quegli atteggiamenti,  troppo espliciti anche per un prete. Tutto il contrario di quello che andava tuonando dal pulpito la domenica.

E lui lo aveva visto e sentito Don Romani, dalla finestra della canonica, mentre accarezzava Vittoria, sua compagna di scuola, con la scusa delle ripetizioni. Carezze profonde, ma benedette da Dio, come l'amore che diceva essere nato tra lui e la ragazzina. Vittoria è incinta, ma Don Romani ha già deciso tutto: la ragazzina è di facili costumi, sicuramente avrà commesso atti impuri con altri ragazzi della città. Vittoria ha solo quattordici anni, si è fatta circuire dalla storia dell'amore benedetto da Dio, ma sa che il bambino che aspetta è di Don Romani, al quale ha donato la propria giovinezza. E lei, se abortire significa scatenare l'ira di Dio,  vuole tenerlo quel bambino. Cercando ancora una volta di manipolarla, il prete le prospetta un futuro a Roma, dove le avrebbe pagato gli studi e avrebbe trovato una buona famiglia per il piccolo. Nessuno avrebbe saputo nulla di quella storia e lei, ma in realtà lui, ne sarebbe uscita pulita. Ne avrebbe parlato alla madre vedova, la paternità sarebbe stata attribuita ad uno sconosciuto giovanotto emigrato in Belgio e scomparso nel nulla dopo aver abusato di Vittoria. Troppo comodo per Ponzio Pilato lavarsene le mani ancora una volta. Se lei non avesse potuto crescere suo figlio, non lo avrebbe cresciuto nessun altro. Perché quel figlio era solo suo, di Vittoria.

Gavino aveva ascoltato bene quella conversazione e non l'avrebbe certo dimenticata.

Quanta rabbia mi è salita dentro mentre leggevo la storia della piccola Vittoria, circuita da chi invece avrebbe dovuto seguire la sua formazione spirituale guidandola verso il difficile mondo dell'adolescenza. L'autore ha evidenziato anche la mancata presenza della famiglia. Vittoria orfana di padre, viene affidata dalla madre con devozione e gratitudine alle mani di un demonio travestito da sacerdote. 

Manipolata, segnata per sempre nel sempre profondo dall'orco cattivo e incompresa da una madre che ignara di tutte le violenze subite pensava fosse solo un momento transitorio dovuto all'adolescenza. 

Col suo racconto l'autore mi ha spinta a  riflettere su quanto ancora oggi si senta ancora troppo poco parlare di orribili atti di pedofilia avvenuti dentro alle mura apparentemente sicure di una Chiesa o della famiglia e spesso finiti in tragedia. 

Un argomento scottante che nel 2020 ancora viene alla luce solo dopo l'irreparabile. 

<< Luca riprese a studiare in modo più regolare, riuscì a superare due degli ultimi esami che gli mancavano per laurearsi. >>

Mentre Luca sta rivoluzionando la propria vita, lasciando il complesso che non gli dava più stimoli e conseguendo la laurea contro la volontà e aspettative materne, Gavino sta entrando di prepotenza nella fase della pubertà, con le prime scoperte e prese di coscienza del proprio corpo e della voce che stava cambiano. Con un linguaggio sanguigno e trasparente, l'autore sottolinea il periodo degli anni della libertà sessuale tramite le prime esperienze di Gavino e degli amici più grandi.

Quell'estate ha segnato una svolta nelle loro vite ma, mentre Luca sembra aver trovato la sua strada con Paola e  accettando una supplenza annuale nella scuola di Gavino, il giovane invece comincia ad accusare dei fastidiosi disturbi gastrici. Ricoverato d'urgenza a Sassari, gli viene diagnosticata una brutta forma di leucemia. 

A conoscenza della malattia solo la madre e la bidella della scuola: su consiglio del medico Gavino avrebbe dovuto continuare a condurre la sua vita come prima ignorando la gravità del male che lo stava divorando. Avrebbe fatto la chemio e può darsi che sarebbe stato meglio per un po', forse anche per sempre.

La scuola sta per cominciare, Luca ha accettato di sostituire l'odiosa e ostentatrice professoressa di scienze. Era stata allestita una classe speciale, formata solo da ripetenti maschi ed ubicata in uno stanzone poco distante dal complesso didattico. I ragazzi della classe erano tutti vittime dei modi poco ortodossi e dell'odio maligno di Don Mura, ragazzi con problematiche familiari che invece di essere aiutati erano stati emarginati scivolando ancor più nel fondo del baratro nel quali erano stati gettati. Avendoli poi confinati dal complesso scolastico era un altro colpo basso da digerire, ma per Luca sarebbe stata una sfida riportare sulla giusta strada a testa alta i suoi dodici ragazzi ''fuori''. Dodici, come gli Apostoli.

Gavino rientra a scuola, più alto e con la voce più profonda dell'anno prima. Ed iniziano i primi contrasti con Luca: Gavino vuole comandare, Luca vuole insegnare alla classe il rispetto prima di tutto. È guerra.

Quando il preside lo avvisa delle reali condizioni di salute di Gavino, tutta la situazione viene vista con occhi nuovi da Luca. 

Convinto che per riportare i suoi ragazzi sulla retta via non servano bastone e imposizione, comincerà ad ascoltarli, a dar loro la voce che negli anni era stata soffocata.

Giorno dopo giorno, con la sua calma e  dolcezza innata, Luca entrerà nei cuoi e nelle vite di quei dodici ragazzi ''interrotti'' insegnando loro a rispettarsi e rispettare ma soprattutto che lo studio non era fatto solo di nozioni imparate a memoria sui libri. La vita, la natura erano libri infiniti dai quali apprendere nozioni e lezioni.

Con tanta dedizione otterrà anche una sorta di riforma scolastica, andando contro alcuni diktat imposti dal perfido Don Romani. E otterrà il rispetto di Gavino che adesso la scuola la ama. Gli piace imparare le scienze perché gli permette di stare in mezzo alla sua amata campagna e gli piace anche essere capoclasse, il vice del professore. Ma la malattia era ricomparsa come un fuoco interno che lo  stava consumando giorno dopo giorno.

E Luca scoprirà che si, anche gli uomini piangono, come bambini, come le ragazze o come un genitore, perché il pianto non è una questione di età ma linfa che ci permette di esserci ancora dopo aver dato sfogo al dolore e alla rabbia che ci portiamo dentro.

Arrivata alla fine di questo romanzo, come Luca, mi sono commossa. Ho sentito le lacrime spuntare sul bordo delle palpebre e piano scivolare sotto il mento. 

La forza con la quale sono state descritte le anime dei sentimenti ha fatto centro nel cuore tenendomi incollata al libro fino alla fine.

Definirei questo un romanzo evolutivo non solo per i personaggi ma anche per il lettore. La continua introspezione alla quale ci esorta, alla fine ci avrà reso una persona diversa dall'inizio della lettura.

Un romanzo con un forte potenziale, che merita di essere letto soprattutto nelle scuole. 

Consiglio questo libro soprattutto ai giovani. Certo il linguaggio e la descrizione delle scene a volte sarebbero da bollino rosso ma di sicuro la volgarità non è nella semplicità dello stile di Cossu, un autore che merita di essere conosciuto per la sua marcia in più: l'umanità.

Ricordandovi il romanzo è in vendita sui principali store on line o sul sito di AltroMondo Editore del quale vi lascio il link qui sotto

https://www.cinquantuno.it/shop/altromondo-editore/come-le-stagioni-che-passano/


Sperando di avervi coinvolti nelle avventure di Luca e Gavino, vi auguro buona lettura.


Tania C.







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